Karpòs 2 Marzo 2015

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Karpos

Karpòs alimentazione e stili di vita

Anno IV - N° 2 Marzo 2015

Poste Italiane spa Sped. in A.P.-D.L. 353/2003 (convertito in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - Cesenatico

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Cover Story

“Abbiate fiducia in Expo 2015 e scoprirete l’Italia che scriverà il futuro” parola di Riccardo Cotarella ALTO EGITTO BAJA CALIFORNIA PAESAGGI DI PUGLIA INFORMING WITH INSIGHT FOR EVERYONE



EDITORIAL By Renzo Angelini

INFORMING WITH INSIGHT FOR EVERYONE There is too an aesthetic facet to the ethos of Karpòs. For it is as much a duty as a pleasure to offer our readers topics and stories whose accompanying images project a beauty that frames and conforms to the intent each carries. It is, in other words, a commitment to the pursuits of an increasingly discerning social milieu. In seeking to make our content available to everyone, an indubitably gratifying view from our editorial offices is the 22.3% of our readers who live beyond Italy’s borders, with those in the US and UK, France, Germany, Spain, China, the Russian Federation and India heading the list. So it is with great pleasure that Karpòs International will be available free of charge to our out-of-country readers as a tribute to their loyalty in the face of and despite the language barrier.

However one might view such issues as sustainable farming and the importance of environmental stewardship for the continuance of our existence on the planet, the fact of the matter is that knowledge of and information concerning the food we consume, its provenance and the impact these factors have on human health and on our planet are of an import whose immediacy has no parallel in any other historical period. This is why Karpòs is far more than simply a magazine to be read and dipped into at one’s leisure. Indeed, if the medium is the message, that message is at once a multi-faceted ethical responsibility for Karpòs and of a distinctly different nature from other forms of informative communication. Put another way, we are what we eat. And we eat what we produce. Producing food requires the use of energy resources, concerted efforts of scientific research and constant fine-tuning of farm management practices. When multiplied by billions of individuals, the resulting equation of cost-benefit factors is indeed an extremely complex exercise of analysis and problem-solving. Public opinion deserves and needs to be kept informatively abreast of these issues, for they inevitably raise questions whose answers are of incontestable, fundamental importance. Karpòs sees its mission as transformative, one that turns the science and art applied to agriculture and human welfare in narratives whose story lines can be readily appreciated by anyone who wishes a more thoughtful, detailed and insightful look at topics that mainstream mass media too often gloss over in the usual clichés. It is to be hoped that our commitment will attract to these issues a readership that will grow along with us.

Renzo Angelini Publisher & Executive Editor

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Karpòs Magazine MARZO 2015

Direttore editoriale Renzo Angelini Direttore responsabile Lamberto Cantoni

03 EDITORIALE INFORMING WITH INSIGHT FOR EVERYONE Renzo Angelini

Iscr. trib. di Forlì n° 3/12 del 4/5/2012 Proprietario ed editore della testata Karpòs S.r.l. Via Zara 53 - 47042 Cesenatico (FC) CF 04008690408 - REA 325872

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ALTO EGITTO Renzo Angelini

Marketing Editor Gabriele Vignati gabriele.vignati@karposconsulting.net Grafica Francesca Flavia Fontana francesca.fontana@karposconsulting.net Giulia Giordani giulia.giordani@karposconsulting.net Margherita Contini margherita.contini@karposconsulting.net Traduzioni David Verzoni david.verzoni@karposconsulting.net Amministrazione Milena Nanni milena.nanni@karposconsulting.net Raccolta pubblicitaria pubblicita@karposmagazine.net Tel. +39 335 6355354 www.karposmagazine.net Stampa Centro Stampa Digitalprint Srl Via A. Novella, 15 47922 Viserba di Rimini (RN) Tel. 0541 - 742974 / 742497 e-mail: info@digitalprintrimini.com

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BAJA CALIFORNIA Deserto, missioni e balene. Maurizio Levi

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70 I vini di una terra non sono merci ma racconti di luoghi e di vita Luigi Moio

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Karpòs Promo

30 32 34 78 86 90 94 96 116 145

Per le fotografie: da pag. 8 a pag. 27 Ufficio stampa azienda Vinicola Falesco da pag. 70 a pag. 76 Luigi Moio da pag. 98 a pag. 112 Maurizio Levi da pag. 124 a pag. 144 Domenico Tangaro

terenzi

Tutte le altre fotografie: © Renzo Angelini

Riccosa

In copertina: Riccardo Cotarella - Ufficio stampa azienda Vinicola Falesco

vinicola serena

san benedetto Santanna soligo

valvenosta alce nero cirio valvenosta

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Karpòs NEWS

84 114 118 120 146

terremerse valfrutta Svezia

CSO F&V

wine for good

Non si restituiscono testi, immagini, supporti elettronici e materiali non espressamente richiesti. La riproduzione anche parziale di articoli e illustrazioni è vietata senza espressa autorizzazione dell’editore in mancanza della quale si procederà a termini di legge per la quantificazione dei danni subiti. L’editing dei testi, anche se curato con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali errori o inesattezze, limitandosi l’editore a scusarsene anticipatamente con gli autori e i lettori. Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero di chi lo ha scritto e pertanto ne impegna la personale responsabilità. Le opinioni e, più in generale, quanto espresso dai singoli autori non comportano alcuna responsabilità da parte dell’editore anche nel caso di eventuali plagi di brani da fonti a stampa e da internet. Karpòs rimane a disposizione di altri eventuali aventi diritto che non è stato possibile identificare e contattare.


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“Abbiate fiducia in Expo 2015 e scoprirete l’Italia che scriverà il futuro” parola di Riccardo Cotarella Lamberto Cantoni


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Lamberto Cantoni


giovedì 12 Febbraio 2015 Azienda Vinicola Falesco - Baschi (Umbria) Mentre attendo l’inizio dell’intervista, sono attratto da alcune immagini dei passaggi istituzionali di una carriera appese senza particolare enfasi alle pareti dell’ufficio di Riccardo Cotarella. Vedo, incorniciati il titolo di enologo attribuitogli dal prestigioso

Istituto di Conegliano Veneto nel lontano 1968; la Laurea ad Honorem dell’Università della Tuscia del 2011; l’Attestato di Presidenza di Assoenologi; il documento che lo celebra Presidente della Union International des Enologues... Comincio a percepire la

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monumentalità di un personaggio a cui l’etichetta di enologo sta oltremodo stretta. Mi è sufficiente ascoltare la precisione e l’efficacia di alcune sue telefonate per capire le grandi doti di comunicatore e di leader, che per la verità, altre persone mi avevano raccontato; alle quali mi permetto di aggiungere la consistenza del pensiero, qualità favorita da un non comune talento per la sintesi e la profondità dei contenuti.

Mi colpisce inoltre la fisionomica del personaggio: in forma, elegante, controllato ma anche con lo sguardo di chi ti sta scannerizzando; e tuttavia le troppe occhiate ad una finestra immaginaria o reale non importa, ti fanno capire che in qualche momento il suo vero essere è altrove, tra i vigneti suppongo, con i piedi che accarezzano la terra e con il cuore appeso alle radici dell’alberello al quale ha dedicato la sua vita.

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Dott.Cotarella, tra le innumerevoli responsabilità che ha dovuto assumersi c’è anche quella di essere il Presidente del Comitato scientifico per l’allestimento del padiglione del vino italiano a Expo 2015. Io credo che questo evento globale sia una straordinaria occasione per far

Immagini rendering del salone all’EXPO 2015

sognare sia le persone che rappresentano il campo agro-alimentare e sia chi sinora non ne ha compreso la centralità per la vita dell’uomo. I sogni possono aprirci la mente e configurare le nuove visioni che possono indicare la strada per il cambiamento

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Non ho ancora la certezza che tutti gli italiani abbiano capito l’importanza di Expo 2015. Fa parte del nostro DNA culturale preferire “polemos” alla unione di intenti. Non siamo bravi a fare squadra. Sulle individualità creative, in tutti i settori, ci difendiamo bene. Ma godiamo troppo nel perderci in estenuanti conflitti

pieni di una verbosità inutile. Questo non ci impedisce di sognare. Impedisce piuttosto il sognare assieme. Se il sogno non è collettivo la nuova visione perde di efficacia. Ma cosa dovremmo sognare? Io credo nelle illuminanti parole di Papa Francesco: “C’è cibo per tutti, ma non tutti mangiano!”. A me piacciono

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i sogni che preparano ad affrontare la realtà con determinazione e speranza. Nelle parole del Papa io ritrovo lo spirito della grande intuizione che ebbe Letizia Moratti quando, contro i pronostici, riuscì a regalare al nostro Paese l’opportunità di ospitare uno degli eventi più importanti al mondo per dare voce a chi lavora per la pace e lo sviluppo economico. “Nutrire il pianeta” è un messaggio che ci invita a sognare, nel senso di avere davanti agli occhi, proiettata nel futuro, una visione che includa tutta l’umanità. Papa Francesco ha aggiunto parole di monito per far si che il sogno apra veramente la porta ad un futuro in cui cancelleremo dal pianeta

lo scandalo delle precarietà alimentari. Abbiamo conoscenze e tecnologie per poterlo fare. Sappiamo come e dove produrre, possiamo migliorare la distribuzione, sappiamo di dover lavorare sulla consapevolezza dei consumi, sull’importanza del rapporto salute-alimentazione. Io credo che aldilà di quell’immensa vetrina che sarà Expo 2015, chi come me ha dedicato tutta la vita allo studio scientifico del rapporto tra il vino e terra che lo genera, abbia il dovere etico di viverla anche come un grande momento di conoscenza e di sensibilizzazione sul valore che dovremmo riservare al rispetto dell’identità dei nostri cibi.

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Come affronterà il mondo del vino italiano questo appuntamento? Che ruolo potrà avere?

leggende nate da una precaria conoscenza scientifica che la mia generazione di enologi ha rimosso. Il nostro Paese rappresenta una nicchia ecologica straordinaria che consente di coltivare e produrre vino dalla Valle D’Aosta a Pantelleria. Il segreto consiste nella perfetta integrazione tra territorio, inteso ovviamente come il risultato dello studio del terreno, dell’altitudine, dell’esposizione, del micro clima e di altre dimensioni che ce lo restituiscono secondo i modi della scienza... Una integrazione, dicevo, tra territorio e tipologia di vitigni che ne sposano e valorizzano la forza generativa. Esagerando un po’, amo ripetere da tempo che, il vino è ciò che dona al territorio la sua personalità. In altri termini niente meglio del vino sembra funzionare come un catalizzatore del valore di ciò che i francesi chiamano terroir. La diffusione di queste conoscenze complesse ha consentito il ripristino della straordinaria

Il vino è il vero gioiello del Made in Italy agro-alimentare. Non voglio riferirmi principalmente a questioni puramente commerciali; anche se non è priva di importanza la constatazione che siamo per quantità e qualità ai vertici delle classifiche mondiali. Tuttavia, nessun altro prodotto italiano ha la profondità storica e la cultura aggregata che ha il vino. In nessun altro Paese la tradizione greca e romana ha saputo, con tutte le mutazioni che conosciamo, radicarsi nella terra e nei cuori della gente come in Italia. Certo, l’evoluzione non è stata lineare. Vecchi miti che ho contribuito a demolire, avevano segregato la coltura della vite in particolari territori, immaginando che solo in essi valesse la pena di produrre vino. Erano

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varietà di vitigni autoctoni del nostro Paese, unica al mondo, di gran lunga superiore a quella della Francia. Abbiamo ritenuto che Expo 2015 dovesse presentare sia l’amore per il vino dei nostri viticultori e sia la sua eccezionale diversificazione, avvicinando il pubblico alla conoscenza intellettuale ed esperenziale delle

identità profonda di ciascun vino. Un buon vino deve raccontarci qualcosa delle sue origini, deve suggerirci dove è nato, come il clima lo ha plasmato... Senza identità i nostri vini non hanno un futuro. Senza identità dissiperemmo tutta la storia viticola che la mia generazione di enologi ha faticosamente resuscitato...

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...Esperire le variegate identità del vino è un progetto di fronte al quale mi inchino. Io sono convinto che i consumatori globali oltre ai prodotti made in italy desiderano acquistare ciò che Lei chiama l’identità profonda dei nostri vini. Il marketing e la comunicazione esperenziale che annuncia mi sembra rilevante, ma anche complessa da realizzare...

Agricoltura Martina e VinItaly stiamo realizzando una meravigliosa architettura che mi piace definire “il palazzo del vino”. In realtà i visitatori di Expo 2015 la riconosceranno per la scritta che riporta: “ VINO, a taste of ITALY”. Si tratta di un padiglione di grande armoniosità con una punta di contemporaneità ottenuta attraverso trasparenze e forme insolite. Ma la vera novità saranno i contenuti. Noi proporremo un percorso multisensoriale che avvicini il visitatore non solo alle conoscenze storiche, ambientali e produttive del vino, ma anche attivo sul fronte della comunicazione emozionale. L’idea è che inoltrarsi nel mondo del vino sia come una avventura che coinvolge la mente, il cuore e il corpo. Abbiamo quindi studiato spazi e percorsi che ci consentissero uno stra-

La complessità che Lei giustamente evidenzia non ci ha affatto spaventato bensì ci ha reso ancora più determinati nel creare qualcosa di veramente degno dell’eccellenza produttiva che volevamo rappresentare e degli obiettivi culturali ed etici da raggiungere. Grazie alla collaborazione del Ministro dell’

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niamento temporale: il nostro visitatore ideale dovrebbe entrare, percorrere e vivere il tempo e le passioni della cultura del vino. Ci sta a cuore che comprenda l’immenso valore delle biodiversità degli oltre 540 vitigni del

nostro Paese. Ma vorremmo che comprendesse anche il legame che c’è tra questa ricchezza della terra con la varietà dei nostri paesaggi, delle nostre città. Comunque oltre agli oggetti della cultura del vino, abbiamo cercato di

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veicolare in spazi dedicati, messaggi percettivi elaborati attraverso i colori, i rumori, i suoni tipici e i profumi del vino e delle cantine. Attraverso l’esperienza percettiva immaginiamo di radicare, un po’ più in profondità nella memoria dei visitatori, l’idea che il vino agita tutto ciò che assapora di umano, dalle passioni alla ragione, dalla bellezza ai rumori del reale. Immagino tuttavia che il culmine del nostro viaggio nel mondo del vino sia la grande vinoteca che abbiamo posto nel finale. Metteremo a disposizione dei visitatori la possibilità di degustare 1400 vini che presenteremo in una sala che evocherà l’enoteca del futuro: interattiva, ricca di tutte le informazioni che trasformano il contatto con il vino in qualcosa che stimola il sapere e il rispetto per il lavoro ad esso dedicato. Naturalmente organizzeremo seminari, convegni; daremo spazio alla scienza, all’arte, alla musica e all’umanità che da sempre caratterizza il mondo del vino. Sono convinto che chi verrà a visitarci conoscerà il vino italiano come nessuno lo ha mai raccontato.

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...Mentre descriveva come un elegante comunicatore le virtuosità del Palazzo del vino, mi è arrivata alla mente una domanda che trascende le questioni del grande evento milanese. Mi sono chiesto chi sia veramente l’enologo oggi. Ascoltandola ho immaginato che fosse, oltre ad uno scienziato e sperimentatore della complessità, anche un mediatore culturale o forse una sorta di direttore d’orchestra capace di sincronizzare, orchestrare un’infinità di elementi in trasformazione...

vino che lo esprime al meglio e la cultura materiale che conferisce ad entrambi le significazioni e le passioni tipicamente umane. Una volta, una amica mi disse che le ricordavo il lavoro dell’ingegnere. Apprezzai il paragone. Ma forse è più convincente il riferimento alla figura del direttore d’orchestra, a patto però che sia un direttore che scende dal podio e vada a collocarsi tra i suoi “strumentisti” e che non si stanchi mai di imparare da loro l’arte di orchestrare ciò che è sempre in processo.

L’enologia ha molte dimensioni. Ha una forte propensione scientifica ma richiede anche un solido sapere pratico e intuitivo. Aggiungerei che senza sensibilità storica e direi anche estetica, rischierebbe di diventare una tecnica cieca verso il suo obiettivo fondamentale, che nella mia visione è il legame tra territorio, il

Lamberto Cantoni Direttore Responsabile

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STUDIO FABBRO 01-2014

I GRANDI VINI NASCONO DA BARBATELLE E CLONI DI QUALITÀ

Per i grandi vini, i Vivai Cooperativi Rauscedo producono ogni anno oltre 60 milioni di barbatelle innestate utilizzando ben 295 varietà, 625 cloni e 18 diversi portinnesti per un totale di oltre 4.000 combinazioni. Un patrimonio unico per i viticoltori di tutto il mondo. Vivai Cooperativi Rauscedo: il numero 1 al mondo del vivaismo viticolo.

Rauscedo (PN) Tel. 0427.948811 www.vivairauscedo.com


Karpòs promo TERENZI: TRE FRATELLI UNDER 40 PER IL RILANCIO DEL MORELLINO DI SCANSANO IN CINA E NEL MONDO Con una produzione di nicchia votata alla qualità l’azienda Toscana ha aumentato del 146% l’export a valore nel mercato cinese. Riportare il Morellino di Scansano ai vertici dell’enologia nazionale e internazionale, valorizzare nel mondo una produzione che rimane volutamente di nicchia per essere garanzia di qualità. E’ questa la missione che si sono dati Federico, Balbino e Francesca Romana Terenzi, i tre fratelli under 40 alla guida dell’omonima cantina toscana, avviata dal padre Florio. Un impegno che si propone di accendere i riflettori su un territorio, quello della Maremma grossetana, che deve ancora esprimere molte delle proprie potenzialità. A dieci anni dalla prima vendemmia i risultati ci sono già: nel 2014 l’export è cresciuto in valore del 46% e in un mercato non certo facile come quello cinese Terenzi ha segnato in quest’anno un +146% a valore, aprendosi le porte di strutture di lusso e hotel 5 stelle. <<L’obiettivo è quello di raggiungere, nel 2016, i 150.000 mila euro di fatturato in Cina – spiega Federico Terenzi, classe 1978, alla guida dell’azienda con i fratelli - . Crediamo molto nel mercato cinese, dove siamo presenti solo ed esclusivamente nel mercato tradizionale con grande attenzione al posizionamento in hotel e ristoranti di lusso, grazie alla partnership con l’importatore Montrose Fine Wines. Guardiamo a questo Paese con interesse, investendo ogni anno di più per puntare a una crescita sempre maggiore>>. La Danimarca, Paese in cui l’azienda di Scansano ha fatto ingresso solo nel marzo scorso, è diventata un mercato importante sia in termini qualitativi che quantitativi. Altri mercati chiave per l’azienda sono Germania, Svizzera, Giappone, Usa, Canada, Olanda, Norvegia, Brasile, Belgio e Russia. Nei 52 ettari di vigneti della tenuta, immersi in un paesaggio da scoprire, i tre giovani fratelli producono circa 300 mila bottiglie l’anno, nel pieno rispetto dell’ambiente.

Per Terenzi l’attenzione all’ecosostenibilità si traduce nell’autonomia energetica fotovoltaica e in un’agricoltura integrata che valorizza il terroir. Il processo produttivo, dalla conduzione delle vigne alla vendemmia, dalla vinificazione all’imbottigliamento, viene svolto dall’azienda in autonomia con un’attenzione alla qualità che è un imperativo oltre che una filosofia. I vigneti presentano esposizioni e terreni diversi e molti di essi vengono chiamati per nome: Cerreto Piano, Crognoleta, Madre Chiesa, Montedonico e Salaioli. Madre Chiesa è il gran cru Terenzi. Situato in comune di Scansano, presenta un suolo ricco di Galestri, Palombini, torbiditi carcarenitiche con lembi di argille mioceniche e plioceniche. Caratterizzato da argille limose, con buona presenza di scheletro, permette di drenare molto bene l’acqua e lasciare le vigne in condizioni idriche ottimali. Si tratta di terreni molto adatti al Sangiovese, perchè danno colore e calore al vino garantendo maturazioni polifenoliche complete e complesse, che consentono di vendemmiare verso la prima decade di ottobre. E’ qui che si raccolgono a mano le uve che danno vita al Madrechiesa Morellino di Scansano Riserva Docg, uno dei vini top dell’azienda.

www.terenzi.eu

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Karpòs promo IL PROFUMO DELLE LANGHE NEL BARBERA D’ASTI RICOSSA

Nel periodo migliore per il tartufo, gli amanti dell’enologia non possono rinunciare a un brindisi con i vini piemontesi. Il paesaggio vitivinicolo di Langhe-Roero e Monferrato è entrato nella prestigiosa World Heritage List dell’Unesco ed è da queste meravigliose colline che nascono i vini della linea Ricossa Antica Casa. Tra questi spicca il Barbera d’Asti Docg, vino di buona struttura, grande armonia e morbidezza, raggiunte dopo un periodo di affinamento in bottiglia. Quello della linea Ricossa è un Barbera d’Asti Docg dal colore rosso intenso, con un profumo vinoso, pronunciato, asciutto e un sapore ampio, di buon corpo, morbido. L’abbinamento ideale per un succulento piatto di agnolotti, carni stufate o bollite o con formaggi stagionati. Degustare questo vino permette di compiere un viaggio sensoriale in uno dei luoghi incantati dell’Italia, in quel Piemonte dove la natura invade il paesaggio mutandone i colori mese dopo mese. Tra le mete Piemontesi da visitare c’è Asti. Capoluogo e cuore della provincia, con i suoi 73.000 abitanti, Asti è una città a misura d’uomo. Nota ovunque per i suoi vini e per la sua cucina, meno forse, e a torto, per la sua bellezza architettonica, va scoperta a piedi, per apprezzarne al meglio il centro storico e il suo assetto urbanistico medioevale. Il Medioevo, periodo di grande ricchezza e potenza, ha lasciato tracce splendide nei suoi monumenti principali (la cattedrale, la collegiata di San Secondo, il complesso di San Pietro in Con savia), nelle torri e nei particolari di palazzi e vie. Lo stile barocco dei suoi palazzi nobiliari e l’eleganza ottocentesca delle sue piazze si inseriscono senza stonature, creando un insieme armonico con le eleganti vetrine dei negozi Liberty. Legata al suo fastoso passato che rivive ogni anno nel suo Palio, Asti diventa vivace e commerciale in occasione dei suoi mercati settimanali. I tanti eventi culturali ed enogastronomici, la rendono una tappa obbligata nella scoperta di questo territorio.

www.ricossa.com

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Karpòs promo VINICOLA SERENA, BOLLICINE DA OLTRE 130 ANNI Prosecco: la scelta moderna, elegante e di qualità porta la firma Terra Serena. Dalle magnifiche terre collinari del Veneto la storica azienda Vinicola Serena presenta i suoi prodotti più pregiati in versione Magnum: il Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Extra Dry e il Prosecco Doc Treviso Extra Dry. Il Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Spumante Extra Dry “Terra Serena”, con le sue sontuose bollicine, è una scelta accattivante e seducente, adatta alle occasioni più mondane ed esclusive. Dal perlage fine e persistente, racchiude in sé l’anima e il carattere di un territorio molto fertile nella produzione del prosecco. Questo vino dal colore giallo paglierino scarico sprigiona un sapore fresco, fragrante e gradevolmente acidulo, un bouquet decisamente fruttato con sentori di glicine, fiori d’acacia e mela renetta. Ottimo come aperitivo, ma ideale per accompagnare antipasti delicati e piatti di pesce, si distingue per un profilo inconfondibile capace di soddisfare i palati più esigenti. Fiore all’occhiello di Terra Serena, il Prosecco Doc Treviso Extra Dry si presenta con un look attuale e prorompente nella sua versione Magnum, con un astuccio dal design elegante e di classe, in perfetta sintonia con lo stile dell’azienda produttrice Vinicola Serena. Ideale per le occasioni più importanti e per regali che lasciano il segno, è un vino particolarmente versatile, adatto per un aperitivo accompagnato da antipasti di ogni genere, carni bianche e pesce. Dal colore giallo paglierino con riflessi olivastri, questo vino dal profumo fruttato esalta al palato il gusto fresco e armonico delle uve “Glera”, grazie al processo di spumantizzazione eseguito secondo il metodo Charmat.

www.vinicolaserena.com

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ALTO EGITTO

Dai colossi di Abu Simbel, voluti da Ramsete II come guardiani delle porte della Nubia, al brulicare dei bazar di Assuan, a due passi dal Tropico, alle meraviglie della zona tebana, dove il Nilo separa ancora oggi la terra dei vivi da quella dei morti. Renzo Angelini

Dromedari nel deserto


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RENZO ANGELINI


Dal finestrino del vecchio Fokker, a circa trecento chilometri da Assuan, in territorio nubiano vicino al confine con il Sudan, ci appare la più bella e grandiosa costruzione del più grande faraone della storia egiziana: il Tempio di Ramsete II di Abu Simbel. E’ anche il simbolo di una operazione titanica di salvataggio che ha permesso di tagliare in blocchi i due splendidi tempi rupestri (compreso il tempio di Hathor, dedicato alla propria sposa – Nefertari) e spostarli a 180 metri di distanza e 64 metri più in alto, per sottrarli alle acque del Lago Nasser, che si formò con la costruzione della Grande Diga di Assuan (1964). Anche se l’illusione è perfetta, ogni pietra è stata rimessa al proprio posto con precisione millimetrica e rispettando rigorosamente l’orientamento delle costruzioni, trattasi

Abu Simbel

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pio, la cui facciata ha funzione di pilone. Ai piedi dei colossi si vedono la regina Nefertari, la figlia Merit Amon ed il figlio Ramesse. I muri interni sono ricoperti di rilievi raffiguranti temi religiosi e secolari e soprattutto scene di battaglia che raccontano le vittorie del faraone sui vari nemici. A poca distanza a nord c’è il Tempio di Hathor, dedicato da Ramsete II alla moglie Nefertari, i cui lineamenti sono usati per rappresentare la dea. Anch’esso scavato nella roccia, sulla facciata 6 nicchie contengono 4 statue del faraone e due della regina disposte attorno ad un portale centrale. Dopo aver assistito al tramonto rientriamo ad Assuan. Situata alle porte di quella che un tempo era la Bassa Nubia, ora sommersa dal grande Lago Nasser, era famosa al tempo dei faraoni per le cave di granito rosso e nero,

comunque di una ricostruzione su una calotta di cemento armato, che sopporta il peso il peso della montagna e la spinta dei muri inferiori del tempio, dove il “dietro le quinte” merita una visita del capolavoro ingegneristico realizzato tra il 1964 e il 1970. Il Grande Tempio fu costruito in onore di Ramsete II durante la diciannovesima Dinastia; tagliato nella roccia e di dimensioni gigantesche è il risultato della megalomania del faraone. In un periodo in cui l’Egitto attraversava una fase di declino, a seguito della crescita della civiltà ittita, i faraoni intrapresero programmi edilizi simili a quelli dell’età delle piramidi. La facciata del tempio, scolpita nella montagna, è lunga 38 metri e alta 31; quattro statue colossali di Ramsete II seduto, alte 20 metri – due metri in più dei colossi di Mennone, siedono in trono all’ingresso del tem-

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metri ha dato vita al Lago Nasser, lungo oltre 480 km e secondo lago artificiale al mondo, per grandezza. Da subito ha animato due correnti: coloro che sostenevano che avrebbe aumentato la superficie coltivata dell’Egitto, assicurando l’acqua di irrigazione tutto l’anno, aumentato la produttività, protetto il paese dalle grandi piene, generato energia elettrica per lo sviluppo agricolo e industriale; i contrari sostengono che il mancato deflusso del limo fino al Delta, costituisca un depauperamento del terreno coltivabile e la perdita di materie prime per l’industria della ceramica e dei mattoni. Sicuramente essa ha garantito nuovi terreni produttivi e nuova potenza per il paese ma anche contribuito al cambiamento climatico di cui oggi risentiamo tutti

come testimoniato da un enorme obelisco abbandonato in quanto la pietra era fessurata. Con i suoi 150.000 abitanti è rinomato centro climatico, salito agli onori della cronaca per essere stato scelto dall’Aga Khan come luogo di villeggiatura e poi come ultima dimora; sorge qui il Mausoleo dell’Aga Khan, costruito in arenaria rossa e affacciato in posizione panoramica sulla riva occidentale del Nilo. Luogo favorito di riposo invernale grazie al clima secco ed alla posizione invidiabile; raccomandata per la cura dell’asma e per la pelle, utilizza sabbie leggermente radioattive. Oggi il vero colosso della città è la Grande Diga, costruita 7 chilometri a sud della Vecchia Diga, realizzata nel 1902. Completata nel 1964, lunga oltre 3 chilometri e alta 110

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le conseguenze. Dalla terrazza dell’Hotel Old Cataract, famoso nella cinematografia per aver ospitato il set di “Assassinio sul Nilo”, si può godere una vista indimenticabile sull’ Isola Elefantina situata su una formazione di roccia granitica, lambita dalle acque del Nilo che contrastano con il candore delle vele delle feluche, agili imbarcazioni a fondo piatto che trasportano i turisti da una riva all’altra del fiume, sull’ Isola Elefantina e sull’Isola di Kitchener che ospita un ricchissimo orto botanico di piante esotiche provenienti da tutto l’Oriente. Per capire il modo di vivere della popolazione locale merita una visita la strada-mercato di Assuan, parallela al Nilo e chiamata “suk”, dove gli odori , i suoni e i co-

lori dell’Africa animano il quartiere ad ogni ora del giorno. A circa 7 chilometri a sud di Assuan, l’Isola di File è ormai sommersa tra i due sbarramenti di Assuan, costruito dagli inglesi nel 1902, e la Grande Diga; come nel caso di Abu Simbel, gli edifici di File furono smontati in 40.000 pezzi catalogati e rimontati sull’ isola di Agilkia, ad opera dell’Unesco, dal 1972 al 1980. Il Tempio di File è uno dei 3 templi tolemaici meglio conservati insieme a quelli di Edfu e di Dendera. Il complesso si compone del Padiglione di Nectanebo, dedicato al culto di Iside e di suo figlio Horus, del Bastione di Adriano, eretto dall’imperatore romano e poi completato da Marco Aurelio è dedicato

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ne del periodo greco-romano. A Edfu, sulla sponda occidentale del Nilo, detta dai greci Apollonopolis Magna, da Apollo o Horus, a cui è dedicato il tempio faraonico secondo solo a Karnak, perfettamente conservato grazie alla sabbia che lo ha sepolto per secoli. Grazie a queste strutture di epoca tolemaica è possibile colmare lacune relative a templi precedenti in peggiori condizioni. Le magnifiche statue del dio Horus di granito nero ci accolgono all’entrata del tempio dove un grande pilone separa l’ interno con interminabili cortili con colonne dai capitelli decorati a motivi floreali, e sale che conducono alla sancta santorum. Proseguendo verso Luxor, sempre sulla riva occidentale del fiume, raggiungiamo il grande villaggio di Esna dove si trova un altro tempio tolemaico dedicato a Khnum, il dio ariete creatore del mondo. Il tempio è ben conservato e restaurato; la sala ipostila è del

a Osiride, del Tempio di Hathor costruito da Tolomeo III e sul quale Augusto vi pose i rilievi tra cui il cartiglio di Cleopatra, ed infine il Chiostro di Traiano, con i suoi 14 pilastri è diventato il simbolo di File. L’architettura ed i disegni rappresentano la fusione di tre grandi civiltà: egiziana, greca e romana. A circa 50 chilometri a nord di Assuan, sulla riva orientale del Nilo dove il fiume disegna una grande ansa verso ovest, troviamo il Tempio di Kom Ombo posizionato su una collinetta, fatto abbastanza eccezionale che ricorda un’acropoli ellenistica. Altra particolarità è che il tempio è doppio, ottenuto dall’unione di due templi; uno dedicato a Sobek, dalla testa di coccodrillo – dio della fertilità e creatore del mondo, e l’altro a Horus, dalla testa di falco – dio solare e guerriero. Le colonne della sala ipostila sono una diversa dall’altra e la stessa esuberanza decorativa si ritrova sulle pareti istoriate secondo tradizio-

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tempo degli imperatori Claudio e Vespasiano ed i loro nomi sono scolpiti nella cornice della porta, ornata al centro da un disco solare alato. Le 24 colonne alte oltre 11 metri sorreggono il soffitto della sala con rappresentazioni astronomiche nelle campate laterali. A circa 600 chilometri a sud del Cairo, Luxor è il principale centro turistico dell’Egitto con la maggiore concentrazione di monumenti antichi nella valle del Nilo, in rappresentanza delle più grandi rappresentazioni artistiche degli antichi Egizi dalla XIII alla XXX Dinastia. In età faraonica qui sorgeva Tebe, la capitale Dell’Egitto al massimo splendore durante il Medio e il Nuovo Regno, citata da Omero come la “la città dalle cento porte” e occupava tutta l’area tra Luxor e Karnak, un

villaggio a pochi chilometri a nord di Luxor. I monumenti a quel tempo erano riccamente lavorati: le pareti ricoperte con oro, argento e alabastro, i portoni rivestiti d’oro e i templi tra loro collegati da giardini, portici e cortili. Nei tempi antichi la riva destra del Nilo, dove si leva il sole, era quella dei vivi, con la città, i giardini, le attività, i grandi templi, la sede della amministrazione reale e sacerdotale; la riva sinistra, dove il sole muore, era la terra dei morti con le dimore eterne, i templi funerari, una pianura priva di vegetazione ed una montagna a picco, nelle cui pieghe torride offre le condizioni ideali per la conservazione dei corpi mummificati dei sovrani e dei loro servi, con tutto il necessario per affrontare la vita eterna. Solo artigiani e operai che lavo-

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trasportato su una nave sacra dal tempio di Karnak al tempio di Luxor, seguito dalla statua della sua sposa, del figlio e dal dio in terra: il faraone. Nei dieci giorni in cui Amon restava in compagnia della sposa, l’universo veniva fecondato; le statue quindi tornavano a Karnak lungo il viale delle sfingi, appositamente costruito. Le porte di Luxor venivano chiuse fino all’anno seguente e il popolo, accorso da ogni parte dell’impero per portare i loro doni – se il raccolto era stato abbondante, tornava al proprio lavoro, convinto che il prossimo raccolto sarebbe stato abbondante. Attraversato il Viale delle Sfingi (i sovrani della XXX dinastia ne ridussero il volto a sembianze umane) si incontra il Grande Pilone di Ramsete II con i colossi che lo rappresentano: l’obelisco mancante (a destra del-

ravano alla costruzione dei templi avevano il diritto di abitare su questa riva ed era loro proibito lasciarla. Il Tempio di Luxor si staglia sulla riva del Nilo, parallelo al fiume; fu iniziato da da Amenofi III, a metà del Nuovo Impero (1400), mentre completava Karnak e costruiva un complesso di cui restano solo i Colossi di Mennone, è dedicato ad Amon, alla sua sposa Mut e al figlio Konsu. Terminato da Ramsete II, insieme a Karnak con cui era un tempo collegato, costituisce l’espressione più alta del potere e dello splendore dei faraoni. Trattasi di un “tempio dinastico” frutto di aggiunte e rifacimenti come testimoniato dal fatto di non essere in asse ma sviluppato secondo due direttrici. Il 19 luglio, in corrispondenza della festa del Rinnovamento il dio Amon veniva

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mare l’ombrello del papiro. Ogni superficie è coperta da figure e geroglifici, dalle pareti dei fusti ai capitelli agli immensi architravi monolitici. Indimenticabile lo spettacolo di “Suoni e luci” ambientato dopo il tramonto in uno scenario di incomparabile bellezza e atmosfera. La visita dei luoghi dell’Antica Tebe prosegue con le necropoli (Valle dei Re, Valle delle Regine e Valle dei Nobili), i templi di Deir al-Bahari, il Ramesseum e i villaggi dell’arida riva sinistra del Nilo; il regno dei morti. La visita alle tombe tebane è lunga e faticosa sotto una calura opprimente, attraverso discese e salite in cunicoli sotterranei anche di 60 metri; all’interno delle tombe l’aria scarseggia e la luce entra attraverso un antico sistema di gioco di specchi sa-

la porta) fu trasportato nel 1833 al centro di Place de la Concorde a Parigi, mentre quello rimasto è alto 25 metri. I colonnati costituiscono la parte più notevole dell’architettura e sono detti “fascicolati”, ricordando i fasci dei fusti di papiro; le decorazioni consistono in rilievi con iscrizioni geroglifiche e pannelli illustrativi alternando scene di culto e soggetti profani. L’immensa zona monumentale di Karnak si trova a circa 3 chilometri dal Tempio di Luxor; in essa domina il complesso destinato ad Amon-Ra; qui ogni sovrano dal Nuovo Impero in poi volle ingrandire e arricchire. La foresta di colonne giganti della sala ipostila rappresenta uno dei più grandi capolavori della architettura universale; sono alte 23 metri, dal corpo affusolato che si allarga per for-

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pientemente orientati dai custodi. Oltre 450 ipogei furono scoperti ed esplorati, di cui 62 tombe reali; quasi tutte erano state profanate e saccheggiate. La celebre Tomba di Tutankhamon (N° 62), scoperta da Howard Carter nel 1922 e inviolata, appare oggi come un modesto ipogeo della Valle dei Re, dopo che il suo prodigioso tesoro è stato trasferito al Museo del Cairo. Da non perdere sono le Tombe Reali di Sethi I (N° 17), Ramsete VI (N°9), Ramsete III (N°11) e Amenofi II (N°35). A sud della Valle dei Re si trovano 80 ipogei con le tombe delle regine, dei principi e delle principesse del Nuovo Regno, scavate nel fianco di una vallata dove il suolo è più friabile e meno secco della Valle dei Re; crolli frequenti hanno deteriorato molte dimore che

restano, pertanto, chiuse al pubblico. La più famosa è quella di Nefertari, la Grande Sposa Reale di Ramsete II, che vanta la decorazione più evocativa e perfetta nella qualità grafica e pittorica. Nella vallata che porta a Deir al-Bahari si attraversa il piccolo villaggio di Sheikh al-Qurnah, poche case abitate dai guardiani della Valle dei Nobili; intorno sono le “dimore” degli alti dignitari della XVIII e IXX dinastia, di grande interesse “documentaristico” poiché i dipinti che coprono le pareti dei corridoi e dei vestiboli sono autentiche fotografie della vita professionale e familiare del tempo. Il Tempio della Regina Hatshepsut, opera del geniale restauro di italiani e polacchi, crea una scenografia cinematografica con tre lunghe terrazze, ritmate da portici, che si

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del 27 a.C., gran parte del tempio crollò e i Colossi si fessurarono dalle spalle al bacino; da quel momento le statue, al levar del sole, cominciarono ad emettere suoni ed a parlare, diventando luogo di pellegrinaggio per i greci e per i romani. Settimio Severo, con lo scopo di ingraziarsi l’”oracolo di Mennone” – come venne chiamato il fenomeno, fece restaurare le statue le quali, da quel momento, non parlarono più.

stagliano davanti ad una parete dolomitica modellata dal vento. Molte scene del Tempio furono martellate dal successore Tutmosis III e poi da Akhenaton; circa un secolo e mezzo più tardi Sethi I le restaurò, rendendo omaggio alla regina che aveva conquistato il paese di Punt, terra dell’ incenso e dell’avorio. Ritornando verso la riva del Nilo, quando si intravedono i primi campi coltivati, al limitare delle piantagioni di canna da zucchero, si incontrano i Colossi di Mennone, i mitici guardiani dello scomparso palazzo di Amenofi III. Le 2 statue monolitiche di arenaria, alte 18 metri, sorgevano a guardia del gigantesco pilone d’accesso al tempio funerario del faraone; il loro basamento è ricoperto di graffiti in tutti gli alfabeti. Strabone, storico e geografo greco, riferisce che, con il terremoto

Renzo Angelini Direttore Editoriale

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I vini di una terra non sono merci ma racconti di luoghi e di vita Il luogo di coltivazione dovrebbe diventare sempre di piĂš un fattore di espressione di tipicitĂ territoriali, ossia di caratteri sensoriali che si riproducono sistematicamente nei vini dei produttori che condividono lo stesso terroir. Luigi Moio


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no di dare forza al proprio brand puntando a tipicità soprattutto aziendali, il terroir perde di importanza e le identità sensoriali nate dai terroir rischiano di ridursi o di annullarsi. In particolare in Italia, l’identità è prima di tutto aziendale: sono più forti le identità dei grandi brand piuttosto che dei territori o delle denominazioni, mentre il contesto francese è completamente ribaltato. Ad esempio, da noi si parla di Antinori, di Gaja, e tanti altri, oltralpe invece di Haut Médoc e Libournais, di Côte de Nuits e Côte de Beaune, e poi, di Pauillac e Pommerol, di Vosne-romanée e Pommard, e cosi via. Questo si spiega per le necessità completamente diverse: i vitigni italiani, poco esportati oltre lo Stivale, non hanno avuto il bisogno di affermare la loro territorialità; diversa è la questione per i vitigni francesi che, coltivati in tutto il mondo,

Il luogo di coltivazione dovrebbe diventare sempre di più un fattore di espressione di tipicità territoriali, ossia di caratteri sensoriali che si riproducono sistematicamente nei vini dei produttori che condividono lo stesso terroir. Questa possibilità è diventata il principio fondante dell’eccellenza della viticoltura francese nel XIX secolo e ha fatto affermare un modello che ha influenzato l’intera Europa e non solo. Ciò è stato possibile perché esisteva un’élite di commercianti di vini di pregio in grado di orientare i produttori, tenendo presente le limitate scelte tecnologiche allora possibili in vigna e in cantina, determinando così la produzione di vini che si differenziano in ragione della diversità dei terroir di provenienza. Oggi che aziende di piccole e grandi dimensioni operano in modo indipendente e cerca-

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vino. In altre parole, i vini ottenuti da questi vitigni possono presentare una loro peculiare identità olfattiva, ma non grazie a molecole odorose d’impatto dominanti, ma grazie a un sottile equilibrio, più complesso da raggiungere, fra tutti i componenti volatili. Cambiando il suolo o il microclima, questo delicato equilibrio olfattivo può subire dei mutamenti che determinano piccole variazioni dell’odore complessivo percepito nei vini. Nel caso dei vitigni con identità varietale molto forte, come quelli francesi, viene, in un certo senso, depotenziata l’incidenza del territorio e quindi la riconoscibilità geografica (basti pensare alla oramai vecchia diatriba sul fatto che alcuni Pinot Noir dell’Oregon, in diverse degustazioni alla cieca, sono stati

hanno dovuto a un certo punto ricordare in modo forte e chiaro a tutti da dove venissero e dove si esprimessero nel migliore dei modi. Ma oltre all’identità territoriale, com’è noto, i vini possono esprimere un’identità varietale legata al vitigno d’origine. Quando questa è presente ed è forte, diventa più difficile far emergere l’identità legata al territorio. Questo è il caso delle varietà come Moscato, Chardonnay, Riesling, Gewurztraminer, Pinot Noir, Merlot, ecc. In Italia abbiamo pochi vitigni con una forte identità odorosa varietale. Quando parliamo di Sangiovese, Montepulcino, Aglianico, Garganega, Trebbiano, Verdicchio, Falanghina, Greco, e tanti altri, l’identità olfattiva è il risultato di un preciso equilibrio tra le sostanze volatili del

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sarebbe infondato e privo di logica parlare di tipicità e territorio. In conclusione, l’identità sensoriale di vini ottenuti da uve meno caratterizzate sotto il profilo odoroso, essendo il risultato di un particolare equilibrio tra più composti volatili, è più difficile da ottenere e da mantenere; può essere però una chiave vincente sul mercato, rafforzando storia e legame territoriale in modo tale che i vini non vengano scambiati per semplici merci ma siano dei veri e propri racconti di luoghi e di vita.

spesso scambiati per prestigiose appelation della Borgogna). Dunque, poiché si parla tanto di territorialità, è interessante riflettere sul fatto che un vino prodotto con uve non dotate di forti caratteri odorosi varietali può, meglio dei vini con forte dominanza varietale, esprimere un’identità sensoriale territoriale. Tuttavia, è necessario porre l’accento che in mancanza di una dominanza sensoriale forte, ossia senza odori “chiave” come, per esempio, potrebbero essere quelli della confettura di mela cotogna nel Gewurztraminer, dovuta ad alcuni particolari terpeni, bisogna evitare assolutamente la comparsa di difetti d’odore. Essi sono gli stessi dappertutto e per tutti i vini per cui determinerebbero una forte omologazione sensoriale verso il basso e, di conseguenza,

Luigi Moio Università degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento di Agraria, Sezione di Scienze della Vigna e del Vino

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La primavera dell’agricoltura ricomincia con le fiere. Dopo Fruit Logistica a Berlino ecco il Sima di Parigi che ogni due anni porta la Francia alla ribalta mondiale per la meccanizzazione agricola e l’allevamento.

Con i piedi per terra ci racconterà SIMA SIMAGENA mettendo in mostra l’eccellenza del modello francese, ma anche i progressi della zootecnia e della genetica, e le più recenti innovazioni tecnologiche delle attrezzature per un’agricoltura sostenibile ed efficiente. A fine marzo invece il testimone passerà all’Italia con la 47a edizione di Agriumbria ormai polo di riferimento per tutto il centro sud. In attesa delle primizie andremo poi alla scoperta dei frutti pregiati delle serre di Sicilia

dove regna padrona l’orticoltura. Ci occuperemo infine dei movimenti femminili in agricoltura e del valore aggiunto che le donne rappresentano per il settore primario. In Emilia Romagna l’appuntamento di “Con i piedi per terra” e’ al sabato alle 12.30 e al martedì sera alle 21 su Telesanterno, mentre la domenica alle 20 arriva in nazionale su Odeon tv al canale 177, e il giovedi’ in streaming live sul primo canale tematico agroalimentare Antenna Verde, anche sul digitale terrestre in Emilia Romagna (canale 656) e in Veneto e Friuli (canale 288) Per ogni informazione il nostro portale on line

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Terremerse: un consolidato di 171 milioni di € 2014: si prospetta un incremento di fatturato del consolidato di 11 milioni di €, comprensivo delle società controllate. In 4 anni il fatturato è aumentato di 40 milioni. Anche quest’anno si chiude un altro anno molto difficile per l’agricoltura. Quasi nessuna coltura si è salvata, vuoi per avversità climatiche (l’eccessiva piovosità, oltre a grandine e bombe d’acqua che hanno colpito le colline del faentino con particolare violenza), vuoi per l’andamento dei mercati. Da ultimo è subentrato anche l’embargo Russo. Nonostante queste tante congiunture negative, per la Cooperativa Terremerse si prospetta un incremento complessivo di fatturato del bilancio consolidato - comprendente anche le società controllate Terre da Frutta, Semìa e Borgobuono - che raggiungerà i 171 milioni di €, con un aumento di 11 milioni rispetto al 2013 (pur in presenza della pesante flessione dei prezzi per ortofrutta, cereali e carni), corrispondente circa al 6,8 % di crescita, facendo così registrare un incremento di fatturato di ben 40 milioni di € negli ultimi quattro anni. Il prestito da soci, in costante aumento, raggiunge i 14 milioni di €. Il margine prevedibile, superiore al mezzo milione di €, ricavato dalle attività con clienti non soci che la Cooperativa gestisce nei vari settori delle carni, cereali e agroforniture, verrà destinato ad accantonamenti, che sommati a quelli già effettuati negli anni precedenti, andranno a raggiungere la ragguardevole somma di 2 milioni di €. Il comparto ortofrutta realizza un importante recupero di volumi di conferimento (+90.000 quintali rispetto al 2013: +23%). La crescita dei volumi dovrà essere accompagnata da un ulteriore impegno di sostegno da parte della Cooperativa, in attesa di realizzare compiutamente il riposizionamento verso nuovi prodotti, intercettando imprese e territori in grado di generare redditi aggiuntivi, così da abbassare ancora i costi dei servizi per gli associati. Le produzioni classiche della Romagna, come le nettarine, hanno bisogno di essere integrate con importanti innovazioni di prodotto. Terremerse sosterrà, con risorse del Piano Operativo, nuovi investimenti per varietà di kiwi rosso e giallo, nuove varietà di mele come la Fujion, ecc. e opererà per dare massima diffusione alle innovazioni tecnologiche e agronomiche, quali reti avvolgenti,

diradamento meccanico, ecc. finalizzate a realizzare economie di costo. Ilsettoredelleagroforniture(commercializzazione prodotti agronomici e zoomangimistici, macchine e attrezzature agricole, impiantistica, irrigazione e drenaggio) mette a segno un ulteriore incremento del fatturato dell’11%, conservando la propria marginalità e configurando la presenza di Terremerse nel settore come uno dei maggiori player di livello nazionale, pronto a compiere nuovi balzi in avanti, attraverso nuove e vantaggiose acquisizioni d’impresa, già allo studio per il budget dell’anno nuovo. Nel settore carni prosegue con buone potenzialità e primi significativi successi la società controllata Borgobuono, per acquisire nuovi mercati in Italia e all’estero, mentre continua ancora la flessione delle vendite sui canali tradizionali. Il settore dei cerealproteici mette a segno una raccolta di 143.500 tonnellate, uno dei migliori risultati di sempre, con una forte incidenza di cerealproteici primaverili, nonostante la produzione a regime dei biodigestori che sottrae alla parte alimentare quantitativi importanti. Il pessimo andamento dei mercati, vista l’abbondanza dei raccolti e delle scorte a livello mondiale, ha recuperato soltanto per il grano duro.

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Karpòs promo L’ACQUA SANT’ANNA ALLA CONQUISTA DELLA CINA L’azienda Fonti di Vinadio ha concluso due primi importanti accordi commerciali in Cina: l’acqua di Vinadio a scaffale sul mercato cinese Sant’Anna, il marchio leader delle acque minerali, sbarca in Cina grazie a due importanti accordi di distribuzione siglati in queste ultime settimane. L’Azienda di Vinadio (CN) ha concluso due accordi diretti con le catene Metro e City Super per l’inserimento di 4 referenze: Acqua Sant’Anna Naturale e Frizzante nei formati 1,5 e 0,5lt. Si tratta di due tra le principali insegne della distribuzione in Cina. Metro è una delle prime catene di riferimento sia per il cash&carry che per il retail, con oltre 80 punti vendita su tutto il territorio cinese che dovrebbero raddoppiare entro il 2020 e permette in questo modo la penetrazione dei prodotti Sant’Anna sia nei consumi domestici che nel fuoricasa, piccoli negozi, etc. City Super è una catena specializzata nella vendita di prodotti “premium” di alta gamma, con un posizionamento molto alto in termini di immagine e qualità, basti pensare che circa l’85% dei prodotti a scaffale è importato. L’estero è il nuovo campo su cui si sta misurando l’azienda di Vinadio, nota per aver raggiunto la leadership nazionale del settore in meno di 20 anni. Scalata la vetta del mercato interno, l’Azienda ora punta all’estero per rafforzare la crescita. La Cina è una conquista fondamentale, un Paese che continua a registrare tassi di crescita e sta vivendo importanti cambiamenti sociali ed economici che rappresentano potenzialità interessanti per il brand. Sta crescendo, infatti, il ceto alto cinese, molto attento a prodotti “premium” provenienti dall’estero, e dall’Italia in particolare, che diventano veri e propri status symbol. Inoltre, dopo l’abrogazione della legge sul blocco delle nascite, si prevede un baby boom: prodotti indicati per la dieta dei bambini, come l’Acqua Sant’Anna, diventano di primaria attenzione nei consumi delle famiglie cinesi. Infine, il Governo centrale intende elevare gli standard qualitativi dei prodotti alimentari, favorendo il consumo di alimenti e bevande con certificazioni e standard rigidi di produzione, come sono quelli europei.

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Thiopron® è un fungicida a base di zolfo, formulato come sospensione concentrata in ragione di 825 g/L. Thiopron® utilizza coformulanti speciali che gli permettono di aderire alle superfici vegetali senza ricorrere ad oli, né minerali, né vegetali. La minima dimensione delle micelle e l’elevata resistenza al dilavamento massimizzano l’efficacia del formulato. La sofisticata formulazione liquida in base acquosa garantisce una perfetta selettività anche nei più critici stadi di sviluppo. “Rain free” formulation Sospensione concentrata ad alta resistenza al dilavamento (formulazione base acqua).

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Agrofarmaco autorizzato dal Ministero della Salute, a base di zolfo, registrazione n. 13. Usare i prodotti fitosanitari con precauzione. Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto. Si richiama l’attenzione sulle frasi e simboli di pericolo riportati in etichetta.

Formulazione innovativa per vite, fruttiferi e colture orticole


Karpòs promo LAVAZZA A IDENTITÀ GOLOSE 2015 La Chef pasticcera Loretta Fanella presenta ricette dolci a base di caffè Lavazza Kafa. Lavazza rinsalda ancora una volta il forte legame con il mondo dell’alta gastronomia. Lavazza, icona dell’autentico espresso italiano, è partner ufficiale di Identità Golose sin dal suo debutto nel 2005, a dimostrazione dell’attenzione che Lavazza dedica al mondo dell’alta gastronomia. Eccellenza, tradizione, innovazione, esperienza sono i valori che Lavazza porta nel mondo attraverso il suo caffè, interpretando in maniera sempre nuova e originale l’evoluzione del gusto, grazie anche al Lavazza Training Center, la struttura dell’azienda dedicata alla formazione dei professionisti del settore e allo sviluppo di nuovi prodotti e materiali per la degustazione. L’appuntamento imperdibile della manifestazione 2015 è fissato per Domenica 8 febbraio alle 10.15, quando il pregiato caffè Lavazza Kafa diventa il protagonista di alcune ricette proposte da Loretta Fanella, lo chef di alta pasticceria che in quest’occasione si concentra sulla preparazione di dolci per una buona e sana colazione senza glutine. Due sono le ricette proposte: nella prima, Loretta Fanella arricchisce un frollino al caffè Kafa con un plumcake alla castagna, un cremoso all’arancio e cardamomo coperto da una gelatina trasparente sempre a base di Kafa. La seconda ricetta è un omaggio al caffè in forma di gelatina croccante realizzata con Kafa, infuso a freddo e poi disidratato. La collaborazione di Lavazza con lo chef pasticcera Loretta Fanella è solo l’ultima di una lunga serie che dimostra l’impegno di Lavazza nell’ambito dell’alta gastronomia, cominciato nel 1996 con la collaborazione con Slow Food, con cui l’azienda condivide la passione per i sapori e i saperi della tradizione. Passione che si riconferma successivamente con la partnership con l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, la prima Università interamente dedicata al cibo e alla cultura gastronomica. Nel 1998 Lavazza crea la prima divisione all’interno del Training Center dedicata alla sperimentazione sul prodotto e, grazie

alla collaborazione con i più grandi chef del panorama internazionale, sviluppa ulteriormente l’esperienza nell’ambito dell’alta gastronomia. Tutto comincia con Ferran Adrià, con cui si crea èspesso, il primo caffè solido della storia. Dal caffè solido èspesso si arriva ad altre creazioni come il Coffeesphere e il Caviale di Caffè, entrambi ottenuti con la tecnica della sferificazione, o ancora il Cappuccino Nitro (antecedente dell’attuale Cappuccino Bite, oggi sulla Stazione Spaziale Internazionale) e l’Uovo Caldo di Caffè. Il 2008 vede la nascita di Coffee Lens, lenti al caffè firmate da un altro chef d’eccezione, Carlo Cracco. Lavazza considera ancora oggi il caffè come prodotto d’ispirazione per gli Chef: questo solido legame con il mondo dell’alta gastronomia ha portato a nuove collaborazioni con alcuni dei nomi attualmente più importanti della cucina italiana, tra cui Massimo Bottura, Davide Oldani, Antonino Cannavacciuolo e Niko Romito. Lavazza è, inoltre, orgogliosa di avere tra i propri clienti chef del calibro di Giovanni Grasso, Maurilio Garola e Alessandro Boglione, dimostrando così una forte attenzione per la ristorazione italiana. Questa collaborazione con i migliori Chef ha portato Lavazza alla realizzazione di ulteriori e inedite forme di preparazione del caffè, oltre a una serie di accessori per la degustazione del prodotto. Si va dal cucchiaino forato e-spoon di

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Oldani del 2010 fino alle ricette a base caffè di Massimo Bottura, una salata (Vieni in Italia con me) e una dolce (It’s just a dessert), presentate nel 2012 e 2013 all’evento internazionale più esclusivo dedicato alla gastronomia, il “The World’s 50 Best Restaurant” di Londra, di cui Lavazza è partner. In questo lungo percorso di successi si inserisce quindi la partnership dell’azienda con Identità Golose, uno dei tanti esempi dell’impegno di Lavazza nell’alta gastronomia. Lo spazio Lavazza a Identità Golose è allestito con le immagini di “Earth Defenders”, il Calendario Lavazza 2015 fotografato da Steve McCurry e realizzato in collaborazione con Slow Food a sostegno del progetto “10.000 orti in Africa”. Lavazza offre a pubblico e addetti del settore la miscela ¡Tierra!, caffè proveniente da coltivazioni 100% sostenibili, e il monorigine Kafa, un 100% arabica originario dell’Etiopia. La miscela ¡Tierra! è il risultato del principale progetto di sostenibilità interamente realizzato da Lavazza che, dal 2002 a oggi, ha coinvolto oltre tremila coltivatori in otto Paesi: Honduras, Perù, Colombia, India, Brasile, Tanzania, Etiopia e Vietnam. ¡Tierra! è un caffè proveniente da aziende agricole certificate Rainforest Alliance, l’ONG internazionale che da oltre venticinque anni opera nel campo della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Il mono-origine Kafa, disponibile nella lounge Lavazza, è uno dei caffè più pregiati al mondo. È un prodotto 100% arabica che racchiude la fragranza della rigogliosa foresta etiope del Kafa, la regione omonima, nel cuore dell’Etiopia,

dove il caffè ebbe origine e dal cui nome deriva la stessa parola caffè. È una bevanda di carattere, dalla struttura marcata e dall’inteso aroma floreale, da assaporare con grande cura per coglierne il peculiare retrogusto di miele e datteri, con preziose note di ciliegia matura. Presso lo stand Lavazza è possibile sperimentare, infine, due innovativi metodi di preparazione del caffè. Il Pourover Coffee, che consiste nella preparazione di un caffè filtro in una tazza singola tramite un portafiltro in porcellana o in legno. È preparato fresco, al momento, su richiesta del cliente in circa 1-2 minuti, ed è utilizzato soprattutto per degustare singole origini o miscele pregiate, prevalentemente arabica. Il Cold Brew Coffee è un metodo di preparazione che si ottiene per macerazione del caffè in acqua, a temperatura ambiente, per un tempo che può arrivare anche alle 16 ore, e poi filtrato. Il caffè che ne deriva è caratterizzato dall’assenza di note amare e da un basso tenore di acidità.

www.lavazza.it

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Karpòs promo Soligo, il latte che fa bene alla cultura L’azienda al fianco del film LEONI con Marcorè Il film sostenuto coralmente dalle aziende venete promosso per ae prima volta anche attraverso un milione di litri di latte distribuiti ogni giorno in tutto il Nordest. Anche Latteria Soligo nella squadra di aziende venete d’eccellenza che sostiene LEONI, il film nelle sale da domani, 5 Febbraio, opera prima del regista padovano Pietro Parolin, con Neri Marcorè e Pietra Degli Esposti. Un sostegno davvero speciale quello fornito dall’azienda lattiero casearia di Farra di Soligo, che ha creduto nel film – sostenuto dalla Regione Veneto, oltre che dal Ministero per la Cultura e Rai Cinema – assieme a Treviso Film Commission. Non solo sponsorizzazione e product placement, Soligo ha scelto di veicolare la promozione del film anche attraverso un canale del tutto innovativo, facendo del suo latte – il più amato e consumato dai veneti – l’ambasciatore della pellicola. Oltre 40mila Tetrapack di latte ogni giorno – in totale più di un milione di litri, dal 12 gennaio al 7 febbraio - stanno infatti arrivando nelle case in tutto il Nordest italiano con l’immagine/locandina del film che si annuncia come una commedia di genere, ispirata alla grande tradizione di Pietro Germi o Mario Monicelli. Girato tra Vicenza, Padova e Venezia, ma soprattutto Treviso, LEONI è un affresco intelligente e ironico della nostra società, sicuramente segnata dalla crisi economica ma anche capace di reagire, grazie a valori forti come il legame con il territorio. E le battute di Gualtiero-Neri sono destinate a diventare dei tormentoni, da: “La vita è una gabbia di leoni e io sono il miglior domatore” a “Noi veneti non molliamo mai”. Nel film, naturalmente, i personaggi non mancheranno di gustare prodotti locali: assieme ai formaggi Soligo (dall’Imbriago a “Lea” Casatella Trevigiana DOP, fino al Soligo Oro), prodotti di altissima qualità come il Prosecco Bisol o le Acquaviti Castagner, che assieme alle suggestive location rappresentano uno straordinario biglietto da visita per il territorio trevigiano. Che formaggio e latte locali abbiano conquistato l’attore marchigiano è ormai assodato. Con la

sua tipica ironia Marcorè ha iniziato a citare nelle interviste i detti veneti imparati sul set: da “La bocca no xe stracca finchè non sa da vacca” a “Latte e vin fa sangue fin”. Una contaminazione che gli ha trasmesso il giovane regista Parolin, ma anche il gruppo musicale trevigiano dei Los Massadores che ha firmato la colonna sonora.

www.latteriasoligo.it

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“ROAD TO QUALITY” è un progetto che prevede la tracciabilità del processo di produzione del materiale di riproduzione (sementi e giovani piantine). Obiettivo del progetto è garantire gli utilizzatori e i consumatori sulla qualità del prodotto utilizzato o acquistato, certificando l’origine, la sanità e il corretto impiego di buone pratiche agronomiche durante l’intero ciclo produttivo. È un progetto certificato ufficialmente, aperto a tutti gli operatori interessati e che al momento vede partecipare numerose ditte sementiere e aziende vivaistiche operanti nel settore orticolo professionale.

per informazioni: Segreteria Road to quality tel: +39 051.503881 | fax: +39 051355166 segreteria@roadtoquality.it | www.roadtoquality.it




Karpòs promo Mela Val Venosta: stagione in ripresa, ottimi volumi e miglioramento dei prezzi Fabio Zanesco, responsabile commerciale VI.P, fa il punto sull’andamento delle vendite. “La stagione 2014-2015 è iniziata con alcune difficoltà, a causa della produzione record in Europa, cui si è aggiunto l’embargo russo - spiega Fabio Zanesco, Responsabile Commerciale VI.P. Tuttavia, grazie all’anticipo di due settimane nell’inizio delle vendite, i volumi venduti sono stati da subito molto positivi, grazie anche all’ottima qualità del prodotto ed ai prezzi ridotti. Ciò ci ha permesso di posizionarci rapidamente su tutti i mercati e canali. Le vendite record dell’autunno e dell’inizio dell’inverno hanno permesso di entrare nel 2015 con giacenze pienamente sotto controllo nelle principali aree di produzione e – per quanto ci riguarda – addirittura inferiori a quelle della stagione precedente. Questa situazione equilibrata ha dato modo al mercato di riprendersi dopo la pausa natalizia, periodo nel quale le vendite sono state molto sostenute, con sviluppi positivi per le diverse varietà.

di miglioramento a livello di prezzi. La commercializzazione si protrarrà come sempre fino a settembre.

Varietà Per la Gala la vendita è dinamica e le giacenze ridotte, con prezzi in deciso aumento – prosegue Zanesco - termineremo quindi la stagione tra la metà e la fine di marzo, avendo già programmato con i nostri clienti principali il lavoro delle ultime settimane.

www.vip.coop/it

La mela Kanzi®, che abbiamo iniziato a lavorare dal mese di dicembre, sta procedendo positivamente: notiamo un crescente interesse e una sempre maggiore regolarità anche per questa mela club, che si distingue per il gusto dolce-acidulo. Anche in questo caso avremo disponibilità fino a primavera inoltrata, con volumi crescenti previsti per le prossime stagioni. Infine, proprio in questi giorni, abbiamo iniziato la commercializzazione della nostra Pinova, che riscuote sempre maggiore considerazione ed interesse da parte dei clienti e consumatori italiani ed europei, e per cui prevediamo disponibilità fino all’inizio dell’estate.

Per la Red Delicious la stagione entra in queste settimane nella parte centrale, visto che nel mese di febbraio saremo a metà della vendita. Anche per questa varietà si sta notando un movimento verso l’alto dei prezzi, che sta coinvolgendo progressivamente tutti i mercati in cui siamo presenti. La qualità resta ottima e siamo quindi ottimisti per la seconda parte della stagione, che si chiuderà all’inizio dell’estate. Con la Golden Delicious entriamo ora nel vivo delle vendite, il cui picco è nel periodo febbraio-maggio; la prima parte della stagione – pur con quotazioni ridotte – ci ha permesso di distinguerci con la qualità, e notiamo un ritmo di volumi crescenti, con alcuni segnali

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Lubrificanti in ogni campo La tecnologia scende in campo! I prodotti Arbor nascono dall’esperienza di Petronas Lubricants nel settore agricolo, infatti sono sviluppati per soddisfare ogni esigenza di lubrificazione di tutte le macchine agricole, sia quelle di tecnologia tradizionale che quelle di ultima generazione. Per questo motivo i lubrificanti Arbor sono aggiornati alle massime specifiche internazionali (quali API ed ACEA) e rispettano le normative in vigore, come quelle relative ai limiti di emissione. La gamma di prodotti Petronas Arbor comprende ogni tipo di fluido necessario per le varie applicazioni meccaniche (motore, impianto trasmissione/idraulico, circuito di raffreddamento, assali, etc.).


Karpòs promo Da Alce Nero: orzo, farro e cous cous biologici per una cucina sana e naturale Provenienti dalle colline di Umbria, Lazio e Marche, i cereali biologici Alce Nero non sono solo utili alleati per creare ricette gustose e variare il menu ma sono anche particolarmente ricchi di principi nutritivi. Farro perlato, Orzo perlato e Cous Cous Integrale: negli ultimi tempi i cereali sono tornati protagonisti delle tavole di molti italiani. Alce Nero, da oltre 30 anni tra i più apprezzati brand di alimenti biologici in Italia e nel Mondo, presenta la gamma di cereali biologici e svela i segreti della coltura e del consumo dei questi alimenti antichi e gustosi. Il farro è l’antenato di tutti i cereali, ha un buon contenuto di sali minerali, come potassio, fosforo, calcio, ferro, magnesio, rame, selenio. Apporta una discreta quantità di vitamine A, B, C, oltre ad essere proteico, è ricco di fibre e a basso contenuto calorico. Il Farro Biologico Alce Nero è esclusivamente della pregiata qualità Triticum Dicoccum, coltivato in Umbria e Toscana dagli agricoltori Alce Nero. Questo cereale si contraddistingue per un tenore calorico inferiore rispetto al grano duro e un sapore leggermente dolce. Già presente sulle tavole dell’Antica Grecia, le proprietà benefiche dell’orzo sono numerose: è particolarmente digeribile e molto salutare, ricco di silicio, di vitamine B1 ed E, contiene proteine e carboidrati ed è una preziosa riserva di fosforo. L’Orzo perlato Alce Nero è realizzato utilizzando solo orzo coltivato nelle colline di Toscana, Umbria e Lazio ed è particolarmente gustoso in zuppe e minestroni, ideale per la preparazione di originali orzotti o per insalate ricche di sapore. Piatto tipico dell’area mediterranea il Cous Cous è ricco di proteine, fibre e selenio e si presta a innumerevoli preparazioni ad esempio con legumi e verdure diventa un pasto completo e sano. Il Cous Cous di grano duro biologico Alce Nero è prodotto con solo grano duro

biologico italiano, da semola integrale, per un maggior apporto di fibre. Semplice da cucinare, al vapore con il metodo tradizionale, e da servire con contorni vegetariani e non. I cereali Alce Nero sono disponibili al prezzo di € 2,50 per il Farro Perlato in confezione da 400g, € 1,75 per l’Orzo Perlato Bio 400g e € 2,30 per il Cous Cous di Grano Duro Integrale Bio Alce Nero 500g.

Alce Nero è il marchio che caratterizza i prodotti di oltre mille agricoltori biologici e apicoltori, impegnati dagli anni ‘70, in Italia e nel mondo, nel produrre cibi buoni, sani, nutrienti. Gli alimenti Alce Nero nascono da un’agricoltura che rispetta la terra e non utilizza sostanze chimiche di sintesi come pesticidi ed erbicidi. Passione, esperienza, valorizzazione delle colture del proprio territorio e della sua storia sono al centro dell’attività di tutti i soci produttori, cui si aggiunge il massimo rispetto per la natura, l’ambiente, le persone e per il loro lavoro. Un impegno che parte dall’Italia per essere condiviso dai soci internazionali in Costa Rica, Brasile, Nicaragua e Perù dove nascono i prodotti biologici Fairtrade Alce Nero tipici di questi paesi. Una selezione delle migliori referenze Alce Nero si possono acquistare nel nuovo negozio online:

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BAJA CALIFORNIA Deserto, missioni e balene.

Maurizio Levi


Ogni inverno un numero di balene grigie stimato fra i 20.000 e i 22.000 esemplari migra dall’Alaska verso le lagune messicane del Pacifico, ricche di plancton e molluschi. Durante lo stupefacente viaggio lungo oltre 8000 km un numero imprecisato si ferma nelle acque calde e protette della Baja California, per dare alla luce i balenotteri e continuare la magia del ciclo riproduttivo. Da metà gennaio a fine aprile esperti “lancheros” al timone di rapide imbarcazioni fuoribordo navigano nella laguna incontaminata di San Ignacio, dichiarata dal Governo Federale “Rifugio naturale delle balene grigie”, dove i grandi cetacei, sentendosi protetti, non temono l’uomo e spesso si avvicinano tanto da farsi accarezzare. Vedere inabissarsi nell’oceano questi pacifici giganti marini, ammirarli nei loro sinuosi movimenti, è una delle emozioni più forti che si possano provare. Vale da sola il viaggio. Delle dieci

specie di misticeti (con fanoni) sopravvissute, sulle quaranta riconosciute dagli scienzati, nel Golfo della California se ne trovano otto, la maggior concentrazione del globo. La balena grigia (Eschrichtius Robustus), inclusa nella famiglia degli Escittidi (dei tre gruppi esistenti quello di Baja California è l’unico rimasto), si distingue per una stazza che può raggiungere 40 tonnellate, una lunghezza di 13-15 metri, e una testa triangolare. Lungo il dorso sono presenti 6 - 10 gibbosità dalla forma irregolare che corrono sino alla pinna caudale. Curiose e intelligenti, le balene sono mammiferi i cui antenati tornarono all’acqua milioni di anni fa, mantenendo i polmoni sviluppati sulla terra ma adattandosi perfettamente alla vita marina, nutrendosi di krill (crostacei e larve di plancton) e pesciolini che filtrano attraverso le placche cornee attaccate alla mandibola superiore. Nelle stesse

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acque giunse per la prima volta il condottiero spagnolo Hernàn Cortés nel 1533, scoprendo una penisola arida e desertica, la Baja California, un lembo isolato e frastagliato di deserto e montagne, lungo 1280 km ma largo appena 193 nel punto di massima ampiezza a ridosso del confine con gli Stati Uniti. Di una bellezza selvaggia e indescrivibile, si protende nell’Oceano Pacifico come prolungamento della California americana ma parallela al Messico a cui appartiene. Dall’incontro del mare col deserto nasce un paesaggio straordinario: bianche spiagge, alte scogliere, foreste di cactus e vecchie missioni abbandonate, “un’atmosfera onirica che pervade l’intera regione”, come scrisse John Steinbeck nel suo “The Log from the Sea of Cortez”(1940). Separato dal Messico dal Mare di Cortés, il Golfo di California, formatosi circa 5,3 milioni di anni fa dando così sfogo nell’oceano

al fiume Colorado, è un ecosistema unico, dichiarato Patrimonio dell’umanità dell’Unesco per la straordinaria ricchezza delle specie faunistiche, fra cui 4.500 specie di invertebrati marini, 181 specie di uccelli, 695 varietà di piante, 28 delle quali endemiche, adattatesi nel corso dei millenni ad un’incredibile varietà di paesaggi. Endemico della Baja California è il cirio (idria columnaris), chiamato anche boojum, una specie di carota gigante. Un altro albero caratteristico anche se non endemico, con tronco multiplo sproporzionatamente voluminoso in relazione all’altezza, di colore chiaro, è l’albero elefante, di cui esistono due famiglie, il copalquin (pachycormus discolor) e il torote (bursera), e diverse specie. Fino al 1974 furono soprattutto esploratori e pescatori a percorrere le strade polverose e malconce verso il sud della penisola.

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Poi la svolta decisiva. Fu completata la “carretera transpeninsular Mexico 1”, la prima e unica strada asfaltata che percorre l’intera penisola da Tijuana a Cabo San Lucas per una lunghezza di 1704 km zigzagando dal Pacifico al Mare di Cortéz. A sud della penisola, la capitale La Paz è adagiata in fondo ad una baia a forma di “C”, rimasta nei decenni una città marittima dai ritmi dettati dal fermento del porto, esplorata fugacemente nel XVI secolo dagli spagnoli. Dalla capitale si salpa verso l’isola Espiritu Santo (Parco Naturale), lunga 22,5 km. La costa est è caratterizzata da imponenti scogliere rocciose rosse intercalate ad antiche colate laviche nere mentre nella punta nord, presso la scogliera de Los Islotes, si nuota nelle acque cristalline in compagnia della colonia di leoni

marini che vi risiede tutto l’anno. Da La Paz si guida in fuoristrada verso Loreto addentrandosi in un ripido canyon, fino al cuore della Sierra de la Giganta dove i gesuiti costruirono nel 1699 la missione di San Javier, un gioiello architettonico a 200 metri d’altezza. In stile morescheggiante con le finestre a mosaico e l’altare ligneo del XVIII secolo rivestito in foglia d’oro, fu edificata in una vallata profonda, in netto contrasto con le capanne in mattoni crudi dal tetto di paglia. Da Loreto si prosegue verso nord per Santa Rosalìa lungo una strada asfaltata che si snoda nel deserto disseminato di cactus e poi costeggia Bahìa Concepciòn con innumerevoli insenature di incredibile bellezza e stupefacenti colori, fino all’oasi di Mulegè e al suo corto fiume (“arroyo”) che scorre tra migliaia di palme da dattero.

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missione di Mulege

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I botanici hanno identificato più di 100 varietà di cactus e tre quarti di questi sono endemici, particolarmente adatti al clima asciutto del deserto in quanto privi di foglie e in grado di accumulare acqua nel tronco in occasione delle rare piogge. I cactus della Baja hanno le più varie forme e dimensioni: dai giganteschi cardòn, che possono raggiungere un’altezza di 20 metri ai cactus inusuali quali le canne d’organo, il pitahaya, la cholla. Comuni anche le agavi (famiglia agavaceae) e la yucca (famiglia liliaceae). Lontano dalle strade asfaltate, linci, leoni di montagna, bighorn e cervi dalla coda bianca vagano indisturbati. Dopo aver visitato una sobria missione si prosegue fino a Santa Rosalìa, fondata da un’impresa tedesca di estrazione del rame nel tardo XIX e attraversata da pittoresche stradine della vecchia colonia francese delimitate da caratteristiche case in legno in stile

coloniale. Dopo aver attraversato l’arida zona vulcanica di LasVirgenes, si lascia la strada asfaltata per entrare nel deserto del Vizcaino, attraverso panorami mozzafiato, fino al villaggio di San Francisco. Caricate le bestie da soma si prosegue a dorso di mulo fino al ciglio del canyon di Santa Teresa (circa 40 minuti), dove inizia la spettacolare discesa fino al fondo della vallata (circa 2 ore) e successivamente al campo base, nell’oasi di El Cacarizo, completamente immerso nella vegetazione, in un silenzio irreale tra alte pareti di roccia (1,30 ore.). A piedi si raggiungono le spettacolari pitture rupestri della Sierra di San Francisco, scoperte dal missionario gesuita Francisco Javier nel XVIII secolo e dichiarate Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco nel 1993, disegnate 5000 anni fa secondo le rilevazioni al carbonio nel sito della Cueva del Raton.

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sovrapposte innumerevoli figure umane e di animali di più di due metri: La Pintada, La Flecha, La Soledad, Cueva de La Música e La Boca de San Julio (2,30 ore). In fuoristrada si prosegue verso San Ignacio, la seconda oasi della zona dotata di sorgenti proprie, sede di una tra le più belle missioni del secolo XVIII che si affaccia su una caratteristica piazza. Costeggiando il Pacifico si percorre una pista sterrata che scende sulla costa in un ambiente desertico fino all’accampamento, sede temporale di un gruppo di biologi provenienti da diverse parti del mondo che tutti gli anni si riuniscono per studiare la Balena Grigia. Poco lontano si scorge un lago di sale completamente bianco, avvolto dalle montagne scure

L’accesso alle pitture è reso difficoltoso dall’isolamento del luogo che l’ha preservato dai vandalismi. I gesuiti le scoprirono già nel XVII secolo; i Cochimi, gli indigeni convertiti, le attribuivano ai “giganti del nord”. In realtà raccontano la vita quotidiana delle etnie Cochimi o Guachimi che abitavano la penisola. I dipinti hanno un importante significato religioso. Altri disegni raffigurano armi ed animali quali conigli, puma, linci, cervi, pecore, balene, tartarughe, sardine, polipi, aquile e pellicani; vi sono anche elementi astratti di varie forme. Di difficile datazione, si reputa siano stati eseguiti tra il 1100 a.C. ed il 1300 d.C.. A piedi si esplorano cinque tra le caverne più belle, sulle cui pareti sono

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e da qui si segue il percorso della Baja 1000, la leggendaria corsa fuoristrada che tutti gli anni attraversa l’intera penisola da nord a sud. Percorrendo piste tra i miraggi e le sterminate distese dei “salitrales” (laghi salati), attraverso isolati insediamenti di pescatori, si giunge alla splendida Bahìa San Juanico fino all’oasi di La Purisima e Bahìa Magdalena, la seconda tappa per l’osservazione della balena grigia. A bordo di imbarcazioni a motore si naviga nello svariato ecosistema, popolato da leoni marini, delfini, cormorani, pellicani e falchi pescatori che affollano isolotti ai margini di distese di mangrovie fino all’isola Magdalena, abitata da poche decine di pescatori, per ammirare la maestosa distesa di bianche dune che si perdono nelle onde blu dell’oceano adornate da conchiglie di rara bellezza.

Come arrivare Voli: Air France. Viaggio dall’Italia: con “I Viaggi di Maurizio Levi” (Tel 02 3493 4528, info@viaggilevi.com, www. viaggilevi.com). Si viaggia con automezzo fuoristrada americano tipo Chevrolet Suburban + una jeep Patriot da 8 a 10 partecipanti; due Chevrolet Suburban. Quando andare: da dicembre ad aprile Periodo di riproduzione delle balene grigie: i mesi di presenza delle balene nella laguna di San Ignacio e nella Bahia Magdalena sono da metà Gennaio a fine Aprile. Disposizioni sanitarie: nessuna vaccinazione obbligatoria.

Maurizio Levi

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Karpòs promo LEGUMI E CEREALI SECCHI, DA VALFRUTTA LA NUOVA LINEA TUTTA BENESSERE E NATURALITÀ I consumatori ricercano alimenti naturali per vivere meglio e in salute? I legumi e cereali secchi Valfrutta sono la risposta migliore per un’alimentazione sana ed equilibrata. L’alimentazione diventa sempre più centrale nella nostra vita, un concentrato di significati materiali e culturali. Il nostro modo di alimentarci sta cambiando, incorporando sempre più valori: il gusto, la convivialità, il benessere, la ‘buona esperienza’. Valfrutta sa che alcuni alimenti, come cereali e legumi, sono un elemento essenziale per un’alimentazione sana ed equilibrata in linea con la dieta mediterranea. Proprietà uniche Ricchi di principi nutritivi – carboidrati, fibre, proteine, sali minerali e vitamine – e con pochi grassi, in grado di ridurre l’assunzione di calorie, i legumi e i cereali sono la proteina per eccellenza sostitutiva della carne. Versatili in cucina, sono una naturale risposta e un’alternativa economica per nutrirsi correttamente.

La gamma è composta dai Classici, dalle Zuppe Regionali e dalle Zuppe del Benessere. I Classici comprendono i Borlotti, i Ceci, il Farro, l’Orzo, le Lenticchie giganti, le Lenticchie mignon, i Tondini, i Piselli spezzati e le Fave spezzate: 8 referenze confezionate tutte in sacchetti da 500 grammi, ad eccezione delle Fave spezzate proposte nel formato da 400 grammi. Il sacchetto, trasparente, per una migliore visibilità del prodotto, è anche stand up; il tutto per comunicare la massima qualità. Le Zuppe Regionali propongono il meglio della tradizione italiana in mix gustosi e nutrienti. Confezionate in sacchetto opalino da 250 grammi sono disponibili in 3 versioni:

• la Zuppa toscana, con fagioli occhio nero (20%), fagioli great northern (20%), fagioli tondini (20%), ceci (20%) e farro perlato (20%);

Per questi motivi Valfrutta lancia la nuova linea di LEGUMI E CEREALI SECCHI puntando sul benessere naturale di prodotti semplici e tradizionali. Ogni prodotto della gamma è stato accuratamente selezionato dalle zone di coltivazione dell’Italia e di altri paesi più vocati.

la Zuppa Umbra, con lenticchie eston (40%), orzo perlato (20%), grano saraceno decorticato (20%) e cicerchia decorticata (20%);

• la Zuppa Pugliese, con fave intere (20%), fave

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spezzate (20%), ceci (20%), piselli verdi spezzati (20%) e fagioli cannellini (20%).

di preziosi contenuti nutrizionali è elemento essenziale.

Le Zuppe del Benessere sono un mix di legumi e cereali secchi selezionati con cura per offrire ogni giorno gusto e proprietà nutritive in un piatto unico facile da preparare. Confezionate in sacchetto opalino da 250 grammi comprendono:

L’ottima qualità dei Legumi e Cereali secchi è garantitadaValfrutta,marcadasempreprotagonista del mercato verde, leader incontrastato nelle conserve vegetali e costantemente impegnata a offrire prodotti nuovi, ad alto contenuto di servizio e in grado di rispondere alle moderne esigenze del consumatore.

• la Zuppa Ricca con orzo perlato (20%), fagioli cannellini (20%), piselli verdi spezzati (15%), ceci decorticati (15%), fagioli borlotti (15%) e lenticchie eston (15%) – Una zuppa ad alto contenuto di fibre e fonte di Ferro, con un basso contenuto di grassi e un alto contenuto di proteine;

Valfrutta per il consumatore è sinonimo e garanzia di prodotti estremamente naturali e genuini, adatti a tutta la famiglia.

• la Zuppa Leggera con riso integrale (30%), piselli

Il tempo medio di conservazione per i Classici, per le Zuppe regionali e per le Zuppe del Benessere è di 18 mesi.

verdi spezzati (50%) e fagioli azuki verdi (20%) – Una zuppa con -30% di grassi e fonte di Fosforo, a bassissimo contenuto di grassi e di sale rispetto alla media delle zuppe secche più vendute;

• la Zuppa Fibra con orzo perlato (30%), avena decorticata (30%), lenticchie eston (30%) e fave spezzate (10%) – Una zuppa ad alto contenuto di fibre, fonte di Vitamina B6 e a bassissimo contenuto di sale. La gamma Legumi e Cereali secchi Valfrutta si rivolge ad un consumatore fortemente consapevole che la qualità della propria alimentazione va ricercata in prodotti semplici, nei quali l’equilibrio

La gamma di Legumi e Cereali secchi Valfrutta è disponibile nei punti vendita della Grande Distribuzione e della Distribuzione Organizzata

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La Svezia invita il mondo a Try Swedish Assaggia la Svezia La Svezia ha partecipato al Salone del Gusto e Terra Madre a Torino. La Svezia è Stata presente al Salone del Gusto e Terra Madre a Torino dal 23 al 27 di ottobre con un interessante mix di piccoli produttori di alta qualità e organizzazioni legate al mondo del food provenienti da diverse regioni della Svezia, come Skåne, Svezia Occidentale e Sápmi, la terra del popolo sami. Carne di renna, ostriche, salmone, whisky, birra, miele, formaggi, pane con lievito madre e pane croccante prodotti localmente sono alcune delle prelibatezze in mostra. La Svezia è una delle nuove promesse tra i Paesi culinari d’Europa. Il clima è vario e il Paese si estende per oltre 1500 chilometri, da ben al di sopra del Circolo Polare a nord fino alle fertili pianure dell’estremità meridionale. La Svezia copre ben nove zone climatiche, consentendo una ricca diversità di flora, fauna e tradizioni con una cucina regionale molto interessante.

Tra gli espositori provenienti dalle aree più settentrionali erano presenti VisitSápmi, Slow Food Sápmi e Renlycka. Sàpmi è il nome della terra dei sami, allevatori di renne, la cui parte svedese si estende dalla Dalecarlia, Svezia centrale, fino alla Lapponia: immense foreste, bei laghi, montagne e fiumi. VisitSápmi è un’iniziativa della popolazione sami che ha lo scopo di realizzare e promuovere un turismo in etico e sostenibile nella propria terra, sviluppando ad esempio Experience Sápmi, un marchio di qualità per gli imprenditori locali che si propone come una guida al viaggio di conoscenza pane a lievitazione naturale extra-fermentato, cotto nel panificio della loro azienda agricola utilizzando farina biologica appena macinata (la famiglia gestisce anche diverse caffetterie sparse nella regione); Spirit di Hven Backafallsbyn, una distilleria a conduzione familiare situata sulla piccola

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isola di Hven, produttrice di whisky biologico raffinato in legno di quercia, oltre ad acquavite, gin e vodka biologici, la cui distillazione finale viene effettuata in alambicchi di rame unici nel loro genere; ed infine Gylleneidens Naturskafferi e Bidrottningen, che producono marmellate, bacche, erbe selvatiche e miele con metodi tradizionali al fine di preservare il più possibile sapori e aromi nei prodotti finiti. www.rostangamolla.se www.hven.com http://bondensskafferi.se www.bidrottningen.se www.Backafallsbyn.se Con il suo panorama variegato - coste mozzafiato, arcipelaghi, bellissima campagna, laghi e boschi - la Svezia Occidentale è una destinazione ideale per l’esplorazione gastronomica. La zona è rinomata per i suoi crostacei, tra i migliori al mondo. Per via della qualità e della bassa temperatura delle sue acque i molluschi qui crescono molto lentamente sviluppando un meraviglioso fresco sapore di mare. I visitatori possono imparare a raccoglierli e cucinarli nel corso dei safari ai frutti di mare. Le foreste dell’entroterra offrono una gran varietà di cacciagione e frutti di bosco, mentre la campagna produce ottimi formaggi, birra e grappa. Göteborg, porta della Svezia Occidentale, è una verde città costiera con una vivace scena culturale e un’offerta gastronomica al top con non meno di cinque ristoranti insigniti di stella Michelin. I produttori della Svezia Occidentale presenti erano: The smokehouse - L’affumicatoio di Strömstad, Everts Sjöbod, Östra Gärde farm e Gettergoda Gelato. Presenteranno ostriche e funghi prodotti localmente, salmone affumicato in maniera ecologica, sgombro salato, birra porter e gelato artigianale a base di latte di capra. Dalla regione dello Jämtland, nel nord della Svezia, Mörsjö Deli, azienda a


conduzione familiare, produttrice di specialità gastronomiche, ha presentato il loro Tunnbröd (pane sottile) croccante, fatto per secoli secondo la propria antica ricetta. Ottimo per aperitivi e antipasti. www.morsjo. se dello stile di vita di questa popolazione autoctona. L’azienda Renbiten, presente al Salone del Gusto, combina l’allevamento con la lavorazione della carne, negozio con caffetteria ed esperienze turistiche con i sami. Slow Food Sápmi (SFS) è un’organizzazione che comprende le regioni sami di Svezia, Finlandia, Norvegia e Russia, e rappresenta sia le imprese sami nel campo alimentare che i sami interessati alla propria cultura gastronomica e all’uso sostenibile delle risorse naturali. Renlycka è un marchio di qualità in co-proprietà degli allevatori di renne. La carne di renna è carne selvatica, esotica e sana: un assaggio di genuina cultura gastronomica sami. I produttori rappresentati al Salone del Gusto erano Idre Ren & Vilt, Lapplandsvilt, Fjällvilt, Renprodukter and Brurskanken Rein, Norway con diversi prodotti a base di carne di renna, come salsiccia secca e una specialità sami chiamata souvas, carne prima salata e poi affumicata. La bellissima regione svedese meridionale di Skåne (Scania), pur essendo una zona relativamente piccola, funge da dispensa principale della Svezia producendone più della metà delle derrate alimentari. La regione offre infatti pesce pescato lungo le coste, selvaggina proveniente dalle vaste foreste, oltre a barbabietole da zucchero, verdure, grano e mele raccolti nei suoi campi. Si produce anche una vasta gamma di bevande come sidro, succhi di frutta, vodka, birra, whisky e vino. Inoltre, è in grado di offrire ogni genere di esperienza gastronomica, spaziando dagli affumicatoi ai ristoranti più raffinati. L’organizzazione A Taste of Skåne - Un assaggio di Scania, è focalizzata sullo sviluppo del turismo gastronomico e di una produzione agroalimentare su piccola scala. Gli espositori provenienti da Skåne erano: Röstånga Mölla, una piccola azienda familiare produttrice di Eldrimner, centro nazionale per

i prodotti agroalimentari artigianali, fornisce conoscenze, sostegno tecnico e consulenza ai produttori artigianali in campo agroalimentare in tutto il Paese. Sono sei le piccole aziende casearie e agricole provenienti da diverse regioni della Svezia a essere state rappresentate da Eldrimner: Skärvångens bymejeri, Hagelstads Gårdsmejeri, Skogens Sköna Gröna, Rältagården, Hara Gård e Resville Mathantverk. Hanno proposto assaggi di diversi tipi di formaggio, prosciutto, pane croccante, succhi di frutta, nettari, marmellate e prodotti derivati dal pino come lo sciroppo. Svezia - la nuova nazione gastronomica: Una visione formulata dal Ministero svedese per gli Affari Rurali nel 2008 al fine di promuovere la gastronomia e l’agricoltura svedesi. Lunghe e luminose serate primaverili ed estive, metodi di produzione e fabbricazione diversificati, un ambiente naturale unico e chef di fama internazionale rendono la Svezia una nazione culinaria che vale davvero la pena scoprire. A proposito di Try Swedish: Try Swedish è un invito aperto dalla Svezia agli amanti del cibo di tutto il mondo per gustare ed esplorare la cultura di un paese ricco di ingredienti naturali e di idee “epicuree”. Maggiori informazioni sugli espositori e i loro prodotti comprese le foto ad alta risoluzione disponibili a breve su: www.tryswedish.com Segui #TrySwedish su Facebook, Twitter (@ TrySwedish), Instagram e sul nostro blog. Cos’è Business Sweden: Business Sweden facilita e promuove la crescita delle imprese svedesi all’estero e le opportunità di investimento per le aziende straniere in Svezia. www.business-sweden.se/en/ Cos’è Visitsweden: VisitSweden è un’azienda di comunicazione che si occupa di promuovere il brand della Svezia, le destinazioni e le esperienze turistiche svedesi a livello internazionale.

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Si è svolta ASIA FRUIT LOGISTICA, un appuntamento fieristico che, anno dopo anno, sta confermandosi sempre di più come un momento di incontro fondamentale per gli operatori mondiali che vogliono operare nel mercato asiatico. Durante le prime due giornate di fiera si è registrata un ottima affluenza di operatori professionali, maggiore rispetto a quella degli anni passati e si rileva senz’altro una crescita del numero di espositori e delle superfici. Federico Milanese, responsabile internazionalizzazione di CSO commenta positivamente l’andamento della Fiera: “In un momento difficile come quello attuale è di fondamentale importanza trovare nuovi mercati di sbocco per i nostri prodotti, che ci permettano di compensare le mancate esportazioni sul mercato

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russo e di incrementare le esportazioni in mercati più remunerativi di quelli europei. Essere presenti ad Asia Fruit Logistica - prosegue Milanese - ha permesso alle nostre aziende di consolidare i rapporti avviati con i partner asiatici e soprattutto conoscere nuovi operatori e key players di questi mercati. Il CSO ha organizzato per i propri Soci un importante stand collettivo composto da 3 isole al quale hanno preso parte 14 co-espositori: ALEGRA, APOFRUIT, APOSCALIGERA, GRANFRUTTA ZANI, MAZZONI, NATURITALIA, INFIA SPREAFICO, SALVI UNITEC, KIWI UNO, RK GROWER, MADE IN BLU, RIVOIRA, MACFRUT.

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DOMENICO TANGARO

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PAESAGGI DI PUGLIA

Sintesi sui luoghi, l’agricoltura, la geologia, le costellazioni ed il paesaggio notturno di

Puglia, conosciuto da pochissimi. Domenico Tangaro


L’idea si fonda sui miei studi di architettura in cui ho incrociato molte mappe geografiche e astronomiche. Una in particolare ha attratto la mia attenzione. Riguardava il mare Mediterraneo e l’Europa, su cui, attraverso un disegno sintetico, è stato messo in evidenza da alcuni studiosi, l’allineamento geografico di tre luoghi esistenti sulla Terra tra cui il Castel del Monte, che risulta essere stato costruito nel centro geometrico-geografico tra la Grande Piramide di Cheope verso sud-est e la Cattedrale di Chartres verso nord-ovest. Inoltre, interpolando alcuni studi sulle costellazioni celesti, sulle stelle e la relazione con alcune architetture sulla terra, è stato rilevato che Sirio, stella blu luminosissima, la più brillante nel cielo sud del solstizio d’inverno, a mezzanotte del 26 dicembre di ogni anno, dies natalis dell’imperatore Federico II, è allineata sull’asse nord-sud di Castel del Mon-

Castel del Monte

te e che i realizzatori del Castello, i monaci Cistercensi, hanno più volte utilizzato questi orientamenti e numeri, a loro volta incontrati e conosciuti attraverso lo studio della Grande Piramide di Cheope. E’con molta probabilità che Federico II ordinò la realizzazione di Castel del Monte ai monaci Cistercensi, chiedendo una ideazione fondata sugli stessi principi progettuali, orientamenti e numeri simbolici degli Egizi fondato sulle ombre proiettate dal sole nei giorni dei solstizi e degli equinozi, collegato alle costellazioni, alle stelle, ai pianeti e alle fasi lunari, da realizzarsi con lo stesso metodo costruttivo egizio. Negli stessi anni in cui fu costruito Castel del Monte in Italia, i monaci Cistercensi terminarono anche la Cattedrale di Chartres in Francia, meta di pellegrinaggio molto antica, le cui origini sfuggono agli studiosi e di cui

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non si conosce il nome del costruttore bensì l’età della costruzione e il metodo costruttivo ha consentito di supporre che c’è stato l’intervento dei monaci Cistercensi, i grandi costruttori del medioevo, per la costruzione dei due edifici. Essi, infatti, hanno innalzato in tutta Europa un numero considerevole di abbazie e castelli, diffondendo dappertutto l’arte e l’architettura gotica. Attraverso le loro opere architettoniche, si possono percepire, ancora oggi, la maestria e la conoscenza dei progressi tecnici introdotti nell’arte del costruire, capaci inoltre di concepirne nuovi supportati da complesse composizioni architettoniche. I monaci Cistercensi, nelle loro opere sono riusciti a fondere il linguaggio dell’architettura con quello della iconografia dove l’ordine, la simmetria e le corrispondenze, supportati dalla legge dei numeri, hanno prodotto composizioni di simboli, arte e ar-

chitettura, organizzati segretamente in immense enciclopedie di pietra, come le abbazie e i castelli. Castel del Monte risulta coevo a Chartres e la stessa cattedrale sembra riprendere alcune delle informazioni geometriche e simboliche di provenienza egizia leggibili anche nella costruzione Sveva. A conferma di tale possibile relazione, numerosissime misurazioni fatte da alcuni studiosi, effettuate in “cubiti egizi”, sia su Castel del Monte che su Chartres, confermano che il cuore di ogni edificio medievale cistercense, in cui è espressa la parte più intima della geometria architettonica e dalla quale scaturiscono tutte le proporzioni della costruzione, è costituito da forme geometriche semplici che sovrapponendosi, allineandosi e incastrandosi con equilibrio tra loro, creano spazi delimitati in cui si può comporre e costruire con equilibrio arte e architettura.

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ARCHITETTURA

Castel del Monte fotografato a mezzogiorno. La pietra calcarea, materiale preponderante, dona alla costruzione una colorazione che va dal bianco al rosato, a seconda del periodo del giorno in cui si osserva l’edificio

Capitello sale interne

Chiave di volta

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Notre Dame de Chartres

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A seguito di tali studi e riflessioni si suppone che i monaci Cistercensi hanno utilizzato proprio la costruzione Federiciana, il Castel del Monte, non solo per immetterci nuove idee e composizioni geometriche supportati da numeri e simboli, ma hanno colto l’opportunità offerta dall’imperatore per lanciare informazioni e chiari riferimenti spaziali di “orientamento” e “iconografici” di riferimento, in modo da poter creare una chiara relazione, riferendosi sia alla Cattedrale di Chartres sia alla Grande Piramide di Cheope.

Nel Castel del Monte e nella Cattedrale di Chartres, sembra infatti rispecchiarsi quell’ansia di rinnovamento che caratterizzò il XIII secolo quando la cultura, anche grazie a numerose traduzioni dal greco e dall’arabo, usciva dalle abbazie, dai conventi e dalle corti, per diffondersi nelle classi sociali più elevate che si stavano affermando, in cui sembra siano stati proprio quegli elementi culturali, non più custoditi gelosamente, che Federico II ha voluto diffondere per tramandare, sia pur in modo celato nelle pietre e nell’architettura, per sfidare i secoli.

Castello di Lucera

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Trani

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Cave di Apricena

ava nel sud barese

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geocentrico” con cui il Castel del Monte, si confermò sintesi del pensiero Tolemaico il quale sosteneva che l’universo era racchiuso e limitato dalla sfera delle stelle fisse. I Greci, come sappiamo, chiamarono questi astri astéres planétai, che significa, stelle vaganti da cui derivò il nome “pianeti” cioè “vaganti” e scoprirono inoltre che i cinque astri si muovevano rispetto alle costellazioni le quali rimanevano fisse nel cielo. Ciò che mi ha incuriosito di più, di questi appunti raccolti sull’architettura, sull’arte e sull’astronomia è l’osservazione delle Costel-

Questo pensiero si confrontò in quel periodo storico con la tesi dell’astronomo greco Tolomeo, del II secolo dopo Cristo, il quale sosteneva che la Terra fosse al centro dell’universo e che tutti gli astri ruotassero intorno ad essa in cerchi concentrici; tesi che regnò incontrastata per quattordici secoli, sino al XVI secolo, ed è in quel panorama culturale che Federico II e la sua corte hanno studiato, cercato, ideato e scolpito l’architettura in pietra di Castel del Monte, considerando la tesi Tolemaica come riferimento di studio, che vedeva la Terra al centro del sistema solare, il “sistema

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Vigneti di uva da tavola a Rutigliano

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Uliveti nel Salento

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Molfetta

lazioni ad occhio nudo, in modo greco, in relazione all’architettura. Nelle notti d’estate, quando il cielo è terso, senza luna e senza nuvole, nella profondità del cielo blu-nero del Mediterraneo, riesco a guardare il cielo ad occhio nudo. Molti alzano gli occhi al cielo solo nella notte d’agosto di San Lorenzo, per cercare nel buio stelle cadenti, ma con un po’ d’attenzione e calma, mi accorgo dell’esistenza di migliaia di stelle. Tutto ciò mi stordisce, disorienta, mi fa porre domande. Per superare questo disorientamento, sono salito più volte sulla collina di Castel del Monte e, facendomi guidare dall’architettura, dall’esterno delle torri ottagonali ma soprattutto dagli otto lati del castello racchiusi tra le otto torri, ho apprezzato, in modo Greco e Tolemaico il cielo d’estate in Puglia. E’ apparso ai miei occhi il Castello, che d’ora in poi non chiamerò più Castello di caccia o altro, ma semplicemente

Osservatorio Astronomico, con il suo portale d’ingresso principale orientato ad est e, superata l’attrazione visiva e fatale di questa architettura, ho appoggiato le mie spalle sul lato del portone chiuso dell’ingresso principale di Castel del Monte. Guardando verso est, di fronte a me e, spostando lo sguardo leggermente verso nord riconosco Cassiopea. E’ composta da cinque stelle, le più luminose tra milioni di stelle visibili, con le quali, se unite tra loro con una linea ideale, posso comporre una doppiavu “W”. Inizio a guardare il cielo con nuovi occhi e le stelle non mi sembrano più, d’ora in poi, tutte uguali. La ricerca m’incuriosisce sempre più. Continuando a cercare nel buio, spostandomi sul lato sud, a destra del portale d’ingresso del castello e, saltando il lato intermedio che guarda a sud-est, cerco e trovo, bassa sull’orizzonte, la costellazione del Sagittario, anch’essa composta di cinque

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stelle, le più luminose del cielo che, se collegate tra loro con una linea ideale, formano una “U” rovesciata. Sopra di essa, verso sudovest, incrocio con il mio sguardo la stella più luminosa dell’estate, Antares. Ad occhio nudo posso percepire oltre la sua luminosità anche una leggera dominante cromatica tendente al rosso, rosso astronomico s’intende, leggero e diffuso, confrontata con la luminosità di Spica, più alta nel cielo, verso ovest. Lasciando l’orizzonte dirigo il mio lo sguardo verso l’alto, in direzione dello Zenith. A testa in su, noto e apprezzo ad occhio nudo, il Triangolo d’estate, grande, enorme, nell’universo blu formato da tre stelle molto lumino-

se; Altair con una luminosità cromatica tendente al blu, Deneb al bianco puro e Vega al blu-bianco brillante. Le stelle mi confermano che è estate. Per anni ho guardato il cielo senza vederlo. I pensieri si affollano nella mia mente che, stimolata da tale visione, immagina, staccandomi dalla fisicità del suolo e della Terra. E’ la magia naturale della conoscenza. Guardando ancora verso ovest con gli occhi allenati ad intercettare stelle, linee ideali e luminosità cromatiche; incrocio una stella che attira il mio sguardo, si chiama Arturo, la stella più luminosa della costellazione di Bootes, ha una luminosità tendente all’arancione, al suo fianco verso nord, il Grande

Barletta

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Gargano

Costa salentina

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Ostuni

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Carro, formato da sette stelle principali e alla sua destra, staccata, al centro tra lo Zenith e l’orizzonte, la stella Polare. La ricerca libera mi ha portato a guardare verso nord e a questo punto della notte ho visto alcune stelle cadenti tra le tantissime fisse, ma queste ultime sono di mio interesse, e dopo aver girato intorno al Castel del Monte, sfiorando le pareti tra le torri di pietra levigata dai monaci Cistercensi, dandogli sempre le spalle, ma ospitato in esso tra le torri, mi ritrovo con la

stella Polare a nord e, alzando gli occhi verso lo zenith, trovo l’unica Trifora di Castel del Monte che insieme al portale di ingresso ad est costituiscono i riferimenti geometrici architettonici e iconografici per leggere e decifrare la complessa ideazione architettonica in cui sono stati sintetizzati studi, idee, progetti arte e precisione architettonica frutto della volontà conoscitiva di Federico II e della sua corte. L’Architettura di Castel del Monte risulta essere stata modellata e scolpita in pie-

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tra naturale in relazione alla “mappa mobile del cielo” per studiarla e relazionarsi ad essa. La pietra che lo costituisce e con cui è stata costruita è la stessa cavata in prossimità di Castel del Monte, verso Minervino Murge, dove la stratificazione geologica si estende e scende di quota verso la diga del Locone e verso l’alveo del fiume Ofanto. Una stratificazione geologica che scendendo di quota si trasforma da pietra calcarea dura e compatta di Castel del Monte, in pietra tufacea e duttile

della piana di Canosa che apre al Tavoliere delle Puglie sino alle Pendici del Gargano dove, risalendo nuovamente di quota si stratifica nuovamente in pietra calcarea dura, vitrea e compatta di Apricena. Su questi territori così composti dalla natura, in migliaia di anni, si estende una spessa coltre di terreno agronomico che vive in relazione diretta con la pietra, assorbendone l’umidità e i suoi sali minerali che alimen-

Riserva Naturale di Torre Guaceto

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Cattedrale di Ruvo

tano e danno sapore e qualità alle colture; a varie alture sono state piantante uva da vino, oliveti, distese di grano, ortaggi ed estesi pascoli, su cui pascolano mucche podoliche, pecore, capre, asini, cavalli, che ancor oggi costituiscono un sistema naturale immutato da migliaia di anni, quasi a poter ricostruire, mentalmente e fisicamente, i paesaggi d’Alta Murgia e del Tavoliere delle Puglie, sino alle pendici del Gargano. Paesaggi e “cieli tersi di Puglia” assai cari a Federico II, nei suoi spostamenti a cavallo tra il Castel del Monte e il Castello di Lucera, un uomo che ha saputo percepire, ottocento anni fa, questi luoghi bellissimi della Puglia in cui la natura, l’agricoltura, le foreste, il mare, il cielo, il sole, la luna e le costellazioni vivono in simbiosi tra loro e in un ritmo equilibrato e costante alternandosi tra il giorno e la notte in un moto continuo di minuti, ore, giorni, mesi, anni, costituendo una stretta relazione, indissolu-

bile, tra la natura, il cosmo, la terra e l’uomo che la vive. Questa qualità ambientale infonde in tutti i prodotti dell’agricoltura sapori e valori del territorio di alta qualità percepibili tramite il gusto, l’olfatto, il tatto, la vista, l’udito sollecitando i cinque sensi dell’uomo in una sinfonia di sapori, odori, profumi che i vini, i formaggi e i piatti tipici di questo territorio, trasmettono in modo inconfondibile, tanto da essere associati nello spazio e nel tempo, alla qualità dei luoghi, della natura e dell’architettura che li circonda.

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Domenico Tangaro Architetto www.domenicotangaro.it


Karpòs promo Mela Val Venosta: stagione in ripresa, ottimi volumi e miglioramento dei prezzi Fabio Zanesco, responsabile commerciale VI.P, fa il punto sull’andamento delle vendite. “La stagione 2014-2015 è iniziata con alcune difficoltà, a causa della produzione record in Europa, cui si è aggiunto l’embargo russo - spiega Fabio Zanesco, Responsabile Commerciale VI.P. Tuttavia, grazie all’anticipo di due settimane nell’inizio delle vendite, i volumi venduti sono stati da subito molto positivi, grazie anche all’ottima qualità del prodotto ed ai prezzi ridotti. Ciò ci ha permesso di posizionarci rapidamente su tutti i mercati e canali. Le vendite record dell’autunno e dell’inizio dell’inverno hanno permesso di entrare nel 2015 con giacenze pienamente sotto controllo nelle principali aree di produzione e – per quanto ci riguarda – addirittura inferiori a quelle della stagione precedente. Questa situazione equilibrata ha dato modo al mercato di riprendersi dopo la pausa natalizia, periodo nel quale le vendite sono state molto sostenute, con sviluppi positivi per le diverse varietà.

di miglioramento a livello di prezzi. La commercializzazione si protrarrà come sempre fino a settembre.

Varietà Per la Gala la vendita è dinamica e le giacenze ridotte, con prezzi in deciso aumento – prosegue Zanesco - termineremo quindi la stagione tra la metà e la fine di marzo, avendo già programmato con i nostri clienti principali il lavoro delle ultime settimane.

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La mela Kanzi®, che abbiamo iniziato a lavorare dal mese di dicembre, sta procedendo positivamente: notiamo un crescente interesse e una sempre maggiore regolarità anche per questa mela club, che si distingue per il gusto dolce-acidulo. Anche in questo caso avremo disponibilità fino a primavera inoltrata, con volumi crescenti previsti per le prossime stagioni. Infine, proprio in questi giorni, abbiamo iniziato la commercializzazione della nostra Pinova, che riscuote sempre maggiore considerazione ed interesse da parte dei clienti e consumatori italiani ed europei, e per cui prevediamo disponibilità fino all’inizio dell’estate.

Per la Red Delicious la stagione entra in queste settimane nella parte centrale, visto che nel mese di febbraio saremo a metà della vendita. Anche per questa varietà si sta notando un movimento verso l’alto dei prezzi, che sta coinvolgendo progressivamente tutti i mercati in cui siamo presenti. La qualità resta ottima e siamo quindi ottimisti per la seconda parte della stagione, che si chiuderà all’inizio dell’estate. Con la Golden Delicious entriamo ora nel vivo delle vendite, il cui picco è nel periodo febbraio-maggio; la prima parte della stagione – pur con quotazioni ridotte – ci ha permesso di distinguerci con la qualità, e notiamo un ritmo di volumi crescenti, con alcuni segnali

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È ON LINE WINEFORGOOD.COM IL PRIMO E-COMMERCE DI VINO CHE SOSTIENE PROGETTI SOLIDALI Wineforgood.com è il nuovo e-commerce di vino solidale, che devolve il 5% a favore di progetti umanitari promossi da Ekuò, l’impresa sociale dei Missionari Giuseppini del Murialdo.

È on line Wineforgood.com il primo e-commerce di vino italiano che sostiene progetti solidali e umanitari promosso dall’impresa sociale Ekuò dei Missionari Giuseppini del Murialdo che si ispira al motto “fare il bene e farlo bene” e che vuole offrire un buon prodotto/servizio e un valore sociale superiore di rispetto e condivisione, insito nella cultura del vino stesso. L’obiettivo di Ekuò è quello di associare alla solidarietà un modus operandi imprenditoriale in grado di generare autosostentamento economico e sviluppo nel medio e lungo termine, realizzando attività come botteghe, bar, ristoranti, cinema, catering e travelling e oltretutto inserendo nel proprio organico anche persone più bisognose. “Autogenerare risorse economiche da indirizzare a progetti umanitari dando lavoro anche ai giovani è la sfida che l’impresa sociale Ekuò sta affrontando - afferma Alessandro Pellizzari direttore di Ekuò, e continua - A mio avviso Wineforgood.com rappresenta una straordinaria occasione per tutti di acquistare bene facendo del bene! Quindi invitiamo i consumatori a bere sempre più responsabilmente, condividendo con gli altri e soprattutto nella giusta misura”. Il portale vuole dare un contributo concreto a favore di iniziative solidali in Italia e all’estero donando il 5% del valore degli acquisti in vino a sostegno di iniziative benefiche. Gli utenti direttamente sul sito www.wineforgood. com potranno decidere quale progetto finanziare tra: Aggiungi un Posto a Tavola, a sostentamento dell’attività ricreativa, educativa ed alimentare dei minori e delle loro famiglie che vivono in povertà a Medellin in Colombia, oppure sostenere il progetto Borsa Lavoro We Wanna Work che favorisce l’inserimento e l’integrazione lavorativa in Italia dei giovani indigenti al fine di aiutarli a crescere con dignità. Per il 2014 le aziende partner di Wineforgood.com si impegnano a donare 50.000 euro per l’avvio dei progetti, mentre per Ekuò l’impegno è quello di mantenere i costi di gestione degli stessi entro un

limite del 10%. I vini proposti da www.wineforgood.com sono prevalentemente in bottiglie più ecologiche e leggere, che conservano tutti i pregi del vetro quali compattezza, trasparenza e inerzia, migliorando da una parte l’efficienza dei costi di produzione e dall’altra riducendo notevolmente le emissioni di CO2. Queste bottiglie in vetro alleggerito, grazie anche al loro minor costo, hanno permesso alle aziende produttrici partner di Wineforgood. com di contribuire negli ultimi quattro anni alla realizzazione di 31 pozzi di acqua potabile in Sierra Leone, dove si stima che oltre 30 milioni di litri d’acqua annui vengano garantiti alle popolazioni locali per i prossimi 30 anni. Tra le proposte di Wineforgood.com, una vasta selezione di vini italiani dall’eccellente rapporto qualità/prezzo, venduti in cartoni che contribuiscono alla logica del miglior costo. Tra questi anche il primo vino biosolidale a marchio Ekuò: uno chardonnay e un merlot, prodotti secondo natura e provenienti da agricoltura biologica. Vini naturali che rappresentano la solidarietà e il messaggio del bere consapevole e che rispettano pienamente il connubio tra produzione e ritmi della natura. L’obiettivo del nuovo e-commerce è quello di esaltare la natura sociale del vino, coinvolgendo produttori e consumatori in un impegno ecologico ed umanitario.

www.wineforgood.com

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