Karpòs - n°5 Maggio - Giugno 2014

Page 1

Edizione PREMIum

Karpos

Karpòs alimentazione e stili di vita

Anno III - N° 5 Maggio - Giugno 2014

Poste Italiane spa Sped. in A.P.-D.L. 353/2003 (convertito in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - Cesenatico

w w w. k a r p o s m a g a z i n e . n e t

Pomodoro da mensa Ciliegie Valle Sacra Vermeer Frutteti in fiore CIBUS

L’agroalimentare e l’Europa



EDITORIALE

L’agroalimentare e l’Europa

Renzo Angelini Direttore editoriale Le recenti elezioni per il Parlamento Europeo mi hanno suggerito alcune riflessioni su temi che, nella fase competitiva della campagna elettorale, paradossalmente non hanno fatto parte del dibattito costruttivo tra le parti in gioco. Il settore agroalimentare italiano è il comparto economico nazionale che ha meglio assorbito lo shock della lunga crisi che sta martoriando il Paese. Dal 2007 al 2013 il suo fatturato complessivo è aumentato del 6,5%, a fronte di una perdita nello stesso periodo del 15% del comparto manifatturiero. Sembrerebbe sensato dunque immaginare che le nostre industrie, i nostri imprenditori agricoli, debbano essere considerati una delle risorse fondamentali per il rilancio del Paese. Ma i numeri spesso non ci raccontano tutta la verità. Infatti ad uno sguardo attento sulla composizione dei valori del settore, appare subito una criticità molto insidiosa. Il 97% del fatturato complessivo è divorato dai costi di produzione; l’utile aziendale è limitato al preoccupante 3%. Cosa significa? Costi troppo alti per il consumatore e mancanza di risorse per l’innovazione dei processi produttivi e di marketing (solo per fare un esempio: con margini così risicati e con l’impossibilità di accedere ai finanziamenti di un sistema bancario anoressico, i nostri imprenditori hanno difficoltà nel trovare sbocchi sui mercati Esteri, pur in presenza di una domanda crescente di prodotti Made in Italy). Ad eccezione di Melinda, la straordinaria filiera produttiva delle mele del Trentino, le nostre altre eccellenze sono caratterizzate da una eccessiva

frammentazione del tessuto produttivo. A dire il vero altri Consorzi stanno facendo miracoli, penso ai produttori emiliani di pesche e nettarine o alla rete pugliese di produttori di uva da tavola, ma la creazione dell’effetto filiera richiede risorse da investire nelle politiche di brand necessarie per l’apertura di mercati Esteri e per aumentare la domanda interna. Ed eccoci di nuovo all’Europa. Si può dire che il sostegno all’agroalimentare sia nel recente passato l’unico aspetto veramente fecondo del Governo Europeo. L’Unione ha investito e investirà molte risorse in questo comparto strategico. Sinora il nostro Paese si è distinto per inefficienza e utilizzo marginale delle risorse. Con questo voglio sottolineare che di solito non utilizziamo questi investimenti come una leva per la crescita, ma solo per dare sostenibilità a criticità locali. Mancano progetti per il futuro. Mancano idee per modernizzare le nostre filiere. Il mio auspicio è che si prenda il grande rinnovamento del Parlamento Europeo come stimolo per avviare una tempestiva fase progettuale, capace di individuare criticità e soluzioni, per poi orientare le risorse europee alla crescita della domanda e dei mercati. A questo punto non posso trattenermi dall’esprimere la mia opinione. Noi non stiamo comunicando con efficacia le nostre eccellenze, non stiamo valorizzando i nostri marchi. A mio avviso questa è una carenza che potremmo risolvere il tempi brevi. Ma solo se inaugureremo una fase progettuale diversa dal passato e se investiremo con maggiore efficienza risorse che l’Europa ci mette a disposizione.

03 EDITORIALE RENZO ANGELINI


Karpòs Magazine

MAGGIO - GIUGNO 2014

Direttore editoriale Renzo Angelini Direttore responsabile Lamberto Cantoni Iscr. trib. di Forlì n° 3/12 del 4/5/2012 variazione in corso di registrazione Proprietario ed editore della testata Karpòs S.r.l. Via Zara 53 - 47042 Cesenatico (FC) CF 04008690408 - REA 325872 Grafica Francesca Flavia Fontana Giulia Giordani giulia.giordani@karposconsulting.net Raccolta pubblicitaria Per contatti cell 335 6355354 pubblicita@karposmagazine.net Relazioni Esterne Stefania Valentini stefania.valentini@karposconsulting.net (+39) 347 4389829 Stampa Centro Stampa Digitalprint Srl Via A. Novella, 15 47922 Viserba di Rimini (RN) Tel. 0541 - 742974 / 742497 e-mail: info@digitalprintrimini.com

Distribuzione in abbonamento: on line tramite carta di credito, bonifico bancario, cartolina postale (scaricabile del sito www.karposmagazine.net cliccando su contatti) oppure chiamare il numero +39 347 4389829 Edizione “Premium” Abbonamento annuale = 84€ copie arretrate 12€ a copia (salvo disponibilità). Edizione “Country” Abbonamento annuale = 42€ copie arretrate 7€ a copia (salvo disponibilità).

03 L’Agroalimentare e l’europa Renzo Angelini

32 la ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli

100 I teli di lino bianco di Ruisdael, il carretto di Constable e l’invadenza della luce di Turner Lamberto Cantoni

136 CIbus Stefania Valentini

10 Pomodoro da mensa Luciano Trentini

56 la valle sacra Renzo Angelini

116 frutteti in fiore Renzo Angelini


CALEIDOSCOPI

6 7

AGrifood

Con i piedi per terra

8 30 31 54 96 97 98 115

Per le fotografie: pag. 14 Idromeccanica Lucchini da pag. 32 a 39 Stefano Lugli pag. 41, 43, 44, 46, 49 a 51 Stefano Lugli pag. 40-41 e 43-47 Consorzio Ciliegia di Vignola IGP pag. 42 Valfrutta Fresco pag. 48 e 52 Giuliano Puglia Fruit pag. 100 ©TATE, London 2014 pag. 103 L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis acquisito nel 1827 pag. 104-105 ©Bank of England pag. 106 © Dulwich Picture Gallery, London pag. 107 Guildhall Art Gallery, City of London pag. 108-109 L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis acquisito nel 1975 pag. 110 Colchester and Ipswich Museums Service pag. 111 ©TATE, London 2014 pag. 112-113 Londra, Museum of London pag. 114 Collection of the Duke of Northumberland, Alnwick Castle pag. 118-119-124-125 Paolo Bacchiocchi Tutte le altre fotografie: © Renzo Angelini In copertina: Foto Renzo Angelini

Mionetto mac fruit olive oil

Buonamico

Galzignano

mortadella

Emirato RAS

Italia del vino

@

Diffusione online Karpòs Magazine viene inviato gratuitamente a una community di oltre 200.000 destinatari; consumatori, università, istituzioni, industrie, Grande Distribuzione Organizzata, Ho.Re.Ca. fornitori di mezzi tecnici e servizi, associazioni, agroindustrie, produttori, tecnici e centri media.

www.karposmagazine.net

Non si restituiscono testi, immagini, supporti elettronici e materiali non espressamente richiesti. La riproduzione anche parziale di articoli e illustrazioni è vietata senza espressa autorizzazione dell’editore in mancanza della quale si procederà a termini di legge per la quantificazione dei danni subiti. L’editing dei testi, anche se curato con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali errori o inesattezze, limitandosi l’editore a scusarsene anticipatamente con gli autori e i lettori. Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero di chi lo ha scritto e pertanto ne impegna la personale responsabilità. Le opinioni e, più in generale, quanto espresso dai singoli autori non comportano alcuna responsabilità da parte dell’editore anche nel caso di eventuali plagi di brani da fonti a stampa e da internet. Karpòs rimane a disposizione di altri eventuali aventi diritto che non è stato possibile identificare e contattare.


CALEIDOSCOPIO

CALEIDOSCOPIO

Passione Verde la qualità di una firma italiana al giusto prezzo. Affidati alla sicurezza di un grande marchio, metti in tavola Agrifood.

06

Agrifood, player di riferimento sul mercato italiano nella produzione di verdure surgelate, racconta Passione Verde, la linea di prodotti destinati a soddisfare le esigenze di gusto, qualità e benessere di tutta la famiglia. La linea nasce in risposta alla passione degli italiani per la cucina e rappresenta, grazie all’ampio numero di referenze previste tra verdure e aromi, la soluzione ideale per soddisfare le diverse esigenze della tradizione culinaria italiana. Grazie a Passione Verde la garanzia e la bontà Agrifood sono oggi alla portata di tutti ed entrano nelle nostre case per arricchire i piatti attraverso il sapore e la certificazione di verdure e aromi buoni e sicuri. L’azienda fonda, infatti, la propria linea produttiva sul controllo accurato di tutta la filiera: dalla scelta del seme, fino al confezionamento e alla distribuzione nei banchi freezer, tutto è certificato e garantito per una promessa di qualità ai consumatori ad un prezzo accessibile. Una vera garanzia di gusto e freschezza, che assicura a tutti il sapore vero degli aromi e delle verdure di stagione appena raccolti. La qualità conquista le mamme, il sapore e il colore catturano i favori anche dei bambini più reticenti. Impossibile non notare Passione Verde nei banchi freezer dei supermercati e ipermercati, i prodotti della linea presentano infatti un packaging pratico, innovativo e di grande impatto. Gli Aromi in particolare hanno permesso all’azienda di vincere il Concorso

“Ecosostenibilità” al Tutto Food 2013: godono, infatti, di un pratico dosatore “apri e chiudi” che può essere maneggiato comodamente e riposto nel congelatore senza il rischio di fuoriuscita del prodotto, oltre che impilato nel banco freezer, in quanto laterale. Inoltre i packaging utilizzati consentono di ottimizzare gli imballi e di rispettare l’ambiente in quanto richiedono ben il 75% in meno di PET rispetto ai packaging più tradizionali. Le Verdure e gli Aromi Passione Verde diventano dunque il nostro miglior alleato in cucina, non solo in quanto pratici e comodi perché già puliti e pronti da cucinare, buoni, selezionati, raccolti e subito surgelati a garanzia della freschezza, ma anche grazie alle numerose varianti che prevedono. Tra le Verdure ricordiamo: Bieta Erbetta, Cicoria, Cima di rapa, Spinaci, Verza nella nuova porzione “Foglia a Foglia”; i Fagiolini fini e i Fagiolini Finissimi, i Piselli Fini e i Piselli Finissimi, le Patatose al Forno, Il Minestrone Tradizionale e il Minestrone di legumi, i Broccoli, i Carciofi, le Carotine, le Verdure in Pastella, i Fagioli Borlotti e i Funghi Champignons. Da citare poi tra i pratici Aromi: il Basilico e il Prezzemolo Tritato, il Misto per Soffritto, la Cipolla a cubetti, l’Aglio e il pratico mix Aglio & Prezzemolo. Tante le ragioni dunque per cercare la linea Passione Verde nel banco freezer dei maggiori supermercati e ipermercati della Penisola. Affidati alla qualità di Agrifood, scegli Passione Verde, il gusto italiano che sigilla la bontà! www.agrifood.it


CALEIDOSCOPIO

“Con i piedi per terra” : l’importanza dell’acqua riso, pesce e irrigazione Mese di passaggio tra la primavera e l’estate anche se ormai le stagioni non ci azzeccano, a giugno un tema diventa di grande attualita’, ed e’ quello dell’acqua, in particolare per quel che riguarda l’irrigazione agricola legata a colture di qualita’. Si parla di frutticoltura ma non solo, perche’ l’acqua e’ fondamentale ad esempio per il riso, e cosi’ seguiremo le semine direttamente in Valtellina, area vocata del nostro paese, primo produttore risicolo europeo. Acqua fondamentale per la pesca ma anche per l’acquacoltura, come dimostra una bella esperienza legata al biologico e avviata in Emilia Romagna con il pesce di valle bio a Valle Bertuzzi (Po di volano), una delle valli più belle in cui vengono allevate in modo completamente naturale (senza mangimi e medicinali) cefali, orate e branzini… “a chilometro zero”, certificati Bio e Qc. Ma l’acqua coinvolge anche le scuole, con il concorso dell’Urber ( l’unione bonifiche regionali) dal titolo appunto “Acqua da magiare”, ovvero come racconteresti ad un visitatore straniero la stretta relazione tra l’acqua e il cibo prodotto dal tuo territorio nel rispetto dell’ambiente?” Un tema anche in chiaveExpo 2015 “Nutrire il Pianeta”: che senza l’acqua è impossibile. Seguiremo l’evento culminante a Piacenza. Ma c’e’ un altro concorso che arriva al capolinea ed e’ quello di Coldiretti campagna Amica, di cui seguiremo le premiazioni per conoscere i lavori delle classi vincitrici , insieme ai bambini delle elementari… Tempo di grano, con visite ai campi varietali allestiti nelle aree piu’ importanti sia per frumento tenero che duro, con test sulle principali varieta’, e anche novita’ dal punto di vista sementiero ed agronomico. Proseguono anche le nostre rubriche : “Sapori d’Italia”, itinerari enogastronomici lungo la penisola, e “Lune e cieli”, superstizioni , tradizioni, santi e proverbi raccontati da Andrea Malossini e ambientati negli agriturismi italiani. Nelle foto • Andrea Malossini, conduttore della rubrica Lune e cieli • Gabriella Pirazzini, in visita ai campi varietali di frumento • Un angolo di tavola di Sapori d’Italia • Dozza, borgo del vino, borgo della storia, con la rocca di caterina sforza e il Muro dipinto

07


CALEIDOSCOPIO Grande successo di Mionetto al Vinitaly 2014 In un ambiente sofisticato e di grande personalità dedicato al brand, la storica cantina di Valdobbiadene ha presentato a Verona un’anteprima assoluta: il Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Millesimato ‘Rive di Santo Stefano‘.

CALEIDOSCOPIO

Nel 2013 Mionetto registra un fatturato in crescita a 56.5 milioni di euro, +5,1% in Italia e un boom delle vendite in USA con una crescita a volume del +28%.

08

Sotto il segno distintivo di ‘Design del Gusto’, quel filo di pensiero divenuto strategia e focalizzato sul connubio tra immagine e contenuto, Mionetto si è presentata quest’anno all’appuntamento fieristico più importante in Italia per il settore enologico con un’anteprima assoluta: il Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Millesimato “Rive di Santo Stefano”, l’ultima preziosa novità dell’esclusiva “Luxury Collection”, la linea di prodotti d’eccellenza dedicati all’Ho.Re.Ca. Spumante dal colore giallo paglierino accompagnato da lievi riflessi verdognoli, solcato da un perlage fine e persistente, il Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG “Rive di Santo Stefano” è sontuoso, esuberante, complesso nei suoi sentori che ricordano la mela verde e la pera, con intense note agrumate e di fiori bianchi. Acidità e sapidità risultano bene equilibrate con la giusta e moderata ricchezza zuccherina residua. Si esprime al meglio con crudità di mare e con il pesce più ricercato. <I ”Rive” sono prodotti per scelta dalle aziende che vogliono esaltare le sottozone dell’area Valdobbiadene DOCG. – spiega Alessio Del Savio, Direttore Tecnico ed Enologo di Mionetto - Noi abbiamo scelto le Rive di Santo Stefano perché cuore di un’area, quella del DOCG, dove suolo, esposizione e microclima ne sanciscono la particolare vocazione alla coltivazione di quel generoso vitigno che è il Glera.> <Questo nuovo spumante aggiunge Robert Ebner, Direttore Generale Vendite - testimonia, ancora una volta, la volontà dell’azienda di offrire un prodotto di assoluta eccellenza ed esclusività nell’ottica di una presenza ancora più incisiva nel mondo Ho.Re.Ca., da sempre nostro interlocutore privilegiato.> Presso lo stand Mionetto, all’interno dell’ampio portfolio della cantina, è stata offerta agli ospiti la possibilità di degustare anche le altre referenze d’eccellenza della Linea Luxury Collection: il Cartizze, il Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, il Prosecco Doc Treviso,

la Cuvée Sergio 1887, la Cuvée Sergio 1887 Rosé e il Valdobbiadene Prosecco Docg “Spago”. Presenza sempre distintiva alla manifestazione scaligera quella della storica cantina di Valdobbiadene, che ha chiuso il 2013 registrando una crescita positiva, con un fatturato totale di 56.5 milioni di euro. Il mercato italiano segna un incremento del 5,1% mentre sui mercati internazionali il brand è in continua espansione con eccellenti performance negli Stati Uniti, dove opera Mionetto USA Inc. dal 1998 e dove Mionetto rappresenta il brand di Prosecco più venduto, con un + 28% rispetto al 2012. <La crescita del marchio Mionetto in Italia, – spiega Paolo Bogoni, Chief Marketing Officer – si unisce alla sua sempre più ampia affermazione internazionale nei principali mercati del Prosecco, nostro core business. In questo senso, come responsabile internazionale del brand Mionetto, posso affermare che lo sforzo è quello di creare le condizioni di uno sviluppo coerente ed omogeneo della marca supportando al meglio i diversi mercati e tenendo conto delle differenti esigenze, culture ed abitudini che si incontrano in relazione al consumatore e alla distribuzione.>


The social salad network

Questa pagina è per te, che hai scelto di vivere bene, di dedicarti alla creatività , al gusto e al piacere di trascorrere dei momenti con le persone che ami. Vieni a scoprire le nostre storie per condividere, insieme a tutti gli appassionati di verdure come te, la gioia e il divertimento che questa community può offrire tutti i giorni! Like us on:

facebook.com/lovemysalad www.lovemysalad.com



IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini

ALIMENTAZIONE

11

Il pomodoro da mensa Ieri Pomo d’oro frutto velenoso, oggi Pomodoro fonte di salute. Luciano Trentini


Insalataro verde e rosso

12 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini


La storia del pomodoro (Lycopersicon lycopersicum L.) come altre specie quali la patata, il mais, i fagioli bianchi, rossi e screziati, insieme ad altre specie, trae la sua origine nelle solari civiltà degli Aztechi e degli Incas in Messico e Perù, nel Centro America. Raggiunto il vecchio continente, al seguito dei soldati spagnoli di rientro dal Nuovo Continente, fu notato da alcuni giardinieri che videro la pianta, la seminarono e la allevarono a scopo ornamentale per la colorazione delle sue bacche, gialle e rosse. Alcuni, gustando le bacche, immediatamente gli attribuirono proprietà eccitanti ed afrodisiache e forse è per questo che nell’enciclopedia di d’Alembert del 1700 si parla di “Pomme d’amour”. Per lungo tempo il pomodoro non è stata coltivato poiché

ritenuto velenoso o quantomeno malsano, e catalogato parente stretto di altre piante appartenenti alla famiglia delle Solanacee come la Belladonna, che contiene atropina, le cui bacche sono altamente velenose per l’uomo, o la Mandragora a cui nel medioevo venivano attribuite qualità magiche. Per vedere il successo del pomodoro, bisogna aspettare il 1820 quando Robert Gibbon Johnson divenne famoso, mangiando un pomodoro, a Salem vicino a New York, sulle gradinate del palazzo di giustizia. Esso divenne successivamente il protagonista della dieta mediterranea. Il pomodoro giunge in Italia dalla Francia, viene prima coltivato in Liguria, poi passa alla Toscana al Lazio ed infine in Campania. È proprio in questa regione che il frutto di questa Solanacea viene

Coltivazione in serra su suolo pacciamato

13 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini


consumato allo stato fresco, ma anche trasformato in “passata”, per condire la pasta di grano duro. Nel secolo scorso il successo del pomodoro cresce rapidamente tanto che il nostro Paese diventa il primo produttore europeo di pomodoro da mensa e da industria, e fra i primi a livello mondiale.

del 20% circa nel 2012, con oltre 1,2 milioni di tonnellate di bacche destinate al consumo fresco. La produzione è per l’ 80 % di pieno campo ed il restante 20 % da coltivazione in serra. La territorialità della produzione tende a spostarsi al Sud che oggi rappresenta poco meno dell’80’% della superficie coltivata. Al Centro si coltiva il 12 –13 % del totale,mentre a Nord, resta solo il 7-8% della produzione nazionale. La Sicilia è la regione leader con circa il 40 % della produzione nazionale, seguita da Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Abruzzo, Sardegna e Veneto. Il pomodoro da mensa viene acquistato dagli italiani in modo costante e continuativo; dopo le insalate, è la referenza più diffusa, con un indice di penetrazione del 98%. Questo è un parametro che indica quante volte

In Europa la produzione di pomodoro da mensa supera di poco 6 milioni di tonnellate. Il primo produttore è la Spagna, con oltre 2,2 milioni di tonnellate, prevalentemente in serra nelle regioni del litorale mediterraneo, in particolare in Almeria; seguono Italia, Olanda con 0,8 milioni di tonnellate e Francia con 0,6 milioni di tonnellate. Nel nostro Paese la superficie coltivata si attesta intorno a 25.000 ettari, salvo un calo

14 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini


Grappolo rosso liscio

15 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini


una famiglia acquista, almeno una volta all’ anno un dato prodotto; più elevato è l’ indice, minori sono le possibilità di sviluppo sul mercato. Per quanto attiene l’ import/export del pomodoro fresco italiano, si evidenzia come nel 2013 le esportazioni abbiano superato 108.000 tonnellate, in aumento rispetto agli anni precedenti. Le esportazioni sono destinate a Germania, Austria, Gran Bretagna, Francia e Danimarca, con un valore pari a 184 milioni di euro. Le importazioni, nel 2013, si sono attestate intorno a 121.000 tonnellate per un valore di 107 milioni di euro. Il prodotto proviene dalle coltivazioni di Olanda, Spagna, Francia, Germania e Polonia ed anche da alcuni Paesi del bacino del Mediterraneo quali Marocco e Tunisia. Molto interessante è il saldo positivo della bilancia commerciale pari a, nel 2013, 77 milioni

di euro. Ciò attesta la qualità delle nostre produzioni e la diversificazione produttiva per tipologia, che ci consentono la vendita ad un prezzo (1,70 Euro/kg) quasi doppio rispetto a quello a cui acquistiamo ( 0,90 Euro kg). Varietà e tipologie di prodotto Il successo del pomodoro da mensa continua anche grazie all’ ampia diversificazione varietale, confermandolo uno degli ortaggi più presenti sulle tavole degli italiani. Le principali tipologie commerciali offerte al consumatore sono: •Pomodoro verde insalataro: costituisce una tipologia di prodotto che richiede “stacchi” ad “invaiatura” della bacca, cioè quando,alla cicatrice stilare, il viraggio del colore rosato

Cencara

Marmandino


lo intero ed a maturazione completamente rossa delle bacche. Devono presentare una struttura del grappolo compatta, buona contemporaneità di maturazione, bacche regolari, sia per forma che per pezzatura, consistenti, ben conservabili (numerosi ibridi sono Long Shelf Life, presentano cioè il carattere genetico della lunga conservazione) e di colore uniforme ed attraente. È una tipologia di frutto indicata per l’export e particolarmente gradita alla GDO ed alle aziende specializzate nei servizi di ristorazione e catering, per l’approvvigionamento di mense aziendali, ospedaliere e scolastiche; •Pomodoro cherry: è una tipologia di frutto caratterizzata da forma globosa ed epidermide liscia, di pezzatura compresa tra i 10 ed i 25 grammi. Il “ciliegino” viene raccolto a completa maturazione dei frutti. Presen-

occupa una superficie pari a circa il 20 % della bacca. I frutti sono generalmente caratterizzati da forma tonda o leggermente appiattita, calibri piuttosto elevati, con pezzature comprese tra 150 e 220 grammi, polpa soda, epidermide liscia o debolmente costoluta, colore verde intenso e marcato contrasto al momento del viraggio verso la maturazione. È un pomodoro particolarmente coltivato in coltura protetta e, grazie alla sua ampia diffusione sull’intero territorio nazionale, lo si trova in commercio praticamente durante tutto l’arco dell’anno; •Pomodoro rosso a grappolo: fanno riferimento a questa categoria due principali tipologie di frutto, una a pezzatura limitata, 50-60 grammi per bacca, ed una di calibro più significativo, fino a 150-160 grammi. Generalmente commercializzate a grappo-

Marinda

17 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini


ta caratteristiche organolettiche molto gradevoli, con polpa assai sapida e gustosa, di °Brix (tenore zuccherino) solitamente molto elevato. Viene commercializzato a grappolo o a frutto singolo in vaschette trasparenti. Possono essere inseriti in questa tipologia anche i cherry ovali, o “datterini”, ibridi di pezzatura e calibro simili ai cherry tradizionali, ma di forma variabile dall’ovale all’allungato (mini San Marzano), ed i pomodori cocktail, sferici o più o meno allungati, con pezzature comprese tra i 30 e gli 80 grammi ed epidermide di colore rosso brillante ed attraente; •Pomodoro allungato: è un prodotto molto apprezzato sui mercati nazionali; i frutti sono allungati, di pezzatura variabile da 80 a 160 grammi circa. A seconda delle carat-

teristiche della bacca (colore, consistenza, contemporaneità di maturazione, ecc.) queste varietà possono essere raccolte sia a ad invaiatura che a completa maturazione; •Pomodoro costoluto: fanno riferimento a questo tipo di pomodoro le cosidette tipologie Marmande, varietà caratterizzate da frutti di calibro medio-grosso, di forma tendenzialmente appiattita, con costolature evidenti; la commercializzazione avviene solitamente ad invaiatura dei frutti, le bacche presentano apprezzabili caratteristiche qualitative, con polpa piuttosto “asciutta” e di sapore gradevolmente dolce; •Pomodoro cuore di bue: è caratterizzato da frutti “cuoriformi”, di grosso calibro (200300 grammi), con epidermide costoluta e di colore rosso chiaro, polpa mediamente

Rosso allungato

18 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini


Costoluto

Cuore di Bue Sardegna

Cuore di Bue Siciliano

19 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini


consistente, povera di semi e poco acquosa, di sapore piuttosto dolce e struttura farinosa. Gli stacchi vengono solitamente eseguiti allo stadio di invaiatura. Viene normalmente coltivato in apprestamenti protetti; •Pomodoro collettato: vengono compresi in questa tipologia frutti globosi, con epidermide liscia e pezzatura variabile dai 40-60 grammi, commercializzati in cestini, fino ai 120 -140 grammi. La raccolta viene solitamente eseguita ad invaiatura, quando risulta particolarmente marcato il contrasto tra il verde intenso della “spalla” ed il viraggio

rosso dell’apice. La polpa, molto soda, presenta ottima sapidità, con elevati parametri di dolcezza ed acidità, caratteri “esaltati” dalla coltivazione su suoli particolarmente salini. Particolarmente noto, in questa tipologia, la varietà Camone. Il pomodoro fonte di salute Il frutto del pomodoro è una bacca di colore rosso se ricco di licopene, giallo se ricco di carotene, e anche del così detto “pomodoro nero” . La forma del frutto del pomodoro

Acqua 94% 2% Fibra <1% Proteine 3% Zuccheri Acidi organici (citrico, malico) Sali minerali 4,0 - 4,7 ph della polpa 15 mg % vit. C 1 mg % vit. E 2 mg % Licopene 0,6 mg % Carotene Altri componetni minori (solanina, tomatina, ect.) < 20 kcal % energia

Pomodoro Camone (Collettato)

20 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini


21 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini


Datterino

22 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini


da mensa generalmente è globosa (Insalataro) ma può essere anche allungato (tipi San Marzano), a bacca grossa, oppure di piccola pezzatura, (i tipi Cherry o i Datterini). La buccia del pomodoro può essere liscia,costoluta o arricciata in alcune varietà. A maturazione completa la sua buccia tende ad assottigliarsi, fino diventare più fragile e quasi trasparente. Se si taglia una bacca di pomodoro in senso equatoriale si vede che internamente il frutto è suddiviso in logge nella quale sono contenuti dei semi di colore giallastro e di piccole dimensioni. Il pomodoro è un frutto eccellente per le sue caratteristiche nutrizionali ,curative e farmaceutiche, tanto da essere considera-

to un prodotto così detto “nutraceutico”. La polpa del pomodoro prima è verde, poi assume una colorazione rossa man mano che matura per effetto della crescente presenza di Licopene. Man mano che avanza la maturazione si modifica anche la composizione chimica in particolare aumenta la presenza di acido ascorbico ( vitamina C) e dell’acido citrico che raggiungono il massimo livello al momento della maturazione completa. Il pomodoro è ricco anche di vitamina A, di potassio, fosforo, magnesio e selenio, considerato un minerale antiossidante di acidi organici, oltre che di etilene che favorisce la maturazione delle bacche. Contiene anche significative quantità di Be-

San Marzano

23 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini


per i processi di metabolismo per la produzione di energia. Sono alla base dell’invecchiamento delle cellule, dei tumori, dell’arteriosclerosi.Il Licopene è uno degli antiossidanti più importanti e la sua presenza nella bacca del pomodoro è in relazione al suo grado di maturazione; è più elevato nei pomodori con una intensa colorazione rossa. Nel corpo umano la sua presenza è strettamente correlata ad una assunzione prolungata di alimenti che lo contengono. La sua biodisponibilità sembra essere più facile nei prodotti trattati termicamente come ad esempio la salsa di pomodoro rispetto al pomodoro crudo. Il suo assorbimento

ta-carotene un fotoprotettore della pianta che come provitamina A è in grado di fornire notevoli benefici alla salute. Vitamina A e C, anch’esse sono considerate vitamine antiossidanti. Gli antiossidanti difendono l’organismo umano dai danni provocati dai radicali liberi, pericolosi per la salute dell’uomo. Questi si formano come sottoprodotto del metabolismo dell’uomo e se le difese non sono sufficienti, si determina un danno (o stress ossidativo). Detto in maniera semplice i radicali liberi, sono composti chimici molto instabili che si formano naturalmente all’interno delle cellule del corpo umano quando l’ossigeno viene impiegato

24 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini


Plum

25 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini


aumenta se condito con olio d’oliva, meglio ancora se cotto in olio e proposti per il condimento della pasta oppure spalmato sul pane. (Da: Il potere farmacologico degli alimenti). Per questo numerosi studi scientifici hanno dimostrato come si evidenzi una bassa incidenza di carcinomi della prostata nei Paesi mediterranei in cui è elevato il consumo di pomodoro come in Italia e in Grecia. Le bacche di pomodoro fra le tante azioni positive mostrano un limite legato alla bassa quantità di antocianine disponibili. Già nell’antichità e fino ai giorni nostri gli antociani hanno dimostrato di essere efficaci se impiegati per curare diverse patologie quali l’ipertensione arteriosa, la febbre, i disturbi epatici ecc. È per questo che oggi i genetisti

stanno lavorando per mettere a punto nuove cultivar ad elevato contenuto di antocianine. Lo fanno attraverso progetti di miglioramento genetico incrociando i pomodori del genere Solanum lycopersicum con specie vicine in cui la quantità di antocianina contenuta è più elevata. Oltre al miglioramento genetico dovranno essere messe in atto anche appropriate tecniche agronomiche che ne migliorino la presenza. Le recenti innovazioni varietali Pomodoro nero (Sun Black) presenta bacche di medie dimensioni che a maturazione assumono una colorazione viola scuro quasi nero. Tale colorazione è determinata

26 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini


Sono quattro le varietà di Pomodoro Igp di Pachino, coltivate nell’estremo sud est siciliano: il celebre ciliegino, caratteristico per l’aspetto “a ciliegia” su un grappolo a spina di pesce con frutti tondi, piccoli, dal colore eccellente e il grado brix elevato; il costoluto, dal frutto di grandi dimensioni, leggermente schiacciato, con coste marcate di colore verde scuro e brillante, il tondo liscio, piccolo e rotondo di colore verde scuro, inconfondibile per il gusto molto marcato, con un gusto armonico ed equilibrato dovuto ad una perfetta armonia tra acidità e grado zuccherino; e il pomodoro a grappolo, dal colore rosso brillante con il colletto verde molto scuro, che ha una polpa consistente e saporita. È stata recentemente inoltrata richiesta al Ministero per utilizzare il marchio Igp anche per il datterino, connotato da un tasso brix molto alto. Il segreto del sapore dolce e intenso? La luce del sole, che in questo angolo di Sicilia illumina per più giorni all’anno rispetto al resto d’Europa, e la terra sabbiosa e l’acqua salata che nutrono la pianta, trasformando la salinità in zuccheri. Tutte le varietà contengono una significativa quantità di licopene, antiossidante che svolge infatti un ruolo cruciale nella prevenzione di alcuni tumori, tra cui il cancro del colon.

27 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini


dalla presenza di antociani (pigmenti rossi) che si trovano ad esempio nell’uva nera, oppure nei mirtilli. La polpa interna mantiene il classico colore rosso ed un’ ottima consistenza, questa varietà è stata ottenuta da ricercatori italiani appartenenti a diversi istituti di ricerca. Pomodoro Intense è una pianta che produce bacche capaci di trattenere elevatissime quantità di liquidi anche se tagliati a fette, riducendo al minimo le perdite di succo e semi. La capacità di trattenere i liquidi garantisce maggiore freschezza, una minore perdita di peso che può raggiungere anche il 30%. Pomodoro ad alto Licopene,

detto anche high pygments o lyco è in grado di fornire quantità importanti di licopene. Questo carotenoide in questi ultimi anni è stato in grado di destare l’ interesse di ricercatori e consumatori, per le sue capacità antiossidanti, ma non essendo sintetizzabile dall’organismo umano, deve essere assunto con l’alimentazione.

Luciano Trentini Vicepresidente AREFLH (Associazione delle Regioni Europee Ortofrutticole)

28 IL POMODORO DA MENSA Luciano Trentini



CALEIDOSCOPIO

CALEIDOSCOPIO

MACFRUT 2014, IL PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA FILIERA ORTOFRUTTICOLA ALL’INSEGNA DELL’INNOVAZIONE E DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE

30

Dopo i positivi risultati registrati nel 2013, con 24.800 visitatori certificati ed espositori provenienti da 35 Paesi, Macfrut, la fiera internazionale della filiera ortofrutticola in programma a Cesena (Italia) dal 24 al 26 settembre 2014, prepara la sua prossima edizione. Prima parola chiave sarà anche quest’anno l’internazionalizzazione, fattore di successo delle precedenti edizioni, alla quale la manifestazione intende puntare con ancora più decisione. Forte di una crescita a due cifre nelle presenze straniere sia a livello di espositori che di visitatori: i primi in incremento del 20% rispetto al 2012, i secondi in crescita del 15%, tanto da sfiorare le 6.000 unità certificate, Macfrut si avvia ad un lavoro selettivo, che si concentra sia in direzione del bacino del Mediterraneo che dei Balcani, aree strategiche sia per le produzioni della Vecchia Europa che per le sue tecnologie. Basti pensare che mentre si crede che i Paesi dell’Africa Mediterranea costituiscano un pericolo per i prodotti ortofrutticoli continentali, in realtà negli ultimi dieci anni le esportazioni di ortofrutta italiane verso queste destinazioni sono costantemente cresciute, tanto da decuplicare e sopravanzare oggi l’import. Parimenti, esaminando la domanda potenziale di tecnologie per l’ortofrutta in queste aree, si evidenziano opportunità fra le più elevate nello scenario internazionale, per di più a distanze contenute per i produttori continentali, soprattutto per le problematiche di assistenza e manutenzione, tanto da poter considerare queste aree home market. Un’offerta mirata ad alto valore aggiunto per offrire un prodotto fieristico che mantenga connotati unici nello scenario del settore. Una fiera di filiera, dove i visitatori possano trovare tutti gli elementi utili a costruire business solidi nel mercato globale. Dalle sementi, in cui

Macfrut vanta una rappresentanza espositiva di livello internazionale e, ogni anno, tante novità sia nel settore orticolo che in quello frutticolo, per passare alle tecniche colturali e di difesa, dove spiccano i giganti multinazionali accanto alle eccellenze di nicchia specializzate nella lotta biologica, per arrivare alle tecnologie nella lavorazione e nella conservazione dei prodotti, dove la rassegna cesenate può contare sul più importante distretto specializzato nelle applicazioni per l’ortofrutta al mondo. Innovazione tecnologica, quindi, come secondo elemento strategico distintivo di Macfrut, su cui la rassegna cesenate spicca nello scenario internazionale grazie, in primis, ad un programma convegnistico senza pari che lo scorso anno ha visto 23 iniziative che hanno coinvolto oltre 3.000 partecipanti; a questo si aggiunge l’Oscar Macfrut sulle tecnologie, il premio che ogni anno vede aumentare il numero dei partecipanti e gode di maggiori aspettative da parte del pubblico. Infine una “fruit valley” nell’area di Macfrut in cui i visitatori della Fiera possono trovare applicazioni tecnologiche allo stato dell’arte grazie a quel distretto di produzione sulle tecnologie per l’ortofrutta cui prima si accennava. Gli 820 espositori nello scorso anno, in crescita del 2% rispetto all’edizione precedente, coinvolti in oltre 480 incontri B2B organizzati con le delegazioni straniere sono la testimonianza del ruolo che la rassegna cesenate svolge nell’area di business. Macfrut intende quindi consolidarsi come manifestazione di riferimento per il sistema ortofrutticolo internazionale, collocata nel Paese più rappresentativo del comparto ortofrutticolo a livello globale sia per dimensione produttiva che per gamma di prodotti. L’Italia merita e necessita di una Fiera di riferimento nel settore, Macfrut intende mantenere questo ruolo nel futuro continuando ad adeguare la sua proposta alla continua evoluzione del mercato. Appuntamento a Cesena dal 24 al 26 settembre 2014. www.macfrut.com


L’Ipseoa Michelangelo Buonarroti di Fiuggi (FR) ha vinto il primo premio con la ricetta delle “Fettuccine con mousse di carciofi su vellutata di fragole” L’OLIO D’OLIVA CORICELLI E LA GRANDE CUCINA ITALIANA TRIONFANO AL CONCORSO “OLIVE OIL IN COOKING” L’appassionata gara gastronomica promossa dall’azienda olearia di Spoleto tra cinque Istituti Alberghieri ha rimarcato il grande ruolo dell’olio extra vergine d’oliva nella cucina italiana

L’Ipseoa Michelangelo Buonarroti di Fiuggi (FR), con la ricetta “Fettuccine con mousse di carciofi su vellutata di fragole”, ha vinto il primo premio del concorso “Olive Oil in Cooking”, conquistando i severi palati e i consensi degli esperti della qualificata giuria. Secondo posto all’Istituto Galileo Aicardi di Alassio (Savona) con la ricetta della “Coda di stoccafisso ripiena su crema di trombette con asparagi e carciofi violetti fritti”, mentre “medaglia di bronzo” è risultato l’Ipseoa Marco Polo di Genova con il piatto “Viaggio in Liguria”. L’originale gara gastronomica promossa dall’azienda olearia Pietro Coricelli di Spoleto (PG) tra cinque Istituti Alberghieri ha riscosso un grande successo che ha il sapore del migliore olio extra vergine d’oliva, arricchito dall’entusiasmo e dall’appassionata fantasia di giovani futuri chef che hanno esaltato il ruolo di un ingrediente “principe” della grande tradizione gastronomica italiana, nonché alimento fondamentale della dieta mediterranea. L’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri della Ristorazione e Turistici “G. De Carolis” di Spoleto è stato il luogo ideale di una “sfida ai fornelli” molto stimolante per le nuove generazioni di chef e ristoratori che hanno partecipato ad un evento di grande valorizzazione della cultura alimentare del nostro Paese.

Un successo ascrivibile all’impegno con cui la Pietro Coricelli – tra le principali aziende olearie europee, con esportazioni che raggiungono 110 paesi nel mondo (dove ai primi posti figurano USA, Canada e Giappone), e uno dei marchi italiani più distribuiti a livello globale – “fa scuola” da sempre, investendo in ricerca e sviluppo, in sicurezza e qualità produttiva, nel rispetto della tradizione, nella segmentazione del mercato per rispondere alle diverse esigenze nutrizionali dei consumatori e, appunto, nella promozione della tradizione. Alla fase finale del concorso “Olive Oil in Cooking” hanno partecipato anche l’Istituto Alberghiero I.P.S.S.A.R. di Assisi (Perugia) e l’Istituto I.I.S. “Alfredo Panzini” di Senigallia (Ancona). Nel corso di “Olive Oil in Cooking” non è mancato un momento di approfondimento – curato da Anna Cane – tra esperti di olio e di gastronomia sulle peculiarità dell’olio extra vergine in cucina, con qualche curiosità su abbinamenti e modalità di impiego. Un aspetto culturale importante per apprendere le tante virtù di questo prezioso prodotto e le sue incredibili performance.

CALEIDOSCOPIO

CALEIDOSCOPIO

31



La ciliegia, un frutto di stagione

La stagionalità è sinonimo di qualità, rispettando il ritmo delle stagioni i prodotti vegetali presentano le migliori caratteristiche, anche dal punto di vista nutritivo. Sembra inoltre che il ritmo delle stagioni corrisponda meglio alle esigenze dell’organismo in quel particolare periodo dell’anno.

Stefano Lugli

La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli

Agricoltura oggi

33


l’obiettivo di ampliare il calendario di raccolta (es. oggi si possono raccogliere albicocche da maggio a settembre), il miglioramento delle tecniche di conservazione (kiwi, mele e pere quasi tutto l’anno), la facilità nei trasporti e la possibilità di importare frutta contro stagione dall’altro emisfero a costi relativamente contenuti. Ciò nonostante, la ciliegia rimane un frutto di stagione, reperibile per lo più in maggio e giugno con alcune piccole presenze in aprile, luglio e agosto, a prezzi però spesso proibitivi. La stagionalità è sinonimo di qualità, rispettando il ritmo delle stagioni i prodotti vegetali presentano le migliori caratteristiche, anche dal punto di vista nutritivo. Sembra inoltre che il ritmo delle stagioni corrisponda meglio alle esigenze dell’organismo in quel particolare periodo dell’anno.

In un passato oramai lontano il legame dell’uomo con la natura era molto stretto e anche la scelta del cibo dipendeva da essa: gli agrumi d’inverno, le fragole e le ciliegie in primavera, le pesche e le susine d’estate. Se ieri era impossibile fare diversamente, oggi non più. Il consumatore può acquistare la maggior parte delle varietà di frutta, ortaggi e verdura in qualsiasi mese o stagione dell’anno. Il “fuori stagione” da eccezione è divenuta regola, con alcune ma rare eccezioni, come ad esempio le castagne e appunto le ciliegie. A questa “destagionalizzazione” hanno certamente contribuito l’’evoluzione delle tecniche (es. la coltivazione sotto serra), la delocalizzazione delle produzioni in ambienti che aiutano la precocità (es. aree meridionali) o la tardività (es. aree montane), il lavoro svolto nei programmi di miglioramento genetico con

Durone nero di Vignola

34 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


APRILE I II III

MAGGIO I II III

GIUGNO I II III

Siviglia (SPA) Catalunia, Estremadura, Tarragona (SPA) Turchia Puglia e Campania (ITA) Emilia Romagna e Veneto (ITA) Trentino (ITA) Alto Adige (ITA)

35 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli

LUGLIO I II III

AGOSTO I II III


La biodiversità abita ancora qui

il 2010 è stato proclamato dall’ONU l’Anno Internazionale della Biodiversità, nel quale tutti i Paesi sono chiamati ad azioni che arrestino la quotidiana perdita di diversità biologica. L’Italia comunque, con le sue 12.000 specie di flora delle quali il 13,5% di specie endemiche, “è il Paese Europeo, come afferma il WWF, più ricco di biodiversità, anche se molta di questa ricchezza si sta perdendo”.

L’agricoltura può svolgere un ruolo importante per la difesa della biodiversità, cioè di tutte le forme nelle quali si differenziano i vegetali. Nel caso delle ciliegie sono centinaia ormai le varietà del nostro Paese a rischio sopravvivenza. Questa erosione genetica è un problema ormai a livello mondiale, tanto che

Ferrovia

36 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


Territorialità

un dato interessante circa le tendenze della cerasicoltura nazionale nel medio periodo. Dopo un processo di meridionalizzazione della coltura, i nuovi impianti di ciliegio si stanno realizzando per lo più nel nord Italia, in Emila Romagna (18% delle superfici in allevamento) e in Trentino Alto Adige (6%). Le ragioni di questa controtendenza vanno ricercate in una maggiore specializzazione degli impianti con incremento delle densità di impianto (vicino alle 1.000 piante per ha) grazie all’utilizzo di portinnesti ad effetto nanizzante in grado di contenere la taglia dell’albero, aumentare le rese produttive e ridurre i costi di raccolta e produzione.

Il ciliegio è coltivato in Italia su una superficie di quasi 30 mila ettari, concentrati per il 78% nelle regioni meridionali. Solo in Puglia sono coltivati 19 mila ettari a ciliegio. Le altre principali aree di produzione sono la Campania (3.200 ha), l’Emilia Romagna (2.300 ha) e il Veneto (2.100 ha). La produzione italiana si aggira intorno a 1,5 milioni di quintali / anno, mentre le rese produttive medie sono piuttosto basse (sotto i 50 qli/ ha) ma variano molto da regione a regione secondo il grado di specializzazione della coltura. Dalle statistiche ufficiali emerge

Della Recca

37 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


Produzioni tipiche In Italia sono tre le produzioni di ciliegie certificate con marchi di prodotto e di processo IGP o DOP. La prima produzione ad avere ottenuto l’IGP è stata la Ciliegia di Marostica coltivata nei territori dei seguenti comuni in provincia di Vicenza: Marostica, Salcedo, Fara Vicentino, Breganze, Mason, Molvena, Pianezze, Bassano, Schiavon. Possono essere certificate IGP solo queste varietà autoctone: le precocissime Sandra e Francese (Burlat), le intermedie Roana e Romana, le tardive Milanese, Durone Rosso (Ferrovia simile) e Bella Italia e Sandra Tardiva. Insieme a queste sono ammesse Van, Giorgia, Ferrovia, Ferrovia, Durone Nero I, Durone Nero II e Mora di Cazzano. Recentemente la modifica del disciplinare di pro-

duzione ha inserito queste nuove varietà: Bella di Pistoia, Black Star, Early Bigi, Grace Star, Kordia, Lapins, Marostegana, Prime Giant, Regina e Folfer. Su una produzione complessiva di 10.000 quintali, lo scorso anno sono state certificate IGP appena 1.500 quintali di ciliegie. Per maggiori info: www. ciliegiadimarosticaigp.it Il secondo riconoscimento europeo alle produzioni tipiche è andato alle DOP Ciliegia dell’Etna, che designa il frutto di un ecotipo locale, la varietà Mastrantonio nota anche come Donnantonio. La ciliegia si presenta di colore rosso brillante, di pezzatura medio-grossa, croccante con una polpa molto compatta all’interno e un peduncolo lungo. Il frutto è dolce, ma non stucchevole, la bassa acidità conferisce un sapore molto

Ceraseti Alto Adige

38 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


Ciliegia di Marostica IGP La prima produzione ad avere ottenuto l’IGP è stata la Ciliegia di Marostica coltivata nei territori dei seguenti comuni in provincia di Vicenza: Marostica, Salcedo, Fara Vicentino, Breganze, Mason, Molvena, Pianezze, Bassano, Schiavon.

Ciliegia dell 'Etna DOP

La ciliegia si presenta di colore rosso brillante, di pezzatura medio-grossa, croccante con una polpa molto compatta all’interno e un peduncolo lungo. Il frutto è dolce, ma non stucchevole, la bassa acidità conferisce un sapore molto gradevole ed equilibrato.

Ciliegia di Vignola IGP La denominazione è riservata alle varietà precoci Bigarreau Moreau e Mora di Vignola, a maturazione intermedia Durone dell’Anella, Anellone, Giorgia, Durone Nero I, Samba e Van e alle tardive Durone Nero II, Durone della Marca, Lapins, Ferrovia e Sweetheart.

39 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


gradevole ed equilibrato. Viene coltivata in 23 comuni della provincia di Catania. Le prime produzioni DOP sono state commercializzate nel 2012. Per maggiori info: www. fruttaetna.it L’ultimo marchio europeo ad essere stato riconosciuto, probabilmente il più noto, è quello della IGP Ciliegia di Vignola. La denominazione è riservata alle varietà precoci Bigarreau Moreau e Mora di Vignola, a maturazione intermedia Durone dell’Anella, Anellone, Giorgia, Durone Nero I, Samba e Van e alle tardive Durone Nero II, Durone della Marca, Lapins, Ferrovia e Sweetheart. La zona di produzione della “Ciliegia di Vignola” è compresa nella fascia formata dal tratto pedemontano del fiume Panaro e altri corsi d’acqua minori, dai 30 metri s.l.m.

fino alla quota di 950 metri e comprende il territorio di diversi comuni delle Province di Modena e Bologna. Su una produzione complessiva di circa 25 mila quintali, lo scorso anno sono state cerificate IGP circa la metà delle ciliegie prodotte. Recentemente è stata presentata al Ministero una modifica al disciplinare che prevede, tra l’altro, la richiesta di inserimento di alcune nuove varietà coltivate nel comprensorio vignolese. Proprietà nutritive delle ciliegie Le ciliegie contengono acqua per circa l’80%, zuccheri in percentuali variabili dal 10 al 20% (levulosio o fruttosio) secondo il genotipo e lo stadio di maturazione, proteine intorno all’1%, grassi per lo 0,1%, sostanze

40 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


Mora di Vignola

41 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


nutritive fra cui i flavonidi ed in particolare le antocianine, responsabili del colore rosso dell’epidermide e della polpa; sono presenti inoltre molte vitamine (A, B, C, PP) e minerali quali ferro, calcio, fosforo, zolfo, magnesio, sodio, potassio ed oligoelementi quali zinco, rame, manganese, cobalto, acidi organici e fibre (cft. Tabella valori nutrizionali) Perché le ciliegie fanno bene? Il Magazine on-line paginemediche.it riassume bene i principali effetti benefici di queste drupe: innanzitutto la vitamina C insieme ai flavonidi, fa delle ciliegie una ricca fonte di antiossidanti, rendendole particolarmente utili a contrastare i radicali liberi e le patologie derivate dagli stessi. Gli antociani le rendono un ottimo rimedio antidolorifico, aiutando a combattere le infiammazioni delle articolazioni causate da artrite ed hanno in generale una funzione di protezione del cuore e dell’apparato cardiocircolatorio. Una ricerca dell’Università del Michigan dimostra inoltre che una dieta a base di ciliegia è

Ciliegie

Parte Edibile

Proteine

Lipidi

Glucidi

% 86

g 0,8

g 0,1

g 9

in grado di abbassare il colesterolo, ridurre i trigliceridi, diminuire il grasso corporeo ed innalzare la quantità di antiossidanti - antocianine presenti nell’organismo. La principale componente dell’acidità della ciliegia, l’acido malico, favorisce la digestione degli zuccheri e l’attività del fegato. Il potassio contenuto in quantità notevole nelle ciliegie notevolmente al tenore energetico nonché all’equilibrio cellulare. I polifenoli e la vitamina PP potenziano la resistenza dei capillari. Riassumendo, le ciliegie dolci risultano un potente depurativo, demineralizzante ed energetico, regolatore del fegato, diuretico, antireumatico ed antiartritico, lassativo e rinfrescante mentre quelle acide (le amarane) sembrano conciliare il sonno e il riposo. Studi avviati nell’Università del Texas attestano che il consumo di questi frutti aiuta a contrastare attivamente l’insonnia grazie alla melatonina contenuta in quantità consistenti nelle amarene Montmorency.

Fibra Energia

Ferro

Calcio

Fosforo

Tiamina Vit B1

Riboflavina Vit B2

Niacina Vit PP

Vit. A

Vit.C

g 1,0

mg 0,6

mg 30

mg 18

mg 0,03

mg 0,03

mg 0,5

mg 19

mg 11

Kcal 38

42 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


Kordia

43 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


Durone nero di Vignola

44 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


La qualità delle ciliegie Le norme di commercializzazione europee per il mercato fresco applicate alle ciliegie sono stabilite dal regolamento 214 del 2004 della Commissione Ue. Tali norme interessano le disposizioni relative alla qualità (caratteristiche minime e categorie commerciali), alla calibrazione e alle tolleranze ammesse (di qualità e di calibro), alle modalità di presentazione e alle indicazioni esterne alle confezioni riguardanti l’identificazione, la natura e l’origine del prodotto, le caratteristiche commerciali di appartenenza (categoria). Ecco le principali norme di commercializzazione per questo prodotto. Qualità. Vengono definite le caratteristiche qualitative minime che le ciliegie devono presentare dopo il condizionamento e l’imballaggio. Le ciliegie devono essere intere, di aspetto fresco, sane, con polpa consistente

secondo la varietà, pulite, prive di parassiti e di umidità esterna anomala, di odori o sapori estranei, provviste di peduncolo. Viene ammessa la mancanza di peduncolo purché la buccia sia intatta e non ci sia una perdita rilevante di succo nel caso di ciliegie tipo le Picota spagnole o di denominazione equivalente, ovvero di varietà che perdono naturalmente il peduncolo al momento della raccolta. Le ciliegie devono essere sufficientemente sviluppate ed essere state raccolte ad un grado di maturazione soddisfacente e comunque tale da consentire ai frutti di sopportare il trasporto e le operazioni di movimentazione ed arrivare in condizioni soddisfacenti al luogo di destinazione. In base a queste disposizioni le ciliegie vengono classificate in tre categorie di qualità: categoria extra, categoria I e categoria II. Nella tabella sottostante sono espressi i requisiti

Ciliegie: le regole europee sulla qualità

Categorie

Qualità

Caratteristiche del frutto Ben sviluppato, con caratteristiche e colorazione tipica della ETRA superiore varietà; non debbono presentare difetti, salvo lievissime alterazioni superficiali della buccia. Deve presentare le caratteristiche tipiche delle varietà; possono PRIMA buona presentare un lieve difetto di forma o uno di colorazione. Possono essere presenti difetti di forma e colorazione a condizione purché non pregiudichi minima le caratteristiche delle SECONDA ammessa varietà; accettati anche difetti superficiali cicatrizzati che non pregiudichino l’aspetto del frutto.

Calibri

Tolleranza di qualità

Tolleranza di calibro

20 mm

Il 5% di frutti in numero o in peso non rispondenti alle caratteristiche della categoria, ma conformi a quelle della categoria; il 2% di frutti spaccate e/o verminati; sono esclusi i frutti immaturi

10% in numero o in peso di frutti non rispondenti al calibro minimo purché il diametro non sia inferiore a 17 mm nella cat. EXTRA e 15 mm nelle cat. I e II.

17 mm

Il 10% di frutti in numero o in peso non rispondenti alle caratteristiche della categoria ma conformi alla categoria II; il 4% di frutti spaccati o verminati. 10% di frutta senza penducolo purchè la buccia sia intatta e non ci sia perdita rilevamte di succo.

idem

17 mm

Il 10% di frutti in peso on in numero non rispondenti alle caratteristiche della categoria nè alle caratteristiche minime, esclusi i frutti affetti da marciume o inadatti al consumo. Il 4% di frutti ultramaturi e/o spaccati e/o verminati. Il 20% di ciliegie senza penducolo purchè la buccia sia intatta e non ci sia perdita rilevamte di succo.

idem

45 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


Calibro Grace Star Cestini

indicazioni esterne vanno riportati il nome e l’indirizzo del confezionatore o speditore, la natura del prodotto se non visibile all’esterno, l’origine del prodotto (Paese ed eventualmente la zona di produzione o la denominazione nazionale, regionale o locale), le caratteristiche commerciali (categoria) mentre sono facoltativo il nome della varietà e il marchio ufficiale dell’organismo di controllo.

minimi richiesti per ogni categoria, le tolleranze ammesse e le disposizioni relative alla calibrazione. Presentazione. Il contenuto di ogni imballaggio deve essere omogeneo e comprendere unicamente ciliegie della stessa varietà, origine e qualità. I frutti devono essere di calibro uniforme. Per la categoria extra viene richiesta l’uniformità di colorazione e l’omogeneità del loro grado di maturazione. La parte visibile del collo dovrà essere rappresentativa dell’insieme. Circa il condizionamento, dovrà essere tale da garantire una protezione adeguata al prodotto. Nelle

Garanzie di prodotto e di processo. Alle numerose norme, regolamenti, decreti e circolari esplicative che definiscono i parametri obbligatori minimi di qualità del prodot-

46 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


47 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


48 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


Grace Star

49 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


Giorgia

50 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


to ciliegia avviato alla commercializzazione, si aggiungono una serie di requisiti che, pur non essendo catalogati in norme scritte, rappresentano le componenti necessarie a soddisfare il rispetto delle norme stesse e, soprattutto, tendono a soddisfare appieno i crescenti bisogni del mercato e le esigenze dei consumatori. La necessità di soddisfare una domanda sempre sostenuta, la globalizzazione dei mercati e la conseguente competitività tra i principali paesi produttori di ciliegie, i mutamenti avvenuti nei canali distributivi, dove la grande distribuzione orga- nizzata ha assunto un ruolo di leadership anche nel comparto ortofrutta, hanno di fatto modificato il concetto di qualità di

questo prodotto estendendolo ad ulteriori e irrinunciabili requisiti, i principali dei quali sono: una chiara identificazione del prodotto (rintracciabilità); garanzie di igiene e salubrità; prolungata conservabilità e self-life del prodotto; continuità di presenza sui banchi vendita con prodotti quanto più omogenei e costanti nel tempo. Di conseguenza, massima organizzazione e assoluta puntualità nelle diverse fasi di commercializzazione e distribuzione; qualità organolettiche possibilmente certificate e garantite; presentazione delle ciliegie in confezioni e imballaggi sempre più diversificati e accattivanti; strategie di marketing e valorizzazioni delle produzioni di èlite.

Regina

51 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli


Le varietà Il panorama varietale si caratterizza dalla presenza di oltre 120 genotipi coltivati a livello nazionale. Ogni regione ha un proprio assortimento, un mix di varietà appartenenti al germoplasma locale selezionato in loco insieme a nuove varietà introdotte negli anni e subito adattatesi all’ambiente. Tra le prime vanno annoverate le More del veronese (Mora di Cazzano, Meraviglia dell’Alpone), la Moretta e i Duroni di Vignola (Primo e Secondo, Anella e Anellone, Marchigiano), le ciliegie a buccia gialla campane (Della Recca e Imperiale) e la classica Ferrovia pu-

gliese. Tra le varietà introdotte nell’ultimo mezzo secolo, quelle maggiormente diffuse risultano essere i due “Bigarreau” francesi Burlat e Moreau, le canadesi Celeste, Samba, Lapins e Sweethaert, le italiane Giorgia e Grace Star e le europee Kordia e Regina. Nel box accanto viene riportata una breve descrizione di queste varietà.

Stefano Lugli Dipartimento di Scienze Agrarie Area scientifica Colture Arboree Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

52 La Ciliegia, un frutto di stagione Stefano Lugli



CALEIDOSCOPIO

CALEIDOSCOPIO

Particolare, due sparkling star per Tenuta del Buonamico

54

E’ di sicuro una cuvèe particolare, come la scelta del nome delle bollicine di Tenuta del Buonamico. Particolare è un Brut diverso anche nella scelta dei vitigni: Pinot Bianco, Sémillon e Trebbiano Toscano, ben gestiti dall’enologo Alberto Antonini, che di recente è stato inserito al n. 5 come primo ed unico italiano, nella top ten dei wine consultant stilata da “The Drinks Business”. Insieme ad Eugenio Fontana patron della tenuta, Antonini ha espresso con coraggio una scelta ben precisa nel pensare a Particolare (anche nella versione Rosè), superando la visione “franco centrica” della maggior parte dei produttori, per creare l’espressione di una unicità e quindi di un preciso territorio, quello di Montecarlo. L’area infatti ha sempre risposto positivamente nei bianchi, così anche per il Brut, a conferma della reputazione dei vitigni utilizzati. Charmat è il metodo scelto per realizzare queste bollicine in una realtà destinata a crescere ancora per la passione dei proprietari, Eugenio e il padre Dino Fontana e la loro nuova cantina inaugurata poco più di un anno fa in località Cercatoia. Un Brut tanto particolare quanto elegante che ben si accompagna a foie gras, jamon iberico, pesce. Consistente il perlage, il colore è ben distribuito in un giallo intenso. Il profumo è quello della frutta gialla con un lieve polvere di cacao per chiudere con un sofisticato finale di pan brioche e tostatura. Acidità ben equilibrata e molta freschezza. La versione Rosè ha conquistato per il suo blend di Sangiovese e Syrah, dal profumo delicato e fragrante, fruttato con sentori di fragola, lampone e rosa. Al gusto risulta particolarmente strutturato e complesso contrapponendo alla spiccata acidità un equilibrato tenore zuccherino. Il perlage è fine e molto persistente.

Spumante Toscana, Loc. Cercatoia del Comune di Montecarlo. Brut Rosè: Sangiovese e Syrah Brut: Pinot Bianco, Semillon e Trebbiano Toscano Vini”cazione in rosato e spumantizzato secondo il metodo Charmat: la spumantizzazione si effettua in autoclave ad una temperatura costantemente controllata dove, grazie ai lieviti selezionati, si ha un’ottimale presa di spuma. Trascorso il tempo della fermentazione, circa sei mesi, si ha la quasi immediata “ltrazione così da preservare la naturale freschezza. L’imbottigliamento è la fase conclusiva di questo processo preceduto da alcune settimane di a$namento in autoclave. Il vino prosegue un a$namento in bottiglia per 4 mesi. Il profumo è delicato e fragrante, fruttato con sentori di fragola, lampone e rosa. Al gusto risulta particolarmente strutturato e complesso contrapponendo alla spiccata acidità un equilibrato tenore zuccherino. Il perlage è molto persistente. Particolarmente indicato per pranzi a base di pesce o di carni bianche. Indicato comunque in ogni occasione particolare.




LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI

ITINERARI

57

LA VALLE SACRA

Da Cuzco, maestosa capitale Inca, percorriamo la Valle Sacra, disseminata di siti archeologici e testimonianze di questa grande civiltà dedita all’agricoltura, alle opere architettoniche e idrauliche, per arrivare a Machu Picchu, la “città nelle nuvole”.

Renzo Angelini


I

n un arco di tempo di appena un secolo gli Inca fondarono l’impero più grande dell’America precolombiana occupando un territorio che andava dai picchi ghiacciati della Cordigliera delle Ande, alla costa desertica, alla giungla amazzonica; al centro c’era la città di alta quota di Cuzco. Prima del loro arrivo, nelle Ande centrali, la zona era abitata da popolazioni di culture diverse; queste vennero unificate sotto lo stesso sistema sociale e la stessa lingua, adottando alcuni aspetti delle culture che andavano inglobando. Una delle manifestazioni della elevata civiltà inca era la rete stradale, costruita appositamente per unire le regioni del loro vasto impero e indispensabile per garantire unità e sicurezza. Gli spagnoli scoprirono e utilizzarono numerose strade degli Inca e le paragonarono a quelle che costituivano il vanto dell’ Antica Roma. La rete viaria si

estendeva infatti dal confine nord, Quito in Equador, fino alle lontane terre del Cile, a sud, secondo due itinerari: quello montano, lungo l’altopiano andino, e quello costiero, intervallati da percorsi interni che permettevano di passare da una via all’altra. Per migliorare lo sfruttamento della terra gli Inca realizzarono sofisticati sistemi di terrazzamento del suolo (andenes) ed avanzati impianti di irrigazione. Questa tecnica consentiva di aumentare la superficie coltivabile e contrastare l’azione dei venti e delle piogge. Il terrazzamento non serviva solo per la produzione di cibo; presso i “tambo”, edifici utilizzati come punti di sosta e di ristoro, come ad esempio Ollantaytambo, le terrazze erano coltivate con fiori, fatto straordinario per questa terra arida. Le civiltà andine furono tra le più importanti società agricole. Sfruttarono il terreno superando le difficoltà pedoclimatiche, organizzando la produzione in diverse fasce di raccolti nelle regioni costiere, sulle montagne, nella giungla. Si stima che gli Inca coltivassero circa settanta specie di prodotti agricoli

Machoqolqa; Rovine di Machoqolqa.

58 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


Ckakitaqlla è un aratro azionato dall’uomo consistente in un palo in legno con punta incurvata, in pietra o metallo.

ed i principali erano patate, mais, peperoni, pomodori, canna da zucchero, cotone, radici commestibili (oca, olluco, maca ecc.) ed un cereale conosciuto come quinoa. I prodotti venivano poi distribuiti in tutto l’impero. Allevavano i lama e gli alpaca per la loro lana e la carne o per usarli come animali da trasporto; catturavano le vigogne selvatiche per il loro ottimo pelo ed i guanachi per la loro carne. I contadini non avevano a disposizione animali domestici adatti al lavoro dei campi e si affidavano, pertanto, ad attrezzi adatti a questi terreni aspri e di limitata estensione. La ckakitaqlla è un aratro azionato dall’uomo ancora oggi molto diffuso tra i campesinos degli altopiani. Consiste in un palo di legno con punta incurvata o arrotondata, spesso fatta di pietra o metallo. All’ estremità una barra trasversale in legno su cui il contadino appoggia il piede per affondarlo nel terreno, producendo un solco. Le popolazioni costruivano le città assecondando la forma naturale del territorio e utilizzando materiali presenti sul posto. Le città erano spesso circondate di mura ciclopiche; i lavoratori di pietre della regione di Cuzco usavano rocce lavorate e incastrate a secco, resistenti anche ai frequenti terremoti che colpiscono l’area.

L’uso delle foglie di coca, attraverso la masticazione, è certamente molto antico e risale ad un paio di millenni prima di Cristo. Trattandosi di una pianta tropicale il suo uso non era, né lo è oggi, come spesso si crede, relegato solo alle popolazioni andine che, evidentemente, dovevano procurarsela commerciando con le popolazioni delle aree tropicali. Le foglie di coca non erano quindi un bene di largo consumo. Prova di ciò è che anche in epoca incaica, quindi per un paio di secoli prima della conquista spagnola, in un momento di consolidamento territoriale che dava quasi unitarietà al settore occidentale del Sudamerica, le foglie di coca rimanevano ad uso quasi esclusivo della teocrazia incaica. La crescita della produzione e del consumo delle foglie di coca è stata opera degli spagnoli durante i primi decenni della conquista. Nell’uso delle foglie di coca trovarono un ottimo alleato per migliorare la produzione semischiavista nelle miniere di Potosì che venivano date agli schiavi indigeni per dare loro maggiore resistenza e ridurre la fame e la sete e spesso venivano date come paga. Nel corso del XVI secolo la produzione di foglie di coca passerà da 100 tonnellate a più di 1.000, quasi tutte assorbite dalle miniere d’argento di Potosí e dintorni, nell’attuale Bolivia.

59 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


60 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI

O Maca, O Ac ca, lluc hir Ma o, sh a ua ,

Qu

ino

a

Mais

ALIMENTI DEGLI INCA


tat a

LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI

Legum delle Ai nde

Pa

61


IL MAIS

Il mais raccolto viene fatto essicare al sole.

Essicazione del mais a Pisac, Per첫.

Sgranatura del mais a Pisac.

62 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


Panorama sulla Plaza de Armas a Cuzco con La Catedral, a sinistra, con la tipica facciata rinascimentale, e la Iglesia de la Compania, a destra, uno dei migliori esempi di architettura barocca in Perù, in pietra scolpita.

La Catedral, Cuzco.

Iglesia de la Compania, Cuzco.

dei re, passeggiare sotto i portici della Plaza de Armas, dominata dalla Cattedrale, in lastre di granito rosso, e dalla chiesa gesuita La Compania, spesso scambiata con la cattedrale, per la grandiosità della sua facciata, ascoltare i rintocchi della campana maggiore della Cattedrale, al cui bronzo fu aggiunto oro degli Inca. Cuzco e dintorni sono oggi i simboli del meticcio, uno stile che accomuna elementi coloniali e andini in senso strettamente architettonico ma soprattutto culturale; questo si vede lungo i bordi delle strade, dove si improvvisano punti di vendita dei prodotti locali, e nei mercati che non sono solo un luogo dove si vendono o si scambiano prodotti provenienti dalle varie regioni della sierra. Qui avviene la socializzazione e lo scambio di cultura fra genti appartenenti a comunità indigene assai distanti tra loro. Dal 1983 è Patrimonio dell’Umanità.

CUZCO La capitale dell’ impero Inca, Cuzco, nel cuore delle Ande, è ancora oggi il punto di partenza per la visita della Valle Sacra, fino al Machu Picchu. Centro sacro del mondo andino per oltre cinquecento anni, fino alla conquista spagnola, poi punto di scontro e di unione tra i due mondi, ci consente oggi di ammirare la splendida eredità della architettura coloniale ed anche le antiche mura che ricordano i fondatori Inca. Il terremoto del 1650 danneggiò gran parte della città spagnola mentre limitati furono i danni nella zona inca. La città venne ricostruita secondo lo stile artistico detto della Scuola di Cuzco, le cui opere sono ancora numerose chiese e musei che arricchiscono la città. Vale la pena perdersi nelle sue antiche vie dai muri inca di pietre squadrate, visitare le case coloniali costruite con le pietre dei palazzi

63 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


rono a Cuzco e, sconfitti gli Inca, fondarono la loro città convertendo le strutture preispaniche in case coloniali, diventando simbolo del meticcio che troviamo ancora oggi. Sono necessari alcuni giorni per acclimatarsi a queste altitudini, goderne le bellezze ed ammirarne i dintorni. In particolare Sacsayhuaman, la fortezza-tempio che sovrasta la città, costruita con blocchi di pietra che sfidano il tempo impressionanti per gli incastri e le dimensioni delle mura ciclopiche. Puca Pucara, la fortezza rossa in lingua quechua, era probabilmente un luogo di sosta e punto di vedetta verso la vallata e le montagne circostanti. Ollantaytambo spettacolare città inca dalle imponenti terrazze e dalle lunghe scalinate, era un tempio-fortezza consacrato a

VALLE SACRA E’ la valle del fiume Urubamba nelle Ande peruviane, vicino a Cuzco. La Valle Sacra è stata il cuore dell’ impero Inca e considerata un paradiso terrestre; testimonia l’innata abilità degli Inca di costruire in armonia con l’ambiente circostante ed è allo stesso tempo ricca di natura e di storia. Si è formata grazie al corso del fiume, noto in lingua aymara come Vilcanota, alimentato da numerosi affluenti che scendono attraverso le valli o i corsi adiacenti. Per due secoli gli Inca abitarono questa zona, raggiungendo il proprio apice come centro amministrativo, religioso e militare; tra il XII e il XV secolo la valle fu dominata da tredici imperatori Inca. Nel 1533 Francisco Pizzarro e gli spagnoli arriva-

sta sulla Valle Sacra, il centro più importante del Perù per la produzione di patate, seminate e raccolte a mano, come al tempo degli Incas.

64 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


Cottura all’aperto di mais e patate.

Polpette di patate.

Nella vallata di Urubamba il mais viene steso ad essicare al sole.

65 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


TRADIZIONE INCA

Cerimonia del ringraziamento a Pachamama, la Madre Terra. Era la divinità più importante tra le comunità indigene andine già ai tempi degli Inca.

66 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


67 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


POPOLAZIONI INDIGENE

Donna campesino con il figlioletto in spalla.

68 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


Come tutte le madri andine, questa donna attende ai lavori nei campi con il figlio in spalla.

Lungo i bordi delle strade di Cuzco si improvvisano posti di vendita dei prodotti locali.

Tessitura.

Filatura.

Lavorazione della lana.

69 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


damento del terreno e furono costruite dagli Inca per sperimentare l’adattamento delle coltivazioni all’altitudine, al terreno, all’esposizione solare, alla temperatura. Tramite questa soluzione trasformarono la Valle Sacra in un centro di intensa produzione agricola. Salinas de Maras sono uno spettacolo di perizia ingegneristica precolombiana: le acque calde sature di sale che sgorgano dalla montagna vengono fatte risalire in superficie, attraverso tremila pozzi scavati a mano, e lasciata evaporare al suolo. Al mattino di buon’ora si sale poi sul trenino che porta a Machu Picchu, sogno lontano di sole, di pietra e di altitudine. Adagiata su rupi a picco, sull’impetuoso corso dell’Urubamba, e con intorno una foresta nebbiosa macchiata dal colore delle orchidee,

Inti, il Sole, dove si conservavano le viscere dei sovrani defunti. Pisac, arroccata sotto la cima rocciosa, è un complesso cultuale tra le più classiche realizzazioni architettoniche degli Inca; dalle sue splendide rovine si può ammirare in basso il mercato dai mille colori e odori, dove indigene dalle gonne sgargianti e dalle lunghe trecce, vegliano sui campi di patate e di mais e scrutano con diffidenza i turisti che comprano chincaglierie fasulle. Fu una delle aree più importanti per la produzione di mais; iniziò qui nel XV secolo la coltivazione, come agricoltura urbana, su varietà provenienti da Moray, e fu luogo di stoccaggio di nuove varietà di grano e quinoa. Moray ricorda un anfiteatro greco: le terrazze agricole (andenes) seguono esattamente l’an-

70 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


fu il luogo segreto in cui, mentre l’impero Inca cadeva irrimediabilmente sotto gli spagnoli, vennero nascoste le ultime Vergini del Sole con una precisa missione da compiere: pregare gli dei perché concedessero la vittoria contro gli usurpatori bianchi. Esse attesero il loro compito fino a morire di vecchiaia: le

loro ossa vennero ritrovate dagli archeologi insieme agli strumenti liturgici. Un migliaio di guerrieri e servi fedeli coltivavano le terrazze e difendevano gli accessi. Tutto fu inutile: gli spagnoli non conobbero mai la loro esistenza ed il popolo andino firmò il trattato di resa ai nuovi padroni.

Il chuno è una sorta di patata liofilizzata, ottenuta attraverso un primitivo processo di conservazione lasciandole all’aperto di notte per congelarle e di giorno per essicarle.

71 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


la forma di un puma, di cui Sacsayhuaman doveva essere la testa e le sue mura i denti, mentre Cuzco era il corpo del felino. L’intera popolazione di Cuzco poteva essere alloggiata nella fortezza in caso di pericolo: nel 1536 gli spagnoli espugnarono la fortezza ed abbatterono le mura che servirono come cava di pietra per la costruzione di chiese ed edifici a Cuzco. La presenza di templi, mausolei e fonti lustrali suggerisce, oltre alla funzione militare, una destinazione sacra del luogo.

SACSAYHUAMAN Impressionante esempio di architettura militare Inca, la grandiosità dell’apparato ciclopico di Sacsayhuaman, ricorda la struttura di una fortezza formata da tre grandi terrazzamenti che si sovrappongono con andamento zigzagante. Gli enormi bastioni di granito, alti fino a cinque metri e pesanti fino a 350 tonnellate, sono incastrati a secco con precisione millimetrica tale da non lasciare neppure lo spazio per la lama di un coltello. Gli Inca progettarono Cuzco con

Sacsayhuaman è un esempio di architettura militare inca formato da tre grandi terrazzamenti sovrapposti.

72 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


Le mura dei bastioni di Sacsayhuaman contemplano 22 angoli su ogni livello, rientranti e sporgenti, che esponevano il fianco del nemico ai difensori.

La spianata di fronte ai bastioni di Sacsayhuaman veniva usata come piazza cerimoniale; l’intera popolazione di Cusco poteva venire alloggiata, in caso di pericolo, nella fortezza di Sacsayhuaman.

73 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


Il Tempio del Sole di Ollantaytambo è uno dei migliori esempi di palazzo inca in pietra; sei monoliti rosa, perfettamente incastrati, riflettono i raggi del sole nascente.

Antiche abitazioni a Ollantaytambo.

Panoramica sulla cittĂ e sui terrazzamenti di Ollantaytambo.

Attraverso una serie di terrazzamenti, che servivano a proteggere la valle dalle invasioni, si sale alla fortezza di Araqama Ayllu, dove si trova il Palazzo Reale e il Tempio del Sole.

74 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


ale e l’Intihuatana, che serviva a tracciare il percorso del sole. I sei monoliti rosa del Tempio del Sole, perfettamente incastrati e con le giunture riempite di bronzo fuso, sono posizionati per riflettere i raggi del sole nascente. Nel convulso periodo che seguì la conquista spagnola di Cuzco e il tentativo di riconquista di Manco Inca, riuscito a sfuggire da Sacsayhuaman riparando a Ollantaytambo, questa venne utilizzata anche come fortezza, rivelandosi inespugnabile.

OLLATAYTAMBO E’ ancora oggi una città Inca e gli abitanti mantengono vive le antiche tradizioni, come quella della lavorazione dei campi con tecniche e strumenti di quel tempo. In basso muri di mattoni crudi proteggevano l’ingresso al grande complesso architettonico; attraverso una serie di ripidi terrazzamenti, che servivano a proteggere la valle da eventuali invasori, si sale alla fortezza dd Araqama Ayllu dove si trovano il Tempio del Sole, il Palazzo Re-

Ollantaytambo mantiene ancora le caratteristiche della città inca, come quella di lavorare la terra con aratri manuali.

75 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


PISAC Arroccato sotto la cima rocciosa, il complesso cultuale di Pisac è una delle più classiche realizzazioni architettoniche degli Inca diventando importante capitale della regione, dopo essere nata come avamposto militare e poi sviluppatasi come centro cerimoniale e abitativo. Terrazzamenti agricoli e ripidi sentieri consentono l’accesso al forte, difeso da imponenti mura di pietra. Le rovine di Pisac che comprendono edifici militari, civili e religiosi, come testimonia lo scorcio sui quartieri residenziali inclusi nel complesso archeologico, esemplifica chiaramente l’impareggiabile abilità edilizia del popolo incaico, soprattutto in questi territori così impervi e poco accessibili. Al centro del sito il Tempio del Sole, è il cuore della cittadella sacra di Pisac, con all’interno una roccia (intiwatana) usata per le osservazioni astronomiche.

Vista dal basso del forte di Pisac, protetto da imponenti mura di pietra.

76 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


Pisac, capitale della regione Inca, nacque come avamposto militare e poi come centro cerimoniale e abitativo. Terrazzamenti agricoli e ripidi sentieri salgono al forte, in alto.

Rovine di Pisac comprendono edifici militari, civili e religiosi, a testimonianza della grande capacitĂ costruttiva degli Inca su terreni impervi.

77 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


Pietre sporgenti disposte a scala, per passare da un anello all’altro.

I terrazzamenti di Moray, creati su una base in pietra e ricoperte di terra, sono alti due metri.

78 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


MORAY Sito archeologico situato a circa 50 chilometri a nord-ovest di Cuzco su un altopiano a 3500 m di altitudine. I terrazzamenti concentrici, leggermente ellittici, creati su una base di pietra e ricoperti di terra, hanno una altezza di circa due metri e sono alimentati da un complesso sistema di canalizzazione che permette di distribuire l’acqua piovana in modo uniforme su tutta la superficie. Ritenuto un luogo dove gli Inca sperimentavano il comportamento delle diverse varietà di piante per comprendere le migliori condizioni dove coltivarle nei vari climi dell’impero. L’anfiteatro

79 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI

Moray, a forma di anfiteatro greco, era il luogo dove gli Inca sperimentavano le migliori condizioni per le diverse colture.


Coltivazione di chinoa (chenopodium quinoa) a Moray. Pianta annuale è classificata merceologicamente come cereale; dalla macinazione dei semi si ottiene una farina ad alto tenore di proteine e amido.

I terrazzamenti agricoli di Moray erano un laboratorio botanico dove gli Inca sperimentavano le coltivazioni per migliorarne la produzione.

80 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


riusciva infatti a riprodurre i vari microclimi del regno, ogni piano rappresentava un clima diverso, sfruttando una escursione termica, dalla platea al gradone più elevato, di circa 15°C variando in base alla diversa esposizione al sole, all’ombra e all’altitudine. La capacità con cui viene creato questo immenso laboratorio a cielo aperto è semplicemente incredibile ed offre uno scorcio della scienza sviluppata da questa civiltà ormai scomparsa. Sono stati ritrovate tracce di oltre 250 specie vegetali, cereali in particolare.

Un complesso sistema di canalizzazioni permette la raccolta dell’acqua piovana e la sua distribuzione uniforme sui terrazzamenti.

Altopiano andino presso Moray.

81 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


due sorgenti nel cuore della montagna da cui si ricava il sale a blocchi dal quale si ricava il sale molto fine. Si materializzano poi i salineros, madidi di sudore, che si arrampicano sui ripidi sentieri, incurvati sotto i sacchi o i grandi cesti di vimini per portare il sale che verrà venduto nei mercati dei paesi vicini, a un dollaro per cinquanta chili, o scambiato con altri prodotti della terra. La personalità più importante in questo museo pietrificato è l’aguacero, l’acquaiolo, che corre da un pozzo all’altro per regolare il flusso dell’acqua, un lavoro delicato e fondamentale per evitare discussioni e rancori tra i proprietari

SALINAS DE MARAS Nella valle dell’Urubamba, a tremila metri di quota, proseguendo su piste che serpeggiano tra distese di mais, patate e greggi di pecore, alla fine di un pianoro spazzato dal vento gelido si apre una grande voragine dove si può vedere il mosaico abbagliante di bianchi e di gialli, un mantello irreale d’acqua e di sale che ricopre con migliaia di terrazze i fianchi aspri e duri della montagna. Per comprenderne la dimensione non basta una foto spettacolare scattata dal punto panoramico; all’inizio la grande salina sembra morta, un relitto minerale in fondo alla gola, che contrasta con il verde della valle dell’Urubamba. Bisogna arrivare in fondo alla pista lungo una carrettiera aggrappata alla roccia, fermarsi in silenzio ad ascoltare lo sciacquio onnipresente dell’acqua che scorre a valle da

Panoramica sulla gola di Salinas de Maras.

Salinas de Maras, nella valle dell’Urubamba a 3.000 m di quota, sembra un enorme relitto minerale che emerge dal fondo della gola.

82 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


L’aguacero (acquaiolo) corre da un pozzo all’altro per regolare il flusso dell’acqua e la deposizione del sale.

83 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


I salineros continuano a estrarre il sale dalla Pachamama (Madre Terra) con metodi tramandati per generazioni, dal tempo degli Incas.

84 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


delle diverse piazzuole, che si trascinano per generazioni. Persi nei gironi di rettangoli si vedono figure colorate quasi immobili: sono le salineras, vere e proprie guardiane del sale che estraggono il sale dalla terra con metodi tramandati di generazione in generazione dal tempo degli Incas. Il segreto è sapere quando muovere l’acqua altrimenti “si siede”; alla salineras basta guardare il colore di ogni terrazza per capire quando sarà l’ora di lavorarla. Dopo un mese di evaporazione il sale viene raccolto e trasportato in paese lungo i sentieri della montagna che un tempo erano percorsi da lunghe carovane di muli che portavano il sale di Maras in tutto il Perù e persino nella sperduta foresta amazzonica.

85 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


Ogni 3 giorni l’acqua va mossa e, dal colore di ogni terrazza, si capisce da quanti giorni è stata lavorata.

86 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


87 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


stazione ferroviaria di Puente Ruinas, ubicata in fondo alla gola e raggiungibile solo in treno o in elicottero. Verso il 1440 la Gola di Picchu fu conquistata da Pachacutec, nono imperatore Inca e, alla sua morte, Machu Picchu andò perdendo di importanza e centralità a favore di Ollantaytambo, dove si trasferì il culto della mummia del defunto re. La guerra civile inca (1531-1532) e l’arrivo degli spagnoli nel territorio di Cuzco, nel 1534, contribuirono all’isolamento: la collettività rurale del posto era formata prin-

MACHU PICCHU Il sito archeologico si trova a 130 chilometri da Cuzco, adagiato su una sella, a 2430 metri di altitudine, tra i monti Machu Picchu e Huayna Picchu, nella Cordigliera delle Ande peruviane, ai piedi dei quali, praticamente cingendole, scorre il fiume Urubamba. Il nome deriva dalla lingua quechua: machu (vecchio) e picchu (cima, montagna). Raggiungibile a piedi attraverso il Sentiero Inca, o utilizzando la strada di Hiram Bingham, che risale a tornanti il pendio, partendo dalla

Le rovine di Machu Picchu si adagiano su una sella montagnosa, a 2.800 metri di altitudine, che collega i picchi andini di Huayna Picchu (Giovane Cima) e Machu Picchu (Grande Cima) e, in basso, il corso del fiume Urubamba.

88 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


Lama al pascolo tra le rovine. La foresta nebbiosa e gli altopiani andini sono macchiati dal colore di splendide orchidee. Machu Picchu è situata a metà strada fra la Cordigliera Centrale delle Ande peruviane, sulla riva sinistra del Canyon dell’ Urubamba, e la Foresta Amazonica.

89 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


Una ripida strada a tornanti è la via di accesso alle rovine e parte dalla stazione ferroviaria di Puente Ruinas, nel fondovalle.

La città fu costruita dall’imperatore inca Pachacutec, intorno al 1440 e abitata fino alla conquista spagnola del 1532.

Porta di accesso alla città

Questi edifici rivelano una grande abilità architettonica; sono infatti costruiti con blocchi a molti lati, incastrati a secco come tessere di un mosaico.

Nel cuore del centro urbano si trova la lunghissima Scala delle Fontane che, insieme alla Scalinata Centrale, pone in comunicazione tra loro diversi quartieri abitativi.

Il Settore Sacro si estende fino alla sommità di uno sperone roccioso, in posizione dominante rispetto al cento cittadino.

Piazza Sacra dove si affacciano il Tempio delle Tre Finestre e la Casa degli alti sacerdoti; seviva probabilmente a celebrare i riti sacri.

Davanti al Tempio delle Tre Finestre una lunga rampa di scale conduce ad un’altra struttura sacra posta alla sommità di uno sperone roccioso dove troviamo il monolito detto Intihuatana.

90

LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


Settore Centrale.

le informazioni di Lizarraga, organizzò una spedizione scientifica alla ricerca della Città Perduta. Accompagnato da un contadino del luogo, Melchor Arteaga, il quale raccontò di incredibili rovine sulla vetta di una montagna. Hiram Bingham giunse a Machu Picchu il 26 giugno 1911 e vi trovò due famiglie contadine che sfruttavano le terrazze a sud delle rovine, per coltivarne la terra, utilizzando un canale incaico ancora funzionante, che traeva acqua da una sorgente. Gli agricoltori lo accompagnarono immediatamente nella zona urbana, completamente avvolta dalla giungla. Gli scavi archeologici dal 1912 al 1915 liberarono le rovine dalla vegetazione e riportarono alla luce questa incredibile città, oggi Patrimonio Mondiale dell’Umanità

cipalmente da coloni, provenienti da varie nazioni conquistate dagli Incas e tradotti qui a forza. Approfittando del crollo del sistema economico della regione, decisero di tornare alle terre d’origine e, Machu Picchu diventò un luogo remoto, distante dalle nuove rotte del Perù e ignorato dal sistema coloniale, né si mantenne come terra di interesse agricolo: la foresta riprese il sopravvento avvolgendo nella vegetazione le costruzioni dell’area urbana. Solo nel 1902 si torna ad avere notizie: Agustin Lizarraga, proprietario terriero di Cuzco, visitò le rovine, lasciando un graffito con i nomi dei visitatori su uno dei muri del Tempio delle Tre Finestre, ritrovato successivamente dagli archeologi. Fu così che lo storico statunitense Hiram Bingham, appreso

91 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


Le abitazioni erano coperte da tetti formati da paglia. I ripidi spioventi assicuravano la protezione dalle pioggie torrenziali.

Tratto lastricato e scalinate scavate nei fianchi della montagna, lungo il Sentiero Inca.

(Unesco). L’ottimo stato di conservazione di questa città, inerpicata sul fianco della montagna, la rende una delle maggiori attrazioni del Sudamerica: nessun’altra civiltà è stata in grado di mettere insieme blocchi di pietra colossali con una tecnica a secco, tagliati con strumenti di pietra o bronzo, levigati per combaciare perfettamente e trasportati con tecniche non ancora chiarite. L’accesso avvie-

ne dalla Casa del Guardiano, piccola costruzione che si apre sul panorama spettacolare di Machu Picchu; al centro della città sono gli edifici del settore reale costruiti con pietre e architravi ciclopici ed in particolare il Tempio del Sole, probabilmente un osservatorio dove gli astronomi inca decidevano i tempi delle semine in base ai movimenti delle costellazioni, la Piazza Sacra con i templi più importanti del complesso, e la fontana che raccoglieva l’acqua di una sorgente a monte e la distribuiva a tutta la città. Vicino alla Piazza Sacra c’è il Tempio delle Tre Finestre, rettangolare, fatto di grandi massi squadrati, perfettamente incastrati tra di loro; dalle tre finestre, durante il solstizio d’inverno, i primi raggi di sole entravano inondando la

92 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


Settore Reale o religioso.

Gli archeologi propendono per l’ipotesi che il Tempio del Sole fosse un osservatorio dove gli astronomi Inca decidevano i cicli agricoli studiando i movimenti delle costellazioni e i solstizi.

Abitazioni

La Cordigliera fa da quinta teatrale a Machu Picchu.

Quartiere secolare o Industriale. Edifici architettonicamente meno importanti, si pensa vi abitassero gli operai del regno.

Il Tempio del Sole è l’edificio in pietra più bello. Imponente costruzione a base circolare, detta Torreon, ricorda le torri di avvistamento europee ma potrebbe essere un edificio a carattere astronomico, dedicato al culto del sole.

Vista sulle rovine da Intipunku (2.720m).

Mura ciclopiche, formate da massi perfettamente intagliati e incastrati, testimoniano l’altissimo livello raggiunto dal popolo Inca nelle tecniche architettoniche.

93

LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


I numerosi livelli terrazzati sui quali si articola il settore extraurbano di Machu Picchu erano probabilmente legati alla attivitĂ agricola o a significati che ancora oggi ci sfuggono. Vasta area considerata il settore agricolo di Machu Picchu, dove numerosi terrazzamenti retti da possenti muri di sostegno, si estendono lungo il pendio.

94 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


Terrazzamenti intorno alla Casa del Guardiano. Questa piccola costruzione, restaurata con un tetto di paglia, è in posizione perfetta per sorvegliare i punti di accesso alla città da sud.

stanza di luce. Attraverso una ripida scalinata si raggiunge la Roccia Sacra, dedicata agli dei e probabilmente altare sacrificale usato per calmare le divinità. A est, infine, l’abitato della popolazione detto anche Quartiere Industriale, dove gli edifici sono architettonicamente meno importanti e si pensa fossero abitati dagli operai del regno. Tutto il sito è circondato da terrazzamenti agricoli, scavati nei fianchi della montagna, che producevano cibo per oltre mille abitanti; probabilmente gli Incas, consapevoli dell’instabilità del ter-

ritorio, avevano provveduto a metterlo in sicurezza grazie ad un ingegnoso sistema di terrazzamenti drenanti e drenaggi superficiali capaci di ridurre l’infiltrazione dell’acqua piovana e la possibilità di smottamenti.

Renzo Angelini Direttore Editoriale

95 LA VALLE SACRA RENZO ANGELINI


CALEIDOSCOPIO

CALEIDOSCOPIO

APRE LA NUOVA MEDICAL SPA DI GALZIGNANO TERME SPA & GOLF RESORT: UNA STRUTTURA PROFONDAMENTE ATTENTA AL VISSUTO DELLA PERSONA, LE SUE ESIGENZE, GLI OBIETTIVI (REALMENTE) RAGGIUNGIBILI GRAZIE AD UN POOL DI PROFESSIONISTI SPECIALIZZATI IN DISCIPLINE MEDICHE E INTEGRATE.

96

Sovrappeso e obesità, mal di schiena, cefalee, insonnia, allergie, dermatiti, problemi respiratori, disordini alimentari, difetti posturali, disturbi gastrointestinali possono essere efficacemente affrontati grazie alla sinergia di competenze mediche specialistiche, discipline integrate e operatori del benessere, coordinate dal Dr. Gianluca Toccacieli, ideatore del progetto e titolare di Salute in Armonia. Nello straordinario contesto di Galzignano Terme Spa & Golf Resort, che unisce professionisti della salute, benessere termale, sport & wellness. L’ennesima Medical Spa? No. Quella di Galzignano Terme Spa & Golf Resort sorge in un contesto termale di antichissima tradizione, un luogo dove l’approccio salutistico alla persona è iscritto nella storia di questo bacino - le Terme Euganee - noto sin dall’età neolitica. Nei secoli si è poi perfezionato grazie alla scoperta delle sostanze minerali particolarmente benefiche, contenute nelle acque salso-bromo-iodiche che sgorgano alla temperatura di 87°C, dopo un percorso sotterraneo lungo 80 km e di 25/30 anni. L’efficacia dei fanghi è stata unanimemente riconosciuta nella cura di artropatie, neuropatie e dermopatie. Contengono, inoltre, ottimi elementi per rafforzare il sistema immunitario e rendere l’organismo più resistente. Queste proprietà estremamente curative, intrinseche al reparto termale, sono oggi state ulteriormente valorizzate e potenziate dalla consulenza di professionisti della medicina e del benessere, che hanno dato vita alla Medical Spa di Galzignano Terme Spa & Golf Resort, un luogo dove coesisteno la salute e il benessere generale della persona, uno spazio di congiunzione tra sanità, psicologia e piacere psicofisico.

GLI AMBITI DI CURA Le aree specifiche di intervento che riguardano la parte poliambulatoriale: -il mal di schiena -il mal di testa -i disturbi gastrointestinali -le allergie -i problemi dermatologici -l’insonnia -l’ansia/lo stress -i disturbi respiratori Quattro le aree di eccellenza, seguite direttamente da professionisti di primo ordine, riconosciuti a livello nazionale: -il peso/l’obesità -le mamme/i bambini -i problemi psicofisici/intellettivi -gli stati post-chirurgici Altri percorsi sono legati, ad esempio, alla ripartenza agonistica post operazione, alla remise en forme post partum, alla disintossicazione post oncologica, alla migliore psico-motricità dei bambini ed alla medicina estetica. www.galzignano.it


CALEIDOSCOPIO I dati di produzione e vendita resi noti dal Consorzio di Tutela confermano anche per il 2013 l’alto indice di gradimento da parte dei consumatori

Lo testimoniano i dati di produzione e vendita resi noti qualche giorno fa - dal Consorzio di Tutela, secondo cui nel 2013 sono stati prodotti oltre 38.000.000 di kg di Mortadella Bologna IGP (Fonte Dati INEQ): numeri che confermano la Mortadella Bologna al secondo posto fra i salumi tutelati più consumati in Italia. Nonostante la crisi economica non abbia risparmiato neanche il settore alimentare in generale (il 2013 ha registrato, infatti, un calo del fatturato del venduto di almeno 3,5 punti percentuali – Dati FEDERALIMENTARE) compreso il comparto dei salumi (che ha registrato un calo delle vendite), la produzione di Mortadella Bologna IGP è rimasta in linea con i dati del 2012 (Fonte Dati INEQ). Inoltre, secondo quanto emerso dall’indagine commissionata a Nielsen dal Consorzio di Tutela, i canali GDO e Normal Trade hanno visto un incremento di qualche punto percentuale sia a valore che a volume, dato questo in contro tendenza rispetto al prodotto non tutelato. “È innegabile che il nostro Paese stia vivendo un quadro congiunturale allarmante - afferma Corradino Marconi, Presidente del Consorzio di Tutela Mortadella Bologna IGP - che negli ultimi anni ha investito anche i nostri produttori, ma il fatto stesso che riusciamo anche quest’anno a confermare la produzione dell’anno passato e a registrare un certo incremento delle vendite ci conforta. Questo significa che il Consorzio si sta impegnando e sta lavorando nella giusta direzione per educare il consumatore, affinché comprenda il valore aggiunto nell’acquisto del prodotto tutelato”. Il fatto che il consumatore abbia capito l’importanza di acquistare un prodotto tutelato è stato dimostrato anche da una recente ricerca realizzata dal Cermes, condotta su 500 famiglie e sui principali gruppi della GDO secondo cui, anche in un periodo di difficoltà economica, gli italiani premiano la qualità, essendo disposti a pagare fino al 20% in più per la Mortadella Bologna IGP rispetto alla mortadella non tutelata. L’acquisto della Mortadella Bologna IGP garantisce,

infatti, ai consumatori un prodotto sicuro e controllato in ogni fase del processo di lavorazione, un prodotto dalle caratteristiche uniche per qualità e gusto. Il canale principale per volume di vendite è la Distribuzione Moderna, con un dato che si attesta sempre secondo i Dati Nielsen - attorno al 73,3% del totale delle vendite. Inoltre, la Mortadella Bologna IGP viene venduta prevalentemente al banco taglio (77,6% delle vendite totali), mentre il 22,4% viene commercializzata al libero servizio, in vaschette preconfezionate, in tranci o in piccoli formati. La Mortadella Bologna IGP preaffettata nell’anno 2013, secondo quanto certificato dall’Istituto di Controllo INEQ, ha registrato un aumento pari al 2,2% raggiungendo un volume di circa 5.000.000 di Kg. Infine, non dimentichiamo che la Mortadella Bologna è molto amata anche dai consumatori stranieri ed è sicuramente uno dei prodotti alimentari Made in Italy più conosciuti nel mondo. Nel 2013 si è confermato, per quanto riguarda l’export, il trend dello scorso anno: stimiamo che circa un 10% sul totale delle vendite è stato destinato alle esportazioni. Il contributo maggiore, in termini di export, è stato dato dal mercato europeo essendo i nostri principali destinatari proprio la Germania, la Francia e la Spagna.

CALEIDOSCOPIO

La Mortadella Bologna IGP si conferma anche per il 2013 regina delle nostre tavole grazie al costante apprezzamento che riscuote da parte dei consumatori.

97


CALEIDOSCOPIO

CALEIDOSCOPIO

L’Emirato di Ras Al Khaimah si presenta al mercato italiano

98

Gioiello ancora poco conosciuto, affacciato sul Golfo Persico, Ras Al Khaimah è uno dei sette emirati che compongono gli Emirati Arabi Uniti. In questo angolo di Arabia, dove lunghe spiagge e splendidi fondali marini si alternano a sinuose dune di sabbia e alte montagne, è possibile trascorrere una vacanza dal lusso accessibile tra storia, tradizione e relax. Situato a solo 45 minuti dal Dubai International Airport l’emirato di Ras Al Khaimah è un mix di paesaggi combinati con un passato ricco di testimonianze e gode di un clima temperato grazie alle montagne che caratterizzano il paesaggio. Gli hotel di lusso, pronti ad accogliere i turisti più sofisticati, ne fanno il posto ideale per un viaggio dedicato al divertimento e all’avventura. L’Emirato offre ai visitatori una selezione di attività all’aria aperta come kayaking, pesca, parasailing, gite in barca o passeggiate a cavallo, voli su ultraleggeri e golf. Oltre ad un’accoglienza al top dell’ospitalità, dove coniugare esperienze gourmet con centri benessere esclusivi. Il Tourism Development Authority dell’Emirato, è stato istituito nel maggio 2011 come ente del governo di Ras Al Khaimah dedicato allo sviluppo e alla promozione delle strutture turistiche dell’emirato sia a livello nazionale che internazionale.

Il TDA si occupa di regolare e monitorare l’industria dell’ospitalità nell’emirato attraverso l’uso di strumenti di ricerca ed analisi dei progetti turistici sia futuri che attuali; creare ed implementare il branding, il marketing e la promozione dei servizi e prodotti turistici di Ras Al Khaimah; promuovere lo sviluppo, l’implementazione e il supporto alle strategie d’investimento nel campo del turismo. Lo scopo di posizionare l’emirato come una destinazione di lusso a livello locale, regionale e internazionale; punto di riferimento per divertimento e avventura, dove i visitatori possono vivere un’esperienza di viaggio a 360° sia grazie alle attività proposte che alla varietà di territori e paesaggi che il paese offre. Oltre a consolidare la posizione di Ras Al Khaimah di destinazione attraente dove investire rinforzandone l’immagine attraverso la comunicazione delle opportunità di sviluppo, gli obiettivi del TDA sono posizionare e promuovere l’emirato come una delle top global luxury destination supportando le strutture turistiche presenti nel paese e aprendo nuovi canali di dialogo con tour operator e agenzie viaggio e accrescere la conoscenza di Ras Al Khaimah come destinazione per le vacanze attraverso iniziative di relazioni pubbliche e marketing. Tra i target strategici che vengono posti dal TDA,


Le attività principali del TDA sono la ricerca e l’analisi di progetti turistici futuri, l’analisi dei trend attuali, la presentazione dell’emirato ai potenziali mercati stranieri durante travel show, conferenze e fiere e sensibilizzazione degli operatori del settore turistico italiano, coordinamento e sviluppo di iniziative congiunte con i principali operatori del settore turistico, iniziative branding e marketing per sviluppare il turismo e gli investimenti nell’emirato oltre che Compagne di promozione media e consumer. Marjan Island, la prima isola artificiale costruita a Ras Al Khaimah è costruita da 5 isole che si estendono per oltre 2,7 milioni di metri quadrati del valore di 1,8 miliardi di dollari. La prima fase di apertura di Al Marjan Island è avvenuta nel 2014 con l’inaugurazione di tre nuovi hotel: • Il Rixos Bab Al Bahr Resort di 632 camere www.rixos.com • Il Marjan Island Resort & Spa di 315 camere www.marjanislandresort.com • Il Double Tree by Hilton Resort, Majan Island di 385 camere doubletree3.hilton.com Un quarto hotel, il Santorini Hotel (facente parte del gruppo The Bin Majid Group) di 265 camere www. binmajid.com/newsandevents-en.html è previsto che apra alla fine del 2014. Il 2013 ha visto l’apertura del Waldorf Astoria Ras Al Khaimah (waldorfastoria3.hilton.com), che segna l’entrata dell’Hilton Worldwide luxury brand negli Emirati Arabi Uniti. Il lussuoso hotel è parte di un progetto di sviluppo che vede al suo interno un campo da golf da 18 buche, una spiaggia privata di 350 metri, piscine all’aperto a temperatura controllata, un eliporto, campi da tennis, la possibilità di effettuare sport acquatici oltre ad un’area bambini con la propria piscina. L’hotel inoltre dispone anche di decine di ristoranti e bar, quattro dei quali offrono una cucina raffinata; una spa elegante e sofisticata, 346 camere deluxe e suite più di 72 metri quadri. Da quando è stato istituito il TDA di Ras Al Khaimah l’emirato ha visto crescere il numero dei visitatori di anno in anno: • Nel 2011 il numero totale dei visitatori che hanno

pernottato nell’emirato è stato di 835.200, contro un obiettivo di 800.000 • Nel 2012 il numero totale dei visitatori che hanno pernottato nell’emirato è stato di 1.105.191, contro un obiettivo di 1.000.000 Inoltre è stato lanciato l’Official Ras Al Khaimah Movie, che promuove il nuovo video “look and feel” della destinazione realizzato con un budget di 1.2 milioni di AED in collaborazione con Jac Mulder, vincitore dell Film Commission Abu Dhabi (ADFC). E che promuove il ricco patrimonio culturale, le tradizioni locali, i diversi tipi di paesaggio, le bellezze naturali insieme con le attività sportive, i centri commerciali e gli esclusivi resort e hotel www.youtube.com/user/VisitRasAlKhaimah Per promuovere la destinazione è stato lanciato un nuovo website www.rasalkhaimahtourism.com Collegato ad una pagina Facebook che permette di avere una panoramica della destinazione ed essere sempre informati sulle ultime promozioni delle sue realtà turistiche www.facebook.com/VisitRasAlKhaimah. Inoltre è stata sviluppata la “RAK Tourism App” un’applicazione per iPad e iPhone che contiene le maggiori attrazioni, hotel, escursioni, eventi dell’emirato, così come una gallery di immagini che ne illustrano la sua cultura. www.rasalkhaimahtourism.com

CALEIDOSCOPIO

l’aumento dei visitatori annuali che pernottano almeno una notte da 600.000 persone nel 2010 a più di 1,2 milioni nel 2013 è stato raggiunto, mentre tra gli obiettivi strategici da raggiungere c’è l’incremento dei pernottamenti a 10.000 unità entro il 2016 dalle 2.500 del 2011, lo sviluppo di un masterplan della durata di 10 anni e soprattutto un innalzamento del PIL dal 2% al 9%.

99


Joseph Mallord William Turner Paesaggio a Nepi, Lazio, con acquedotto e cascata, 1828 olio su tela, 150,2 x 249,2 cm - Š Tate, London 2014


ARTE E NATURA

ARTE E NATURA Lamberto Cantoni

I teli di lino bianco di Ruisdael, il carretto di Constable e l’invadenza della luce di Turner 101

Due straordinarie mostre, Vermeer e l’arte olandese a Palazzo Fava (Bologna) e la Pittura inglese al tempo di Hogarth, Reynolds e Turner a Palazzo Sciarra (Roma, fino al 20 luglio), presentano capolavori che ci parlano dell’invenzione del paesaggio come manifestazione del bello e del sublime nell’Arte.

Lamberto Cantoni


L

a mostra di Bologna, intitolata “Da Vermeer a Rembrandt” e terminata il 25 maggio, ha narrato, attraverso capolavori mai visti prima in Italia, l’epopea della Golden Age della pittura olandese (XVII sec.). Per catturare l’attenzione del pubblico era stata organizzata e comunicata enfatizzando soprattutto uno dei quadri icona del nostro tempo, ovvero, “La ragazza con l’orecchino di perla”. C’è da aggiungere che di Vermeer si potevano ammirare anche uno dei suoi primi lavori, “Diane e le sue Ninfe” e che il pittore presente con più opere e’ stato Rembrandt. Naturalmente non potevano mancare riferimenti alla pittura di paesaggio e in particolare a Jan van Goyen e Jacob van Ruisdael. L’esposizione di Roma a Palazzo Sciarra, aperta al pubblico fino al 20 luglio, si configura invece come una spettacolare narrazione che ci riporta alle origini della pittura inglese, percepita come linguaggio artistico autonomo e nazionale. Anche in essa uno dei temi artistici principali e’ rappresentato dal paesaggio e dall’interpretazione della natura nei suoi rapporti con la bellezza e la verità.

Jacob van Ruisdael, Veduta di Haarlem con campi di candeggio, 1670-1675 circa olio su tela, cm 55,5 x 62 - L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis acquisito nel 1827

Siamo tutti d’accordo nel riservare una importanza particolare alla comprensione delle intenzioni dei curatori e quindi al significato olistico della narrazione che la sequenza dei quadri manifesta. Ma il rispetto della ricostruzione di un certo momento o tema della storia dell’arte, presupposto da entrambe le mostre citate, non impedisce che ciascuno di noi possa scegliere percorsi di senso che trascendono la lettura prevista dal progetto espositivo. Non sto pensando tanto alle scontate preferenze individuali legate al piacere (privato) che artisti oppure opere particolare possono donarci. Penso piuttosto ad articolazioni del senso affatto secondarie che, per nostra scelta, facciamo emergere dalla fruizione delle opere.

102 ARTE E NATURA Lamberto Cantoni


103 ARTE E NATURA Lamberto Cantoni


Avendo visitato le mostre di Palazzo Fava (Bologna) e Palazzo Sciarra (Roma) in rapida successione, riconosco che ho seguito con interesse il percorso logico suggerito dagli organizzatori. Non sono rimasto insensibile alla “messa in testo”, ovvero alla particolare narrazione scelta dai curatori per fornire alle opere esposte le cornici simboliche che le trasformano in un evento. Tuttavia devo ammettere che il mio interesse emergente non e’ stato catturato ne’ dalla bellezza della Ragazza di Vermeer e nemmeno dalla significativa ricognizione sulla nascita di una pittura “inglese”. Definirei ciò che mi ha più incuriosito, la

presa in visione del momento in cui nell’arte appare il paradosso di una Natura sempre più dominante e reale quanto incompleta. Con l’espressione che ho virgolettato voglio significare i valori che mi e’ piaciuto ritrovare nel lento lavoro di transizione che ha permesso a generazioni di artisti l’affrancamento dallo scorcio, dalla veduta e dal paesaggio idealizzati, teatralizzati, tipici dell’arte italiana, per approdare ai modi di un realismo problematico. In particolare, nelle due mostre sono tre i quadri che a mio avviso ci raccontano benissimo le metamorfosi di una Natura che lentamente prima diviene un commovente

Samuel Scott - Veduta di Westminster con il ponte in costruzione, post 1742 olio su tela, 77 x 147 cm - © Bank of England

104 ARTE E NATURA Lamberto Cantoni


simbolo di bellezza in equilibrio tra le ragioni dell’occhio e quelle della ragione; una bellezza che poi diviene una passione e infine si trasforma in qualcosa che trascende le umane emozioni sino a perdere la referenza con le cose e trasformarsi in pura esperienza interiore. UNA NUOVA BELLEZZA “La veduta di Haarlem con campi di campeggio”, dipinta da Jacob van Ruisdael tra il 1670/75, rappresenta una ammirevole sintesi tra il desiderio di dipingere temi insoliti per l’arte, così come appaiono davanti ai nostri occhi e al tempo stesso introdurvi ciò che sappiamo di essi.

Osservate l’opera. Gran parte della superficie del quadro presenta grandi ammassi di nubi che generano la percezione di vastità e una luce drammatica, con la quale il pittore esalta la profondità del campo visivo. In primo piano, nella parte bassa del dipinto, possiamo osservare l’ordinata teoria di strisce di lino bianco, stese ad asciugare. Bisogna ricordare che lo sbiancamento del lino, importato dall’Inghilterra e dalle Fiandre, rappresentava nel ‘600 una delle attività principali di Haarlem. Ottenere un bianco candido, richiesto dal mercato, era un procedimento costoso e richiedeva una tecnica laboriosa. In prossimità delle città dovevano esserci grandi prati erbosi e molta acqua. I teli grezzi

105 ARTE E NATURA Lamberto Cantoni


Thomas Gainsborough Coppia in un paesaggio, circa 1753 olio su tela, 76,2 x 67 cm © Dulwich Picture Gallery, London / By permission of the Trustees of Dulwich Picture Gallery

venivano prima immersi nella liscivia e poi posti ad asciugare en plein air. Per evitare che si strappasse o si bucasse, il tessuto veniva regolarmente umidificato. In un secondo momento la liscivia veniva eliminata immergendo i teli nell’acido lattico. Si procedeva poi ad un’altro risciacquo e ad un successivo trattamento con polvere azzurra ottenuta con cobalto macinato. Infine i teli venivano asciugati ancora una volta, appesi con mollette. L’intera fase di candeggio poteva durare circa tre mesi. Sappiamo che la nuova committenza olandese, adorava veder riprodotte come in una delle nostre istantanee, gli oggetti, i momenti di vita, le attività, i luoghi della vita di tutti i

giorni. Jacob con Ruisdael fu dopo Jan van Goyen, il pittore olandese del ‘600 più dotato nel restituire ai fruitori il piacere di scoprire la bellezza in un semplice paesaggio che tutti potevano ammirare senza appellarsi ai modi della tradizione classica. Ma il fascino dei suoi quadri non dipendeva solo dalla riproduzione fedele del mondo osservato. Per esempio, nel quadro che ho descritto i suoi contemporanei riconobbero l’assenza di un campanile della città sullo sfondo e i mulini distribuiti in modo arbitrario dal pittore. Non possiamo parlare di occhio innocente quanto ricettivo. I pittori di paesaggio olandesi certo erano campioni di osservazioni sul campo. Ma poi rientravano

106 ARTE E NATURA Lamberto Cantoni


nei loro studi e mettevano in tela i loro appunti e disegni, aggiustando la composizione con la memoria e la misura tra le forze visive in gioco. La grandezza di Ruisdael e’ certamente in relazione alla maestria con la quale restituiva al fruitore una immagine “vera” del paesaggio. Ma la scelta del punto di vista, del momento, gli aggiustamenti dei quali ho parlato, ci trasmettono significazioni che vanno aldilà del realismo ingenuo. I suoi paesaggi hanno un contenuto poetico che alterna la rassicurante gioia che l’occhio deve provare quando domina uno spazio immenso, con l’inquietudine trasmessa dalle nubi minacciose, tra le quali la luce appare e scompare, secondo un timing a noi sconosciuto. Sembra proprio che il pittore voglia alludere alla transitorietà dei processi vitali. Insomma, nei suoi paesaggi,

John Constable La cattedrale di Salisbury, 1829-1831 olio su tela, 135 x 188 cm Guildhall Art Gallery, City of London

riconosciamo l’abilità tecnica del pittore, ma al tempo stesso ci accorgiamo che attraverso la Natura fa emergere uno stato d’animo particolare. La pura bellezza del mondo si fonde con il sentimento dei suoi limiti per noi umani. OLTRE IL PAESAGGIO Con la generazione di Constable (1776-1837) e Turner (1775-1851), il paesaggio nella pittura non solo consolida la valenza del bello in un genere che molti consideravano “minore”, ma fa emergere in posizione dominante la supremazia della natura sulla tradizione. Nei primi decenni del ‘700, la crescita del potenziale estetico,poetico ed evocativo della pittura di paesaggio era stato scandito dalle opere di George Lambert (1700-1765) e soprattutto da Richard Wilson (1714-1782),

107 ARTE E NATURA Lamberto Cantoni


Jan van Goyen, Veduta del Reno vicino a Hochelten, 1653 olio su tela, cm 81 x 152 L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis acquisito nel 1975

108 ARTE E NATURA Lamberto Cantoni


riconosciuto da storici e critici come il primo grande esponente della pittura inglese di paesaggio. Il pittore gallese, ammirava l’impostazione classica di Claude Lorrain e Nicolas Poussin, e come tutti i suoi colleghi del periodo ad eccezione di Hogarth, seguendo il gusto degli aristocratici britannico della prima meta’ del secolo, dipingeva i suoi paesaggi con un occhio rivolto all’evocazione di una moderna Arcadia ( il suoi quadri avevano il compito di alludere ad una sorta di analogia tra la Roma di Augusto e lo spettacolare sviluppo della Britannia). I primi colpi al classicismo dominante furo-

no inferti da Thomas Gainsborough (17271788), fervido sostenitore dell’arte olandese e in particolare di Jacob van Ruisdael e van de Velde. Insieme a pittori come Georges Stubbs (1724-1806) e a Paul Sandby (1730-1809), faceva della chiarezza e della precisione i tratti facilmente riconoscibili del suo stile, ai quali pero’ univa una decisa propensione all’armonia della visione. Mi piace vedere in Gainsborough, malgrado la sua avversione a J. Reynolds (1723-1792), fervido sostenitore dell’Accademia, un accenno di supremazia della natura (intesa come forza che trascende la misura umana) sulla tradizione (delle convenzioni artistiche), ma al tempo stesso una

109 ARTE E NATURA Lamberto Cantoni


John Constable Il canale presso il mulino, 1810-1814 olio su tela, 71 x 91,8 cm - Colchester and Ipswich Museums Service

classica dall’area del gusto estetico che verra’ etichettata “romantica”, sarà definitivamente oltrepassata da Constable e Turner. Il loro dualismo per certi versi ricordava la contrapposizione tra Gainsborough e Reynolds. Tuttavia entrambi rispettavano enormemente i grandi maestri del passato. Ma mentre il primo credeva ciecamente nella necessita’ dell’osservazione empirica senza preconcetti e dell’emulazione pratica, il secondo, forse più ambizioso e narcisista dava spazio alle sue fantasticherie generando sulla tela pirotecnici effetti di luce. In mostra a Palazzo Sciarra due quadri fatti dai pittori nello stesso arco di tempo, intorno al 1828/29, ci permettono di cogliere l’abisso che li separava. John Constable con “La cattedrale di Salisbury”

sincera adesione ai limiti pittorici di ciò che per secoli veniva considerata la dimensione del bello. I suoi celebri ritratti non possedevano certo la gravita’ e le corrispondenze culturali di quelli del suo avversario; la loro naturalezza e semplicità non li allontanava più di tanto dalla serena compostezza richiesta da una committenza in rapida evoluzione culturale, ma non ancora disponibile a riconoscersi ciecamente nel sublime teorizzato da Burke. E per quanto riguarda la sua passione per i paesaggi, un genere che J.Reynolds considerava di secondo piano, si può certo dire che la Storia gli abbia dato ragione, tuttavia il pubblico aristocratico del suo tempo pur apprezzandoli, continuava a considerarli decorativi, forse un po’ ingenui. La linea di confine che separa l’impostazione

110 ARTE E NATURA Lamberto Cantoni


Joshua Reynolds Lady Bampfylde, 1776-1777 olio su tela, 238,1 x 148 cm - Š Tate, London 2014



ci presenta uno straordinario esempio di ciò che intendeva per pittura dal vero. Le nuvole del dipinto devono essergli costate estenuanti osservazioni e numerosi tentativi espressivi al fine di catturare le immagini così come pensava si fossero impresse nei suoi occhi. Le deformazioni del carretto che sta attraversando il fiume e’ un commovente compromesso tra ciò che la mente sapeva e ciò che l’occhio, in un preciso momento, vedeva. Se ci pensiamo bene, la sua forma appare sgraziata, irragionevole, ma in compenso nessuno aveva mai dipinto un carretto con tanta sincerità. L’esplorazione del mondo visibile prevale sia sull’innovazione pittorica intesa come esibizione tecnica e sia sulla ragionevolezza. Mallord William Turner, aveva una concezione della pittura completamente diversa. In “Paesaggio a Napi con acquedotto e cascata”, riconosciamo a malapena gli oggetti del paesaggio. Le forze che danno stabilita’ agli atomi delle cose sembrano in procinto di dissolversi. Tutto sembra agitarsi. Il paesaggio perde in concretezza, a favore di una bellezza

Julius Caesar Ibbetson L’ascesa della mongolfiera Lunardi da St. George’s Fields il 29 giugno 1775 1788-1790 Londra, Museum of London


Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto La City di Londra vista attraverso un arco di Westminster Bridge, 1747 olio su tela, 59,7 x 97,5 cm - Collection of the Duke of Northumberland, Alnwick Castle

tura delle due mostre. Non credo di essere temerario se affermo che l’inquieta bellezza dei quadri che ho descritto dipendeva dalla consapevolezza della distanza tra uomo e natura. Una distanza che i pittori di paesaggio hanno tentato di colmare attraverso configurazioni emozionali. In tal modo andavano alla scoperta della natura dentro di noi. Io penso immaginassero che solo in questo modo potesse esserci un dialogo e forse una riconciliazione.

abbagliante che travolge il senso delle cose. La ricerca dell’effetto emozionale balza in primo piano, giustificando i colpi a sorpresa del pittore. Se il programma di ricerca di John Constable poteva avere come limite l’empirismo ingenuo basato sulla supposta verità delle osservazioni umane, in William Turner la natura manifestava una presenza ancor più ambigua: la verità dei suoi quadri non poteva che prevedere la sua dissoluzione. Non a caso John Ruskin, il critico e lo scrittore più influente del periodo, interpreto’ le sue magistrali innovazioni alla luce di un misticismo estetico probabilmente esagerato rispetto l’evidente voglia di stupire di Turner. Per finire vorrei tornare alla Natura incompleta dalla quale ero partito nella mia dislet-

Lamberto Cantoni Direttore Responsabile Karpòs Magazine

114 ARTE E NATURA Lamberto Cantoni


CALEIDOSCOPIO

Il vino italiano deve superare l’individualismo per conquistare i mercati esteri, in particolare gli emergenti, primo fra tutti la Cina. E’ questo uno dei messaggi più forti lanciati dal presidente e vicepresidente di Italia del Vino-Consorzio – Ettore Nicoletto e Andrea Sartori, in occasione dell’incontro con i rappresentanti della Stampa Estera, svoltosi a Milano venerdì 28 marzo 2014. «L’esperienza ci dimostra – sottolinea Ettore Nicoletto – come sia finita la fase dei personalismi: si rende necessaria un’azione di sistema per mantenere nel tempo la quota di mercato raggiunta dal vino italiano nel commercio mondiale del vino. Non riteniamo sia nemmeno possibile attendere oltre soluzioni dal sistema istituzionale: tocca dunque alle Cantine farsi promotrici e portare avanti, insieme, nuove politiche commerciali che partano dalla formazione dei nuovi consumatori e che esaltino il valore del vino italiano in termini di qualità raggiunta, di sostenibilità ambientale, di abbinabilità con le cucine tradizionali di tutto il mondo e, anche, di stile italiano». Passando quindi ai fatti, in estate debutterà il progetto presentato nel 2013 dai due maggiori Consorzi nazionali, Italia del Vino-Consorzio e Istituto del vino italiano di qualità - Grandi Marchi, per inaugurare una politica “di sistema” verso la Cina dove, nonostante la gran mole di singoli investimenti effettuata, la quota di mercato del vino italiano non soltanto non è cresciuta, ma ha perso peso rispetto ai più diretti competitor. Il progetto – di oltre 2,5 milioni di euro di investimenti complessivi nell’arco del prossimo biennio – sarà per la maggior parte sostenuto dalle Cantine italiane e prevede un vero e proprio piano di “conquista” del mercato cinese attraverso incisive azioni di “educazione” dei winelovers dell’Impero Celeste: arriverà infatti nel nostro Paese, a visitare e conoscere i territori più belli del vigneto-Italia, un primo gruppo di operatori (buyer, chef e sommelier) e giornalisti. «L’investimento nella formazione diretta degli operatori e consumatori finali – aggiunge Andrea Sartori – è l’arma più efficace a disposizione del nostro Paese per combattere l’italian sounding, ovvero il fenomeno della falsificazione dei nostri brand agroalimentari, che ogni anno sottrae ben 60 miliardi di fatturato alle nostre imprese». Il progetto-Cina è soltanto una delle diverse iniziative che Italia del Vino-Consorzio ha avviato dalla sua costituzione nel 2009. In questi quattro anni, infatti, il

Consorzio ha pianificato investimenti per complessivi 40 milioni di euro diventando così il primo player italiano nell’ambito dei programmi comunitari fissati dalla recente OCM, realizzando più di mille eventi di promozione nei mercati extra-europei, raggiungendo ben 200 milioni di consumatori. «Riteniamo che la strada della stretta collaborazione fra le imprese sia quella vincente sui mercati – conclude Ettore Nicoletto – sfatando luoghi comuni ed abitudini consolidate e dando la migliore immagine del dinamismo e della competenza raggiunta dalle Cantine italiane. Una competenza che mettiamo al servizio dell’intero sistema-Paese e delle sue Istituzioni anche in prospettiva Expo 2015». www.italiadelvino.com

ITALIA DEL VINO SCHEDA TECNICA Realtà aderenti (13): Banfi S.r.l.; Cantina Lunae S.a., Cantine Ferrari Fratelli Lunelli S.p.A.; Casa Vinicola Sartori S.p.A.; Casa Vinicola Zonin S.p.A.; F.lli Gancia S.p.A.; Gruppo Italiano Vini; Librandi Antonio e Nicodemo Spa; Marchesi di Barolo; Medici Ermete & Figli S.r.l.; Santa Margherita S.p.A.; Società Agricola Drei Donà; Terredora S.a. Fatturato complessivo realizzato: oltre 950 milioni di Euro nel 2013. Quota export realizzata: circa 420 milioni di Euro, il 44% del fatturato ed il 10% del complessivo export nazionale di settore. Dipendenti complessivi: 2mila diretti. Ettari complessivamente vitati: oltre 10.000 Regioni rappresentate: 12 (tutte le principali aree produttive italiane, dal Piemonte sino alla Sicilia). Denominazioni di origine controllata e garantita, Docg, rappresentate: 18. Denominazioni di origine, Doc, rappresentate: 63 Indicazioni geografiche tipiche, Igt, rappresentate: 43 Rassegne all’estero seguite nel corso del 2013 (degustazioni, eventi, incontri con buyer, etc.): 1378 in paesi come USA, Giappone, America Latina, India, Australia e Russia.

CALEIDOSCOPIO

ITALIA DEL VINO: INSIEME PER FARE CRESCERE IL VINO ITALIANO NEL MONDO

115


Albicocco

o Susin

Pero


Agricoltura oggi

FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI

Pesco

117

FRUTTETI IN FIORE

A primavera la natura celebra uno dei suoi momenti pi첫 esaltanti con la fioritura dei frutteti delle pomacee e delle drupacee. Renzo Angelini

Ciliegio


A

primavera, quando la natura celebra uno dei suoi momenti più esaltanti, la fioritura dei frutteti, in questo caso ci riferiamo alle pomacee (melo e pero) e alle drupacee (albicocco, pesco e susino), si inserisce a pieno titolo, in questa coralità. La varietà dei paesaggi che incontriamo spostandoci dal nord-est al nord-ovest dell’ Italia e poi percorrerla fino a sud, esprime le diversità non solo naturali delle varie arre geografiche, ma anche dei patrimoni colturali e culturali delle popolazioni, il saper fare, il modo di vivere e di lavorare. L’intensità di

lavoro dell’ agricoltore, la fatica quotidiana hanno permesso di modellare la terra, di plasmare le colture, di adeguare le condizioni del clima, orografia, pedologia all’ esigenza di trarre le produzioni indispensabili per il sostentamento della propria attività. Il frutticoltore si conferma il “primo architetto del paesaggio” caratterizzandolo per la disposizione degli impianti estensivi ma soprattutto intensivi, secondo una continua collaborazione tra uomo e natura che si traduce nella riproducibilità e nel miglioramento delle produzioni agrarie. In questi paesaggi “addomesticati” dell’uomo si legge la storia degli al-

118 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI


beri da frutto, da sempre considerati nel duplice aspetto di “utile e bello”. La frutticoltura oggi non si limita a produrre beni primari ma sempre più spesso svolgerà un ruolo fondamentale nella società moderna, passando da agricoltura specializzata ad agricoltura multifunzionale, legata alla produzione di nuovi servizi per la società, come il mantenimento del paesaggio, inteso in senso estetico e di difesa del territorio, e della cultura locale. La fioritura è lo stadio della vita vegetale in cui, per provvedere alla perpetuazione della specie, si producono i fiori, organi sessuati che, a seguito della fecondazione, danno

origine ai frutti ed ai semi. La fioritura è incipiente quando i calici, pur essendo ancora chiusi, fanno intravedere fra i sepali il bianco o il colore dei petali della corolla; a seconda delle specie si parla anche di bottoni fiorali, bottoni rosa, bottoni bianchi. I fruttiferi in questione, producendo su infiorescenze, anziché su fiori singoli, la fioritura può interessare parti dell’infiorescenza stessa (terminali o superiori, centrali, periferiche ecc.) mentre i rimanenti non lo sono o non lo saranno ancora. La fioritura si dice invece piena quando le corolle sono ben aperte; presentano cioè sepali e petali estesi ed il talamo (stami e pi-

119 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI


Stame.

Gineceo. Pistillo.

Ricettacolo o talamo

Corolla (insieme dei petali).

Sepalo Calice, insieme dei sepali

Perianzio (calice + corolla) Picciolo o peduncolo

Androceo (insieme degli stami).

Petalo.

120 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI


POMO - Falso frutto carnoso (es. melo, pero, cotogno) formato dall’ingrossamento del ricettacolo fiorale, dopo la fecondazione ed avvolge l’ovario diviso in cinque logge che contengono i semi (torsolo).

DRUPA - Vero frutto carnoso (pesco, albicocco, susino, olivo, ciliegio) con un solo nocciolo che deriva dall’ovario e contiene il seme (ovulo fecondato).

121 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI


Melo

Inizio fioritura.

Apertura fiore centrale del corimbo.

Bottoni rosa.

122 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI


Piena fioritura.

123 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI

Inizio caduta petali.


Pero

Mazzetti divaricati.

Inizio fioritura.

124 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI


Piena fioritura.

Caduta petali.

125 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI


Pesco

Bottoni rosa.

Fiori campanulacei.

Fiori rosacei.

126 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI


Caduta petali.

127 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI


Albicocco

Bottoni rosa.

Fioritura.

Caduta petali.

128 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI


Ape bottinatrice su albicocco.

129 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI


Susino

Bottoni bianchi.

Inizio fioritura.

Fioritura.

130 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI


Caduta petali.

131 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI


Ciliegio

132 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI


Piena fioritura.

Palloncino bianco.

Caduta petali.

133 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI


trovano nei fiori rispettivamente nei nettari del calice e sulle antere degli stami. In alcuni casi il nettare ed il polline sono prodotti in fiori distinti e quindi posti separatamente a disposizione delle api. Drupacee e pomacee sono impollinate esclusivamente o prioritariamente dalle api e questo determina una produzione di frutti di forma più regolare e con maggiore pezzatura.

stilli) completamente formato e, in genere, evidente. La fioritura viene definita cadente, o sfioritura, quando la maggior parte dei petali sono caduti o stanno cadendo o, trattandosi di infiorescenze, le porzioni di queste che fioriranno per prime, presentano i fiori sprovvisti delle corolle ed il talamo in via di trasformazione in frutto. Ai fini della fecondazione la natura ha voluto stabilire un inscindibile rapporto di collaborazione tra le api e l’agricoltura. L’intervento dell’ape nella fecondazione dei fiori (forma incrociata, cioè la forma preferita dalla natura, contraria alla consanguineità) determina le migliori condizioni quantitative e qualitative della produzione agraria. Il nettare e il polline, sostanze necessarie alla alimentazione delle api, si

Renzo Angelini Direttore Editoriale

134 FRUTTETI IN FIORE RENZO ANGELINI



CHIUDE CIBUS CON UN RECORD DI PRESENZE ED UN MESSAGGIO POSITIVO PER IL PAESE: AUMENTANO LE ESPORTAZIONI ALIMENTARI E SI ATTENDE UNA RIPRESA DEI CONSUMI SUL MERCATO ITALIANO

SPECIALE CIBUS 2014

CIBUS IN CIFRE

136

67.000 Visitatori

2.700 Espositori

Si è chiusa la 17° edizione di Cibus, la fiera internazionale dell’alimentare che si tiene a Parma ogni due anni. I dati finali rivelano la grande crescita di Cibus che fa registrare un + 12% di visitatori, toccando la cifra record di 67.000 visitatori, 2.700 aziende espositrici e 950 giornalisti accreditati. In crescita anche il numero dei buyer stranieri presenti: mille in più rispetto all’edizione del 2012, per un totale di 12 mila buyer esteri. Lo sviluppo della fiera d’altronde è ben illustrato dal numero delle aziende espositrici: 2.100 nel 2010; 2.300 nel 2012; 2.700 nel 2014. “Un successo atteso ed in qualche misura previsto – ha commentato Elda Ghiretti, – perché abbiamo preparato con cura questa edizione. Prendiamo per esempio il dato sulla presenza di operatori commerciali stranieri: è il risultato di due anni di Cibus Market Check, cioè di incontri delle aziende italiane nei punti vendita della distribuzione straniera e della partecipazione espositiva ad alcune delle fiere internazionali dell’alimentazione. Una strategia per l’export originale ed esclusiva di Ci-

950 Giornalisti accreditati

12.000 Buyer esteri

bus. Si aggiunga poi il considerevole sforzo finanziario per assicurarsi la presenza a Cibus dei top buyer mondiali”. Analoga soddisfazione è stata espressa dal Presidente di Fiere di Parma, Franco Boni: “Vedo premiato il grande sforzo organizzativo della nostra struttura che ha messo in evidenza la fiducia delle aziende alimentari italiane in un possibile ulteriore sviluppo del mercato dell’export”. Al successo di Cibus hanno contribuito anche aspetti congiunturali come la leggera ripresa dei consumi interni dei primi mesi del 2014, un clima di maggiore ottimismo nel Paese, e, soprattutto l’occasione straordinaria rappresentata da EXPO 2015, la esposizione universale che è dedicata proprio ai temi dell’alimentazione nel pianeta. Le aziende alimentari italiane avranno l’opportunità di partecipare ad Expo nel padiglione “Federalimentare4Expo”, una struttura di 7.000 mq che verrà gestita da Federalimentare con la consulenza tecnica ed organizzativa di Fiere di Parma. “Il consensus della community è straordinaria-


presentazione a Cibus di centinaia di novità di prodotto) ed è possibile fare molto di più sul fronte dell’esportazione. Da uno studio presentato a Cibus risulta che il valore dell’export alimentare ha le potenzialità per passare da 26 a 70 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. Molto dipenderà dal sostegno finanziario ed istituzionale alle imprese e dalla lotta alla contraffazione sui mercati esteri, ma in questo senso assicurazioni e progetti sono giunti dal Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, e dal Vice Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, i quali hanno visitato Cibus 2014.

DALLA CUCINA FAI DA TE AI PRODOTTI SALUTISTICI: LE NOVITÁ DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE PRESENTATE A CIBUS 2014

Cresce la passione degli italiani per l’arte del cucinare in casa e, contemporaneamente, per i cibi biologici e salutistici: una domanda alla quale l’industria alimentare sta rispondendo con la creazione di nuovi prodotti. Non a caso sono state centinaia le novità presentate alla 17° edizione di Cibus. Dopo anni di stagnazione del mercato interno, compensata dall’exploit delle esportazioni, le oltre 2.600 aziende italiane che hanno esposto a Cibus hanno accolto con entusiasmo la richiesta di nuovi prodotti, da presentare sia in Italia che all’estero. Prodotti che troveranno un’ulteriore vetrina, oltre quella di Cibus, nel padiglione “Federalimentare4EXPO2015” che Federalimentare e Fiere di Parma realizzeranno alla esposizione universale di Milano, ospitando 500 aziende alimentari italiane che racconteranno tradizioni, storie, produzioni e rapporto col territorio. Elencare le diverse centinaia di nuovi prodotti presentati per la prima volta al pubblico nel corso di Cibus 2014 è impossibile, ma una selezione, necessariamente parziale, di 100 prodotti è stata pubblicata sul sito www.cibus.it, in prima pagina, nella rubrica “Novità di prodotto - Le aziende informano”. Per dare almeno una traccia delle tendenze di mercato, citiamo qualche esempio.

NUOVI PRODOTTI PER LA CUCINA IN CASA Per chi vuol mangiare bene, ma ha poco tempo per cucinare, ecco 7 piatti con ricette del noto chef Vissani, pronti in due minuti, e corredate di consigli per l’abbinamento del vino: una su tutte, la crespella toscana al cavolo nero con salsa alle banane e curry rosso (Gastronomia Toscana). Tanti sono risultati i suggerimenti per chi si cimenta ai fornelli: dalla crema di aceto balsamico di Modena con salsa tabasco, da usare su carne e pesce (Fini) alle perle di aceto balsamico di Modena per la cucina (Mengazzoli); dai dadi da brodo declinati al pomodoro, peperoncino, spinaci, gamberetto (Fattoria Italia) al pesto genovese fresco con tartufo bianco (Tab GreenLine); dal pesto con broccoli, alla pugliese (Costaligure) alla salsa di pomodorini datterini, più dolce (Mutti). E per i gourmet una nuova confezione di cinque bocconcini di culatello più pratica da servire (Terre Ducali), il culatello cotto da cosce del suino pesante padano (Ibis Cremonini) ed il preparato di tartufi specifico per il sushi (Urbani Tartufi). E poi ancora, il parmigiano da spalmare sul cucinato o semplicemente sul pane (Parmareggio) e le sfoglie sottili di formaggio stagionato in vaschetta, da usare su pasta, carpacci e insalate (Nitti Ferrari). E per cucinare una pizza tradizionale a casa,

SPECIALE CIBUS 2014

mente positivo verso Cibus e il nostro progetto in Expo - ha dichiarato Antonio Cellie, Ceo di Fiere di Parma - La crescita a due cifre di espositori e visitatori, internazionalità e livello qualitativo della fiera e il decisivo endorsement del Ministro Martina e del Vice Ministro Calenda hanno consacrato il ruolo di Cibus: siamo la piattaforma marketing di riferimento per il Made in Italy alimentare ed il suo sviluppo sui mercati di tutto il mondo”. Il messaggio globale che arriva dalla 17° edizione di Cibus è chiaro: è possibile una ripresa delle vendite sul mercato interno (è questo il significato della

137


SPECIALE CIBUS 2014

138

il Kit fai da te preparato dai Maestri piazzaioli che spiegano tutto, da come regolare il forno fino ad ogni singolo passaggio necessario per un buon risultato (Sapori Antichi). Novità per gli amanti della cucina anche tra i prodotti surgelati, come le fette di mozzarella già pronte (Alifood) ed il gorgonzola al tartufo (Selektia Italia). Nel dolciario sono state proposte le perle di caffè da usare sul gelato, ma anche in cucina (Taurocaf), ed il kit per “sferificare” nel mondo del dessert: i liquidi vengono trasformati in sfere, attraverso prodotti naturali, la cui struttura, liquida all’interno, si presta alla preparazione di dessert e cocktail molecolari (Fabbri). E per un caffè diverso dall’espresso, la macchinetta a capsule per fare il caffè americano (Segafredo Zanetti).

Nel campo dei dolci: un preparato per fare marmellate a casa senza zucchero, a base di dolcificante Stevida (Novarese Zuccheri), e poi il gelato al sorbetto pieno di frutta (Valsoia) o il semifreddo congelato di crema al croccante gluten free (La Donatella). Tra le bevande, è stato proposto il succo di frutta con aggiunta di latte (Parmalat). Per la merendina dei bambini è stato presentato un kit studiato dai nutrizionisti contenente uno snack di parmigiano, grissini e frullato (Parmareggio). Per gli appassionati di “super alimenti” con nutrienti essenziali concentrati: le barrette biologiche crude con frutta secca e noci; i cereali per la prima colazione a base di grano saraceno germogliato e frutta secca (Ambrosiae). NOVITÁ VARIE

NUOVI PRODOTTI SALUTISTICI Rilevante è stata la presenza dei prodotti biologici: dalle uova fresche bio, da galline alimentate con cereali a filiera controllata (Alce Nero) alla pasta di riso bio, da coltivazioni con metodi sostenibili, senza glutine e con basso contenuto di sodio (Riso Viazzo); dai savoiardi bio (Lanaittu) alle piade sfogliate vegetali bio (Natural Food); dalla mousse di mele bio (Ad Chini) al burro al tartufo bio (Calugi), fino alle salse per contorni o aperitivi che non utilizzano l’olio (Ponti). In crescita è risultata, inoltre, l’offerta di prodotti salutistici: dal burro senza lattosio (Dalla Torre) alla robiola e il caprino senza lattosio (Latteria Montello); dalla bresaola a basso contenuto di sodio (Venus Paganoni) ai grissini fatti con farina di farro e cereali (Grissin Bon); dal chinotto senza zucchero e a zero calorie (Neri) al ragù bolognese rivisitato in chiave naturale con soia e verdure e il pesto con Tofu (Biffi); dalla pasta preparata con acque oligominerali, direttamente trasferite dalla sorgente (Dal Verde) agli spaghetti “turanici” realizzati con un grano antico trattato biologicamente, con poco glutine (Mancini).

Tante le novità in ogni comparto. Nel settore dei prodotti da forno, ad esempio, le focacce in monoporzione snack (Barilla) e nuove referenze di pan soffice, grissini, cracker e tarallini con grano duro tenero, kamut e saraceno (De Cecco). Nel comparto dell’olio, l’olio biologico in bag in box, la confezione con rubinetto che non si ossida da tempo utilizzata per il vino (Frantoio D’Orazio Picicco) e l’olio extra vergine in spray, che riduce gli sprechi (Limoni Sicilia), le vinaigrette all’aceto balsamico, arancia e lime, pomodori secchi e cipolla e scalogno e la linea cosmetica completamente realizzata con l’olio, quindi crema per mani, per il corpo, la schiuma per doccia e vari (Monini). Tra i formaggi le vaschette di formaggio fresco spalmabile (Strakì Sterilgarda) con crema di latte e quello con fermenti lattici vivi e calcio (Galbani). Le zuppe di verdura in bicchiere, dalla vellutata di carote al passato di verdure (Euroverde), le panelle prefritte surgelate, a cottura rapida (Cgm), la camomilla a infusione diretta in acqua minerale (Rocchetta). Cibus è stato, inoltre, teatro per la presentazione di una nuova Dop: il formaggio Puzzone di Moena (Consorzio Trentino).


DECALOGO PER IL CONSUMATORE

a cura del Comando dei Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari NAC - Nuclei Antifrodi Carabinieri 1 - Ricorda che l’etichetta è la “Carta d’identità” degli alimenti. Diffida di quelle con scritte minuscole e poco chiare, soprattutto sull’origine dei prodotti.

3 - Per i prodotti alimentari esteri, ricorda che per essere commercializzati in Italia devono essere osservate le stesse regole, l’etichettatura deve essere in lingua italiana e deve essere ben individuato l’importatore e/o lo stabilimento di lavorazione nazionale. 4 - Per i prodotti senza etichetta (es. vendita ai banchi di pesce, carni, prodotti ortofrutticoli) il venitore è comunque tenuto ad esporre indicazioni obbligatorie e, quando non previste, a fornire indicazioni sull’origine del prodotto. 5 - Fondamentale è il controllo della data di scadenza, delle indicazioni sulle modalità di conservazione e del termine di consumo dall’apertura del prodotto confezionato. 6 - Per orientarti sull’origine e lavorazione dei prodotti, puoi avvalerti del sistema dei marchi di qualità previsti dall’Unione Europea (DOP, IGP, STG e “Biologico”). Ricorda che gli alimenti “geneticamente modificati” (detti comunemente transegici oppure “OGM”) sono riconoscibili per l’indicazione in etichetta o nell’elenco degli ingredienti. 7 - Accertati che le confezioni e gli imballaggi siano integri. In particolare, verifica che nei prodotti in scatola non vi siano parti gonfie o schiacciate e che al momento dell’apertura non fuoriescano bollicine o gas particolari. Affidati anche ai tuoi sensi: olfatto, gusto e tatto ti aiuteranno a scongiurare spiacevoli sorprese. 8 - Sii sempre molto cauto negli acquisti on-line e nelle vendite “porta a porta”. se non ricevi notizie precise sull’identità e sui recapiti (telefono, domicilio, etc.) del venditore, considera che potresti incorrere in una truffa. 9 - Diffida dei luoghi di vendita che non appaiano salubri e sono trascurati nell’ordine e nella pulizia. Ricorda e fai osservare l’obbligo di utilizzare i guanti a perdere nella manipolazione di alimenti non preconfezionati, aperti in banchi per la vendita, al fine di evitare possibili contaminazioni batteriche (prodotti orto-frutticoli, pasta e alimentari, etc.). 10 - Non dimenticare le norme generali di igiene e per la sicurezza alimentare della famiglia.

SPECIALE CIBUS 2014

2 - Le etichette più corrette sono quelle che garantiscono le migliori condizioni di conoscenza di un prodotto: trasparenza del marchio, processo produttivo, luogo di produzione e caratteristiche del prodotto.

139


Novità di Prodotto le Aziende Informano

SPECIALE CIBUS 2014

Riso di Pasta ora in versione BIO Innovazione e eco-sostenibilità per l’azienda Viazzo Riso di Pasta, prima e unica pasta ottenuta da 100% riso parboiled italiano ha debutta, a distanza di un anno dal suo lancio, nella versione 100% organic. Riso di Pasta BIO nasce da materia prima a chilometro zero: riso coltivato nelle zone tra Vercelli e Novara con metodi sostenibili che preservano il suolo, le acque e l’aria. I lotti destinati alla produzione sono costantemente tracciati, univocamente riconducibili al produttore e selezionati con cura al fine di attestarsi sempre sui più elevati standard qualitativi. Seguendo un processo di lavorazione brevettato a livello europeo, la nuova linea di Viazzo unisce ai valori

di naturalità di un prodotto bio, le caratteristiche organolettiche di Riso di Pasta: prodotto unicamente con riso parboiled e acqua, è senza glutine, additivi chimici e naturali, mais, grano, uova, latte e con basso contenuto di sodio. Si propone, dunque, come un alimento di assoluta qualità e dalla forte connotazione salutistica: ricco di proprietà nutritive, di alta digeribilità, con minor assorbimento di grassi e ottima tenuta di cottura. Con la nuova linea biologica, Viazzo traduce la sua grande passione nei confronti del riso parboiled in una scelta consapevole volta a rispettare e proteggere l’ecosistema in cui si vive.

140

CASATELLA TREVIGIANA DOP DI LATTERIA SOLIGO È IL MIGLIOR FORMAGGIO FRESCO D’ITALIA La Casatella Trevigiana DOP è espressione del territorio e dell’arte casearia della provincia di Treviso. Le origini di questo formaggio affondano nel 1600. Frutto della cultura contadina – il nome deriva infatti da “formaggio della casa” – anche grazie a questa origine povera ha conservato fino ad oggi le caratteristiche di genuinità e semplicità che ne fanno un prodotto unico. Latteria Soligo è parte attiva nella “riscoperta” e valorizzazione di questo prodotto locale, promuovendo assieme ad A.Pro. La.V (Associazione Produttori Latte Veneti) l’iter di riconoscimento da parte dell’Unione Europea del marchio DOP (avvenuto nel 2008). Primo formaggio a pasta molle d’Italia a fregiarsi della Denominazione di Origine Protetta, Casatella Trevigiana festeggia il sesto anno di DOP con questo importante riconoscimento nazionale ad Alma Caseus 2014.


Latteria Montello I NUOVI PRODOTTI senza lattosio e le Fettine Nonno Nanni. Con il nuovo fresco Spalmabile, Latteria Montello si colloca in un segmento del mondo degli spalmabili in cui l’azienda finora non era presente. È un formaggio leggero e cremoso, che soddisfa il bisogno di praticità e versatilità oggi sempre più avvertito dal mercato, offrendo nel contempo al consumatore un perfetto equilibrio tra gusto vivace e delicato, grazie a un’attenta selezione dei fermenti lattici vivi. Sarà venduto in una comoda vaschetta riciclabile richiudibile.

SPECIALE CIBUS 2014

A Cibus 2014, Latteria Montello ha presentato quattro nuove referenze, frutto della ricerca dell’eccellenza che lega il gusto all’innovazione del servizio al cliente, per essere sempre in linea con l’evoluzione delle aspettative espresse dal mercato. Da sempre, infatti, l’azienda dedica una grande attenzione ai mutamenti nelle richieste e nelle esigenze del consumatore, coniugandole con la tradizione e l’alta qualità artigianale dei suoi prodotti. Le quattro nuove referenze sono il fresco Spalmabile Nonno Nanni, la Robiola e il Caprino

141

Giovanni Ferrari Spa presenta le novità per il mercato estero e per quello italiano. Ferrari Giovanni Spa, azienda altamente specializzata nella produzione, selezione, stagionatura e confezionamento di formaggi ha presentato a Cibus 2014 le sue innumerevoli novità: brand “Giovanni Ferrari” destinato ai mercati esteri frutto della partnership avviata con Bongrain SA; il rinnovato accordo con Slow Food per promuovere insieme la tutela, della tipicità e della biodiversità, dei saperi produttivi tradizionali e dei territori dei Presidi Slow Food e del Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna Ferrari e il lancio del nuovo prodotto GranSfoglia, una sfoglia gustosa, lunghissima e continua che nasce dall’antica tradizione lodigiana di raschiare il formaggio.


NATURAL FOOD SRL I NUOVI PRODOTTI

SPECIALE CIBUS 2014

Piade sfogliate 100% vegetale certificate BIO in nuovi gusti per chi sceglie un’alimentazione sana e naturale. Farine pregiate certificate biologiche. BIO 100% vegetale avena e riso integrale; BIO 100% orzo e quinoa. Senza lieviti chimici, senza lattosio, senza grassi idrogenati. Nuovi gusti della linea specifica per chi è intollerante al glutine: 100% vegetale VeganOK Amaranto Tapioca Quinoa Specialità artigianale

142

Da Euroverde l’idea della linea Bontà di Stagione in bicchiere. Le prime zuppe con le verdure fresche Italiane di stagione in bicchiere da 450 g: •vellutata di carote con robiola fresca •vellutata di piselli e zucchine con ricotta •zuppa al pomodoro •minestrone di verdura •passato di verdure estivo È il nuovo concetto di zuppa fresca in bicchiere subito pronta. Nel sottocoperchio un tovagliolo e un cucchiaio per una comoda fruizione anche fuori casa. Concetti innovativi: PRATICITÁ NEL PACKAGING Nel pratico bicchiere le zuppe vellutate e cremose sono facilmente fruibili sia a temperatura ambiente per l’estate sia riscaldabile con microonde d’inverno.

PIù GUSTO Per merito all’alta qualità delle materie prime e di una cottura “delicata” mantengono i principi nutritivi. Il rispetto dei prodotti valorizza il sapore e l’aspetto naturale degli ingredienti senza utilizzare esaltatori di sapidità e senza eccedere con il sale. La nuova linea presentati in fiera saranno disponibili alla vendita subito dopo la Cibus.


In occasione di Cibus è stato avviato il progetto “Mucca Green verso Expo 2015”, un percorso di studio sui reali impatti ambientali della filiera della carne. I visitatori dello stand INALCA hanno scoperto attraverso un’istallazione con video touchscreen i capitoli del progetto: dall’allevamento (presidio del territorio e salvaguardia dell’ambiente) all’industria (con i mille usi del bovino); dalla dieta equilibrata sostenibile per l’ambiente, alla lotta contro lo spreco alimentare, dove già oggi la filiera della carne è tra le più virtuose. Novità anche dal mondo dei salumi rappresentati dai marchi Ibis e Corte Buona, con la presentazione a Cibus delle eccellenze premiate con il massimo riconoscimento da due autorevoli pubblicazioni

indipendenti: Culatta di Busseto (Corte Buona), Culatello di Zibello D.O.P. (Ibis), Mortadella Bologna I.G.P.”Gran Ducato” (Ibis) e Bresaola della Valtellina I.G.P. (Montana) sono stati selezionati tra le eccellenze della guida “I Salumi d’Italia” pubblicata da L’Espresso, aggiudicandosi i “5 spilli”. Mentre, all’interno della guida “Grandi Salumi” edita da Gambero Rosso il massimo riconoscimento “3 Fette” è stato ottenuto dal Culatello Cotto “Gran Busseto” (Ibis) e ancora una volta dalla Culatta di Busseto (Corte Buona) e dalla Mortadella Bologna I.G.P. “Gran Ducato” (Ibis). Alcuni dei prodotti premiati sono stati inseriti nella linea di affettati Alta Gamma, con i riconoscimenti di eccellenza delle due guide.

SPECIALE CIBUS 2014

INALCA e ITALIA ALIMENTARI (GRUPPO CREMONINI) a CIBUS 2014: L’ITALIANITÀ DELLE PRODUZIONI SEMPRE PIÙ AL CENTRO DELLE STRATEGIE COMMERCIALI Parte il progetto “Mucca Green verso Expo 2015” dedicato alla sostenibilità delle carni

143

GASTRONOMIA TOSCANA PRESENTA “PICCOLI LUSSI QUOTIDIANI” LA NUOVA LINEA DI PIATTI PRONTI FRESCHI FIRMATI DALLO CHEF GIANFRANCO VISSANI Gastronomia Toscana, storica azienda di eccellenza alimentare di Prato, presenta “Piccoli Lussi Quotidiani” la nuova linea di piatti pronti freschi, nati in collaborazione con lo chef Gianfranco Vissani, una delle più autorevoli firme della cucina italiana. 7 ricette che, come ci spiegano Andrea Tempestini, Ad e portavoce di Gastronomia Toscana e Vissani “nascono da un principio fondamentale: presentare al pubblico piatti Veri ed

Interessanti affinché il consumatore finale ne usufruisca quotidianamente per Bontà ed Immediatezza! “. In queste due parole si potrebbe racchiudere l’essenza di Piccoli Lussi Quotidiani: ricette uniche create appositamente per il brand da uno degli chef più amati d’Italia per realizzare una linea esclusiva e mai proposta prima sul mercato di piatti pronti freschi, assolutamente non surgelati, pronti in soli 2 minuti.


URBANI TARTUFI Urbani, nella sua ferrea ed instancabile volontà di progredire ed inventare, ha messo a punto un prodotto eccezionale che unisce due mondi, due culture antichissime : quella del sushi e quella del prezioso tartufo. Bastoncini deliziosi interamente composti da pregiato tartufo nero potranno essere usati come nuovo ingrediente di base del sushi, in un connubio dal sapore esaltante, un incastro perfetto di due mondi un tempo lontanissimi, due immense ricchezze e due gusti che, uniti, creano un’esperienza a cui è difficile rinunciare.

SPECIALE CIBUS 2014

“Urbani Tartufi è orgogliosa di presentarvi le nuove linee di salse per carni: i grill al tartufo. La gente ama la varietà: tutti questi prodotti sapranno aggiungere alle vostre ricette quotidiane grande gusto. un sapore rafforzato dal tartufo, qualcosa di completamente nuovo anche per gli esperti gourmet. Provateli! Vi garantiamo un’esperienza indimenticabile. Ketchup al tartufo, mostarda al tartufo, soia al tartufo, barbecue al tartufo, chili al tartufo, curry al tartufo, sono ricette di classe tutte dedicati alle carni: manzo, pollame, agnello, maiale e selvaggina, alla griglia o nelle cotture da voi preferite.”

144

Salsa Pronta di Datterini Mutti: la dolcezza e la bontà del pomodoro a portata di bambino Amati dai bambini grazie alla particolare dolcezza e all’intenso colore rosso che li attrae e stimola la loro fantasia: i pomodori datterini sono i protagonisti indiscussi della nuova Salsa pronta di Datterini firmata Mutti. La Salsa pronta di datterini è semplice ma dal gusto autentico che solo il pomodoro Datterino può donare. Questa varietà di pomodori, gustosissimi e dall’inconfondibile forma allungata, si contraddistingue infatti per il sapore dolce e la consistenza polposa, caratteristiche che fanno poi della Salsa pronta di Datterini Mutti un prodotto particolarmente apprezzato dai consumatori più piccoli. L’etichetta corta, in cui spicca l’utilizzo del 97,8% di Datterini insieme a olio extravergine d’oliva, sale, scalogno, sedano e basilico, testimonia la genuinità della Salsa pronta lanciata da Mutti che rappresenta una proposta ideale per le famiglie moderne, in cerca non solo di un prodotto rapido da cucinare, ma anche sano e gustoso, che può aiutare nella difficile sfida di educare i bambini fin da piccoli al piacere delle verdure.


A CIBUS 2014 l’Azienda Agricola Mancini HA PRESENTATO i nuovi spaghetti TURANICI. tra da Prometeo di Urbino.Da una nuova trafila in bronzo e da una specifica ricetta di essiccazione nasce al pastificio Mancini lo spaghetto turanico, dal colore della terra e dal delicato gusto di cereale, valorizzato da una masticabilità morbida e carnosa. Grazie al suo glutine “soft” , è altamente digeribile e indicata per soggetti con intolleranze.

SPECIALE CIBUS 2014

L’azienda Agricola Mancini affianca ai 10 formati di Pasta Mancini, prodotti esclusivamente con il suo grano duro, i nuovi Spaghetti Turanici. Il nome deriva da una sottospecie di grano duro dimenticato in tempi moderni proveniente dalla regione Khorasan (Iran) coltivato biologicamente nelle Marche in collaborazione con Oriana Porfiri, agronomo esperto di cereali, poi macinato a pie-

145 Acclamata a Cibus la prima bresaola a tasso ridotto di sodio. Vestis di Paganoni: pensata per le donne e la loro bellezza Grazie ad un innovativo processo produttivo, che sostituisce l’azione chimica del sale, utilizzato per la conservazione del prodotto, Paganoni è riuscita ad abbassare di ben oltre il 25% il contenuto di sale rispetto alle normali bresaole, preservandone il gusto. Vestis è quindi un alimento sano e buono, in grado di competere con le migliori bresaole presenti sul mercato. L’eccellenza e l’unicità del prodotto deriva dalla lavorazione del solo cuore di punta d’anca, la parte più pregiata dell’animale, selezionata e rifilata per garantirne la magrezza. Con Vestis, Paganoni entra definitivamente nel mercato dei salumi preaffettati di qualità, una nicchia del settore in forte sviluppo, come dimostrano l’incremento dello spazio occupato nei punti di vendita e l’influenza che questi prodotti hanno avuto sulla produzione industriale di marca. Per Paganoni, azienda dalla

radicata filosofia del mangiare sano e naturale, Vestis si attesta come un’ulteriore dimostrazione di come si possa magiare bene e sano senza rinunciare alla tradizione che caratterizza l’esclusività del cucina italiana. E ora, appuntamento a Tuttofood 2015.


SPECIALE CIBUS 2014

La qualità di Monini a Cibus

146

L’occasione perfetta per immergersi in un percorso alla scoperta della qualità che contraddistingue l’intera gamma dei prodotti dell’azienda umbra: oli Extra Vergini di oliva, condimenti sfiziosi, aceti, ma anche la nuova linea cosmetica Extra V che dai principi dell’olio d’oliva trae tutte le sue proprietà nutrienti. Monini è oggi capace di rinnovare la tradizione attraverso un modello di gestione aziendale responsabile, sia dal punto di vista ambientale che sociale ed etico. Una politica che ha portato Monini a ottenere, per prima in Italia tra le grandi aziende del settore dell’olio Extra Vergine, la certificazione Environmental Product Declaration (EPD®) per quattro delle sue referenze più importanti: GranFruttato, Classico, Poggiolo e Delicato. Alla base della politica ambientale di Monini c’è una semplice filosofia: non togliere nulla alla natura e al territorio. Sono, infatti, questi elementi che forniscono tutta la preziosa materia prima che rende da quasi 100 anni l’azienda spoletina nota in Italia e nel mondo. Proprio questa capacità di diffondere la cultura dell’Extra Vergine di Oliva e di custodire la più autentica arte olearia italiana come simbolo del Made in Italy, ha portato l’azienda umbra a diventare punto di riferimento per il settore anche fuori dai confini nazionali. A Cibus, Monini ha presentato l’intera gamma di prodotti sia per il mercato italiano che per quello estero. Non potevano certo mancare due tra gli oli Extra Vergine di oliva più apprezzati in Italia così come oltre confine: il Gran Fruttato e il

Classico. Il GranFruttato è la massima espressione dell’arte olearia Monini. Zefferino Monini seleziona solo oli da olive raccolte in leggero anticipo, lievemente acerbe, da cui si estrae una minore percentuale di olio, ma ricchissima di antiossidanti (polifenoli) che gli conferiscono stabilità e ne esaltano la vivacità di profumo e fragranze. Monini Classico detiene il primato di EVO più venduto in Italia (fonte: IRI Infoscan, I+S+LSP tot 2013). Grazie al suo gusto equilibrato, armonioso, pieno, con gradevoli note di freschezza che richiamano il profumo dell’erba, infatti, è diventato un gusto “di riferimento”, in grado di soddisfare le esigenze più diverse in cucina. Due invece le novità: la linea cosmetica Extra V e la gamma di Vinaigrette. EXTRA V, una linea cosmetica che ha come protagonista l’Olio Extra Vergine. Crema mani, sapone mani, crema corpo, crema nutriente, bagno doccia: cinque carezze per il nostro benessere. Una formula esclusiva, capace di restituire alla pelle equilibrio e nutrimento. Monini ha selezionato una gamma di vinaigrette all’Olio Extra Vergine di Oliva: Classico all’aceto balsamico, Arancia e Lime, Pomodori Secchi e Cipolla e Scalogno. Monini, forte nell’esperienza dell’olio extra vergine, ne ha fatto l’ingrediente principale (33%) di questi condimenti. Sono prodotti semplici e salutari che esaltano il sapore delle ricette in modo pratico e veloce.

Stefania Valentini Karpòs




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.