Karpòs n. 8 - 2015

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Karpos

Karpòs alimentazione e stili di vita

Anno IV - Karpòs - N° 8 - 2015

w w w. k a r p o s m a g a z i n e . n e t

La filiera delle piante officinali GEORGIA: IL CAUCASO TRA EUROPA ED ASIA L’arte di guidare lo sviluppo


* estratto dell’atto costitutivo del 1883


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Karpòs Magazine N. 8 - 2015

Direttore editoriale Renzo Angelini Direttore responsabile Lamberto Cantoni Iscr. trib. di Forlì n° 3/12 del 4/5/2012 Proprietario ed editore della testata Karpòs S.r.l. Via Zara 53 - 47042 Cesenatico (FC) P.I./C.F. 04008690408 REA 325872

6 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo, Laura Di Renzo, Luisa Pistelli, Maria Laura Colombo, Stefania Dalfrà

Hanno collaborato a questo numero Stefano Candoli stefano.candoli@karposconsulting.net Antonella Bilotta antonella.bilotta@karposconsulting.net Laura Fafone laura.fafone@karposconsulting.net Amministrazione Milena Nanni milena.nanni@karposconsulting.net Raccolta pubblicitaria pubblicita@karposmagazine.net Tel. +39 335 6355354 Stampa Centro Stampa Digitalprint Srl Via A. Novella, 15 47922 Viserba di Rimini (RN) Tel. 0541 - 742974 / 742497 e-mail: info@digitalprintrimini.com

42 GEORGIA: IL CAUCASO TRA EUROPA ED ASIA Renzo Angelini

74 L’arte di guidare lo sviluppo Lamberto Cantoni


Karpòs promo 38 40

Per le fotografie: a pag. 74 a pag. 87 © Bertani Domains Tutte le altre fotografie © Renzo Angelini

ARRIGONI

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In copertina: Kazbegi, dominata a ovest dalla cima innevata del monte Kazbek (5.047 m.) a sud del confine con la Russia Foto © Renzo Angelini

saclà

TURISM Baden-Württemberg

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Le macchiole

71 72 73 88 89 92

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Francoli Pedon Cesari

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Baglio di Pianetto daniel Wellington https://www.facebook.com/karposmagazine1

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gelateriarigoletto

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La filiera delle piante officinali Alberto Manzo

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La filiera delle piante officinali Una prospettiva produttiva ed un’alternativa importante nel comparto agricolo Alberto Manzo, Laura Di Renzo, Luisa Pistelli, Maria Laura Colombo, Stefania DalfrĂ


7 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


Definizione di “piante officinali” Il termine “piante officinali” deriva da una tradizione culturale e storica del nostro Paese, sancita in una norma del 1931, tuttora vigente, che rappresenta ad oggi la base normativa della “Disciplina della coltivazione, raccolta e commercio delle piante officinali”, e fa riferimento all’“officina o opificina”, nel significato di “laboratorio” dove le piante venivano sottoposte alle varie lavorazioni (essiccazione, triturazione, macerazione, distillazione, estrazione dei principi attivi, ecc.) in modo da renderle utilizzabili ai diversi scopi. Pertanto da qui deriva l’abbinamento “piante officinali” per indicare quelle piante che possono essere lavorate all’interno di un laboratorio. Tale termine, con il quale da un punto di vista agronomico si identifica un insieme di specie vegetali molto eterogeneo, comprende, in base alle principali destinazioni d’uso ed ai sensi dell’art.1 della Legge soprarichiamata, le piante medicinali, aromatiche e da profumo: ad es. la salvia, il rosmarino, la digitale, la cicuta e la camomilla sono piante officinali. Nell’accezione generale di piante officinali sono compresi anche alghe, funghi e licheni. Ciò che caratterizza una pianta officinale sono le classi di principi attivi chimicamente molto diversi fra loro: alcaloidi, glicosidi, gomme, mucillagini, principi amari, tannini, acidi organici, enzimi, vitamine, resine, balsami, gommoresine, olii essenziali ed altri ancora. Viene definita “droga vegetale” la parte della pianta posta in commercio essiccata e sovente frammentata (i fiori della camomilla, la radice dell’ortica, i frutticini secchi del finocchio, ecc.). La droga è quindi la parte della pianta più ricca in principi attivi che hanno una attività biologica sull’organismo umano e/o animale, secondo la definizione più volte riportata nei documenti della Organizzazione Mondiale della Sanità.

8 La filiera delle piante officinali Alberto Mtanzo


Ai fini statistici Istat ed Eurostat definiscono le “Piante aromatiche, medicinali, spezie e da condimento” che fanno parte del gruppo più ampio delle “Piante industriali”. Il Glossario del Censimento dell’Agricoltura 2010 Istat elenca a titolo esemplificativo le seguenti specie: altea, aneto, angelica, anice, arnica, assenzio, bardana, belladonna, calendula, camomilla, cappero, cardo, cerfoglio, colchico, crescione, cumino, digitale, dragoncello, edera, gelsomino, genziana, hamamelis, iperico, iris, issopo, lavanda, liquirizia, maggiorana, malva, melissa o cedronella, menta, millefoglie, mughetto, origano, passiflora, piretro, rafano, rosmarino, ruchetta o rucola, salvia, sclarea, segale cornuta, valeriana, zafferano, ecc.

La filiera delle piante officinali Alberto Mtanzo

Piante aromatiche, da condimento e spezie

9


Tipologie di prodotti a base vegetale • alimenti “convenzionali” • integratori alimentari[Direttiva 2002/46/ CE, Dlgs 169/2004] • alimenti addizionati [Regolamento (CE) 1925/2006] • medicinali vegetali tradizionali [Direttiva 2004/24/CE- Codice unico del farmaco DLgs 24.04.2006] • dispositivi medici a base di piante e derivati con un recente incremento sul mercato (Direttiva 2007/47/CE, Dlgs 46/97 sui dispositivi medici) • prodotti cosmetici [Regolamento (CE) 1223/2009 che ha sostituito la Legge 713/86] • mangimi addizionati di piante officinali e loro estratti [D.L. 6 Aprile 2006 n. 193, Regolamento (CE) 767/2009] • coloranti • additivi [Regolamento (CE) n. 1333/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008] • aromi [Regolamento (CE) n. 1334/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008]

Lavanda cv. Twichel purple

10 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


Piante officinali e zone di produzione Il consumo di piante officinali da parte dell’industria farmaceutica, alimentare, liquoristica, cosmetica è in continuo aumento in tutto il mondo. Nel nostro Paese, mentre il settore della trasformazione e quello della commercializzazione dei prodotti finiti ha fatto registrare negli ultimi 10 anni un notevole incremento, quello della coltivazione (nonostante gli incrementi registrati) non cresce in maniera parametrata alla domanda e riesce a far fronte al fabbisogno nazionale soltanto per il 30%. Ciò dipende dal fatto che la produzione Italiana di piante officinali deve confrontarsi soprattutto per il prezzo con quella di altri Paesi, specialmente dell’Europa dell’Est e dei Paesi terzi, dai quali proviene circa il 70% delle erbe impiegate nel nostro Paese. Maggiori produttori mondiale I maggiori produttori, in campo mondiale, di piante medicinali ed aromatiche coltivabili anche in Italia sono: Albania, Bulgaria, Croazia, Grecia, Jugoslavia, Macedonia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Turchia, Ungheria, Egitto, Marocco, Tunisia, Cina, India, Pakistan, Argentina, Brasile, Cile, Messico, Centro America, ed altri ancora.

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Il fatto che il 70% del fabbisogno nazionale venga importato, porta a concludere che in Italia ci potrebbero essere buone possibilità di incrementare le coltivazioni di piante officinali e numerosi produttori agricoli potrebbero vedere nelle coltivazioni di queste piante delle interessanti opportunità. Le condizioni di fattibilità per poter avviare tali coltivazioni sono: la conoscenza di quali piante coltivare, quali terreni ed attrezzature siano indispensabili, quanta manodopera si deve avere a disposizione, quali macchinari siano necessari, quali siano i costi di produzione e/o trasformazione, quali siano le rese ed i redditi e soprattutto le reali potenzialità in termini di utilizzazione e commercializzazione. A causa dell’elevato numero di specie officinali richieste dal mercato ed in considerazione delle diverse situazioni pedoclimatiche ed aziendali, l’imprenditore agricolo deve valutare prioritariamente quali sono le specie più adatte alla sua realtà. Fondamentale, e non sempre facilmente valutabile, è la conoscenza della richiesta del mercato e la remuneratività. Una strategia vincente potrebbe essere quella di prendere contatti con le ditte di commercializzazione oppure con le industrie di trasformazione che possono acquistare le piante essiccate oppure i prodotti semilavorati. Indispensabile è poter conoscere le possibili vie di commercializzazione e i prezzi minimi che si potrebbero realizzare oppure si dovrà ipotizzare. Oltre alla coltivazione, potrebbe essere utile valutare la fattibilità di una prima trasformazione in azienda delle piante e la vendita in mercati di nicchia, che, in realtà particolari, possono rivelarsi abbastanza remunerativi, nel rispetto delle normative vigenti. I prezzi ottenibili per le piante officinali coltivate sono sempre correlati alla qualità del prodotto.

La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


Salvia rossa (S. officinalis v. purpurescens)

Tavolo di filiera delle piante officinali Il Tavolo di filiera delle Piante Officinali è nato dall’esigenza di affrontare all’unisono le molteplici sfaccettature del settore delle piante officinali: dalla pianta (anche spontanea) al prodotto finito. Considerando il fatto che finora non era mai stato redatto un Piano di Settore per le piante officinali a fronte di un significativo mercato nazionale di prodotti a base di sostanze vegetali e loro derivati, si è ritenuto opportuno costituire un Tavolo di filiera, con il coinvolgimento di soggetti diversi e necessariamente multidisciplinari. Il Tavolo di filiera delle Piante Officinali è l’Organismo ove realizzare i processi di concertazione e coordinamento tra il MiPAAF, il Ministero della salute, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, le Regioni, le Organizzazioni Professionali, le Organizzazioni dei Produttori, le Unioni Nazionali degli operatori del commercio e della trasformazione industriale, l’AGEA, l’ISMEA, l’INEA, gli Enti di ricerca del CRA, del CNR, delle Università.

Origano

12 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


Il Giardino delle erbe a Casola Valsenio (RA)

Top venti spezie coltivate in Italia, utilizzo annuo (kg) e cifra d’affari (E) - Fonte: ASSOERBE, FIPPO, SISTE n. nome progr. comune

parte utilizzo commerciale

n. nome progr. comune

parte utilizzo commerciale

1

mirtillo nero

frutto

3.614.400

1

mirtillo nero

frutto

15.035.904

2

vite rossa

seme

2.439.600

2

zafferano

stigmi

9.828.000

3

vite rossa

foglia

2.160.000

3

vite rossa

seme

6.830.880

4

cardo mariano

frutto

1.920.000

4

ginkgo

foglia

6.458.400

5

finocchio

frutto

480.000

5

frutto

3.494.400

6

passiflora incarnata

parte aerea 432.000

6

7

camomilla

fiore

426.000

7

genziana

radice

2.106.000

8

cipolla

bulbo

360.000

8

camomilla

fiore

1.938.300

9

origano

foglie

360.000

9

valeriana

radice

1.716.000

10

rosmarino

foglia

351.600

10

cartamo

fiore

1.638.000

11

liquirizia

radice

348.000

11

rabarbaro

radice

1.321.320

12

assenzio romano

parte aerea 300.000 con fiori

12

origano

foglie

1.170.000

13

aglio

bulbo

240.000

13

aloe

succo

1.146.600

14

coriandolo

seme

240.000

14

cipolla

bulbo

1.123.200

15

valeriana

radice

240.000

15

finocchio

frutto

936.000

16

anice

frutto

216.000

16

liquirizia

radice

814.320

17

meliloto

parte aerea 205.200 con fiori

17

anice

frutto

786.240

18

carciofo

foglia

192.000

18

aglio

bulbo

748.800

19

rabarbaro

radice

184.800

19

radice

748.800

20

aloe

succo

180.000

20

cardo mariano passiflora incarnata

echinacea angustifolia assenzio romano

parte aerea 2.950.560

parte aerea 585.000 con fiori

13 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


Alimentari e Forestali, in accordo con il Ministero della Salute di riconoscere ufficialmente la “Filiera delle piante officinali”, è stata completata riportando risultati concreti per tutti gli “attori” della filiera. Infatti l’istituzione, con apposito decreto, del “Tavolo tecnico del settore delle piante officinali” ai sensi del D.M. 15391 del 10 dicembre 2013 ha permesso di ufficializzare anche lo Steering Committee o “Comitato ristretto” con funzioni di coordinamento, composto dai rappresentanti dell’Amministrazione e delle Regioni oltre ai coordinatori dei Gruppi di lavoro, ove sono state discusse le attività in corso a livello nazionale, l’analisi delle esigenze del settore, la pianificazione delle azioni nonché la costituzione di quattro Gruppi di lavoro così suddivisi: “Legislazione - Politiche nazionali e comunitarie”, “Certificazione e Qualità”, “Ricerca e Sperimentazione” ed “Osservatorio economico”;

Il Tavolo di filiera delle Piante Officinali presso il Ministero, è nato dall’esigenza di affrontare le molteplici sfaccettature del settore delle piante officinali ovvero dalla pianta, anche spontanea, al prodotto finito. In realtà la filiera delle piante officinali, a livello istituzionale, non aveva avuto grande seguito forse perché il settore era sempre stato considerato “di nicchia” rispetto alle colture principali a livello nazionale quali ad esempio cereali, vino, orticole e frutticole, di conseguenza su sollecitazione al Ministero delle Associazioni di settore FIPPO1 ed ASSOERBE2 , è stato redatto un Piano di Settore per le piante officinali comprensivo di tre allegati tecnici a fronte di un significativo e crescente mercato nazionale di aziende di trasformazione, i cui prodotti sono in larga misura a base di sostanze vegetali e loro derivati. Dopo due anni e mezzo dall’avvio dei lavori, il 19 luglio 2011, l’iniziativa del Ministero delle Politiche Agricole,

14 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


FIPPO

ASSOERBE 2 ASSOERBE è l’Associazione nazionale di categoria che rappresenta le aziende italiane che operano nel settore delle piante medicinali e aromatiche e da profumo, delle spezie, degli estratti vegetali, degli oli essenziali e dei loro derivati. Sono soci di assoerbe i coltivatori, raccoglitori, trasformatori, importatori, esportatori e commercializzatori di piante medicinali, aromatiche e da profumo, di spezie, estratti vegetali, oli essenziali e dei prodotti da questi derivati quali alimenti e mangimi, integratori alimentari, cosmetici, farmaci, dispositivi medici e biocidi.

La Federazione Italiana dei Produttori di Piante Officinali è un’organizzazione associativa nata nel 1995 che raggruppa oltre 90 soci, che con le cooperative e associazioni va a rappresentare oltre 200 coltivatori. Questi conducono il 70-80% delle superfici coltivate ad officinali in Italia, fra cui alcune delle realtà di produzione più rappresentative del settore. La Federazione ha per scopo prevalente la tutela e la salvaguardia degli interessi morali ed economici dei produttori di piante officinali sotto il profilo tecnico, economico, giuridico e fiscale. 1

www.fippo.org

www.assoerbe.eu

Il Giardino delle erbe a Casola Valsenio (RA)

15 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


Il Tavolo racchiude al suo interno diversi componenti, partendo dalle Istituzioni principalmente coinvolte per la coltivazione delle piante officinali (Ministero delle politiche agricole) e la loro ricaduta sulla salute (Ministero della salute). Altri componenti sono i rappresentanti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, del Ministero dell’Ambiente, dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, delle Regioni, delle Organizzazioni Professionali, delle Organizzazioni dei Produttori, delle Unioni Nazionali degli operatori del commercio e della trasformazione industriale, dell’Istituto per i Servizi del Mercato Agricolo Alimentare ISMEA, dell’Istituto Nazionale di Economia

Agraria INEA (ora confluito nel CRA), degli Enti di ricerca del Consiglio per la Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura CRA e del Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR e dell’Università. Partendo dalla definizione di “pianta officinale” - che trova origine nella Legge n. 99 del 6 gennaio 1931 che è una peculiarità tutta italiana - l’intento è stato quello di far incontrare e lavorare insieme gli attori del Tavolo, vista la complessità del settore, cercando di sviluppare la conoscenza e le potenzialità di una coltivazione più mirata e soprattutto programmata oltre che strettamente correlata al mercato nazionale ed internazionale, meglio di quanto non si sia fatto finora.

16 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


Basilico

Basilico sotto serra, Albenga

17 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


Prodotti più importati

o polverizzati (escluse radici di ginseng, foglie di coca, paglia di papavero e fave tonka); nel 2011, ne sono state importate oltre 11mila tonnellate con un esborso di circa 46 milioni di euro, corrispondente a circa il 5% della spesa totale dell’Italia.

• le sostanze odorifere utilizzate come materie prime nelle industrie alimentari e delle bevande; nel 2011 ne sono state importate circa 13mila tonnellate con una spesa di circa 305 milioni di euro, corrispondente al 31% delle importazioni di piante officinali e loro derivati; • le sostanze odorifere per l’industria non alimentare; nel 2011, ne sono state importate oltre 16mila tonnellate con una spesa di circa 221 milioni di euro, corrispondente al 23% dell’esborso totale dell’Italia; anche in questo caso vale il commento del punto precedente; • i succhi ed estratti vegetali (esclusi quelli di liquirizia, luppolo, oleoresina di vaniglia ed oppio); nel 2011, ne sono state importate circa 5mila tonnellate con una spesa di 47 milioni di euro, corrispondente a circa il 5% dell’esborso complessivo dell’Italia; • le piante, o parti di piante, semi e frutti, delle specie utilizzate principalmente in profumeria, in campo alimentare, salutistico e farmaceutico e nella preparazione di insetticidi, antiparassitari e simili, freschi o secchi, anche tagliati, frantumati

Prodotti più esportati • succhi ed estratti vegetali (esclusi quelli di liquirizia, luppolo, oleoresina di vaniglia ed oppio) sono il gruppo di prodotti maggiormente esportati dall’Italia; nel 2011, ne sono state esportate oltre 18mila tonnellate con introiti per circa 68 milioni di euro, corrispondenti al 16% degli introiti totali dell’Italia; • sostanze odorifere utilizzate come materie prime nelle industrie alimentari e delle bevande; nel 2011 ne sono state esportate circa 9mila tonnellate con un introiti per circa 65 milioni di euro, corrispondenti al 16% delle importazioni di piante officinali e loro derivati; • coloranti vegetali; nel 2011, ne sono state esportate circa 4.000 tonnellate con introiti per 36 milioni di euro, corrispondenti al 9% degli incassi totali dell’Italia;

Import 2012, 1.052 milioni di Euro

Fonte: ISMEA

Fonte: ISMEA

18 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


• sostanze odorifere per l’industria non alimentare; nel 2011, ne sono state esportate circa 5mila tonnellate con introiti per 32,5 milioni di euro, corrispondente all’8% dell’introito totale dell’Italia; • oli essenziali di limone, nel 2011, ne sono state esportate circa 1.700 tonnellate con introiti per 30 milioni di euro, corrispondenti al 7% degli incassi totali dell’Italia; • oli essenziali di altri agrumi, che sono rappresentati per lo più dagli oli essenziali di bergamotto ed in misura minore da quelli di mandarino e clementine; nel 2011, ne sono state esportate circa 600 tonnellate con introiti per 29 milioni di euro, corrispondenti a circa il 7% degli incassi totali dell’Italia; nel complesso, l’export di oli essenziali rappresenta circa il 18% delle esportazioni totali dell’aggregato piante officinali e derivati; • spezie ed aromatiche; nel 2011 ne sono state esportate 9.300 tonnellate con introiti per 23 milioni di euro corrispondenti al 6% del totale. In questo aggregato, spiccano le esportazioni di noci moscate, semi di coriandolo, foglie di alloro, timo ed altre spezie; • piante aromatiche coltivate in vaso certificate per uso alimentare; il trend di esportazione è in attiva

crescita da circa 8 anni. Ad esempio, nel 2011 la produzione sul mercato di Albenga è arrivata a 60 milioni di vasi; le specie maggiormente rappresentate sono: rosmarino, timo, basilico, alloro, salvia; • mucillagini e gli ispessenti di carrube o di semi di carrube; nel 2011, ne sono state esportate oltre 2.700 tonnellate con introiti per 17 milioni di euro, corrispondenti a più del 4% degli incassi totali dell’Italia; • piante officinali utilizzate principalmente in profumeria, medicina o per insetticidi ed antiparassitari; nel 2011, ne sono state esportate 2.700 tonnellate con introiti per circa 16 milioni di euro, corrispondenti a circa il 4% degli incassi totali dell’Italia; • mucillagini e gli ispessenti di semi di guar; nel 2011, ne sono state esportate 6.500 tonnellate con introiti per 15 milioni di euro, corrispondenti a poco meno del 4% degli incassi totali dell’Italia; • estratti per concia di origine vegetale ed i tannini, tra cui spicca la voce estratti di sommacco, di vallonee, di quercia o di castagno; di quest’ultima voce, nel 2011, ne sono state esportate 5.500 tonnellate con introiti per circa 14 milioni di euro, corrispondenti al 3% degli incassi totali dell’Italia.

Export 2012, 470 milioni di Euro

Fonte: ISMEA

19 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


La filiera delle piante officinali Alberto Manzo

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Questo settore è un segmento dell’agricoltura molto caratteristico, le cui radici culturali e produttive sono antichissime, che ha peculiarità specifiche sia sotto l’aspetto colturale che economico e sociale, ma anche esigenze pedoclimatiche diverse in funzione delle specie interessate, oltre ad una notevole variabilità delle tipologie produttive e, di conseguenza molteplici destinazioni finali con una domanda di mercato estremamente diversificata. I lavori si sono svolti nella massima collaborazione fra le parti e – grazie alle diverse competenze dei singoli attori – sono state individuate soluzioni concrete alle problematiche che frenano lo sviluppo del settore delle piante officinali che, invece, presenta ottime potenzialità soprattutto nei territori di collina e montagna. La componente universitaria con gli esperti

Camomilla comune (Matricaria chamomilla)

di diverse discipline: agraria, medicina, chimica e farmacia, che ha attivamente presenziato e presieduto a tutti i lavori svolti, ha dato il proprio contributo fattivo di conoscenza scientifica nelle diverse aree tematiche coinvolte: agronomiche, botaniche, genetiche, fitochimiche, alimentari, farmaceutiche, mediche e socio-economiche. Il fine ultimo perseguito è stato quello di valorizzare quanti operano professionalmente in questo settore, nel rispetto di tutte le normative vigenti. In questo contesto, è ormai indifferibile un’opera di divulgazione capillare dei contenuti concordati fra gli esperti degli Enti che fanno parte del Tavolo tecnico, destinata ad una maggiore comprensione di concetti, principi, argomentazioni tecnico-scientifiche e di normativa commentate nel Piano di Settore e nei suoi Allegati. E’ infatti necessario creare un dialogo diretto


Piretro (Chrysanthemum cinerariaefolium)

tivo di difendere questo straordinario patrimonio, e di trovare le risorse atte a favorirne l’ulteriore sviluppo. Con l’Osservatorio economico del settore delle piante officinali si è pervenuti alla messa a disposizione dei primi dati ufficiali, mai fino ad ora censiti sulle piante officinali in Italia ed alla individuazione dei rapporti tra i diversi attori che hanno contribuito a dare corpo a tale realtà. Avere creato una piattaforma istituzionale di confronto aperta a tutti gli attori che operano nella filiera é un primo importante obiettivo, il contesto ottimale per risolvere i problemi che limitano la crescita, lo sviluppo e l’innovazione in questo settore, nel pieno rispetto delle specifiche competenze, delle diverse professionalità e delle norme vigenti.

e credibile fra ricercatori, operatori del settore, mass media e cittadini, per comunicare e divulgare i contenuti e le potenzialità del settore delle piante officinali al fine di individuare e possibilmente risolvere le problematiche che frenano l’operatività e lo sviluppo di questo settore. Di conseguenza il MiPAAF, in coordinamento con ISMEA, ha provveduto, con il documento predisposto dal Gruppo di lavoro Osservatorio economico dal titolo“Piante officinali in Italia: un’istantanea della filiera e dei rapporti tra i diversi attori” presentato nel luglio 2013 presso il Ministero della salute, ad una mappatura e, quindi, ad una più precisa identificazione di quanto in termini qualitativi e quantitativi questo settore rappresenti nell’economia del nostro Paese, con l’obiet-

21 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


La filiera delle piante officinali Alberto Manzo

Digitale purpurea (Digitalis purpurea)

22


Iperico (Hypericum perforatum)

23 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


In particolare il piano di settore è comprensivo di un ulteriore allegato tecnico più ampio denominato “La filiera delle piante officinali” a completamento delle tematiche trattate dagli esperti e frutto del lavoro dei Gruppi tecnici nonché di un glossario del settore con i termini e le definizioni relative. L’auspicio è che, grazie alla approvazione del Piano di settore, si possa realizzare un vero progresso della filiera agricola delle piante officinali che superi, soprattutto nella fase della produzione prima-

ria, la definizione di “settore di nicchia” nel quale, tradizionalmente, le produzioni erano e sono tuttora rappresentate con la presenza, comunque tradizionale, di specie spontanee, caratterizzate da un elevato numero di prodotti, ma scarsi volumi. Appare evidente che l’evoluzione dello scenario internazionale, la globalizzazione dei mercati, il progresso tecnologico e, quindi, il subentrare di nuove variabili hanno influenzato le dinamiche per quanto riguarda il mercato interno ed in-

Erba cipollina (Allium schoenoprasum)

24 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


stesso tempo “di qualità”, ma da questo punto di vista il livello delle produzioni nazionali presenta elevati standard qualitativi, grazie ai quali le Istituzioni preposte, MiPAAF e Ministero della salute, possono ampiamente collaborare con gli altri Stati membri principali produttori e trasformatori di piante officinali al fine di promuovere e portare il settore all’attenzione della Commissione Europea come per le altre produzioni agricole interessate dalle Misure di Mercato della PAC.

ternazionale delle piante officinali e, di conseguenza, molte specie utilizzate dalle industrie a valle non sono tradizionalmente prodotte o potenzialmente producibili in Italia, con la necessità di dover ricorrere all’importazione che comporta una riduzione dell’interesse dei decisori nazionali per il settore. In conclusione è necessario, per questo settore, non soggetto ad una Organizzazione Comune di Mercato (OCM) della Politica Agricola Comune (PAC), creare una filiera nazionale “consistente” e allo

Cefalaria

25 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


Nigella colorata (Nigella arvensis)

QUALCHE NUMERO DEL SETTORE E’ un settore alla base di più filiere: agricola/alimentare, farmaceutica e cosmetica, in grado di esprimere valenze ambientali, salutistiche e socioculturali e conferire all’agricoltura quel ruolo multifunzionale che rappresenta uno dei cardini della PAC anche nella strategia post 2013. Il settore delle piante officinali è una nicchia ma con un trend in espansione ed un potenziale ancora tutto da sfruttare. La filiera coinvolge quasi 3 mila aziende agricole e la superficie investita (poco più di 7 mila ettari) in un decennio è più che triplicata. Anche le superfici biologiche, che interessano circa 2.900 ettari, hanno registrato una crescita nel periodo 2000-2011 ed ancora oltre nel 2012. Nonostante i numeri in crescita, gran parte del fabbisogno di materie prime e semilavorati dell’industria di trasformazione è soddisfatto dall’offerta estera (70% erbe consumate), come dimostrano i dati dell’import di piante officinali e derivati che, nel 2011, ha determinato un esborso di quasi un miliardo di euro.

Filiera delle piante officinali 3.000 aziende agricole 7.000 ettari di superficie investita 2.900 di biologico 70% erbe consumate che sono state impostate (1 miliardo di Euro)

26 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


Echinacea purpurea (Echinacea purpurea)

Specie maggiormente utilizzate in Italia (Ettari) Fonte: FIPPO nome comune superfice

27 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo

utilizzo

menta piperita e dolce

253.54

olio essenziale

lavanda vera ed ibrida

178.77

olio essenziale

camomilla comune

123.10

prodotto secco

finocchio aromatico

78.21

prodotto secco

salvia officinale

68.45

prodotto secco

melissa

47.69

prodotto secco

camomilla romana

45.05

olio essenziale

passiflora incarnata

39.21

prodotto secco

coriandolo

37.00

prodotto secco

origano bianco

24.25

prodotto secco

psillio

23.00

prodotto secco

elicriso

22.44

olio essenziale

rosmarino

20.97

prodotto secco

assenzio romano pontico e gentile

18.62

prodotto secco

santoreggia

17.30

prodotto secco

ortica

15.10

prodotto secco


Distribuzione regionale delle piante coltivate in Italia nome comune

utilizzo

Assenzio gentile

Piemonte, Sardegna

Assenzio romano

Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia

Bardana

Toscana, Abruzzo, Emilia, Veneto, ecc.

Bergamotto

Calabria

Borragine

Emilia, Lombardia, Toscana, ecc.

Calendula

Emilia, Lombardia, Marche, Sicilia, piccole superfici altre regioni

Camomilla comune

Toscana, Puglia, Piemonte, Abruzzo, Campania e piccole superfici altre regioni

Camomilla romana

Piemonte

Carciofo

Toscana e piccole superfici altre regioni

Cardo mariano

Abruzzo, Sardegna, Marche e Sicilia

Coriandolo

Piemonte, Sicilia e piccole superfici altre regioni

Dragoncello

Piemonte e piccole superfici in altre regioni

Frassino da manna

Sicilia (Palermo)

Galega

Emilia, Marche e piccole superfici in altre regioni

Gelsomino

Non rilevante

GenepĂŹ

Piemonte

Genziana maggiore

Lazio e piccole superfici in altre regioni

Giaggiolo

Toscana e piccole superfici in altre regioni

Iperico

Piemonte, Umbria, Toscana, Lombardia, Marche, Abruzzo, Lazio e in molte altre regioni

Issopo

Piemonte, Emilia, Marche, ecc.

Lavanda e lavandino

Piemonte, Liguria, Emilia, Marche, Abruzzo e piccole superfici in altre regioni

28 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


Coriandolo (Coriandrum sativuma)

Distribuzione regionale delle piante coltivate in Italia nome comune

utilizzo

Lino

Toscana

Liquirizia

Calabria, Sud Italia

Malva

Toscana, Piemonte, Marche, Veneto, ecc.

Manna

Sicilia

Meliloto

Marche

Melissa

Piemonte, Toscana, Emilia, Lombardia, Marche e piccole superfici in altre Regioni

Menta piperita

Piemonte e piccole superfici in altre regioni

Origano

Sicilia e piccole superfici in altre regioni del nord e del sud

Passiflora incarnata

Toscana, Marche, Abruzzo e in altre regioni

Psillio

Umbria, Toscana, Emilia, Marche e Sicilia

Rosmarino

Lombardia, Liguria, Piemonte, Emilia e in moltissime altre Regioni

Salvia officinale

Piemonte, Emilia, Lombardia, Toscana e in moltissime altre Regioni

Salvia sclarea

Piemonte, Abruzzo, Emilia, Marche

Santoreggia

Piemonte, Veneto, Umbria e in altre regioni

Tarassaco officinale Toscana, Piemonte e in altre regioni Tiglio

Marche e Emilia

Timo

Piemonte, Emilia , Lazio e in moltissime altre regioni

Valeriana

Lombardia, Lazio e in altre regioni

Zafferano

Sardegna, Abruzzo, Umbria

Lino

Toscana

Fonte: FIPPO

29 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


consentirebbero di aumentare i margini; problema complicato dalla difficoltà di accesso al credito; • assenza di scale qualitative, necessità di politiche di marchio nazionale ombrello di qualità; • carenza soggetti della filiera nella conoscenza degli aspetti tecnici, agronomici ed economici del settore; • adozione di standard differenti anche a causa della mancanza di chiari disciplinari di produzione di qualità; • difficoltà di approvvigionamento delle sementi di piante officinali ed aspetti normativi sementieri non chiari: necessità di procedure standardizzate.

Alcune Problematiche e possibili soluzioni estratte dal Piano di settore approvato in Conferenza StatoRegioni ad aprile 2014 Processo produttivo • alti costi di produzione, soprattutto quelli energetici dovuti ai forti rialzi del costo di gasolio e quelli di manodopera; • scarsa meccanizzazione specifica, soprattutto nelle fasi di raccolta e trasformazione; • massiccia importazione di piante prodotte dall’estero; • necessità di alti investimenti per la trasformazione intermedia e finale, che

Elicriso (Helichrysum italicum)

30 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


Rosa canina (Rosa canina)

Organizzazione e gestione delle imprese

• normative imposte a livello europeo limitanti per lo sviluppo del settore e l’innovazione (ad esempio, la normativa c.d. sui claims); • carenze normative ed inadeguatezze nei sistemi di classificazione (ad es. codici doganali) che comportano confusione e presenza sul mercato di prodotti sostitutivi spesso ricostruiti chimicamente.

• mancanza di una razionale e ottimizzata gestione dei flussi di prodotti; • mancanza di associazionismo sia nella fase di produzione e dei centri di prima trasformazione, tra le aziende per creare sinergia, sia di tipo verticale tra i diversi operatori della filiera; • difficoltà di mercato (incontro domanda/offerta, mercato non trasparente); • insufficiente collegamento tra le imprese e la ricerca scientifica.

Mercato e strategie • pressione concorrenziale dei Paesi terzi con basso costo della manodopera e con una competizione basata sul prezzo; • i consumi del mercato italiano ed in generale del Sud Europa sono in continua contrazione anche in seguito al modificarsi degli stili di vita del consumatore.

Rapporto con la Pubblica Amministrazione • la politica agricola comune dell’Unione Europea non risulta sufficiente per sostenere il settore (in verità delle PO a livello UE si discute e norma solo dalla trasformazione in poi – competenza Ministero Salute);

31 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


INNOVAZIONI RITENUTE PRIORITARIE Prodotto

− sistemi che aumentano la resa delle colture a metro quadro; − messa a punto di un registro varietale volontario dedicato alle essenze officinali; − adozione di requisiti minimi per le sementi di tutte le piante officinali (non certificate), anche se appartenenti a specie che possono essere destinate ad altri usi, oggetto di regolamentazione più restrittiva. • Sostanze chimiche di difesa dai parassiti: − Maggiore disponibilità di prodotti di difesa fitosanitaria, sistemi di difesa/lotta fitosanitaria integrata e aggiornamento dei protocolli di verifica dello stato sanitario, delle patologie e delle malattie emergenti; − Bio-attività degli oli essenziali (OE) estratti da

• recupero della tipicità legata al territorio, a livello nazionale ed ovviamente locale; • miglioramento della qualità, al fine di aumentare la competitività sui mercati interni ed esteri; • mancanza di standard qualitativi cui collegare i prezzi e in generale, un fabbisogno di informazioni sui prezzi e sull’andamento del mercato (Osservatorio). Processo produttivo • Disponibilità varietale: − metodiche biotecnologiche che migliorino la gestione dei ritmi colturali (tecniche colturali), e la programmazione della produzione al fine di poter avere la produzione quando richiesta dal mercato;

Cardiaca (Leonorus cardiaca)

32 La filiera delle piante officinali Alberto Manzo


nimi di qualità dei materiali di riproduzione (sementi, altre parti di pianta) • sviluppo delle applicazioni d’ingegneria agraria nel settore: − Agevolare con studi di fattibilità e ricerche (da condurre in collaborazione tra aziende produttrici di macchine ed attrezzature agricole ed enti pubblici di ricerca) la realizzazione di semplici macchine agricole oppure soltanto di organi accessori , in applicazione ai trattori od ai motocoltivatori, destinati a rendere automatiche o semiautomatiche o almeno ad agevolare alcune operazioni specifiche quali ad es. la raccolta di semi (la cosiddetta “granella”), l’estirpazione di organi ipogei, il controllo delle malerbe, alcune fasi delle varie lavorazioni o trasformazioni post-raccolta dei prodotti ecc.

Papavero californiano (Eschscholzia californica)

La filiera delle piante officinali Alberto Manzo

piante officinali: attività insetticida e repellenza nei confronti di insetti di interesse medico-veterinario, dannosi alle colture o alle derrate alimentari conservate; attività anti-germinativa per il controllo delle piante infestanti. • Approvvigionamento sementi: − definizione delle modalità di controllo e certificazione ufficiale delle sementi; − promuovere elevati standard di qualità delle sementi e dei materiali di moltiplicazione delle piante officinali al fine di favorirne la certificazione, l’approvvigionamento, la tracciabilità lungo la filiera e di mettere a disposizione dei privati servizi di controllo qualità; − norme di istituzione e registrazione in apposito albo dei produttori e definizione di requisiti mi-

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La filiera delle piante officinali Alberto Manzo

Organizzazione della produzione e della commercializzazione • messa in rete dei servizi di ricerca e consulenza con particolare attenzione all’interregionalità dell’innovazione; • recupero di rappresentatività della base produttiva e mitigazione degli operatori economicocommerciali a favore di quelli a monte; • riorganizzazione della filiera secondo schemi associativi o reticolari, più efficaci di quelli esistenti, che favoriscano la condivisione di servizi utili alla riduzione dei costi legati alla commercializzazione in generale e all’internazionalizzazione, quali la logistica, il packaging, il post-har-

34 SISTEMA DEL TRASFORMATO (PRODUZIONE PRIMARIA): MINACCE, OPPORTUNITÀ, FORZA E DEBOLEZZA Settore in complesso Negativo Minacce Instabilità climatica Normative limitanti e lacunose Complessità burocratica Positivo Opportunità Trend positivo della domanda, superiore agli effetti della crisi Prodotto italiano Negativo Punti di debolezza Costi elevati Assenza di organizzazione del settore Positivo Punti di forza Qualità, cura del prodotto Creazione di consorzi e unioni fra produttori

vest, l’acclimatazione e i rapporti contrattuali; • riconoscimento e diffusione della tipicità dei prodotti italiani, valorizzandola attraverso riconoscimenti (marchi, brevetti) e introduzione di sistemi di controllo e standardizzazione delle qualità. Sistema della ricerca e della conoscenza a supporto delle imprese • auspicare la realizzazione di un coordinamento della ricerca nel settore che deve prevedere il superamento della frammentarietà e della scarsa collaborazione tra i maggiori soggetti della ricerca pubblica (Università ed EPR, Ministeri


ve, i servizi informatici a sportello, l’animazione territoriale; • coinvolgere i coltivatori e le associazioni/consorzi di produttori nella gestione dei corsi di formazione. Incentivare le collaborazioni tra gli enti di ricerca e le aziende produttrici; • creazione di punti di scambio periodico di idee e pratiche tra imprenditori (es. Club di prodotto); • portale del Ministero dedicato alle filiere con i link delle diverse realtà aziendali/associazioni/ consorzi, etc. e con una sezione dedicata ad un forum permanente degli attori della filiera che permetta di agevolare la diffusione di proposte per superare le innumerevoli criticità del settore;

La filiera delle piante officinali Alberto Manzo

diversi e Regioni), ma anche una collaborazione più intensa fra strutture pubbliche e private. La particolarità e la polivalenza del settore è data da ricercatori provenienti da “estrazioni” ed esperienze diverse ovvero: agricoltura, farmacia, chimica, medicina, da ciò la difficoltà di una più ampia collaborazione tra comparti. Proposte per migliorare gli interventi di diffusione dell’innovazione: • riorganizzazione dei metodi e degli strumenti di diffusione dell’innovazione che mettano al centro degli interventi l’azienda agricola; • strumenti di divulgazione delle innovazioni riguardano principalmente le prove dimostrati-

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SISTEMA DELLE TRASFORMATO (TRASFORMAZIONE INTERMEDIA): MINACCE, OPPORTUNITÀ, FORZA E DEBOLEZZA Punti di forza: materia prima di qualità elevata, appeal del Made in Italy Punti di debolezza: alti costi di produzione, scarsa rilevanza delle economie di scala Minacce: ridotta disponibilità di spesa, pressione concorrenziale sempre più forte, normativa sul claim, blocco di autorizzazioni per nuove piante e nuove sostanze Opportunità: ricerca di prodotti naturali da parte del consumatore, tramonto della classica chimica industriale

Issopo (Hissopus officinalis)

Vincoli: normativa (costi burocratici, complessità, difficoltà di interpretazione, carenze), scarso sviluppo del comparto tecnicoscientifico


Salvia

tà migliorate destinate al mercato); compilazione di un inventario delle varietà locali utile ai fini della loro conservazione e di un loro sfruttamento sostenibile; • Migliorare la competitività del settore attraverso l’adozione e lo sviluppo di un processo innovativo per l’analisi e la sorveglianza nutrizionale e igienico-sanitaria, denominato sistema di analisi dei punti critici di controllo della qualità salutare e nutrizionale delle piante officinali (NACCP, Nutrient Analysis of Critical Control Point), con innovazioni tecnologiche, di processo, organizzative e gestionali.

• definizione delle specie di maggior interesse; caratterizzazione su base morfofisiologica di queste specie; messa a punto di protocolli di caratterizzazione molecolare a livello intra-specifico; realizzazione/ottimizzazione di protocolli di analisi fitosanitaria e di verifica delle caratteristiche di resistenza/tolleranza a patogeni; redazione di schede descrittive delle varietà e degli ecotipi; definizione dei requisiti minimi di qualità (stato sanitario, caratteristiche tecnologiche); definizione delle procedure di iscrizione e certificazione (sementi di varie-

Alberto Manzo Dipartimento delle Politiche Competitive della Qualità Agroalimentare Ippiche e della Pesca. Direzione Generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell’ippica. Ufficio PQAI II - MIPAAF

Laura Di Renzo

Maria Laura Colombo

Sezione di Nutrizione clinica e Nutrigenomica, Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione, Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco, Università degli Studi di Torino

Stefania Dalfrà

Luisa Pistelli

Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari,Segreteria tecnica del Direttore Generale, Ministero della Salute

Dipartimento di Farmacia, Università di Pisa

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Karpòs promo Quartirolo Lombardo DOP Fresco Arrigoni

Il Quartirolo Lombardo DOP Fresco Arrigoni è un formaggio a pasta morbida dal sapore delicato e leggermente acidulo. Eccellente mangiato da solo, diventa l’ingrediente perfetto per dare un gusto nuovo a fresche ricette estive: da provare assolutamente per insaporire le insalate di verdure oppure insieme alle olive in quelle di pasta, ma anche nel cous cous, nel farro e con le verdure grigliate! Quartirolo Lombardo Dop Arrigoni è un formaggio fresco a pasta morbida realizzato con latte vaccino prodotto da mucche nutrite con erba “quartirola” (da cui deriva il nome “Quartirolo”), termine con cui in passato si identificava l’erba ottenuta dall’ultimo taglio prima dell’inverno, definito anche “quarto taglio”. Caratteristiche del Quartirolo Lombardo DOP Arrigoni: Sapore delicato, leggermente acidulo Crosta sottile, morbida, di colore bianco Pasta compatta, friabile, di colore bianco Disponibile nella confezione da 200 g Leader nel mercato del Taleggio, la Arrigoni si contraddistingue nel panorama delle aziende casearie per la produzione di numerosi formaggi lombardi come Gorgonzola, Crescenza e Quartirolo Lombardo.

L’elevata qualità dei suoi prodotti è garantita dal controllo su tutta la filiera, dal latte fresco proveniente da allevamenti controllati situati nel raggio di 30 km dallo stabilimento in cui viene lavorato fino al prodotto finito. Fiore all’occhiello dell’azienda sono i pluripremiati Gorgonzola dolce e piccante DOP, insigniti rispettivamente delle prestigiose medaglie Super Gold e Bronze al World Cheese Contest 2014 di Londra, il Quartirolo lombardo DOP, formaggio fresco a pasta morbida dal sapore delicato e leggermente acidulo, e il Taleggio DOP, formaggio a pasta morbida dalle origini antichissime il cui nome deriva dall’omonima valle dell’alto bergamasco dove è nato. Nella produzione di Arrigoni non mancano molti altri formaggi tradizionali, come il Salva cremasco Dop, asciutto e friabile, e freschi (Stracchino, Primosale, il formaggio a strati alternati di gorgonzola dolce e mascarpone Arrì Arrì, i formaggi molli a pasta fresca Capriccio, Fior di capra e Rugiada). Completano la gamma i formaggi biologici (Gorgonzola DOP, Quartirolo lombardo DOP, Taleggio DOP, Stracchino e Torregio, formaggio unico nel suo genere grazie alla lunga e accurata stagionatura), nati per soddisfare le esigenze di chi sceglie nuovi stili di vita.

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Karpòs promo INDAGINE SACLA’/DOXA: 9 ITALIANI SU 10 SI SCOPRONO “VERDI” A TAVOLA Il 43% METTE PIU’ VERDURA NEL PIATTO RISPETTO A 10 ANNI FA’ MA LA META’ DEI NOSTRI CONNAZIONALI (52%) SPRECA LE VERDURE CHE ACQUISTA Una ricerca commissionata dalla Saclà - storica azienda alimentare italiana leader nel settore delle conserve vegetali - alla Doxa fotografa, per la prima volta, la passione dei nostri connazionali per le verdure. Amate dal 91% degli italiani, soprattutto giovani che guidano la riscossa dei consumi: 6 su 10 li hanno aumentati nell’ultimo decennio. Un cambiamento che riguarda anche l’approccio al mondo dei vegetali: oggi li mangiamo non solo perché fanno bene (73%) ma perché sono buoni (67%). E’ boom di consensi per le verdure conservate: nemiche dello spreco e gustose, sono le preferite del 22% degli italiani. La parola d’ordine è: non chiamatele più un “contorno”. Oggi le verdure hanno scalato posizioni su posizioni nella centralità del menu’ del Belpaese e rappresentano il piatto principale per il 64% degli italiani. E’ quanto emerge dall’indagine SACLA’/Doxa “#Gusto verde. Gli Italiani e le verdure” presentata oggi, mercoledì 29 aprile, a Milano presso il ristorante “Joia”, vero e proprio tempio della cucina vegetale. La ricerca mette a fuoco la passione dei nostri connazionali per Il mondo dei vegetali: numeri alla mano, si contano oggi quasi 50 milioni di italiani che amano le verdure (91%) e ben 7 su 10 le mangiano perché sono buone, svincolandole finalmente dalla logica “punitiva” di alimento da consumare solo “perché fa bene”, in cui sono state confinate per anni. Una vera e propria rivoluzione “gourmet”, guidata dai più giovani, il 58% dei quali ha aumentato il consumo di verdure negli ultimi 10 anni. E che riguarda anche un settore di grande tradizione del made in Italy come le verdure conservate: grazie ad un notevole miglioramento della qualità dei prodotti offerti e a un’innata natura “anti spreco” risultano essere le preferite da 2 italiani su 10. 4 ITALIANI SU 10 NE CONSUMANO DI PIU’ RISPETTO A 10 ANNI FA’: NORD BALUARDO… Oggi, ci dice l’indagine SACLA’/Doxa, ben 22 milioni di italiani (43%) dichiarano di consumare

più verdure rispetto a 10 anni fa. Mentre il 49% le consuma in egual misura e solo e solo l’8% ha diminuito il consumo. Gli italiani mangiano verdura in media una volta al giorno e un 20% dei nostri connazionali le mangia addirittura più di 10 volte a settimana. In generale le donne (7,2 volte a settimana) consumano verdure più spesso degli uomini (6). Nord vero e proprio caposaldo del consumo di verdura al Nord (7,5 volte a settimane) mentre al Sud Italia le porzioni settimanali scendono di parecchio (5,3 volte). Nella media al Centro Italia (6,9). E in generale gli italiani di verdura ne consumerebbero anche di più… se non fosse per alcune barriere: in primis che ci vuole troppo tempo per prepararle (28%), poi perché la verdura non piace a tutti in famiglia (19%), a seguire la scarsa creatività nell’ideare ricette (14%) e solo per ultimo il fatto che non piacciano (7%) MA NE SPRECHIAMO MOLTA, SOPRATTUTTO QUELLA FRESCA… Oggi 1 italiano su 2 (52%) dichiara di essere costretto a gettare nella spazzatura le verdure che acquista. L’85% delle verdure che si sprecano sono quelle fresche, mentre sono solo il 9% quelle conservate e il 6% di quelle surgelate. GUSTOSE E “NEMICHE DELLO SPRECO”: E’ BOOM PER LE VERDURE CONSERVATE Cresce il gradimento dei nostri connazionali per le verdure conservate, di cui SACLA’ è leader di mercato grazie ad una serie di prodotti di alta qualità e contenuto di servizio in linea con le esigenze del consumatore moderno. Oggi, ci dice la ricerca, ben 11,5 milioni di fans e un trend positivo nei consumi negli ultimi 10 anni (+5%). Il segreto di questo fenomeno? La metà degli italiani (52%) pensano che la qualità dei prodotti sia migliorata mentre per il 23% è rimasta stabile ed è peggiorata solo per il 9% degli italiani. Al top nell’apprezzamento olive (38%), carciofini (35%), e funghi (30%) veri e propri caposaldi della nostra tradizione. In particolare tra i plus riconosciuti ad una verdura conservata ci sono

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la varietà offerta dalle aziende (63%), l’alto contenuto di servizio (49%) e il miglioramento del gusto (35%). I tre cardini su cui poggiano le aspettative dei consumatori nei confronti di una verdura conservata sono che sia sicura (57%), buona e gustosa (50%) e salutare (49%). NON SOLO UN CONTORNO… VERDURE SEMPRE PIU AL CENTRO DEL MENU’ Ben 6 italiani su 10 considerano oggi le verdure un piatto principale del proprio menu’ giornaliero, a cui non si rinuncia mai. Quelli che le pensano come solo un contorno da abbinare ad un primo o a un secondo sono il 32% della nostra popolazione, mentre solo un modesto 4% non le considera molto nel proprio menu e l’1% non le considera proprio. L’APPROCCIO GOURMET: TRIONFA “IL GUSTO” DELLE VERDURE Le verdure – fresche e conservate – sono amate perché fanno bene alla salute (75%) ma anche perché piacciono per il loro gusto (67%). Più indietro motivazioni come il senso di leggerezza e benessere (42%) e il richiamo di un prodotto della terra (39%) mentre solo 1 italiano su 4 dichiara di mangiarle per motivi di dieta. VEGANI E VEGETARIANI SONO IL 5% DELLA POPOLAZIONE La passione per le verdure, in Italia, non è, per così dire, figlia di scelte di vita “estreme” o “ideologiche”: il consumo di verdure è considerato da 9 italiani su 10 (89%) importante per la propria alimentazione ma non a scapito di altri cibi. Vegani e vegetariani sono il 5% (1% i primi, 4% i secondi) della popolazione.

www.sacla.it

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GEORGIA: IL CAUCASO TRA EUROPA ED ASIA Renzo Angelini

Kazbegi è dominata a ovest dalla cima innevata del monte Kazbek (5.047 m.) a sud del confine con la Russia

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I geografi non sono concordi se attribuire la Georgia all’Europa oppure all’Asia: dipende da quali confini si prendono in considerazione per i due continenti, non a caso chiamati anche Eurasia; qualcuno, con soluzione un po’ salomonica, ha pensato addirittura di includerla nel Medio Oriente, come estrema nazione settentrionale. Se la geografia pone qualche dubbio, storia, cultura e religione forniscono invece un responso univoco, a favore nettamente della prima. Basta andarci, contare chiese e monasteri e poi guardare in faccia agli abitanti mentre bevono avidamente e in abbondanza il vino più antico della terra, per rendersi conto di essere ancora in Europa, magari al suo limite estremo sudorientale, con tutte le ambiguità e le contraddizioni tipiche delle terre di confine.

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Chiesa di Tsminda Sameba a Kazbegi è situata a 2.200 m.

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Mtskheta, Patrimonio dell’Unesco, è il cuore spirituale della Georgia

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Uplistsikhe (2.200 m.) è una città rupestre fondata alla fine dell’Età del Bronzo. Divenne importante centro commerciale sulla rotta delle carovaniere tra Asia ed Europa

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GEORGIA: IL CAUCASO TRA EUROPA ED ASIA Renzo Angelini

La Georgia, grande quanto un quarto dell’Italia ma con meno di 5 milioni di abitanti, è una delle più basse densità europee, è uno stato ex sovietico del Caucaso meridionale, ad est del Mar Nero, che confina con Russia, Armenia, Turchia e Azerbaigian. Paese

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montuoso, che si sviluppa per oltre la metà sopra i mille metri, presenta un gran numero di cime sopra i 3.500, fino alla vetta massima di 5.201 m; il 38 % si presenta coperto da foreste e possiede un gran numero di specie vegetali endemiche.


eserciti: qui sono passati, soggiogandola, un po’ tutti gli imperi eurasiatici, da qui transitava un ramo della Via della Seta, e anche prima altre strade commerciali non meno importanti.

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Nonostante ciò, ai tempi dell’Urss era la più ampia e la più importante delle repubbliche caucasiche, soprattutto per l’agricoltura. Quale corridoio naturale tra Mar Nero e Mar Caspio, è sempre stata una terra di passaggio per idee e mercanzie, ma anche per

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Grotta carsica di Prometeo

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La sua storia parte davvero da molto lontano: presso Dmanisi, nella zona meridionale, sono stati scoperti resti di Homo erectus, nostri lontani progenitori, risalenti a 1,8 milioni di anni fa, i più antichi abitanti finora noti dei due continenti. Un altro primato di questa terra nota per la longevità dei residenti, con parecchi ultracentenari. Già regno unificato nel IV sec. a.C., quando per i greci era la Colchide, la mitica terra del vello d’oro rapito da Giasone e dai suoi Argonanti, fu tra le prime nazioni ad accogliere il Cristianesimo, che nel 337 divenne religione di stato, autonoma dal patriarcato di Antiochia. L’età d’oro fu tra XI e XIII sec., interrotta nel 1223 dalla

disastrosa invasione dei Mongoli di Gengis Khan, quando si disintegrò in vari staterelli e fu sottoposta a ripetute dominazioni da parte di Persiani e Turchi ottomani. Nel 1800 entrò a far parte dell’impero russo, nel 1918 si ribellò a Mosca fondando una repubblica democratica che fu però soggiogata dall’Urss nel 1922, rimanendo sovietica fino al 1991. Nonostante fosse la terra natale di un tale signor Iosif Dzhugshvili, in arte Stalin, si oppose decisamente al processo di sovietizzazione con diverse sommosse. A causa di un’estrema varietà etnica e per la sua posizione geopolitica calda, balza spesso agli onori della cronaca per conflitti intestini.

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TBLISI, museo archeologico

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Oltre che per l’antica cultura e l’arte peculiare, soprattutto religiosa (sono ben 5 i siti georgiani riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità), la Georgia è famosa anche per la sua gustosa cucina e per i suoi rinomati vini, assai apprezzati in tutta l’ex Urss: conta 500 varietà di uva endemica e sono state rinvenute molteplici testimonian-

ze di vinificazione a partire dal III-II millennio a.C. Forse non è esagerato definirla come la terra d’origine del vino. Nel 2013 l’Unesco ha riconosciuto come patrimonio immateriale il particolare metodo tradizionale di vinificazione georgiano, il Qvevri, consistente in appositi vasi ovali di terracotta dove il mosto viene messo a fermentare.

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Oltre 500 varietà di uva trovano le condizioni ideali con il clima caldo e l’aria umida del mar Nero


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Cattedrale di Svetitskhoveli dell’XI secolo

Antichi vasi vinari in argilla del 2°-3° millennio a.C. sono stati ritrovati in diverse regioni della Georgia

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Sopra: Il vecchio metodo di produzione del vino caucasico consiste nel mettere le uve in grandi vasi sotterranei deiiti Qvevri e lasciate a fermentare per alcuni mesi.

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Tblisi moderna GEORGIA: IL CAUCASO TRA EUROPA ED ASIA Renzo Angelini


A Tbilisi, la bella capitale un po’ turca e levantina e un po’ cristiana e latina con le case dai balconi di legno, si possono trovare luoghi di culto di tutte le religioni, e lungo l’elegante corso Rustaveli negozi, caffè e ristoranti alla moda.

Renzo Angelini Direttore Editoriale

GEORGIA: IL CAUCASO TRA EUROPA ED ASIA Renzo Angelini

L’ operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.viaggilevi.com), specializzato in itinerari di scoperta a valenza ambientale e etnografica in luoghi insoliti, propone un viaggio di 15 giorni tra Georgia, Svaneti e Tusheti. Tappe salienti saranno la capitale Tbilisi, ricca di chiese monumentali, antiche fortezze, caravanserragli e sorgenti termali, l’antica capitale Mitskheta (sito Unesco) con la più antica chiesa cristiana e oggi epicentro spirituale con un insieme significativo dell’architettura cristiana in epoca medievale, il complesso rupestre di Uplitstsiche, cittadella fortificata risalente al I millennio a.C., la cattedrale di Bragati a Kutaisi (patrimonio Unesco), il complesso monasteriale di Gelati del XII sec. (patrimonio Unesco), capolavoro dell’arte sacra georgiana, la casa natale di Stalin a Gori e, infine, la regione montuosa dello Svaneti. Partenze individuali settimanali da aprile ad ottobre 2015 con guide locali di lingua italiana, voli di linea da Milano (e da altre città), pernottamenti in hotel e guest house con pensione completa, quote da 2.140 euro in doppia. In Georgia Viaggi Levi propone anche un itinerario di 9 giorni con quote da 1,580 euro in doppia.

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Karpòs promo CITY-BREAK IN BADEN-WÜRTTEMBERG Ad alto tasso di arte, cultura e natura, le città del Baden-Württemberg presentano il loro lato più suggestivo nelle giornate di primavera inoltrata, complici un clima più mite e le giornate più lunghe a cui si aggiunge la vicinanza all’Italia, perché il Land nel sud-ovest della Germania è facilmente raggiungibile in macchina, treno o aereo. Stoccarda: meta imperdibile Chi arriva in Baden-Württemberg non può mancare di visitare Stoccarda, l’ospitale, cosmopolita e vivace capoluogo del Land. Conosciuta come culla dell’automobile e must per tutti gli appassionati del genere grazie alle due storiche case MercedesBenz e Porsche con i relativi musei, Stoccarda è in realtà una città dalle mille sfaccettature, tutte da scoprire. Partendo da Piazza del castello, il cuore della metropoli sveva su cui si affacciano il Castello Nuovo barocco e la mole medioevale del Castello Vecchio, nella bella stagione è quanto mai facile e piacevole conoscere la città percorrendo i suoi parchi, giardini e aree verdi, come il Wilhelma, storico giardino zoologico e botanico o i giardini Unterer Schlossgarten, tra gli angoli verdi più belli di Stoccarda. Il verde nella città sveva ha anche le sfumature dei pampini. Per gli amanti del buon vino e della tavola, un city break a Stoccarda riserva un tour alla scoperta di una delle migliori zone vitivinicole della Germania. La tradizione enologica di Stoccarda è a portata di mano nel rinnovato Museo della Viticultura, ospitato nell’antica cantina sociale del quartiere di Uhlbach o durante una passeggiata in mezzo ai vigneti secolari, che, letteralmente, arrivano fino in città. Lo storico mercato in stile liberty Markthalle, i locali tipici, che portano in tavola i piatti della tradizione o i ristoranti stellati mecche per gourmet completano l’offerta di un tour gastronomico di Stoccarda. Cibo non solo per il corpo ma anche per la mente: Stoccarda vanta un panorama culturale estremamente ricco e variegato. I numerosi e prestigiosi musei, tra cui la pinacoteca nazionale Staatsgalerie (www.staatsgalerie.de), uno dei più importanti istituti museali della Germania con opere che percorrono oltre 8 secoli di storia dell’arte e il Kunstmuseum (www.kunstmuseum-stuttgart.de), la galleria civica che raccoglie 15.000 opere dal XVIII secolo al presente oltre alla più grande collezione di Otto Dix, si affiancano a un’architettura che dal medioevo arriva fino al Bauhaus, nello storico quartiere Weißenhofsiedlung firmato Ludwig Mies van der Rohe. Per scoprire le tante attrazioni di Stoccarda gli strumenti ideali sono il sightseeing bus “Stuttgart CityTour” con sistema “Hop-on / Hop-off“ per nove fermate a scelta e la carta turistica “StuttCard”, disponibile online e nei due uffici turistici in versione

da 24, 48 e 72 ore. Oltre a ingressi gratuiti e scontati la StuttCard può offri offre l’uso gratuito di tutti i mezzi pubblici regionali. Per maggiori informazioni sull’offerta turistica di Stoccarda e prenotazioni: Stuttgart-Marketing GmbH, tel. +49 (0)711 22 28 0, hotels@stuttgarttourist.de, www.stuttgart-tourist.it.

Ludwigsburg: barocco da scoprire Capolavoro barocco nel suo insieme, Ludwigsburg vanta uno dei castelli barocchi più grandi d’Europa e il meglio conservato della Germania. Un tempo modesto castello di caccia, a partire dal 1704 il duca Eberhard Ludwig fece trasformare la sua residenza in quella che oggi viene chiamata “Versaille di Svevia”. Il castello barocco conta 18 edifici, tre cortili interni e 452 stanze e attira ogni anno migliaia di visitatori. I 30 ettari di giardini che circondano la reggia ospitano il Blühendes Barock, uno straordinario parco con opere d’arte di giardinaggio di diverse epoche e il fantastico mondo incantato del Giardino delle fiabe, meta preferita dei piccoli visitatori. Tutta la cittadina di Ludwigsburg è un capolavoro barocco: strade ampie e simmetriche e palazzi borghesi dai colori pastello plasmano l’immagine del centro storico con la Piazza del Mercato (Marktplatz) circondata da portici e le due chiese barocche. Poco distanti dalla cosiddetta “Versailles sveva” sorgono il castello di caccia e residenza estiva Favorite e il castello sul lago Monrepos. Per scoprire la barocca Ludwigsburg e i suoi dintor-

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ni, l’ufficio del turismo locale propone visite guidate del castello e della città anche in costume d’epoca. Per maggiori informazioni e prenotazioni: Tourist Information Ludwigsburg, Tel. +49 (0)71 41 9102252, touristinfo@ludwigsburg.de, www.ludwigsburg.de

Bad Mergentheim: city-break lungo la Strada Romantica Pittoresca cittadina lungo la Strada Romantica, Bad Mergentheim è la meta per un city-break tra cultura, wellness e buon vino. L’antica città residenza dell’Ordine teutonico, le cui tracce sono percorribili all’interno del castello oggi museo, offre un centro storico caratteristico dove girare con il naso all’insù tra case a graticcio, palazzi storici, negozi, ristorantini e cafè. A tradire la vocazione termale della città è il prefisso “Bad” (letteralmente: bagno). Uno dei centri termali più importanti del Baden-Württemberg vanta una preziosa acqua termale minerale salina che si trova nello stabilimento ternale Solymar Therme. Recentemente riaperto al pubblico, offre divertimento termale puro con piscine interne ed esterne, giochi d’acqua zona sauna con sei diverse varianti, compresa una esterna panoramica. Nelle immediate vicinanze dello stabilimento termale si trova il Kurpark, uno dei parchi più belli della Germania con roseto e giardino giapponese. Direttamente sul parco si affaccia un’oasi di benessere: il BEST WESTERN PREMIER Parkhotel. Per soggiornare all’interno del parco, l’hotel offre un pacchetto di 2 pernottamenti con colazione, una cena a lume di candela a 4 portate, uso di piscina, sauna e reparto fitness interno e ingresso a uno dei concerti in programma al parco a partire da 157 euro BEST per persona. Per informazioni e prenotazioni: WESTERN PREMIER Parkhotel Bad Mergentheim, tel.: 0049 (0)7931 5390, info@parkhotel-mergentheim.bestwestern.de. Bad Mergentheim non è famosa solo per la sua acqua termale curativa. La cittadina vanta infatti una vocazione enologica riconosciuta a livello interna-

zionale e favorita dalla sua posizione geografica all’incrocio tra le tre regioni vitivinicole di Baden, Württemberg e Franconia. Per un originale soggiorno tra i filari, direttamente tra i vigneti della frazione di Markelsheim, si trovano due botti di vino da 8.000 litri riadattate a piccole unità abitative. Un pernottamento per due persone compreso di una bottiglia di acqua, una di prosecco e due di vino, uno spuntino a base di specialità locali, un buono per l’uso delle docce e della piscina del Flair Hotel Lochner e colazione costa 159 Euro a coppia. Per informazioni: Jakobshof, tel 0049 (0)7931 2959, kontakt@jakobshof-lehr.de, www.jakobshof-lehr.de.

COME ARRIVARE Il Baden-Württemberg è facilmente raggiungibile dall’Italia in auto, treno o aereo. In particolare l’Aeroporto di Stoccarda - www. stuttgart-airport.com - è il punto di partenza ideale per raggiungere le diverse regioni turistiche, dal Lago di Costanza alla Foresta Nera, ed è ottimamente collegato all’Italia. Con l’orario estivo in vigore da fine marzo Germanwings opera da Milano Malpensa, Roma Fiumicino, Bari, Brindisi (dal 2/5), Cagliari, Catania, Lamezia Terme, Napoli e Olbia (dal 23/5) - www.germanwings. com; AirBerlin da Milano Linate (dal 4/5), Firenze, Napoli, Olbia, Rimini (dal 23/5) e Venezia – www.airberlin.com; Czech Airlines da Bologna (dal 26/5) - www.czechairlines.com; easyjet da Milano Malpensa - www.easyjet.com; Vueling da Roma Fiumicino (dall’1/5) - www.vueling.com.

www.tourism-bw.com

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Karpòs promo ALL’ASTA LA BOTTIGLIA DA COLLEZIONE PER VALORIZZARE I LUOGHI DEL CARDUCCI Dalla creatività di Stefano Tonelli l’opera d’arte che fa delle Mathusalem di Messorio 2004 un pezzo unico. Un quadro scomposto in 48 etichette per 48 bottiglie, una delle quali sarà all’asta il 22 maggio, in occasione di Expo. Il ricavato verrà utilizzato per valorizzare i borghi celebrati dal Poeta. Quarantotto Mathusalem di Messorio 2004, il Merlot in purezza de Le Macchiole, diventano opere da collezione per valorizzare i luoghi cari al poeta Giosuè Carducci che in “Davanti a San Guido”, ha celebrato “I cipressi che a Bólgheri alti e schietti Van da San Guido in duplice filar”. Le differenze tra un pittore e un produttore di vino sono sottili, l’uno dipinge un paesaggio, l’altro ne racconta e ne esalta i profumi. La bottiglia diventa la tela e il vino un’opera che si lascia osservare, degustare, condividere. Da questa idea è nato il progetto Messorio04, in collaborazione con l’artista toscano Stefano Tonelli che ha creato “Calligrafia di un Sentimento”, opera su tela, realizzata con tecnica mista, che è stata scomposta in 48 etichette. Venerdì 22 maggio alle ore 14,30 , in occasione di Expo, una di queste esclusive Mathusalem del Messorio 2004 verrà battuta all’asta di Pandolfini c/o il Centro Svizzero di Milano, in via Palestro 2. Le restanti 47 bottiglie saranno vendute sui mercati esteri e sul mercato italiano. Per conoscere dove esattamente queste bottiglie saranno spedite o per valutare una possibilità di acquisto si può contattare direttamente Le Macchiole (www. lemacchiole.it) <<Con sole 48 Mathusalem prodotte e messe in commercio, questo vino è da considerarsi un vero pezzo da collezione. Con l’intero ricavato derivante dalla vendita di queste bottiglie – spiega Cinzia Merli, titolare de Le Macchiole - supporteremo il Comune di Castagneto Carducci, in un progetto modulare per la valorizzazione del territorio attraverso l’installazione nei luoghi cari a Giosuè Carducci di “cornici” che “inquadreranno” il panorama Bolgherese permettendo alle persone di vedere il nostro territorio con gli occhi del poeta Premio Nobel>>.

Al progetto Messorio04, questo il suo nome, verrà dedicata anche una pagina web che sarà on line nel sito Le Macchiole a partire dal 30 aprile. <<Ogni collezionista in possesso di un Messorio 2004 Special Edition, sosterrà un’iniziativa speciale. Tutti i luoghi dove saranno vendute le Mathusalem verranno riportati sulla pagina dedicata al Messorio sul sito de Le Macchiole – aggiunge Cinzia Merli - Il nostro obiettivo è quello di avere una mappa completa della distribuzione di questa bottiglie, seguendole nel loro viaggiare attraverso il mondo, con l’intento di organizzare nel 2024 un evento dedicato ai 48 proprietari di queste Mathusalem, piene o vuote che siano. Un incontro a Le Macchiole con lo scopo di “ricostruire” il dipinto originale e celebrare insieme Messorio e Bolgheri>>.

www.lemacchiole.it/messorio04/)

www.lemacchiole.it L’intento è creare percorsi e itinerari che facciano scoprire Bolgheri e Castagneto, permettendo ai turisti di tutto il mondo di ammirare i borghi e gli scorci che hanno ispirato le famose poesie di Carducci.

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Karpòs promo SWEDISH GLACE – ALGIDA Nuovo gelato a base di Soia, senza glutine e con lo 0,01 % di lattosio Il suo motto: tutto il gusto del gelato, senza compromessi Per la prima volta nella storia del gelato, dal cuore di panna di Algida arriva un gelato a base di soia capace di soddisfare i consumatori più attenti: perfetto per chi soffre di allergie o intolleranze, grazie all’assenza di glutine e alla quasi totale assenza di lattosio. E perfetto per chi ama l’esperienza golosa e gratificante del gelato. La qualità della soia di Swedish Glace è certificata da quattro caratteristiche principali: ·

è senza glutine

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è senza lattosio

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è decorticata

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è priva di OGM

Per questo Swedish Glace riesce a far convivere esigenze di gusto e attenzione alla salute per regalare un momento di piacere a tutti coloro che nel corso degli ultimi anni hanno maturato una maggiore consapevolezza riguardo agli alimenti ma non vogliono rinunciare al piacere della bontà. Una rivoluzione per il mondo del gelato.

Vaniglia e lamponi: sono questi gli ingredienti scelti da Swedish Glace per innovare la storia del gelato. L’aroma dolce e invitante della vaniglia, la nota aspra e fruttata dei lamponi: due gusti intensi e gratificanti combinati con creatività alle qualità salutari delle materie prime. La soia incontra il lampone e la vaniglia per offrire una duplice esperienza di gusto e benessere: perché il gelato è prima di tutto un intervallo di piacere fresco e spensierato. Lampone e vaniglia due gusti per dire addio a tutti quei dualismi che vogliano da una parte i salutisti e dall’altra i golosi, da una parte gli intransigenti e dall’altra gli indulgenti. Sentirsi al meglio o gratificarsi con un gustoso gelato? Oggi puoi non scegliere: con Swedish Glace cadere in tentazione non è mai stato così salutare.

www.sharehappy.it/Brand/swedish_glace.aspx

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Karpòs promo OPAL MOJITO E VODKA MOU: L’ESTATE DI DISTILLERIE FRANCOLI È DOLCE, FRESCA E TUTTA NATURALE La storica distilleria piemontese propone i due prodotti simbolo dell’estate 2015

Due liquori golosi, versatili e completamente naturali che danno il benvenuto all’estate. Distillerie Francoli firma la bella stagione con due conosciuti prodotti che saranno gli ingredienti indispensabili delle belle serate in compagnia. Si comincia con il MOU, liquore a base di pregiata vodka cui si unisce tutta la golosità della caramella Mou. Un prodotto unico nel suo genere, che con la sua caratteristica dolcezza riesce a conquistare i palati più golosi. Un liquore completamente naturale, preparato partendo da una base di vodka cui viene aggiunto il caramello prodotto con zucchero, panna e bacche di vaniglia. Al colore tipico del caramello si unisce, al palato, la nota avvolgente e delicata della caramella Mou. Un liquore che dimostra la sua piacevolezza in ogni occasione. Può essere bevuto liscio, ghiacciato, on the rocks, ma anche miscelato in fantasiosi cocktail o aggiunto al gelato. Il tutto con un moderato grado alcolico, che rende il MOU l’ingrediente perfetto per celebrare il piacere della compagnia nelle calde sere d’estate. Dedicato agli amanti della notte è invece OPAL NERA, il primo ed originale Black Liqueur a livello mondiale. E’ un liquore dal colore unico, nero, opalescente, i cui riflessi ricordano la pietra nobile da cui prende il nome. OPAL NERA nasce da un delicato blend di bucce delle più rare varietà di limoni e di fiori di sambuco, anice stellato e bacche di sambuco, che conferiscono il leggero sentore di moscato al prodotto ed il particolare colore neroviolaceo, unico ed originale. OPAL NERA ha un gusto innovativo dal fresco sentore di anice, decisamente più morbido rispetto alle sambuche; l’essenza di limone, rinfrescando l’aroma dell’anice, conferisce al liquore un gusto nuovo ed inusuale. Perfetta se gustata ghiacciata, OPAL NERA è ideale anche miscelata in cocktail e long-drinks, come il celebre Opal Mojito, versione total black del famoso “pestato” a base di rum.

******************************************** Le ricette: Il Mou VODKA MOU: Il Mou Distillerie Francoli, Liquore al Caffè, Ghiaccio SOAVE MOU: 2/3 Il Mou Distillerie Francoli, 1/3 Panna Montata e cannella a piacere. MOU SOUR:3cl Il Mou Distillerie Francoli, 2cl vodka liscia, 1cl succo di lime, top ginger ale.

Opal Nera OPAL MOJITO: 1/2 lime tagliato a spicchi, 1 cucchiaino di zucchero di canna bianco, 8-10 foglioline di menta fresca, ghiaccio a scaglie fino al bordo del bicchiere, 4 cl Opal Nera, colmare con gassosa, guarnire con rametto di menta e cannuccia di liquirizia. OPAL FROZEN: 4 cl Opal Nera, 6/7 cubetti di ghiaccio, succo di limone. Frullare per 30 secondi nel blender. ENERGY OPAL: 4 cl Opal Nera, colmare con energy drink, decorare con scorza di arancia.

www.francoli.it

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Karpòs promo QUINOA TRICOLORE, LA MADRE DI TUTTI I SEMI Naturalmente priva di glutine, ricca di preziosi nutrienti, la quinoa è l’ideale per chi cerca un alimento naturale, sano e facile da cucinare. Mix di tre varietà differenti di quinoa, bianca, rossa e nera, la quinoa tricolore Pedon della gamma “Dalla Buona Terra” si presta alla preparazione di gustose insalate fredde, piatti ideali per la tavola dell’estate. Di origine millenaria, la quinoa proviene dalle zone andine dell’America Latina e si adatta perfettamente alle esigenze dell’alimentazione moderna con un elevato contenuto nutrizionale. È composta per il 60/70% da carboidrati, quindi una sicura fonte di energia, non mancano poi le proteine ed altri unici microelementi come manganese, potassio, fosforo, ferro, zinco, vitamine A ed E.

Quinoa Tricolore Dalla Buona Terra Formato: 500 g (7 porzioni)

Suggerimenti di preparazione e ricette all’indirizzo:

www.pedon.it

La quinoa tricolore appartiene alla gamma “Dalla Buona Terra”, la linea Pedon composta da oltre 30 referenze tra legumi, cereali e semi, delle migliori qualità e provenienti dall’ultimo raccolto.

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Botti di Amarone (Grezzana). L’arte di guidare lo sviluppo lamberto cantoni


L’arte di guidare lo sviluppo lamberto cantoni

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Emilio Pedron viene giustamente considerato da tutti gli addetti ai lavori uno dei personaggi più influenti del mondo del vino italiano. A tal riguardo, la sua carriera, raccontata nella prima parte dell’intervista che segue, giustifica ampiamente le attenzioni generate dalle sue prese di posizione. Gli si riconosce una rassicurante saggezza unita ad una non comune capacità di portare a buon fine progetti difficili. Visto di persona trasmette reverenza e l’idea di una coinvolgente sicurezza. Difficilmente sbaglia una parola, il suo tono sembra improntato ad una serena gravità…

Nel 1996, dopo aver esercitato numerosi incarichi di vertice, ne divenni l’Amministratore Delegato, carica che conservai fino al 2010. Dal 2004, oltre al GIV mi presi a carico anche la Cavalier C.R. Bertani, azienda fondata nel 1857 oggi in proprietà del Gruppo Angelini, della quale sono ancora oggi Presidente e Amministratore Delegato… Tenga in conto che dal 2002 al 2012 sono stato Presidente del Consorzio del Valpolicella. Intorno al 2010 decisi dunque che era giunto il momento di rallentare i miei impegni e, nei tempi necessari per gli avvicendamenti, mi predisposi a mantenere solo gli incarichi presso la Bertani”

…Presidente, oltre ad essere conosciuto come uno dei personaggi più influenti del vino italiano, lei è anche un uomo di grande esperienza e cultura. Può delinearci brevemente le tappe della sua carriera?…

Il Gruppo Italiano Vini con la sua leadership raggiunse rendiconti economici ragguardevoli. Quale fu la sua strategia? “Se teniamo conto che i miei azionisti erano cooperative, allora il mio obiettivo non poteva che essere una ridistribuzione equa delle risorse. Tutti i soggetti della filiera dovevano guadagnare! Così pensavo. Ma al tempo stesso tutto quello che facevamo non doveva avere come fine il mero profitto. Io sentivo come urgente la costruzione di un grande mondo viticolo di qualità, sensibile ai problemi del territorio e orientato verso la sostenibilità. Per crescere bisognava conoscere bene i mercati Esteri. Studiai dunque una formula distributiva per internazionalizzare il nostro mercato abbastanza nuova per il periodo, centrata sul controllo in prima persona della distribuzione. Il trasferimento degli investimenti al controllo del mercato ebbe successo e in pochi anni triplicai i fatturati…”

“Il mio incontro con il mondo del vino cominciò nelle aule dell’Istituto Enologico San Michele all’Adige. Finiti gli studi, nel 1965 dopo una breve esperienza presso Ruffino, la cantina più professionale del periodo, andai a lavorare con Nino Negri in Valtellina. Era un vero padrone e un gran signore. Praticamente vivevo a casa sua. Da lui imparai tutto quello che ancora non sapevo. Nel 1978/79 il Credito Svizzero, acquisì la sua azienda e creò il Gruppo Wine Food, praticamente reinvestendo in Italia parte delle risorse che nostri connazionali depositavano nei loro istituti. In seguito allo scandalo del metanolo, gli svizzeri si spaventarono e cedettero le aziende vinicole che avevano acquisito, ad un gruppo di cantine sociali. Dalla fusione del Gruppo Wine Food con i nuovi proprietari nacque il Gruppo Italiano Vini (GIV), con l’ambizioso progetto di creare un polo che rappresentasse vini di tutta la penisola, con una strategia orientata alla tutela economica di tutti i soggetti della filiera, alla costruzione di un mondo viticolo di qualità e al rispetto del territorio.

…Non deve essere stata una passeggiata tenere uniti tanti soggetti produttivi appartenenti a mondi territoriali molto diversi… “Non ho mai vissuto le diversità come un ostacolo, bensì come una risorsa. Ho sem-

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Emilio Pedron


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Aréle

pre pensato che persone intelligenti possono sempre trovare una visione comune. Vede, un mio maestro degli anni in cui l’enologo doveva trasformarsi in manager, mi diceva: tu non sei fatto per comandare e non sei fatto nemmeno per ubbidire. Era vero, ma questo tratto del mio carattere è diventato la mia più grande risorsa. Non prediligo l’atto di comando; io preferisco guidare un processo di crescita, di cambiamento. Lo schema comandorisposta forse funziona quando ordiniamo un caffè; nelle aziende e con le persone dobbiamo partire da valori veri, dalla costruzione di

un progetto condiviso, da momenti dialettici sottoposti alla legge del fare bene le cose delle quali siamo responsabili. In questo modo possiamo guidare un processo di trasformazione senza nessun comando…Possiamo vincere senza scatenare inutili guerre…” Dall’alto della sua esperienza può elencarci le maggiori criticità del vino italiano? “Da alcuni anni noto una preoccupante asimmetria tra i discorsi sul vino ancorati alla qualità e le pratiche concrete messe in campo

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Etichettatura Amarone.

per i miglioramenti. Mi spiego. Tutti si appellano ad un bisogno di qualità crescente dei prodotti ma poi di concreto non si vede nulla. In altre parole, si continua a fare le stesse cose di sempre. Credo che la sperimentazione efficace e la ricerca fatta insieme alle Università sia rimasta al palo di partenza. A mio avviso bisogna far ripartire le ricerche funzionali agli incrementi qualitativi delle produzioni. Abbiamo la necessità di saperne di più sull’enologia dei diversi vitigni, dei quali il nostro Paese è particolarmente ricco. Dobbiamo conoscere

con più precisione le influenze che il suolo, il clima, l’esposizione possono avere sulle uve e sul vino che intendiamo produrre. Le ricerche sono fondamentali per lo sviluppo basato sulla produzione di vini esclusivi e di gran valore…” …Chi decide sulla qualità… Il desiderio di perfezione del produttore o il mercato? “Se vogliamo essere realisti dobbiamo ammettere che l’ultima parola spetta al mercato. Sono le preferenze dei consumatori ad orien-

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Ognisanti

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tare le scelte dei produttori. è chiaro che poi intervengono anche altri fattori. Per esempio il territorio della Valpolicella è stato premiato da una inesauribile e crescente richiesta nazionale e internazionale di amarone e ripasso, che coincideva con le produzioni dei vitigni che valorizzavano al meglio le risorse della terra. La Valpolicella è tutto sommato un piccolo territorio e per soddisfare questa domanda si è trasformato praticamente in una monocoltura viticola che certamente non piace ai cultori della diversificazione. Ma ciò ha permesso di presentarsi sui mercati con vini di grande impatto, che hanno fatto conoscere la Valpolicella in tutto il mondo…”

te e quindi invecchiare in grandi botti. Da qualche anno molte aziende, per facilitare le produzioni, stanno praticando i cosiddetti appassimenti controllati e condizionati, con invecchiamenti rapidi in barrique. Non sono pregiudizialmente contro un Amarone più moderno. Ma non posso dimenticare la grande storia di Bertani. I nostri Amaroni classici sono invecchiati 8/9 anni. Nelle nostre cantine conserviamo ancora tutte le produzioni a partire dal 1959. Si tratta di 200 000 bottiglie legate da una tradizione vinicola coerente e autorevole che sarebbe sbagliato non rispettare…” Cosa si aspetta dall’Expo 2015?

…Lei si è battuto strenuamente per far riconoscere all’amarone lo status di vino Docg. Ma visto che la Volpolicella raccoglie tanti piccoli produttori e poche grandi aziende, non si corre il rischio di vini che portano lo stesso nome ma che in realtà risultano molto eterogenei?…

“Naturalmente, come tutti del resto, conosco i problemi che la messa in opera dell’Expo ha generato. Comunque la si veda è una grande opportunità. Io penso che a questo punto serva un atto corale di solidarietà. Expo è quel genere di evento che può far crescere la nostra agricoltura e il mondo del vino. Se tutti noi, responsabili di aziende, sapremo essere generosi e lungimiranti, oltre a favorire un incremento culturale porteremo milioni di persone a fare esperienza delle nostre eccellenze. Ma, lo ripeto, nessuno deve fare prevalere i propri interessi locali. Se ci riusciremo potremmo avere un doppio incremento di valore: le nostre aziende godranno di attenzioni crescenti sui mercati internazionali; i nostri clienti comprenderanno con maggiore consapevolezza la diversità dei nostri prodotti”.

“Io ho sempre lavorato per trovare sinergie tra grandi e i piccoli produttori che fanno riferimento a cantine sociali. Soprattutto nel periodo in cui sono stato Presidente del Consorzio Valpolicella. Non apprezzo chi sistematicamente esagera con le polemiche. Io credo che la vera forza della Valpolicella sia l’unità di intenti sui fondamentali della coltura del vino che unisce i marchi storici e i piccoli produttori. Questo non impedisce che ognuno possa scegliere la propria via per la vinificazione…” …Qual’è la strada che ha scelto per la Bertani, della quale è presidente e Amministratore Delegato?… “La nostra strada è crescere nel solco della tradizione. L’Amarone è un vino che in origine nasce da uve appassite naturalmente e botritizzate, fatte poi fermentare lentamen-

Lamberto Cantoni Direttore Responsabile

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Bertani Domains, il nuovo gruppo di proprietà Angelini costituitosi a partire dal 1° gennaio 2014, unifica alcune delle eccellenze del vino italiano nel mondo: le Cantine Cav. G.B. Bertani a Grezzana, Tenuta Novare ad Arbizzano di Negrar, la Puiatti a Romans d’Isonzo (GO), Val di Suga a Montalcino (Si), Tre Rose a Montepulciano (Si) e San Leonino a Castellina in Chianti per un totale di 500 ettari di terreni di cui 350 vitati divisi tra la zona dell’Amarone, Montalcino e Nobile di Montepulciano e 1.000 ettari di terreni agricoli nelle Marche. Con Bertani Domains si è costituito un gruppo che troverà una nuova collocazione nel panorama vitivinicolo di qualità italiano e internazionale, con l’intento di tracciare, nei prossimi anni, una traiettoria evolutiva di ampio respiro. Lo studio di una nuova identità per il Gruppo è stato preceduto da un’indagine qualitativa preliminare su opinion leader nazionali e internazionali. Da questa ricerca, Bertani emerge come il nome simbolico capace di guidare la nuova aggregazione verso un futuro nuovo ma fortemente radicato in un approccio distintivo. Nel sentire comune degli esperti, infatti, Bertani non rappresenta soltanto una grande, storica cantina veneta, ma una filosofia, un modo di fare e di produrre del tutto peculiare: rispettoso delle caratteristiche del terroir e delle specificità delle varietà, fatto di lavoro in vigna e sobrietà in cantina, di una coerenza nel tempo che aspira alla classicità.

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La scelta di estendere il nome Bertani all’intero gruppo, quindi, nasce dalla consapevolezza di quanto questo nome abbia, per i consumatori e per i mercati, una forte valenza simbolica. Estendere l’approccio Bertani all’intero gruppo rappresenta una grande opportunità grazie all’esperienza di un brand altamente riconoscibile e apprezzato dai mercati internazionali. Verrà tuttavia rispettata l’autonomia ed esaltata la specificità delle singole cantine. L’approccio Bertani alla vitivinicoltura, che per il rigoroso elogio al terroir viene spesso definito “alla francese”, si sposerà, quindi, con il know-how e l’identità di ogni tenuta. La cura ed il rigore che, storicamente, caratterizzano Bertani, raggiungeranno così nuovi territori vinicoli altamente vocati, dotati di una propria individualità ma uniti dal nome Bertani, a garanzia di qualità e coerenza produttiva. Il nuovo gruppo, caratterizzato da una struttura leggera, moderna e pragmatica, si doterà di un centro di ricerca e comunicazione unificato, finalizzato allo sviluppo di una nuova cultura del vino. Adotterà una viticoltura di nuova concezione, in linea con le evoluzioni legate al cambiamento climatico, alla volontà di garantire la purezza varietale, alla sostenibilità ambientale, economica e sociale. Grande attenzione sarà riservata alle risorse umane, con la volontà di privilegiare i giovani. Infine, il nuovo modello di azienda sarà caratterizzato da una comunicazione moderna, in linea con i nuovi linguaggi e strumenti di informazione.

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Karpòs promo CANTINE APERTE: CON LA GERARDO CESARI IL VINTAGE VA IN CaNTINA! Domenica 31 maggio porte aperte alla Cantina di Cavaion Veronese, tra vecchie annate, mezzi d’epoca e atmosfere d’altri tempi. ETorna domenica 31 maggio Cantine Aperte, la giornata dedicata alla cultura del vino organizzata dal Movimento Turismo del vino. Anche in questa occasione la Gerardo Cesari proporrà al pubblico un divertente itinerario alla scoperta delle migliori produzioni enologiche simbolo della Valpolicella, tra cui l’imperdibile Amarone, il fresco Lugana e l’entusiasmante Chiaretto. Il tutto in una inedita veste vintage, che renderà indimenticabile l’esperienza per adulti e piccini. La cantina di Cavaion Veronese aprirà infatti le proprie porte dalle 10.00 alle 17.00 del 31 maggio; per tutta la giornata si svolgeranno, con cadenza oraria, le visite guidate alla cantina, accompagnate dagli immancabili assaggi dei vini simbolo della cantina in abbinamento agli affettati e formaggi locali.

A rendere indimenticabile l’appuntamento sarà l’atmosfera vintage che personalizzerà ogni particolare del percorso: dalle degustazioni di vecchie annate, al servizio di cortesia di pulmini vintage di Veterancarclub, che collegherà tutte le cantine del territorio, per finire con l’esperienza di sottoporsi a “trucco e parrucco” come vere star del cinema di un tempo. Per informazioni su costi e modalità di partecipazione: Gerardo Cesari Spa - Tel +390456260928 - marketing@cesariverona.it

www.cesariverona.it

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Karpòs promo Finalmente si può prevenire la formazione dei gas intestinali che causano fastidio e disagio. Gonfiore, tensione addominale, crampi, flatulenza, reflusso: sintomi diversi che possono avere un’origine comune. L’uomo, infatti, presenta un deficit fisiologico di due enzimi essenziali per una corretta e completa digestione di molti alimenti, alla base della nostra dieta: alfa e beta galattosidasi. L’α galattosidasi, essenziale per la digestione di raffinosio, stachioso e verbascosio, oligosaccaridi non digeribili (OND), contenuti in una grande varietà di cerali, farine bianche, pane, pasta, legumi, frutta e verdura, è un enzima che il nostro organismo non può sintetizzare. La β galattosidasi, enzima indispensabile per la digestione del lattosio, viene sintetizzata nell’intestino fin dalla nascita. Tuttavia il livelli di tale enzima, si riducono di circa il 90% durante l’età adulta. Ecco perché l’intolleranza al lattosio, intesa non come allergia, ma come vera e propria difficoltà nella digestione di questo zucchero, è l’intolleranza più diffusa al mondo. Oltretutto il lattosio non si trova solo nel latte, nei suoi derivati (formaggi, burro, yogurt etc.) ma anche come conservante, in molti altri alimenti in cui non ci aspetteremmo di trovarlo. In mancanza di tali enzimi, gli OLIGOSACCARIDI NON DIGERIBILI e LATTOSIO arrivano inalterati nel colon, dove subiscono fermentazione batterica ad opera della microflora intestinale provocando gonfiore, distensione addominale, crampi, flatulenza, stipsi o frequenti scariche diarroiche. Il rallentato svuotamento gastrico e la maggior pressione intraddominale possono, inoltre, provocare reflusso gastro-esofageo e dispesia. Elgasin, integratore alimentare a base di l’α galattosidasi, β galattosidasi e Carvi ad alta concentrazione, previene la formazione di gas intestinali ed elimina quelli già presenti. In particolare, la ß-galattosidasi contenuta in Elgasin®, migliora la digestione del lattosio (e degli alimenti che lo contengono) nei

soggetti che lo mal digeriscono, riducendo la fermentazione e la produzione di gas intestinali. Il Carvi contribuisce a regolare la motilità intestinale ed all’eliminazione del gas presente nell’intestino. Elgasin® non dà assuefazione, è privo di controindicazioni, previene la formazione dei gas intestinali ed elimina, in modo naturale e fisiologico, quelli già preseti riducendo rapidamente la sintomatologia senza effetti indesiderati. Senza glutine e senza lattosio, in compresse masticabili da assumere prima dei pasti. Sanitas Farmaceutici S.r.l. azienda farmaceutica italiana, fondata nel 1931 e certificata ISO 9001:2008. Tra i suoi principali prodotti troviamo nutraceutici, dispositivi medici, presidi medico chirurgici e farmaci ideati secondo le più recenti linee guida e i più rigidi standard europei di qualità. SANITAS IN CORPORE SANO

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IL GELATO DELLE REGIONI DI RIGOLETTO OFFRE UN DOLCE BENVENUTO AI VISITATORI DI EXPO 2015 Svelati i primi gusti di Rigoletto Gelato e Cioccolato per Padiglione Italia a Expo Milano 2015 Gelato, come pasta e pizza, è una delle poche parole italiane che all’estero non viene tradotta perché rappresenta un’eccellenza italiana nel mondo. Certamente è di questo avviso Antonio Morgese, gelatiere e amministratore di Rigoletto Gelato e Cioccolato, uno che crede tanto nel valore del gelato artigianale italiano da aver conquistato l’esclusiva per l’area tematica “gelato e cioccolato” all’interno di Padiglione Italia a Expo Milano 2015. Per l’occasione Rigoletto ha sviluppato il progetto “Il Gelato delle Regioni”: per ogni regione italiana sono stati selezionati i migliori prodotti agroalimentari d’eccellenza rappresentativi del territorio, utilizzati come ingredienti per i gelati che verranno commercializzati ai visitatori. La provenienza e la storia dei prodotti saranno raccontati attraverso i video proiettati sui monitor della struttura di Rigoletto nella piazzetta “Gelato e Cioccolato”. Ma ovviamente quello che i visitatori potranno sperimentare è un vero e proprio viaggio del gusto attraverso i sapori d’Italia. Durante l’intera durata di Expo verranno presentati oltre 30 gusti, sviluppati in collaborazione con il mastro gelatiere Sergio Colalucci, fra i massimi esperti italiani e già vincitore della coppa del mondo riservata ai gelatieri. La prima tavolozza di colori e sapori, disponibile da Rigoletto a partire dal 1 maggio, giorno dell’inaugurazione di Expo Milano 2015, comprende gusti classici come la Crema all’Uovo, il Cioccolato Fondente, la Nocciola IGP del Piemonte, la meno conosciuta Nocciola Mortarella Campana o la Menta di Pancalieri, insieme a gusti meno consueti, come il Gorgonzola di Abbiategrasso con Zenzero, il Pistacchio di Bronte, lo Zabaione al Marsala Florio, la Crema Santa Fina di Zafferano e Pinoli. Gli altri gusti verranno svelati con il procedere di Expo Milano 2015. La gelateria di Rigoletto Gelato e Cioccolato si trova lungo il cosiddetto “Cardo”, cuore di Padiglione Italia a Milano Expo 2015. L’architettura è stata progettata da Paolo Gerosa, con un approccio a basso impatto ambientale: la struttura in legno, rivestita di piante, è completamente smontabile e riutilizzabile, come pure tutte le attrezzature impiegate. La medesima filosofia caratterizza anche le attività commerciali, che adottano pratiche virtuose per minimizzare l’impatto ambientale, ad esempio prevedendo l’utilizzo di coppette e cucchiaini compostabili. I nuovi gusti non saranno però disponibili ai soli visitatori di Expo Milano 2015: oltre che all’interno di Padiglione Italia, una selezione delle nuove ricette sarà in vendita presso le quattro gelaterie Rigoletto

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di Milano, in via San Siro, via San Marco, piazza Po e via Cola di Rienzo. Intervista ad Antonio Morgese, gelatiere e amministratore di Rigoletto Gelato e Cioccolato È vero che in Italia si fa il gelato più buono del mondo? In Italia esiste una lunga e ricca tradizione nella produzione di gelato artigianale. A partire dai primi anni del ‘900 i nostri maestri gelatieri hanno diffuso la cultura e la tradizione del buon gelato nel resto d’Europa. Prova ne sia che nel resto del mondo il gelato artigianale italiano viene chiamato “gelato”, mentre “ice cream” identifica solo quello industriale. Nel nostro paese esistono delle grandi differenze nelle ricette e nelle modalità di preparazione tra le diverse regioni e come sempre dall’incontro di diverse culture nasce un arricchimento. I gelatieri che amano il loro lavoro studiano la materia, attingono dalle tradizioni, sperimentano nuovi sapori e continuano a fare del gelato artigianale italiano quello che possiamo dire con orgoglio essere il gelato più buono del mondo. Cosa ci fa una gelateria artigianale a Expo Milano 2015? Rigoletto Gelato e Cioccolato sta affrontando la partecipazione a Expo Milano 2015 all’interno di Padiglione Italia come un’occasione culturale unica e forse irripetibile per far conoscere a centinaia di migliaia di visitatori italiani e stranieri l’eccellenza del gelato artigianale italiano, coerentemente al tema generale di Expo. Ma la nostra più grande passione è servire un buon gelato preparato secondo la tradizione artigianale italiana, un alimento realizzato con prodotti genuini. Per questo Il Gelato delle Regioni ci è sembrato un progetto entusiasmante e il modo migliore per essere coerenti con la nostra missione e offrire ai visitatori di ogni parte del mondo un assaggio della varietà delle eccellenze del territorio italiano, rispondendo secondo il nostro punto di vista al tema generale di Expo, “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.


Come sono nati i nuovi gusti che presenterete durante Expo? I nuovi gusti sono stati creati da me (Antonio Morgese, ndr) in stretta collaborazione con Sergio Colalucci, mastro gelatiere di fama internazionale. I “Gelati delle Regioni” sono stati l’occasione per trasformare un’amicizia in collaborazione professionale. Insieme abbiamo effettuato un’approfondita ricognizione delle eccellenze territoriali, distillate in una ricettazione che offre uno spaccato del meglio della cultura agro-gastronomica italiana.

A PROPOSITO DI RIGOLETTO Dal 1997 le gelaterie Rigoletto di Milano servono gelato artigianale, preparato su ricette esclusive con ingredienti genuini selezionati, abbinando ai gusti classici nuovi gusti sviluppati in collaborazione con i migliori maestri gelatieri nel rispetto più rigoroso della tradizione del gelato italiano. Rigoletto è presente a Milano con 4 punti vendita (nella storica sede di via San Siro e in via San Marco, piazza Po e via Cola di Rienzo) impostati e gestiti con la filosofia delle “gelaterie di quartiere” servite da un laboratorio centralizzato, oltre a un punto vendita itinerante per eventi e attività on-the-road.

Avete dei progetti per il dopo Expo? Intanto vediamo di arrivarci alla dine di questo Expo, che si annuncia come una grandissima avventura, sia professionale sia umana. Per la nostra azienda ovviamente questa è anche un’opportunità per sviluppare nuove relazioni a livello internazionale con l’obiettivo di esportare in altri paesi e altri continenti il nostro know-how. Il gelato artigianale italiano è riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo e Rigoletto ritiene di poter essere un solido partner per la diffusione dell’imprenditorialità di settore all’estero. Ci sono già diversi contatti ben avviati e siamo certi che la vetrina di Expo sarà un tassello importante in questa strategia.

A PROPOSITO DI ANTONIO MORGESE Nel 1997 Antonio Morgese si trasferisce a Milano per rilevare insieme alla futura moglie la storica gelateria Rigoletto di via San Siro, che dal 1955 è il presidio milanese del gelato artigianale di qualità. In questi anni Antonio Morgese arricchisce le proprie competenze frequentando corsi di gelateria e iniziando a collaborare con i migliori maestri gelatieri italiani come Sergio Colalucci e iniziando a sperimentare nuove ricette. Attualmente è consigliere Assofood Milano e ALGA - Latterie Gelaterie ed Affini e Gruppo Gelatieri di Milano e Provincia. A PROPOSITO DI SERGIO COLALUCCI Verso la fine degli anni ’80 Sergio Colalucci affianca il padre gelatiere nella attività di famiglia, che dal 1990 gestisce con il fratello. In questo periodo incontra il maestro Luca Caviezel che gli apre nuovi orizzonti professionali. Successivamente partecipa a corsi di formazione, studi mirati in scienza dell’alimentazione e nutrizione, tavole rotonde con colleghi italiani e stranieri ed entra in contatto con aziende leader del settore sempre desideroso di saperne di più. Dopo la partecipazione ad eventi e collaborazioni, nel 2004 si classifica 3° al concorso “Gelato in Tavola” e nel 2006 è 1° alla Coppa del Mondo della Gelateria. Attualmente offre servizi di consulenza e formazione ed è membro del direttivo nazionale COGEL FIPE.

È vero che il gelato fa bene all’umore? È assolutamente vero. Esiste una documentata relazione scientifica tra l’assunzione di cibo e la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore che ha la capacità di promuovere il buonumore e la tranquillità. La maggior parte degli zuccheri presenti nel gelato sono zuccheri semplici che stimolano, attraverso la risposta insulinica, la produzione di serotonina. È anche vero che non bisogna esagerare perché una assunzione continua e prolungata di zuccheri può determinare una resistenza insulinica con conseguente aumento di peso e il relativo malessere. Quindi in definitiva possiamo dire che il gelato, nella giusta misura, fa bene all’umore e non fa ingrassare. Il gelato è l’alimento adatto per ogni età, da chi fa intensa attività sportiva a chi invece vuole rilassarsi con un pranzo leggero nel tepore estivo.

www.gelateriarigoletto.it

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Karpòs promo Arriva la primavera: scopri come proteggere gli occhi dalle allergie indossando gli occhiali Mancano pochi giorni all’avvio ufficiale della primavera che annuncia l’avvento della bella stagione. Questo periodo dell’anno non viene però accolto con entusiasmo dai quattro italiani su dieci, che soffrono di allergie dovute alla comparsa dei primi pollini. La primavera, infatti è il periodo in cui la concentrazione aerea di pollini è più alta ed è perciò la stagione in cui le allergie raggiungono il loro culmine. I sintomi più caratteristici delle allergie primaverili sono a carico delle mucose delle vie respiratorie e delle mucose oculari. La reazione degli occhi è particolarmente acuta, infatti questi reagiscono immediatamente alle sostanze estranee, i vasi sanguigni si dilatano e viene rilasciato del fluido, sotto forma di lacrime, naso gocciolante, gonfiore o arrossamento. Prurito localizzato agli occhi ed eccessiva lacrimazione sono quindi i primi segni dell’inizio di una allergia. Secondo le ricerche degli esperti Zeiss che porta gli occhiali è più soggetto a sviluppare allergie perchè le lenti degli occhiali, a causa della possibile presenza di queste micro particelle sugli occhiali, che essendo molto vicino agli occhi, possono rappresentare un possibile fattore del rischio di insorgenza. Le lenti degli occhiali, fortemente elettrostatiche, attraggono e permettono una facile adesione degli allergeni e pollini alla loro superficie, perciò: n quale modo la scelta della giusta lente può influire riducendo il rischio di allergie? Ecco i consigli: 1. Utilizzare lenti con trattamento antistatico per limitare l’adesione degli allergeni 2. Utilizzare occhiali avvolgenti con astine larghe 3. A casa, detergere regolarmente gli occhiali con acqua e sapone non oleoso 4. Durante la giornata, utilizzare pezzuole in microfibra o pezzuole umidificate

Zeiss, azienda leader nel settore dell’ottica e optoelettronica e da sempre attenta alle esigenze e al benessere visivo, ha creato una innovativa gamma di trattamenti che, per le loro proprietà antistatiche, idrofobiche e antiriflesso, possono essere ritenuti un valido aiuto verso i più comuni allergeni da polline. I trattamenti Zeiss DuraVision Premium sono composti da nove strati ultrasottili ottenuti tramite una tecnologia a bombardamento ionico per una maggior resistenza e durata del rivestimento. Lo strato Super Clean Coat permette una facile pulizia delle lenti e quindi la completa eliminazione delle micro particelle responsabili della reazione allergica. Lo strato interno antistatico, invece, è stato brevettato dai laboratori Zeiss per una migliore resistenza allo sporco e per limitare l’adesione degli allergeni alla superficie della lente. Un’ulteriore suggerimento dagli esperti Zeiss, per proteggersi dagli allergeni, è quello di detergere regolarmente i propri occhiali. Si può usare acqua e sapone neutro non oleoso, pezzuoline in microfibra morbida o speciali salviettine umidificate, come le speciali salviettine per lenti ZEISS, che con la loro combinazione unica di agenti attivi permettono una pulizia delicata e accurata. Test indipendenti confermano che i tessuti ultrasottili di Zeiss offrono le prestazioni di pulizia più efficaci senza causare graffi. Questi tessuti dispongono di una struttura particolarmente fine che non danneggia le moderne lenti per occhiali o i loro trattamenti. Sono inoltre preinumidite con una speciale combinazione di due agenti attivi, prive di sostanze detergenti aggressive e profumazioni artificiali.

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Karpòs promo UN BIANCO CHE EVOCA LA SUA TERRA: IL FICILIGNO DI BAGLIO DI PIANETTO Il primo bianco prodotto a Pianetto prende il nome da una pietra locale presente nelle vigne della Piana degli Albanesi: nasce così il Ficiligno, un vino che si distingue per la sua freschezza e mineralità.

La cantina siciliana Baglio di Pianetto del

CANTINA BAGLIO DI PIANETTO

conte Paolo Marzotto firma un vino che

www.bagliodipianetto.com

esprime pienamente la quintessenza del luogo in cui nasce: Ficiligno Doc Sicilia, un bianco intenso e persistente che deve il suo nome ad una pietra tipica del territorio, la quale gli conferisce una particolare

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nota minerale. Ottenuto da uve Insolia e Viogner – raccolte a mano in tre differenti vendemmie – questo vino è un blend di vitigni che unisce al carattere della Sicilia l’eleganza della Francia, seguendo un’idea che scorre come un fil rouge nel progetto del suo fondatore. Il luogo da cui provengono le uve con cui si ottiene il Ficiligno è la Piana degli Albanesi, località nei pressi di Santa Cristina Gela (PA), che con i suoi 650 m di altitudine offre un microclima montano ideale alla coltivazione di Insolia e Viognier. Nel primo bianco proveniente da Pianetto il colore giallo paglierino dai riflessi verdognoli si combina con un profumo intenso e persistente, molto fine. Al palato si avvertono all’inizio le note floreali, che pian piano lasciano spazio a sentori di frutta fresca e tropicale come ananas e mango. Ottima risulta l’armonia e la persistenza degli aromi in questo vino di ottimo corpo, equilibrato e fine.

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Karpòs promo IL BRAND DANIEL WELLINGTON Da oltre cinquant’anni Coam fa del confezionamento e conservazione gli strumenti attraverso cui portare sulle tavole degli italiani prodotti agroalimentari d’eccellenza. DANIEL WELLINGTON è il marchio di orologi dal design svedese che ha già riscosso un successo internazionale esprimendo perfettamente il nuovo affermarsi della creatività scandinava, sempre più apprezzata per il particolare mix fra toni sofisticati, purezza e understatement. DANIEL WELLINGTON nasce nel 2011 a Uppsala, a un’ora da Stoccolma. La sua storia inizia quando il giovanissimo fondatore, Filip Tysander, viaggiando per il mondo ha incontrato un autentico gentleman inglese, dai modi raffinati ma allo stesso tempo composti e rilassati. Con stile impeccabile, ama indossare il suo orologio vintage con un cinturino NATO consumato nel tempo. Il suo nome è Daniel Wellington. Fra loro è nata una forte amicizia, Filip Tysander è rapito non solo dalle affascinanti storie di Daniel Wellington, ma soprattutto dalla sua classe innata e senza tempo. In particolar modo lo ha colpito come Wellington porta quell’orologio, al punto da volerlo riproporre in una nuova collezione. Così, con pazienza e determinazione, è nato un bellissimo modello dalla cassa sottile, perfettamente rotonda. Minimale e senza troppi dettagli. Il design classico e pulito permette di abbinarlo in più modi, con un semplice cinturino in pelle, oppure con l’iconico cinturino NATO, o ancora con un altro in pelle più elegante. Così Filip Tysander è riuscito a cogliere un po’ del grande stile di Daniel Wellington in ogni modello, ed è orgoglioso di aver raggiunto questo risultato in così breve tempo. “Daniel Wellington è un gentleman britannico. Ho tenuto bene a mente il suo fascino e la sua eleganza quando ho sviluppato la nostra prima collezione.” Dice Filip Tysander, founder e CEO di DANIEL WELLINGTON, e prosegue: “Ad essere sincero, non ho mai avuto molto interesse per gli orologi, perché non avevo ancora trovato quello giusto per me, che mi piacesse veramente, con un giusto rapporto fra stile e prezzo. Quelli che mi attiravano erano sempre troppo costosi. Dopo aver incontrato Daniel Wellington, apprezzando il suo stile pulito e il modo in cui indossava il suo orologio vintage, con il cinturino vissuto NATO,

mi sono lanciato nello studio di un nuovo modello ricercandolo nello stile preppy, raffinato ma accessibile. Da qui la mia prima collezione, la Classic Collection, che ha iniziato lentamente, ma tenacemente, a imporsi sul mercato. Il mio sogno è di portare DANIEL WELLINGTON a essere in 5 anni l’orologio più diffuso al mondo”.

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OVISNIGRA

AtchFav

I Futti enza i att e ae

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gricoltura sostenibile certo, ma che sia sostenibile fare agricoltura. Migliaia di agricoltori italiani ogni giorno lavorano per produrre cibo, presidiando con la propria attività il territorio e preservando il paesaggio. Sostenere l’attività agricola non significa solo favorire la disponibilità di alimenti ma anche salvaguardare la nostra bella Italia. Contribuire alla continuità del settore agricolo, attraverso la fornitura di indispensabili e qualificati strumenti di lavoro quali sono gli agrofarmaci, è per Chimiberg motivo di vanto. Perché tutti possano godere dei buoni frutti, senza bugie ed inganni.

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