Karpòs n. 3 Aprile 2015

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Karpos

Karpòs alimentazione e stili di vita

Anno IV - N° 3 Aprile 2015

Poste Italiane spa Sped. in A.P.-D.L. 353/2003 (convertito in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - Cesenatico

w w w. k a r p o s m a g a z i n e . n e t

LETIZIA MORATTI GRASSI ALIMENTARI L’ULTIMA CENA DI LEONARDO TRADE OFF VINO AGRUMI ORNAMENTALI Saremo quello che sappiamo



EDITORIALE

Saremo quello che sappiamo

Renzo Angelini Direttore editoriale

Carissimi lettori,

ad espressioni più articolate. Non ho dubbi sul fatto che “Noi siamo quello che mangiamo” suoni per tutte le persone di buona volontà come un monito a mangiare meglio. Si dimentica però che il vero significato dell’Expo 2015 è strettamente legato al come possiamo raggiungere l’obiettivo etico-ecumenico di far mangiare tutti (altrimenti il tema centrale diverrebbe solo un buon head line ovvero uno specchio per le allodole dietro al quale i mondi produttivi continuerebbero a porsi gli obiettivi di sempre). Come possiamo realizzare l’imperativo di Nutrire il pianeta? Possiamo riuscire solo mettendo insieme passione e ragione. Quindi prima di tutto credendoci e poi utilizzando al meglio i saperi scientifici maggiormente coinvolti. Dunque, in realtà, se abbiamo a cuore la dimensione del come, l’espressione a mio avviso più vicina alla realizzazione della rivoluzione alimentare implicita in Nutrire il pianeta, dovrebbe proporsi all’incirca così:Noi saremo (coerenti con Expo 2015) quello che sappiamo (sul cibo). Mi rendo conto che il bravo pubblicitario probabilmente boccerebbe il mio head line. Ma non credo sia giusto che Expo 2015 debba essere imprigionato dalla retorica seduttiva della pubblicità. In definitiva la manifestazione andrà oltre al grande evento che promette di essere, solo se farà nascere un diverso modo di pensare e parlare di cibo per tutti.

Per chi lavora nella pubblicità un buon head line è come il Santo Graal della comunicazione. Trovare una espressione sintetica ed efficace per definire qualcosa di essenziale per una campagna, per un brand o per un prodotto, significa avere buone probabilità di diffonderne le qualità peculiari. Questa regola ha un valore generale. Per esempio, come sottovalutare l’efficacia del “Cogito ergo sum” (penso quindi sono) del celebre filosofo Descartes per diffondere il suo verbo ai non iniziati? Ora, chiedo scusa ai lettori di Karpòs per l’apparente digressione e vengo alla questione che mi sta a cuore. Anche Expo 2015 non fa eccezione alla legge della head line vertiginosa (l’espressione che sembra donarci il massimo di significato nel minor tempo). Ho sentito importanti personaggi pontificare sul senso ultimo della manifestazione con frasi come: “Noi siamo quello che mangiamo”. Indubbiamente potremmo dire che esiste una somiglianza di famiglia tra la frase vagamente cartesiana che vi ho riportato e il tema generale del grande evento (Nutrire il pianeta). Ma ho l’impressione che quando interviene la dimensione etica, la logica dell’head line debba lasciare il passo

03 EDITORIALE


Karpòs Magazine APRILE 2015

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Direttore editoriale Renzo Angelini

Saremo quello che sappiamo Renzo Angelini

Direttore responsabile Lamberto Cantoni Iscr. trib. di Forlì n° 3/12 del 4/5/2012 Proprietario ed editore della testata Karpòs S.r.l. Via Zara 53 - 47042 Cesenatico (FC) CF 04008690408 - REA 325872

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08 L’Economia Positiva di Letizia Moratti Lamberto Cantoni

Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker

Marketing Editor Gabriele Vignati gabriele.vignati@karposconsulting.net Web Marketing Manager Alessandra Ragusa alessandra.ragusa@karposconsulting.net Grafica Francesca Flavia Fontana francesca.fontana@karposconsulting.net Giulia Giordani giulia.giordani@karposconsulting.net Margherita Contini margherita.contini@karposconsulting.net Laura Fafone laura.one@libero.it Amministrazione Milena Nanni milena.nanni@karposconsulting.net Raccolta pubblicitaria pubblicita@karposmagazine.net Tel. +39 335 6355354 www.karposmagazine.net Stampa Centro Stampa Digitalprint Srl Via A. Novella, 15 47922 Viserba di Rimini (RN) Tel. 0541 - 742974 / 742497 e-mail: info@digitalprintrimini.com

60 L’Ultima Cena di Leonardo Lamberto Cantoni

80 IL VERO TRADE OFF DEL VINO ITALIANO Stefano Raimondi

126 AGRUMI ORNAMENTALI Francesco Sottile


Karpòs promo 24 26 28 Bauli

Birra del Borgo

La Delizia Naonis

102 104 106 108 130 134-135 144 145

Per le fotografie:

Waldorf Chef h. Concorde

Borgobrufa

pagg. 08-09 e da pag. 12 a pag. 23 © Ufficio Stampa Letizia Moratti pag. 11 © Bob Krieger da pag. 60 a pag. 70 Studio Crespi Milano da pag. 32 a pag. 48 Giovanni Lercker da pag. 80 a pag. 96 Stefano Raimondi da pag. 110 a pag. 128 Francesco Sottile Tutte le altre fotografie: © Renzo Angelini

Molino ClituNno

In copertina: Letizia Moratti

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ECONOMIA POSITIVA DI LETIZIA MORATTI LAMBERTO CANTONI

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L’Economia Positiva di Letizia Moratti Lamberto Cantoni


Dal 2007 le parole economista/economia fanno venire i brividi. I cosiddetti esperti di questa disciplina, in verità, non si sono mai distinti per la capacità di prevedere crisi o per l’offerta di modelli interpretativi e regolativi dei mercati particolarmente efficienti. A loro parziale giustificazione va ricordata la tremenda complessità del mercato post globalizzazione. Probabilmente i soloni dell’economia dovrebbero accettare l’idea che le riflessioni in questo campo del sapere non possono più essere confinate in modelli astratti o in pur ingegnosi algoritmi. I lunghi anni di crisi, stagnazione economica, deflazione che stiamo attraversando, stanno rendendo desiderabile una nuova visione dell’economia, meno pretenziosa e totalizzante, ma più attenta alle necessità dell’Uomo, alle sofferenze del Pianeta, al futuro dei nostri figli. L’Economia Positiva attualmente promossa nel nostro Paese da Letizia Moratti rappresenta una entusiasmante risposta ai dubbi generati dal fallimento di uno dei saperi strategici per la nostra forma di vita, da troppo tempo imprigionato da rigidità cognitive tali da renderlo triste e cinico. Il “Movimento per l’economia positiva” nasce a Le Harvre nel 2012, e ha come personaggio carismatico Jacques Attali (noto economista, presidente di PlaNet Finance Group, un gruppo finanziario attivo soprattutto nell’attività di micro credito alle imprese). In Italia per ora, il movimento si è fatto conoscere soprattutto per il clamore mediatico generato dal dibattito sul possibile ridimensionamento cognitivo e operativo del PIL (Prodotto Interno Lordo), da sempre considerato un vero e proprio dogma per la maggioranza degli economisti standard. L’idea di Jacques Attali è, se vogliamo, semplice quanto rivoluzionaria nei suoi effetti: dobbiamo imparare a misurare la vera ricchezza di un Paese, decentrando il PIL e

mettendo al centro delle nostre riflessioni il benessere dei cittadini; allargando la nostra visione del futuro sino a comprendere ciò che il grande storico Fernand Braudel definiva la longue durée. In Italia i primi ad accogliere le idee di Jacques Attali sono stati Letizia Moratti e il suo gruppo di lavoro di San Patrignano. Nel prossimo giugno infatti, è prevista la seconda edizione del Forum, dopo quella iniziale del 2014, che avrà il compito di far entrare le nuove idee sull’economia positiva in una fase operativa. C’è da dire che Letizia Moratti, forse senza averne piena consapevolezza, nelle sue attività orientate al sociale, ha sempre praticato e sperimentato principi di economia positiva. Imprenditrice di successo, prima donna ad essere nominata Presidente della RAI, innovativo Ministro dell’Istruzione nel secondo Governo Berlusconi (fu Lei ad ispirarsi per prima al tanto, oggi, acclamato modello tedesco), prima donna ad essere eletta Sindaco di una città cruciale come Milano (se abbiamo l’expo in Italia lo dobbiamo alle sue felici intuizioni e all’abilità con cui pilotò la candidatura della sua città), Letizia Moratti, dicevo, ha sempre privilegiato il “fare bene le cose”, ripristinandone dove necessario l’ordine perduto senza timore di innovare, partendo sempre da contenuti chiari e distinti sui quali discutere, spesso con durezza, ma dai quali non si può prescindere. Questi contenuti non avevano nulla di dogmatico o dell’algoritmo astratto, rappresentando piuttosto i valori che danno senso alle nostre aspirazioni, alle nostre speranze, al nostro sentimento di appartenere a qualcosa di più grande di noi. Mi piace pensare che la sua determinazione sui valori che aiutano a far bene le cose, in un qualche modo sia stata plasmata dalla lunga esperienza avuta con San Patrignano, uno degli esperimenti sociali più importanti che ho avuto modo di conoscere, la cui imLetizia Moratti

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portanza simbolica oggi è superiore alla pur ammirevole attività di recupero di soggetti borderline. Sì perché nessuno mi toglie dalla testa che siamo un po’ tutti intossicati da visioni, fini, pseudo valori che sembrano illuminare le nostre vite almeno quanto ci lasciano poi

soli e incapaci di vedere oltre un presente senza memoria, che si sta mangiando velocemente tutto il nostro futuro. Ecco allora, attraverso il modello concreto di San Patrignano, l’economia che tenta di dare una risposta alle pulsioni sociali portate alla deriva dal modello standard o, per

San Patrignano: pronti a cominciare la vendemmia

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rimanere in tema, ecco l’economia positiva, dicevo, trasformarsi da brillante concetto ad esperienza sui cui meditare. Ma a questo punto, dopo aver introdotto personaggio e scenario, vorrei presentarvi attraverso la viva voce della protagonista, incontrata recentemente in una Milano

in fibrillazione per l’imminente apertura dell’Expo, una articolazione più dettagliata di un modo di pensare e affrontare alcuni dei grandi temi del nostro tempo, nei dintorni dei quali prenderà forma il nostro futuro.

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Letizia Moratti, Sindaco di Milano, festeggiata per la conquista di Expo 2015

Dott.ssa Letizia Moratti, malgrado si parli da molto tempo del “terzo settore”, sono convinto che pochi italiani conoscano veramente cosa significhi economia positiva e le sue implicazioni, anche se tutti ne sentiamo la necessità…

fitto e sullo sfruttamento cinico e aggressivo delle risorse del Pianeta oggi rappresenti un grave problema e una grande sfida. Forse è il problema decisivo del nostro tempo. Sei anni di crisi hanno incrinato la fiducia della gente nella possibilità che l’appello alle risorse individuali e alle regole del mercato possano, da soli, rappresentare una risposta efficace alla percezione della perdita del passato e di scomparsa del futuro. Il crollo della fiducia rischia

“Credo che siamo tutti d’accordo nel prendere atto che il modello economico del capitalismo centrato solo sulla ricerca del massimo pro-

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di dissolvere il mondo di valori a dominante sociale che a mio avviso sono fondamentali per le ripartenze da situazioni difficili. Ho creduto dunque fosse necessario riproporre con parole nuove quell’apertura verso “l’altro” dalla quale discendono le nostre vere radici. In contesto economico questa “apertura” si è trovata perfettamente a suo agio con il movimento di pensiero, nato in Francia, definito Economia Positiva, ovvero con il tentativo di far uscire il capitalismo dalle paludi concettuali che lo allontanano sempre più dal sociale. Economia Positiva significa dunque, in prima battuta, battersi per restituire al capitalismo la giusta direzione di marcia, che io vedo orientata verso obiettivi di lungo periodo. Se nel campo delle nostre decisioni imparassimo a non perdere mai di vista l’ombra delle future generazioni, allora, sono convinta che la loro efficacia risulterebbe enormemente potenziata. Le dottrine economiche con la freccia del tempo rivolta verso il passato danno per scontato che l’individuo sia mosso prevalentemente da interessi egoistici. Io penso invece che il tratto tipicamente umano dal quale è disceso il dono della coscienza sia rappresentato dai nostri sentimenti altruistici. Porsi obiettivi che trascendano il puro egoismo del momento, implica l’inclusione in un progetto, dei valori che connettono le nostre vite a quelle degli altri, dai più fragili tra noi a chi ancora non ha vita ma potrà prendervi parte. Mi rendo conto che questo modo di vedere le cose può apparire come una nuova figura della generosità. Ma non è questo il suo tratto decisivo. è nel nostro interesse capire che operando per gli altri facciamo il nostro interesse. L’altruismo che propone l’economia positiva è razionale e al tempo stesso una promessa di maggiore efficienza che investe ogni aspetto della nostra vita. I valori che connettono, donano efficacia alle Istituzioni, alle aziende, agli individui. I va-

lori che connettono creano la base emotiva della speranza e della fiducia; creano inoltre il punto di vista a mio avviso corretto per una nuova alleanza con le risorse del Pianeta…” …Non credo sarà facile convincere Istituzioni e personaggi influenti ad abbandonare cattive abitudini di pensiero. Di una economia aperta al sociale se ne parla da sempre ma gli economisti più ascoltati la considerano poco scientifica e troppo romantica; sostenibilità è una parola sottoposta ad usi ed abusi al punto che mi chiedo se abbia ancora un significato condiviso… “…Sono cosciente che la nuova visione prodotta dalla Economia Positiva sia, per usare una espressione di Jacques Attali, una vera e propria ri(e)voluzione. Ma ci troviamo oggi di fronte ad uno scenario completamente diverso dal passato. La crisi profonda alla quale facevo riferimento all’inizio rende urgente il ripensamento in atto. Per come sono fatta, le analisi e le interpretazioni non sono solo un esercizio intellettuale, ma sono una forte motivazione ad agire nella direzione di un cambiamento di prospettive. è urgente che le istituzioni comprendano l’importanza di una visione di lunga portata che si assuma precise responsabilità nei confronti delle generazioni future. Non dobbiamo dimenticare che l’Economia Positiva non nasce come teoria astratta. Sullo sfondo della architettura di pensieri che oggi conferiscono ad essa autorevolezza e rispetto, dobbiamo vedere la molteplicità di iniziative di economia sociale che hanno dimostrato di poter rappresentare un eterogeneo laboratorio di esperienze per sperimentare nuove soluzioni. Tuttavia, lo ripeto, oggi dobbiamo dare maggiore consistenza ai progetti di Economia Positiva, dando ad essi i caratteri di un vero e proprio riorientamento delle priorità strategiche. Per esempio dobbiamo creare i presupposti per una finanza sociale,

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Vendemmia a San Patrignano

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Momenti di ristoro a San Patrignano

profondamente diversa da quella speculativa, necessaria per sostenere i soggetti del terzo settore, siano essi giovani emarginati, adulti disagiati, vecchi, disabili. Innumerevoli esperienze hanno dimostrato che, se cambiano i parametri di valutazione, tutte queste attività nel tempo possono portare un beneficio molto superiore alla quota di investimenti finanziati. Nei Paesi anglosassoni questa cultura esiste da decenni. Io mi sono presa l’impegno di diffonderla nel nostro Paese. Un primo passo è far capire che la visione economico/finan-

ziaria dominante non può più essere applicata in modo indiscriminato senza traumi al sociale. La domanda di aiuto di chi si trova ai margini del sistema economico sta crescendo in modo esponenziale mentre l’offerta in termini di welfare si sta restringendo. Abbiamo bisogno di sviluppare l’Economia Positiva, abbiamo bisogno di includere in progetti sostenibili i soggetti più fragili dal momento che dare loro un sostegno produrrà, ne sono convinta, una robustezza maggiore anche a tutti gli altri…”

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Momenti di ristoro a San Patrignano

…cosa si aspetta dalle istituzioni pubbliche e private?

Bancarie sono fondamentali per le imprese no profit. Se si aumenta la loro tassazione automaticamente si riduce il potenziale economico che possono devolvere al Terzo Settore. Credo di poter aggiungere che i governi hanno molte possibilità o leve per riorientare le mission delle aziende, portandole ad includervi una attenzione all’etica sociale. I buoni esempi ci sono. Ora occorre la giusta dose di determinazione per diffonderne i benefici…”

“…Mi aspetto coerenza e partecipazione. A parole tantissimi condividono le nostre finalità. I rappresentanti governativi hanno spesso espresso pubblicamente la volontà di far decollare il Terzo Settore con interventi mirati a favorire la finanza sociale. Tuttavia devo aggiungere che il passaggio al come farlo, presenta spesso incoerenze, incongruenze, contraddizioni. Per esempio le Fondazioni

…Tra i buoni esempi di Economia Positi-

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va io collocherei San Patrignano. Ho avuto in passato occasione di visitare a più riprese la Comunità e devo dire che l’impressione che mi fece, appartiene a quel genere di esperienze che con un po’ di enfasi definiamo indelebili. Mi rendo conto che è immensamente importante ricordare che la funzione di San Patrignano è fondamentalmente la trasformazione di soggetti disagiati in persone capaci di accettare la vita e le responsabilità che implica. Ma mi è parso che nel corso del tempo, la Comunità sia divenuta anche una potente narrazione che trascende i percorsi individuali dei suoi protagonisti; una narrazione capace di fungere da modello e al tempo stesso da forza catalizzatrice per altre esperienze di Economia Positiva…

verso un processo rieducativo centrato sulla persona, giorno dopo giorno, si superano le proprie fragilità e il profondo disagio giungendo alla consapevole assunzione della responsabilità di vivere, con il conseguente recupero quel senso di altruismo che ci rende capaci di strutturare relazioni con gli altri. All’interno di questo processo di trasformazione fa parte della terapia imparare a prendersi cura degli organismi più fragili, bisognosi di costante attenzione, per esempio animali e piante… A questo riguardo vorrei ricordare che Vincenzo e i ragazzi di San Patrignano hanno piantato oltre 100.000 alberi… Fa parte della terapia, dicevo, dedicarsi al lavoro con l’amore che il vero artigiano riversa sulla materia e sulle tecniche che apprende. Vorrei ricordare, faccio un’altra digressione, che oggi i prodotti fatti dai ragazzi di San Patrignano, siano agricoltura biologica, vino, artigianato o quant’altro, sono spesso riconosciuti di livello eccellente perché la ricerca della qualità nel proprio lavoro, come strumento di recupero di rispetto e serietà, è elemento essenziale del percorso di recupero tanto da contribuire in modo significativo all’economia della Comunità. Veniamo dunque alla domanda implicita nelle sue parole? Che relazione c’è tra l’economia positiva e San Patrignano? Io direi che San Patrignano è di fatto una economia positiva e finanza sociale. Non solo per le cose che ho già detto. Da anni siamo impegnati ad attivare progetti di micro credito per finanziare molti giovani usciti dalla Comunità. Utilizziamo regolarmente i social bond, ovvero delle obbligazioni bancarie, il cui rendimento è collegato al raggiungimento del risultato. Inoltre, abbiamo calcolato che le attività di recupero di ragazzi con gravi problematiche, facciano risparmiare allo Stato circa 32 milioni di euro all’anno. Quindi direi che San Patrignano da anni sta percorrendo da protagonista i sentieri dell’economia positiva che vedono anche nella finanza sociale uno strumento prezioso. Ecco perché la Comunità, con il Positive

…Vado a San Patrignano dal 1979; sono quindi una testimone storica dei suoi successi. La Comunità nel corso degli anni si è presa cura di oltre 25 000 giovani senza costi per le famiglie e per lo Stato. I percorsi di recupero hanno restituito alla piena vita sociale il 72% degli ospiti. Credo siano numeri che giustifichino l’interesse dell’opinione pubblica per le idee che questa struttura contribuisce a diffondere. Aver avuto il privilegio di condividere il lavoro di Vincenzo Muccioli, negli anni in cui ha preso forma il suo metodo, ha certamente contribuito a radicare in me stessa alcuni principi che mi hanno accompagnato nel corso della mia vita. Il sogno di Vincenzo Muccioli era una Comunità guidata dagli stessi ragazzi che ospitava nel percorso di recupero. È evidente che questo sogno non potesse realizzarsi di colpo. Ma se oggi osservo il percorso che è stato fatto, penso di poter dire che il sogno si è realizzato. San Patrignano ha accolto gratuitamente ogni anno centinaia di giovani tossicodipendenti che rischiavano la morte. La loro vera paura era la vita. E ad oggi, sempre gratuitamente, accoglie circa 1.300 ragazzi e ragazze. Attra-

Vincenzo Muccioli e i ragazzi di San Patrignano

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Forum organizzato ogni anno, si è sentita in dovere di fungere da luogo di riflessione, discussione, analisi e raccolta di esperienze per tutti quelli che operano o vogliono avvicinarsi all’economia positiva… Il nostro desiderio è trasformare i sentieri dell’economia positiva in vere proprie strade percorribili da tutti. Questa è la narrazione di San Patrignano. Si dedica alle persone, e questa è la sua mission. E i buoni risultati hanno rafforzato la passione in ciò che la comunità fa e hanno diffuso messaggi che hanno un valore di testimonianza. Uno di questi messaggi sicuramente è: il benessere comincia con il vivere in sintonia con la natura… Ed è un messaggio sul quale dovrebbero meditare tutti, non solo i ragazzi che a San Patrignano hanno superato momenti difficili.

ro attenuare la disoccupazione giovanile, e i costi a carico dello Stato in termini di welfare. Ufficialmente si dichiarano nate in Olanda negli anni novanta. Ma già negli anni settanta in Italia cominciavano ad esserci esperienze simili. Attualmente rilevo una grande e crescente disponibilità, soprattutto tra i giovani, per questo genere di impresa multifunzionale. Le Fattorie Sociali rappresentano una grande opportunità di inserimento di una vasta tipologia di persone a rischio di marginalizzazione, in contesti in grado di dare dignità alle loro vite. Dobbiamo fare ogni sforzo per espandere queste esperienze imprenditoriali; dobbiamo creare gli strumenti finanziari e il supporto istituzionale, per dare ad esse continuità e futuro. Il loro interesse è il nostro interesse…

…A proposito di valore di testimonianza… Stanno crescendo in Italia le Fattorie Sociali che accompagnano la produzione agricola con attività di carattere sociale. Direi che anche in questo caso l’esperienza e l’appello alla Economia Positiva di San Patrignano possono essere considerate un punto di riferimento…

…Indubbiamente Lei è una delle donne più influenti della sua generazione. Lei ha contribuito ad abbattere barriere simboliche di grande impatto mediatico… Prima donna eletta Presidente Rai; prima donna sindaco di Milano… Ha affrontato grandi battaglie, spesso entrando in competizione/conflitto con uomini… Si è mai sentita sottovalutata perché donna?

Appartiene alla tradizione della vita di campagna avere un rapporto con chi ha disabilità psichiche o fisiche profondamente diverso rispetto ai ritmi frenetici e alle dinamiche purtroppo spesso egoistiche delle città. Tra i contadini le reti di solidarietà sono sempre state la parte strutturante delle relazioni tra individui e famiglie. In campagna tutti avevano il posto a tavola e tutti venivano, in modi diversi, inclusi nelle attività lavorative. Le Fattorie Sociali si ispirano a questa tradizione, consentendo uno straordinario assorbimento di soggetti particolarmente fragili. In sintesi, oltre alle attività direttamente produttive, una struttura di questo tipo, presenta un’offerta di servizi culturali, educativi, assistenziali, formativi, lavorativi che potrebbe-

Mi considero fortunata per l’educazione che ho avuto e i privilegi che mi hanno permesso di non percepire in alcun modo qualsiasi forma di sudditanza verso l’uomo. Ho sempre agito in conformità ai miei principi immaginando di trovarmi di fronte a delle persone e non a generi sessuali. Ma non sono certo cieca verso un problema che affligge donne meno fortunate di me. Sopravvivono ancora vecchie abitudini che vedono le donne nella società, nelle famiglie, nel lavoro, sfavorite o addirittura a rischio. Rappresentano a mio avviso isole di ignoranza che dobbiamo presto rimuovere. Le donne con le loro specificità sono una grande risorsa in un mondo dive-

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Letizia e Angelo Moratti

nuto troppo piccolo e fragile per continuare a gestirlo con la logica conflittuale, a mio avviso, tipicamente maschile. Guardandomi intorno, osservando le serie di comportamenti, mi sono fatta l’idea che l’uomo è molto preso dalle fantasie di conquista e l’inevitabile escalation conflittuale che la segue come un’ombra; le donne per contro, anche quelle un po’ severe e determinate come me, sono proiettate verso il prendersi cura delle cose con cui vengono a contatto. Mi pare di poter aggiungere che le questioni veramente importanti del no-

stro tempo non hanno bisogno di conquiste e conflitti bensì di maggiori cure, di armonia, di altruismo…

Lamberto Cantoni Direttore Responsabile

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Karpòs promo Novità da BAULI: il Croissant Senza Zuccheri Il croissant Bauli, buono come sempre, da oggi è anche senza zuccheri. Carta d’identità Novità: Croissant Bauli Senza Zuccheri Aggiunti Plus del prodotto: la classica bontà del Croissant Bauli, con la sua morbidissima sfoglia. Unico prodotto semplice, non farcito, nel mercato dei croissant “senza zuccheri”. Per chi: segue una dieta equilibrata, con un limitato apporto di zuccheri, per piacere o necessità. E’ un prodotto buono, senza compromessi col gusto. Confezione: da 5 pezzi, 1,85€

Su tutti gli scaffali dedicati alla prima colazione, è disponibile il nuovo Croissant Bauli Senza Zuccheri Aggiunti. Parola d’ordine? Semplicità! Dedicato a tutti gli amanti della semplicità, a chi ama iniziare la giornata con un soffice buongiorno ma senza rinunciare all’equilibrio, a chi ha bisogno di controllare l’apporto di zuccheri ma non intende privarsi della bontà del più classico dei dolci da colazione. Il nuovo Croissant Bauli Senza Zuccheri Aggiunti conquisterà davvero tutti. Perché questo croissant è unico? Perché non ha zuccheri aggiunti ma mantiene tutta la bontà e la sofficità dei prodotti di Bauli, vero specialista dei croissant. A rendere inimitabile la sfoglia di tutti i croissant Bauli sono infatti gli ingredienti di prima scelta, come le uova fresche, il lievito madre e le 18 ore di lievitazione naturale. Con il nuovo Croissant Bauli senza Zuccheri Aggiunti la colazione è un piacere per tutti: nessuna privazione, ma tanta leggera bontà!

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Karpòs promo BIRRA DELL’ANNO 2015 – X EDIZIONE VINCONO E CONVINCONO I SAPORI ITALIANI: BIRRA DEL BORGO FA INCETTA DI PREMI ED E’ PROMOSSO BIRRIFICIO DELL’ANNO IMPENNATA DEI BIRRIFICI DEL SUD ITALIA, MAI COSI TANTI SUL PODIO BIRRA DEL BORGO è il Birrificio dell’Anno 2015. A vincere, sul palco di Beer Attraction (Rimini Fiera), non è soltanto il produttore di Borgorose, nel reatino, vincono anche UNIONBIRRAI, promotore dell’evento Birra dell’Anno X Edizione, e il Sud dello Stivale, sempre più in vetrina per la qualità e la fantasia delle ricette brassicole artigianali. Un pubblico di oltre 500 persone è accorso ad applaudire i protagonisti della kermesse, Lorenzo ‘Kuaska’ Dabove su tutti, istrionico animatore della premiazione giunta sul finire della prima giornata di fiera, numero zero di un appuntamento di livello internazionale che promette di non rimanere episodio isolato.

ad esempio quelle ottenute con l’utilizzo di mosti di vini, di castagne (ormai un segno distintivo all’estero) e l’uso di ingredienti e spezie locali.

www.unionbirrai.it

“Una vittoria totalmente inaspettata”. Alfredo Colangelo, responsabile commerciale di Birra del Borgo, ritira la meritata targa al posto del titolare Leonardo Di Vincenzo, in Australia per un nuovo progetto. “Hanno premiato cinque birre delle sette che abbiamo iscritto al concorso, ha vinto l’intuizione, questo blend di mosti fermentati con lieviti di Sangiovese e di Champagne; l’aggiunta di liqueur d’expedition ha fatto il resto”. Due ore di suspance e di spettacolo per annunciare 26 podi, tante sono le categorie stilistiche del concorso: per ciascuna di queste sono state incoronate 3 “migliori birre dell’anno”, alcune già molto note al parterre dei 42 giudici italiani e stranieri, altre al loro debutto. “Mai come quest’anno i risultati del concorso sono uno spaccato dell’Italia brassicola artigianale”, ha annunciato Kuaska durante la premiazione che oltre a riconoscere i brand più accreditati ha dato spazio anche al talento di primissime produzioni sul mercato e a regioni come Calabria, Sicilia e Sardegna, per le quali alcuni birrifici sono saliti alla ribalta per la prima volta. Particolarmente apprezzate dalla giuria - e non solo - le birre con caratteristiche tutte italiane,

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Alberi di olivo secolari con tronchi caratteristici visibilmente contorti


Oli da olive, da semi e grassi alimentari Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker

Giovanni Lercker

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Le sostanze grasse che sono presenti nella nostra alimentazione derivano dalla naturale appartenenza agli alimenti (normalmente denominati “lipidi”) o aggiunti come tali. Questi ultimi provengono dalla lavorazione di varie materie prime (“fonti oleaginose”) per la maggior parte di origine vegetale o dal recupero dei “cascami” di macellazione, sottoprodotti della macellazione di vari animali.

La storia, attraverso documenti –come scritti e altri tipi di tracce– che risalgono ad alcune migliaia di anni fa, indica che lo sfruttamento di varie fonti di sostanze grasse è stato molto importante per le necessità alimentari dell’uomo. A partire dalla caccia di animali per l’approvvigionamento del cibo, i tessuti adiposi animali sono stati tra i primi alimenti grassi, come anche i semi, ma hanno anche avuto un ruolo utile alla

Alberi di olivo non giovanissimi con la chioma a foggia prevalente di doppio cono, ottenuti mediante potatura

34 Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker


di “glucosio nel sangue”, su base calorica innesca l’accantonamento del surplus nella forma di grasso di deposito, prezioso per eventuali future necessità. Questo meccanismo aveva il ruolo di consentire una maggiore probabilità di sopravvivenza per le notevoli difficoltà nel reperimento del cibo. Divenuto un vero e proprio meccanismo di selezione naturale dell’uomo, probabilmente importantissimo nei tempi lontani, è pur-

conservazione di parti carnose così avvolte da materia grassa. Con questo sfruttamento del grasso per conservare, si è ottenuto un notevole aiuto in momenti di difficile reperimento di cibo. Il conseguente consumo anche della parte grassa ha permesso la sopravvivenza degli individui, in virtù della resa calorica di tali componenti. La quantità di cibo introdotta, al superamento di un determinato valore del livello

35 Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker


troppo ancora attivo, anche se oggi è inutile e crea a tanti individui problemi di diete dimagranti e faticose attività in palestra.

La Tabella 1 riporta le produzioni mondiali delle sostanze grasse alimentari, utilizzabili come tali nell’alimentazione umana.

Tabella 1. Media della produzione annuale (in Milioni di tonnellate) di 17 oli e grassi commerciali riferiti a periodi quinquennali, insieme a una future proiezioni [1] Sostanza grassa

Anni 1976/80

1986/90

1996/00

2006/10*

2016/20*

17 oli e grassi

52,6

75,7

103,4

139,4

175,8

Soia

11,2

15,3

22,8

30,4

37,1

Palma

3,7

9,2

17,9

29,2

40,8

Colza (canola oil)

3,0

7,5

12,6

17,5

22,2

Girasole

4,2

7,2

9,1

12,5

16,6

Oli laurici (cocco e palmisti)**

3,3

4,3

5,4

7,5

9,6

Altri oli vegetali**

10,0

12,3

14,9

18,0

21,6

Grassi animali

17,2

19,9

20,7

24,3

27,9

* Dati di proiezione reperiti da: Oil World 2020. ISTA Mielke GmbH, Hamburg, Germany, 1999. ** Il seme della noce di palma è fonte dell’olio di palmisti, mentre la polpa fornisce l’olio di palma. Altri oli vegetali: oli di semi di cotone, di semi di arachide, di semi di sesamo, di semi di mais, di oliva, di semi di lino e di semi di ricino.

Esposizione di oli, probabilmente da olive, aromatizzati con spezie


Arachidi sgusciate

37 Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker


Caratteristica esposizione di “granaglie” di mercati artigianali

stessa quantità di quello che produciamo e, per quanto detto, non viene consumata dagli italiani ma farà parte della quantità che esportiamo nel mondo, purtroppo in prevalenza dichiarato scorrettamente come olio italiano.

Come si può cogliere immediatamente le fonti delle sostanze grasse come tali sono in prevalenza di origine vegetale e ottenute lavorando semi, anche di leguminose e frutti (oliva, palma e palmisti). Le quantità prodotte sono poco comprensibili per chi vive nel bacino del Mediterraneo, dove l’importanza storica e di consumi è dominata dagli oli da olive. Tuttavia, è bene ricordare che la quantità di olio da olive prodotto in Italia, maggiore consumatore di tali oli (Tabella 2), corrisponde a circa la metà di quella totale delle sostanze grasse consumate, per il 25% di origine animale e il resto di provenienza vegetale (75%). La quantità di oli da olive, che importiamo da altre produzioni all’interno del bacino del Mediterraneo, corrisponde a circa la

Origine e ruolo degli oli da fonti oleaginose diverse dall’oliva È necessario capire il motivo per il quale le maggiori fonti oleaginose derivino dalla soia e dalla palma da olio: attualmente le quantità di olio di soia sono maggiori od uguali a quelle di grasso di palma (Tabella  1), ma a tempi brevi saranno decisamente a favore del palma. L’olio di soia, in realtà, non è il prodotto desiderato nella lavorazione dei semi di soia,

38 Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker


altri oli polinsaturi è la rapida degradazione ossidativa alla quale vanno incontro, oltre alle quantità commerciali prodotte decisamente surdimensionate rispetto ai consumi alimentari umani che possono utilizzarli. Gli oli polinsaturi sono quelli che hanno i prezzi più bassi di tutti gli altri oli alimentari, e una volta ottenuti e disponibili vanno inevitabilmente impiegati da qualche parte. Fino a qualche anno fa si riuscivano a utilizzarne grandi quantità quando si facevano produzioni massive grassi idrogenati e di margarine, dopo l’idrogenazione degli oli polinsaturi, come gli oli di soia e in misura inferiore di colza, di girasole e di mais. Attualmente, la tecnologia di idrogenazione non viene molto impiegata, a causa del ban-

ma il secondo prodotto (“co-prodotto”), in quanto il primo è la “farina di estrazione” di questa lavorazione, che la rende ancora più ricca del seme di origine di un 20-25% della parte proteica. Le proteine da soia, nella veste di farina di estrazione, sono quelle che hanno soppiantato negli allevamenti animali le vecchie farine proteiche. Esse, infatti, erano: farine di carne –ottenute da sottoprodotti della lavorazione del materiale recuperato dall’estrazione del grasso dai cascami di macellazione– e farine di pesce –importate dal Cile e derivate dalla lavorazione massiva delle sardine da scatolame. In entrambi i casi di farine proteiche erano prodotti spesso maleodoranti e sgraditi agli animali da allevamento. Il problema degli oli di soia, come anche di

39 Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker


Palma da produzioni di frutti (noci) di palma da olio con grappoli in primo piano, che possono contenere fino a circa 500 frutti

Antico frantoio con una molazza manovrata a mano per la frangitura di olive

40 Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker


Tabella 2. Principali Paesi produttori e consumatori di olio da olive (Wikipedia) Paese

Produzione in tonnellate (2010)*

Produzione % (2010)

Consumo (2005)**

Consumo procapite annuale (kg)***

Mondo

3,269,248

100%

100%

0.43

Spagna

1,487,000

45.5%

20%

13.62

Italia

548,500

16.8%

30%

12.35

Grecia

352,800

10.8%

9%

23.7

Siria

177,400

5.4%

3%

7

Marocco

169,900

5.2%

2%

11.1

Turchia

161,600

4.9%

2%

1.2

Tunisia

160,100

4.9%

2%

5

Portogallo

66,600

2.0%

2%

1.8

Algeria

33,600

1.0%

2%

7.1

Altri

111,749

3.5%

28%

1.18

* “FAOSTAT Crops processed 2010 data for olive oil”. ** United Nations Conference on Trade and Development Site. *** “California and World Olive Oil Statistics” at UC Davis.

Rami di olivo con olive di verdi ed alcune già leggermente pigmentate (“invaiate”) con colorazioni violacee

41 Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker


Bottiglioni di olio, identificabile dalle raffigurazioni come olio di arachide, esposte alla vendita, probabilmente in mercati asiatici

grassi idrogenati del passato –comprese le margarine– oltre a poter essere impiegato in diversi casi per la produzione di biodiesel, per cui le quantità di piantagioni sono state ulteriormente incrementate nel mondo. Il grasso di palma è stato considerato il responsabile della crescente obesità a livello infantile, in quanto soprattutto utilizzato nella produzione delle cosiddette merendine, tanto pubblicizzate alla televisione. Su questo punto c’è ignoranza e molte polemiche ancora in atto: probabilmente il vero problema delle merendine sono l’immobilità fisica dei bambini di oggi e la permanenza davanti ad un televisore con esagerato consumo di tali alimenti. L’olio di colza (canola), di girasole e di

do più o meno imposto per legge che in diverse nazioni è stato fatto per la presenza dei componenti trans isomeri tipici dei grassi idrogenati ottenuti a costi competitivi, che sono risultati molto problematici per la salute dei consumatori. Il grasso di palma ha avuto una crescita produttiva molto rapida e attribuibile ai vantaggi tecnologici che consente nell’impiego, in virtù della sua versatilità al frazionamento con l’ottenimento di due componenti differenti una più fluida e l’altra più solida, che ha consentito di ottimizzare molte produzioni, soprattutto quelle dei prodotti da forno e delle creme spalmabili. Oggi, il grasso di palma anche se più costoso ha sostituito negli impieghi anche i

42 Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker


Calatidi di girasole, in primo piano, con gli acheni in vista nella loro parte scura centrale

mais, per le caratteristiche delle piante sono in parte ottenuti da produzioni italiane, ad eccezione di quello denominato canola. Quest’ultimo olio è prodotto da semi ricchi in olio (30-35%) prevalentemente in Canada e in Europa dell’Est, quindi quello presente in supermercato viene importato. Il seme di girasole risulta ricco in olio (5055%), con la possibilità di separare l’achene dalla calatide con apposite apparecchiature sul raccolto “surmaturo” (visibile dalle colorazioni nere delle piante in campo e dal loro capo reclinato). La granella di mais è povera nel contenuto di olio, che si attesta intorno al 4%, ma è comunque estratto l’olio in quanto la farina di estrazione ottenuta è ambita fonte di amido –molto pu-

lito– per l’impiego in amideria e per produrre idrolizzati-isomerizzati da impiegare come dolcificanti, a costi inferiori rispetto al saccarosio. Recentemente [2-3], la ricerca scientifica ha considerato la mole di risultati ottenuti in molti lavori sperimentali sull’argomento dell’interazione dei lipidi alimentari sulla salute dei consumatori, selezionando quelli più sicuri dal punto di vista scientifico. Molte convinzioni, che in precedenza avevano condizionato i consumi di determinati alimenti, sono state sfatate e sinteticamente si può affermare che: - la quantità di sostanze grasse consumate, naturalmente senza esagerazioni nei consumi, non sono correlate con le pa-

43 Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker


Anfore caratteristiche, con fondo conico, per il trasporto in barconi per liquidi come oli o vini

20 grammi di olio da olive (allo 0,7% di w-3), corrispondenti a due cucchiai da brodo, negli oli di semi gli ω-3 possono andare dal 4,5 al 14%, cioè con consumi sufficienti da 3,1 a 1 grammo al giorno di olio. Quantità molto maggiori di oli polinsaturi potrebbero essere problematiche per gli effetti ossidativi da essi potenzialmente indotti. La spiegazione delle bugie e/o delle mezze verità che negli Stati Uniti organi statali avevano ufficialmente diffuso nel 1977, nei lavori pubblicati a riguardo [2-3] relativamente al suggerimento della diminuzione dei grassi ricchi di acidi grassi saturi e dell’aumento delle fonti di acidi grassi polinsaturi, va trovata nella dieta classica ameri-

tologie cardiovascolari e dei tumori al colon-retto; - i consumi di sostanze grasse ricche di acidi grassi saturi non sono correlati alle malattie cardiovascolari, sempre se consumati in quantità non esagerata, però comunque limitandone i consumi dalla terza età in poi; - le sostanze grasse ricche di acidi grassi polinsaturi, tanto pubblicizzati attraverso le parole “acidi grassi w-3 e w-6” e presenti in buona o elevata quantità in tutti gli oli di semi, devono essere limitati nei consumi in relazione alla loro elevata sensibilità all’ossidazione. Le quantità consigliate di ω-3 sono circa 140 milligrammi al giorno e questi sono contenuti in circa

44 Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker


Bovini (manzi) in allevamento

è stata presa la palla al balzo per promuovere sostanze grasse alternative (come olio da semi e margarine vegetali) a quelle tradizionali (come ad es. olio da olive e burro). Negli USA non si conosce la dinamica, ma è stato stabilito che la situazione non è cambiata, mentre in casa nostra ancora non si sa nulla a riguardo, anche se a livello mondiale l’impennata dei consumi di oli polinsaturi da poco più di un secolo ad oggi abbia avuto un andamento simile alla disponibilità di sostanze grasse polinsature e all’incremento delle malattie cardiovascolari [4]. Infatti, prima di 120 anni fa non esisteva il consumo di oli da semi, così diffuso come oggi, a causa delle difficoltà tecnologiche nel estrarre l’olio da quelle matrici naturali, su-

cana molto sbilanciata nel consumi di prodotti di origina animale (più ricchi di saturi). Infatti, demonizzando gli acidi grassi saturi, pensavano di spostare le scelte verso una drastica riduzione dei consumi di tali alimenti e, probabilmente, una diminuzione di problemi di salute collegabili a grandi energie introdotte con la dieta (obesità e malattie da essa promosse). Per il resto del mondo, attento alle indicazioni provenienti dagli USA nel settore della nutrizione, è stata raccolta questa informazione e divulgata dagli addetti ai lavori, senza un minimo di adattamento agli stili alimentari delle varie nazioni, molto lontani da quelli statunitensi. Inoltre, come c’è da attendersi in casi simili,

45 Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker


perate dallo sviluppo della “rivoluzione industriale”. Perchè sarebbe meglio un olio ottenuto dalle olive e non oli da altre fonti oleaginose? L’Olio Extravergine di Oliva, oltre ad essere più stabile e meno ossidabile, ha anche la caratteristica –quando è buono– di stimolare l’appetito e di soddisfare le esigenze biochimico-nutrizionali della maggior parte dei consumatori. Inoltre, l’olio da olive ha la possibilità formare nell’organismo a partire dall’acido oleico una sostanza –chiamata oleoiletanolammide– che trasmette al cervello la sensazione di sazietà più facilmente di tutti gli altri oli o grassi alimentari, fa ritenere l’Olio Extravergine di Oliva possa essere considerato un valido aiuto anche per il controllo del proprio peso. Quale ruolo ha un alimento come l’Olio Extravergine di Oliva L’Olio Extravergine di Oliva contiene componenti lipidici di alto valore nutrizionale e ha anche ottime proprietà sensoriali. Possiede una composizione particolarmente stabile, durante la conservazione, negli impieghi a caldo e nella stabilità di molti cibi, nei quali è inserito. Che cosa s’intende per stabilità di una sostanza grassa e di un olio? S’intende la capacità di non deteriorarsi rapidamente e di non produrre sostanze problematiche per il consumo, quali sapori e odori disgustosi, oltre a componenti pericolosi per la salute. Il deterioramento meno accettabile è l’ossidazione dei componenti insaturi delle sostanze grasse. Anche l’acidità può aumentare nella conservazione, ma crea meno problemi, anche se riesce ad incrementare la degradazione ossidativa. Quali problemi crea l’ossidazione delle sostanze grasse e degli oli? L’ossidazione delle sostanze grasse e degli

46 Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker


Pannocchie di mais raccolte, esposte al sole e all’aria per essiccarle

47 Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker


Olive di cultivar con il fondo a punta leggermente ricurvo

oli, indirizzata sugli acidi grassi insaturi – tanto più sviluppabile quanto più insaturi– genera sostanze ossigenate che non sono gradite al consumatore per il loro odore o sapore disgustosi (valutazione sensoriale). Quando lo stesso meccanismo di ossidazione riguarda il colesterolo, allora la formazione di sostanze ossigenate genera componenti molto problematici per la salute (aterosclerosi, citotossicità, cancerogenesi). Perchè l’Olio Extravergine di Oliva è così importante per ridurre i problemi di ossidazione? L’Olio Extravergine di Oliva è meno ossidabile di tutti gli altri oli, in virtù della minore presenza di acidi grassi polinsaturi, e contiene anche antiossidanti potenti che aiutano ad allontanare l’ossidazione nel tempo. Queste proprietà sono molto importanti, soprattutto se introdotte con le molecole corrispondenti nei sistemi biologici viventi.

Bibliografia [1] F.D. Gunstone, Food Application of Lipids, in Food Lipids: Chemistry, Nutrition, and Biotechnology, Second Edition, Ed. Casmir C. Akoh and D. B. Min, CRC Press, Cap. 24, 2002. [2] G. Verdi, La rivincita dei grassi., L’Espresso, 10 luglio 2014, 92-97. [3] A. Ascherio, E.B. Rimm, E.L. Giovannucci, D.  Spiegelman, S. Meir, W.C. Willett, Dietary fat and risk of coronary heart disease in men: cohort follow up study in the United States., BMJ 1996;313:84 [4] A.P. Simopoulos, Omega-3 fatty acids in health and disease and in growth and development., Am. J. Clin. Nutr., 1991; 54, 438-463.

Giovanni Lercker Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari, Alma Mater Studiorum-Università di Bologna

48 Oli da olive, da semi e grassi alimentari Giovanni Lercker



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vengono combattuti in maniera mirata mediante l’insediamento e la permanenza nei frutteti dei loro nemici naturali. Lo testimonia la simpatica coccinella impressa su ogni mela Val Venosta che, non solo rappresenta il nemico per eccellenza di parassiti e acari delle foglie, ma simboleggia anche la qualità e la naturalezza dei metodi di coltivazione adottati.

CARATTERISTICHE Pinova è una mela bicolore: su circa il 40% della superficie ha un colore rosso cinabro, fiammante e lucente, mentre la restante parte è di colore giallo-verde. Ciò dà al frutto un aspetto molto invitante e lo rende chiaramente identificabile rispetto ad altre varietà. Un frutto dal gusto eccezionale che, grazie alla dedizione e alla passione dei melicoltori della Val Venosta, risulta incredibilmente succosa e croccante. La mela Pinova può essere conservata per un lungo periodo senza danni, sia il gusto che la consistenza si conservano molto bene.

DISPONIBILITÀ Dal sapore delicatamente dolciastro-asprigno e dalla polpa molto compatta con un profumo decisamente intenso, la mela Pinova Val Venosta si può trovare sul mercato da gennaio fino a giugno. Una caratteristica della Pinova è la sua conservabilità sia nei magazzini che sui scaffali (shelf-life alto). Le mele Pinova, come tutte le altre varietà di mele Val Venosta, possono essere acquistate in diversi tipi di imballaggi.

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Karpòs promo Grande campagna crossmediale dell’azienda leader nel baby food PLASMON IN RETE CON UNO STRAORDINARIO CARTOON E IN TV CON UN NUOVO SPOT Plasmon, leader nella produzione di alimenti per l’infanzia, va in rete con un cartoon innovativo e torna in televisione con un nuovo spot, in onda sulle principali emittenti (Rai, Mediaset, Sky, Digitalia). In un anno in cui l’attenzione mondiale è rivolta all’alimentazione e alla sostenibilità e in cui le giovani mamme ancor di più sentiranno il peso della responsabilità per la scelta del cibo destinato al proprio bambino, Plasmon presenta il nuovo logo Oasi nella Crescita, marchio di garanzia degli straordinari livelli qualitativi delle materie prime utilizzate e perno di tutta la campagna di comunicazione. Attraverso tecniche di selezione dei campi, tecniche di coltura e allevamento e rigorosi controlli lungo tutta la filiera, ancora più stringenti di quanto già previsto dalla legge per l’alimentazione infantile, Plasmon garantisce i più elevati standard di qualità e accompagna i bambini nella crescita per contribuire a renderla sana ed equilibrata. Plasmon guida la mamma nella scoperta dell’importanza del baby food, perché sa che i bambini non sono piccoli adulti, ma necessitano delle attenzioni piu’ grandi. Lo fa con un cartoon presente dal 2 marzo sui principali social network, a partire da Facebook, e con l’account Mamme e Plasmon. “Abbiamo deciso di incontrare le mamme nei luoghi e nei tempi da loro preferiti, attraverso i canali di comunicazione più innovativi, spiega Serena Di Matteo, Responsabile Brand & ADV Plasmon e Product Manager Dry Italia - per dare alle mamme tutte le risposte che cercano, con una trasparenza ed un livello di dettaglio che sino ad oggi non erano mai stati probabilmente raggiunti. Questo perché le ‘millenial moms’ sono protagoniste e responsabili del futuro del proprio bambino e sanno che attraverso l’alimentazione dei primi anni di vita si determinerà la forza e la salute del bambino negli anni a venire”. Ed il cartoon si rivolge proprio alle ‘millenial moms’ che parlano attraverso i social network, attraverso le foto e le immagini della loro vita quotidiana. Le mamme che coltivano in rete relazioni, condividono dubbi, incertezze ma anche gioie immense. Che parlano un unico linguaggio, quello dell’amore per i loro piccoli. La

cura è al centro della comunicazione Plasmon, che attraverso dei format nuovi per il mercato italiano del baby food, dà loro nuove certezze. Attraverso un parallelismo tra la cura che la mamma dedica alla crescita del suo bambino e la cura che Plasmon usa nella realizzazione dei prodotti per l’infanzia, l’azienda accompagnerà le neo mamme in un viaggio alla scoperta dell’importanza del baby food e di Oasi nella Crescita. Un cartoon che attrae mamme e bambini con canoni di comunicazione innovativi. Dietro infatti a un linguaggio emozionale ed empatico, fatto di personaggi che riproducono le azioni che le mamme compiono ogni giorno, Plasmon svela il reale impegno dell’azienda nel fornire i migliori prodotti per l’infanzia. Il progetto nasce dall’agenzia Alkemy digital enabler, sotto la direzione creativa di Federico Ghiso e Giorgio Cignoni che, insieme al loro team creativo, hanno ideato il cartoon che mette in scena Oasi nella Crescita e tutta la cura che Plasmon ha per i suoi prodotti. Il video si apre con Dante il Grillo, il portavoce di Plasmon, che salto dopo salto accompagna le mamme a scoprire Oasi nella Crescita Plasmon e tutti i suoi personaggi: incontriamo Ricky Riccio che innaffia i pomodorini, Pic e Nic gli uccellini che controllano la crescita delle spighe, Il dottor Augusto, meticoloso camaleonte che si occupa del controllo qualità e molti altri divertenti personaggi tutti impegnati a mettere al servizio della qualità le loro caratteristiche.

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gricoltura sostenibile certo, ma che sia sostenibile fare agricoltura. Migliaia di agricoltori italiani ogni giorno lavorano per produrre cibo, presidiando con la propria attività il territorio e preservando il paesaggio. Sostenere l’attività agricola non significa solo favorire la disponibilità di alimenti ma anche salvaguardare la nostra bella Italia. Contribuire alla continuità del settore agricolo, attraverso la fornitura di indispensabili e qualificati strumenti di lavoro quali sono gli agrofarmaci, è per Chimiberg motivo di vanto. Perché tutti possano godere dei buoni frutti, senza bugie ed inganni.

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Karpòs promo POMI’ LANCIA il contest “SCHIACCIA SELFIE” Pomì, la passata che porta in tutto il mondo il gusto del pomodoro italiano, sponsor ufficiale della squadra di pallavolo femminile VBC Casalmaggiore, sceglie proprio questo esempio di sportività, sana competitività e passione, per premiare i tifosi e tutti gli amanti dello sport con un divertentissimo contest on line. Si chiama “Schiaccia Selfie”, è semplice e gratuito. Per partecipare basta possedere uno smartphone e allenarsi a suon di selfie, da scattare rigorosamente durante un evento sportivo legato alle discipline del calcio, rugby, basket e pallavolo. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di coinvolgere gli utenti Facebook in un’azione di condivisione e partecipazione legata al mondo dello sport, invitando tutti gli appassionati - da chi lo pratica a chi fa un tifo sfegatato - ad immortalarsi e documentare il “loro lato sportivo”. Dal 1° Marzo 2015 al 31 Maggio 2015 saranno invitati a realizzare ed inviare autoscatti fotografici che dovranno essere caricati tramite l’apposito form per l’invio dell’immagine sul sito web http://volley. pomionline.it/ o nella tab dedicata sulla pagina Facebook di Pomì Italia. I selfie commentati saranno poi raccolti all’interno di un e-book scaricabile dagli utenti sul sito web dedicato all’iniziativa. Tra tutte le foto pubblicate entro il 31 Maggio, il pubblico di Facebook indicherà le 10 più meritevoli attraverso il meccanismo del “like”. Gli scatti più votati saranno poi esaminati da una Commissione tecnica nominata da Pomì che valuterà le cinque foto giudicate più belle ed attinenti al tema del Contest. Saranno in tutto cinque i fortunati vincitori dei premi finali, uno under 18 e gli altri quattro over 18. I fantastici premi finali assegnati saranno rispettivamente: - 1 Campo estivo Pomì, 6 giorni tutto compreso in struttura con spiaggia e piscina privata a Marina di Massa. Allenamenti di pallavolo e beach volley con tecnici qualificati e con alcune giocatrici di serie A. Incluso anche un abbonamento per la stagione 2015/16 della squadra di A1 Pomi’ Casalmaggiore - 4 Week-end, nel mese di Luglio, con la VBC Pallavolo Rosa. Ciascuno include: pernottamento per due persone con formula di pensione completa in albergo 4 stelle,

partecipazione a tutti gli eventi del fine settimana insieme alla squadra e ad una partita ufficiale del weekend con posto a sedere in panchina. Compreso nel premio la possibilità di prendere parte alle registrazioni del docu-reality On The Beach 2015. “Schiaccia un selfie” anche tu e divertiti a giocare con Pomì, il pomodoro 100% italiano, sinonimo di filiera controllata, tracciabilità del pomodoro e sostenibilità dei processi produttivi e di trasformazione.

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L’Ultima Cena di Leonardo LAMBERTO CANTONI

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L’Ultima Cena di Leonardo Lamberto Cantoni


L’opera prima del restauro

Il grandioso affresco del famoso pittore/inventore attira a Milano tutti gli anni una folla immensa di visitatori. Il potenziale di notorietà del capolavoro, rappresenta probabilmente la singola opera d’arte più ammirata del nostro Paese ed è destinata ad essere una delle tappe irrinunciabili dei visitatori dell’Expo 2015

gli impediva di terminare molte delle opere che cominciava, riuscì a convincersi che nessuna ulteriore pennellata avrebbe aggiunto qualcosa all’essenziale del dipinto e accettò il trauma della fine. L’impressione dell’affresco sui contemporanei fu enorme. A tutti apparve come una magia artistica e L’ultima Cena divenne per generazioni una delle espressioni universali della pittura. Persino oggi, per chi ama l’arte, dopo le infinite ramificazioni e sperimentazioni estetiche e formali delle avanguardie e dei movimentismi del novecento, la fruizione dell’affresco di Leonardo rimane evento artistico irrinunciabile per chi crede nei valori trasmessi dalla visione di opere eccezionali. Per motivi di conservazione l’affresco è visitabile solo da gruppi di 20/25 persone per volta. Ebbene in

Secondo la testimonianza di Luca Pacioli, nel 1498 Leonardo terminò di dipingere l’Ultima cena nel refettorio del Convento dei Dominicani di Santa Maria delle Grazie. Per finirlo aveva impiegato ben 4 anni. In quell’arco di tempo a qualcuno della corte di Ludovico il Moro sarà senz’altro nato il sospetto che l’opera potesse rimanere incompiuta. Per fortuna Leonardo, vincendo il demone interiore che

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La figura di Cristo dopo il restauro

La figura di Cristo prima del restauro

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Dettaglio del pane sulla tavola

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Dettaglio di una ghirlanda nelle lunette

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Filippo apostolo

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un anno sono più di 300 000 le persone che in fila ordinata e con reverenza attendono l’entrata nel refettorio per contemplare ciò che resta della magia leonardesca. Ma dove nasce la forza persuasiva dell’affresco? Come definire la sua bellezza? Proviamo ad immaginare come si presentava il cenacolo agli occhi dei frati dominicani che ogni giorno potevano ammirarlo durante i pasti nel refettorio. Probabilmente nessuno di loro era mai stato così vicino ad una immagine sacra. L’effetto creato da Leonardo era

tale da far apparire di fianco alla sala reale, una sorta di prolungamento dello spazio nel quale assumeva una forma tangibile la lunga tavola con dietro seduti Cristo e gli Apostoli. L’effetto di verosimiglianza doveva apparire come qualcosa di veramente prodigioso. Per i frati devoti era come se si materializzasse uno dei passaggi chiave dei vangeli di Matteo e Giovanni. Leonardo infatti aveva sperimentato una nuova tecnica per dare solidità alle forme e alla luminosità della scena. La cura dei det-

Giovanni

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Dettagli della posizione delle mani nell’opera

Leonardo volle descrivere invece la drammaticità del momento culminate dell’ultima cena, catturando tutte le passioni scatenate dalla sorprendente e inquietante rivelazione di Nostro Signore. L’artista infatti studiò le possibili reazioni umane all’affermazione di Cristo, riportata nel vangelo di S.Giovanni che annunciava l’inizio della fine della sua avventura umana: “In verita, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”. Asserzione alla quale uno degli apostoli rispondeva: “Sono forse io, Signore”, mentre, si legge nel testo evangelico, l’apostolo prediletto non riuscendo a trattenere un moto di commozione appoggiava dolcemente la sua testa sul petto di Cristo e San Pietro av-

tagli al naturale risultava degna del mito pliniano di Zeusi e in un’epoca in cui le opere d’arte venivano spesso giudicate dai profani secondo la loro somiglianza al vero, possiamo facilmente congetturare quanto questa straordinaria illusione fosse sconvolgente. Dopo essere stati colpiti dalla forza estetica ed estesica della percezione, i frati devono essersi interrogati sull’efficacia della interpretazione visiva tratta dal Vangelo, dal momento che, la ricostruzione di Leonardo non assomigliava a nessuna delle immagini in circolazione. Le iconografie tradizionali rappresentavano l’ultima cena sistemando gli apostoli ordinati in due file, con Giuda a lato, intorno al centro visivo e simbolico occupato da Cristo che somministrava il sacramento.

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gurato mentre bruscamente si sporge verso S.Giovanni spingendo contemporaneamente in avanti un Giuda dall’espressione sospettosa e imbarazzata. Leonardo ci colpisce per la varietà delle espressioni umane e per la misura che attraversa l’intera messa in scena. Evitando con cura scontate esasperazioni retoriche ci suggerisce lo smarrimento del gruppo di apostoli senza mai perdere il controllo delle significazioni primarie. Il realismo della scena si compie senza perdere la lezione della pacata accettazione del sacrificio imposto dalla redenzione dei peccati umani.

vicinandosi all’orecchio di uno degli apostoli chiedeva perplesso: “Di chi parla?”. La messa in scena è veramente magistrale. Leonardo è riuscito a trasformare il racconto di Giovanni in un evento epifanico di rara umanità. Nessuno era mai riuscito a rappresentare le emozioni e le passioni umane con tanta finezza. Osservando i gesti e l’espressione dei volti indoviniamo facilmente l’ombra dell’orrore per la tragica profezia. Alcuni apostoli punti nel vivo sembrano in procinto di dichiarare il loro amore; altri discutono intensamente a chi, Nostro Signore intendesse alludere. Altri ancora, forse paralizzati dalla notizia scioccante, semplicemente lo guardano. Il più colpito nell’interpretazione di Leonardo sembra essere Simon Pietro, raffi-

Probabilmente, senza la sperimentazione tecnica già citata, Leonardo non sarebbe riuscito

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Dettaglio

a configurare una messa in scena altrettanto efficace. Con la tradizionale tecnica dell’affresco affidata ad una veloce stesura del colore sull’intonaco ancora umido, il pittore non avrebbe mai potuto indugiare sui particolari capaci di restituirci l’empatia per le emozioni in gioco. Era assolutamente necessario inter-

venire sull’intonaco asciutto per poter dare la giusta “fisicità” alle figure ed avvicinarle, tocco dopo tocco, al tono delle espressioni indotte in Leonardo dall’interpretazione del testo sacro. Ma questa tecnica a secco che per primo sperimentò fu anche la fonte principale dei guai

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altissima definizione nel web. Sul sito www. haltadefinizione .com è stata recentemente pubblicata una foto digitale formata da 16 miliardi di pixel che riunisce 1677 foto diverse realizzate con una tecnica d’avanguardia. Un solo dato ci illumina sul potere seduttivo di un’opera divenuta una icona dell’idea stessa dell’arte: qualche anno fa, dopo solo 48 ore dalla messa in onda dell’immagine, già 1 500 000 avevano esplorato i miracolosi dettagli finalmente visibili a tutti, confermando ancora una volta quanto Leonardo e l’Ultima Cena siano divenuti valori universali.

che questa incredibile opera incontrò col trascorre del tempo. In pochi anni la pittura si deteriorò costringendo gli estimatori di questo prodigio pittorico a programmare una infinita serie di rischiosi restauri. L’ultimo in ordine di tempo, terminato nel 1999 e durato vent’anni, ha finalmente rimosso gli strati di pitture che con poco riguardo avevano progressivamente deturpato l’originale, riportando in luce ciò che restava delle stesure originali. Il capolavoro di Leonardo è accessibile solo prenotando la visita presso le agenzie accreditate. Rigorose misure di salvaguardia hanno costretto a limitare la visione a gruppi di 20/25 persone per volta e per una durata di non più di 20 minuti. Come preparazione alla contemplazione del capolavoro si può ammirare l’Ultima Cena in

Lamberto Cantoni Direttore Responsabile

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Karpòs promo ACQUA MINERALE SAN BENEDETTO S.P.A. CONTINUA A PUNTARE SUL SUD ITALIA E ACQUISISCE LO STABILIMENTO “FONTE CUTOLO RIONERO IN VULTURE SRL”, STORICO MARCHIO LUCANO Dopo l’inaugurazione di Viggianello, l’Azienda italiana numero uno nel beverage analcolico potrà contare su un secondo polo strategico nel Meridione. Acqua Minerale San Benedetto S.p.A. annuncia l’acquisizione delle Fonte Cutolo Rionero in Vulture Srl, lo stabilimento lucano che ha rappresentato un simbolo non solo per la Basilicata, luogo in cui sorge. Un’opportunità importante, in località Atella (Potenza), che il Gruppo Veneto ha rilevato confermando così il forte legame e l’impegno nei confronti del Paese. Prima azienda a capitale interamente italiano di tutto il mercato del beverage analcolico, Il Gruppo Veneto è attivo nelle acque minerali con i marchi Acqua Minerale San Benedetto, Primavera-Acque d’Italia, Acqua di Nepi e Guizza. L’acquisizione della Fonte Cutolo Rionero in Vulture rappresenta la concretizzazione di una strategia tesa a valorizzare la realtà delle reti di acque locali di alta qualità, fortemente radicate nel territorio italiano, avvicinando così l’Azienda ai bisogni dei consumatori e riducendo l’incidenza dei trasporti. La Cutolo Rionero in Vulture è una fonte di acqua effervescente naturale che darà la possibilità a San Benedetto di vantare nella propria offerta un’ulteriore acqua che, per caratteristiche organolettiche, andrà ad affiancare l’Acqua di Nepi. A conferma delle potenzialità del marchio, molto rinomato al Sud, innanzitutto la sua storicità tanto da aver rappresentato, in passato, il terzo gruppo che imbottigliava acque minerali in Basilicata. Lo stabilimento, che si estende nel comune di Atella (Potenza) su una superficie di 20 ettari con un’area di carico di circa 400 mq, si compone di 2 fabbricati: uno nel quale è collocato il reparto imbottigliamento vetro con 2 linee di produzione, l’altro adibito all’ imbottigliamento PET con 3 linee di produzione. E’ provvisto, inoltre, di un’area sciroppi, destinata alla produzione di bibite gassate.

motore produttivo del Sud e l’avvio della produzione di quello di Viggianello, confermiamo il nostro impegno per lo sviluppo e la tutela del territorio con investimenti importanti a favore dell’occupazione, sia diretta che attraverso l’indotto. Da Gruppo leader e innovativo nel panorama del beverage analcolico, ha aggiunto Zoppas - abbiamo voluto scommettere nuovamente sulla Lucania, mettendo in primo piano la valorizzazione dell’acqua minerale, adottando una serie di comportamenti virtuosi che ci consentano di salvaguardare il territorio che la circonda per garantire che tale dono prezioso possa arrivare anche alle generazioni future nella sua integrità e nelle sua purezza”. “Sono convinto che la Fonte Cutolo Rionero in Vulture - ha concluso il Presidente Enrico Zoppas rappresenti una grande opportunità oltre che una vera e propria sfida per la nostra Azienda e per il Paese e non vogliamo perdere tempo. L’obiettivo è riconfermare San Benedetto leader di riferimento in un mercato sempre più difficile e agguerrito; lavoreremo intensamente al fine di riuscire a produrre i primi lotti già entro il 2015, inizialmente con la riattivazione della sola linea vetro”.

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“Nonostante il difficile contesto economico attuale, – ha detto Enrico Zoppas, Presidente Acqua Minerale San Benedetto S.p.A. – da azienda al 100% italiana, crediamo nel mercato nazionale e, con l’acquisizione di questo stabilimento che per anni è stato simbolo e

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Karpòs promo Wine Advocate 2015 eRobertParker.com: entusiasmanti punteggi per i vini Tedeschi I vini Tedeschi, potenti, eleganti e dotati di grande personalità e tipicità, hanno raggiunto punteggi molto entusiasmanti sulla più prestigiosa e influente rivista di vini Wine Advocate – eRobertParker.com. La rivista, insieme a Wine Spectator, è letta e considerata in tutto il mondo, non solo in America e in Europa, ma anche in Asia.

’60, quando Lorenzo Tedeschi ebbe la felice intuizione di vinificare separatamente le uve del vigneto Monte Olmi dando origine a uno dei primissimi cru della Valpolicella ed a un vino che è diventato il porta bandiera dell’azienda.

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Monica Larner, nota e autorevole critica del vino, responsabile per l’Italia di Wine Advocate, ha pubblicato le degustazioni dei vini della Valpolicella, apprezzando tutti i vini che Tedeschi ha presentato, da sempre unici e perfettamente distinguibili. Quest’anno i vini Tedeschi risultano quindi ai vertici di tutte le tipologie di vini della Valpolicella: un’ottima notizia non solo per l’azienda, ma per tutti i clienti, che hanno dimostrato entusiasmo e apprezzamento e un grandissimo risultato per l’immagine di Tedeschi in Italia e nel mondo. Nella varie categorie il Recioto è al vertice, in seconda posizione il Capitel Monte Olmi , il Valpolicella Fabriseria e il Maternigo e in terza posizione l’Amarone e il Ripasso. Davvero una grande soddisfazione. Tedeschi, una delle aziende storiche della Valpolicella, produce vini potenti, eleganti e dotati di grande personalità e tipicità. L’attenzione alla tradizione, l’orientamento all’innovazione, la conoscenza del territorio sono gli elementi che ne definiscono l’identità. Per fare grandi vini, come l’Amarone, ci vogliono pazienza e dedizione, che per la famiglia Tedeschi significano però anche sollecitudine nel fare, attenzione al dettaglio, e cura verso le attitudini. Questi valori, si traducono in uno stile, lo stile Tedeschi, fedele al territorio e ai vitigni autoctoni e capace di interpretare al meglio ogni singola vendemmia in modo che anche l’andamento della stagione diventi parte integrante del vino. Uno stile nato nei primi anni

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Karpòs promo Stuffer lancia sul mercato i nuovi yogurt mix Novità dal banco frigo: Stuffer propone nuovi gustosi yogurt mix al miele, fiocchi di mais e praline al cioccolato. Il mercato degli yogurt bicompartimentali ha registrato nell’ultimo anno un aumento dei volumi pari al 4%. Il consumatore italiano infatti, restando pur sempre attento alla qualità del prodotto che sceglie di portare in tavola, non rinuncia a questi snack golosi, soluzioni sfiziose proposte dalle aziende come mini-dessert comodi e gustosi da consumare in qualsiasi momento della giornata. (Fonte Assolatte). Per rispondere alla sempre più crescente richiesta dei consumatori di uno snack leggero, veloce, ma al tempo stesso buono e di qualità, Stuffer ha creato una nuova linea di yogurt cremosi da miscelare a miele, croccanti praline e fiocchi di mais al cioccolato, in un mix perfetto tra gusto e praticità. Sono tre le nuove gustose referenze che da oggi si potranno trovare nel banco frigo: yogurt Herakles con miele da 120 g, yogurt alla vaniglia con Choco Flakes da 110 g e yogurt alla vaniglia con Choco Balls da 110 g.

dall’azienda Stuffer per assecondare le sempre più variegate esigenze di gusto dei consumatori, proponendo soluzioni golose adatte a qualsiasi momento della giornata, dalla prima colazione fino allo sfizio da concedersi dopo cena. Dal 1919 la famiglia Stuffer è attenta al controllo e alla selezione delle materie prime, garantendo prodotti di qualità al giusto prezzo.

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Karpòs promo TORTINO DI CECI ALCE NERO RICETTA Ingredienti per 6-9 persone

Aggiungete il sedano, la cipolla e la carota tagliate sottili, la foglia di alloro e cuocete a fuoco lento per circa 1 ora e mezza. Salate durante gli ultimi dieci minuti di cottura. Passate tutto attraverso un passaverdure per eliminate eventuali pellicine. Sistemate i pomodorini su di una teglia foderata con carta da forno, salate, pepate e spargete il sale, l’origano e lo zucchero a velo. Infornate per 1 ora circa a 160°.

600 g di ceci secchi Alce Nero 1 foglia di alloro 1 costa di sedano 1 cipolla 1 carota, olio extravergine di oliva Alce nero sale,pepe qb, 1 cucchiaino di origano secco 500g di pomodorini 1 mazzetto di cipollotti 1 vasetto di olive verdi belle di Cerignola Alce nero Svolgimento: Mettete i ceci a bagno per una notte in acqua fredda.Trasferiteli in una pentola con abbondante acqua fredda.

Tagliate i cipollotti a quarti e saltateli in padella con un filo d’olio, un mestolino d’acqua e un pizzico di sale. Lasciate che i cipollotti cuociano a fiamma media per 5 minuti circa. Formate dei piccoli tortini, cospargere di pepe nero, sistemate sulla sommità i cipollotti, i pomodorini e olive scolate e tagliate a fette sottili.

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Stefano Raimondi

Il vero Trade Off del Vino Italiano Stefano Raimondi

IL VERO TRADE OFF DEL VINO ITALIANO

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A giorni saranno pubblicati i dati dell’export del vino italiano e con i numeri alla mano si potranno fare verifiche, valutazioni, interpretare le tendenze registrate nell’ultimo anno nel caleidoscopio dei mercati internazionali. Potranno essere misurati gli effetti diretti delle crisi internazionali nei paesi coinvolti;

saranno analizzate nel dettaglio le tendenze della domanda dei mercati d’interesse, elaborati approfondimenti per le diverse tipologie e fasce di prezzo; le imprese potranno utilizzare tutti questi dati per distillare sapienti strategie commerciali per mantenere le posizioni acquisite, contrastare la concorrenza

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sempre più aggressiva, rimodulare la politica commerciale puntando su un mercato emergente o affidarsi ad uno più sperimentato. Le anticipazioni elaborate sui dati dei primi undici mesi del 2014 mostrano una domanda in fase di raffreddamento, con una variazione positiva complessiva del valore intor-

no all’1%. Con lo spumante ancora in fase espansiva a due digit a cui si contrappone la flessione del prodotto sfuso. Il vino in bottiglia mostra una tiepida crescita con una dinamica più accelerata per le Dop.

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Il vino italiano ha attraversato con grande maturità e capacità di tessere relazioni le più recenti fasi della globalizzazione: dalla caduta del Muro di Berlino alla progressiva integrazione economica della Russia con il mondo occidentale; dalla grande trasformazione della Cina fino al riaffacciarsi nella scena mondiale dell’America del Sud e dell’Africa.

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Il vero Trade Off del Vino Italiano

A giorni saranno pubblicati i dati dell’export del vino italiano e con i nu fare verifiche, valutazioni, interpretare le tendenze registrate nell’ultimo mercati internazionali. Potranno essere misurati gli effetti diretti delle coinvolti; saranno analizzate nel dettaglio le tendenze della doman approfondimenti per le diverse tipologie e fasce di prezzo; le impre questi dati per distillare sapienti strategie commerciali per manten contrastare la concorrenza sempre più aggressiva, rimodulare la politic un mercato emergente o affidarsi ad uno più sperimentato.

Le anticipazioni elaborate sui dati dei primi undici mesi del 2014 mostr raffreddamento, con una variazione positiva complessiva del valo spumante ancora in fase espansiva a due digit a cui si contrappone la Il vino mostra una tiepida crescita una dinamica la memoria con un con mondo preesistente alla più acce Dopo una lungain fasebottiglia di affabulazione ipnoti-

moderna industrializzazione, estraneo alle ca con i brand globali la domanda dei conforme esasperatematurità di consumo e e forse anche ai di tesser sumi ha decisione prodotti Il virato vino con italiano haverso attraversato con grande capacità limiti dei confini geografici e linguistici, un caratterizzati da una spiccata identità terridell’attuale globalizzazione: dalla caduta del Muro di Berlino alla bisogno ancestrale quasi primitivo di risalire toriale, colmando, a detti di molti sociologi, principi semplici della natura. quel latente bisogno di della ritrovareRussia le radici con e economica il aimondo occidentale; dalla grande trasfo

riaffacciar dell’Amer Dopo una ipnotica domanda decisione da una s colmando quel late radici e l preesisten industriali forme esa anche ai limiti dei confini geografici e linguistici, un bisogno ancestrale principi semplici della natura. Export vino italiano valore, volume e valore medio unitario Gennaio Novembre 2010 - 2014

87 Così l’alternarsi del pendolo delle tendenze e dei comportamenti socio Il vero Trade Off del Vino Italiano Stefano Raimondi

centro del palcoscenico l’Italia e i suoi prodotti, calamitando la forte do


Il vero Trade Off del Vino Italiano Stefano Raimondi

Così l’alternarsi del pendolo delle tendenze e dei comportamenti globali ha riportato al centro del palcoscenico l’Italia e i suoi prodotti, calamitando la forte domanda di “origine” diffusa in tutti i paesi occidentali e non. La scelta di basare l’offerta enologica italiana nell’impianto delle denominazioni e dei vitigni tipici, punti di forza più caratterizzanti del vino italiano, ha dato nell’ultimo decennio grande soddisfazione alle imprese e soprattutto una grande immagine all’Italia. Riavvolgendo il fotogramma del successo e passando ad analizzare la composizione dell’export sotto il profilo delle tipologie non sfugge la progressiva crescita dei vini Dop e Igp. A novembre del 2014 la quota detenuta dai vini Dop ha toccato il 56,6% del valore export del vino in bottiglia con punte dell’81,2% nel caso dello spumante italiano. Se si aggiunge la quota detenuta dai vini Igp la soglia arriva all’87,8% in valore. La quota residuale è da dividere tra i vini generici. L’export italiano quindi trova con il territorio e conseguentemente con le denominazioni d’origine e vini Igp, un rapporto strutturale e punto di riferimento del successo registrato nell’ultimo decennio.

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Dopo una lunga fase di affabulazione ipnotica con i brand globali la domanda dei consumi ha virato con decisione verso prodotti caratterizzati da una spiccata identità territoriale, colmando, a detti di molti sociologi, quel latente bisogno di ritrovare le radici e la memoria con un mondo preesistente alla moderna industrializzazione, estraneo alle forme esasperate di consumo e forse anche ai limiti dei confini geografici e linguistici, un bisogno ancestrale quasi primitivo di risalire ai principi semplici della natura.

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Il fenomeno appena accennato si ripete a scala più ridotta in altri comparti dell’agroalimentare italiano fornendo un’ulteriore prova dell’importanza dell’elemento geografico nella costruzione della Italian identity come fattore di qualità, esclusività e foriero del buon vivere.

La coltivazione della vite con gli oltre 700 mila ettari rappresenta la coltura arborea più importante dell’agricoltura italiana insieme all’olivo e la componente scenografica più determinante degli innumerevoli paesaggi italiani per l’ubiquitaria presenza.

Export valore tipologie Gennaio Novembre 2014

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Il fenomeno appena accenna a scala più ridotta in alt dell’agroalimentare italiano un’ulteriore prova dell’impo fattore geografico nella costru Italian identity come fattore esclusività e foriero del buon v

La coltivazione della vite con mila ettari rappresenta la colt più importante insieme dell’agricoltura italiana e la c scenografica più determin innumerevoli paesaggi it l’ubiquitaria presenza.

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La viticoltura e quindi il vino quindi gioca un duplice ruolo: da un lato artefice del su mercati internazionali con un valore stimato di oltre 5 miliardi €, principale prodotto dell’agroalimentare; dall’altro ha l’arduo compito di mantenere la specificità, identità e territori insieme a sostenibilità economica, gli elementi sociali e culturali di valore i difficilmente riproducibili. Tutti valori che possono essere sintetizzati nella più ampia La viticoltura e quindi il vino, gioca un dupli1 dei paesaggi: dai terrazzamenti impossibili della alle ondulanti colline d ce ruolo: da un Valtellina lato artefice, fino del successo nei ai fazzoletti di terra delle isole disseminate nel Mediterraneo. mercati internazionali con un valore stimato di oltre 5 miliardi €, principale prodotto dell’ex2 Il binomio vite/olivo disegna i fondali del teatro-paesaggio dove svolge la vita d port dell’agroalimentare; dall’altro ha si l’arduo persone, una rappresentazione scenografica del bellolache si offreidentità generosamente ad compito di mantenere specificità, e umano anche solo attraversando un territorio, in insieme un susseguirsi di cangianti paes bellezza dei territori alla sostenibilità economica, gli elementi sociali e culturali di geometrie lineari del “ritocchino” presenti in Toscana, alle più sinuose sistemazioni a“ valore inestimabile, difficilmente riproducibili. che accarezzano amabilmente le curve di livello di colline, pendii e poggi. Un vortice d Tutti valori cheinpossono sintetizzati nellao con la nev sapienza disponibile per tutti gli esseri umani, tutte leessere stagioni con il sole più ampia dimensione dei paesaggi: dai terrazzamenti impossibili della Valtellina , fino alle Tra le molteplici declinazioni i Teatri–Paesaggi, diventano luoghi 1d’ispirazione, di piace ondulanti colline della Sicilia o ai fazzoletti di ma anche testimoni delle dure scelte intraprese dagli uomini per scrivere la vita dell terral’uomo delle isole sintesi dinamica del rapporto tra e disseminate natura in nel un Mediterraneo. equilibrio in costante Palcoscenici dove gli esseri umani si rappresentano, si riconoscono e divengono rico vite forse più di altre colture in virtù del successo economico si trova a difend irrinunciabile patrimonio di bellezza e armonia contro la devastazione di progetti indus di periferie tratteggiate da spazi schizofrenici difficilmente definibili paesaggi; o più diff contrastare l’ingordigia della bulimia dell’abusivismo edilizio, vera e propria pande Il vero Trade Off del Vino Italiano Stefano RaimondiE’ opinione condivisa che il successo del vino it ancora lungi da essere debellata.

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11 Il binomio vite/olivo disegna i fondali del teatro-paesaggio2 dove si svolge la vita di milioni di persone, una rappresentazione scenografica del bello che si offre generosamente ad ogni essere umano anche solo attraversando un territorio, in un susseguirsi di cangianti paesaggi: dalle geometrie lineari del “ritoc-

chino” presenti in Toscana, alle più sinuose sistemazioni a “girapoggio” che accarezzano amabilmente le curve di livello di colline, pendii e poggi. Un vortice di bellezza e sapienza disponibile per tutti gli esseri umani, in tutte le stagioni con il sole o con la neve.

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Tra le molteplici declinazioni i Teatri–Paesaggi, diventano luoghi d’ispirazione, di piacere estetico, ma anche testimoni delle dure scelte intraprese dagli uomini per scrivere la vita delle comunità, sintesi dinamica del rapporto tra l’uomo e natura, in un equilibrio in costante evoluzione. Palcoscenici dove gli esseri umani si rappresentano, si riconoscono e divengono riconoscibili.

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La vite forse più di altre colture in virtù del successo economico si trova a difendere questo irrinunciabile patrimonio di bellezza e armonia contro la devastazione di progetti industriali falliti o di periferie tratteggiate da spazi schizofre-

nici difficilmente definibili paesaggi; o più diffusamente a contrastare l’ingordigia della bulimia dell’abusivismo edilizio, vera e propria pandemia italica, ancora lungi da essere debellata.

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E’ opinione condivisa che il successo del vino italiano nello scenario internazionale trova origine nella qualità dei prodotti e nell’originalità dei vitigni, ma riesce a esplicare tutta la sua valenza emozionale se coniugato con il territorio che trova rappresentazione nel teatro–paesaggio disegnato dai sogni di migliaia di braccia, generazione dopo generazione. Paesaggio quindi elemento centrale dell’identità, senza il quale i prodotti vincenti sarebbero sviliti del loro fascino e della capacità di emozionare ogni volta il consumatore. In 1 2

questo magico tandem dei ruoli tra qualità dei prodotti e paesaggio risiede il vero trade-off, segreto del vino e dell’agricoltura italiana.

Stefano Raimondi

Immortalati nel film documentario “Rupi del Vino” del registra Ermanno Olmi dedicato alla Valtellina Termine coniato dal geografo Eugenio Turri “Il paesaggio come teatro. Dal territorio vissuto al territorio rappresentato”

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Karpòs promo illy inaugura il primo flasghip store a Milano La collaborazione con la Galleria d’arte Lia Rumma e un’offerta gastronomica ricercata per un nuovo concept di caffè artistico contemporaneo Dopo Parigi e Londra, ieri martedì 3 marzo illy ha inaugurato nel cuore pulsante di Milano il proprio flagship store, in Piazza Gae Aulenti, nel quartiere Porta Nuova. Il nuovo illy Caffè si presenta con un concept accattivante: un caffè artistico contemporaneo dove vivere il piacere dell’inconfondibile esperienza illy che è al tempo stesso sensoriale, intellettuale, estetica e gustativa. All’interno del flagship store, dove il caffè è il protagonista assoluto, appare evidente il legame di illy con l’arte contemporanea e la sua passione per l’eccellenza, rivelata dalla raffinatezza e dalla qualità delle preparazioni. L’amicizia e l’affinità creativa che lega la illy alla Galleria Lia Rumma – una delle più qualificate gallerie per l’arte contemporanea internazionali che ha sede a Milano e a Napoli e che vanta un’esperienza pluriennale nel settore – , ha dato vita ad un programma espositivo all’interno del flagship store: in un’area dedicata, la Galleria esporrà a rotazione l’opera di un artista contemporaneo che è in qualche modo legato ai progetti artistici dell’azienda. Il 3 marzo debutta William Kentridge con un grande arazzo disegnato dall’artista sudafricano. L’offerta gastronomica del locale si rinnova ad ogni ora della giornata. Per la mattina vengono proposte le dolci creazioni del maestro pasticciere Luigi Biasetto: dal suo Atelier illy ha selezionato biscotti, frolle, croissant e piccoli capolavori in miniatura per soddisfare grandi desideri in un piccolo boccone. Tante golosità perfette per accompagnare il caffè o il cappuccino per la colazione ma ideali da gustare anche con una tazza di tè Dammann Frères o le cioccolate Domori per una gustosa pausa pomeridiana. Equilibrio di sapori e giochi di consistenze e colori caratterizzano tutte le ricette preparate per deliziare i clienti del flagship store illy Caffè in pausa pranzo o per un brunch speciale durante il weekend. Una proposta completa che accompagna l’ospite alla scoperta del caffè e di altri prodotti del gruppo illy (Mastrojanni, Domori, Damman e Agrimontana) utilizzati

anche come ingredienti di ricette ricercate che spaziano dal salato al dolce. Si arriva poi al momento “milanese” per eccellenza: l’aperitivo, che trova la sua massima interpretazione in stile illy nella carta dei cocktail. Vere e proprie espressioni dell’arte mixology, preparate dai barman: si passa dalle note frizzanti del “MilanoParigi” (Franciacorta, StGermain, Bitter Truth Golden, falernum, lamponi freschi) a quelle speziate e mediterranee dello “Spices Botanic Gin Tonic” (Gin mare, tonica cardamomo e zenzero, lime, mirtilli freschi). All’interno del nuovo flagship store illy Caffè in Piazza Gae Aulenti è possibile acquistare tutti i prodotti del mondo illy: macchine da caffè, tazze da collezione, accessori per la colazione, cioccolato, tè e confetture. Per un regalo prezioso o per rivivere anche a casa l’esperienza illy.

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Karpòs promo IL MONDO DEL CIOCCOLATO NON SARA’ PIU’ LO STESSO La gastronomia d’eccellenza di Ciro D’Amico, Executive Chef di Borgobrufa. Non ci sono freni inibitori per Chupa Chups: il lollipop più divertente, irriverente e squisito, amato da tutte le generazioni, sollecita la vostra passione per il cioccolato! Chupa Chups Choco è la nuova doppia proposta di Chupa Chups: un prodotto e un formato molto diverso dal lollipop, ma assolutamente in sintonia con il vissuto del marchio: squisite gocce di cioccolato che regalano gusto, colore, divertimento e allegria.

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Karpòs promo Heinz Beck, in collaborazione con il giovane chef David Posey, crea il nuovo piatto iconico del brand Waldorf Astoria: il “Celery Risotto alla Waldorf” Al Waldorf Astoria di New York un gruppo di ospiti illustri e di affermati luminari della cucina internazionale si sono riuniti per eleggere il vincitore dell’iniziativa “Taste of Waldorf Astoria”, voluta dal brand Waldorf Astoria Hotels & Resorts e dalla James Beard Foundation . Il progetto, finalizzato alla creazione del nuovo piatto iconico del brand Waldorf Astoria, ha visto l’affiancamento di cinque giovani talentuosi chef a cinque affermati chef dei ristoranti di cinque alberghi Waldorf Astoria nel mondo: Rome Cavalieri, Waldorf Astoria Berlin, Waldorf Astoria Edinburgh- The Caledonian, La Quinta Resort & Club, A Waldorf Astoria Resort, e Waldorf Astoria Shanghai on the Bund. Gli chef degli Hotel Waldorf Astoria, infatti, hanno agito da veri e propri tutor, supervisionando il lavoro dei giovani chef e dando loro consigli, suggerimenti, in un confronto di mutuo scambio creativo per realizzare insieme i cinque piatti tra cui la giuria ha scelto il vincitore, piatto icona di Waldorf Astoria. La giuria, composta da • Marc Ehrler (Master Chef of France e Hilton Worldwide Corporate Chef Americas), • Andrew Knowlton, ( editorialista della testata bon appétit), • Yvon Ros (direttore delle sponsorizzazioni della fondazione JBF) • Nilou Motamed (esperto di viaggi e cucina), ha decretato che il piatto vincente, è il “Celery Risotto alla Waldorf - Sedano rapa con salsa al tartufo, nocciole caramellate e gelatina di mele”, nato, nell’autunno scorso, dalla collaborazione dello chef stellato Heinz Beck del Rome Cavalieri e del giovane David Posey, durante una settimana di intenso lavoro nelle cucine del ristorante La Pergola. Questo piatto, che sarà inserito nei menu dei 26 alberghi del gruppo, entra a far parte della lista creata negli anni dal Waldorf Astoria, tra cui ricordiamo le famose Uova alla Benedict, il Red Velvet Cake e l’insalata Waldorf. “Abbiamo assistito ad un evento che ci vede in prima linea nella promozione dell’eccellenza

culinaria e nel sostegno ai giovani talenti, valori che condividiamo con la James Beard Foundation,” ha dichiarato John TA Vanderslice, presidente del brand Waldorf Astoria Hotels & Resorts. “Siamo felici di poter festeggiare il successo degli Chef Heinz Beck e David Posey insieme a tutti gli altri chef di talento che hanno partecipato a Taste of Waldorf”. “La missione della Beard James Foundation è sostenere gli chef di talento durante il loro percorso professionale, così è stato ancora più emozionante vedere questi giovani emergenti portare una nuova energia alle cucine dei grandi maestri della cucina”, ha detto Susan Ungaro, presidente della James Beard Foundation. “Ci auguriamo di poter ampliare nel prossimo anno questo programma di collaborazione con la Waldorf Astoria e promuovere la creazione di nuovi grandi classici della cucina internazionale.” A ulteriore celebrazione dell’evento, il 2 marzo partirà a l’iniziativa “ Taste of Waldorf” che permetterà a chi lo desidera di prenotare una indimenticabile esperienza in una delle 26 proprietà del Brand in tutto il mondo, abbinando il soggiorno alla degustazione del nuovo piatto iconico del brand, con uno speciale pacchetto disponibile sul sito:

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Karpòs promo Lo chef del BW Antares Hotel Concorde Michele Germino invitato da Unilever sul tema ‘I segreti dello chef’ rivela: “Il mio è lo Slowcooking!” Selezione dei fornitori e metodo di cottura ‘Slowcooking’ sono le due scelte strategiche per il successo del suo ristorante. Lo ha dichiarato lo chef del BW Antares Hotel Concorde di Milano Michele Germino, allo “Chef’s Debate” organizzato da Foodsolutions, divisione del gruppo Unilever che si occupa di ristorazione. Germino ha portato l’esperienza del ristorante ‘La Piazzetta’, che con la sua cucina serve una clientela sempre diversa dalle 6 del mattino fino alle 24. Si comincia all’alba con il breakfast caldo e freddo per gli ospiti dell’albergo, di ogni età, latitudine ed esigenza alimentare, compresi i celiaci, passando per gli aperitivi business, i pranzi veloci di lavoro, che devono essere leggeri, fino agli happy hour divertenti e le cene dove i clienti internazionali diventano esigenti in fatto di gusti e originalità. “Come gestire un villaggio turistico”, commenta Germino. L’evento Unilever si è tenuto a Barcellona in gennaio e ha riunito i food&beverage manager di spicco del panorama internazionale con lo scopo di aprire un autorevole confronto fra addetti ai lavori in fatto di sperimentazione,

innovazione e nuovi trend in Italia e all’estero. Il ristorante dell’hotel Concorde guidato da Germino si rivolge anche al pubblico dei milanesi, che a pranzo è tipicamente business, mentre la sera accoglie in particolare i turisti dell’albergo, spesso stranieri, russi, orientali, che a tavola si aspettano la stessa qualità e personalizzazione dei servizi di accoglienza. “Sotto il profilo manageriale, occorre saper raggiungere un ottimale equilibrio tra qualità e costi, innovando continuamente le proposte spiega lo chef -. Noi utilizziamo secondo la fascia di servizio, sia prodotto fresco sia semilavorato. Dedichiamo particolare cura ai dolci, che sono tutti fatti in casa, e creiamo ricette nuove di ispirazione fusion. La tecnica di cottura è il vero segreto. Si tratta di una modalità che consente di esaltare i sapori riducendo i condimenti. Richiede attrezzature adeguate, come il forno Rational, e quindi un certo investimento ripagato dall’apprezzamento della clientela e dall’efficienza che si raggiunge nel lavoro con la standardizzazione della cucina”.

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Karpòs promo PASQUA GOURMET IN UMBRIA La gastronomia d’eccellenza di Ciro D’Amico, Executive Chef di Borgobrufa. Riscoprire il piacere e il gusto dello stare a tavola. Questo l’obiettivo del Borgobrufa SPA Resort**** di Torgiano (PG) che, con l’attenzione all’enogastronomia, completa la già ricca offerta. Da una parte la SPA più grande dell’Umbria, dall’altra l’esclusività degli ambiente e l’atmosfera romantica che ne fa la location ideale per una vacanza all’insegna di relax e charme. Anche a Pasqua. La genuinità della cucina tipica Un viaggio nella tradizione locale, tra i prodotti del territorio, nel rispetto della vera identità e genuinità della cucina tipica Umbra. Ma anche piatti curati e raffinati, presentati in maniera sempre nuova e creativa. Qualità della materia prima e continua ricerca di tecniche nuove e innovative costituiscono proprio gli elementi essenziali della cucina dell’Executive Chef di Borgobrufa SPA Resort, Ciro D’Amico. Il tutto avviene nella location esclusiva del Ristorante Quattro Sensi con un panorama mozzafiato sull’ambiente naturale circostante. Per le occasioni speciali la Sala Tempio con caminetto aggiunge un tocco ancora più romantico e di classe. Vini e oli di produzione propria L’ottima cucina non può che accompagnarsi a vini eccellenti. Nel caso di Borgobrufa SPA Resort, vini di produzione propria che danno ancor più pregio alla gastronomia e che provengono dai vigneti vicini, di proprietà dell’Azienda Agricola Sfascia Andrea. È il caso ad esempio del Nobile del Borgo, blend di Sangiovese e Cabernet Sauvignon dai profumi intensi e freschi con un veloce passaggio in barrique, ottimo con carni rosse, pollami e cacciagione. Ideale per aperitivi e primi piatti leggeri è invece il Poggio Belvedere, blend di Manzoni e Trebbiano, un bianco elegante e dotato di grande fascino. Non solo vini. Di produzione propria anche l’Olio extra vergine di oliva, acquistabile in confezioni da 500 ml, 1 litro e 5 litri. I prodotti si possono richiedere in hotel o direttamente dal sito del Borgobrufa SPA Resort.

Pasqua a Borgobrufa Trasformare le feste pasquali in una pausa rilassante, romantica e gustosa è l’obiettivo di Borgobrufa SPA Resort, che mette a disposizione dei propri ospiti quiete e charme, accanto al centro benessere più grande dell’Umbria e a un’ottima gastronomia. Dal 3 al 6 aprile 2015 si può scegliere il pacchetto “Pasqua” comprensivo di: 3 pernottamenti in camera matrimoniale, 3 cene presso il ristorante Quattro Sensi (bevande escluse), libero utilizzo dei servizi del Mondo delle Acque e del Mondo delle Saune con kit benessere. Il tutto a partire da 555 euro a persona. Ciro D’Amico, Executive Chef del Borgobrufa Un percorso professionale ampio e ricco di stimoli quello dello Chef Ciro D’Amico. Inizia alternando l’attività lavorativa a training formativi di cucina creativa, dessert al piatto e cioccolateria, in Italia e all’estero, con affermati maestri del calibro di Diego Corsara, Fabio Tacchella e Federico Coria. La volontà di apprendere e di confrontarsi lo porta a prendere parte a importanti competizioni culinarie, come gli Internazionali d’Italia, quelli di Stoccarda, le Olimpiadi di Cucina Erfurt e i Mondiali in Lussemburgo, conquistando insieme al suo team importanti riconoscimenti. Nel 2004 si concretizza un’opportunità di rilievo, che lo porta al Badrutt’s Palace di St. Moritz, dove sarà a fianco del talentoso Chef Enrico Derflingher, in seguito cucinerà insieme al Maestro Gualtiero Marchesi e allo Chef pluristellato Heinz Beck in importanti occasioni benefiche. Una professionalità riconosciuta che si traduce nel prestigioso incarico di Executive Chef del Borgobrufa SPA Resort.

www.borgobrufa.it

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Karpòs promo La Molino sul Clitunno di Trevi, in Umbria, sperimenta prodotti per chi soffre di intolleranze alimentari La Molino sul Clitunno S.p.a, realtà umbra leader nel mercato delle farine personalizzate per panificazione, pizzeria e pasticceria, sta avviando un progetto per la produzione di farine speciali rivolte a coloro che soffrono di intollerante alimentari. L’azienda di Trevi, con oltre 30 anni di storia alla spalle, ha ricevuto diverse certificazioni per la qualità dei propri prodotti, quali HACCP Certificate UNI: 10854:1999 e la BRC Food Certificate, nonché l’autocertificazione “enzimi free”. Da quest’anno infatti l’azienda ha intrapreso un lavoro di ricerca all’interno del proprio laboratorio di analisi, all’interno dello stabilimento a Trevi, con l’obiettivo di fornire prodotti rivolti a coloro che hanno intolleranze alimentari, in particolare per i celiaci. Questo insieme di studi e indagini

nasce dall’attenzione che il Molino rivolge all’evoluzione del mercato, ai cambiamenti dei consumi e alle nuove esigenze alimentari. Proprio per rispondere alla crescente richiesta di un’alimentazione specifica, presso il centro tecnico del Molino, si stanno preparando due nuove linee di prodotti senza glutine sia per uso domestico sia per i laboratori artigiani: una linea, specifica per pane e tutti i derivati (panini, pizza, rustici), l’altra specifica per i dolci (crostata, frolla, frollini amor di polenta, ciambelloni). Questi nuovi prodotti sono stati già testati e trasformati recentemente in pane e pizza.

www.molinosulclitunno.com

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AGRUMI ORNAMENTALI AGRUMI ORNAMENTALI francesco sottile

Francesco Sottile

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Nessuno avrebbe mai potuto immaginare agli inizi degli anni ’80 cosa sarebbe accaduto al vivaismo agrumicolo siciliano. In quegli anni, insieme a quello olivicolo e a quello viticolo, continuava a rifornire il territorio dell’Isola di quelle piante mediterranee che per secoli hanno caratterizzato oltre 300.000 ettari siciliani con un lento rinnovamento varietale e con poche ma consolidate certezze in termini di portinnesti e tecniche colturali. Le piante di agrumi destinate alle campagne venivano prodotte per innesto, utilizzando

semenzali di arancio amaro ottenuti direttamente in vivaio ed allevando i portinnesti per un paio d’anni. Poi nel periodo degli innesti, attraversare un’area del vivaismo agrumicolo siciliano metteva di fronte ad un tappeto di piante capitozzate e innestate, con le caratteristiche coperture fatte di plastica e carta per proteggere l’innesto e favorire il germogliamento. Bisognava attendere ancora un anno per avere una pianta pronta ad essere venduta e a raggiungere le campagne vocate dell’agrumi-

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Lunario

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coltura siciliana. Ma se è vero che il vivaismo è il primo anello della catena produttiva si comprende facilmente come alla prima ondata di crisi del settore l’improvviso rallentamento del turnover degli impianti si ripercuote sulle aziende che le piante le producono. E in vivaio le piante arboree non possono essere conservate troppo a lungo, siano esse in contenitore, con pane di terra, piuttosto che a radice nuda. Le piante invecchiano, gli apparati radicali si spiralizzano nei contenitori, i costi superano immediatamente le ipotesi di

incasso. I ricavi si annullano e le perdite mettono a dura prova il settore e tutto l’indotto. Era questo il quadro che si presentò agli occhi degli imprenditori vivaistici a metà degli anni ’80 e l’assenza di spiragli di ripresa del settore agrumicolo di pieno campo fece subito comprendere che non sarebbe stato semplice venirne a capo. Nasce in questo modo, e con questa premessa, un settore imprenditoriale che oggi copre oltre 300 ettari solo nell’area tirrenica della provincia di Messina ma che trova anche interessanti realtà imprenditoria-

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li nella costa ionica catanese e nella provincia di Trapani. l vivaismo agrumicolo ornamentale assume nel giro di pochi anni un ruolo di dominanza, sia dal punto di vista quantitativo che economico, nel panorama del florovivaismo italiano; a livello nazionale esistono realtà importanti, storicamente radicate nel territorio, come quelle dei vivai dei Fratelli Tintori in Toscana che rappresentano un punto di riferimento significativo soprattutto in relazione al ruolo degli agrumi ornamentali nel contesto rurale di alto profilo delle grandi dimore toscane. È in Sicilia, tuttavia, che questo comparto cresce vorticosamente nell’ultimo ventennio raggiungendo oggi livelli tecnologici e qualitativi riconosciuti in tutto il mondo. Le piante di limone, di kumquat, di calamondino, partono dalla Sicilia con grandi mezzi e raggiungono i mercati del florovivaismo europeo, con maggiore frequenza olandese, da dove vengono poi rapidamente smistati in tutto il mondo raggiungendo anche il medio e l’estremo oriente; anche in queste aree lontane, sono apprezzate moltissimo per la loro bellezza che nasce da una equilibrata perfezione tra la vegetazione rigogliosa e sempre verde ed una fruttificazione abbondante e colorata alcune volte accompagnata da fioriture abbondanti e ripetute. La presenza degli agrumi come pianta ornamentale non nasce evidentemente nel XX secolo. Forse gli Arabi per primi assegnano a queste specie ruoli diversificati e, tra questi, anche quello ornamentale. Alcune testimonianze in epoche romaniche fanno riferimento ad una destinazione del cedro quale pianta da ornamento, ma le testimonianze più vivide e significative sono quelle del periodo islamico che giunge anche a noi attraverso la straordinaria bellezza di giardini decorati

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con piante di agrumi, sia in pieno campo che in contenitore, con l’esclusiva destinazione ornamentale. Con questa stessa finalità gli agrumi sono ancora oggi utilizzati in diverse aree pubbliche urbane soprattutto per alberatura stradale e prevalentemente utilizzando l’arancio amaro (Citrus aurantium) che si connota per una fronda intensamente verde e per una considerevole persistenza dei frutti a maturazione. Sono molteplici gli esempi, soprattutto in piccoli centri costieri ma anche in alcune grandi città del Mezzogiorno d’Italia, in cui gli agrumi hanno trovato una collocazione in cui labile è il confine tra la funzione ornamentale e quella paesaggistica. Ma la tecnica e la tecnologia a cui si fa riferimento ai giorni nostri riguarda prevalentemente le piante in contenitore: alberelli, spalliere, conche, piramidi, in ciotole o in vasi a sezione quadrata, rettangolare, rotonda, di dimensioni variabili dalle piante più piccole ai grandi volumi o alle significative altezze delle piante da viale. C’è oggi una diversificazione tale da rendere ancora più affascinante un mondo che lo sarebbe già solo per la diversità vegetale che manifesta. Sono molte le ragioni che hanno permesso uno sviluppo così rapido ed evidente e numerose di esse sono legate alle caratteristiche biologiche degli agrumi. Sono specie sempreverdi e ciò rappresenta un punto di forza nel settore ornamentale; rispondono bene alle tecniche colturali che, insieme alla coltivazione in vaso, riescono a limitarne la crescita permettendo di costituire una chioma densa; gli agrumi, soprattutto il limone, si caratterizzano per la rifiorenza, ovvero la capacità di produrre più fioriture in diversi momenti dell’anno anche attraverso una corretta ge-

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stione tecnica dell’irrigazione e della concimazione. In questo modo è possibile avere frutti e fiori contemporaneamente sulle stesse piante, con diversi gradi di maturazione e con profumazioni straordinarie. Il ‘Lunario’ è un limone che ha tutte le caratteristiche di pregio appena descritte insieme alla capacità di trattenere il frutto a maturazione per un lungo tempo resistendo anche ai trasporti. Ma anche il Calamondino (Citrus mitis) è molto apprezzato insieme al Kumquat (Fortunella spp.) e ad una molteplice tipologia di specie ed ecotipi anche con esclusivo interesse ornamentale. Nell’ultimo ventennio, infatti, si è fatta selezione in tal senso grazie anche ad una consistente predisposizione degli agrumi ad una variabilità morfologica in grado di mantenersi nel tempo. Le foglie ‘di basilico’ o ‘saliciformi’, i frutti a pera o con colorazioni anomale estese, le rugosità della buccia o le anomale morfologie del tronco, così come alcune curiose malformazioni del frutto, sono tutte caratteristiche idonee ad attrarre il consumatore e a rendere vivo un mercato che si è ormai ampiamente consolidato pur evidenziando interessanti prospettive di ulteriore crescita. La ricerca scientifica ha seguito ed accompagnato questo dinamico settore contribuendo attraverso la selezione di genotipi da miglioramento genetico finalizzato alle piante ornamentali così come per una serie di accorgimenti tecnici della fase di produzione e di allevamento delle piante che oggi ha raggiunto un elevato livello di specializzazione. La strutturazione del comparto, comunque, rimane sostanzialmente diversificata: esistono poche aziende di grande dimensione, in

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Citrus medica var. Sarcodactylis

grado di completare compiutamente l’intera filiera e di gestire i rapporti commerciali con i grandi distributori italiani e internazionali del comparto florovivaistico. Accanto a queste poche aziende, caratterizzate da un livello organizzativo e tecnologico molto avanzato, si accostano numerosissime aziende anche molto piccole, talvolta con poche centinaia di metri quadrati di vivaio, gestite a livello familiare e senza la pretesa di affrontare mercati di alcun tipo. Queste piccole aziende producono continuativamente piante considerate ‘semifinite’ che vengono poi vendute alle grosse aziende che ne completano il finissaggio per avviarle, nel giro di poche settimane, al mercato. Si innesca in questo modo un rap-

porto di stretta dipendenza tra le strutture di dimensioni diversificate in cui ciascuna gioca un ruolo fondamentale per il sostentamento del settore divenendo quindi funzionale per un intero comparto. Si evitano quindi esacerbate espressioni di competitività aziendale e si determina, in definitiva, una naturale collaborazione che sta contribuendo allo sviluppo di uno dei settori economicamente più significativi della filiera agricola regionale. I vivaisti ancora oggi utilizzano prevalentemente portinnesti ottenuti per seme soprattutto di Limone Volkameriano (Citrus volkameriana) o di Citrus macrophylla. Più raramente vengono utilizzati alcuni Citrange mentre quasi in completo disuso è il tra-

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dizionale Arancio amaro. Alcuni altri hanno sviluppato sistemi di propagazione del portinnesto per talea, laddove biologicamente possibile, mentre è di particolare interesse il più recente approccio a sistemi di produzione per innesto-talea. È un sistema non molto diffuso per la specie e che prevede di innestare i due individui e di porre l’intera combinazione in cassone di radicazione. In tal modo, radicazione e saldatura dell’innesto avverranno in contemporanea e il guadagno in termini di tempo per il raggiungimento di una pianta completa sarà notevole. Dal punto di vista varietale, invece, la diversificazione è molto alta perché la possibilità di offrire piante di varietà molto diverse è

condizione importante per attrarre consumatori curiosi ed appassionati. In un sistema che, tuttavia, ha ormai assunto connotati di estrema specializzazione e, dal punto di vista commerciale, di sostanziale globalizzazione, si comprende come la produzione abbia finito per identificare una combinazione di maggiore importanza su tutte le altre; il limone Lunario, infatti, copre oggi ben oltre del 50 % della produzione complessivamente commercializzata proprio perché, come accennato, presenta tutte le caratteristiche biologiche e morfologiche che mettono insieme la capacità di soddisfare l’esigenza del consumatore. Anche il Citrus medica var. Sarcodactylis o ‘Mano di Buddha’ raccoglie molti consen-

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Calamondino

Limone rosso: frutto

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si perché attrae molto per la conformazione anomala del frutto che si mantiene sulla pianta fino a completa maturazione. Ma anche il ‘Limone rosso’ (con frutti pigmentati all’esterno), alcuni ecotipi di Arancio amaro diversi per tipologia di foglia o di frutto, così come il calamondino (Citrus mitis), i Fortunella (Fortunella spp), il Chinotto (Citrus myrtifolia), il bergamotto (Citrus bergamia), insieme a molti altri di minore rappresentatività, completano una assai diversificata produzione che esalta di colori, profumi e forme per quasi 12 mesi l’anno una grande porzione di territorio costiero della Sicilia. La produzione vivaistica di queste piante nell’Isola trova infatti ambienti favorevoli per molti mesi dell’anno anche se, con l’approssimarsi di un sistema sostanzialmente imprenditoriale, le piante crescono prevalentemente in ambienti protetti soprattutto per il controllo da improvvise condizioni climatiche sfavorevoli. Ombrai, tunnel, serre talvolta anche ad alta specializzazione ingegneristica, sono dotazioni ormai diffusissime insieme a impianti di osmosi inversa per la qualità delle acque, sistemi puntuali di gestione della nutrizione idrica e minerale, cassoni di radicazione e/o di germinazione, letti di irrigazione, sistemi di potatura meccanizzata.

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Il tutto con un evidente crescendo di specializzazione man mano che si passa dalle aziende a conduzione familiare verso quelle più industrializzate. Negli ultimi anni c’è un interesse sempre più pressante verso la produzione di piante a basso costo per grandi volumi di vendita; piante con forme diversificate (spallierine o piccoli alberelli), in vaso con diametro massimo di 14 cm, con substrato molto leggero e presenza di fiori e frutticini, in grado di ridurre con queste conformazioni anche i costi di trasporto, rappresentano la massima richiesta di un mercato di massa che, grazie anche ad una riduzione dei costi, trova sempre più sbocchi soprattutto nei paesi del Nord dell’Europa per molti mesi dell’anno. Il vivaismo agrumicolo non può quindi più nascondere una importantissima anima ornamentale che ha permesso di ritornare ad apprezzare una specie esteticamente affascinante non solo nel paesaggio agrario di pieno campo ma anche nel decoro temporaneo di ambienti aperti e chiusi. Gli agrumi ornamentali trovano infatti collocazione, ancorché momentanea, anche in ambienti climaticamente ostili per la specie e i consumatori più attenti non riescono a limitare il piacere di poter disporre di piante di straordinaria bellezza con frutti accattivanti e duraturi sull’albero.

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Tutto ciò si deve alla straordinaria capacità dell’uomo di rimodulare le risorse naturali riuscendo a superare gravissimi momenti di crisi produttiva. Agricoltori ed imprenditori che sono sempre pronti all’innovazione, allo sviluppo di nuove tecnologie produttive e ad affrontare nuove sfide di mercato anche di fronte a minacce sempre presenti anche dal punto di vista sanitario. La diffusione dei focolai del virus della Tristezza o CTV (Citrus Tristeza Virus) ha destato molta preoccupazione per l’agrumicoltura dell’Isola anche per il comparto ornamentale con un impegno significativo della gran parte dei vivaisti, anche dei più

piccoli, di dotarsi di campi di piante madri in screen house per tutti i genotipi prodotti. Questo mette in evidenza che nel comparto degli agrumi ornamentali si crede in termini di sviluppo di economie rurali determinanti che hanno risollevato un settore in profonda crisi ma che oggi possono far immaginare ulteriori significative crescite in molti areali vocati dell’Isola.

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Francesco Sottile Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali Università degli Studi di Palermo


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Karpòs promo ORDINE E DISORDINE Astrazione e figurazione nell’arte del Novecento La Galleria d’Arte 2000 & NOVECENTO di Reggio Emilia (Via Emilia San Pietro 21) presenta, dal 19 febbraio al 19 aprile 2015, “Ordine e disordine. Astrazione e figurazione nell’arte del Novecento”, esposizione collettiva con opere realizzate da alcuni protagonisti della scena artistica italiana, dagli anni ’40 ad oggi. Il titolo dell’esposizione, “Ordine e disordine”, fa riferimento all’omonima serie di Alighiero Boetti, uno dei principali rappresentati dell’Arte Povera che nel 1972 decise di inserire una “e” fra il nome e il cognome, evidenziando così il dualismo della sua identità. Un titolo che rimanda anche ad un interessante saggio di Luciano De Crescenzo (“Ordine e disordine”, 1996) in cui lo scrittore, parlando d’arte, pone l’ordine a metà strada tra il realismo ingenuo e l’astrattismo più sofisticato, il disordine sulle ali piuttosto che al centro. In mostra, oltre a tre carte di Alighiero Boetti, un dipinto di Bruno Cassinari (“Senza Titolo”, 1958) ed Ennio Morlotti (“Senza Titolo”, 1967) - uniti nel “Fronte Nuovo delle Arti” -, le liriche astrazioni di Enrico Della Torre (“Attenzione”, 1980 e “Senza tempo”, 1986) e le composizioni ritmiche e modulari di Luciano Bartolini.

Completano il percorso espositivo, opere di: Capogrossi, Galliani, Gastini, Griffa, Ghirri, Manfredi, Mattioli, Migliori, Morandi, Savelli, Schifano e Valentini, nonché un’incisione ad acquaforte e puntasecca di Antonio Ligabue del 1940 circa. Ordine e disordine. Astrazione e figurazione nell’arte del Novecento. Opere di Luciano Bartolini, Alighiero Boetti, Giuseppe Capogrossi, Bruno Cassinari, Enrico Della Torre, Omar Galliani, Marco Gastini, Giorgio Griffa, Luigi Ghirri, Antonio Ligabue, Alberto Manfredi, Carlo Mattioli, Nino Migliori, Giorgio Morandi, Ennio Morlotti, Angelo Savelli, Mario Schifano, Walter Valentini. Reggio Emilia, 2000 & NOVECENTO Galleria d’Arte 19 febbraio – 19 aprile 2015 Orari: 10 – 12,30 e 16 – 19,30. Aperto anche domenica e festivi

www.duemilanovecento.it

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Karpòs promo Lavazza e Novamont Il nuovo paradigma del caffè: l’innovazione in tazzina LA PRIMA CAPSULA COMPOSTABILE PER CAFFÈ ESPRESSO ITALIANO Un nuovo modello di sviluppo che parte dal caffè e dalla prima capsula compostabile 100% italiana: è il progetto che ha visto impegnate in una ricerca durata 5 anni due eccellenze italiane, Lavazza e Novamont e i cui risultati vengono presentati oggi. Grazie all’alleanza strategica tra i due campioni del Made in Italy e ad un altissimo lavoro di ricerca, è stata messa a punto la prima capsula compostabile con brevetto Lavazza per un perfetto espresso italiano. La capsula Lavazza sarà: realizzata in Mater-Bi® 3G, compatibile con la macchina Lavazza Minù e disponibile in due pregiate miscele 100% Arabica, certificate dall’ONG Rainforest Alliance. La capsula sarà pronta nel secondo semestre 2015 e presente sul mercato nel 2016. La terza generazione di bioplastiche è una famiglia di materiali con una più alta percentuale di rinnovabilità, che usa sostanze vegetali anche da filiera agricola integrata, che si ricicla in compostaggio, in grado di biodegradare in ambienti naturali diversi e che garantisce una significativa riduzione delle emissioni di gas serra rispetto alle precedenti tecnologie. L’aspetto su cui Lavazza ha puntato con questa innovazione è una fase precisa del ciclo di vita del

prodotto: il fine vita. Ad oggi nel modello lineare produzione-consumo-smaltimento, il prodotto diventato rifiuto viene avviato in discarica o incenerimento. Applicando invece il principio dello zero waste dell’economia circolare, secondo il quale niente è rifiuto ma tutto torna ad essere risorsa con grandi benefici per l’ambiente, Lavazza e Novamont hanno messo a punto una capsula che può essere raccolta con il rifiuto umido ed avviata al compostaggio industriale, dove capsula e caffè esausto vengono riciclati insieme in compost, concime naturale per i suoli. Questa capsula, realizzata con il Mater-Bi® di terza generazione, permetterà un importante contributo alla diminuzione delle emissioni di gas serra grazie alle performance ambientali del materiale. “E’ una tappa storica per Lavazza in quanto presentiamo un nuovo prodotto che prima non c’era” commenta il Vice Presidente del Gruppo Marco Lavazza. “Finalmente abbiamo raggiunto un importante traguardo scientifico e tecnologico con la prima capsula compostabile, con brevetto Lavazza, realizzata in Mater-Bi® di terza generazione che garantisce un’eccellente

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qualità in tazza come da standard Lavazza. Con la capsula ci siamo concentrati su un aspetto preciso del ciclo di vita del prodotto, il cosiddetto fine vita. L’ultimo miglio è un ambito molto rilevante del ciclo di vita non solo in chiave socio-ambientale ma anche economica. In una prospettiva di sviluppo circolare infatti il fine vita di un prodotto o il termine di un processo segnano l’inizio di un altro processo economico. 3G significa riduzione dell’impatto ambientale del prodotto in quanto utilizza più materia prima rinnovabile e impiega meno materia prima di origine fossile. Proprio nell’anno in cui celebriamo i nostri 120 anni, che coincidono con EXPO - dove Lavazza è caffè ufficiale di Padiglione Italia - la capsula compostabile è un esempio concreto di sintesi virtuosa tra innovazione, sostenibilità e qualità. Con questo prodotto il nostro obiettivo è garantire al consumatore una gratificazione emozionale attraverso un caffè espresso perfetto e condividere buone pratiche e comportamenti sostenibili. Si tratta di valori che Lavazza ha nel proprio DNA e che applica sia attraverso un rigoroso codice etico interno sia nelle relazioni con i partner” conclude Marco Lavazza. Lavazza prosegue così nel suo percorso di ricerca e innovazione che, negli anni, l’ha vista sempre investire e lavorare al fianco di numerosi partner di eccellenza, come Novamont. “Oggi presentiamo molto di più di una soluzione tecnica che migliora la sostenibilità ambientale di un prodotto. Attraverso la prima capsula compostabile per caffè espresso sviluppata insieme a Lavazza, che impiega Mater-Bi® di terza generazione, possiamo mostrare in concreto le potenzialità della bioeconomia, intesa come rigenerazione territoriale e non come semplice uso di materie prime rinnovabili” spiega Catia Bastioli, Amministratore Delegato di Novamont. “Il modello che abbiamo ideato e che stiamo da tanti anni mettendo in pratica, è quello delle bioraffinerie integrate nel territorio, dedicate ai prodotti ad alto valore aggiunto, quali biochemicals e bioplastiche. Il Mater-Bi® di terza generazione con cui verranno realizzate le capsule per caffè espresso Lavazza viene prodotto attraverso una filiera che coinvolge ben tre siti produttivi italiani (Terni, Patrica e Porto

Torres). Grazie alle tecnologie sviluppate negli anni dalla ricerca Novamont, questi siti, non più competitivi, sono stati rivitalizzati in innovativi impianti industriali, generando lavoro, nuovi prodotti e nuove filiere, creando ponti tra settori diversi e trasformando scarti in risorse. A Porto Torres è appena entrata in funzione la bioraffineria Matrìca (jv tra Novamont e Versalis), che utilizza la nuova tecnologia Novamont per produrre a livello industriale acido azelaico, uno degli l’ingredienti che caratterizza il Mater-Bi® di terza generazione a partire da una filiera agricola integrata. È importante sapere che dietro ad un piccolo gesto quotidiano, legato ad un rito e ad un piacere come quello del caffè, grazie alla nuova capsula compostabile Lavazza potrà esserci non solo una migliore salvaguardia dell’ambiente, ma anche opportunità di sviluppo, in un’ottica di filiera integrata nel territorio e di rispetto per la biodiversità”, prosegue Catia Bastioli, Amministratore Delegato di Novamont. Durante EXPO Lavazza lavorerà insieme a Novamont e ad AMSA su un progetto che dimostra proprio il valore sociale, culturale ed economico di questo approccio: AMSA si occuperà del ritiro dei fondi, che saranno poi dati in carico alle Associazioni coinvolte nel progetto e portati nei centri di raccolta gestiti dalle cooperative sociali. A loro il compito rendere tangibili le trasformazioni dei fondi: substrato per funghi commestibili, pellet, inchiostri, semilavorati e molti altri prodotti.

www.lavazza.it

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FRAGOLE 2015: SECONDO LO STUDIO CSO, CALANO LE SUPERFICI COLTIVATE MA I CONSUMI SONO IN NETTA CRESCITA ANCHE GRAZIE ALLA QUALITA’ VARIETALE

La produzione di fragola in Italia è in fase di avvio ed entrerà nel pieno dell’offerta tra poche settimane. Si arriva da una stagione molto difficile, che ha visto concentrarsi fattori climatici avversi, elevata produzione, scarsa recettività dei mercati con conseguente drammatico crollo dei prezzi e si registra una prevedibile prudenza negli investimenti produttivi; i dati sui consumi di fragole sono però molto positivi (+4% di acquisti nel 2014 rispetto all’anno precedente) e l’ampliamento del calendario commerciale così come le varietà eccellenti disponibili sui nostri mercati lasciano qualche spiraglio di ottimismo. Le superfici destinate alla coltivazione della fragola in coltura specializzata in Italia a livello nazionale registrano un calo rispetto agli investimenti del 2014. Con circa 3.570 ettari la fragolicoltura specializzata in Italia scende del 4% e si colloca su valori molto simili a quelli del 2011. L’83% della superficie coltivata riguarda impianti in coltura protetta e il rimanente 17% in pieno campo dove il calo risulta più marcato, con il 10% in meno rispetto all’anno precedente, a fronte di un -2% della coltura protetta. La contrazione ha toccato in maniera generalizzata quasi tutti i bacini produttivi più importanti in Italia, con poche eccezioni che riguardano soprattutto le aree meridionali. A fronte di una decisa contrazione in Calabria (-20%), ma anche in Sicilia (-5%), la Campania, che si conferma prima regione di produzione

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italiana, perde solo l’1% di superfice coltivata. La Basilicata è in controtendenza affermando una buona crescita produttiva del + 9% rispetto al 2014. Nell’ambito delle aree a Nord del paese, il Veneto si conferma regione leader della fragolicoltura italiana, con una particolare concentrazione delle superfici coltivate nel veronese. Una leadership consolidata anche per il 2015 nonostante si registri un calo molto significativo degli ettari coltivati; sono circa 100 gli ettari in meno a fragola nel 2015 rispetto al 2014. In sensibile calo anche la coltivazione in Emilia Romagna con un -6% rispetto all’anno precedente ed anche la provincia di Bolzano appare in forte riduzione, con un - 12%, a cui si va ad affiancare la provincia di Trento, con un -5%. Il Piemonte invece si presenta nel 2015 in controtendenza rispetto alle altre regioni del Nord con un incremento di superfici del 13%. A livello varietale è interessante la sempre maggiore concentrazione di alcune regioni del Sud su alcune varietà: in Basilicata la varietà Candonga rappresenta di gran lunga quella più coltivata, con circa l’80% degli impianti della regione, mentre in Campania è la varietà Sabrina a detenere oltre il 60% degli investimenti. Molto più diversificata la situazione nelle regioni del Nord.

www.csoservizi.com



Benvenuto Vermentino 2015 nell’antico borgo in provincia della Spezia dal 23 al 25 maggio. Eccellenze dei quattro territori di produzione: Liguria, Sardegna,Toscana e Corsica. Il vermentino nelle dimore esclusive di Castelnuovo Magra (SP) Piatti tipici, degustazioni di vino e olio, visite al Museo multimediale e tanto altro ancora!

Protagoniste più di 100 etichette di vini da vitigno vermentino provenienti dai quattro territori di produzione (Liguria, Sardegna, Toscana e Corsica), insieme alle cantine e alle dimore storiche del centro storico di Castelnuovo Magra (SP), tra eventi, laboratori del gusto, prodotti tipici, convegni e trekking tra i vigneti. Questo, ed altro ancora nella sesta edizione di “Benvenuto Vermentino” che torna a Castelnuovo Magra dal 23 al 25 maggio (info: www.comune. castelnuovomagra.sp.it). Le location scelte saranno le dimore storiche settecentesche che caratterizzano il Centro Storico di Castelnuovo Magra, che si affacciano inparticolare sulla centrale Via Dante. Gli atri dei palazzi signorili si apriranno straordinariamente per ospitare i produttori di vermentino presenti alla manifestazione, che offriranno le loro perle enologiche ai tanti visitatori e turisti, dando la possibilità di assaggiare il Vermentino in una cornice di antico splendore. Come ai “vecchi tempi”, via Dante tornerà ad essere il salotto buono di cittadini e passanti, dove si potrà passeggiare e, tra una chiacchiera e l’altra, soffermarsi in vero e proprio boudour

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all’aperto con la piacevole compagnia del Vermentino proposto dai produttori locali e di toscana, Sardegna e Corsica, accompagnato, come ogni anno, dai prodotti tipici locali. Nel Giardino comunale poi saranno organizzate le degustazioni guidate e gli Wine tasting, eventi e presentazioni. Si potrà inoltre visitare il Museo multimediale del Vermentino dove effettuare un percorso rivolto ai territori del Vermentino, consultare il data base delle aziende, la guida multimediale e conoscere i territori e i produttori attraverso i video di presentazione. Un’edizione di Benvenuto Vermentino che mette in sintonia la storia e la tradizione con l’egastronomia di qualità e la tecnologia. In Piazza Querciola dove è possibile ammirare le vestigia del Castello dei Vescovi di Luni con la torre medievale risalente al 1273 appena restaurata e aperta al pubblico, ci saranno gli stand dedicati ai produttori di Olio extravergine d’Oliva del Territorio e dei prodotti tipici locali come miele, prosciutto Castelnovese, Lardo di Colonnata, formaggi e salumi della Val di Vara. Sempre nella Piazza sarà allestito il ristorante della Pro Loco che proporrà i piatti tipici della tradizione locale come sgabei, torte di verdura, muscoli ripieni, baccalà marinato, frittura mista, coniglio alla ligure e torta di riso. Numerose le iniziative organizzate per arricchire la manifestazione. Degustazioni accompagnate da prodotti tipici locali, laboratori del gusto, wine tasting, convegni tematici, trekking tra i vigneti, visite guidate del centro storico e delle sue importanti emergenze artistiche. Come ogni anno sarà conferita l’onorificenza di Ambasciatore del Vermentino a un personaggio del mondo dello spettacolo, dello sport o dell’enogastronomia. Nelle edizioni precedenti


sono stati “Ambasciatori del Vermentino” Dario Vergassola, Adua Villa, Paola Ricas, giudice della trasmissione televisiva La prova del Cuoco, Davide Oldani, chef inventore della cucina pop, il velista Giovanni Soldini, l’allenatore della nazionale di calcio Marcello Lippi, i comici Dario Vergassola e Gene Gnocchi .

IL VERMENTINO TRA INNOVAZIONE E TRADIZIONE - VERTOURMER 2.0 A fine anno 2013 è stato approvato Vertourmer 2.0, finanziato dal P. O. Italia Francia Marittimo della comunità Europea, che vede ancora il Comune di Castelnuovo Magra capofila, con un partenariato ancora più ampio e prestigioso. L’elemento caratterizzante VerTourMer 2.0 sarà la forte componente di innovazione tecnologica, volta ad allargare l’orizzonte del marketing territoriale, attraverso l’utilizzo di tecnologie informatiche innovative che valorizzino la produzione delle eccellenze dei territorio, non solo vitivinicole ma anche enogastronomiche. L’obiettivo è quello di introdurre nei territori rurali, caratterizzati da una diffusa presenza di aziende agricole, nuovi strumenti per la promozione e lo sviluppo dei prodotti di eccellenza. Un’importanza particolare è data alla sostenibilità futura del progetto, da raggiungere tramite investimenti volti a garantire la gestione dei prodotti realizzati nel lungo periodo, per poter proseguire l’aggiornamento delle banche dati, il mantenimento dei contatti aperti, la fruizione da parte di turisti e operatori. Le proposte che caratterizzano il nuovo progetto sono le seguenti: - L’implementazione del Museo del Vermentino, realizzato presso il capofila, attraverso arredi e attrezzature, migliori tecnologie informatiche e di sicurezza, nonché il collegamento a infopoint sul territorio. - Implementare la guida multimediale e il database delle aziende con i dati relativi ai nuovi territori, migliorare le informazioni

ed il censimento delle aziende già inserite, aggiungere le nuove aziende. Implementare i prodotti sopra menzionati attraverso la realizzazione (e l’aggiornamento) di apposite etichette con il codice QR CODE da collocare sulle bottiglie di vino delle aziende, in modo tale da connettere il consumatore, mediante specifici applicativi, all’azienda; a tal fine, sarà realizzato un applicativo per smartphone che attraverso una georeferenziazione delle aziende agricole del territorio, potrà consentire l’accesso virtuale alla banca dati; tale applicativo comporta anche la realizzazione di mappe multimediali georeferenziate, in modo tale da individuare la collocazione delle aziende agricole insieme ai siti di interesse. - Realizzazione e promozione di percorsi tematici del Vermentino, supportati da info point e video didattici. - Realizzazione di una piattaforma sperimentale per lo studio della biodiversità genetica riferita ai prodottitipici (viticoli) dei territori del progetto, da realizzarsi presso la Provincia di Lucca. - Realizzazione di una “Enoteca itinerante” (wine bus) all’interno di un autobus storico opportunamente attrezzato, quale strumento per la promozione del “Vermentino” e dei prodotti tipici di qualità, da utilizzare in occasione di eventi, fiere turistiche ed enogastronomiche e manifestazioni varie.

www.comune.castelnuovomagra.sp.it www.terredelvermentino.net

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Re.C.O.Med, la Rete delle Città dell’Olio del Mediterraneo ad Olio Capitale 2015 Il presidente Enrico Lupi: “Per conquistare i mercati internazionali dobbiamo investire sulla biodiversità per dare più forza alle identità” C’è stata anche Re.C.O.Med, la Rete delle Città dell’Olio del Mediterraneo alla nona edizione di Olio Capitale, il Salone degli oli extra vergine tipici e di qualità, svolatasi dal 7 al 10 marzo nella Stazione Marittima di Trieste, organizzato da Aries in collaborazione con l’Associazione nazionale Città dell’Olio e patrocinato da Expo Milano 2015 e dal Ministero dell’Agricoltura. La Rete Città dell’Olio del Mediterraneo, fondata nel novembre 2011 per creare sinergie nel campo della promozione e valorizzazione del patrimonio olivicolo tra i 13 Paesi che attualmente ne fanno parte: Italia, Albania, Algeria, Croazia, Grecia, Israele, Libano, Marocco, Montenegro, Portogallo, Slovenia, Spagna, Tunisia e Turchia, è stata presente all’inaugurazione della fiera, sabato 7 marzo con i rappresentati di Croazia, Spagna, Turchia e Italia. E’ stato, infatti, il presidente di Re.C.O.Med Enrico Lupi presidente anche dell’Associazione nazionale Città dell’Olio che ha fondato la Rete, a portare il saluto di questa importante realtà. Nel suo intervento Lupi ha offerto un quadro della situazione produttiva olivicola nel Mediterraneo nel 2014-2015, evidenziandone punti di forza e criticità. Sono seguiti gli interventi di Aleksander Krt, presidente Asso.Città dell’Olio (Croazia), Salvador Cubero, Direttore Asociacion Espanola de Municipios del Olivo (Spagna) e Bahattin Gokdemir, Presidente Camera dell’Agricoltura di Didim (Turchia).

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“L’olio non è una commodity ma un alimento con una forte e precisa identità - ha dichiarato il presidente di Re.C.O.Med e dell’Associazione nazionale Città dell’Olio Enrico Lupi - nel 2014 la produzione olivicola nazionale è scesa al di sotto dei livelli di guardia (già inferiori alla media mondiale) mettendo in ginocchio i produttori. Nel Mediterraneo la situazione non è diversa con il 27% della produzione in meno. La nostra risposta alla domanda interna e a quella ancora più pressante dei mercati internazionali è nella biodiversità, cioè nel rispetto delle identità legata indissolubilmente all’unicità dei territori di produzione. L’olio made in Italy forse non può permettersi il lusso di parlare solo il dialetto per vincere le sfide imposte dalla globalizzazione del mercato, ma non può nemmeno parlare un generico “esperanto” se questo equivale a offrire ai consumatori un prodotto standardizzato e di bassa qualità”. Al taglio del nastro parteciperà l’on. Colomba Mongiello, vicepresidente Commissione Anticontraffazione e membro della Commissione Agricoltura. Aprirà il convegno Antonio Paoletti, Presidente della Camera di Commercio di Trieste, previsti anche i saluti delle Autorità comunali, provinciali, regionali del Friuli Venezia.

www.cittadellolio.it www.oliocapitale.it



FIORInellaROCCA. Mostra mercato di piante rare Fra le curiosità la Mostra “Storie di tavole e di fiori” e l’Hortus conclusus per i bambini Alla Rocca Visconteo-Veneta di Lonato del Garda (Brescia)

Saranno otto tavole d’autore fra fiori, porcellane, cristalli e ricami, proprio come il numero delle sue edizioni, ad accogliere il pubblico di Fiori nella Rocca, raffinata manifestazione dedicata alle piante rare e al giardinaggio, in programma da venerdì 10 a domenica 12 aprile all’interno della Rocca visconteo-veneta di Lonato del Garda (Brescia). Tavole apparecchiate che si raccontano, e raccontano storie di persone e famiglie, delle loro passioni e della loro vita, sedimentate negli anni e fissate, come in un’istantanea, nel momento in cui il pasto sta per iniziare: a firmarle, Giusy Ferrari Cielo, notissima insegnante e Giudice internazionale dell’Istituto Italiano Floreale Amatori I.I.D.F.A. di Sanremo. Uno dei piaceri della tavola è la condivisione del cibo con amici e familiari. Una tavola bene apparecchiata è, innanzitutto, un concreto gesto di ospitalità e d’affetto per chi, anche per poche ore, condivide con noi serenamente la vita. La tavola con i suoi accessori, i colori, i fiori disposti ad arte, racconta

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una storia che ci appartiene. Ed ecco allora, Pranzo in blu, Cavalli, Mare, Zabajone e caffè, Thè alle cinque... a raccontare “Storie di tavole e di fiori”, appunto, come anticipa il titolo della rassegna. Un variopinto mercato di piante rare - Una delle novità dell’edizione 2015 di Fiori nella Rocca, visto l’ottimo riscontro delle passate edizioni, sarà l’apertura dal venerdì pomeriggio, formula che permetterà di aumentare il ventaglio di proposte ai visitatori, che in questo fine settimana potranno coltivare la loro passione per il verde e il giardinaggio e, allo stesso tempo, visitare una delle principali e più imponenti fortificazioni del Nord Italia. Simbolo di Lonato e Monumento Nazionale dal 1912, la Rocca (lodata per la sua imponenza e posizione strategica anche da Napoleone Bonaparte), accoglierà fra le sue mura i più importanti coltivatori e ricercatori di essenze rare, tra cui i più noti produttori di erbacee perenni, rose, peonie, piante aromatiche, medicinali e orticole particolari, agrumi, ulivi e palmizi,


pelargoni a foglia profumata, imperiali e miniatura, iris, lavande, clematis, piante acquatiche, piante grasse, tillandsie, frutti antichi e piante forestali: a selezionarli sapientemente e ad invitarli sul Garda, sono il Garden Club Brescia e la Fondazione Ugo Da Como, che hanno ideato otto anni fa questa rassegna, divenuta ormai uno dei principali appuntamenti del settore. Con i loro gazebo, saranno inoltre presenti artigiani che realizzano raffinati oggetti e decorazioni per il giardino. Per dare ai genitori la possibilità di girovagare in tutta tranquillità fra gli espositori, sarà allestito l’Hortus Conclusus, area riservata ai bambini con giochi, letture, animazioni e laboratori con la preparazione dei fiorigami. Per un caffè o una pausa pranzo, fra una pianta ed una visita guidata, ecco infine un suggestivo angolo caffetteria e un ristorante a buffet. Fra i molti eventi che faranno da corollario alla rassegna, Un Bouquet per la mia casa (lezioni gratuite di composizione floreale tenute da Giusy Ferrari Cielo), la presentazione dell’ultima pubblicazione dell’editore Leo S. Olschki di Firenze, “Codici e rose” della Collana Giardini e

Paesaggio e l’intervento di Giovanni Rigo, esperto e collaboratore della rivista specializzata Vita in Campagna, che domenica terrà lezioni di potatura e innesto di alberi da frutto, durante le quali sarà a disposizione del pubblico per rispondere a domande e curiosità.

www.fiorinellarocca.it

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Karpòs promo Red Delicious Mela Red Delicious Val Venosta, un percorso all’insegna della qualità. Qualità, origine, cura e rispetto per l’ambiente: sono queste le parole chiave che si celano dietro l’inconfondibile sapore delle Mele Val Venosta. Caratteristiche uniche, che descrivono un percorso fatto di passione e dedizione, che mette al centro le peculiarità di un territorio straordinario e l’unicità dei suoi frutti. Dalla raccolta allo stoccaggio, dalla cernita al confezionamento per terminare con la vendita, le mele venostane sono accuratamente monitorate, nel pieno rispetto di una qualità superiore e di una sicurezza certificata, per garantire che raggiungano le tavole dei consumatori mantenendo le caratteristiche uniche delle mele di alta quota. Frutto dalle qualità straordinarie, la Mela Red Delicious Val Venosta è caratterizzata da una colorazione rosso vivo e brillante, a cui va ad aggiungersi il sapore unico e intenso. La polpa finissima, di color bianco crema, ha un aroma inconfondibile: dolce e aromatica all’olfatto. Inoltre, la Red Delicious ha una forma allungata ed è riconoscibile dalle cinque gobbette pronunciate nella zona del calice.

dalla polpa soda e succosa. Il percorso di una mela! Siete curiosi di scoprire il percorso che ciascuna mela venostana compie prima di arrivare sulle tavole dei consumatori? È sufficiente scattare una foto al QR-Code RaccontaMela che si trova sul bollino di Mela Val Venosta, ed entrare nella sezione “Sicurezza” Qui, potrete scoprire tutti i processi, dalla raccolta alla vendita, che caratterizzano il percorso delle Mele Val Venosta e che ne determinano la qualità e l’unicità.

www.vip.coop/it

La Red Delicious della Val Venosta, dal 2005, può fregiarsi del titolo di “Mela Alto Adige IGP”, ed è la seconda varietà più coltivata in Val Venosta dove cresce coccolata dalla dedizione e dall’amore dei melicoltori venostani. La natura incontaminata, la conformazione geologica, la posizione privilegiata e lo speciale microclima sono i fattori che contribuiscono alla produzione di queste mele di altissima qualità,

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Karpòs promo LA PASQUA E’ PIU’ BUONA CON LA COLOMBA MOTTA Una gamma come sempre ricca e golosa, con una novità, la Colomba Margherita

LA PASQUA E’ PIU’ BUONA CON LA COLOMBA MOTTA Una gamma come sempre ricca e golosa, con una novità, la Colomba Margherita

Forse non tutti sanno che la storia della colomba di Pasqua, nasce nei primi del Novecento, quando proprio Motta decide di confezionare un dolce con un impasto molto simile a quello del panettone, ma con una forma e soprattutto ingredienti nuovi come la granella di zucchero e le mandorle. Negli anni sono nate poi nuove golose varietà fino ad arrivare ai giorni nostri con una linea di dolci imperdibili per festeggiare in famiglia la ricorrenza di primavera. Per chi ama la tradizione non può mancare la prima e autentica Colomba Classica Motta, soffice impasto ricco di morbidi canditi con la croccante glassa con mandorle intere e granella di zucchero. E per i palati più raffinati ritroviamo la Colomba Gransoffice con tanta uvetta e senza canditi, ricoperta di croccante glassa alle mandorle. Ma la novità 2015 è la Colomba Margherita, pasta soffice senza canditi né uvetta, con croccanti nocciole intere in superficie. I più golosi troveranno inoltre anche quest’anno le Colombe di Pasticceria, con una confezione tutta nuova: la Colomba con Crema Pasticcera, dove la soffice pasta della ricetta tradizionale si arricchisce di uvette, crema pasticcera e una squisita filettatura di cioccolato e granella di meringhe, e la Colomba con Crema Cioccolato, con golose gocce e crema di cioccolato e una ricca filettatura di cioccolato e granella di meringhe in superficie. Infine, per i golosissimi fan di Tartufone ci saranno anche per la Pasqua 2015 la Colomba Cacao, con doppia farcitura alla vaniglia e gianduia, ricoperta di cioccolato fondente e la Colomba Ciocconoir, cioccolatosità super fondente!

Luccicanti e colorate, arrivano le uova di Pasqua! Da Motta come ogni anno un’offerta ampia dedicata a grandi e piccoli e tra tante, una referenza molto attesa, l’Uovo di Cioccolato The Simpsons, una garanzia di successo per chi lo acquista e chi lo riceverà in dono, per vivere in famiglia una Pasqua all’insegna del divertimento e dell’allegria. Perché l’uovo di cioccolato, insieme alla colomba, è il dono che non può proprio mancare sulle nostre tavole nei giorni della ricorrenza. La sitcom animata The Simpsons è un fenomeno mondiale, parodia satirica della società statunitense, personificata da una famiglia sgangherata, ma per questo ancora più amata. In onda anche quest’anno su Fox e Italia 1, grazie a Motta la stravagante e irriverente famiglia ci regalerà una Pasqua all’insegna della simpatia e del divertimento. Nuovo il design e i due collarini personalizzati: il simpaticissimo Bart per lui e la dolce Lisa per lei. Nuova ricetta con più latte per un cioccolato ancora più buono e super sorprese, che renderanno la nostra Pasqua indimenticabile.

www.mottamilano.it

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È ON LINE WINEFORGOOD.COM IL PRIMO E-COMMERCE DI VINO CHE SOSTIENE PROGETTI SOLIDALI Wineforgood.com è il nuovo e-commerce di vino solidale, che devolve il 5% a favore di progetti umanitari promossi da Ekuò, l’impresa sociale dei Missionari Giuseppini del Murialdo.

È on line Wineforgood.com il primo e-commerce di vino italiano che sostiene progetti solidali e umanitari promosso dall’impresa sociale Ekuò dei Missionari Giuseppini del Murialdo che si ispira al motto “fare il bene e farlo bene” e che vuole offrire un buon prodotto/servizio e un valore sociale superiore di rispetto e condivisione, insito nella cultura del vino stesso. L’obiettivo di Ekuò è quello di associare alla solidarietà un modus operandi imprenditoriale in grado di generare autosostentamento economico e sviluppo nel medio e lungo termine, realizzando attività come botteghe, bar, ristoranti, cinema, catering e travelling e oltretutto inserendo nel proprio organico anche persone più bisognose. “Autogenerare risorse economiche da indirizzare a progetti umanitari dando lavoro anche ai giovani è la sfida che l’impresa sociale Ekuò sta affrontando - afferma Alessandro Pellizzari direttore di Ekuò, e continua - A mio avviso Wineforgood.com rappresenta una straordinaria occasione per tutti di acquistare bene facendo del bene! Quindi invitiamo i consumatori a bere sempre più responsabilmente, condividendo con gli altri e soprattutto nella giusta misura”. Il portale vuole dare un contributo concreto a favore di iniziative solidali in Italia e all’estero donando il 5% del valore degli acquisti in vino a sostegno di iniziative benefiche. Gli utenti direttamente sul sito www.wineforgood. com potranno decidere quale progetto finanziare tra: Aggiungi un Posto a Tavola, a sostentamento dell’attività ricreativa, educativa ed alimentare dei minori e delle loro famiglie che vivono in povertà a Medellin in Colombia, oppure sostenere il progetto Borsa Lavoro We Wanna Work che favorisce l’inserimento e l’integrazione lavorativa in Italia dei giovani indigenti al fine di aiutarli a crescere con dignità. Per il 2014 le aziende partner di Wineforgood.com si impegnano a donare 50.000 euro per l’avvio dei progetti, mentre per Ekuò l’impegno è quello di mantenere i costi di gestione degli stessi entro un

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limite del 10%. I vini proposti da www.wineforgood.com sono prevalentemente in bottiglie più ecologiche e leggere, che conservano tutti i pregi del vetro quali compattezza, trasparenza e inerzia, migliorando da una parte l’efficienza dei costi di produzione e dall’altra riducendo notevolmente le emissioni di CO2. Queste bottiglie in vetro alleggerito, grazie anche al loro minor costo, hanno permesso alle aziende produttrici partner di Wineforgood. com di contribuire negli ultimi quattro anni alla realizzazione di 31 pozzi di acqua potabile in Sierra Leone, dove si stima che oltre 30 milioni di litri d’acqua annui vengano garantiti alle popolazioni locali per i prossimi 30 anni. Tra le proposte di Wineforgood.com, una vasta selezione di vini italiani dall’eccellente rapporto qualità/prezzo, venduti in cartoni che contribuiscono alla logica del miglior costo. Tra questi anche il primo vino biosolidale a marchio Ekuò: uno chardonnay e un merlot, prodotti secondo natura e provenienti da agricoltura biologica. Vini naturali che rappresentano la solidarietà e il messaggio del bere consapevole e che rispettano pienamente il connubio tra produzione e ritmi della natura. L’obiettivo del nuovo e-commerce è quello di esaltare la natura sociale del vino, coinvolgendo produttori e consumatori in un impegno ecologico ed umanitario.

www.wineforgood.com


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Un nome eloquente corona l’essenza di questo raffinato Prosecco Brut Millesimato, nato dalle migliori uve provenienti da selezionati vigneti aziendali. Prodotto in limited edition, a f f a s c i n a c o n i l s u o p r of u m o i n t e n s o e d e l e g a n t i s s i m o , s p r i g i o n a n d o un sapore invitante e vellutato che seduce i palati più sofisticati. È Fa n t i n e l “ O n e & O n l y ” P r o s e c c o : u n i c o p e r v o c a z i o n e .

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DALLA TERRA AL BICCHIERE: UNA GRANDE STORIA ITALIANA Da più di 160 anni Genagricola segue la vocazione della terra e rappresenta oggi una delle maggiori società agroalimentari italiane. Un patrimonio di esperienza e ricerca che alimenta il gruppo vinicolo Le Tenute di Genagricola: 760 ettari vitati, 5 regioni italiane, 8 tenute, oltre 100 vini. Oggi la storia si rinnova. GenaGricola. Dal 1851 è la terra che ci GuiDa.

Scopri il mondo delle TenuTe di GenaGricola

ViniTaly – pad 4, STand c7-d7 letenutedigenagricola.it


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