KLeINER
FLuG
Genova, 1350
chi è che mi disturba così presto…?
buondì...
per carità, non son io il sommo! Voi conoscete l’animo mio, son soltanto un umile studioso.
Sommo Poeta! Perdonatemi... non ho riconosciuto la vostra voce…
Qual buon vento vi porta qui?
ossignore!
il giubileo, sì! Purtroppo io mancherò, sono vecchio per affrontare un viaggio così lungo....
sempre modesto. Siete il più grande poeta di quella lingua meravigliosa che è il fiorentino!
e io? non son certo un fanciullo... infatti ho bisogno di rinforzare il mio spirito... e qual posto migliore che la vostra biblioteca?
sono di passaggio lungo il mio pellegrinaggio verso il giubileo, a Roma. mi onorate. Tanto più che questo periodo di studiosi se ne vedono pochi, adesso in giro ci sono solo soldati, tutti presi nella loro guerra con venezia.
la guerra è nemica della cultura...
infatti! non diamo corda a chi vuole che si parli della guerra.
da poco mi sono giunte tra le mani alcune edizioni interessanti...
vado a prenderle, aspettatemi!
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e
ma dove... ah! eccolo!
anf pan
t!
arrivo!
mirate...mirate! che volumi! questo è bellissimo, con queste miniature in filo dorato...
e questo?
“Dona praesentis cape laetus horae!”
voi rallegrate la mia giornata! quanto per questo?
speravo quasi non vi accorgeste di questo… ma è giusto che venga nelle vostre mani, voi che siete poeta sì grande!
Belìn, sebbene sia magra consolazione separarsi da una così grande opera d’ingegno dovrò pur mangiare anche io… datemi 100 fiorini!
100 fiorini, certo…
mio buon amico, avete ragione. È che non do peso alle ricchezze…
“Crescentem sequitur cura pecuniam”
con quanto tempo è che venite a genova e ancora non avete imparato che coi mercanti è uso contrattare…!
Vi meritate uno sconto... 90 fiorini?
ecco il poeta... mi tocca salutarti guendalina!
ma avete preso altri libri? mi raccomando, scegliete con cura quelli più pesanti...
se continuate così toccherà prendere una carrozza più grande!
yah!
...superba per uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica signora del mare”
“Vedrai una città regale, addossata ad una collina alpestre...
ferma!
versate la tassa d’uscita dalla città, forestieri! grrr
maggiorata che mi pare trasportiate un carico da mercanti!
Cercato ò sempre solitaria vita (le rive il sanno, et le campagne e i boschi) per fuggir questi ingegni sordi et loschi, che la strada del cielo ànno smarrita;
et se mia voglia in ciò fusse compita, fuor del dolce aere de’ paesi toschi anchor m’avria tra’ suoi bei colli fosche Sorga, ch’a pianger et cantar m’aita.
Ma mia fortuna, a me sempre nemica, mi risospinge al loco ov’io mi sdegno veder nel fango il bel tesoro mio.
A la man ond’io scrivo è fatta amica a questa volta, et non è forse indegno:
Amor sel vide, et sa ‘l madonna et io.
ere!
oven
port
...almeno a genova c’era il bordello! ma tanto pagate voi!
...non capisco perchĂŠ ci dobbiamo fermare qui per la notte...
su, non lamentatevi... dovete assecondare le esigenze di un uomo maturo come me....
...e vedrete che la Curia non tradisce gli uomini di buona fede!
!
ATTENTO! ma che fate?!?!
?
siete furbo voi... andate al giubileo a venderli eh!
belĂŹn ma ve li dovete portare tutti dietro?
vendere...?
tsk! con quanti ne avete...
VIRGILIO!
prendete una stanza alla locanda! e poi caricate dentro i bauli! .
umpf. tenete. che qui ci penso io.
La vita fugge, et non s’arresta una hora, et la morte vien dietro a gran giornate,
et le cose presenti et le passate mi dànno guerra, et le future anchora;
e ‘l rimembrare et l’aspettar m’accora, or quinci or quindi, sí che ‘n veritate,
se non ch’i’ ò di me stesso pietate,
i’ sarei già di questi penser’ fòra.
Tornami avanti, s’alcun dolce mai ebbe ‘l cor tristo; et poi da l’altra parte veggio al mio navigar turbati i vènti;
veggio fortuna in porto, et stanco omai il mio nocchier, et rotte arbore et sarte, e i lumi bei che mirar soglio, spenti.
messer Petrarca!
eravate al castello, me l’ha detto il vostro cocchiere... chissà che belle poesie avete scritto... il mare era bellissimo nè!
oh! madama Luisa!
mai quanto voi!
però avete ragione, ero su a scrivere....
“A quelli che giungono dal mare appare nel lido il porto di Venere e qui - nei colli che ammanta l’ulivo è fama che anche Minerva scordasse per tanta dolcezza Atene - sua patria...”
che belle parole... ma come fate?
sempre in viaggio voi! vi lascio al vostro riposo... ne avete bisogno!
grazie... buonanotte!
quanto vi tratterrete stavolta?
purtroppo solo stanotte. il mio viaggio per Roma è ancora lungo e periglioso!
mmm...
...ulp!
no...
?
francesco...
uh?
laura!
laura! laura!
cosa fai omuncolo?
che sogni? che t’aspetti? ti sei tanto dimenticato delle tue miserie? ?!
o non ricordi di essere mortale?