Verdi. l'amore spezzato

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PAGLIARO

ASCARI

VERDI,

L’AMORE SPEZZATO LA TRAVIATA . OTELLO . AIDA

KLeINER

FLuG


E

pensare che una volta le chiamavano riduzioni. Come se rendere accessibile al grande pubblico un romanzo o la biografia di un personaggio illustre dovesse prevedere per forza di cose una forma di sottrazione e di semplificazione. Ammesso che sia mai stato così (alcuni adattamenti a fumetti di Gianni De Luca o di Sergio Toppi sono tutt’ora considerati dei capolavori della nona arte) non è stato certo questo l’obiettivo mio e di Alberto Pagliaro nel lavoro per il Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena su La Traviata, Otello e Aida. Per portare le opere di Giuseppe Verdi a un pubblico giovane senza tradirne lo spirito abbiamo intrapreso un cammino di segno opposto: le inevitabili differenze tra lirica e fumetto andavano colmate e raccordate aggiungendo materiali, spunti e piani di lettura. La ricerca di una ricchezza e di una complessità nuove è stata inevitabile anche per il tema che accomuna questo trittico: personaggi femminili vibranti, indipendenti e in lotta disperata contro una società che non lascia spazio al sentimento individuale e al perdono. Non sono semplicemente i cuori delle protagoniste a infrangersi; è il senso stesso dell’amore a spezzarsi (insieme alle loro vite) nel confronto impari con un principio prevaricatore e sordo. Tema complesso e oggi, in molte forme, ancora drammaticamente attuale, che meritava lo spazio per essere letto e compreso in tutta la modernità che Verdi ha saputo infondere nel suo lavoro. Abbiamo lavorato sul ritmo, asciugando il libretto all’essenziale e ricostruendo un tessuto di dialogo che potesse supportare l’azione in modo chiaro senza rinunciare alla gamma drammatica e alla presenza dei cori (che tornano trasfigurati in varie forme nelle pagine a seguire) e integrato materiali, spunti e idee all’impianto originale della


storia. Ci siamo così resi conto che la triste storia di Violetta Valéry portava con sé una serie di suggestioni gotiche che si sono evolute nella surreale trasformazione dei convitati in maschere ispirate al periodo cubista di Picasso e nello sciame di piccole morti che accompagnano e sorreggono la traviata negli ultimi momenti di vita. Abbiamo messo al lavoro anche le scenografie per sostenere l’impatto visivo della storia, a volte scomponendole in quinte teatrali, a volte disegnandole ex novo. Confrontandoci infatti con la follia del moro di Venezia, che come un’onda tellurica travolge i personaggi dell’Otello, abbiamo costruito un mondo fantastico ispirato alle scenografie di Virgilio Marchi (e non solo) che potesse mutare e contorcersi in reazione ai sentimenti posti in scena. Così come per rendere il respiro dello schiacciante rapporto di forze che nega ad Aida la felicità abbiamo aperto la scena a paesaggi luminosi e spettacolari e a uno stile grafico che tenesse insieme la plasticità realistica dei personaggi e la rigidità dei geroglifici dell’Antico Egitto. Un lavoro su più piani, impervio e sorprendente, nel quale abbiamo tentato di utilizzare tutti gli strumenti e le soluzioni del linguaggio del fumetto per restituire una nuova lettura, inevitabilmente diversa, ma, speriamo, ricca e inedita sui tre capolavori verdiani. E pensare che una volta le chiamavano riduzioni.



Opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Antonio Ghislanzoni. Tratto da “La signora delle camelie� di Alexandre Dumas (figlio).



Parigi, 1847.

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Dell’èinvigitào l’ora! trascorsa Voi tardaste!

GioFlora... cammo da

Equell’ giocando volar!ore

Flora, amici, D’laaltre notte che resta gioie qui fate brillar!

Epotrete? goder voi

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lom’avogli oed! Alio pisogli acereo ffi d o, Con tal farmaco i mali sopir.

n Alfredo Germont, omolto sigInora, Ecco un altro chelui v’onora; Pochi ami c i a simili sono.

Sì, la alvitagios’ira!ddoppia

Mio Vidistal conte,dono. mercé

Pronto è il tutto?

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i carito sedeteÈ alMieconvi ogni che cor.s’apre

Vero è èdunque? ciò? Nolonde comprendo...

Sempre Alfredo a voi pensa. Cessate! son io perNulla lui. Egra foste, e ogni dì con affanno qui volò, di voi chiese.

Si, ver. egli è

Voi Barone, non feste altrettanto...

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Ed ei solominuto. da qualche Vianno conosco da un soltanto.


Meglio fora aveste taciuto.se

Mi è oso iquel ncresci giovin!

Sarò l’Ebe che versa.

AAlfredo, te dunque,un brindisi!

ch’io bramo iEmmortal quella.come

A meco inPerché? veceeglisimè.pati

Vi fia grato?

Sì.

attenti al cantor!

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Tra voiIl tempo saprò mio di v i d ere ginel ocondo, Tutto è folli a mondo Ci ò che non è piacer.

LicibChe iamolane’bellezza lieti cali ora,aEalavoluttà! fuggevolLibora S’ne’inifinebri iamota dolci Poifremichétiquell’ Che susci l’aalmore, o cchi core Onnipotente va! o

La trivitpaudièo!nel

non s’Quando ami ancora...

Noll’idignora. te a chi

Non reste ora gradi le danze?

oh...

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Nulla, nulla.

Voi soffri te? Che vi turbò?

Ah,ccidierete! n cotal aver guisav’è v’d’uuopo cura dell’esser vostro...

è vero! Sì Glidigrande mavea... enticatoamor

E lo ? potrei

Se miaio foste, custode pe’ vostri vegli soaviedì.rei

non v’iInoganno. dì, felice, eterea, MiEundabalenaste innante, quel dì tremante ViDissiquell’ d’ignoto amoruniamor. ch’è palpi t o Dell’ inaltero, tero, MisCroce terivoerso so,e delizia al cor.

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MiOh,altero! steriamore oso,

Ah,temise! Solo ciò è amiver,stade fuggi io v’néoffro: Amarun non so, soffro così eroico amor.

Io sco. v’obbedi Parto!

A tal giungeste?

Prendete questoquando fiore. Per sarà riportarlo, appassito.

O ciel!... domani

Addio.

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“è strano!“

Inti core Scolpi hoSarìaquegli accenti ! pero meamore? sventura un seri turbataCheanirimsaolvi mia,?o

“Null’ t’accendeva... Oamata gioiamando! auomo Ch’ioancora nonE sdegnarla conobbi , essere Per l’aride follie del viver poss’ mio?”io

A quell’ amorunivch’erso è palpi t o Dell’ intero,Croce Misterie odeli so,zia altero, al cor. Folli e ! deli vano è questo! rio

“Povera sola...”donna,

...abbandonata in questo popoloso deserto che Parigi, che spero orappellano più?

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campagnanei diLapressi Vitenuta olettadi SaidiValery, t Denis, Tre mesi ndopo.

VolaronlagimiàatreVioletta lune Dacché Agì. perE lemepompose lasciò, dovi zie, onori feste!

Chi tel commi se?

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Da Parigi.

Anninvia?eni? Donde

signora,, cocchi, PerE quanto aliLaenarmiaancor cavalli possiede.

Lo spendìo è grande a vi v er qui solinghi...


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