Fia Sola Nuovo Museo Archeologico per Fiesole
Tommaso Ciani
Fia Sola Nuovo Museo archeologico per Fiesole
Relatore prof. Fabrizio F. V. Arrigoni Correlator prof. Giovanni Cardinale
UniversitĂ degli studi di Firenze DiDA | Scuola di Architettura Laurea Magistrale a ciclo unico in Architettura anno accademico 2018/2019
indice
Abstract
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Fiesole: tra leggenda e storia
La Prima cittĂ del Mondo
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Dal Mediovevo al XVIII secolo
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Fiesole moderna
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Il parco archeologico
L'archeologia del paesaggio
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La scoperta dell'area archeologica
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Il Progetto Area di progetto
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Progetto
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Dettagli costruttivi
Struttura
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Maquettes
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Conclusioni
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Bibliografia
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Abstract
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«[ … ] E in su quello poggio cominciò e edeficò la città di Fiesole,[ … ] E fece Attalante murare la detta città di fortissime mura, e di maravigliose pietre e grossezza, e con grandi e forti torri, e una rocca in sulla sommità del monte di grandissima bellezza e fortezza,[ … ] E nota ch’ella fu la prima città edificata nella detta terza parte del mondo chiamata Europia, e però fu nominata Fia sola, cioè prima, sanza altra città abitata nella detta parte.» Fortemente legata alla sua storia, Fiesole ha sempre rappresentato un importante punto strategico per il dominio del territorio circostante che portò, con la crescita dell’egemonia romana, alla sua conquista nel 90 a.C. Segno di queste dominazioni rimane nell’area archeologica che si estende a nord del centro cittadino dove i ritrovamenti di un impianto termale, un teatro, e un tempio etrusco-romano sottolineano il peso che Fiesole ricopriva nell’antichità. Alte mura in macigno cirvondavano la città in epoca etrusca, di cui ne rimane oggi evidente traccia solo per brevi tratti in corrispondenza dell’area archeologica e del versante orientale. L’intervento si inserisce sulla collina ad occidente, sulla cui sommità si stagliava l’acropoli cittadina ed oggi il convento di S. Francesco, ricalcando l’ipotetico tracciato delle mura meridionali. Si propone così la realizzazione di un nuovo museo archeologico per il centro cittadino che abbia la possibilità di ospitare al suo interno i reperti ed i locali per il restauro nonché offrirsi alla città come nuova immagine sul versante fiorentino. Cinque blocchi si innestano sulla collina. Quelli centrali, alti volumi scultorei conclusi in se stessi portano il ricordo della mura e proteggono il cuore degli spazi espositivi mentre gli altri ospitano una piccola sala conferenze ed i laboratori di restauro. Gli spazi museali sono collegati attraverso un percorso che si sviluppa attorno ad una corte verde mentre laboratori e sala conferenze si raggiungono grazie a due piazze che richiamano l’immagine di un brano urbano all’interno del progetto; sulle quali si aprono anche una sala per esposizioni temporanee ed il punto ristoro. Il Museo diventa così una dicotomia tra evocazione della traccia del passato e immagine della città contemporanea.
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Fiesole: tra leggenda e storia
Fiesole: tra leggenda e storia
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Su l’arce onde mirò Fiesole al basso, Dov’or s’infiora la città di Silla, Stagnar livido l’Arno, a lento passo Richiama i francescani un suon di squilla. Su le mura, dal rotto etrusco sasso La lucertola figge la pupilla, E un bosco di cipressi a i venti lasso Ulula, e il vespro solitario brilla. Ma dal clivo lunato a la pianura Il campanil domina allegro, come La risorta nel mille itala gente. O Mino, e nel tuo marmo è la natura Che de’ fanciulli a le ricciute chiome Ride, vergine e madre eternamente.
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Giosuè Carducci, “Fiesole” da Rime Nuove (1861-1887)
Fiesole: tra leggenda e storia
La prima città del mondo. Fiesole da sempre si considera la prima città sorta in Europa e, quindi nel mondo. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi e ciò, unito alle più svariate e contrastanti versioni sulla sua fondazione, spinge a ricercare in un passato leggendario la sua nascita. Giovanni Villani1 nel Nuova Cronica narra la leggenda della fondazione di Fiesole: Atlante, insieme al suo seguito, su suggerimento di Apollo si diresse in Toscana, terra allora disabitata, alla ricerca del luogo più sano e meglio situato per lui che lo stesso Apollo identifico nel colle di Fiesole. Quindi Atlante vi edificò la città di Fiesole che nominò Fia Sola, cioè prima, perché non vi era alcuna città in Europa. Nel corso dei secoli non è certo mancato chi ha tentato di risalire alla data di fondazione della città; lo storico Massimiliano Bagni, ad esempio, sostenne che Atlante fondò Fiesole nel 1625 a.C. 1. Giovanni Villani (Firenze, 1280 – Firenze, 1348) è stato un mercante, storico e cronista italiano, noto soprattutto per aver scritto la Nuova Cronica, un resoconto storico della città di Firenze.
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La leggenda fiesolana è stata rilanciata più volte anche dagli stessi fiorentini per esigenze celebrative: dall'antico centro prima città d''Europa e del Mondo, edificata ancor prima di Troia2 (fondata da Dardano secondo figlio di Altante) e Roma, avrebbe avuto origine anche Firenze. Fiesole dunque madre di Firenze. Ma se per i fiorentini la rappresentazione mitica è attivata dall'esigenza di celebrare le glorie della città in un periodo di forte espansione politica economica e militare, per i fiesolani, al contrario, il mito delle origini serve a legittimare la propria dignità di piccolo capoluogo giurisdizionale nel lungo periodo di decadenza che dalla fine del medioevo alla prima età moderna ha colpito molti antichi centri italiani. L'identità urbana di Fiesole si costituisce dunque sul mito della prima città del mondo e va a formare un linguaggio comunitario a cui fanno costante riferimento i suoi abitanti che si riconoscono in questa storia leggendaria comune; tant'è che ogni anno, in occasione della cerimonia dell'insediamento del gonfaloniere, nella piazza cittadina viene narrata la storia delle sue gloriose origini. La prima vera testimonianza di insediamento sul colle lunato, così chiamato a causa della sua caratteristica conformazione, risale la VI secolo a.C. grazie alle cosiddette stele fiesolane, monumenti a destinazione funeraria realizzati in loco. Per mezzo dell'Arno giunse la colonizzazione etrusca nella piana fiorentina; il fiume era infatti un importante via fluviale per i traffici dell'Etruria3 e per questo necessitava di essere difesa. La città costituiva il centro urbano prevalente in una vasta area estesa dal Mugello a parte del casentino e una parte della valle dell'Arno. Lo sviluppo della città è fortemente legato alla sua posizione lungo le più importanti vie di comunicazione tra le diverse aree geografiche, che porta la sua conformazione, a partire dal IV secolo a.C., ad essere già definita, con mura, porte, edifici monumentali civili e sacri. 2. Dante Alighieri, Paradiso XV, 97-129. 3. Regione geografica dell'Italia centrale, ricompresa tradizionalmente fra Arno e Tevere, dove vissero gli Etruschi e prosperò la civiltà etrusca.
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Pianta di Fiesole, Luigi Bettarini.
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Le mura costituiscono il principale segno a scala paesaggistica dell'insediamento antico, quella possente struttura quadrangolare che proteggeva Fiesole da l'ancora indomita natura circostante, che possiamo ancora apprezzare in corrispondenza dei tratti settentrionale ed occidentale. Nel 217 a.C. Fiesole fu alleata di Roma contro Annibale il quale nella sua discesa verso Roma devastò il territorio fiesolano. Tuttavia esitò nell'attaccare direttamente la città e si limitò alla campagna circostante. Questo perché, come dice il Mancini, essendo Fiesole forte, munita di alte mura e dominante da sopra il suo colle non volle sprecare le proprie forze militari in un lungo assedio4. Sorprendentemente i fiesolani non approfittarono di Annibale per rivoltarsi nuovamente a Roma, ma, anzi, la città si trovò ad affiancare le forze romane nella battaglia di Canne. Nel corso della Guerra Sociale5, Fiesole si schierò contro Roma e, nel 90 a.C., fu messa a ferro e fuoco da Marco Porcio Catone. In seguito durante le lotte tra Silla e Mario, avendo parteggiato per il console democratico Papirio Carbone, Fiesole si vide confiscati da Silla tutti i beni demaniali e municipali. Il territorio fiesolano divenne luogo di agitazioni rivoluzionarie e demagogiche che portò, con la morte di Silla, i plebei a vendicare i soprusi dell'aristocrazia patrizia portandola alla sua fine. Il ritorno alla democrazia fiesolana portò ad un breve periodo di pace che si interruppe quando Lucio Sergio Catilina6 fu accusato da Tullio Cicerone di congiurare contro il Senato. Catilina, di famiglia aristocratica ma caduta in disgrazia, aveva già da tempo iniziato a cercare seguaci fra coloro che erano scontenti dell'oligarchia senatoriale trovando nei fiesolani, in particolare negli etruschi freschi dei rancori del mal governo romano, dei validi alleati. In 4. Mancini N. Orazioni e discorsi sopra l'antica città di Fiesole, Firenze 1729 5. La guerra sociale (dal latino socius, alleato), denominata anche guerra italica (bellum Italicum) o guerra Marsica (bellum Marsicum) dal 91 all'88 a.C. vide opposti Roma e i municipia dell'Italia fin allora alleati del popolo romano. 6. Lucio Sergio Catilina è stato un militare e senatore romano, per lo più noto per la congiura che porta il suo nome, un tentativo di sovvertire la Repubblica romana, e in particolare il potere oligarchico del Senato.
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Veduta del teatro romano nell'area archeologica di Fiesole prima del restauro.
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seguito ad un mandato di cattura emesso da Cicerone, Catilina fuggì verso Fiesole dove lo aspettavano le sue truppe raccogliendo le suo cammino numerosi uomini; nonostante tutto però, a causa delle numerosissime diserzioni, nella battaglia di Piteccio Catilina e i Fiesolani furono sconfitti. Da allora la città assunse l’aspetto tipico di un municipio romano con il Foro, centro politico e commerciale, situato nell’attuale piazza Mino, il Teatro, su modello dei teatri ellenici che sfrutta la naturale pendenza del terreno, le Terme, già presenti fin da epoche precedenti come suggeriscono il Villani, il Boccaccio7 Dante nei loro scritti, ed un nuovo e più grande tempio che andrà a sostituirsi a quello etrusco. Dal medioevo al XVIII secolo Con la discesa dei goti in Italia a seguito della caduta dell'impero romano d'occidente Teodorico8 fu sostenitore di una politica barbarico-romana che lasciava a questi ultimi la realizzazione delle opere di pace. Rispettò e rinnovò la tradizione romana anche nelle espressioni artistiche costruendo la chiesa di S. Apollinare Nuovo a Ravenna e, a Fiesole, S. Pietro in Gerusalemme che poi divenne sant'Alessandro. L'imperatore Giustiniano vide nel 535 d.C. la possibilità di abbattere il regno barbarico sorto in Italia, così da riportare la potenza imperiale nel Mediterraneo. Quando arrivò il momento di sottrarre Firenze e Fiesole ai goti, le truppe bizantine si trovarono molte difficoltà soprattutto con l'assedio di quest'ultima, le cui mura etrusche e la sicura cittadella, unite al valore militare dei goti, costituirono un ostacolo importane alla presa della città. L'assedio fiesolano durò per sette mesi che si concluse con la vittoria bizantina al seguito della quale il comandante Giustino fece distruggere grandissima parte delle mura, soprattutto dal lato che guarda le rive dell'Arno, per far di Firenze l'unico e più importante centro militare. Fiesole fu poi smantellata ed i cittadini 7. Giovanni Boccaccio, Ninfale Fiesolano, 1344-1346. 8. Teodorico è stato re degli Ostrogoti dal 474 e patrizio d'Italia dal 493 al 526, secondo dei re barbari di Roma.
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furono costretti a trasferirsi a Firenze. A partire del VII secolo anche la storia longobarda si intreccio con quella fiesolana. Occuparono la Provincia di Tuscia nel 569 e troviamo a Firenze, negli ultimi anni del loro dominio, un “ Dux civitatis Florentinorum Guibrandus” longobardo9 ma, a causa delle calamità derivate dalle guerre, sembra che, più di Firenze, prediligessero la sicura collina di Fiesole riportandola ad un certo splendore, come dimostra il ritrovamento di numerose sepolture ed oggetti nonché la recente scoperta di un intero cimitero Longobardo. Nel tempo i Vescovi della diocesi di Fiesole acquistarono grande influenza politica unendo alle funzioni religiose quelle civili e governando su di un vasto territorio che comprendeva parte del Casentino, del Valdarno ed del Chianti. Al centro di questi estesi possedimenti furono fondate chiese e conventi che divennero i punti di riferimento più importanti per la vita cittadina. Tra l'XI e il XII Firenze badava soltanto ai propri interessi commerciali, approfittando di ogni occasione per conquistare senza scrupoli nuove terre, accrescendo così la propria potenza; dimostrando in forme piuttosto concrete, l'azione autonoma della cittadinanza fiorentina. Fiesole non riusciva più a rivaleggiare, nei commerci e nelle fabbriche, con Firenze; e né il suo vescovo né i suoi reggitori avevano cercato di esercitare politica indipendente. Qualche disordine ci fu sempre fra fiesolani e fiorentini per ragioni commerciali, ma mai di tale natura da suscitare la necessità di una guerra. A Fiesole non esistevano più tutte le fortificazioni costruite dagli etruschi e dai romani poiché una parte delle mura era stata smantellata durante la guerra goto-bizantina, tuttavia, per la sua posizione, era facile a difendersi e le strade che vi conducevano erano facilmente controllabile. Firenze era giunta ad un tale sviluppo da non sopportare intralci alla sua espansione. Come si conquistava la libertà d'azione 9. “Non pochi cercarono perciò ricovero in Fiesole, alla qual, allor acome sempre,tornarono a vantaggio i danni di Firenze. E si arrivò a tal punto che nella seconda metà del VIII secolo i documenti parlano di Firenze come se fosse divennuta un borgo di Fiesole”, Villari P., I primi due secoli della storia di Firenze, Firenze 1904.
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v c f d l E
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veduta del colle lunato di fiesole,tratto da, "Firenze e la Toscana” di Eugenio Müntz
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per il suo traffico commerciale, distruggendo i castelli feudali che la stringevano da ogni parte, così non poteva tollerare vicino a lei la fortezza naturale di Fiesole che dominava tutta la pianura. Fiesole, valendosi della sua forte posizione, si alleò con i nobili del contado, li accolse nella sua roca, e questi da qui danneggiarono continuamente i mercanti fiorentini che transitavano per la faentina e per le strade del territorio e, più volte, depredarono la campagna fiorentina. La guerra, fra le due città, ebbe inizio, con un futile pretesto, nella primavera del 1123. I fiorentini giudicarono negative le capacità difensive dell'esercito fiesolano, così ritenendoli avversari facili da sottomettere, tentarono subito di risalire il Monte Ceceri fino ad occuparlo. Tuttavia incontrarono una forte resistenza e di là con le baliste cercarono di danneggiare le mura di Fiesole anche se la distanza tra le mura della città e Monte Ceceri era cosi grande che il bombardamento di pietrame non ebbe esito alcuno. Dopo un mese i fiorentini interruppero la guerra e nell'abbandono di M. Ceceri si scontrarono con i fiesolani che riuscirono a cacciarli. Nel 1125, al terzo anno della guerra, i fiorentini decisero di farla finita con Fiesole una volta per tutte, assediandola dai quattro lati per prenderla così con la fame. Un campo fortificato fu posto presso la Badia Fiesolana, un altro sul Monte Magherino, un terzo su Monte Ceceri, ed un quarto sul Monte Rinaldi, di là dalla Valle del Mugnone di fronte a Fiesole, per impedire eventuali approvvigionamenti dalla parte della Faentina. Dopo aver resistito all'assedio per circa dieci settimane i Fiesolani, costretti dalla mancanza di viveri fecero una sortita verso il campo sul Ceceri: ciò fu per loro fatale, perché vennero respinti e inseguiti dai fiorentini che riuscirono a penetrare nella città e a devastarla. I fiesolani furono fatti quasi tutti prigionieri; la cittadella in cima al colle resistette ancora un po', ma infine i difensori della fortezza, che aveva l'ingresso solo dalla parte della città, furono costretti, per la fame, ad arrendersi . Il 12 Settembre 1125 i fiorentini furono così padroni di Fiesole; i fiesolani superstiti ebbero salva la vita ma dovettero assistere alla quasi totale distruzione della loro città.
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I fiorentini furono violenti contro i fiesolani perché in quel momento sapevano di non dover rendere conto a nessuno dei loro misfatti. Buona parte dei fiesolani fu costretta a trasferirsi a Firenze, dove in seguito alcune delle famiglie più ragguardevoli vantavano origine fiesolana. Presto però, nuove case sorsero intorno al palazzo vescovile e alla chiesa di S. Romolo, dove il Vescovo fiesolano Giovanni II era rimasto padrone. I Firenze tuttavia evitò di far valere i diritti di signoria in virtù della loro conquista perché, se non temevano l'autorità imperiale, temevano invece quella pontificia che non avrebbe tollerato un torto al vescovo in persona. Fu così che la diocesi fiesolana fu salva ed il suo vescovo rimase padrone di quel misero gruppo di case superstiti prima avvisaglia del risorgere della città. Il ricordo della battaglia rimase a lungo nel popolo delle due città. Certo che con la distruzione di Fiesole l'indipendenza del Comune fiorentino fu assicurata stabilmente nel 1325 i fiorentini ripristinarono le mura fiesolane, nella paura dell'offensiva di Castruccio Castracani, ribadendo così la notevole importanza strategica del sito. In particolare venne murata la città alta, che dal 1399 ospitò il convento francescano. Giovanni Boccaccio, nella sua opera, considera le pendici della collina fiesolana luogo ameno e teatro ideale per l'immaginario mitologico così, celebrata da Poliziano, frequentata da Lorenzo il Magnifico e da Pico della Mirandola, Fiesole a partire dal Rinascimento viene scelta per la residenza o la villeggiatura delle famiglie benestanti fiorentine. Le ricche case e ville che tuttora si incontrano sulle pendici della collina ne sono la testimonianza. Esempio di una prima rinascita di Fiesole come luogo di villeggiatura per i nobili fiorentini si ha grazie a Villa Medici, la quarta costruita dalla famiglia nei dintorni della città, che risulta essere una delle più antiche e meglio conservate ville medicee nonché la prima che rispetta i canoni definiti dall'Alberti nel suo De re Aedificatoria10. Dal XIV secolo gli abitanti del capoluogo sono in maggior 10. De re ædificatoria è un trattato in dieci libri sull'architettura scritto da Leon Battista Alberti intorno al 1450, durante la sua lunga permanenza a Roma. Universalmente riconosciuto come uno dei principali trattati sulla tecnica delle costruzioni mai realizzati.
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Villa Medici 1480 circa, affresco di Domenico Ghirlandaio (dettaglio), C a p p e l l a Tornabuoni, Santa Maria Novella, Firenze
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• Incoronazione d e l l a Vergine,Beato A n g e l i c o , tempera su tavola, Musée du Louvre, Parigi.
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parte dediti al lavoro di cavatori e scalpellini nelle rinomate cave di pietra serena (materia prima già usata da Etruschi e Romani per architetture e ornati). Fiesole moderna Durante l'occupazione francese, Fiesole fu oggetto di spoliazioni napoleoniche. L'Incoronazione della Vergine di Beato Angelico in origine presso il convento di San Domenico venne requisita e spedita al Louvre dove ancora oggi si trova a causa delle notevoli dimensioni che ne impedirono la restituzione ottenuta da Canova per le altre opere spoliate. Dalla fine del Settecento Fiesole fu uno dei luoghi di soggiorno preferiti dagli stranieri in Italia, che acquistarono le ville già della nobiltà fiorentina, ristrutturandole e dotandole di meravigliosi giardini. A partire dalla seconda metà del XIX secolo a Fiesole si intraprende un vasto lavoro di ricostruzione e di ampliamento urbano, con nuove residenze signorili e abitazioni popolari e borghesi. La cittadina assume fondamentalmente l'aspetto odierno. Oltre a un innumerevole numero di stranieri di passaggio, la cittadina ospitò anche una nutrita comunità di cittadini nordeuropei e statunitensi attirati a Firenze, e a Fiesole di conseguenza, perché tappa principale del grand tour. Tra questi vanno ricordati William Spence, che visse proprio a villa Medici ospitandovi una nutrita colonia di preraffaelliti inglesi, il pittore Arnold Böcklin11, che morì alla villa Bellagio, o John Temple Leader12, ricchissimo inglese, in particolare si innamorò del medioevale castello di Vincigliata e di Maiano che le acquistò nel 1850. Dal 1855 al 1865 avviò un'imponente opera di restauro che creò un nuovo castello di gusto gothic revival. L'intervento non si limitò al solo restauro dell'edificio ma comprese anche i terreni circostanti, rimboschendo le pendici del11. Arnold Böcklin è stato un pittore, disegnatore, scultore e grafico svizzero, nonché uno dei principali esponenti del Simbolismo tedesco (Basilea, 16 ottobre 1827- San Domenico di Fiesole, 16 gennaio 1901). 12. John Temple Leader mecenate e politico inglese (Putney Hill Villa, 7 maggio 1810- Firenze,1 marzo 1903).
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veduta del mastio del castello di Vincigliata , Giacomo Brogi
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la collina con un ricco sottobosco e con piante che si potessero adattare al terreno roccioso. Fu introdotto un tipo di piantagione del cipresso a macchia, intervallato a pini e lecci, e integrato dalla preesistente vegetazione di fustaie, dando luogo ad un insolito bosco di conifere e latifoglie. Il Leader fu affiancato in questa operazione di "architettura ambientale" dall'architetto Giuseppe Fancelli, attivo anche alla vicina villa di Maiano, e dall'esperto di idraulica Alessandro Papini. Nella seconda metà dell'800 Temple Leader acquistò l'antica cava delle Colonne, così chiamata perché le sue pietre erano servite alla costruzione delle colonne della Cappella dei Principi in San Lorenzo. Così facendo salvò in un'unica proprietà le cave abbandonate, salvandole, col senno di poi, dalla speculazione. Il gentiluomo ricreò attorno a sé il fascino del signore medievale e del colto mecenate rinascimentale, arrivando ad esempio a far coniare una propria medaglia con l'iscrizione "Johannes Temple Leader Vincigliatae Dominus". Fece inoltre della sua villa il luogo di accoglienza delle teste coronate dell'epoca. Fiesole, benché il suo territorio sia costellato di beni culturali riferibili a periodi storici che vanno dall'etrusco-romano al medioevale e al moderno, aveva mantenuto fino al 1865 un carattere prevalentemente agricolo. Con il trasferimento della capitale da Torino a Firenze si tentò di adattare la struttura insediativa di Fiesole alle nuove esigenze e di dare un aspetto realmente urbano alla città. Così a partire dal 1866 l'ingegnere comunale Michelangiolo Maiorfi cominciò a studiare un 'piano regolatore' che, dopo una serie di modifiche, fu approvato nel 1875. Negli anni successivi si cominciarono a realizzare i primi interventi con la costruzione di ville per famiglie borghesi sul versante privilegiato con panorama su Firenze in direzione Borgunto e case per operai sul versante opposto. La trasformazione in senso cittadino di Fiesole portò anche alla riorganizzazione della piazza della cattedrale (oggi piazza Mino da Fiesole) che, corredata di panchine e lampioni, si trasformò in area di passeggio e incontro e divenne luogo rappresentativo e di immagine della città, su cui ancora oggi si affacciano il municipio, il museo, la cattedrale
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e il seminario. Anche in conseguenza della costruzione della nuova Via Fiesolana (1839-40), Fiesole stava sempre più affermandosi come meta di un turismo borghese italiano e internazionale. Agli inizi del '900 la città fu ospite anche di alcuni dei più importanti architetti che, con la loro opera, furono i principali interpreti del movimento moderno come Le Corbusier, che visitò Fiesole in occasione del suo viaggio in Italia, e Frank Lloyd Wright, che scelse la città come luogo di fuga dai sui problemi familiari. Durante la seconda guerra mondiale nell'agosto del 1944, fu teatro dell'episodio dei cosiddetti Martiri di Fiesole. Alla fine del mese prese corpo l'iniziativa dei partigiani della Brigata Buozzi che riuscirono a entrare, il 1 settembre, nel centro abitato. In quei giorni i tedeschi minarono anche le cantine del Seminario che tuttavia, con la loro struttura a volta, ammortizzarono l'esplosione. A lungo, dopo la ritirata tedesca, restò il pericolo delle mine da loro lasciate in campi, giardini, case private così come nella base del campanile della Badia Fiesolana. I danni al patrimonio artistico di Fiesole riguardarono in particolare il Duomo, il Museo Bandini, il Convento di San Francesco, la chiesa di Sant'Alessandro, poi oggetto di restauri negli anni seguenti. Un altro architetto legato a Fiesole fu Giovanni Michelucci che si innamorò di questi luoghi a tal punto da dedicare gli ultimi 20 anni della sua vita alla costituzione di una Fondazione, con "lo scopo di contribuire agli studi ed alle ricerche nel campo dell'urbanistica e della architettura moderna e contemporanea, con particolare riferimento ai problemi delle strutture sociali, ospedali, carceri e scuole", proprio nella città. Fiesole rimane ancora fortemente legata alle sue origini e alle tradizioni, fondate sulla pietra e sul lavoro della stessa nonostante le sue cave siano ad oggi chiuse, ed ha acquisito il ruolo di uno dei più importanti siti archeologici d'Italia.
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Le Corbusier, brano tratto da “Lettera ai genitori” in “Il Viaggio in Toscana” 1907
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Frank Lloyd Wright, studio di residenza, Fiesole 1910.
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Siamo andati ieri sera al tramonto sulla collina che domina Firenze e che vide nascere Fra’ Angelico, dove Böcklin abitò così a lungo; siamo saliti a Fiesole, è stato meraviglioso, una rivelazione. Ho capito perché questi grandi del Quattrocento furono come ce li mostrano le loro opere: non erano altro che veri artisti commossi davanti a una natura degna degli Dei. Essi compresero e seppero approfittarne.
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IL PARCO ARCHEOLOGICO
Il Gabinetto del Dottor Caligari, R. Wiene, 1920.
L'archeologia del paesaggio I paesaggio di Fiesole è un paesaggio molteplice: paesaggio di boschi, di campi, di ville, di case coloniche, di cave, di borghi, di chiese, di rovine classiche, di castelli; nell'immaginario collettivo Fiesole è il colle lunato che si affaccia su Firenze, è il leggendario archetipo urbano, la prima città fondata da Atlante, è madre e rivale della maggiore ai suoi piedi, ne è l'origine anche materiale, con le cave del monte Ceceri da cui storicamente è stata cavata la pietra con cui, fra le altre, si è costruita Firenze. La fisionomia a livello paesaggistico Fiesole è mutata di nel tempo rispetto alla sua originaria conformazione ma, come nel più vasto fenomeno della colonizzazione estesa delle campagne fino all'inizio del XX secolo. L'alterazione dei rapporti originari, con l'allargarsi dell'aggregato urbano oltre le mura e col diffondersi delle ville e delle case coloniche lungo le pendici delle colline, non ha comportato una perdita d'identità, bensì una trasformazione equilibrata e armonica. L'aspetto della Fiesole etrusca e romana è però ancora immaginabile, oltre che nel sito archeologico, grazie anche
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IL PARCO ARCHEOLOGICO
alle poche raffigurazioni delle mura nel tratto settentrionale, realizzate prima della creazione della strada carrabile lungo le stesse, vedute che sono le più vicine all'immagine antica che si poteva avere della città giungendo al limitare della sua cinta muraria. A livello percettivo le rovine archeologiche ed il paesaggio fiesolano sono gli elementi che più caratterizzano Fiesole e che l'hanno resa meta eletta di viaggiatori colti fin dalle prime scoperte archeologiche di fine Settecento, e oggi di un turismo selezionato che sale da Firenze per visitare prima di tutto l'area archeologica, una delle più affascinanti d'Italia, con resti etruschi, romani e longobardi godibili in tre ettari di splendido paesaggio collinare Toscano: un luogo che rappresenta di fatto, un vero e proprio parco archeologico,. La storia archeologica di Fiesole non è però solo quella del sito museale, ma più ampiamente riguarda tutto l'impianto urbano, come nel caso di ogni città storica stratificatosi, per modifiche e aggiunte nel corso dei secoli mantenendo però una relazione implicita con la sua conformazione passata. E ancora ben evidente la relazione fra la città antica e il suo genius loci nei materiali costruttivi delle vestigia archeologiche, quella pietra arenaria che ne costituisce il substrato geologico e che prende il nome di pietra serena: così evidente soprattutto nel teatro, dove i vari piani della scena sono ricavati direttamente nella roccia viva. Per quanto riguarda il paesaggio si potrebbe in tutto distinguere fra paesaggio di Fiesole e paesaggio da Fiesole, intendendo nel primo la veduta della cittadina nella sua percezione principale, quella dalla piana, che le ha conferito la definizione di colle lunato, con la città nella sella fra i due colli, e le pendici delle colline punteggiate di chiese, di ville, di case coloniche immerse nella vegetazione; nel secondo, profondamente connaturato all'identità della città, il panorama che si gode da Fiesole, che si articola in quello preponderante, sulla piana e la dominante Firenze, che siede regale al centro di una corona di colline, e in quello commisurato alla sua stessa scala, più intimistico e sommesso, dei colli immediatamente attorno e retrostanti, dove la presenza urbana a sfuma in un digradare progressivo verso la natura incontaminata degli Appennini.
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Scalpellini alla cave di Maiano
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Vi è poi, caratteristico, il paesaggio agrario, che si declina in equilibrata alternanza di insediamenti rurali, coltivati a vite e ulivo organizzati per unità produttive determinate dall'antico assetto mezzadrile e spartiti dai muri a secco dei terrazzamenti o segnati da siepi e cipressi, un articolato insieme di opere idrauliche, e la rete viaria, dalla scala inter-poderale collegata al sistema della viabilità maggiore fra i versanti collinari e verso i passi appenninici e i centri abitati. Il paesaggio naturale, che col precedente è profondamente intersecato, è in realtà esso stesso un paesaggio fortemente antropizzato, vuoi per la presenza del bosco ceduo, per gli insediamenti o case sparse, vuoi perché plasmato dalle cave della famosa pietra color del cielo, o perché spesso coperto da una vegetazione esito di rimboschimenti otto-novecenteschi. Si prenda ad esempio il caso più evidente, quello del Monte Ceceri, che fino all'inizio del XX secolo era completamente brullo per la presenza delle cave, ed è stato poi rimboschito a partire dagli anni 30, o il caso del Castello di Vincigliata, dove nella seconda metà dell'Ottocento insieme alla ricostruzione del complesso architettonico fu ripiantumato tutto il parco. A livello paesaggistico le cave, pur se ormai in disuso, hanno una notevole rilevanza, in quanto costituiscono un'altra memoria per così dire archeologica, essendo traccia di secoli di storia del popolo fiesolano, formato da discendenze di scalpellini. La cultura dell'estrazione e della lavorazione della pietra serena ebbe origine in epoca etrusca nelle cave situate all'interno di Fiesole, poi negli immediati sobborghi, infine si sviluppò ampiamente sul Monte Ceceri dall'epoca medievale fino ai primi decenni del Novecento. Il complesso boscato presenta quali principali specie costituenti il rimboschimento i pini mediterranei, il cipresso comune ed arizonica, il leccio, specie quercine a foglia caduca e latifoglie ed essenze arbustive. Passando ad un'analisi generale del rapporto archeologia-paesaggio, è immediatamente evidente come questo rapporto sia forte e rilevante, per la dimensione territoriale che l'archeologia possiede; essa presenta necessariamente una compressione antropica sul paesaggio, e dunque la tutela non può che essere reciproca. C'è un legame a doppio filo fra il sito archeologico e il contesto
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che lo accoglie, che consente di leggere le relazioni esistenti fra il bene archeologico ed il paesaggio, inteso non più come immagine statica, ma come il frutto di un'evoluzione dinamica. A Fiesole, dove il sito archeologico ha mantenuto una relazione spaziale e visuale con l'intorno non condizionata dallo sviluppo della città, che non ha intaccato le visuali che si godono verso le colline a nord, è possibile una lettura integrata del paesaggio circostante. L'area archeologica si presenta come fosse una riproposizione ridotta di una dimensione maggiore che la travalica inglobando il paesaggio a vista d'occhio. Dunque un paesaggio, quello circostante l'area archeologica di Fiesole, che, stratificatosi e conservatosi nel tempo, ha assunto un doppio valore, culturale in sé per i requisiti d'interesse intrinseco che presentano i beni archeologici, e paesaggistico in relazione al sito e al suo contesto ambientale, rendendo possibile al moderno visitatore, seduto nella cavea, di apprezzare appieno questi valori potendo così parlare di archeologia del paesaggio. Il paesaggio archeologico non è solo il sito o il parco archeologico, ma è quello che corrisponde ancora almeno in parte al contesto di giacenza originario del sito medesimo. L'importanza di tutelare tale contesto discende dal grande valore che questo concetto assume, in quanto significa che l'uomo nella sua evoluzione, non alterandolo, ha continuato a ritenere valide e vitali le ragioni che avevano determinato l'insediamento o la percezione paesaggistica originari. La scoperta dell'area archeologica Poco dopo la vittoria di Firenze sulla città di Fiesole, cominciarono a comparire i primi favolosi racconti sulle origini delle due città, sulle loro continue guerre e infine sulla definitiva vittoria di Firenze. Queste storie sono la trasposizione leggendaria di un contrasto vero che legò, in una lotta continua, le due città. Personaggi favolosi della leggenda fiesolana, come Atlante, o storici ma favolosamente rivisitati - come Catilina o Cesare sono i tasselli di un mosaico che mescolava nel racconto storia e invenzione, in una leggenda il cui unico scopo era quello di esaltare, la gloria di
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L a " b u c a delle Fate", terme romane all'interno d e l l ' a r e a archeologica, 1910.
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Firenze. Senza entrare ancora nel merito delle complesse questioni legate alla leggenda fiesolana, è da citare il caso di quel bagno caldo,con un chiaro riferimento ad una struttura termale, citato più volte nelle fonti letterarie le quali lo indicano come il bagno reale di Catilina: "Dov'è la detta città di Fiesole era un bagno caldo, lo quale era chiamato lo bagno reale di Catilina, lo quale sanava ogni infermitae, e guariva di tutte piaghe, e avealo in tal modo condotto, ch'egli venia da lungi del monte uno migliaio e mezzo, e uscia per una bocca di leone, che parea tutto vivo naturale, lo quale bagno dava grande forza alle membra dell'uomo..."13 . In questi testi non c'è solo un riferimento a una possibile struttura termale ma anche ai resti dell'acquedotto della città con l'indicazione plausibile di una sua provenienza da nord. Non sono noti, al momento, altri elementi utili per comprendere cosa della città antica fosse ancora visibile, ma è certo che l'alone mitologico intorno a una città remota nel tempo e nella storia si andava costituendo. Anche nei secoli seguenti si continuò a raccontare storie e a favoleggiare intessendo leggende e rinverdendo antichi racconti sulle misteriose cavità abitate dalle Fate fiesolane: "Ma chiara esser vider la fama, e'l vamto/ del mio nome io sono pur Fesola Fata/ quela da cui Fie- sole ancor si dice/ quest'alma villa, già Città felice/.../ finché de' Fiorentin l'invida guerra/ con lei distrusse ifigl suoifamosi/ Allor con l'altre Fate an- ch'io sotterra/ entro l'oscura buca mi nascosi/ per pianger quivi il mio scempio fatale/ né più veder irreparabil male"14. Una pianta della città disegnata nel 1688 dal fiesolano Alessandro Pettirossi è utilissima per intravedere, al di sotto di uno spazio urbano in larga parte ruralizzato, la struttura della città antica, nascosta ma in buona parte ancora conservata sotto l'insediamento seicentesco. Nel 1792 tornò casualmente alla luce, nel podere della Cattedrale, parte di una scalinata monumentale che, sul momento, fu attribuita ad un edificio di epoca romana non chiaramente identificabile che però non suscitò interesse particolare: 13. Procopio, La guerra gotica, II, 24, traduzione: COMPARETTI 2005 14. Michelangelo Buonarroti il Giovane, La Trancia, 1612
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ciò che allora si ricercava infatti erano i resti etruschi, prodromi alla nascita di una originale cultura toscana. In quel periodo la zona dell'attuale area archeologica era uno dei possedimenti del Capitolo della Cattedrale di Fiesole che ne era entrato in possesso fin dal Medioevo: fu quindi proprio il Capitolo a stipulare nel 1809 con il barone prussiano Von Shellersheim, grande appassionato di antichità in viaggio per l'Italia, un contratto che consentiva al prussiano di scavare alla ricerca di oggetti preziosi, gli unici che del resto gli interessassero, in quell'area. II barone decise di iniziare le sue ricerche nel punto dove da tempo affioravano i resti dell'antico teatro. "Scavando pertanto aveva scoperto il proseguimento del grosso muro semicircolare, attorno al quale erano gli scalini, o scaglioni di pietra, che formavano le gradinate per gli spettatori nell'anfiteatro, o teatro. Non erano stati scoperti nel principio di questo lavoro, che gli avanzi di sei grandi scalini appresso alle Buche predette i quali mostravamo che sopra dovevano esservene stati altri, per arrivare all'anzidetto muro circolare..."15. Nel corso degli scavi pare fosse scoperta una tomba, forse longobarda, a doppia sepoltura con ricco corredo oggi disperso. Il fiesolano Angelo Bini si occupo della restituzione grafica e della messa in pianta dei resti archeologici della Fiesole antica nell'intento di ricostruire per intero la pianta della città e le sue fortificazioni. Quegli anni furono molto importanti non solo per la progressiva esplorazione dell'Area archeologica ma anche per la scoperta di Fiesole antica: si scavò anche sull'Acropoli davanti alla Basilica di Sant'Alessandro nell'occasione del restauro della chiesa effettuato dal Del Rosso. Durante i lavori di risanamento delle strutture si scoprirono strutture e rinvennero materiali di età etrusca, romana e longobarda. L'area dove sorge la chiesa e la chiesa stessa sono tra le più interessanti di Fiesole dal punto di vista storico e archeologico, ricche ancora oggi di grandi potenzialità per accrescere le nostre 15. Archivio Capitolare di Fiesole, Sezione XVI Miscellanea, Ricordi e Memorie storiche.
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La prima carta archeologica di Fiesole, Angelo Bini, 1812
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conoscenze su questo monumento e su tutta l'area dell'acropoli della città antica nelle diverse epoche della sua frequentazione. Si continuò anche a scavare anche nel podere del Capitolo ma in maniera irregolare, quindi gli scavi si interruppero finché si vennero a creare le condizioni per l'avvio a larga scala delle esplorazioni archeologiche. Nel 1871 il Comune riusci finalmente ad espropriare, per fini di pubblica utilità, tutta l'area del podere del Capitolo e così, alla metà del 1873 si poté cominciare a riportare alla luce il teatro romano. Solo nel 1879, a rimarcare ancora il peso dell'archeologia a Fiesole, nel corso delle imponenti opere di sbancamento per la realizzazione della piazza Garibaldi si scoprirono resti di strutture etrusche e romane nonché le prime tombe del cimitero longobardo che poi è stato portato alla luce in questi ultimi anni. Fu infatti grazie alla presenza della Commissione Archeologica che si poterono recuperare alcuni reperti e mettere in salvo i resti ossei e i corredi funerari delle tombe longobarde rinvenute. E di quegli anni il ritrovamento della lupa bronzea, sempre nell'area dell'attuale piazza Garibaldi, un reperto eccezionale intorno alla cui scoperta però, caso del resto comunissimo a Fiesole, abbiamo scarsissima documentazione. Tra il 1882 e il 1900 proseguono gli scavi per la messa in luce del teatro e delle terme e si dette il via alle esplorazioni nell'area del tempio. Nel 1910 poi, nella parte occidentale dell'area archeologica, dopo che era stato finalmente deviato il tracciato della via di Riorbico, si poté portare alla luce il cimitero di età longobarda nell'area del tempio ritrovando numerose tombe e corredi. Dopo l'interruzione dovuta al primo conflitto mondiale, l'esplorazione nell'Area archeologica riprese e nel 1923 furono portati alla luce tutta la gradinata e il podio del tempio romano. Nel 1931 poi, sul versante meridionale della città, in prossimità di un tratto di mura ancora oggi visibile, si verificò l'eccezionale ritrovamento di 44 bronzetti di una stipe votiva etrusca nell'area di un santuario etrusco arcaico del quale si rinvennero anche alcune strutture. Questo santuario era collocato sul versante meridionale
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C i m i t e r o longobardo nell'area del tempio etruscoromano, 1912
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Teatro romano di Fiesole, acquaforte.
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dell'insediamento, quasi in esatta corrispondenza all'altro sul versate settentrionale: ambedue in una collocazione significativa per delineare l'estensione dell'insediamento anche prima della realizzazione della cinta muraria del IV secolo a.C. In quegli anni l'Area archeologica si avviava prendere il suo aspetto attuale e nel 1952 si concluse l'esplorazione dell'area compresa tra a il teatro e il tempio con la messa in luce dei basamenti rettangolari interpretabili come basi di altari o di monumenti onorari. Gli anni 50 e 60 videro la progressiva messa in luce del tempio etrusco-romano e, nel più ampio contesto urbano, il rinvenimento, nel 1957, delle tombe etrusche in via Matteotti. All'attività di scavo la soprintendenza affiancò anche, sul versante della conservazione e documentazione, il rilievo topografico di tutta l'Area archeologica. Gli anni '80 si caratterizzarono da un lato per il completo restauro e allestimento del Museo Civico, inaugurato nel 1981 e, dall'altro, per due significativi interventi di archeologia urbana, uno dei quali ancora in corso. Il primo, nel 1986, fu sostanzialmente determinato dalla decisione dell'Amministrazione Comunale di realizare un nuovo Centro Civico nell'area retrostante il palazzo Comunale, in piazza Garibaldi. Il secondo invece si realizzò quando, nel corso del restauro dei locali dell'ex Asilo Comunale destinati ad ospitare la raccolta di ceramiche greche, etrusche e della Magna Grecia che il professor Costantini aveva donato nel 1985 al Comune di Fiesole, affiorarono i resti di strutture monumentali della città etrusca. In piazza Garibaldi, gli scavi archeologici misero in luce un edificio con numerosi ambienti: databile al I secolo d.C. esso fu poi riadattato nel corso del Il secolo d.C. e, una volta andato in rovina, su tutto questo spazio urbano della città antica andò a disporsi un cimitero di età longobarda. Lo scavo di quest'area è ancora in corso e le scoperte in essa avvenute sono di eccezionale rilevanza: forniscono infatti informazioni originali e del tutto inedite sulla storia della città a partire dall'età etrusca e hanno riportato alla luce notevolissimi reperti longobardi che hanno dimostrato la grande
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importanza di Fiesole tra VI e VIII secolo. L'ultimo degli interventi nell'Area archeologica fu quello del 2006 con il restauro nel teatro e nelle terme e la realizzazione di un percorso pedonale accessibile ad i portatori di handicap motori e visivi. Fiesole ha ancora oggi un notevole pontenziale archeologico dimostrandosi ancora una volta un centro pluristratificato dell'Etruria settentrionale, molto noto nella letteratura archeologica ma ancora poco conosciuto. L'applicazione di una corretta metodologia di archeologia urbana, che permetta di recuperare il maggior numero possibile di testimonianze arricchendo le attuali conoscenze, e consentendo, nello specifico dell'Area archeologica, un'attivitĂ di conservazione e ricerca programmata; sono i punti cardine per la tutela e la valorizzazione di un parco archeologico tra i piĂš importanti della Toscana.
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L'area archeologica di Fiesole dopo la valorizzazione del 2006.
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inquadramento dell'area di progetto
“Per Piero della Francesca, dunque, il paesaggio in quanto immagine del mondo non è più solo uno sfondo, ma è un “ambiente”. Non è uno scenario, ma un luogo della mente. Non è astratto né immaginario, ma non è neppure soltanto osservazione della realtà”. Henri Focillon
L'area di progetto L'area di studio, situata sul versante meridionale del colle di San Francesco, è caratterizzata dal forte binomio uomo-natura. Si può notare, infatti, come tutto il versante meridionale sia scandito da macchie di vegetazione spontanea, come pini, cipressi, e lecci, alternate a decisi filari di ulivi e ville nobiliari, ritmo che incontra la pausa nella grande terrazza panoramica, ai piedi dell'antica acropoli, che domina il paesaggio circostante. Attraversando la via vecchia fiesolana, storica strada di accesso alla città, si incontra l'ex-ospedale di Sant'Antonino, ora area di progetto, elemento che domina il versante offrendo, dal suo interno e dalle terrazze, viste mozzafiato sulla valle dell'Arno e su Firenze. L'edificio, composto da due corpi principali ben differenti tra loro, presenta un primo elemento, più a ridosso alla strada, caratterizzato dalla struttura in calcestruzzo armato a faccia vista e una distribuzione a ballatoio; ed un secondo manufatto dalla struttura più semplice con aperture ordinate e facciata intonacata. L'ospedale verte, da quasi 20 anni, in terribili condizioni di degra-
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do e abbandono che ne rendono quasi impossibile il recupero. Il progetto va quindi a prendere il posto delle strutture presenti al fine di ridare alla città ed ai cittadini un brano di storia attualmente abbandonato, nonché uno degli affacci migliori che Fiesole presenta sulla valle. Progetto L'intervento propone la realizzazione di una nuova sede per il Museo Archeologico di Fiesole, al fine di valorizzare quell'istituzione che da ormai più di cento anni ha fatto della città uno dei siti archeologici più importanti della Toscana. Il progetto, individuabile fin dalla valle fiorentina, si inserisce nella collina con forza, andando a plasmare una nuova immagine della città attraverso cinque alti volumi scultorei che ricalcano l'ipotetico tracciato delle imponenti mura etrusche. Il complesso ha sviluppo longitudinale e si costituisce di tre elementi principali: il museo archeologico, con annessi sala per le esposizioni temporanee e il punto ristoro, la piccola sala conferenze e il centro di ricerca e restauro. Il museo, cuore dell'intero progetto, è legato agli altri volumi tramite due piazze lapidee che richiamano un frammento urbano, da queste è possibile accedere ad un percorso pedonale che, arrampicandosi sulla collina, permette di raggiungere la terrazza panoramica del Parco della Rimembranza, ai piedi dell'antica acropoli, offrendo la costante scoperta di scorci intimi su Firenze, Fiesole ed il paesaggio agricolo che le circonda. Un secondo e più breve percorso scende verso valle dove sono situati i parcheggi dei dipendenti e la zona di carico e scarico merci, questa via trova il suo accesso al progetto attraverso un passaggio interrato che giunge al volume antistante la piazza occidentale, collegando tutti i vani tecnici dell'edificio. L'elemento naturale, ed il rapporto con esso, viene costantemente rievocato all'interno del progetto attraverso le due corti interne che fungono da scenografia per le esposizioni. I tre alti volumi scultorei, contenenti il museo, si presentano
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Fotoinserimento da via Fiesolana
Il progetto
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planivolumetrico
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_Livello 1 Laboratori di restauro uffici servizi igienici _Livello 0 Sala conferenze Hall comune Esposizione temporanea servizi igienici Museo archeologico foyer
spazi espositivi Punto ristoro
servizi igienici Laboratori di restauro laboratori
servizi igienici
_Livello -1 A.Museo archeologico
spazi espositive
sala multimediale
servizi igienici
spazio per impianti
magazzini
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chiusi in se stessi, disposti al confronto con il paesaggio tramite un' unica apertura al livello inferiore data da grandi vetrate che interrompono, solo in quel frangente, la continuità del rivestimento. Gli angoli irregolari che li caratterizzano, derivati dall'andamento del suolo e dalla volontà di offrire inquadrature sempre diverse al visitatore, producono, nel arco della giornata, giochi di ombre sempre diversi. I volumi della sala conferenze e dei laboratori si contrappongono alle sale espositive aprendosi al paesaggio con grandi vetrate a tutta altezza, caratterizzate da un denso tema di facciata a montanti verticali che aiuta a schermare la luce diretta. Il rivestimento in calcestruzzo stratificato, tramite il cromatismo, porta il ricordo della pietra sedimentaria di cui è composta la collina restituendo una lettura contemporanea delle mura che sorgevano in quell'area. Il progetto trova il suo accesso principale su via vecchia fiesolana, nella stessa posizione dell'ex ospedale. Il viandante si imbatte così nella prima piazza che, racchiusa tra i volumi della sala conferenze e dell'esposizione temporanea, cela la vista su Firenze fino al raggiungimento dell'ingresso al museo dove un grande affaccio permette di riscoprire il paesaggio. La pavimentazione è composta da due materiali distinti, separati da un piccolo ricorso in cemento bianco: la pietra serena, usata fin dagli etruschi per le pavimentazioni di strade e piazze, conduce il visitatore verso il museo sottolineando sia il legame con la storia, sia la vocazione contemporanea narrata tramite l'utilizzo del calcestruzzo architettonico che costeggia la sala conferenze. Una bianca e sottile pensilina in calcestruzzo sottolinea gli accessi ai corpi principali. Il museo si distingue come un corpo unitario, che si sviluppa attorno ad una corte, a monte della quale sono annessi i due volumi contenenti la sala per le esposizioni temporanee e il punto ristoro che si relazionano l'un l'altro attraverso una seconda corte verde. Il foyer d'ingresso è segnalato da un grande bancone in legno di noce che rivela anche essere la soluzione d'angolo per la distribuzione tra museo archeologico ed esposizione temporanea
La Piazza
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Prospetto
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Pianta piano terra
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che si apre alla destra dello stesso. Tutte le superfici verticali, negli interni, sono trattate con calcestruzzo chiaro lasciato a faccia vista, di cui si compone anche la struttura portante dell'edificio. La pavimentazione, elemento di contrasto principale, presenta una finitura in cemento spatolato grigio che richiama i toni delle antiche pavimentazioni. La sala per le esposizioni temporanee, con un altezza costante di 6,20 metri, segue il principio della scatola bianca: vuole essere infatti uno spazio semplice e quanto più possibile libero e flessibile per permettere di creare, di volta in volta, le condizioni ideali per ogni tipo di esposizione. Rimanendo per lo più cieco, il volume si apre in due momenti: una vetrata, alla sinistra dell'ingresso, si affaccia sulla corte a monte cercando sempre un rapporto con l'elemento naturale, se pur a vocazione più antropizzata; l'altra invece si apre in corrispondenza della piazza d'ingresso con la duplice valenza di incuriosire il visitatore dall'esterno e di riuscire a traguardare l'orizzonte, dall'interno, grazie all'affaccio che si crea tra sala conferenza e museo. Gli spazi di servizio sono collocati all'estremità della sala, in prossimità della via vecchia fiesolana, dove si trovano un piccolo bagno, ad utilizzo esclusivo dell'esposizione temporanea, delle scale di servizio per l'accessibilità alle coperture e il portellone di scarico per permettere ad opere di maggiori dimensioni di entrare nella sala. In continuità con il foyer si sviluppa un ampio corridoio, che costituisce il preludio all'esposizione temporanea, dove, sotto un cielo di vetro satinato bianco che bagna di luce diffusa tutto l'ambiente, viene percorsa l'evoluzione di Fiesole e la scoperta della sua area archeologica. Il soffitto, costituito da una doppia pelle di vetro, sorretto da una struttura metallica, permette sia il passaggio della luce naturale sia funge da sostegno ad un sistema di illuminazione a led che, in caso di necessità, aiuta l'illuminazione dello spazio. Il percorso espositivo conduce a tre grandi volumi principali che, alla quota dell'ingresso, non mostrano la loro volumetria; le sale sono scavate all'interno dei corpi e sono caratterizzate da superfici
Foyer
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sezione trasversale
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Pianta piano seminterrato
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scultoree che modellano lo spazio dolcemente tramite la luce diffusa che entra dalle grandi vetrate esposte a nord. L'esposizione di fregi, steli e pavimentazioni si concentra sulle grandi pareti inclinate rivestite con una lamina metallica scura che funge da fondale. Una grande scala elicoidale in acciaio scuro, costretta dalla muratura, conduce al piano inferiore dell'edificio. La discesa viene accompagnata del progressivo attenuarsi della luce naturale proveniente del grande lucernario, con le medesime caratteristiche del cielo che copre il percorso d'ingresso. Il percorso espositivo prosegue in una sala dal forte sviluppo longitudinale amplificato da una costrizione dello spazio con un altezza di 2,70 metri dove sono raccolte le collezioni di utensili, vasi, e piccole statue. Una finestra a nastro prosegue per tutta la lunghezza della sala, affacciandosi sulla corte attorno alla quale si articola l'esposizione permanente, costeggiata da una seduta in legno che permette un momento di sosta al visitatore. L'elemento naturale, finora negato nel percorso espositivo, si ritrova a questo livello, pur non avendo un rapporto con il paesaggio, attraverso la corte verde che mantiene una aspetto piÚ naturale e meno antropizzato. L'apertura della finestra per tutta la luce della parete è possibile grazie ad una struttura a portali in calcestruzzo armato, arretrata rispetto al filo dell'infisso, che scandisce lo spazio dando ritmo alle aperture, le quali hanno la possibilità di essere schermate grazie ad un sistema di tendaggi che scendono dall'alto. L'illuminazione della sala, oltre all'apertura, avviene sia tramite una lunga e stretta fessura nel contro soffitto, costituito da pannelli in fibracemento, e sia attraverso un'illuminazione indipendente propria di ogni espositore, espositori pensati per presentare al meglio ogni reperto con l'unica costante di essere costituiti in ferro scuro spazzolato. Una piccola sala multimediale si apre al termine dell'ambiente per permettere la visione di video ed interviste che meglio possono spiegare l'evoluzione e la creazione del Parco Archeologico di Fiesole. Attraverso la sala principale si ha anche l'accesso, oltre che ai servizi igienici, ai magazzini del museo e dei laboratori di restauro evidenziando cosÏ un rapporto diretto tra esposizione e conservazione. I tre volumi principali al piano inferiore si compongono di due momenti. All'ingresso della sala uno spazio basso e scuro accoglie il visitatore, enfatizzando la pesantezza della struttura, dove sono esposti reperti di medio-piccole dimensioni, mentre, spostandosi verso la grande apertura, si ritrova il rapporto con il paesaggio, Esposizione lo spazio improvvisamente si decomprime in un grande doppio volume, da cui
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sezioni trasversali
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sezioni longitudinali
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piove luce zenitale tramite un lucernario. L'ambiente della sala al piano superiore sembra così essere un elemento scultoreo sospeso e scavato all'interno dello spazio. I piccoli momenti di risulta tra i tre grandi volumi espositivi diventano, ad entrambi i piani, gli elementi di collegamento tra essi; tuttavia si declinano, di volta in volta, in modo diverso: al piano superiore restano ciechi, per impedire un rapporto con l'esterno, trovando l'occasione per diventare nicchie dedicate all'esposizione di piccoli ma significativi reperti, mentre al piano inferiore si aprono, tramite una parete vetrata, offrendo scorci sulla città indirizzati dai coni visivi dati dall'inclinazione planimetrica delle pareti dei vari blocchi. Il bar e i laboratori di restauro, che si affacciano sulla piazza più ad occidente, sono raggiungibili attraverso i percorsi pedonali esterni o dal museo stesso, e sono collegati al museo mediante una leggera piastra in calcestruzzo armato bianco che presenta un apertura circolare. Al bar è possibile accedere direttamente anche dal percorso iniziale del museo e, specularmente alla sala di esposizione temporanea, presenta una vetrata sulla corte alta permettendo ad esso di utilizzarla come sua estensione nel verde. La corte verde si configura anche come punto di sosta, indipendente al museo, per coloro che, dal Parco della Rimembranza, discendono dalla collina per tornare alla piazza centrale di Fiesole. I laboratori, oltre che dalla piazza, sono accessibili dal piano inferiore, dove sono collocati i magazzini e la centrale termica, permettendo così di raggiungere, attraverso un percorso caldo all'interno della piccola torre di risalita, il parcheggio dei dipendenti situato a valle dell'edificio. L'edificio si sviluppa su due livelli: alla quota della piazza sono situati gli spazi prettamente dedicati al restauro delle opere, essendo facilmente collegato alla zona di stoccaggio; mentre al piano superiore sono situati gli uffici amministrativi del museo. Ad entrambi i livelli la distribuzione avviene tramite un corridoio sul lato nord dell'edificio che permette l'accesso agli uffici ed ai laboratori che sono stati pensati per concedere grande flessibilità alla disposizione dell'arredo in modo da accogliere reperti di natura differente. La grande vetrata esposta a sud su cui si affaccia l'edificio, oltre a presentare un serrato ritmo di frangisole verticale, può essere schermata attraverso un sistema automatizzato di tende. L'ingresso alla sala conferenze è situato sul lato a nord del fabbricato, aprendosi direttamente sulla piazza d'ingresso. La sua posizione, così vicina alla strada di accesso • e che precede l'ingresso del museo, permette alla sala di essere agibile indipenden- Esposizione sala temente dalle altre funzioni del progetto a cui si lega tramite la sottile pensilina che permanente, principale
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corona anche l'ingresso museale. Un piccolo foyer, su cui si affacciano il guardaroba e l'accesso ai servizi, conduce verso la grande vetrata che caratterizza il fronte a valle dell'edificio. Questa vetrata, a differenza di quella dei laboratori, si divide in tre registri: i due registri superiori presentano un ritmo più serrato, quasi a celare uno scorcio verso il cielo, diventando un forte schermo per la luce naturale; mentre al registro inferiore il modulo si raddoppia, facendo penetrare più luce e soprattutto fornendo al visitatore un altro affaccio sulla città. Un largo distributivo costeggia la vetrata che accompagna verso l'ingresso vero e proprio della piccola sala conferenze da settanta posti. Questo risulta essere l'unico ambiente del progetto che, per motivi legati all'acustica, nasconde la struttura portante; una boiserie in radica riveste la sala fino all'altezza di 2,50 metri per poi lasciare il posto a grandi pannelli di materiale fonoassorbente nei quali sono inseriti i faretti d'illuminazione. Dettagli costruttivi Tutto l'intervento mantiene una certa uniformità, sia nelle scelte architettoniche e volumetriche, sia per quanto riguarda le scelte materiche effettuate. La struttura è composta da setti in calcestruzzo armato con i solai costituiti da travi in acciaio, per facilitarne la messa in opera. All'esterno tutto il progetto è rivestito in calcestruzzo stratificato, chiaro riferimento alle cave di pietra sedimentaria che al loro interno mostrano la stratificazione geologica della collina. Per ottenere questo effetto il cemento viene impastato giorno per giorno in maniera differente grazie all'utilizzo di una certa varietà di inerti e talvolta di pigmenti. Gli infissi, invece, sono in acciaio scuro, in contrasto con il colore del cemento e in riferimento all'età del ferro, epoca in cui Fiesole vide il suo primo sviluppo. Le pensiline e le scossaline sono in cemento bianco che aiuta a dare maggior definizione alle volumetrie degli edifici. Negli interni il calcestruzzo dei setti verticali è finito attraverso lo studio delle casseforme utilizzate per definirne la scansione. I soffitti , anch'essi di colore chiaro, sono realizzati in pannelli di fibrocemento con finitura ad effetto calcestruzzo. Un forte elemento di contrasto è dato dalla pavimentazione, uniforme nell'interno progetto, in calcestruzzo spatolato e lucidato scuro. Il primo dettaglio costruttivo rivela la struttura di una delle grandi sale espositive che si affaccia sulla valle con la fascia vetrata al piano inferiore. L'apertura di questo nastro su tutto il lato della sala è permessa grazie alla parete in calcestruzzo sovrastante che, con un particolare sistema si armatura, a livello strutturale si comporta come • una trave. I piani scultorei, di cui è composta la sala espositiva al piano superiore sala conferenze
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Legenda 1_Solaio di copertura miscela di sedum substrato di terra strato drenante strato di stoccaggio idrico strato impermeabile antiradice strato isolante ad alta densitĂ barriera al vapore massetto di pendenza (2%) massetto + rete elettrosaldata trave in calcestruzzo
82 mm 100 mm 10 mm 50 mm 1000x600mm
2_Attacco Parete - lucernario scossalina rivestimento in cemento stratificato strato isolante ad alta densitĂ 100 mm trave parete in calcestruzzo armato 600mm telaio infisso in alluminio per lucernario vetro temperato tripla camera 3_Finestra telaio infisso in alluminio vetro temperato tripla camera montante per sistema oscurante 4_Solaio interno pavimentazione in cls lucidato calcestruzzo alleggerito porta impianti membrana fonoassorbente 50mm massetto + rete elettrosaldata 150 mm collettori Nelson trave in acciaio IPE 600 squadretta di connessione acciaio calcestruzzo sostegni controsoffitto pannelli fonoassorbenti 40 mm pannelli fibracemetno 30 mm luci led a incasso 5_Solaio controterra pavimentazione in cls lucidato strato isolante ad alta densitĂ 100 mm barriera al vapore 10 mm massetto + rete elettrosaldata 100 mm vespaio ventilato cupolex magrone 100 mm fondazione a travi rovesce membrana impermeabilizzante antiradice terreno
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Legenda 1_Solaio di copertura miscela di sedum substrato di terra strato drenante strato di stoccaggio idrico strato impermeabile antiradice strato isolante ad alta densitĂ barriera al vapore massetto di pendenza (2%) massetto + rete elettrosaldata trave in acciaio IPE 600 sostegni controsoffitto pannelli fonoassorbenti luci led a incasso
82 mm 100 mm 10 mm 50 mm 40 mm
2_Attacco parete vetrata - solaio di copertura scossalina strato isolante ad alta densitĂ 100mm massetto in calcestruzzo alleggerito trave in acciaio IPE 600 oscurante automatizzato telaio infisso in alluminio vetro temperato tripla camera frangisole autoportante con profilati in acciaio vetro temperato tripla camera 3_Parete interna struttura portante in calcestruzzo armato telaio portafinestra in alluminio vetro temperato camera singola montante per sistema oscurante boiserie in legno 4_Parete esterna controterra rivestimento in cemento stratificato strato isolante ad alta densitĂ 100 mm muratura portante in calcestruzzo armato 400mm barriera al vapore 10mm terreno 5_Solaio controterra pavimentazione in cls lucidato strato isolante ad alta densitĂ 100 mm barriera al vapore 10 mm massetto + rete elettrosaldata 100 mm vespaio ventilato cupolex magrone 100 mm fondazione a travi rovesce membrana impermeabilizzante antiradice terreno
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sala conferenze
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che si affaccia sul doppio volume, sono sorretti internamente da un setto verticale in calcestruzzo che ricopre il ruolo di tirante delle due sottili solette in calcestruzzo. Il solaio è composto da una trave di bordo in calcestruzzo che attraversa longitudinalmente il volume alla quale si agganciano le travi in acciaio IPE 600, realizzate con asole di alleggerimento per far passare gli impianti. Il massetto viene gettato direttamente sull'orditura principale grazie all'utilizzo di connettori. Nei volumi dell'esposizione il solaio di copertura è realizzato con travi in calcestruzzo armato. All'esterno tutti i solai di copertura sono trattati a tetto giardino con l'utilizzo di sedum per permettere alla struttura di nascondersi, almeno in parte, alla vista delle visitatore che percorre i percorsi pedonali. Il secondo dettaglio invece è esplicativo delle grandi pareti vetrate, che caratterizzano la sala conferenze ed i laboratori di restauro, schermate a sud da un serrato frangisole verticale autoportante, con sessanta centimetri di profondità, che supporta anche gli infissi. Il solaio di copertura, come in tutte le altre parti del progetto, è costituito da travi in acciaio IPE 600 con il massetto gettato direttamente su esse grazie all'utilizzo di casseforme e connettori acciaio-calcestruzzo. Le travi terminano con un piccolo sbalzo verso la vetrata, pur non attaccandosi ad essa, restando arretrate rispetto al filo dell'infisso per creare una tasca in cui viene celato il sistema di schermatura della vetrata tramite tende automatizzate. All'interno la sala conferenze è rivestita in radica di noce nella parte inferiore, tenendo il filo con le aperture, mentre nella parte superiore pannelli di materiale fonoassorbente bianco, di 170x170 cm, rivestono tutta la sala. L'impianto di illuminazione, così come il riscaldamento, è inserito nel controsoffitto. Struttura La struttura dell'edificio, come già detto in precedenza è costituita interamente in calcestruzzo armato, per quanto riguarda gli elementi verticali mentre i solai, tralasciando i solai di copertura delle sale espositive, sono realizzati con travi in acciaio.
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Dalla pianta sovrapposta dei due livelli dell'edificio si nota come si necessaria una continuità in altezza delle strutture portanti verticali che mantengono uno spessore costante di 40cm. In corrispondenza dei blocchi museali lo spessore murario si allarga fino ad arrivare si 60cm, soluzione necessaria a causa della grande altezza dei volumi. La fascia a monte del progetto, che corrisponde al bar e alla sala d'esposizione temporanea, presenta un forte andamento longitudinale che non è favorevole a bilanciare la spinta della collina e le azioni sismiche se non fosse per le due aperture sulla corte che grazie ad un telaio in acciaio dietro l'infisso hanno la funzione di controvento. Le pareti che sovrastano le vetrate dei blocchi espositivi, così come la lunga parete espositiva del foyer, si caratterizzano per la particolare tipologia di armatura al loro interno che fanno assimilare il loro comportamento a quello di una trave. L'ancoraggio tra le pareti in calcestruzzo e la struttura orizzontale in acciaio avviene tramite l'utilizzo di squadrette in acciaio, ancorate al calcestruzzo, sulle quali vengono fissate con dei bulloni le travi stesse. Per il progetto, viste le sue dimensioni e gli elementi scultorie che lo caratterizzano, si è scelto di utilizzare del calcestruzzo autocompattante; di conseguenza è stato necessario un approfondimento sul tema delle cassaforme a causa della maggior spinta che il cls autocompattante esercita su esse. I calcestruzzi autocompattanti sono conglomerati cementizi così fluidi, da poter essere messi in opera più velocemente e senza richiedere alcuno sforzo di compattazione e, oltre ad essere molto fluidi devono anche essere privi di segregazione e confezionati con un basso rapporto acqua-cemento grazie alla presenza di additivi superfluidificanti. I moderni SCC rappresentano l’esasperazione tecnologica delle due più importanti proprietà: la fluidità e l’assenza di segregazione. In aggiunta viene introdotto il concetto di “capacità di passare” (passing ability, in inglese) attraverso spazi ridotti quali, per esempio, quelli tra le armature metalliche. Importanti sono gli aspetti esecutivi dell’utilizzo
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2.80 16.30
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3.35
0.40
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12.10
7.10
6.60 3.00
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3.00 5.70
assonometria strutturale
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4.50
7.50
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8.30
6.05
4.90
7.40 7.40
8.65 10.40
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10.60 13.45
15.75
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14.10 14.00
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16.50
15.80
4.50 3.50
11.90 9.00
8.40
piante sovrapposte 4.50 11.25
11.25
Piani fuoriterra 11.25
27.00
3.15
4.50
Piano seminterrato
7.50
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8.65 10.40
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Piani fuoriterra 3.15
sezioni strutturali
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Piano seminterrato
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6.05
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8.65 10.40
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Il progetto
trave parete in cls_ 400mm
soletta in cls 150mm
armatura longitudinale ø 20
connettori acciao calcestruzzo
staffe ø 10
trave in cls 1200x600mm
trave in acciaio IPE 600 copriferro 30mm
bullone di ancoraggio squadretta di connessione acciaio calcestruzzo 150x150mm
pilastro in calcestruzzo 1200x400mm
dettaglio attacco acciaiocalcestruzzo
dettaglio solaio
armatura trasversale ø 20
soletta in cls 150mm
connettori acciao calcestruzzo 120mm
armatura longitudinale ø 20
copriferro 30mm
trave in acciaio IPE 600
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degli SCC, in particolare è molto importante l’organizzazione logistica del cantiere e un flusso continuo del materiale per realizzare strutture monolitiche senza riprese di getto; inoltre, per i getti entro casseri è molto importante l’impiego di casseforme robuste e prive di perdite in corrispondenza dei giunti. D’altra parte, la creatività dei progettisti potrà realizzarsi attraverso nuove forme, molto complesse e con la possibilità anche di scegliere un materiale colorato, levigato, ed impreziosito in superficie come se fosse un marmo, tutto da progettare nella struttura, nella forma e nel colore. Altri aspetti positivi nell’impiego dell’SCC sono: • una migliore produttività dell’impresa che può ridurre significativamente i tempi ed i costi dei getti con analoghe conseguenze sui tempi e sui costi di tutta l’opera; • un miglioramento nella omogeneità nel calcestruzzo in opera che, per grado di compattazione e per resistenza meccanica può realisticamente eguagliare le corrispondenti prestazione dei provini prelevati in corso d’opera Il calcestruzzo faccia a vista è diventato uno dei più importanti strumenti di design dell’architettura moderna. Nessun altro materiale da costruzione può infatti essere utilizzato e trattato in modo così versatile. Per questo motivo il calcestruzzo viene utilizzato in moltissimi progetti costruttivi. Grazie alla facilità di lavorazione del calcestruzzo fresco, abbinata all’impiego di adeguati sistemi di casseforme e pannelli di rivestimento, è possibile ottenere di fatto ogni forma architettonica con un’altissima qualità del risultato estetico. Grazie all’evoluzione dei materiali da costruzione, inoltre, si hanno a disposizione ulteriori campi di applicazione grazie ai nuovi tipi di calcestruzzo, come quello ad alta resistenza, leggermente compattato e auto-compattante o il calcestruzzo fibrorinforzato. I sistemi di casseforme per pareti possono essere suddivisi in casseforme a telaio e a travi. La cassaforma a telaio è oggi la più untilizzata dalle imprese di costruzione per la realizzazione delle pareti in calcestruzzo. Il loro nome deriva da
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un telaio perimetrale che protegge da sollecitazioni meccaniche i bordi del pannello di rivestimento, inserito al suo interno. I giunti tra questi due elementi determinano la caratteristica impronta che questo tipo di cassaforma imprime alla superficie del calcestruzzo. Il telaio, in acciaio o alluminio, è inoltre utilizzato per la messa in opera degli ancoraggi della cassaforma e come punto di aggancio dei componenti di congiunzione e dei dispositivi di movimentazione. Le casseforme a travi vengono oggi utilizzate più raramente e principalmente per progetti particolari. Il loro nome deriva dall’impiego di travi in legno o metallo. Travi, correnti in acciaio e pannelli di rivestimento abbinabili liberamente sono le parti che costituiscono i moduli preassemblati, le cosiddette unità di cassaforma. I correnti in acciaio sono utilizzati per collegare i singoli moduli tra loro e come elementi di supporto per i tiranti. Maquettes Per la migliore comprensione possibile delle volumetrie, della spazialità urbana e architettonica del progetto di tesi, oltre agli elaborati grafici, sono stati realizzati tre modelli in cartonlegno. Il primo, con un ingombro di 60x60 centimetri, rappresenta una scala urbana (1:1000) del contesto in cui il progetto si inserisce e definisce il suo rapporto con un la città e il territorio. Il secondo, di 75x60 centimetri, scende ad un livello più architettonico (1:200), mostra più nel dettaglio le volumetrie del progetto. Il terzo, e ultimo, analizza uno dei blocchi delle sale espositive, scendendo in una scala più di dettaglio (1:50). Il modello aiuta a comprendere lo spazio interno, il rapporto tra le stanze sui vari piani e il tipo di luce naturale che si ha nei vari ambienti.
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Modello scala 1:1000, vista zenitale.
M 1 v
Modello scala 1:1000, vista volo d'uccello.
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Modello scala 1:1000, vista frontale.
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Modello scala 1:200, vista zenitale.
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Modello scala 1:200, vista volo d'uccello.
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Modello scala 1:1000, vista frontale.
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Modello scala 1:50, vista accidentale.
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Modello scala 1:50, vista frontale.
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Modello scala 1:50, vista interna.
M 1 i
Modello scala 1:50, vista interna.
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scorcio sul paesaggio
Conclusioni
Architettura e natura sono in conflitto perenne a partire da una coincidenza originaria. Questa coincidenza è nelle grotte, nelle capanne derivate, e non solo per i materiali, degli alberi; dalla posizione isolata come struttura insediativa ma anche come "archetipo" che tiene assieme i concetti di territorialità controllata, di ascesa, di possibilità di proteggersi ma anche di offendere. Franco Purini, Luogo e progetto, 1976 Fiesole, località immersa nella storia, è legata a doppio filo con il luogo in cui sorge, motivo e simbolo del suo prestigio che, allo stesso tempo, è stato continuamente modificato dall'uomo per la costruzione della città. Così, durante l'intero iter progettuale si è sempre ricercato quella relazione con il paesaggio e il luogo che caratterizza, oggi come in passato, Fiesole e il suo territorio. L'intervento va a sostituire lo scheletro dell'ex-ospedale di Sant'Antonino, permettendo così alla città ed ai cittadini di riappropriarsi di quell'area, che ormai da più di venti anni, risulta inaccessibile. Ricreando al suo interno, attraverso il sistema di piazze e di percorsi pedonali immersi nella natura che si inerpicano sulla collina, brani di città di cui collettività può usufruire, l'edificio si propone come nuova centralità all'interno del contesto cittadino attraverso tutte le sue funzioni che, da un lato, sottolineano il rapporto della città con le sue origini e dall'altro, attraverso la sala conferenze e l'esposizione temporanea, li coinvolgono in un dialogo con la contemporaneità. Un progetto che si inserisce senza timore sul versante privilegiato della collina, dialogando con il luogo e la storia attraverso l'immagine di quella perduta cinta muraria a cui si riferisce, diventando così dicotomia tra evocazione della traccia del passato e immagine della Fiesole contemporanea.
Bibliografia
Bibliografia Enio Pecchioni, La storia di fiesole, Firenze, SP44, 1979 Marco Cantini, Fiesole fra cronaca e storia, Firenze, Edizioni Polistampa, 2014 Francesco Mineccia, La città e la pietra, Padova, Marsilio Editori, 1996 Roberto Sabelli, L'area archeologica di Fiesole, Firenze, Edizioni Polistampa, 2014 Leonardo Romabai, La memoria del territorio, Fiesole, Comune di Fiesole, 1990 Francesca Baldry, Jhon Temple Leader e il castello di Vincigliata, Verona, Leo S. Olschki Editore, 1997 Giovanni Boccaccio, Ninfale Fiesolano, Milano, Bur Rizzoli, 2016 Fabrizio Arrigoni, Sinopie, Colonia, Die Neue Sachlichkeit, 2011 Ettore Sottsass, Foto dal finestrino, Milano , Adelphi, 2009 Christian Norberg-Schulz, Genius Loci, Mondadori Electa, 1979 Francesco Venezia, Francesco Venezia. Le idee e le occasioni, Mondadori Electa, 2006 Francesco Venezia, Che cos'è l'architettura, Milano, Architetti e Architetture, 2011 M. Cristina Buscioni, Michelucci. Il linguaggio dell' architettura, Roma, Officina Edizioni 1979 Kennet Frampton, Alvaro Siza. tutte le opere, Mondadori Electa, 2005 Adolf Loos, Parole nel vuoto, Adelphi, 2007 Aldo Rossi, L'architettura della città, Recanati, Quodlibet, 201
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Roberta Bencini, Paolo Bulletti, Frank Lloyd Wright a Fiesole, cento anni dopo 1910/2010, Giunti,2010 Peter Zumtho, Peter Zumthor: Buildings and Projects 1985-2013, Scheidegger Und Spiess Ag Verlag, 2014 David Chipperfield, Luis Fernandez-Galiano, Fulvio Irace, Bernhard Schulz, David Chipperfield Architects, Walther Konig, 2014 Kind- Barkauskas Polonyi Kauhsen Brandt, Atlante del Cemento, Utet, 2010
Sitografia e filmografia comune.fiesole.fi.it amicideimuseidifiesole.it pianiregolatori.it territoridel900.wordpress.com storia-toscana.it narrandofiesole.it michelucci.it Una camera con vista, James Ivory, 1986 Ritratto di Signora, Jane Campion,1996 Un tè con Mussolini, Franco Zeffirelli, 1999
Ringraziamenti
Al termine di percorso di tesi, è necessario ringraziare le persone che in questi anni mi hanno accompagnato in questo viaggio, grazie alle quali, è stato possibile portare a termine il mio lavoro.
Al professor Fabrizio F.V. Arrigoni, il mio relatore, per i consigli, la dedizione e il sostegno che mi ha fornito durante lo svolgimento del lavoro di tesi e per la passione ed i continui stimoli che è riuscito a trasmettermi.
Ringrazio il professor Giovanni Cardinale per la disponibilità che ha dimostrato nella ricerca e definizione di una struttura credibile e, soprattutto, per il trasporto e l'interesse che sempre riesce a trasmettere verso la materia. E il professor Simone Secchi per i preziosi consigli sul posizionamento e dimensionamento impiantistico.
A Marco de Marco, direttore del museo archeologico di Fiesole, per l'aiuto fornitomi durante la definizione del programma funzionale, e per la disponibilità dimostrata nel rispondere ad ogni mia domanda.
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Ringrazio i miei genitori, mia sorella e mia nonna che sempre mi hanno sostenuto in questi anni senza farmi mancare nulla, per l'affetto e le discussioni che, nonostante tutto, ci legano sempre di piĂš rendendoci piĂš forti.
Ai miei compagni di squadra, vecchi e nuovi, insieme ai quali ho appreso l'importanza di credere in un obbiettivo comune e la determinazione per portarlo a termine.
Un ringraziamento speciale va agli amici che, inseme a me, hanno intrapreso questo “viaggio nell'architettura�. A Giulia e Thomas con quali ho iniziato il lavoro di tesi, per tutti i consigli, le risate e per riuscire a placare la mia ansia. A Marina e Francesca e a quel Monolite (storto) che ha segnato il vero inizio del nostro percorso e della nostra amicizia. A Valeria e Leonardo sui quali so di poter sempre contare. A Edoardo, Isabella, Iacopo, Federico e Andrea per i pomeriggi del dolce far niente, a ridere; e le sere fatte di discorsi sconclusionati e bicchieri di vino. Senza tutti voi portare a termine questo percorso non sarebbe stato possibile.