4 minute read

immuni

#immuni sicurezza e prevenzione a quale prezzo?

Ormai siamo entrati nella fase 2, ma chi garantisce la nostra invulnerabilità al virus, in che modo possiamo tutelarci? In questo caso la risposta è l’app “immuni”, certamente ne avrai sentito parlare: applicazione che dovrà essere installata da almeno il 60% della popolazione, ma entrando più nel dettaglio è facile comprendere che ci sia qualcosa che stona, e non sembra la comune applicazione per il cellulare. Per evitare la nascita di nuovi focolai infettivi i nostri politici e scienziati hanno deciso di sfruttare il contact racing, attraverso l’app “immuni”: il nostro cellulare utilizza la tecnologia bluetooth per entrare in contatto con i device circostanti muniti del software in questione e che ovviamente abbiano attivato il bluethoot; nel caso in cui siamo stati a contatto per un determinato lasso temporale, che per ora è di 15 minuti, con un utente che nell’arco di due

Advertisement

settimane sia risultato positivo al coronavirus, ci arriverà un notifica per avvertirci del fatto che potremmo aver contratto il virus. La cosa più logica in ambito informatico è che un software abbia una preparazione tecnica molto accurata alle sue spalle, ma in questo caso, prima di parlare di tecnicismi informatici, dobbiamo ricordarci che alla base del buon funzionamento dell’applicazione ci debba costantemente essere un numero considerevole di tamponi effettuati. Problema di fondamentale importanza è che ad oggi non sono presenti obblighi per le persone che ricevono l’avviso da parte dell’applicazione circa la loro possibile avvenuta contrazione del virus; ma il problema non è solo questo: da chi, e soprattutto come, saranno gestiti questi dati? Riguardo la gestione dei dati è in atto una discussione che vede ai due poli, da una parte, i sostenitori del sistema centralizzato, dall’altra, i sostenitori di un sistema decentralizzato. Come si può facilmente intuire il modello centralizzato prevede l’archiviazione dei dati dei vari utenti in un unico luogo, l’opposto del sistema decentralizzato che prevede l’archiviazione dei dati del singolo utente sul proprio device. Non credo ci sia molto da stupirsi se scoprissimo che coloro che sono a favore del sistema centralizzato abbiano interessi politici ed economici, ed infatti è proprio così.

L’Italia come altri sette paesi europei ha deciso di sfruttare il contact racing fornito dalle multinazionali Google e Apple che, con i loro sistemi operativi cioè android e IOS, ricoprono il 99% dei device mondiali. Come abbiamo già detto sarà l’app “immuni” che in Italia si occuperà del contact racing, ma quello che non abbiamo ancora detto è che sono presenti degli interessi commerciali da parte di “illustri” personaggi, per l’esattezza: Eleonora, Barbara e Luigi Berlusconi. Dietro “immuni” è presente un’azienda di nome Jakala, la quale vede come nomi di spicco i tre figli di seconde nozze di Silvio Berlusconi, già citati, insieme a Giuliana Benetton, tutti cognomi abbastanza conosciuti. Partiamo dal principio e andiamo con ordine. L’idea di “immuni” nasce dalla società Bending Spoons, creatrice di svariate applicazioni per il fitness e non solo, ma da quello che ha affermato la ministra Pisano questa applicazione avrà un sistema decentrato, quindi sicuro, anche se non è proprio così. Nella pubblicazione dei documenti da parte del ministero dell’Innovazione, oltre al nome di “immuni”, è presente anche quello di Arago, società del tedesco Hans-Christian Boos, uomo che ha puntato tutto sulle nuove tecnologie, consigliere digitale di Angela Merkel, famoso perché la sua Argo è diventata un affare da milioni di dollari e anche perché ha sempre cercato di sfruttare il bluethoot per controllare i vari spostamenti dei civili; peccato per lui che anche la Germania ha successivamente optato per il contact racing fornito da Google e Apple. L’introduzione di Argo nella messa a punto di “immuni” implica la realizzazione di un sistema centralizzato e decentralizzato allo stesso tempo, poiché i dati presenti nel cellulare saranno costantemente sincronizzati con i dati archiviati in un unico luogo, come se ci fosse un unico enorme server che possedesse i vari back up di tutti gli utenti. La ministra Pisano ha negato ogni rapporto di “immuni” sia con Arago che con Jakala e ha anche affermato che “immuni” è in cantiere e vede come fautori il suo ministero e Bending Spoons. Ma qui sorge un dubbio: se “immuni” è in realizzazione ora, secondo quali criteri è stata scelta? Purtroppo la risposta non ci è dato saperla, anche se voci di corridoio suggeriscono che ci sia stata una intercessione da parte degli 007 italiani. Sempre la ministra Pisano ha però detto che i dati saranno trattati da SoGEI e PagoPA, organi statali che si occupano di telematica. Così come i dati sono raccolti da organi statali, quindi pubblici, sarà la stessa cosa per il codice sorgente dell’applicazione, da poco reso pubblico. Dobbiamo anche considerare che i dati saranno conservati in maniera anonima o sotto pseudonimo; nel caso in cui siano anonimi non si presenterebbe alcun problema, ma nel caso in cui si presentassero sotto pseudonimo, chi ci potrebbe garantire che qualcuno non possa usare lo pseudonimo per risalire alla vera identità dell’utente ed usarla in malafede? Nel caso in cui questi dati fossero conservati in una struttura centralizzata, chi potrebbe averne accesso? Nel caso in cui i dati venissero conservati nei nostri cellulari, chi potrebbe garantire che Apple e Google non possano accedervi, visto che sono loro stessi a fornirci la tecnologia?

SERGIO GOLINO

This article is from: