Sommario
Antartide Foto di Sergio Pitamitz
Cuba Trinidad cittĂ aperta
Costa Rica Allo stato puro
Antartide Finis Terrae
Finlandia I colori del freddo
Canarie Ebbrezza marina
Gennaio 2017
Redazione:
Via Pisacane, 26 20129 Milano tel. +39 02.36511073 redazione@latitudeslife.com Foto di Vittorio Sciosia
Hanno collaborato
Lucio Valetti Marco Santini Eugenio Bersani Graziella Leporati Pier Vincenzo Zoli
Fotografi
Sergio Pitamitz Marco Santini Eugenio Bersani Vittorio Sciosia Mauro Camorani
Pubblicità
Info
Costa Rica Foto di Eugenio Bersani
n°100 Gennaio 2017
Direttore Responsabile Eugenio Bersani
eugenio@latitudeslife.com
Photo Editor Lucio Rossi
lucio@latitudeslife.com
Sales Manager
Lanfranco Bonisolli
lanfranco@latitudeslife.com
Redazione
Francesca Calò
francesca@latitudeslife.com
Graphic
Arianna Provenzano
arianna@latitudeslife.com
Editoriale
di Eugenio Bersani
Cento per Cento Latitudes ® Sono passati 10 anni, da quel già futuristico e ambizioso numero 1 di Latitudes. Pionieristico, all’avanguardia, nuovo, tecnologicamente avanzato: era questa la promessa lanciata da una crew di “giovani” giornalisti e fotografi professionisti che aveva voglia di raccontare il mondo del viaggio in modo inedito, lontano dagli stereotipi patinati in cui spesso inciampa l’universo turistico. Il numero 100 sembrava un traguardo lontano, come spesso succede quando si immaginano certe cifre, in particolare quelle tonde. Eppure è arrivato. Prima di quanto ci aspettassimo. E se il primo numero sembrava un prodotto avveniristico, che aveva come obiettivo quello di sovvertire e svecchiare un panorama, quello dell’editoria dei viaggi, spesso baluardo della carta stampata cogliendo la sfida del web, oggi Latitudes è 100 volte più innovativo e maturo. Siamo ricordati per essere la prima rivista sfogliabile online. Oggi invece pensiamo di essere riconosciuti per essere una voce autorevole e originale, rispetto alla più recente e sempre più ampia concorrenza. Merito nostro, di quel binomio iniziale di persone - me e Lucio Rossi, l’altro pilastro fondante - che in questi anni non ha mai mollato, nonostante le difficoltà non ci abbiamo risparmiato. Merito di Francesca Calò che ha tenuto ferma la barra della redazione; merito dell’esperienza di Lanfranco Bonisolli, della paziente grafica Arianna Provenzano “Pastelito”. Merito anche dei collaboratori che ci hanno affiancato in questo progetto; quelli che si sono succeduti, quelli che ci sono rimasti sempre affianco e quelli che si sono aggiunti strada facendo. Con loro condividiamo la gioia della meta raggiunta, a voi che ci leggete la gratitudine per averci seguiti nel viaggio.
Cuba
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Trinidad C I TTÀ
La revolución? Ormai è solo un sentimento, una specie di saudade cubana che aleggia mitica per le strade del più significativo esempio di città coloniale delle Americhe arrivato ai giorni nostri. Trinidad, Patrimonio dell’Umanità, è un gioiello urbano ancora intatto, da scoprire tutto a piedi. Testo di Graziella Leporati Foto di Vittorio Sciosia
Case colorate e automobili americane anni ’50 fanno da sfondo alle passeggiate e le vestigia delle varie dominazioni, in diverse epoche, sono le tappe attraverso le quali si snoda il percorso.
Città aperta
TRINIDAD L’
L’incontro di Papa Francesco con Fidel Castro e il disgelo con gli Usa hanno messo
definitivamente in cantina l’epoca rivoluzionaria dell’isola di Cuba, sogno utopistico di intere generazioni di giovani di tutto il mondo, affascinati dalle gesta di Che Guevara e dal sistema politico introdotto dalla rivoluzione castrista. Oggi la Isla grande (Cuba è l’isola più grande delle Grandi Antille) non è più una meta ideologica, ma attira il turismo di massa, soprattutto made in Usa, che ha fatto lievitare i prezzi rovesciando qualsiasi rapporto qualità-prezzo. Cuba, al di là di Fidel e del Che, affascina per le sue splendide spiagge, baciate dall’Oceano Atlantico a nord e dal Mar dei Caraibi a sud. Per alcuni versi, il tempo sembra essersi cristallizzato al periodo coloniale. Case colorate e automobili americane anni ’50 fanno da sfondo alle passeggiate e le vestigia delle varie dominazioni, in diverse epoche, sono le tappe attraverso le quali si snoda il percorso. Ogni angolo delle diverse città cubane
ricorda la rivoluzione che ha portato al potere Fidel Castro, con immagini del lider maximo, del Che e slogan dipinti sui muri. Un viaggio a Cuba non può certamente prescindere da un sosta nella magnetica Avana. Ma la seconda tappa non può che essere Trinidad, la bomboniera coloniale cubana, dichiarata Patrimonio Culturale dell’Umanità dall’Unesco nel 1988, situata nella provincia centromeridionale di Sancti Spiritus. Il visitatore entra in una città congelata nel tempo, dove l’architettura dei secoli coloniali è espressa ovunque: nelle case, strade e piazze che inebriano gli occhi con i loro colori sgargianti, resi ancor più luminosi dai raggi del sole riflessi sui muri. Fondata nel 1514, Trinidad nel 2014 ha compiuto ben 500 anni: mezzo millennio dal giorno in cui il conquistatore Diego Velasquez de Cuellar fondò la Villa de la Santissima Trinidad. Eppure ancor oggi si avverte nell’aria il contatto con la storia passata e presente dell’isola.
Città aperta
TRINIDAD
Trinidad è piccola, e in un giorno la si vede tutta. Il cuore pulsa
della città è la Plaza Mayor, dove si passeggia durante il giorno
e si scattano le foto al tramonto. Di fronte alla piazza, la Iglesi
Parroquial de la Santissima Trinidad, sulle cui scale si assiepan
suonatori durante le ore più fresche della giornata. Nei dintor della piazza Mayor si trovano i ristoranti migliori della città, i
laboratori di cucito (le tovaglie bianche ricamate a mano dalle
donne del posto sono tra i souvenir più belli), i negozi di artigia locale, gallerie e musei. Il museo principale di Trinidad è il
Museo Historico Municipal (Casa Cantero) con le eleganti sale
ante
rappresentanza e gli interni d’epoca. Il suggerimento è di salire
o
le strette scalette a chiocciola fino alla torre del museo, dove si
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gode la più bella vista a 360 gradi di Trinidad. Non si può pensare
no
di andare a Cuba senza ballare la salsa cubana. Il posto perfetto
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per vivere una serata in compagnia dei bravissimi salseri scatenati
e
anato
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al ritmo de timbales y clave (strumenti a percussione tipici di una orchestra cubana) è La Casa de la Musica proprio a Trinidad. Si tratta di un posto storico, una balera all’aperto che si sviluppa sulle scalette più famose della città, sul lato destro della Iglesia de la Santissima Trinidad.
Città aperta
FOTO GALLERY
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Nei dintorni della piazza Mayor si trovano i ristoranti migliori della cittĂ , i laboratori di cucito (le tovaglie bianche ricamate a mano dalle donne del posto sono tra i souvenir piĂš belli), i negozi di artigianato locale, gallerie e musei.
Città aperta
TRINIDAD
Un’orchestra di musicisti bravissimi suona i più noti successi di Compay Segundo e del Buena Vista Social Club, mentre ballerini allegri invitano i turisti in pista per una rumba o una salsa molto divertenti. In fatto di shopping, l’isola di Cuba non è certo rinomata ma a Trinidad ci sono molte piccole gallerie d’arte, con stampe e tele di artisti locali, lampade e oggetti coloratissimi in terracotta, e soprattutto tende e tovaglie con inserti a tombolo e ricamate a mano dalle donne del posto. Un suggerimento finale: mettere in valigia un libro di Hemingway. Lo scrittore è vissuto a Cuba per oltre 20 anni e l’amore per l’isola gli ha ispirato alcune delle sue opere più importanti come Il vecchio e il mare.
T E S T O D I : G R A Z I E L L A L E P O R AT I F OTO D I : V I T TO R I O S C I O S I A
ES U TIT
Città aperta
Cuba - Trinidad
Informazioni: Ufficio del turismo di Cuba.
Come arrivare: Voli Cubana de Aviacion, Iberia, AirFrance, Alitalia. L’autobus Viazul impega 6 ore da L’Avana a Trinidad. Ma il percorso permette di conoscere uno spaccato reale del paese.
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Quando andare: Il clima nella zona orientale di Cuba è tropicale e umido, con temperature che non scendono mai sotto i 20° e con punte massime superiori ai 35°. Le stagioni sono due: quella secca da novembre ad aprile, e quella umida da maggio a ottobre. Dove dormire: Hostal Jose y Kirenia.
Documenti: Tutti i visitatori stranieri devono essere in possesso di un visto turistico conosciuto come ‘tarjeta de turista’ . Questo documento è valido 30 giorni ma può facilmente essere prolungato per altri 30 giorni. La tarjeta de turista è rilasciata dalle rappresentanze cubane all’estero. Dal 1 maggio 2010 tutti i viaggiatori, al momento dell’ingresso nel paese, dovranno obbligatoriamente essere titolari di una polizza assicurativa sanitaria. %&x
Lingua: Spagnolo; abbastanza conosciuto l’inglese.
Religione: 85% cattolica; protestante, santeria (spiritisti afroamericani), ebraica, avventista.
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CittĂ aperta
Valuta: Pesos convertibile. ElettricitĂ : 100-220 Volts. Si raccomanda di portare un adattatore internazionale.
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OSTA RIC
Allo stato puro
ALLO STATO
PURO
E’ il paese con il più alto rapporto fra superficie e biodiversità. Con 26 Parchi Nazionali e ben 7 vul attivi il Costa Rica è eccezionalmente verde. E fe Il più felice al mondo secondo la New Economics Foundation. Il segreto? Il rispetto per l’ambiente circostante, l’ottimismo e la pura vida. Testo e foto di Eugenio Bersani
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Costa Rica
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Allo stato puro
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È
lo stato noto il tutto il mondo per non avere l’esercito da oltre sessant’anni. E per avere un Università della Pace, dove la multiculturalità, la tolleranza e la non violenza non sono solo buoni propositi, ma discipline scientifiche oggetto di studio. Eppure non serve una laurea a capire da subito che il Costa Rica ha fatto della diversità un valore. Un paese fondato sul rispetto, che ha come motto nazionale “Pura vida”. Carpe diem, diremmo noi, ossia “prendi la vita come viene”. E goditela. La formula è così vincente che per il terzo anno consecutivo il Costa Rica è il paese più felice al mondo secondo la New Economics Foundation. E c’hanno ragione. Da desiderare c’è ben poco, perché questo piccolo stato ha tutte le caratteristiche di un piccolo eden smeraldo incastonato nel centro america. Un paradiso ancestrale dove la natura regna sovrana: nebulose, vulcani, spiagge incontaminate e parchi nazionali. What else, direbbe qualcuno.
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Adrenalina pura Da San Josè, cosmopolita capitale costaricense, si prende subito il via per scoprire le bellezze incantevoli del Paese. Verso il nord, la destinazione è Sarapiqui - che in lingua indios significa terra di fiume - luogo di foreste nebulose, cascate e natura selvaggia, dove fare rafting è un’esperienza da emozione forte e indimenticabile, grazie anche all’esperienza dei ragazzi del River Float Tour. Si dorme al Selva Verde, un ampio lodge immerso nella riserva pluviale a ridosso del fiume, o si può optare per il glamping (glamourous camping) del Pozo Azul, campo tendato di lusso in mezzo alla foresta pluviale
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con sottofondo di uccelli, animali notturni e rumori primordiali. A ovest, l’attrazione naturale da non perdere è il vulcano Arenal uno dei 9 del Paese. L’highlight è la cascata La Fortuna, mecca di tutti i turisti in visita in zona. Si pagano 14 $ per entrare, ma ne vale la pena. Si scendono allegramente centinaia di scalini fino alla base di questa cascata che sembra disegnata da un architetto paesaggista. Fatto il bagno, ci si sente corroborati dall’energia allo stato liquido sprigionata dall’acqua. I golosi potranno rinfrancarsi dalla fatica con un tour del cioccolato, eccellenza dell’industria produttiva del Costa Rica.
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luogo di foreste nebulose, cascate
e natura selvaggia, DOVE FARE RAFTING
È UN’ESPERIENZA DA
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Ci si può affidare al Rain Forest Chocolate Tour che organizza circuiti dove scoprire tutte le fasi del processo produttivo con degustazione finale. Si dorme al The Springs, una delle decine di strutture di accoglienza termale attorno al vulcano Arenal, o al Montana de Fuego. Puro gusto Più a ovest nella provincia del Guanacaste, c’è Monteverde un altro luogo di interesse turistico. Fu fondata nel 1951 da 44 quaccheri pacifisti dell’Alabama giunti in Costa Rica dopo essere stati imprigionati negli Stati Uniti per aver rifiutato di partire per la guerra in Corea. I quaccheri trovarono in Costa Rica un paese senza
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esercito, verde e col clima fresco per la produzione di latte. Oggi Monteverde è in tutto il paese il marchio di qualità per il formaggio, ma è anche il luogo che per molti anni è stato pioniere del turismo ambientale e dedicato a preservare la biodiversità della foresta pluviale. A Sant’Elena il centro abitato di Monteverde oltre allo shopping bisogna fermarsi a bere un’Imperial, la birra costaricense, al Three House un bar ristorante letteralmente costruito attorno ad un gigantesco albero di fico: musica jazz e ambiente vivace. Chi invece vuole assaggiare un tipico prodotto del posto, non può perdere il tamal, foglie di banano che nascondono un interno prelibato di mais e salsa lizano, cibo già in uso ai tempi degli Atzechi e Maya.
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“ Il Three House un bar ristorante
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Chi ama l’avventura trova a Monteverde la zip-line più lunga e alta del Costa Rica, lo Sky Trek Buttarsi nel vuoto appesi a una carrucola sospesa su una unico filo che si perde per 750 metri fra le nuvole e nelle punte degli alberi tropicali è un’esperienza da brivido indimenticabile. Pacifico, Costa… ricca Sul Pacifico nella penisola di Nicoya, dalla spiaggia di Tamarindo si gode un tramonto spettacolare. Questa località balneare è nota col nome di Tamagringos per la prevalenza di turisti nordamericani che popolano le spiagge e i lussuosi resort. Per chi ama fare surf e per chi ama fare shopping questo è il posto giusto per acquisti particolari con negozietti di artigianato costaricense. Per chi vuole un bel mare, ma senza folla, più a sud sempre sul Pacifico c’è Playa Carrillo una grande spiaggia a ferro di cavallo poco affollata e con uno spuntone di roccia che si staglia sulla spiaggia. Non ci sono costruzioni o capanne, tutto è naturale e fare il bagno al tramonto è sicuramente tra le 10 cose da fare nel viaggio. Natura esplosiva nei parchi Da Tamarindo la tappa obbligata è il parco di Manuel Antonio a 200 chilometri più a sud nella provincia di Puntarenas. La strada non è breve e si può fare una pausa per vedere il ponte de La Amistad che con i suoi 780 mt è il più lungo del paese.
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T AMARINDO
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Manuel Antonio è il santuario naturalistico per eccellenza del Costa Rica. La località a 132 km dalla capitale San Josè un tempo proprietà privata è diventato dal 1972 un Parco Nazionale protetto. Il motivo lo si capisce facendo pochi passi del sentiero El Perozoso immerso in una rigogliosa vegetazione. Qui si avvista facilmente ogni genere di animale selvatico fra cui oltre 100 mammiferi e centinai di specie di uccelli. Il principe di tutti che è diventato il simbolo nazionale è però il timido bradipo non facile da avvistare.
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I cannocchiali dei turisti sono puntati verso gli alberi della foresta per individuarne almeno uno. Chi ci riesce chiama a raccolta tutti gli altri e così si formano folti drappelli di curiosi. I più fortunati possono avvistare anche i piccoli bradipi che spuntano dalle pellicce ispide della madre. Le due splendide spiagge del parco sono un irresistibile richiamo a tuffarsi nell’acqua blu e verde bordata di palme. Un vero paradiso terrestre che ti fa dire quando esci che il Costa Rica è davvero Pura Vida! Testo e foto di Eugenio Bersani © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Allo stato puro
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Costa Rica
Informazioni: La Costa Rica si trova in America Centrale, bagnata dall’Oceano Pacifico a ovest e dal Mar dei Caraibi a est. A nord e sud confina rispettivamente con Nicaragua e Panama. I suoi 51.000 kmq di superficie sono popolati da 4.700.000 abitanti. E’ il primo Paese al mondo senza esercito, abolito nel 1949. Una larga fetta del suo territorio ospita aree protette e santuari faunistici, intorno a cui si sviluppa il turismo. Come arrivare: Air France-KLM parte tutti i sabati e i mercoledì con un volo diretto da Parigi alle 13,45 che arriva a San Josè alle 18,15 dello stesso giorno. La tariffa A/R dall’Italia è 854€ in Economy. Su questa tratta Air France-KLM ha istituito una nuova categoria fra economy e business, la Premium Economy con molto più spazio, una nuova poltrona con maggior comfort per il lungo viaggio, due bagagli da 23kg in stiva e un percorso prioritario in aeroporto . La tariffa dall’Italia è 1283€ per la Premium .
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Quando andare: Clima: La stagione migliore è quella secca, da dicembre ad aprile, ma anche la più affollata. Al nord-ovest l’ invierno diventa invece la “stagione verde” delle nuove foglie. Le tartarughe preferiscono il periodo da aprile a ottobre per depositare le uova sulle spiagge, con periodi diversificati secondo la specie. Durante la stagione delle piogge alcune strade sono impraticabili. I periodi aprile- maggio e ottobre-dicembre sono un buon compromesso. Dove mangiare: Grande varietà di ristoranti che servono dai piatti semplici e tradizionali come il gallo pinto a ristoranti gourmet che
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Allo stato puro
elaborano in modo raffinato gli stessi elementi di base: riso, mais, fagioli, verdure e carne, lungo le coste sostituita da pesce. Prezzi per i ristoranti normali intorno ai 20 US$.
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Viaggio organizzato: Vuela offre un pacchetto che tocca tutti i luoghi descritti nel reportage con quota netta per persona in camera doppia: 2.250 € per i mesi di dicembre e di gennaio, da febbraio 1.970€. La quota comprende: assicurazione medico/bagaglio; auto a noleggio con kit di mappe e istruzioni; 11 notti di pernottamento con prima colazione; tutti gli ingressi, visite e attività come da programma; pasti segnalati nel programma. Fuso orario: -7 ore. (-8 se in Italia c’è l’ora legale).
Documenti: Per permanenze fino a 90 giorni è’ necessario il passaporto, ma non il visto. Vaccini: Nessuno obbligatorio a meno che non si provenga da zone dove la Febbre Gialla è endemica. Consigliati difterite e tetano, epatite virale A e B, febbre tifoide. In generale, l’acqua di rubinetto è abbastanza sicura, tranne che nelle aree rurali. %&x
Lingua: Spagnolo.
Religione: Cattolica.
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Costa Rica
Valuta: La moneta locale è il colon (1 euro = 575 colon). I prezzi sono tra i più alti del centro-Sudamerica, e comparabili con quelli del Brasile, comunque inferiori all’Europa o agli USA. Il dollaro è più popolare dell’euro. Elettricità: 110V, 60Hz. Occorre un adattatore e un trasformatore.
Telefono: Dall’Italia +506, +39 dalla Costa Rica verso l’Italia. La Costa Rica ha uno dei sistemi di telecomunicazione più avanzati dell’America Latina. Chiamare all’estero è abbastanza economico, se si usano le specifiche carte. La copertura per la telefonia mobile è buona e in quasi ogni città è possibile trovare internet cafè.
Abbigliamento: La temperatura varia molto a seconda dell’altezza, più che della stagione. A San José (1172 m.) la temperatura media è di circa 20°C, che diventano 15 sulle montagne e 27 sulla costa. Abiti in cotone leggeri, ampi e traspiranti, ma anche qualche capo più pesante. Preferire maniche e pantaloni lunghi al tramonto per diminuire i rischi di punture di insetti. Poi cappello, occhiali da sole, creme e un kway per la pioggia. Shopping: Il caffè, trai migliori del mondo e le riproduzioni turistiche in miniatura dei tipici carri da mercato.
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Suggerimenti: La Costa Rica ha vietato la caccia su tutto il territorio nazionale. Anche per questo a volte è più facile vedere la fauna in un ambiente antropizzato piuttosto che nelle grandi aree selvagge.
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Link utili: Sito ufficiale dell’Ente del Turismo della Costa Rica Viaggiare sicuri Visit Costa Rica
Per chi si vuole trasferire nel Paese
Finis Terrae
Ultimo avamposto al mondo, assai difficile da raggiungere, l’Antartide è la terra estrema. Oltre al ghiaccio, non c’è praticamente niente. E non c’è quasi nessuno, solo poca, rarissima umanità. Ci sono invece pinguini, foche e orche che sembrano i veri abitanti di un pianeta a sé. Testo di Lucio Valetti Foto di Sergio Pitamitz
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e ne stai lì in questo paesaggio di pietra grigia e fredda, con l’azzurro del mare in lontananza e questo cielo di Van Gogh che lascia un po’ di spazio a un sole bianco e questi piccoli esseri intorno che ti circondano a sciami. O singolarmente. Piano piano, o con una qualche veemenza. Perfino curiosa leggera aggressività. Ti annusano, anche se sembra non abbiano olfatto, ma ti annusano lo stesso, ti toccano, ti guardano con occhi spalancati. Piccoli corpi con i loro piccoli buffi arti, tanto per saggiare la tua consistenza. Stupiti forse dei tuoi colori, ammesso che li percepiscano. Ti siedi sulla pietra gelata e l’interesse aumenta. Invadenti, stupiti, pacifici, ingenui. Non è diverso dall’ultima scena di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Il film. Qualcuno lo ricorda? Quando gli umani che accettano di salire sull’astronave che li porterà in un viaggio verso un altro mondo vengono circondati dagli extraterrestri che sono venuti a prenderli.
Finis Terrae
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Extraterrestri piccoli e buffi e curiosi che toccano, annusano, guardano con stupore questi grandi esseri. Esattamente come qui. Solo che l’extraterrestre sono io. Nel film la scena era silenziosa, un po’ mistica, colori tenui, controluce, sagome indistinte, contorni sfuocati. Qui invece il casino è da Manhattan nell’ora di punta, i contorni sono precisi, le sagome nette, e il bianco e nero è deciso come una matita di Picasso. E l’allegria che si percepisce è l’eccitazione confusa e allegra di un carnevale di Rio. Ma siamo in Antartide. E loro sono pinguini. Piccoli, buffi, teneri, indifesi pinguini.
Finis Terrae
Cento, mille, starnazzanti piccoli omini in frac, dondolanti sulle zampette troppo corte, e le alucce troppo piccole diventate formidabili pinne in acqua però, felici, sembra, nel loro disordinato trambusto. Niente di più strano e affascinante che capitare dentro - perché sei proprio “dentro”- una colonia di pinguini. Capisci che questo, l’Antartide, è davvero un altro mondo. Dove tutto sembra semplice e pacifico, esteticamente idilliaco. Almeno qui, al quasi sicuro di questa piccola Manhattan in bianco e nero. Perché appena fuori, appena ti ficchi nel mare a pesca te le devi vedere con le orche o le foche leopardo.
Finis Terrae
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E appena schiudi il tuo unico uovo compaiono gli skua, a cercare di strapparti in piccolo, per dire. Dopo un po’ sei adottato. Fa niente se non sei in frac ma sepolto dentro tecnologici tessuti anti freddo rigorosamente rossi, e sei alto tre o quattro volte loro. Il pinguino ha un animo semplice. E semplice, ancestrale, è questo luogo fatto di ghiaccio e basta. Di sensazioni e basta. Di presa di coscienza, perché sei in quell’area bianca che nel mappamondo a scuola, quello che stava sulla cattedra della maestra, non riuscivi neppure a vedere perché era proprio sotto, dove il perno dell’asse
Finis Terrae
terrestre si infila nei mappamondi, e non si andava mai a guardare là sotto. Così alla fine del mondo, capisci il mondo. Nel senso di globo terrestre. Arrivarci è già un’avventura. Ci si va in nave. Di solito una nave robusta, fatta di ferro, capace di rompere il ghiaccio, se dovesse servire, con motori potenti perché le correnti e le onde sono tremende. Base di partenza Ushuaia, l’ultimo metro di Argentina prima del grande vuoto, l’ultimo metro di continente. Città di frontiera, negozi, ristoranti, piazze con la gente normale, in fondo, impiegati, operai a cui si mischiano gli avventurieri dell’ultima ora. Cioè noi.
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Sotto chilometri di ghiaccio, in verticale
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vecchio di migliaia o milioni di anni
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Già pronti, gia’ vestiti da avventurieri, anche al ristorante. Pantaloni tecnici, giacche a vento capaci di sopportare glaciazioni improvvise anche in pizzeria. Ma l’atmosfera è da vigilia di spedizione. La nave è qui. Si chiama Plancius, nave olandese, ex marina olandese, anno di costruzione 1986, lunghezza 89 metri, realizzata per le ricerche oceanografiche, trasformata in nave da spedizione turisticoscientifica per 114 passeggeri. Bella nave, a forma di nave, niente a che vedere con i palazzi galleggianti da crociere. A bordo una troupe di guide ed esperti di vario tipo. Giovani, appassionati scienziati, in fondo. Sapranno portare i gommoni una volta laggiù ma anche spiegarti tutto di quel che si vede in questo ambiente fantastico. L’Antartide non è semplicemente un mare ghiacciato come su all’Artico. Sotto chilometri di ghiaccio, in verticale, vecchio di migliaia o milioni di anni, uno strato spesso, facendo la media, 1600 metri (vuol dire che lo spessore può arrivare a 3 o 4 chilometri) c’è un continente (per l’esattezza il quarto continente del mondo per estensione appena dopo Asia, Africa e America) di 14 milioni di chilometri quadrati. Un continente di terra e pietra, ma coperto per la maggior parte da ghiaccio. Che annulla tutto quel che c’è sotto. Pianure, montagne, vallate. Solo trecentomila kmq sono liberi dai ghiacci nella stagione più calda, cioè nel nostro inverno, ma per contro quando la temperatura precipita negli abissi dei meno 50 o meno 60 lei si allarga inglobando anche un pezzo di mare.
Finis Terrae
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Cristalli di ghiaccio che si sono accumulati nei millenni senza mai un momento per sciogliersi. Così avere a portata di mano una cosa viva come il ghiaccio, cioè acqua, così antica, con tutto quel che ci può essere dentro non può che eccitare gli scienziati. Che sono le sole persone che ci abitano. L’Antartide per convenzione non è di nessuno, appartiene al mondo, le sole installazioni sono le basi scientifiche. Ce ne sono un paio anche italiane, la Stazione Mario Zucchelli e la Concordia, italo francese. Si carota il carotabile e si studia, si studia, si studia. Un popolo di 4000 affascinati, e affascinanti quando li conosci, scienziati nel periodo meno freddo,
Finis Terrae
un migliaio durante l’inverno antartico. La Plancius ha il fascino e la bellezza di una vecchia nave. Saloni di legno e cabine strette da marinai, e sinistri scricchiolii quando il mare picchia duro. E là fuori oltre Ushuaia il mare sa essere davvero cattivo. E lungo. Due giorni ci vogliono per attraversare lo stretto di Drake, accompagnati dagli albatros e dalle petrelle. In acqua balene, orche, pinguini a grappoli. Hai il tempo di leggere nel salone centrale la storia del continente. Di Roald Amundsen, norvegese, il primo a piantare la bandiera al Polo Sud il 14 dicembre del 1911, fregando Robert Falcon Scott, inglese, in una specie di gara.
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Finis Terrae
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Finis Terrae
Di Ernest Henry Shackleton, irlandese, che nel 1909 arrivò a soli 180 chilometri dal Polo Sud con una marcia di 2700 chilometri in 128 giorni e nel 1914 visse la leggendaria avventura raccontata in un libro affascinante, della traversata, tra mille traversie, del continente dal Mare di Weddel fino al Mare diRoss. Quando improvvisamente il mare si fa calmo, tutto diventa piatto e cominciano a comparire gli iceberg, prima piccoli, poi grandi come il Duomo di Milano, o come Milano stessa, il cielo diventa strano, liscio, pallido, vuol dire che sei quasi arrivato. Cinquanta ore di scossoni e scricchiolii e qualche timore a guardare la prua della Plancius che va su e giù e si tuffa nelle onde, e poi questo silenzio irreale. Siamo a ridosso delle South Shetland Island, il primo avamposto del continente. Il continente vero e proprio non è molto lontano. Altra traversata ma l’atmosfera è diversa. Pochi colori, niente vento, ma sarà sempre così? Sembra il set di un film in azzurro e bianco. E il rosso delle nostre giacche a vento che rovina l’incanto. Un po’. Più avanti c’è la Penisola Antartica quando la tocchi sei arrivato. Come dire terraferma. Ci si può perfino fermare in rada. Ci si organizza, parka, stivali, guanti, berretti vari, gli uomini dell’equipaggio calano i gommoni in acqua, le guide si mettono al timone e si comincia l’esplorazione.
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Un frammento di esplorazione. Si va a terra, perfino, toccando quei lembi di roccia grigia rimasti scoperti, perchÊ probabilmente sono le cime di montagne alte come il Cervino o il Bianco. NekoArbour e ci siamo. I pinguini sono da queste parti. Sono Papua, una delle tante specie. Deception Island, poi la Whaler’s Bay, Wilhemina Bay, Paradise Bay, Half moon Island: sono solo nomi. Che importa sapere i nomi. La nave sfiora paesaggi morbidi o duri, in un susseguirsi di candore, rocce, ghiacci, con il giorno sempre piÚ lungo e una notte che diventa appena scura, regalando una sbronza di luce.
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Si incontrano perfino gli abitanti umani, alla Vernadsky Station, un centro di ricerca ucraino, uno di quei covi di scienziati che per il bene della conoscenza se ne stanno calati sui loro microscopi elettronici. In un virtuale contatto con le origini del mondo. A me, in fondo, basta sfiorare le piume spettinate di un pulcino di pinguino e guardarlo nei suoi occhi strani. Qui dove il mappamondo finisce.
Testo di Lucio Valetti e foto di Sergio Pitamitz Š LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Tutto diventa piatto
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e cominciano a comparire gli iceberg
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Antartide
Come arrivare: Spesso ci si arriva via mare è il punto di imbarco è Ushuaia, Argentina. Dall’Italia si vola quindi sovente su Buenos Aires e da qui si prende il volo per Ushuaia. Si consiglia di programmare bene gli spostamenti con buon margine tra uno e l’altro.
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Quando andare: Durante l’estate australe che corrisponde all’inverno boreale, in cui il tempo è clemente e le ore di luce sono abbondanti. Tra ottobre e novembre si rompe il pack si rompe e i pinguini si accoppiano. Il picco dell’estate va da dicembre a gennaio ed è anche il periodo in cui i pinguini covano le uova. Febbraio e marzo sono i mesi in cui si possono avvistare le balene. Documenti: Passaporto in corso di validità. Ai cittadini italiani non é richiesto alcun visto.
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Lingua: La lingua ufficiale sulla nave è l’inglese. Elettricità: 220 volt, 50 Hz.
Tour operator: L’Antartide è una terra estrema che necessita una certa organizzazione. Proprio per questo motivo si consiglia vivamente di affidarsi a un bravo tour operator, l’idea di un viaggio autogestito non è considerabile. Tour 2000 è un TO specializzato che organizza tour e circuiti in Sud America e Terre Australi.
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I colori del freddo
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i che colore è l’inverno alle latitudini estreme? Bianco, perché la neve governa il paesaggio come un despota spietato. Ma è anche nero, perché lassù la notte non conosce nemici. Non è forse anche grigio, quando le nuvole basse si confondono con le nebbie gelate che incatenano anche il respiro? Visto così, l’inverno potrebbe essere come un film degli anni ’20, una lunga “Febbre dell’Oro” alla Charlie Chaplin. Eppure, può essere molto altro, come sanno bene gli uomini e le donne che, per sorte o per scelta, si misurano con il grande freddo oltre il Circolo Polare Artico. L’inverno, per loro, ha il rosso dei focolari intorno ai quali si ritrovano a gustare la carne d’alce e di renna, il giallo delle tute termiche, il blu delle motoslitte e tutte le gradazioni cromatiche che, dopo qualche sana bevuta, la mente può immaginare.
I colori del freddo
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Quando andai per la prima volta in Lapponia, ormai molti anni fa, lo scoprii subito e, da allora, non posso fare altro che tornarci ogni volta che il destino me lo consente, ormai fatalmente stregato da una sorta di Mal d’Artico che, a quanto pare, non ha altra cura che un’immersione periodica in quelle atmosfere di gelo. La Lapponia finlandese è un esteso territorio che inizia alla latitudine di Rovaniemi, dove Babbo Natale riceve gli ospiti durante tutto l’anno,e si estende fino al confine con la Norvegia. Per ironia del destino, il mio primo incontro con l’estremo nord di questo paese avvenne in una fresca estate di
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vent’anni fa. Allora trascorsi alcuni giorni con un cercatore d’oro che, per mesi interi, setacciava le rive del fiumeI valojoki alla ricerca non tanto di una improbabile ricchezza, quanto piuttosto di uno stile di vita che lo riportasse alle origini dei suoi avi. Ora sono ritornato a fine febbraio, quando il gelo stringe ancora nel suo pugno il destino di queste terre, ma la luce del giorno ha cominciato a vincere la sua battaglia sulle tenebre permanenti. Guardo il lago Inari congelato e so che l’Ivalojoki è molto vicino, sebbene imprigionato nella sua gabbia di ghiaccio. Chissà se nasconde ancora tracce del suo prezioso tesoro?
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Con Saariselkä, Ivalo e Utsjoki forma il territorio più settentrionale della Lapponia finlandese ed è scarsamente popolato. E’ la terra dei Sami, dei finlandesi avventurosi e dei…cinesi. Grazie ad un collegamento aereo transpolare con l’aeroporto di Ivalo, infatti, è più facile incontrare questi simpatici ed educatissimi viaggiatori provenienti dalla Cina che chiunque altro straniero in visita alla regione. Loro, come me, sono qui per vivere l’emozione di una corsa con i cani da slitta, persalire sui tunturi con le motoslitte, per andare nei boschi vestiti di ghiaccio dove solo le racchette da neve
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consentono di spingersi, per incontrare gli allevatori di renne, per respirare l’aria più tersa del mondo e, come in un sogno che non si dimenticherà mai più, restare attoniti a contemplare formidabili aurore boreali incendiare i cieli dell’artico. SLEDDOG Questa volta sarà diversa dalle altre! Finalmente non ho fretta, il tempo è dalla mia parte e voglio ubriacarmi di esperienze, giocare come un ragazzo nella neve o un uomo che la gioventù ha ormai dimenticato ma della quale conserva intatta la passione.
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Allora vado a Saariselkä ed eccomi sulla slitta con davanti quattro magnifici animali pronti a scattare. L’esperienza con i cani da slitta può essere di poche ore, di un giorno o anche più lunga, con soste notturne in capanne in mezzo al nulla. Se si ha la possibilità di provare un trekking di più giorni, difficilmente resterà un fatto isolato.Rimarrà il rapporto con gli animali, l’emozione di prendersene cura, la gioia di vedere il loro entusiasmo e la soddisfazione di avere faticato per aiutarli nei tratti in salita;ecco alcune delle cose che ti resteranno dentro, non meno del suono strisciante dei pattini sulla neve, del silenzio immobile dei laghi ghiacciati o della sfuggente visione degli alberi imprigionati nel ghiaccio che ti sfilano accanto quando corri nei sentieri fra i boschi. SNOWSHOE Passeggiare con le racchette da neve può essere anche banale se si percorre un sentiero di neve battuta, ma se si comincia a salire sui tunturi, le collinette che caratterizzano il paesaggio della Lapponia finlandese, con la neve alta e totalmente vergine, le cose cambiano e si apprezzeranno senza riserve quei curiosi attrezzi che ci imprigionano gli scarponi. Con l’assistenza di una guida, sfido l’affanno e l’acido lattico e salgo fino a KaunispäänHuippu, verso gli impianti di risalita e un ristorante completamente sepolto nella neve. Lo distinguo solo per le luci calde che riescono a sfuggire alla trappola bianca che cuce le finestre.
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Non è per sfamarmi che ho deciso di arrivare fin quassù (però lo faccio!) ma per lasciare correre lo sguardo sullo spettacolo che, a 360 gradi, si offre a chi ha ancora il piacere di commuoversi per quanto è meravigliosa la natura. GLASS IGLOO In altri viaggi ho dormito in minuscole capanne di legno, in rifugi affollati o anche sulla neve, sempre circondato dal silenzio e da un universo di ghiaccio e di stelle. Questa volta provo un igloo, che non è di ghiaccio, ma di vetro termico. Dentro c’è un tepore ammaliante e guardare il
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cielo sdraiato in un comodo letto non è poca cosa. Se poi piove, pazienza! SNOWMOBILE Lo so che sono rumorose, puzzano e, per quanto siano migliorate, un po’ inquinano, ma viaggiare con le motoslitte è divertente e, da queste parti, lo fanno tutti, per cui non vedo perché dovrei privarmene. E’ cavalcandone una di colore verde ( non sono tutte blu) che vado con Pekka in uno dei tanti laghi intorno all’Inari; lo scopo è pescare. Lui, prima che cominci a ghiacciare, ha posto delle reti nell’acqua.
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Quando gela, pratica due aperture: da una cala l’attrezzo, dall’altra la recupera. Prendiamo due bei pesci, di cui non avrò modo di apprezzare il sapore. Il sistema più diffuso, tuttavia, è praticare un foro nel ghiaccio e, con una minuscola canna, attendere che qualche abitante del lago abbocchi. Lo faccia o meno, i finlandesi sono contenti comunque, perché spesso sono in piccoli gruppi e mentre attendono che qualcosa succeda, chiacchierano come intorno ad un camino. A meno 25°, naturalmente. Continuo il mio giro e mi spingo fino a Kittilantie, da Petri Mattus, un Sami allevatore di renne. Con lui raggiungo il luogo dove porta il foraggio alle sue bestie; quando il ghiaccio è troppo duro, gli animali non riescono a brucare nulla e occorre portare loro il cibo. Trascorrere una giornata in quel luogo è come vivere in un documentario. ICE KARTING - ICE CLIMBING Duecento chilometri in auto, per chi non ama guidare, sono quasi sempre penosi. Quasi! Percorrere le strade bianche di neve battuta, circondati da scenari fiabeschi dove ogni albero è una diversa scultura di ghiaccio, incontrare sovente le renne sul ciglio della strada (quando non stanno nel mezzo della careggiata) è tutt’altro che spiacevole. Arrivo a Pyhä attratto da tre offerte del tutto diverse fra loro. Il primo giorno gareggio con una decina di giovanotti provenienti dalla Svezia e alcuni locali. A cosa? Corsa su kart in una pista gelata.
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E’ tutta una derapata; i mezzi non vanno forte, ma guidandoli, si ha l’impressione di essere un pilota di formula uno. Non vinco, ma me la cavo bene, in mezzo a quella gioventù. Il giorno successivo provo la Fat Bike. E’ una mountain bike con ruote chiodate di dimensioni enormi. Si pedala senza troppi problemi sulla neve battuta, ma attenzione a non alzarsi sui pedali nei tratti in salita: la ruota non fa presa e non è difficile ritrovarsi sotto la bici. Ma non è ancora abbastanza: qui a Pyhä c’è una delle poche cascate di ghiaccio che è possibile scalare. E’ la mia prima esperienza di questo tipo, ma Mikael,
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l’istruttore, mi insegna i primi rudimenti e poi parto. E’ fantastico salire fra guglie gelate, tanto che sembra di arrampicarsi in una cattedrale fiabesca. La cascata non è molto alta, ma me ne rendo conto solo dopo essere ridisceso. Mentre scalavo, vedevo Mika in basso così piccolo che mi pareva d’essere in cima al mondo. NORTHERN LIGHT “Revontulet”, in finlandese, significa “fuochi della volpe”. Accadde un tempo che una volpe magica, correndo all’impazzata nelle vaste distese innevate, si stancasse di tenere alta la coda, abbassandola per avere un po’ di riposo.
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Strisciando sulla neve, alzò miriadi di scintille di vari colori, che salendo al cielo, diedero vita alla prima “aurora boreale”. Preferisco senz’altro questa spiegazione a quella proposta dalla scienza, secondo la quale “protoni ed elettroni di origine solare si scontrano con gli atomi della ionosfera generando campi elettrici di diversa lunghezza d’onda (colori)”. Provate ad alzare gli occhi durante tale fenomeno, quando la notte s’incendia di fasci luminosi verdi, gialli, rosa e, in certi casi, anche rossi. Le luci mutano, si mescolano, si accavallano, in una tempesta silenziosa che toglie il respiro e ammutolisce anche il più distratto degli osservatori. Provate, e poi mi direte se tutto ciò può essere nient’altro che opera di un’ incantevole magia.
Testo di Pier Vincenzo Zoli e foto di Mauro Camorani © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Finlandia
Come arrivare: La Finnair vola su Helsinki e da lì, con tratta interna, su Ivalo. All’aeroporto si può noleggiare un’auto e scendere fino a Rovaniemi, per ritornare nella capitale finlandese.
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Quando andare: Anche se molti italiani visitano la Lapponiafino a Rovaniemi nel periodo natalizio, la scarsità di luce limita le possibilità di fruire delle tante attività invernali. Meglio andare fra la fine di Febbraio e la metà di Aprile.
Abbigliamento: La temperatura può essere davvero bassa e occorre proteggersi molto bene. Mai cotone sulla pelle. Per le attività all’aperto non c’è problema: le organizzazioni che le propongono hanno abbigliamento tecnico di alta qualità, compreso nel prezzo. Suggerimenti: Lapland Safari per tour con i cani da slitta, con le motoslitte e per la pesca sotto il ghiaccio. Artic Resort (igloo di vetro).
Petri Mattus per una giornata con l’allevatore di renne. PyhaSafari, per il kart su ghiaccio.
Bliss Adventure per la fat bike e le cascate di ghiaccio. Per il Villaggio di Babbo Natale.
Altre informazione visitate il sito. Ne vale assolutamente la pena.
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CANARIE Ebbrezza marina
Ebbrezza marina
Isole Canarie
LAT 28,07 N
EBBREZZA MARINA
Gli Alisei accarezzano i declivi vulcanici che donano ai vini provenienti da questa esotica destinazione un carattere unico e riconoscibile. Qui si fa vino da almeno 500 anni: le Canarie sono isole da assaporare e tutte da scoprire, perfette per i wine hunters. Testo e foto di Marco Santini
CANARIE Ebbrezza marina
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ià dal’aereo Tenerife si annuncia interessante, dominata dalla mole del Teide, un vulcano alto più di 3700 metri. Con i suoi oltre 2000 chilometri quadrati di superficie e quasi 900 mila abitanti, Tenerife è la maggiore delle Canarie. Dal punto di vista paesaggistico, è sufficiente allontanarsi dalle principali spiagge per trovare una natura esplosiva, spettacolare, incredibilmente varia, basti pensare alle pendici del Teide, con le sue contorte formazioni laviche, alla penisola di Anaga, incredibilmente selvaggia e scoscesa, oppure alla zona compresa fra Los Gigantes, Garachico e il faro di Punta del Teno: un delirio di valli vertiginose percorso da strade fra le più tortuose che si possano immaginare.
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La vecchia capitale, La Laguna è stata inserita dall’Unesco nella lista dei patrimoni dell’Umanità. E’ una cittadina affascinante, piena di vita, interessante da visitare, caratterizzata da un clima fresco e variabile. Per avere un’idea complessiva della produzione vinicola di Tenerife bisogna andare a El Sauzal alla Casa del Vino La Baranda: si tratta di un indirizzo imperdibile, a partire dalla posizione a picco sul mare, fra i vigneti. All’interno della villa padronale perfettamente ristrutturata, si trovano il Museo del Vino, l’enoteca dove si trovano tutti i vini di Tenerife e la sala di degustazione. Nei dintorni
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troviamo alcune delle cantine più interessanti dell’isola. In particolare la micro Bodega Crater fondata da un gruppo di amici nel 1998. Qui da gustare con attenzione è il Magma, giustamente vulcanico. E’ unico, potente, rotondo, molto concentrato, pieno. Il naso racconta di vulcani e frutta rossa. Vino da meditazione, diverso da qualsiasi altro, può essere abbinato anche coi formaggi stagionati. Formidabile. Poco lontano, la Bodega Monje merita la visita per la bellezza delle vigne, la posizione, la cantina in sé stessa e per incontrare Felipe Monje, vignaiolo illuminato di quinta generazione che è il motore di questa realtà.
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La visita comincia fra vigne di 200 anni, prosegue fra botti di 300, si snoda fra barriccaie di design e termina fra le prospettive in chiaroscuro dei locali del wine club, dove si celebrano i baccanali di wine & sex, marchio registrato da Monje che commercializza una linea di prodotti sexy legati alle seduzioni del vino. Vale la pena di degustare i vini nell’ottimo ristorante annesso alla Bodega, dove la cucina si concentra sui piatti della tradizione. A 40 minuti di volo, più piccola e meno dotata in fatto di dislivelli rispetto a Tenerife, Lanzarote, con i suoi 300 vulcani, è altrettanto emozionante. La prima escursione è verso l’estremo nord-orientale dell’isola dove si trova il Mirador
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del Rio, uno dei momumenti al territorio creati dal geniale César Manrique, il figlio più famoso di Lanzarote, l’uomo che ha saputo valorizzare al meglio il patrimonio paesaggistico. Otto km più avanti in direzione di Cortijo si incontra il Giardin de Cactus, un altro dei monumenti di César Manrique: una sorta di anfiteatro a gradoni che ospita una fantastica collezione di cactus. Un’altra dozzina di chilometri lungo la strada costiera che corre lungo la frastagliata scogliera lavica, nella quale si aprono improvvise calette di sabbia bianca e acqua turchese, e si arriva al Jameos del Agua, un tratto di condotto vulcanco le cui caverne sono state adattate e si possono visitare.
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Una di queste grotte è stata trasformata in auditorium e ospita concerti di vario genere. Più avanti vale la pena di fermarsi a visitare la Cueva de los Verdes, un altro tratto di condotto vulcanico. Da qui la strada sale in un paesaggio di colline pietrose e distese fino al Mirador del Rio, un fantastico punto panoramico che consiste di una sala scavata nelle roccia e una serie di balconate a picco sul mare a 600 metri di altezza. Non si può dimenticare il Parque Nacional de Timanfaya perché se Lanzarote è un giardino di vulcani, il Timanfaya è il suo cuore di fuoco. Montañas de Fuego, questo è il nome che gli isolani usano per definire la zona che dal 1974 è circoscritta dai confini del parco nazionale: al suo interno vulcani, vulcani e poi vulcani, in uno scenario apocalittico da far rabbrividire. Belle le strade che si snodano fra i coni colorati, bella l’escursione che porta fino all’orlo dei crateri e si conclude a El Golfo, con il suo lago di smeraldo e le spiagge di lava nera (circa 100 chilometri in tutto) Infine si incontra la valle di Geria che riassume come nessun altro luogo l’essenza di Lanzarote. Bisogna assolutamente visitare due dei monumenti più significativi di César Manrique: la Fundación César Manrique e il Monumento al Campesino. La prima è il maggior centro culturale dell’isola: è, al contempo, casa, museo, galleria d’arte, laboratorio d’architettura e monumento al paesaggio.
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Ricavata in gran parte nelle bolle e nel passaggio di una colata lavica, rappresenta un straordinario esempio di integrazione fra uomo e ambiente naturale. Per capire il senso del monumento al campesino bisogna percorrere senza fretta la valle della Geria, bisogna guardare il terreno fatto di lava contorta e tagliente, fermare la moto e camminare lungo i sentierini che si perdono fra le mille buche scavate col sudore: ognuna di esse ospita una piccola vite. Poche foglie di un verde alieno che la volontà dell’uomo fa vivere e fiorire e dare frutta. Il vino di Lanzarote si porta dentro il ricordo del fuoco e merita di essere assaggiato.
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In questa terra dove piove pochissimo la viticoltura è eroica nel senso più puro della parola e qui lo chiamano “il vigneto impossibile”. La vite sopravvive alla siccità grazie al manto di lava tritata che viene steso sul terreno arido. Ogni pianta trova il suo spazio in grandi buche scavate a mano e protette dai venti alisei da muretti a secco. Un ambiente ostile che però regala alla vite una longevità fuori dal comune (non è raro trovarne di oltre 200 anni) e le fornisce nutrimento ricco di minerali. Le rese per ettaro superano di rado il quintale e mezzo e ogni operazione in vigna è necessariamente manuale. Non vedrete trattori a Lanzarote, solo contadini chini su un paesaggio lunare. Testo e foto di Marco Santini © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Informazioni: Come arrivare: Informazioni per il vostro sul al sito dell’Uffi ciolaSpagnolo Diverse compagnie volanoviaggio dall’Italia Canada, ma più per il turismo in Italia. economica è solitamente Air Transat che collega Roma con Toronto e Vancouver. Una volta in territorio canadese bisogna Come arrivare: prendere un volo interno per raggiungere Whitehorse e Vueling prezzi assai competitivi, buona lo Yukonha Territory (Air Canada, Air North le organizzazione compagnie più e un servizio friendly anche ad altre low cost. stop over a gettonate). Dallarispetto Germania c’è però l’opzione voloLodiretto Barcellona, permette portarsi a casa una buona bottiglia di con la Condor Airlines,diche vola su Whitehorse durante i mesi Cava e un po’ di jamon serrano. estivi. Questa si rivela spesso la soluzione più conveniente per raggiungere lo Yukon dall’Europa. Noleggiare un’auto Dove dormire: per raggiungere il Grande Nord da Toronto può essere Hotel Nivaria a Tenerife molto costoso (sono circa 7000km) anche se panoramico Caserio de Monzaga a Lanzarote e avventuroso. Da Vancouver il tragitto è invece più breve e anche piùutili spettacolare (sied attraversano Indirizzi di cantine enoteche:tre ecosistemi diversi tra cui il deserto intorno al fiume Fazer- LZ-30, a Cache e laBartolomé, tundra in El Grifo Bodega & Museo del Vino KmCreek 11, San Bristish Columbia). Lanzarote - Tel. +34 928 524036. Bodega Bermejo Camino a Los Bermejos 7, La Florida, San Quando andare: Bartolomé - Lanzarote - Tel. +34 928 522463. Clima: Il periodo migliore perde visitare il Canada e in particolar Bodega Monje Camino Cruz Leandro 36 - +34 922585027. Humbolt Bodegas Insulares Tenerife - Vereda delmaggio Medio 48 modo lo Yukon Territory è solitamente da metà a fine Tacoronte, Tenerife - +34sono 922570617. agosto. Le temperature gradevoli e le precipitazioni meno Bodega Crater - San Nicolas 132, ElilSauzal - Tenerife frequenti. Sicuramente da evitare periodo tra marzo e aprile +34 922 lo 573272. quando scioglimento della neve, oltre a causare inondazioni Bodega Crta. Lainfi Geria 18 35570 Yaiza in tutto ilStratus paese,- scopre nite km. distese di erba bruciata dal Tel. 928 809977 - Lanzarote. gelo.+34 Meraviglioso è invece il mese di ottobre, che corrisponde Bodega Viñatigo Calle CaboVerde SN, La Guancha, Tenerife all’inizio del breve autunno. Le immense foreste dell’Ontario Tel: +34 922 828768. e delle Rockies si colorano, in questo periodo, di un’ infinita quantità di sfumature tra il rosso e il giallo. Dove mangiare: Restaurante El Tunel a Tenerife. Superbo indirizzo frequentatissimo dai locali. Niente menù in lingue straniere, anzi
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nientemangiare: Dove menù. Si mangia quello che hanno portato i pescatori. Restaurante Risco sono a Lanzarote. Con un po’ di mare, gli spruzzi Nello Yukon El i prezzi ovunque piuttosto alti, si consigliano delle onde raggiungono la terrazza. Meno che chilometroda 0 per soprattutto i dining a bordo strada, specie se frequentati ilcamionisti, pesce che che vi serviranno. Da non perdere. possono riservare anche esperienze pittoresche Restaurante Lagoturistiche. a Lanzarote.Si chiama lagoper mauna servono e “indigene”,Elmeno Il prezzo medio colazione solo pesce di mare, qualità/ e (uova, bacon, patatafreschissimo. e pane) o unOttimo pranzorapporto tipico (hamburger prezzo e bella terrazza conaivista mare. patatine) si aggira intorno 10/15 euro.
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Shopping: Viaggio organizzato: Enoteca La casaViaggi del Vino La Barandapropone - Autopista Generaldidel Il tour operator dell’Elefante l’itinerario 14 Norte Km21, El Sauzal +34 922 572535. giorni “Gran Tour Alaska & Yucon” con partenze il 13 giugno e Internet Shopping La Despensa de Tenerife l’8 agosto 2015. Prezzo a partire da 3120 euro a persona. Fuso orario: Da – 6 sulla East Coast a – 9 sulla West Coast. Documenti: Passaporto con validità a 6 mesi. Vaccini: Nessuno. %&x
Lingua: Inglese e francese. Valuta: Dollaro canadese.