Latitudes Travel Magazine Marzo 2017

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Sommario

Capraia Foto di Vittorio Sciosia


Helsinki Illusione nordica

Colombia Sulla scia di Macondo

Aruba Eco caraibico

Capraia Stella di mare

Innsbruck Neve a primavera


Marzo 2017

Redazione:

Via Pisacane, 26 20129 Milano tel. +39 02.36511073 redazione@latitudeslife.com Foto di Shutterstock

Hanno collaborato

Francesca Calò Emanuela De Santis Vittorio Sciosia Anna Maspero Lucio Rossi

Fotografi

Marco Carulli Emanuela De Santis Vittorio Sciosia Anna Maspero Lucio Rossi

Pubblicità

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Aruba Foto di Marco Carulli


n°102 Marzo 2017

Direttore Responsabile Eugenio Bersani

eugenio@latitudeslife.com

Photo Editor Lucio Rossi

lucio@latitudeslife.com

Sales Manager

Lanfranco Bonisolli

lanfranco@latitudeslife.com

Redazione

Francesca Calò

francesca@latitudeslife.com

Graphic

Arianna Provenzano

arianna@latitudeslife.com






A Pizzo sul mare


A Pizzo sul mare


Finlandia

LAT 60,10 N Illusione nordica


Illusione nordica

ILLUSIONE ILLUSIONE ILLUSIONE HELSIN K I - FINLANDI A

N O R DICA Né scandinava, né baltica. O forse tutte e due. Poche ore di luce ne sfaccettano un profilo severo, rigido come l’inverno, che qui si allunga fino a primavera inoltrata. Ma è nel freddo che la capitale finlandese mostra il suo lato migliore: fuori natura, dentro design. E non chiamatela città minimal: Helsinki brulica nel buio. Testo e foto di Lucio Rossi


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molti potrebbe sembrare un’idea balzana: un fine settimana a Helsinki col freddo? Invece nel centenario della Finlandia (2017) la visita offre diverse sorprese. La città è avvolta dal gelo e soprattutto dal buio che qui arriva molto presto. Tutto è ovattato, silenzioso, i suoni sono attutiti, anche la gente parla a voce bassa come se non volesse rompere l’incanto del silenzio. Pure il treno che porta in città dal moderno aeroporto fila via sui binari senza un sibilo. I suoni e i colori del sud Europa sono molto lontani da qui, al contrario quell’innato senso di ordine ed efficienza che automaticamente associamo ai paesi del Nord qui è ovunque. Durante il percorso si alternano stazioni dai nomi impronunciabili, quasi tutte deserte. In mezz’ora si arriva alla Stazione Centrale di Helsinki (bella, da vedere di giorno con le grandi statue e la facciata in granito chiaro esempio di Jungendstil) e appena usciti si percepisce che la capitale finlandese è una piccola città: il traffico ordinato, la gente che avanza intabarrata e di gran carriera tra i cumuli di neve e sale lungo i marciapiedi, solo dopo l’orario di lavoro ci si prende un’altra pausa.


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L’inverno è la stagione

più intima e tranquilla, PER CONOSCERE

QUESTA

PICCOLA CITTÀ AFFACCIATA SUL GOLFO di Finlandia.


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L’inverno è la stagione più intima e tranquilla, forse quella più indicata per conoscere questa piccola città affacciata sul golfo di Finlandia. Al risveglio, l’indomani, tanto sarà ancora notte. A gennaio le prime luci dell’alba arrivano alle 9 del mattino e il sole tramonta poco dopo le tre del pomeriggio, in marzo le giornate già si allungano di quasi tre ore. La Finlandia è un Paese nordico ma non è Scandinavia, anzi accostare i finlandesi agli scandinavi è una cosa che li irrita molto, sarà perché per lungo tempo sono rimasti sotto il giogo svedese (dal XIV fino al XIX secolo) prima di passare (dal 1809 al 1917) sotto la sfera


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di influenza russa, e anche dopo l’indipendenza formale l’ombra politica dell’Unione Sovietica era evidente, anche il tocco architettonico e urbanistico tipico del socialismo sono ancora palpabili in molte vie della città. Insomma quest’anno la Finlandia celebra il suo primo secolo di indipendenza. Helsinki è la seconda capitale più settentrionale al mondo, si trova al 60° parallelo nord. Solo Reykjavík con 64° gradi è posizionata più a nord. L’estensione geografica della capitale della Finlandia, proclamata tale nel 1812, comprende anche un arcipelago di 315 piccole isole sparse nel Mar Baltico.


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È soprannominata la “città bianca”, per il colore della sua cattedrale e di molti altri edifici cittadini, e ha saputo mantenere una dimensione a misura d’uomo pur diventando, nel corso dei secoli, una metropoli dinamica, moderna e di grande fascino. Helsinki è sempre stata una città multiculturale. Non a caso nel 2000 è stata dichiarata Città Europea della Cultura in occasione del 450esimo anniversario dalla sua fondazione. Helsinki è perfettamente inserita in un contesto naturale fatto di verdi parchi (sono circa 240), canali navigabili e un panoramico lungomare di quasi 100 chilometri dal quale arriva una brezza che soffia costantemente e lungo il quale si può passeggiare, soprattutto d’estate, e fermarsi a bere qualcosa in uno dei tanti caffè. Il suo fulcro è, come per qualsiasi cittadina di pescatori, la vivace piazza del mercato, sempre piena di suoni e di colori. Molto ricca anche la vita cultura di questa capitale, che conserva lo spirito finnico ma mostra evidenti segni dell’influenza russa. Natura, vita mondana, feste e discipline sportive si armonizzano perfettamente in questa città tascabile che può essere tranquillamente girata a piedi, fra musei, splendidi edifici e locali con un’atmosfera allegra e frizzante. La Cattedrale, la Piazza del Senato - progettata dall’architetto tedesco Carl Ludwig dopo che la città venne dichiarata capitale nel 1812 - e l’area circostante rappresentano una singolare testimonianza dello stile neoclassico.


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La chiesa di Temppeliaukio, scavata nella roccia, nel quartiere di Kallio, fu progettata da Timo e Tuomo Suomalainen completata nel 1969. Oggi è una delle principali attrazioni di Helsinki. La chiesa offre un vario programma di concerti in uno scenario suggestivo. La Cappella di Kamppi in piazza Narinkkatori chiamata anche Cappella del Silenzio mette in mostra l’abilità finlandese di costruire con il legno. L’Open-Air Museo Seurasaari rappresenta uno spaccato della vita finlandese popolare. Il museo, infatti, illustra la vita dei Crofters, ovvero dei contadini e nobili vissuti dal 18° al 20° secolo. Ci sono guide in costumi nazionali dell’epoca che


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accompagnano i visitatori nei luoghi della Finlandia del passato. L’isola di Seurassari si trova a ovest di Helsinki e ospita case, dimore ed edifici tradizionali finlandesi. In occasione della vigilia della Mezz’estate qui viene organizzato un enorme falò e un fitto programma di danze e canti popolari. Il parco che ospita il museo è raggiungibile solamente in barca. La Cattedrale Ortodossa di Uspenski, è la più grande chiesa ortodossa dell’Europa occidentale e si trova nel quartiere Katajanokka (Kanavakatu 1). Fra le mete da segnalare anche la Fortezza Suomenlinna, tra le fortezze più grandi del mondo, ed è nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco dal 1991.


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C’è da considerare

la natura

che circonda LA CITTÀ, ANZI

NE È PARTE

STESSA.


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Situata sulle isole a largo della città, è percorribile a piedi. Nella fortezza ci sono ristoranti e caffè di primo ordine. Gli appassionati di arte devono mettere in agenda una visita all’Ateneum Art Museum che rappresenta il fulcro della Galleria nazionale finlandese, con l’esposizione di artisti e creativi finlandesi dal 1750 al 1960 come Albert Edelfelt, Akseli Gallen-Kallela e Helene Schjerfbeck. L’edificio in cui si trova il museo risale al 1887 e ospita anche una copia del famoso bronzo di Auguste Rodin Il pensatore oltre a vari dipinti di Van Gogh, Gaugin e Cezanne (Kaivokatu 2, tel. 00358.9.17336401. Degno di attenzione anche il Museo d’Arte contemporanea Kiasma disegnato da Steven Holl in stile ultra-avveniristico. Ospita installazioni multimediali, di arte audiovisiva o spaziale e vanta una grande esposizione permanente di arte nordica e baltica. Infine c’è da considerare la natura che circonda la città, anzi ne è parte stessa. Non c’è infatti necessità di uscire di molto da Helsinki per un assaggio di quello che la Finlandia può offrire da questo punto di vista, basta percorrere il sentiero naturalistico Pornaistenniemi natural trail parte dell’area naturale protetta di Viikin-Vanhankaupunginlahti per rendersene conto: si passeggia su passerelle in legno, tra boschi di betulle e torri di osservazione da dove ammirare gli stagni ghiacciati luogo di sosta di immensi stormi di uccelli: la natura selvaggia sembra non avere confini e la città con i suoi rumori da qui è già molto lontana.


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Pensando a Helsinki subito la mente corre al design. La città finlandese è stata nominata Capitale Mondiale del Design per il 2012. Tappa quindi al Design district, fra Esplanade e Kammpi. Lo shopping può iniziare in Erottajankatu 7, dove il Forum Finland propone il meglio di home e industrial design, ma divertente è anche Aarikka per i gioielli (Pohjoisesplanadi 27) e Iittila per il vetro (Pohjoisesplanadi 25). Interessante sotto il profilo architettonico, nei pressi del porto e del parco cittadino Kaivopuisto, il distretto di Eira, dove gli edifici sono in stile Jungendstil (il liberty locale) e possono costare come nel centro a Manhattan. I rich and famous di Helsinki stanno qui ma non hanno l’abitudine di apparire o farsi notare,


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forse proprio per la cultura luterana che impone costumi sobri, si accontentano di vivere in una delle più belle zone della città, in vicinanza del mare e con vista sulle isole della baia. Impossibile poi sottrarsi al rito della sauna. A Helsinki la sauna è un vero e proprio culto nazionale e non c’è condominio, palestra o cottage che non ne abbia una, tanto che in tutto il Paese se ne contano circa un milione e mezzo: quasi una ogni tre abitanti. D’obbligo, quindi, provare l’esperienza di un rigenerante bagno di vapore (che può superare i 100 gradi). Chi può ne possiede una ma il nuovo indirizzo in città è quello di una sauna pubblica, nuovissima e di gran moda; quindi per gli amanti del genere Loyly è l’indirizzo da non perdere.


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Situata a soli due km dal centro cittadino e progettata dallo studio finlandese Avanto Architects, Löyly si estende in lunghezza a ridosso della costa come se fosse una pietra spigolosa in attesa delle onde. La costruzione in legno di pino trattato termicamente è pensata per fare da “coperchio” alle varie saune, offrendo privacy agli ospiti senza oscurare la vista sul mare. Anche gli spazi esterni sono stati concepiti per rimanere riparati dai gelidi venti della costa. A rendere Löyli una struttura all’avanguardia è la sua anima ecologica: l’elettricità proviene dalla forza del mare e del vento, il legno viene da foreste gestite in modo ecosostenibile e il ristorante serve solo cibo organico. Dopo la sauna, è possibile tuffarsi direttamente in mare, anche in inverno, grazie agli avanto, i classici buchi nel ghiaccio che permettono le nuotate invernali. Ovviamente Helsinki e la Finlandia vanno assaggiati anche nel piatto. Il cibo qui è l’incontro tra la tradizione svedese e quella russa. In città ci sono numerosi ristoranti con cuochi di grande fama e anche qui si cavalcano le mode globali del momento: gli chef sono veri e propri personaggi che scrivono libri, hanno programmi TV, insomma delle celebrità, e il loro mantra è cibo sano e local, con ingredienti freschi e selvaggi (il pesce dei laghi, i funghi dei boschi) provenienti da una natura incontaminata come in pochi altri posti al mondo. Un indirizzo da non perdere in centro città poco distante dall’Esplanade è Juuri dove si gustano ottime ‘sapas’ variante finnica delle tapas spagnole.


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Altro posto da visitare è il nuovissimo Clarion Hotel Helsinki: dal bar al sedicesimo piano, in un mix di colori caldi e accesi, manifesto del design finlandese, il panorama sulla città e la baia ghiacciata sono una vista molto suggestiva. E prima di salutare la città guardatela


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ancora una volta dall’alto. Fermatevi all’Hotel Torni, all’ultimo piano c’è un bar con terrazza con vista sulla città, il vento a certe altezze taglia la faccia ma una bevanda calda ai tavoli del bar vi farà rinascere. Testo e foto di Lucio Rossi © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA


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ES U TIT

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Helsinki

Informazioni: Informazioni sul sito dell’Ente del turismo Finlandese.

Come arrivare: Finnair è una delle migliori e più premiate compagnie europee. Opera due voli al giorno da Milano e Roma su Helsinki. Altri voli per la capitale finlandese da diversi aeroporti italiani.

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Quando andare: Clima: Inverni freddi e nevosi, primavera e autunno più miti ma piovosi. Dove dormire: Lilla Roberts Pieni Roobertinkatu 1-3, 00130 Helsinki t. +358 9 6899880.

Dove mangiare: Restaurant Olo, in posizione centrale, a poca distanza dall’arteria Eteläesplanadi, serve una cucina creativa con ingredienti stagionali, conveniente prenotare; t. +358.10.3206250 info@olo-ravintola.fi. Juuri, ottimo ristorante in una traversa della grande Eteläesplanadi, famoso per il menù degustazione a base di assaggi (che qui chiamano ‘sapas’) con ingredienti organici e provenienti da piccoli produttori locali in un ambiente di design con luci soffuse. Documenti: Carta d’identità.

Fuso orario: Un’ora in più rispetto all’Italia.


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Lingua: Finlandese, ma inutile cercare di capire qualcosa, l’inglese è parlato in maniera molto diffusa.

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Religione: La maggior parte della popolazione è di culto protestante. Valuta: Euro.

Elettricità: 220 V.

Telefono: 00358 è il prefisso telefonico.

Abbigliamento: Vista la variabilità del clima anche in estate, munirsi di indumenti pesanti anche nei mesi estivi.

Suggerimenti: Da vedere: L’isola di Suomenlinna a 15 minuti di ferry dalla piazza del Mercato. Link utili: Musei di Helsinki

Museo del Design


Colombia

Sulla scia di Macondo LAT 09,14 N

SANTA CRUZ DE MOMPOX

SU L L A SC I A


Sulla scia di Macondo

Un gioiello coloniale su un’isola fluviale nella Colombia caraibica. Un luogo dove tutto è immobile fuorché le passioni. Testo e foto di Anna Maspero www.annamaspero.com

D I M ACO ND O


Sulla scia di Macondo


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Sulla scia di Macondo

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anta Cruz de Mompox è un luogo perso in un intrico di canali e paludi sul Rio Magdalena nella regione della Costa colombiana, una città dimenticata, “lejana y sola”, come cantava Garcia Lorca a proposito di Córdoba. E in fondo assomiglia proprio a una città andalusa che il capriccio di qualche architetto ha spostato ai tropici. Durante il tempo delle colonie era una città ricca, aristocratica e mercantile. Grazie alla sua posizione strategica sul fiume, vicina alla costa, ma sufficientemente lontana per essere protetta dalle incursioni dei pirati, fu fino alla fine del XIX secolo uno scalo obbligato: qui attraccavano centinaia di barche e battelli che trasportavano l’oro e l’argento destinati alla corona spagnola e le merci per rifornire le città fondate all’interno della colonia.


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Ma il fiume, motivo della ricchezza di Mompox, è stato anche la causa della sua decadenza: l’accumulo di sedimenti ne cambiò il corso spostando il traffico sul Brazo de Loba, poi strade, ferrovie e aeroporti rimpiazzarono i trasporti fluviali. Quello che era l’animato porto di Mompox è ora deserto: nessuna barca moderna e nessun vecchio vaporetto, soltanto un paio di lance per traghettare sull’altra riva. Forse è il caldo, forse la stanchezza, ma non si può nascondere un po’ di delusione dopo il lungo viaggio da Cartagena fin qui: Mompox, malinconica e altezzosa, non si concede


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facilmente. Proprio la lontananza da tutto, la solitudine e l’abbandono sono il suo segreto, capaci di aggiungere fascino e magia a un luogo dove il tempo si è fermato. “Por Mompox no se pasa, se llega”, non si passa ma ci si va, racconta Walter Gurth, un austriaco che, dopo aver girato il mondo in barca, ha scelto questo luogo per mettere radici, restaurando con le sue mani l’antico Forte di San Anselmo per trasformarloin un ottimo ristorante. La città è un gioiello architettonico coloniale perfettamente conservato e dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.


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Le tre strade che formano il nucleo antico corrono parallele al Rio Magdalena: la Albarrada, il lungofiume ombreggiato da grandi alberi popolati da scimmie e grosse iguane, l’aristocratica Calle Real del Medio e la Calle de Atrás, dove termina la parte antica. Basta curiosare fra i nomi delle vie che intersecano le tre principali e lentamente si entra nel sogno: Calle de No te Veo, la Sierpe, Tumbamuertos, de la Amargura, de la Mierda (c’erano i bagni pubblici…), el Culeadero (c’era una casa di tolleranza) e poi Casa Macondo, Casa de Los Angeles, Casa del Recuerdo (l’ospizio). Bisogna soffermarsi di fronte


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a una targa commemorativa dove incisi nella pietra ci sono gli arrivi e le partenze di Simón Bolívar, che da qui con quattrocento momposinos iniziò la sua battaglia per l’indipendenza del continente e dichiarò “Si a Caracas le debo la vida, a Mompox le debo la gloria”. E fu proprio a Mompox, soprannominata “La Valerosa”, che l’aristocrazia criolla proclamò per prima la libertà dalla Spagna. Le antiche case sono quasi tutte a un piano, con tetti in tegole, portali in pietra, grandi finestre protette da eleganti grate in ferro battuto, appoggiate a basamenti ornamentali ognuno diverso.


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La città è un gioiello architettonico coloniale

dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco


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Basta scostare le pesanti porte di legno e, protetti da muri spessi, si scorgono ingressi spaziosi con mobili e oggetti antichi, testimoni di una ricchezza sbiadita dal tempo, ma impreziosita da una patina di antico. Ampli giardini interni sono racchiusi da portici sostenuti da colonne e archi a tutto sesto. Nella penombra dove il sole non riesce a penetrare si intravedono persone che chiacchierano tranquille sulle vecchie sedie a dondolo. Appena fuori si ritrova la luce infuocata del pomeriggio. E poi rifugiatevi nelle chiese: sono sei, oltre a quattro cappelle, perchĂŠ


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qui tutte le comunità religiose - dominicani, agostiniani, francescani e gesuiti - erano presenti. Davanti alla torre ottagonale di Santa Barbara con tanto di balcone, Ernesto Silva, historiador locale e guida preziosa, racconta la leggenda di una fanciulla araba qui rinchiusa perché innamorata di un cristiano e aggiunge che ci sarebbero anche altre storie simili, perché “a Mompox tutto è immobile, ma non le passioni”. Sembra davvero di muoversi dentro un racconto di García Márquez, anche se pare che Gabo nei suoi molti viaggi lungo il Rio Magdalena non vi si sia mai fermato.


Sulla scia di Macondo


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GA LLERY

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Sulla scia di Macondo


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Mompox è certo il luogo che più assomiglia a quel Macondo che tutti abbiamo immaginato e non è un caso che Francesco Rosi abbia girato fra le sue vie molte delle scene di Cronaca di una morte annunciata, la tragica storia di Santiago Nazar che ama, fugge e muore. Mompox, la bella addormentata, presto si risveglierà dal suo sonno secolare. Fra qualche mese dovrebbe aprire l’aeroporto inutilizzato da anni ed è stata approvata la costruzione del Ponte della Riconciliazione, il più lungo della Colombia, per unirla al resto del Paese. Il fascino di questa città annidata su un’isola in mezzo a fiumi e canali svanirà lentamente. Forse allora Mompox cesserà di esistere, ma noi continueremo a sognarla.

Testo e foto di Anna Maspero © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA

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Santa Cruz De Mompox Informazioni: Colombia Travel.

Come arrivare: Voli per la Colombia dalle principali città italiane con Iberia e Avianca, la compagnia aerea colombiana che ha come hub gli aeroporti spagnoli di Madrid (18 voli a settimana) e Barcellona (7 voli a settimana) da dove partono collegamenti per Bogotà. I voli sono operati con nuovi aeromobili Boeing 787. L’aeroporto principale è El Dorado di Bogotà e da qui si può proseguire per 25 destinazioni all’interno del Paese. Tutti i voli operati da Avianca sono acquistabili presso le agenzie di viaggi o al Call Center di MST GSA al 02/86998147.

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Quando andare: Il clima è tropicale, molto simile nell’arco dell’anno, mentre varia a seconda dell’altitudine. I mesi più adatti per un viaggio sono dicembre - gennaio che è anche l’alta stagione per i colombiani. Dove dormire: Ottime infrastrutture e servizi. A Mompox molte case antiche sono diventate guesthouse o hotel di charme, come il Boutique Hotel Bioma, curatissimo e con ottimo cibo.

Dove mangiare: La cucina è piuttosto semplice, varia in base alla regione: pesce sulla costa accompagnato da riso al cocco; carne con riso, fagioli, platano fritto e patate nell’interno del Paese. Tipico è l’ajiaco, minestra a base di pollo e patate. Fra le bevande l’agua de panela a base di zucchero di canna, il canelazo (rum, acqua, cannella) e un’enorme varietà di succhi naturali. Altra grande ricchezza colombiana è il caffè, buone le marche Juan Valdéz e San Alberto.


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A Mompox consigliato il Fuerte San Anselmo con ottimo cibo in un edificio storico di grande impatto. Viaggio organizzato: Un viaggio particolare è quello organizzato da Kel 12 nei luoghi del realismo magico di García Márquez e a Caño Cristales (in stagione).

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Fuso orario: La differenza di orario è di -6 ore rispetto all’Italia, -7 ore quando in Italia è in vigore l’ora legale. Documenti: Passaporto con validità residua di almeno sei mesi per soggiorni inferiori ai 90 giorni e biglietto aereo. Vaccini: Non è obbligatoria alcuna vaccinazione. %&x

Lingua: Spagnolo.

Religione: Cattolica con anche diverse sette protestanti.

Valuta: L’Antartide è una terra estrema che necessita una certa Peso colombiano (COP); la moneta estera maggiormente diffusa è il dollaro USA. Elettricità: 110 Volts con prese di tipo americano.


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Santa Cruz De Mompox

Telefono: Prefisso 0057. Ovunque diffuso internet e wi-fi gratuito.

Abbigliamento: Adatto per i due differenti tipi di clima, fresco in altitudine, caldo umido sulla costa.

Shopping: Amache, terrecotte e i ponchos colombiani. Famosi gli smeraldi. Il caffè è considerato tra i migliori al mondo. Suggerimenti: Se ci andate fra giugno e ottobre non perdetevi un’escursione di alcuni giorni a Caño Cristales, un fiume dove le alghe creano incredibili effetti cromatici. Eventi: Carnevale di Barranquilla, il secondo più famoso in America Latina dopo quello di Rio. Link utili: Tutto Colombia

Tour in Colombia YouTube 1 Vimeo

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È l’isola caraibica fuori dai cliché. Al posto delle palme, pochissime, ci sono i cactus. E i divi-divi. La regina delle Antille Olandesi, oltre che per le spiagge bianchissime e il mare cobalto, ha tutte le intenzioni di guadagnarsi la fama di isola 100% green. Testo di Francesca Calò Foto di Marco Carulli www.marcocarulli.com


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li spagnoli la considerarono inutile. Facendo così la felicità degli olandesi, che furono i primi a sperimentare la fama di One happy Island, di cui Aruba si fregia ancora oggi. Un mantra che è diventato lo slogan nazional popolare: te lo scrivono ovunque, persino sulle targhe delle auto. E funziona. Il motto convince più di un milione di turisti all’anno. Un numero considerevole che, se da un lato ne dichiara il successo, dall’altro – quello ambientale - potenzialmente potrebbe essere una minaccia. Fortuna che le autorità locali lo hanno capito e con lungimiranza hanno messo a punto il piano B : energie rinnovabili, ecoturismo, progetti formativi e l’obiettivo ambizioso di diventare 100% ecosostenibile entro il 2020. Un impegno da onorare a cui sono chiamati a rispondere anche i turisti.


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Non c’è da stupirsi, quindi, se tra gli eventi più importanti si annovera l’Aruba Reef Care Project, una sorta di grande happening di volontariato ambientale volto ad accrescere la consapevolezza e l’attenzione su spiagge e fondali marini. Il futuro è verde, dunque, per l’ultimo avamposto dei Paesi Bassi nei Caraibi, che insieme a Bonaire e Curacao forma l’arcipelago ABC, come solitamente è noto. L’impronta olandese è ancora ben visibile. Oranjestad, la capitale, è una cittadina raccolta e graziosa, dalle tipiche architetture in stile coloniale olandese e dipinta con colori sgargianti con influenze ispaniche come lungo Whilhelminastraat. Fort Zoutman è uno dei più antichi edifici dell’isola all’interno del quale si trova il Museo


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Storico dove ripercorrere la storia di Aruba. Ma l’attrazione maggiore sono, ovviamente, le spiagge della costa occidentale e meridionale, sempre accarezzate dagli alisei, di un’intatta bellezza e riparate dalle forti correnti dell’oceano Atlantico. Un patrimonio incredibile, su cui Aruba ha costruito la sua fortuna. Palm Beach e Eagle Beach, sulle quali si concentrano hotel e casinò, vantano spiagge immacolate lunghe chilometri, con sabbia bianca fine come talco e acque trasparenti e cristalline dai colori e sfumature bellissime: si passa dal verde smeraldo all’azzurro; non a caso sono considerate tra le più attraenti dei Caraibi e anche la gioia per i velisti e gli amanti delle immersioni.


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Coco Beach e Baby Beach, una spiaggia a forma di mezza luna, si trovano sul versante opposto (San Nicolas). Il bianco della sabbia e il turchese della laguna mutano di continuo sotto il moto perpetuo delle onde. Il clima è secco e la temperatura si mantiene costante per tutto l’anno. Grazie agli alisei, che soffiano in modo costante, gli alberi, che nell’isola chiamano “divi-divi”, sono piegati in forme contorte da farli assomigliare a giganteschi bonsai, con le iguane che vi si mimetizzano. Si ammira il sole che scompare nel mare, un orizzonte che si tinge d’oro


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accarezzando le acque e la sabbia. Questo spettacolo della natura, assieme ai sorrisi della gente – allegra e spontanea, frutto di un’affascinante mescolanza razziale – e che danno il benvenuto con un “Bon Bini Aruba” in papiamento – una lingua ritmata e melodica, un mix di spagnolo, olandese, portoghese, indiano, francese e inglese – rende il soggiorno ad Aruba l’immagine della vacanza da sogno. Testo di Francesca Calò e foto di Marco Carulli © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA

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Aruba

Informazioni: Informazioni utili per il viaggio sul sito ufficiale di Aruba Tourism Authority. Come arrivare: Buone combinazioni sono offerte da Klm, che vola da Amsterdam.

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Quando andare: Il tempo migliore si incontra in corrispondenza della nostra stagione invernale. Dove dormire: Hotel Holiday Inn Sun Spree Resort.

Dove mangiare: L’offerta di ristoranti è ampia. Si raccomanda di consultare la pagina dedicata dell’ente del turismo che ne raccoglie buona parte. Fuso orario: 5 ore in meno rispetto all’Italia, 6 quando vige l’ora legale.

Documenti: Necessario passaporto in corso di validità. Per le eventuali modifiche relative alla validità residua richiesta del passaporto si consiglia di informarsi preventivamente presso l’Ambasciata o il Consolato del Paese presente in Italia o presso il proprio Agente di viaggio.


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Vaccini: Nessuno obbligatorio.

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Lingua: L’olandese, ma è comunemente parlato il cosiddetto papiamento (un miscuglio di spagnolo e portoghese”arricchito” da influssi dall’olandese e dall’inglese). l’inglese è abbastanza diffuso. Moneta: Fiorino di aruba.

Telefono: Prefisso per l’Italia: 0039 Prefisso dall’Italia: 00297. Elettricità: 220 volt.


Stella di mare

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In primavera l’isola si colora di giallo e profuma di ginepro, lentischi e rosmarino. Il mare trasparente invita a tuffarsi fra gli scogli dove si specchia la macchia mediterranea. Un weekend nei Ponti di aprile e maggio è una fuga dalla realtà in un paesaggio da sogno e senza tempo. Testo e foto di Vittorio Sciosia


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CAPRAIA

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l’isola meno abitata dell’arcipelago toscano. Poca, l’umanità stanziale. D’estate ci sono i turisti, la cui presenza, per fortuna, non ha stravolto il lato più autentico. Capraia è un piccolo frammento di pietra di origine vulcanica schizzato nel Tirreno. Terza isola per estensione delle sette sorelle, dopo l’Elba e il Giglio, è quella più lontana dalla terraferma, a circa 60 chilometri da Livorno, e più vicina alla cugina francese, da cui dista 30 chilometri. Un brandello solitario, dove la fretta è bandita e i ritmi sono quelli rilassati degli isolani.


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ll nome Aegylon fu dato all’isola dai Greci intorno all’anno 1000 a.C. ed il suo significato è quello di “posto di capre”. Il nome attuale deriva invece dal latino Capraria, dal termine etrusco “capra”, che voleva dire “roccia”. Brulla e selvaggia, in primavera esplode in un tripudio di colori e odori che si sprigionano dalla macchia mediterranea: l’intenso profumo di rosmarino, mirto ed elicriso conduce fino a Cala Rossa, sulle imponenti scogliere che si affacciano sul mare stordendo l’interno, verso lo Stagnone, lago con un particolare e ricco ecosistema.


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Dal Monte Penne, invece, si può ammirare il panorama guardando fino alla Corsica e all’Isola d’Elba. L’unica strada asfaltata è quella che dal porto conduce al paese. Per il resto, le vie di comunicazione sono sentieri e mulattiere, costruiti dai detenuti della ex Colonia Penale, chiusa nel 1986, e che collegano i luoghi più interessanti dell’isola. Si cammina, su e giù, in lungo e in largo, battendo i 32 kmq di superficie, cercando il mare. Che a volte rimane distante, inaccessibile in mezzo a tanta impervietà. Più facile arrivarci in barca in quelle calette ancestrali che stemperano i flutti, cullando acque in balia di venti impetuosi.


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La spiaggia c’è e non c’è. A Cala della Mortola i granelli di sabbia e i sassi appaiono e scompaiono. Dipende dal grecale, che qui, quando spira forte, ferma anche i traghetti. Succede che non arrivano i giornali, come spesso ti pare ti aver sentito dire qualche volta, e ti accorgi davvero cosa sia un’isola. Ma in certe giornate il mare è uno specchio languido che riflette intense tonalità di verde e di azzurro. E vale la pena andare a godersi la scogliera de il Bagno, un tempo scalo fortificato del Castello, raggiungibile a piedi dalla zona dell’Elibase in 10


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minuti di camminata su un ripido e stretto sentiero. Ci vuole invece un’ora per percorrere il Sentiero del Reganico, un itinerario botanico e olfattivo in mezzo alla macchia mediterranea e orlato di muretti a secco che porta fino alla Cala dello Zurletto. In circa tre ore, partendo dalla Piana, si arriva alla Torre dello Zenobito, lungo una delle vie piÚ antiche dell’isola. Un sentiero impegnativo, che corre parallelo alla costa est, costruito in occasione dell’edificazione della torre intorno al XVI sec. Una serie di saliscendi offre scorci inediti, aprendosi su dolci vallate e panorami sul mare.


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Dall’Arpagna la vista è straordinaria. Un mucchio di macerie testimonia che il monte in passato era usato dalla Marina Militare come punto di osservazione sul mare circostante e non è difficile capire perché.


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Lo sguardo si allunga intercettando il profilo del Monte Capanne che disegna l’isola d’Elba. Bisogna essere allenati e avere buone gambe, ma poi la vista sull’immensa distesa azzurra ripaga da tutte le fatiche. Testo e foto di Vittorio Sciosia © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA


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Canada Capraia

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Informazioni: Come arrivare: Isola di Capraia. Diverse compagnie volano dall’Italia al Canada, ma la più economica è solitamente Air Transat che collega Roma con Come Torontoarrivare: e Vancouver. Una volta in territorio canadese bisogna Da Livornouni traghetti dellaper compagnia Toremar partono prendere volo interno raggiungere Whitehorse e ogni giorno dalTerritory Porto Mediceo. lo Yukon (Air Canada, Air North le compagnie più gettonate). Dalla Germania c’è però l’opzione volo diretto Quando andare: con la Condor Airlines, che vola su Whitehorse durante i mesi Clima:Il clima è tipicamente mediterraneo. Il periodo migliore per estivi. Questa si rivela spesso la soluzione più conveniente visitare Capraia è la primavera per la grande varietà di fioritura per raggiungere lo Yukon dall’Europa. Noleggiare un’auto che è presente nell’Isola. per raggiungere il Grande Nord da Toronto può essere molto costoso (sono circa 7000km) anche se panoramico Dove dormire: e avventuroso. Da Vancouver il tragitto è invece più breve e Vi sono parecchie soluzioni per soggiornare a Capraia. Dalla anche piùall’Albergo spettacolare (sialloggi attraversano tre ecosistemi diversia tra pensione agli che l’Agenzia Parco mette cui il deserto intorno al fiumediFazer a Cache e la Hotel tundraLain disposizione. Una soluzione ottimo livello Creek è il resort Bristish MandolaColumbia). t. 0586/194675, che offre il giusto comfort e servizio per passare una deliziosa vacanza a Capraia. Quando andare: Clima:mangiare: Il periodo migliore per visitare il Canada e in particolar Dove Imodo ristoranti e pizzerie siti alè porto o in paese offrono diverse lo Yukon Territory solitamente da metà maggio a fine soluzioni opportunità.sono Se si gradevoli desidera assaggiare i prodotti agosto. Leetemperature e le precipitazioni meno tipici di Capraia consigliamo di contattare l’Agriturismo frequenti. Sicuramente da evitare il periodo tra marzo eValle apriledi Portovecchio. quando lo scioglimento della neve, oltre a causare inondazioni in tutto il paese, scopre infinite distese di erba bruciata dal gelo. Meraviglioso è invece il mese di ottobre, che corrisponde all’inizio del breve autunno. Le immense foreste dell’Ontario e delle Rockies si colorano, in questo periodo, di un’ infinita quantità di sfumature tra il rosso e il giallo.


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Dove mangiare: Nello Yukon i prezzi sono ovunque piuttosto alti, si consigliano soprattutto i dining a bordo strada, specie se frequentati da camionisti, che possono riservare anche esperienze pittoresche e “indigene”, meno turistiche. Il prezzo medio per una colazione (uova, bacon, patata e pane) o un pranzo tipico (hamburger e patatine) si aggira intorno ai 10/15 euro.

U TIT

Viaggio organizzato: Il tour operator Viaggi dell’Elefante propone l’itinerario di 14 giorni “Gran Tour Alaska & Yucon” con partenze il 13 giugno e l’8 agosto 2015. Prezzo a partire da 3120 euro a persona. Fuso orario: Da – 6 sulla East Coast a – 9 sulla West Coast. Documenti: Passaporto con validità a 6 mesi. Vaccini: Nessuno. %&x

Lingua: Inglese e francese. Valuta: Dollaro canadese.


I n n S B R U C K

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Austria

LAT 47,16 N


Natura, cibo e design. Chilometri di piste che accarezzano paesaggi ovattati, architetture avveniristiche e un’offerta gastronomica gourmet, fanno di Innsbruck un salotto in piena montagna. Testo e foto di Emanuela De Santis www.emanueladesantis.it





L’intera zona alpina che avvolge il Tirolo è un paradiso per sciatori, carvisti, fondisti, appassionati di scialpinismo, snowboard, sport invernali, discipline alpine e nordiche.


Neve a primavera

INNSBRUCK I

l legame tra Innsbruck e la montagna è come quello tra Napoli e il suo mare: viscerale

e appassionato. Quando le prime nevicate ammorbidiscono le piste, i tirolesi doc salgono a sgranchirsi le gambe durante la pausa pranzo con una discesa veloce o un rapido slalom sui tracciati di Seeburg o di Axamer Lizum, due dei comprensori sciistici raggiungibili in funivia o in autobus dalla città. Tuttavia l’intera zona alpina che avvolge il Tirolo è un paradiso per sciatori, carvisti, fondisti, appassionati di scialpinismo, snowboard, sport invernali, discipline alpine e nordiche. Il comprensorio offre numerose piste più o meno impegnative, skibus, impianti di risalita e scuole sciistiche. Le nevicate di febbraio e le gelate notturne regalano ad appassionati e sportivi una chance in più quando il clima non più rigido d’inizio primavera rende piacevole impigrirsi al sole dopo una mattinata di sciate. E così in molte località fioccano le offerte di soggiorno con skipass compreso. A una ventina di chilometri da Innsbruck, sciate doc e mini-vacanze a partire da 145 euro,


skipass incluso, sono garantite fino a giugno sui versanti maestosi dello Stubai Gletscher, il comprensorio sciistico su ghiacciaio più grande dell’Austria. 26 impianti di risalita e 35 discese d’ ogni livello di difficoltà caratterizzano questa stazione. Per freeriders e snowborders ecco il Power Department (fuori pista da percorrere in sicurezza col gps) e il Moreboards Stubai Zoo Snowpark a 3.100 m., uno dei comprensori alpini preferiti dagli appassionati di freestyle, dotato anche di un proprio Park-Stricklift per freeskiers e snowboarders. Inoltre ci sono numerosi extra, come il Big Family Ski-Camp con la Big Family Fun Slope e lo Snowpark Stubai Zoo, uno dei migliori snowpark del mondo. Per non parlare della Eisgrotte e del ristorante Schaufelspitz, premiato con due cappelli nella guida gastronomica Gault&Millau, dove gli sciatori gourmet assaggiano la pasta fatta in quota, i canederli, il tafelspitz e gli altri piatti tipici della tradizione tirolese preparati dallo chef David Kostner.






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La novità di quest’anno è il pensionamento della storica Eisgra

dismessa per far spazio alla tecnologica 3S Eisgratbahn: 7 pilo

di sostegno per 1.200 m. di dislivello, la funivia a 3 funi più lun delle Alpi, il più ingente investimento che l’Austria abbia mai

realizzato in materia di impianti di risalita. La sua stabilità in c

di vento forte scongiura chiusure impreviste; inoltre le 48 cab

disegnate da Pininfarina, con vetrate panoramiche, sedili in cu

e wi-fi gratuito, possono trasportare 32 persone a 25 km/h fin

2.900 metri dell’Eisgrat, riducendo i tempi di salita di 11 minu

rispetto al passato. Il nuovo impianto è arricchito da una nuov

discesa a valle, una ski-route, una pista non battuta ma monito


at,

All’ingresso della valle dello Stubai, appena sopra Fulpmes, resta

oni

aperta fino al 17 aprile la Schlick 2000, oltre 20 km di piste di sci

nga

alpino di varia difficoltà, una delle 9 aree sciistiche dell’Olympia SkiWorld Innsbruck (lo Stubaier Super Skipass vale anche per la

caso

Schlick 2000, oltre che per i tre altri comprensori della Stubaital,

bine

l’ElferLifte Neustift, l’area del ghiacciaio e il Serlesbahnen

uoio

Mieders). Per i piccoli ci sono il Kinderland o i 3 km di percorso

no ai

in slittino (il giovedì l’illuminazione fino alle 21.00 garantisce

uti

scivolate in notturna), mentre i fondisti partono da Fulpmes

va

dividendosi tra la pista circolare a valle e i 40 km di tracciati in

orata.

quota.




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FOTO GALLERY

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L’area, la prima ad adottare il sistema Skiline, che registra direttamente nello skipass il dislivello effettuato in una giornata sugli sci, comprende anche una pista speed e un funpark lungo la pista Sennjoch, costruito ogni anno in collaborazione con l’unione degli snowboarders locali. Del comprensorio fa parte il monte Kreuzjoch, che grazie alle termiche presenti garantisce anche durante l’inverno l’accesso ai cultori del parapendio. A pochi minuti dal centro storico l’unicità di Innsbruck è quella di offrire chilometri di piste, e allo stesso tempo di lasciar godere un’ospitalità all’insegna della cultura, dello shopping, dei piaceri della gola. Marie Theresien Strasse è diventata il salotto della città, dove le vie dello shopping e dell’arte sono a due passi dalle piste da sci: palazzi d’epoca, locali d’atmosfera, negozi eleganti, ristoranti e wine-bar, pasticcerie e caffè con i tavoli all’aperto anche d’inverno, affollati di gente imbacuccata in coperte di pile. Sullo sfondo, tra i portici di Altstadt, scintillano le scandole del Tettuccio d’Oro, emblema quattrocentesco della città nella piazza medievale voluta dagli Asburgo. E’ il celeberrimo architetto Zaha Hadid, recentemente scomparsa, a confrontarsi con la natura e gli spazi aperti delle montagne alpine: il suo trampolino di Bergisel è una moderna rampa di lancio alta 47 metri, completa di caffè e ristorante sulla base di partenza, dalla quale spiccano il volo i campioni di salto con gli sci. La funivia Nordkette compendia gli aspetti più innovativi dell’architettura e del design di montagna, caratterizzati dall’incontro tra tecnologia ed ecologia e dall’integrazione tra natura ed urbanistica.




La funivia Nordkette compendia gli aspetti più innovativi dell’architettura e del design di montagna, caratterizzati dall’incontro tra tecnologia ed ecologia e dall’integrazione tra natura ed urbanistica.




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Le prime quattro stazioni (Centro città, Löwenhaus, Alpenzoo e Hungerburg), sono opera della Hadid, progettista anche del ponte sospeso sull’Inn sul quale passa la funivia, che si snoda in superficie per poi scivolare in sotterranea fino ad Hungerburg in appena 7 minuti. A questo tratto iniziale si aggiungono le due sezioni della Seegrube e dell’Hafelekar, le cui stazioni, firmate da Franz Baumann, salgono nel cuore del Nordpark fino alle piste, tra il parco naturale del Karwendel e la valle dell’Inn: in 25 minuti, dal centro di Innsbruck, la funicolare tocca i 2.256 metri di quota. La montagna è così diventata una sorta d’inedito quartiere d’alta quota per la capitale tirolese; in pochi minuti, dal centro storico, si sale nel cuore del Nordpark anche solo per uno spuntino nei ristoranti Leingartner’s e Hafelekar, che si trovano al ciglio delle piste, specializzati nei piatti dell’autentica tradizione regionale. Il venerdi si cena fino a sera inoltrata, approfittando dell’ultima corsa della Nordkette, che ridiscende in città alle 23.30.

T E S TO E F OTO D I : E M A N U E L A D E S A N T I S





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Innsbruck

Informazioni: Sul vostro viaggio su Stubai, Tirolo, Austria.

Come arrivare: Dall’Italia in treno con destinazione Innsbruck e autobus locali per le località sciistiche. Viaggiare senza bagagli in treno con il servizio DB Kuriergepäck: i bagagli vi aspettano già in hotel. In auto, dall’autostrada del Brennero uscita Innsbruck oppure proseguire per Stubaital (ca. 20 minuti), uscita Schönberg.

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Quando andare: Clima: La stagione sciistica inizia a novembre e gli impianti chiudono il 28 maggio sul ghiacciaio.

Dove dormire: Hotel Alphof a Fulpmes, tre stelle famigliare buon allestimento e spa. Activehotel Bergkönig a Neustift, eleganza tirolese e wellness. Hotel Penz a Innsbruck, di design, centralissimo, panoramico.

Dove mangiare: Ristorante Schaufelspitz esperienza gourmet in quota, a 3000 sulle piste; reservierung.eisgrat@stubaier-gletscher.com. Trattoria Grawa Alm sulla strada tra Neustift e Stubai. Ambiente caratteristico e sapori forti, tiroler graukase alla piastra, leberkase e weissbier artigianale. Restaurant Kirchbrucke a Mieders. In riva al fiume cucina casalinga e piatti a base di trote. Kaiserstube Restaurant a Innsbruck cucina tradizionale e specializzato in carni locali, Wienerschnitzel degna del kaiser. Aperto fino a tardi.


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Documenti: Carta d’identità. Lingua: Tedesco.

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Valuta: Euro.

Elettricità: 220 Volt.

Telefono: Prefisso per l’Austria +43.

Shopping: Per lo shopping gastronomico si consiglia a Innsbruck il mercato contadino di Wiltener Platzl il sabato e il mercato coperto accanto al ponte sull’Inn. Café Konditorei Munding per le favolose torte austriache. Ed il minuscolo salumificio Herby in Stiftgasse per salsicce e speck. Link utili: Innsbruck Wintersport Stubaier Gletscher


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