Sommario
Barcellona Foto di Eugenio Bersani
Orissa Romanzo etnico
Qatar Deserto ad arte
Barcellona Voglia di remuntada
Rotterdam A bocca aperta
Piacenza Incontri ravvicinati della provincia
Aprile 2017
Redazione:
Via Pisacane, 26 20129 Milano tel. +39 02.36511073 redazione@latitudeslife.com Foto di Fabrizio Crippa
Hanno collaborato
Francesca Calò Fabrizio Crippa Ornella D’Alessio Arturo Di Casola
Fotografi
Eugenio Bersani Fabrizio Crippa Ornella D’Alessio Lucio Rossi Arturo Di Casola
Pubblicità
Info
Rotterdam Foto di Arturo Di Casola
n°103 Aprile 2017
Direttore Responsabile Eugenio Bersani
eugenio@latitudeslife.com
Photo Editor Lucio Rossi
lucio@latitudeslife.com
Sales Manager
Lanfranco Bonisolli
lanfranco@latitudeslife.com
Redazione
Francesca Calò
francesca@latitudeslife.com
Graphic
Arianna Provenzano
arianna@latitudeslife.com
A Pizzo sul mare
A Pizzo sul mare
Romanzo etnico
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Romanzo etnico
L’
Orissa, o più correttamente l’Odisha, è uno degli stati indiani più interessanti da visitare. Meno noto di Rajasthan e Gujarat, apre scenari su un’India diversa da quella che spesso appartiene al nostro immaginario ma non per questo meno autentica. Conoscere questi territori significa infatti entrare in contatto con sfaccettature diverse di questo vasto subcontinente attraverso l’incontro con popolazioni che seguono una stile di vita tradizionale ed improntato ad una grande spiritualità. Antichi templi, maestose fortezze, una grande biodiversità, alcune delle spiagge più belle del paese, scenografiche cascate ed un ricco patrimonio composto dalle tradizioni di numerose minoranze etniche presenti sul territorio, rappresentano il giusto mix tra natura e cultura attende ogni visitatore. I luoghi di maggiore interesse dell’Orissa sono la capitale Bhubaneswar, le città di Konarak e Puri, il lago Chilika, la spiaggia di Chandipur e l’area tribale.
Romanzo etnico
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Bhubaneswar, la capitale dello stato, è al primo sguardo trafficata e rumorosa ma spostandosi nella zona dedicata ai templi si può sfuggire al caos e rifarsi gli occhi con i bellissimi edifici storici che le hanno fatto meritare il soprannome di Città dei Templi. Nei pressi del Lago Bindu Sarovar si trovano stupende strutture induiste quali il Lingaraja Mandir, il Mukteshwar Mandir, il Parsurameswar Mandir ed il Brahemeshwar Mandir che insieme al Museo Etnografico ed alle grotte di Udaygiri ed a quelle Khandagiri rappresentano le maggiori attrazioni della zona. Bhubaneswar con Puri e Konarak costituiscono il cosiddetto Triangolo Sacro dell’Orissa. L’edificio simbolo
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di Konarak è il Tempio del Sole dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. La singolare forma che riproduce il carro delle divinità arricchito da enormi ruote scolpite, i particolari architettonici ed i tanti aneddoti relativi a questa costruzione del XIII secolo rendono necessario l’ausilio di una guida per comprendere appieno tale capolavoro. Puri è una città in costante fermento per la presenza di pellegrini induisti, turisti locali ed hippies occidentali. Ad attirare i fedeli è il Tempio di Jagannath, soprattutto durante il famoso festival di Rath Yatra quando tre grandi e pesanti carrozze che sembrano templi vengono trainate per due chilometri dalla forza dei devoti.
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Al di fuori di questo periodo è una lunga spiaggia sabbiosa a richiamare l’attenzione di molti turisti provenienti anche dalla vicina Calcutta (Kolkata dal 2001). Negli anni ’70 gli hippies avevano scelto Puri quale località prediletta tra le città indiane per la facilità con cui si poteva trovare il bhang, un preparato della cannabis tradizionalmente utilizzato in cibi e bevande. Anche il Lago Chilika attrae molti visitatori: a causa delle sue acque salmastre dovrebbe essere definito più precisamente laguna con dimensioni comprese tra i seicento chilometri quadrati della stagione secca e gli oltre mille del periodo monsonico. Separato dal Golfo del Bengala da una striscia
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di sabbia lunga sessanta chilometri è un vero e proprio paradiso per uccelli acquatici come aironi, cicogne e fenicotteri rosa che si radunano qua durante l’inverno. Chandipur è una tranquilla località balneare, distante circa duecento chilometri da Bhubaneswar, nota per l’incredibile dimensione del fenomeno della marea che recede di quattro chilometri ogni giorno al punto che molti turisti inseguono le onde direttamente a bordo di una jeep. Quando c’è una quantità di acqua sufficiente questa località rappresenta un luogo sicuro in cui balneare a differenza di altri in cui le onde possono giocare brutti scherzi anche ai nuotatori più esperti.
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Nelle zone collinari e boscose del centro e del sud-ovest dell’Odisha
si concentra il maggior numero di gruppi etnici
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Nelle zone collinari e boscose del centro e del sudovest dell’Odisha si concentra il maggior numero di gruppi etnici che costituiscono circa un quarto della popolazione dell’intero stato. I più famosi sono i Kondh, i Bonda, i Gond ed i Gadaba. Alcune etnie non vedono di buon occhio l’ arrivo del turismo nei loro territori, temendo di essere sfruttati e di non ottenere nulla in cambio, per questa ragione è importante affidarsi a guide non solo competenti ma soprattutto rispettose degli usi locali. L’Orissa si estende su un vasto territorio che richiede un paio di settimane per poter essere esplorato con la dovuta calma. Qualche giorno in più può essere utile a chi intende approfondire la visita nell’area tribale, sia perché in questa zona gli spostamenti sono più difficoltosi sia per avere il tempo sufficiente per entrare in contatto con la popolazione locale, ed anche a chi vuole concedersi, al termine di un viaggio impegnativo, un po’ riposo sulle belle spiagge di Chandipur o di Puri. Il clima tropicale che caratterizza questo stato garantisce temperature medie comprese tra i 25° ed i 30° durante tutto l’arco dell’anno. Il periodo più indicato per programmare un viaggio da queste parti è quello che va da novembre a marzo e proprio nel mezzo della stagione asciutta ha luogo l’evento più interessante dell’area, il Festival delle danze tradizionali di Konarak che ha come quinta lo stupendo Tempio del Sole.
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Da agosto ad ottobre il monsone innalza in maniera considerevole l’umidità ed il senso di afa rendendo da un punto di vista climatico più impegnativa la vista, il Festival induista di Puri però ha luogo proprio durante questa stagione. Le peculiarità di questo stato non prescindono dalle caratteristiche e dalle criticità tipiche dell’ intera India e rendono doveroso organizzare un viaggio nella piena consapevolezza di ciò a cui si andrà incontro. Nei territori dell’area tribale poi è necessaria una pianificazione ancora più accurata affinché ogni visita sia condotta nel massimo rispetto delle popolazioni locali e delle loro tradizioni.
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Richiedere in anticipo i permessi per entrare in queste zone e soprattutto affidarsi ad organizzazioni esperte che conoscano le lingue delle varie etnie e sappiano scegliere i villaggi più interessanti da visitare è l’approccio migliore da cui partire. Presso ogni villaggio dell’Orissa, come in tutta l’India, l’artigianato è molto vario, colorato ed economico. La lavorazione del legno, delle pietre e della ceramica così come la creazioni di dipinti, di gioielli finemente decorati e di tessuti di seta o cotone, come gli stupendi sari indossati dalle donne locali, sono attività fondamentali del tessuto economico locale.
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Fare acquisti di oggetti artigianali è sicuramente il modo migliore per coniugare il desiderio di fornire un piccolo contributo all’incremento dell’ economia locale con la possibilità di portasi a casa il ricordo di un luogo appena visitato.
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Avere tra le mani un souvenir è come fare proprio un pezzetto di quell’India dai tratti così forti da rendere ogni viaggio indimenticabile. Testo e foto di Fabrizio Crippa © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Orissa
Informazioni: Ufficio Nazionale Del Turismo Indiano, via Albricci 9. 20122 Milano. t. 02804952. Consolato dell’India: Via Larga, 16 20122 Milano t.028057691/02865337. Ambasciata dell’India, via XX Settembre 5, 00187 Roma. t. 064884642/3/4/5.
Come arrivare: In aereo, dall’Italia operano Lufthansa ed Emirates che con 1 o 2 scali collegano Roma e Milano con la capitale Bhubaneswar.
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Quando andare: Clima: Periodo dei monsoni (da luglio ad agosto): clima caldo-umido con abbondanti piogge, in più momenti della giornata, e umidità attorno al 90%. Le temperature variano dai 30-32 gradi del giorno ai 20-22 gradi della notte. Periodo autunno-inverno (da settembre ad aprile): clima caldo-secco generalmente soleggiato, senza piogge di particolare intensità, con temperature che variano tra i 22-26 gradi del giorno ed i 1416 gradi della notte.
Dove dormire: Il Swosti Group è una catena di alberghi presente in tutta l’India. Offre standard di qualità e sono prenotabili direttamente dal sito web. Dove mangiare: L’India, Orissa compresa, è un grande ristorante a cielo aperto. E’ possibile trovare locali più eleganti dove gustare la rinomata gastronomia locale ricca di spezie ma anche lo street food è straordinario. Fuso orario: + 4 ore e mezza, quando in Italia c’è l’ora solare, + 3 ore e mezza, quando in Italia c’è l’ora legale.
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Documenti: È necessario il passaporto con validità residua di almeno sei mesi al momento dell’arrivo. E’ necessario il visto d’ingresso, sia per turismo sia per affari, che può essere unicamente rilasciato dagli uffici diplomatico/consolari del Paese presenti in Italia.
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Vaccini: Nessuna obbligatoria. %&x
Lingua: La lingua ufficiale è l’hindi ma l’inglese è comunemente parlato. Religione: Induismo, Islam, Cristianesimo, Sikhismo, Buddismo, Giainismo sono le più diffuse. Valuta: La moneta è la Rupia. 1 euro – 70 rupie circa.
Elettricità: Corrente a 220 volt e prese circolari a tre poli. Conviene munirsi di adattatore universale. Telefono: I cellulari italiani funzionano quasi ovunque. Per telefonare in India comporre il prefisso 0091. Abbigliamento: Abbigliamento pratico, in fibre naturali. Un maglione leggero o una felpa possono sempre servire. Abiti troppo succinti, canottiere, calzoncini e minigonne non sono molto ben visti nelle città. Inoltre, le visite sono spesso legate a luoghi sacri, che richiedono un abbigliamento decoroso.
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Orissa
Shopping: L’artigianato indiano è famoso in tutto il mondo e qui si possono acquistare stoffe, gioielli in argento e dipinti di pregevole qualità. Link utili: Visto a Milano Visto a Roma
Informazioni sull’Orissa
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Deserto ad arte
È il deserto il palcoscenico del più grande rendez vous del mondo dell’arte. Il Qatar è la mecca imperdibile per appassionati e collezionisti, un’oasi di creatività dove fioriscono musei, gallerie e opere magnifiche firmate da archistar di tutta fama. Testo di Ornella D’Alessio Foto di Ornella D’Alessio e Lucio Rossi
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DESERTO AD ARTE
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e è vero che nelle carte d’Arabia tracciate prima del XIX secolo non era sempre indicata la penisola arabica, dal 1989 quando il Qatar ha aperto le porte al turismo la situazione è molto cambiata. Oggi è una delle mete più emergenti e dinamiche del Medio Oriente, in cima alla lista dei paesi più ricchi del mondo in termini di PIL pro-capite (circa $100.000). Chi pensa a una copia di Dubai rimane sorpreso. E tutto grazie ad una donna: sua eccellenza Sheikha Al Mayassa, pioniera e mecenate della cultura, una delle più autorevoli protagoniste del mondo dell’ arte internazionale, eletta dall’Economist la donna più potente del mondo dell’arte.
Deserto ad arte
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Merito suo se la cultura e l’arte si stanno espandendo alla stessa velocità degli importanti lavori in atto per la costruzione di stadi e della metropolitana di Doha, in vista della coppa del Mondo 2022 con gru e cantieri dappertutto. In aprile a Doha è già estate. Ideale per un assaggio della bella stagione con l’opportunità di visitare la capitale e i suoi tesori. In attesa che siano inaugurati il National Museum di Jean Nouvel a forma di rosa del deserto e la biblioteca di Rem Koolhaas , si può visitare il Mathaf, uno dei più bei musei di arte araba moderna realizzato in una ex scuola dell’Education City, nuova
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area in grande sviluppo. Spazi rarefatti, 9000 opere collezionate dalla famiglia reale in 30 anni esposte a rotazione, un occasione per apprezzare l’espressione moderna di grandi artisti arabi. Un museo sorprendente dove passare alcune ore. Più vicino al centro città il Mia, Museum of Islamic Art, il primo progetto dei Qatar Museums, fondato nel 2005 per rendere il Qatar uno dei poli vibranti per l’arte, la cultura e l’eduzione del Middle East. L’ edificio sull’acqua dal profilo geometrico disegnato dall’architetto cino-americano I. M. Pei, ponte tra la città vecchia e quella nuova, è un’icona del waterfront di Doha.
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TO R N A I N D I E T R O
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Contiene la quint’essenza di 1400 anni di arte antica islamica ( dal VII al XX secolo) con rari manoscritti, ceramiche, vetri, tessili e pietre preziose. Al quarto piano il lussuoso ristorante gourmet: Idam, il primo nei paesi arabi dello chef Alain Ducasse con il decoro di Philippe Stark. La cucina è franco-mediterranea con un tocco d’ Arabia. Nulla è lasciato al caso, nemmeno il panorama mozzafiato sullo skyline dei 172 grattacieli di Doha, che in un futuro vicino diventeranno 300.
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Nuovissimo il Msheireb Museum , quattro edifici storici nel cuore del Msheireb downtown Doha, interessante excursus dedicato alla storia del paese da quando il Qatar era povero e la popolazione era nomade o viveva raccogliendo le perle, agli inizi dello sfruttamento dei giacimenti ad oggi. In giro per la città s’incontrano pezzi d’arte e sculture di artisti come Tony Smith, Richard Serra, el Seed, Anne Geddes, Louise Borgeois, Sara Lucas, ambizioso progetto della sceicca per stimolare e ispirare i talenti locali e “ creare una connessione tra l’arte e la comunità locale”.
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L’anima del Qatar si ritrova nei souq, da quello dedicato all’amatissima falconeria, per scoprire l’uso di burkha (cappucci) e hubara ( penne) dove un falco costa circa 400 euro, al sorprendente Souq Waqif, forse l’ultimo autentico mercato beduino rimasto nel golfo, un tempo frequentato dai nomadi del deserto arabo e oggi animato da locali e turisti. La malìa e la magia del labirinto di vicoli pullulante di banchi di tessuti, datteri , spezie, profumi, oro (gold souq) e piccoli animali domestici: uccellini, gatti, cagnolini e conigli , conserva quel fascino autentico che emanano solo i mercati arabi. Nelle piazzette del souk
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non mancano ristorantini e lounge dove rilassarsi con un narghilè. E poi c’è il deserto: infinito, immenso e dal profumo dorato. Si può correre tra le dune fino al confine con l’Arabia Saudita, per raggiungere spiagge deserte di acqua cristallina, un lungo momento nel nulla assoluto e nel silenzio rotto solo dal vento . Prima di lasciare Doha vale la breve traversata fino a Banana Island, lussuosa isola-resort ideale per rilassarsi e indulgere sulle rive lambite dall’oceano indiano. Quello stesso oceano che la sera riflette lo skyline di Doha e le diverse forme degli skyscraper si colorano di luci sfavillanti e da lontano arriva il profumo del deserto. Testo di Ornella D’Alessio e foto di Ornella D’Alessio e Lucio Rossi © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Informazioni: Come arrivare: L’Ente Turismo del Qatardall’Italia è rappresentato in Italia ha Diversedel compagnie volano al Canada, ma laèpiù predisposto sito in lingua economica èun solitamente Air italiana. Transat che collega Roma con Toronto e Vancouver. Una volta in territorio canadese bisogna Come arrivare: prendere un volo interno per raggiungere Whitehorse e Voli quotidiani su Doha con Qatar Airways, una delle migliori lo Yukon Territory (Air Canada, Air North le compagnie più compagnie mediorientali compagnia aerea volo di bandiera gettonate). Dalla Germaniae c’è però l’opzione diretto nazionale. Per arrivare taxi al centro di Doha durante occorrono circa con la Condor Airlines, in che vola su Whitehorse i mesi 30 minuti. estivi. Questa si rivela spesso la soluzione più conveniente per raggiungere lo Yukon dall’Europa. Noleggiare un’auto Quando andare: per raggiungere il Grande Nord da Toronto può essere Clima: desertico, soleggiato tutto l’anno, con estati calde (36°con molto costoso (sono circa 7000km) anche se panoramico picchi di 40°) e inverni miti (da 17°C). Precipitazioni rare, si tratta e avventuroso. Da Vancouver il tragitto è invece più breve e di brevi acquazzoni tra ottobre e marzo. anche più spettacolare (si attraversano tre ecosistemi diversi tra cui il deserto intorno al fiume Fazer a Cache Creek e la tundra in Dove dormire: Bristish A Doha Columbia). Souq Waqif Boutique Hotels (www.souqwaqifresort. com) collezione di dieci boutique hotel di charme, tutti arredati Quando andare:e situati nel Souq Waqif, cuore delle tradizioni in modo diverso Clima: Il periodo migliore visitare il Canada e ineparticolar di Doha con le sue stretteper viuzze e i tanti ristoranti botteghe. Doppia 178 €Territory con prima colazione. Sulla spiaggia: Sealine modo loda Yukon è solitamente da metà maggio a fine Beach, da € 239 per con laeprima colazione, in agosto.doppia Le temperature sononotte gradevoli le precipitazioni meno alternativa Banana Island frequenti. Sicuramente daResort. evitare il periodo tra marzo e aprile quando lo scioglimento della neve, oltre a causare inondazioni Viaggio in tutto ilorganizzato: paese, scopre infinite distese di erba bruciata dal Ilgelo. Viaggio Biz. Meraviglioso è invece il mese di ottobre, che corrisponde all’inizio del breve autunno. Le immense foreste dell’Ontario Fuso orario: e delle Rockies si colorano, in questo periodo, di un’ infinita L’ora locale in Qatar è GMT/UCT + 3 ore. Non si applica l’ora quantità di sfumature tra il rosso e il giallo. legale.
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Documenti: Dove mangiare: Ai viaggiatori di nazionalità italiana,piuttosto cosi comealti, a quasi tutti i Nello Yukon i prezzi sono ovunque si consigliano visitatori stranieri viene richiesto un specie visto d’ingresso. Secondo soprattutto i dining a bordo strada, se frequentati da delle normeche introdotte recente èanche possibile ottenere il camionisti, possonodiriservare esperienze pittoresche visto della durata dituristiche. due settimane all’arrivo, e “indigene”, meno Il prezzo mediodirettamente per una colazione in aeroporto, esclusivamente contipico carta(hamburger di credito. e (uova, bacon, pagabile patata e pane) o un pranzo Ilpatatine) passaporto deveintorno avere una validità residua di almeno sei si aggira ai 10/15 euro. mesi. Per favorire lo stopover a Doha di qualche giorno viene rilasciato anche un visto gratuito per permanenze inferiori ai 4 Viaggio organizzato: giorni. Il tour operator Viaggi dell’Elefante propone l’itinerario di 14
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giorni “Gran Tour Alaska & Yucon” con partenze il 13 giugno e Vaccini: l’8 agosto 2015. Prezzo a partire da 3120 euro a persona. Nessuno. %&x
Fuso orario: Lingua: Da – 6 sulla East Coast a – 9 sulla West Coast. L’arabo è la lingua ufficiale ma l’inglese è molto diffuso. Documenti: Religione: Passaporto con validità a 6 mesi. Il Qatar è un Paese islamico ma abbastanza cosmopolita da rispettare gli altri credi religiosi infatti sono presenti sia templi Vaccini: hindu che chiese cristiane. Nessuno.
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Valuta: Lingua: La valuta del Qatar è il Riyal. Il tasso di cambio è fissato a 1 $ Inglese e francese. US = 3,64 QR Non ci sono controlli sui cambi. Il giorno di festa per i mussulmani è il Venerdì, quindi le banche sono chiuse, ma gli sportelli bancomat sono in funzione e facilmente reperibili Valuta: ovunque, inoltre la maggior parte dei negozi e dei ristoranti Dollaro canadese. accetta le carte di credito dei maggiori circuiti.
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Qatar
Elettricità: 220/240 volt, AC 50Hz. Le prese sono di tipo quadrato a 3 poli, 13 ampère come in UK.
Telefono: Il prefisso internazionale dall’Italia per chiamare il Qatar è +974. Il prefisso internazionale dal Qatar per chiamare l’Italia è +39. La copertura per la telefonia mobile è molto buona. Gli hotspot wi-fi a banda larga sono disponibili in tutto il Paese, soprattutto negli hotel. Abbigliamento: Abiti leggeri tutto l’anno. Il codice d’abbigliamento è molto informale ma è buona abitudine rispettare la cultura locale evitando di indossare abiti troppo succinti, quindi il bikini è accettato in spiaggia ma non in giro per la città.
Shopping: Al Souq Waqif dove i mercanti beduini si incontravano per scambiare le merci, si possono acquistare prodotti di artigianato, spezie, stoffe e soprattutto gli ottimi datteri presenti anche in confezione regalo. Inoltre a Doha esiste il più grande centro commerciale del Medio Oriente: il City Centre Doha con le più note marche mondiali, la convenienza va valutata in base all’articolo scelto.
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Barcellona
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BARC E L LONA
VOGLIA di R E M UN t AD A
Voglia di remuntada
È la prima global smart city, battendo NYC e Londra. La capitale catalana mette in panchina la nascita di nuovi hotel, punta sulla sostenibilità ambientale e vince per innovazione. E di fronte al gigante Gaudì schiera le archistar che scendono in campo riqualificando quartieri: fuori dal Camp Nou, la Nueva Barcelona gioca una partita epica, contro la touristification. Testo di Francesca Calò Foto di Eugenio Bersani
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i turismo non si può morire”. Non ne possono più da tempo i barcellonesi delle orde di los guiris, i turisti stranieri che prendono d’assalto la Boqueira, nelle vicinanze della Rambla. Sorridono poco e amaramente i commercianti, scontenti di fare i figuranti di quello che somiglia sempre meno a un mercato rionale e più a un’attrazione spettacolarizzata fine a se stessa. Barcellona, sta combattendo a denti stretti la sua battaglia contro la touristification, tema delicatissimo e dibattuto che va a braccetto con la dilagante gentrificazione, alterando inesorabilmente il tessuto sociale e urbano dei quartieri. Eppure si può rinascere. Rifondare su basi diverse. È quanto sta accadendo nella città catalana, amatissima dagli italiani, che anche nel 2017 la eleggono in testa alle preferenze per city break e ponti.
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Così Barcellona cerca di scrollarsi di dosso la nomea di meta facile, attrattiva e low cost e contrappone al modello città-lunapark il suo alter ego. Al degrado e all’abusivismo risponde con tecnologia, sostenibilità e servizi. Contiene la gazzarra e riqualifica quartieri. La marcia in più? Sta nel rallentare. Anzi, indietro tutta, si punta sulla felice decrescita turistica. E in città si cambia rotta. Il nuovo che avanza Barcelona @22 L’emblema della Nueva Barcelona è ai margini dell’Eixample, nel quartiere Poblenou. Il Distrito, come
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viene chiamato, è l’esempio dell’urbanistica dal volto umano. Le fabbriche e i capannoni di questa parte della città, che era nota come la Manchester catalana, ora hanno lasciato spazio a edifici avveniristici, a basso impatto, che si integrano perfettamente con le abitazioni. Un paesaggio urbano all’insegna dell’equilibrio che vale la pena di essere attraversato. Su tutto svetta la Torre Agbar, progettata da Jean Nouvel, oggi rappresentativa forse quanto la poi non così lontana Sagrada Familia. Dietro, spunta l’edificio a onde del Museu del Disseny de Barcelona, ovvero il museo del Design.
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Progettato dallo studio di architettura MBM Arquitectes, il museo ospita esposizioni temporanee e permanenti dedicate alle varie arti decorative. E poi c’è il Media Tic, che ospita il polo universitario e tecnologico. Piccola sosta sulle sdraio con vista su una disordinata Plaça de les Glories Catalanes, un lido cittadino che si fa apprezzare nonostante il mare non sia all’orizzonte. Modernizzare stanca Più di 300 chilometri di piste ciclabili previste nel piano urbanistico: Barcellona scommette sulla mobilità sostenibile e sull’ecologia. La città, grande poco più la metà di Milano, si presta bene ad essere girata in bici. Peccato invece che il servizio di Bike Sharing cittadnino sia esclusiva dei residenti. Così bisogna rimediare sui servizi a noleggio che costellano la città, a costi turistici più o meno abbordabili. A bordo delle due ruote ci si può spingere fino al delizioso Gràcia, quartiere bohémien che, seppur gentrificato, conserva ancora un’aura autentica. La corsa finale è verso l’antico quartiere di pescatori della Barceloneta, tra le facciate colorate dove i panni stesi al sole sventolano accanto alle bandiere del movimento indipendentista della Catalogna. Un lungomare orlato da palme in pieno stile Miami è preso d’assalto da runner e famiglie e invita a rilassarsi.
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Più di 300 chilometri di piste ciclabili previste NEL PIANO URBANISTICO.
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SI PRESTA BENE
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Per il tour classico invece si può optare per il Barcelona Bus Touristic, che per chi ha poco tempo rimane un ottimo modo per vedere le principali attrazioni della città: dalle opere architettoniche del genio Gaudì, come l’iconica Casa Battlò, la Pedrera, l’opera magna della Sagrada Familia e il mondo onirico di Parc Güell, fino al Castello, su per la collina del Montjuic, passando per la Fundaciò Joan Mirò. E a bordo c’è anche l’audioguida. Non vale proprio la pena vedere tutto, meglio allora rimanere comodi e dedicarsi a una generica overview.
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Aprendo una parentesi, tra le cose assolutamente da evitare, fortunatamente lontano dal tragitto dell’autobus, c’è il Museo dell’Erotismo, proprio a metà della Rambla. Un edificio fatiscente che raccoglie poca roba, messa insieme anche male: persino gli appassionati rimarranno delusi. Shopping: la città ai vostri piedi Da quando ha chiuso Vinçon, i design addict hanno perso un punto fermo. Il celebre store, icona barcellonese, ha cessato le attività nel 2015 e oggi è difficile rassegnarsi ad acquistare souvenir e ciarpame che campeggiano praticamente in tutte le vetrine del centro.
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Più originale comprare
un paio di espadrillas artigianali, come quelle CUCITE
A MANO DALLA
MANUAL ALPARGATERA.
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Stessa cosa per sciarpe e maglie blaugrana vendute nei negozietti gestiti in modo esclusivo dagli asiatici. Più originale comprare un paio di espadrillas artigianali, come quelle cucite a mano dalla Manual Alpargatera. Non fosse altro perché la bottega storica, che si trova tra la Cattedrale, le Ramblas ed il Palau de la Generalitat vanta clienti di tutta fama come Jane Moreau, Penélope Cruz e Salvador Dalí. Se ci capitate il sabato pomeriggio, potete allungarvi fino alla Cattedrale per vedere i catalani che ballano la tipica danza della sardana sulla piazza ancora assolata. Uno spettacolo coinvolgente che si ripete la
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domenica a mezzogiorno. Qui vicino, praticamente di fronte, c’è la Cooperativa Arquitectes di Jordi Capell, un negozio di souvenir di livello, dove fare incetta di oggetti di design originali. Cucina fuoriclasse Ci sono le tapas e i fratelli Adrià a portare alta la bandiera della Catalogna nel mondo. Almeno in fatto di cibo. E poi in mezzo, tra i deliziosi piccoli motaditos, serviti praticamente ovunque nei bar della città e l’alta cucina contemporanea degli chef blasonatissimi, c’è tutto un mondo; intermedio, forse, ma interessante allo stesso modo.
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Dove persino gli opposti si incontrano. Ne sa qualcosa Charles Abellan, altra stella del firmamento Michelin, che nel suo Tapas 24 ha reinterpretato gli iconici canapè barcellonesi. Per i locals la “meca del tapeo” rimane La Esquinica, un bar senza pretese lontano dal centro, con prezzi popolari che valgono la fila. Chi invece vuole optare per la cucina catalana classica, l’indirizzo da non perdere è nel pittoresco quartiere Gracia: Cal Boter è un posticino delizioso e a buon mercato che propone cuina de mercat, ossia solo pietanze con prodotti di stagione. Piatti della tradizione anche da Can Culleretes, che vanta il primato di essere il ristorante più antico della città. Una fama meritata, considerando la coda di gente che aspetta per cena. Cucina catalana rivisitata invece alla Semprionana, nell’Eixample. Un locale eclettico, arredato con stile, con un menu del dia assolutamente da provare: i 16 euro richiesti per il pranzo (2 portate, vino o acqua e dolce) sono una cifra ridicola, fosse solo per la cura nell’impiattamento. E, al di là dell’estetica, c’è anche molta sostanza.
Testo di Francesca Calò e foto di Eugenio Bersani © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il posto
The Corner Hotel
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LA CITTA’ DIETRO L’ANGOLO
Il posto
The Corner Hotel
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el cuore di uno dei quartieri più trendy di Barcellona, l’affermata catena Núñez i Navarro Hotels ha aperto The Corner. Unidicesimo hotel in città del gruppo alberghiero, l’hotel the Corner sorge tra Mallorca e Carrer Muntaner, nell’Eixample, il quartiere elegante e alla moda costellato di negozi di modernariato, gallerie d’arte e locali raffinati dove gustare la sempre più famosa e apprezzata haute cuisine
CORNER
R HOTEL
catalana. Una location unica nel suo genere, permeata da un’atmosfera intima e cosmopolita, al contempo. The Corner vuole diventare il punto di partenza perfetto per esplorare la città, essendo vicinissimo a Passeig de Gràcia, l’avenida dello shopping , con straordinari capolavori modernisti di Casa Battlò, la Pedrera, mentre poco più in là, si erge maestosa l’opera incompiuta del genio catalano Gaudì, ovvero la Sagrada Familia. Ma l’hotel vuole essere anche un punto di riferimento per la città, fruibile per i locals, che possono frequentare l’accogliente hall shabby-chic con il bar, rilassandosi sui divani o sugli spaziosi tavoli, dal design industriale. Dalle enormi vetrate si vede scorrere la città, nei suoi ritmi naturali. 72 le camere, tutte arredate con stile, dove il confort sposa il design.
Il posto
The Corner Hotel
Curate negli allestimenti, prediligono materiali naturali ed essenziali, come i mattoni a vista, il legno la pelle. L’hotel vanta anche con una sala riunioni, attrezzata xon sistemi audiovisivi all’avanguardia, con una capacità di 30 persone. Ma il fiore all’occhiello è la piscina sul tetto, che, grazie al clima benedetto, è godibile in buona parte dell’anno, con vista straordinaria sulla città.
CORNER
R HOTEL The Corner Hotel Mallorca, 178 08036 - Barcelona - EspaĂąa Tel.: +34 93 554 24 00 thecornerhotel@nnhotels.com www.thecornerhotel-barcelona.com
ES U TIT
Voglia di remuntada
Barcellona
Come arrivare: Dall’Italia, numerose compagnie di bandiera e low cost propongono voli per la città catalana. All’arrivo conviene munirsi della Hola BCN Card, la carta dei trasporti acquistabile in tagli a partire da 48 ore, che permette un numero illimitato di corse sui mezzi pubblici urbani a un prezzo accessibile. Nel costo è incluso anche il biglietto da e per l’aeroporto, che ha un prezzo maggiore rispetto alla normale corsa urbana. Più costosa la Barcellona Card, che prevede alcuni sconti sui musei e attrazioni. Consigliamo vivamente di preventivare gli spostamenti e le visite per capire quale soluzione è più adatta alle vostre esigenze.
Dove dormire: The Corner Hotel è un albergo confortevole nel cuore dell’Eixample, quartiere che ha avuto il suo apice nel XIX secolo, tra i più storici e caratteristici della città. The Corner Hotel è situato in un edificio elegante e architettonicamente importante che fa da cornice a un hotel accogliente arredato con stile e con tutti i confort moderni. È uno spazio piacevole, funzionale e accogliente per riposare dopo aver visitato la città. Mallorca, 178 - 08036 - Barcelona - España Tel.: +34 93 554 24 00 E-mail: thecornerhotel@nnhotels.com Dove mangiare: Can Culleretes: vanta la fama di essere il ristorante più antico della città. Sicuramente è un ottimo indirizzo per chi vuole assaporare i piatti della tradizione in una cornice suggestiva. In questo ristorante sarete accolti da una proprietaria deliziosa,
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Voglia di remuntada
Susana, che vi racconterà la storia affascinante della sua locanda, Troverete piatti tradizionali come il lechón (maialae arrosto), la cuixa d’oca amb pomes (gamba di oca con mele), Canelones de brandada de bacalao. Indirizzo: Calle Quintana, 5 Tel: +34 93 317 3022. Metropolitana: fermata Liceu (linea verde L3). Semproniana: un ristorante in una cornice eclettica, arredato con pezzi vintage e oggetti riciclati, che propone piatti della tradizione rivisitati.
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Il soprannome di Manhattan sulla Mosa le sta già stretto. Città inarrestabile e in continuo movimento, Rotterdam cambia ancora volto. La capitale degli affari, del design e della movida, oggi punta sul cibo: dagli orti sui tetti ai ristoranti stellati l’offerta gastronomica è ricercata. E al top, degna del suo mirabile skyline. Testo e foto di Arturo Di Casola www.arturodicasola.com
R O T T E R DA M
A BO CCA
Rotterdam
APER TA
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Oggi a Rotterdam si insegue meno l’architettura, specie quella contemporanea, da sempre chiave di lettura della città , e piÚ i nuovi trend. Quali? Cibo e arte.
A bocca aperta
ROTTERDAM C
he città Rotterdam! Dove, se non qui, in questa città che va così veloce, si è capaci di
dimenticare dopo solo pochi anni dall’inaugurazione -avvenuta nel 2014un vero e proprio landmark cittadino come il mercato coperto Markthal, che con la sua volta interamente ricoperta da un gigantesco affresco è anche una delle opere più grandi del mondo? Ebbene a Rotterdam lo si è fatto. Una manciata di anni non sarebbe nulla in molte città europee, ma a Rotterdam, che consuma presto i suoi simboli, i suoi grattacieli e le sue storie moderne, significa tanto, e la città ha già cambiato volto. Se non quello dei grattacieli, forse anche quello, che saltano sempre all’occhio, tutto l’altro che c’è dietro sì. Oggi a Rotterdam si insegue meno l’architettura, specie quella contemporanea, da sempre chiave di lettura della città, e più i nuovi trend. Quali? Cibo e arte. Il fenomeno cibo ha sedotto anche l’affaristica Rotterdam, non solo dall’alto dei top restaurant, quelli con le stelle, che nelle ultime edizioni delle guide Michelin hanno illuminato la città sulla Mosa. Ma
anche con iniziative giovanili, progetti di recupero e idee per vivere gli spazi verdi. Come Parqiet, dal nome di un uccello, uno chalet bianco in legno che durante la bella stagione fa sembrare, con le sue sdraio aperte sul prato del parco in cui è, Rotterdam a New York e Het Park, cioè Il Parco, a Central Park. E come Fenix Food Factory, ex magazzino portuale trasformato in fabbrica dei mille sapori con divani vintage e tavolini multidesign e situata in uno dei punti chiave di Rotterdam, cioè la penisoletta Katendrecht di fronte a Kop van Zuid, altra penisola ma dei grattacieli, cui è collegata da una passerella pedonale. Katendrecht è un po’ il limite di Rotterdam, perché oltre, addentrandosi nella zona sud della città, Rotterdam diventa un po’ terra di nessuno, insicura e pericolosa. Forse tra pochi anni il nuovo sarà andato avanti, magari fino a Maashaven, e anche Rotterdam Sud sarà diventata cool. Nel frattempo, mentre Fenix Food Factory e Katendrecht rappresentano la testa di ponte verso sud, il viadotto ferroviario Hofplein, noto come Hofbogen, è il gourmet district di Rotterdam.
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Sotto le caratteristiche arcate del viadotto si nascondono ben
tre stelle Michelin distribuite in due ristoranti, FG Food Labs e
FG Restaurant. Ne è, di entrambi, chef e patron quel genio che è François Geurds, che ha aperto fianco a fianco due locali, un con una stella e l’altro con due, con una formula interessante:
prima che un piatto, un ingrediente o un abbinamento approdi
sui tavoli chic di FG Restaurant, il tutto viene sperimentato ne più eclettico (ed economico) FG Food Labs. Il tutto in puro stil
Rotterdam, a pochi metri cioè dai ragazzi che filano in skate so gli occhi colorati dei graffiti. Un patchwork urbano che rende
n
Hofbogen un posto unico. Non è lontano, e si trova esattamente
e
sulla rotonda Hofplein, l’altro faro della gastronomia cittadina:
e
Joelia. Mario Ridder guida la brigata di cuochi di questo locale
o
stellato, talvolta indossando tutti un eccentrico grembiule rosso, di questo che è, tecnicamente, il ristorante dell’Hilton. Molto
ino
elegante, a tratti con la puzza sotto il naso, Joelia comunica con la
el
strada attraverso grandi vetrate su quasi tutti i lati, per cui anche
e
seduti ai tavoli sembra di essere fuori, tra i passanti, i ciclisti e i
otto
tram che doppiano il rondò di Hofplein. Elettrizzante la cena, a patto di trovare un tavolo libero, cosa non facile.
Sotto le caratteristiche arcate del viadotto si nascondono ben tre stelle Michelin distribuite in due ristoranti, FG Food Labs e FG Restaurant.
E poi c’è l’arte, ammesso non lo sia già quella descritta finora. La “solita” Witte de Withstraat, avanguardia creativa del quartiere dei musei.
A bocca aperta
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A bocca aperta
ROTTERDAM
E poi c’è l’arte, ammesso non lo sia già quella descritta finora. La “solita” Witte de Withstraat, avanguardia creativa del quartiere dei musei, e il suo melting pot di negozi di tavole da surf, kebab, ristoranti del Suriname, bar alla moda, un ostello che una volta era un bordello e centri d’arte; come si fa a capire quale sia la sua zona più hot? Basta semplicemente guardare in alto, e quando si vedrà comparire la scritta kunst -arte- sospesa tra i palazzi, ecco che si è arrivati. Del resto a Rotterdam, arte e design si annidano anche nei luoghi più insoliti. A bordo, ad esempio, della nave crociera ss Rotterdam della Holland America Line, ormeggiata ad una banchina del porto, che ha ospitato, perfino in sala macchine, durante l’ultima Rotterdam Art Week, i lavori di 75 designer. E nel Maastunnel, il capolavoro Art Déco scavato sotto la Mosa per collegare le due rive del fiume. E così una ex fabbrica di lavorazione di tabacco, tè e caffè, la Van Nelle, costruita intorno agli anni 30 in un superbo stile funzionalista, e in cui si trovano pezzi unici e intramontabili di design, è entrata nel 2014 nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità. T E S TO E F OTO D I : A RT U RO D I C A S O L A
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A bocca aperta
Rotterdam
Informazioni: Sito ufficiale del turismo olandese, con una sezione anche su Rotterdam. Sito dell’ufficio turistico di Rotterdam, consultabile anche in italiano. Come arrivare: L’aeroporto di Rotterdam-L’Aia è collegato al solo aeroporto italiano di Roma Fiumicino, con la compagnia Transavia. Ma grazie al capillare sistema ferroviario di trasporti olandese, anche atterrando a Schiphol, cioè l’aeroporto di Amsterdam, ben collegato a diverse città italiane, si può raggiungere facilmente Rotterdam.
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Quando andare: Verrebbe da dire tutto l’anno, anche se l’inverno olandese può essere molto freddo, e ventoso a Rotterdam. Comunque la città olandese ha un calendario di eventi ed appuntamenti distribuiti più o meno durante tutto l’anno. Dove dormire: Ricco di charme, ma anche di comodità, il Suite Hotel Pincoffs è ospitato nell’antico edificio della dogana, tra i moli restaurati di Entrepothaven. In un angolo tranquillo e a pochi minuti dai grattacieli di Wilhelminaplein. Divertente, confortevole pur essendo tecnicamente un ostello (ma di quelli 2.0...), e nel bazar multiculturale di Witte de Withstraat, il King Kong è la scelta giusta. Non fosse altro per apprezzarne il design, utilizzato nel restauro di un ex bordello.
Dove mangiare: Sembra di essere al centro di una piazza, al ristorante stellato Joelia in Hofplein, trait-d’union tra la stazione e il centro. Design caldo ed avvolgente per un’esperienza gastronomica di tutto punto. Uno prosecuzione dell’altro, FG Food Labs e FG Restaurant , rispettivamente una e due stelle, sono nella cornice
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A bocca aperta
architettonica di un viadotto ferroviario. Più coinvolgente l’esperienza al primo, una sorta di bodega spagnola con i prosciutti appesi, ma di design; più intima e raffinata la sosta al secondo. A Rotterdam si scoprono sempre nuovi panorami: bellissimo, sui grattacieli di Kop van Zuid baciati dall’acqua, quello che si coglie dalla Fenix Food Factory, in un ex magazzino del porto. Al Parqiet, caffè ristorante al centro del Parco, la palma del locale più rilassante e verde in città. Cosa si può fare in una ex piscina ? Un bar, anzi Aloha Bar, terrazza molto alla moda sul fiume Mosa. Piante pensili, interior design e piatti preparati al momento. Questo il ritratto di Rauwdouwer, un locale che accompagna durante tutto il corso della giornata.
U TIT
Fuso orario: Lo stesso dell’Italia.
Documenti: Carta d’identità, valida per l’espatrio. %&x
Lingua: Olandese, ma pressoché tutti gli olandesi parlano correntemente inglese. Valuta: Euro.
Elettricità: 220 Volt.
Telefono: Per chiamare i Paesi Bassi dall’Italia bisogna comporre 0031, seguito dal prefisso di Rotterdam che è (0)10. Per chiamare l’Italia, il prefisso è 0039.
P I A C E N Z A Incontri ravvicinati della provincia
Genuina e garbata, per certi versi schiva, Piacenza sta scoprendo la sua vocazione turistica. La Primogenita d’Italia prende per la gola, con locande tradizionali, gastronomie storiche, osterie creative e wine tour. L’Emilia fino ad oggi più introversa apre palazzi, giardini e chiese e si mostra letteralmente all’altezza: fino al 4 giugno sulla cupola affrescata della Cattedrale c’è il faccia a faccia con il Guercino. Testo di Francesca Calò Foto di Eugenio Bersani
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Piacenza
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INCONTRI
RAVVICINATI della PROVINCIA
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i voleva il Guercino a far scoprire all’Italia che Piacenza è una gradevole città che vale la visita. La Primogenita adagiata sul Po è la porta d’Emilia che guarda con rispetto, ammirazione e un po’ di benevola invidia l’altra sponda lombarda. Introversa e restia di primo acchito, capisci subito che rispetto alle altre sorelle le manca quell’esuberanza tipicamente emiliana che ti aspetteresti. Piacenza è composta, riservata, tanto da sembrare quasi altera. Invece no. Ci vuole poco per superare quel goffo primissimo approccio e capire che la città medievale ha un’anima verace e nasconde, dietro quel volto a tratti imperscrutabile, uno scrigno di gioielli architettonici e artistici poco conosciuti. Ci voleva, dunque, un personaggio di primo piano, un volto noto, un testimone d’eccezione, per scrollarsi quella timidezza che vela le città poco battute. Obiettivo? Puntare letteralmente puntare in alto.
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Tanto per cominciare, quindi, il primo incontro con la città non può che essere in Duomo, precisamente in Cupola. Un’ascensione di 160 scalini, infilati fitti fitti, scavati tra i claustrofobici cunicoli della Cattedrale conduce a circa 40 metri d’altezza dove il ritmo cardiaco si placa alla vista dello straordinario ciclo di affreschi realizzato da Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino: sei scomparti di una bellezza commovente realizzati dall’artista di Cento tra il 1626 e 1627, che i visitatori possono quasi toccare. Si accendono le luci, curate da Davide Groppi, che ne ha seguito il progetto illuminotecnico, e inizia lo spettacolo: ecco i profeti Aggeo, Osea, Zaccaria, Ezechiele,Michea,
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Geremia, le lunette in cui si alternano episodi dell’infanzia di Gesù, le Sibille e il fregio del tamburo. Si resta a contemplare, poi alla fine qualcuno chiede il bis, per riuscire in seconda battuta a cogliere più dettagli e cambiare punto di vista. Poi prima della discesa l’estasi è data dall’affaccio sulla Piazza e dalla vista sui tetti mirabile dall’alto della navata. Colti dalla sindrome di Stendhal, si corre fino a Palazzo Farnese, altro punto nevralgico ed emblema cittadino che ospita nella Cappella ducale 20 capolavori del Guercino, in grado di restituire la lunga parabola che lo ha portato a essere uno degli artisti del Seicento italiano più amati a livello internazionale.
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Ecco i profeti Aggeo, Osea, Zaccaria, Ezechiele, Michea, Geremia, e le otto Sibille, CHE SI ALTERNANO
NELLE LUNETTE CON GLI EPISODI
DELL’INFANZIA DI GESÙ.
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Merita una sala
a sé
il magnifico Tondo del Botticelli,
che raffigura UNA TOCCANTE MADONNA ADORANTE
IL BAMBINO con
San Giovannino.
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La mostra, curata da Daniele Benati e Antonella Gigli, è il pretesto per visitare l’imponente edificio, già residenza ducale voluta da Margherita d’Austria, che oggi ospita i Musei Civici: un Museo delle Carrozze, dimorato nei sotterranei, una sezione dedicata ai fasti farnesiani, la Pinacoteca, e quel capolavoro del Tondo del Botticelli in cui spicca sul velluto rosso Madonna adorante il Bambino con San Giovannino di una bellezza realistica disarmante. Conosciuta come città dei palazzi, Piacenza conserva un impianto urbanistico costellato da dimore nobiliari pregevoli e giardini all’italiana curatissimi e segreti, spesso nascosti dietro i portoni, ma in cui ci si imbatte con una
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certa facilità, al sol vagar cittadino. Avendo la fortuna di trovarli aperti, vale la pena spingersi fino a via Taverna, per sbirciare dietro l’ingresso di Palazzo Scotti da Fombio, e Palazzo Somaglia, un’architettura incredibile che però sta cadendo a pezzi, nell’incredulità di chi scrive. Più verso il centro, spiccano i ferri battuti di Palazzo Rota Pisaroni, in via Sant’Eufemia, tranquilla strada tra Piazza Borgo e la vivace via Calzolai. Qui c’è la Piacenza che pullula di un’umanità autentica. Sopravvivono ancora le botteghe artigianali dei mestieri, accanto alle gallerie d’arte, le gastronomie e le macellerie, minuscole ma affollatissime, dove il sabato la fila arriva in Piazza Cavalli, elegante salotto cittadino, su cui si staglia il Palazzo Gotico.
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Il reperto più noto delle collezioni
civiche
è il Fegato di Piacenza,
INIZI DEL I SECOLO A.C,
DELLA FINE DEL II -
RINVENUTO
NEL 1877,
testimonianza diretta di pratiche religiose etrusche.
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E poi c’è il cibo a portare in alto il nome della città emiliana, che convive con Parma nella Food Valley più blasonata d’Italia. Coppa, salame, pancetta piacentina, tutto rigorosamente DOP, innaffiati da vini come il Gutturnio, il Bonarda, l’Ortrugo, sono alcune delle eccellenze, da gustare nelle osterie cittadine, che conservano i segreti della tradizione culinaria più antica. Come la Pireina, in via Borghetto, gestita da Carlo, detto il Gnasso, che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento per chi vuole assaporare i piatti locali, come venivano preparati una volta. Diversa la cucina proposta dall’Osteria Santo Stefano: rivisitata, ma non dimentica le origini. E visto il successo, chissà che l’intera città non l’abbia presa in esempio. Testo di Francesca Calò e foto di Eugenio Bersani © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Dai ristoranti gourmet
alle antiche locande la cucina, genuina,
NELLA TRADIZIONE CONTADINA. PESCA SEMPRE
LE RICETTE di anolini, tortelli con la coda, stracotto d’asina SI TRAMANDANO
DA GENERAZIONI.
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Piacenza
Informazioni: Mostra Guercino Sedi: Cattedrale di Piacenza (piazza Duomo) Palazzo Farnese (piazza della Cittadella 29) Biglietti: Per la salita alla cupola della Cattedrale è obbligatoria la prenotazione della fascia oraria di visita. Intero: Cattedrale + Palazzo Farnese, 12 € Cattedrale: 10 €; Palazzo Farnese: 7 € Ridotto: Cattedrale + Palazzo Farnese, 10 € Cattedrale: 8 €; Palazzo Farnese: 5 € Orari: Lunedì CHIUSO Martedi, mercoledi, giovedi, domenica dalle 10.00 alle 19.00 (la biglietteria chiude alle ore 18.00). Venerdi e sabato dalle 10.00 alle 23.00 (la biglietteria chiude alle ore 22.00). Dal 13 al 16 aprile, in ragione delle celebrazioni per la Santa Pasqua, gli orari di visita della Cattedrale subiranno modifiche, si consiglia di consultare il sito. Guide turistiche: Coordinamento Guide Turistiche “Scopri Piacenza”. E-mail: scopripiacenza@gmail.com
Dove mangiare: Trattoria la Pireina: cucina casalinga dal 1907 nel cuore della vecchia Piacenza, gestita da Carlo Giacobbi soprannominato “il Gnasso”. Il ristorante è una tappa obbligata per chi vuole assaporare i piatti della tradizione. Ambiente informale e ottimo rapporto qualità prezzo. Via Borghetto 137, Piacenza. Tel.: 0523/338578.
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Osteria Santo Stefano; cucina della tradizione in una location di stile, arredata con pezzi di modernariato e sedie vintage. Curata la presentazione dei piatti, eccellenti le materie prime utilizzate. Peccato per le porzioni piĂš da ristorante gourmet che da osteria.
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Shopping: Ăˆ possibile acquistare cioccolatini personalizzati della Mostra on vendita presso il Mercato del Caffè, una bottega storica piacentina, con una piccola torrefazione locale, in via Cittadella 35.