Sommario
Pantanal Foto di Sergio Pitamitz
Indonesia Panta rei
Pantanal Il regno del giaguaro
Bretagna Tra oceano e cielo
Toscana Il respiro caldo della terra
Salento Vento d’estate
Giugno 2017
Redazione:
Via Pisacane, 26 20129 Milano tel. +39 02.36511073 redazione@latitudeslife.com Foto di Stefano De Franceschi
Hanno collaborato
Stefano De Franceschi Dario Giardi Riccardo Gallino Francesca Calò Enrico Caracciolo
Fotografi
Sergio Pitamitz Lucio Rossi Riccardo Gallino Vittorio Sciosia Enrico Caracciolo
Pubblicità
Info
Bretagna Foto di Lucio Rossi
n°105 Giugno 2017
Direttore Responsabile Eugenio Bersani
eugenio@latitudeslife.com
Photo Editor Lucio Rossi
lucio@latitudeslife.com
Sales Manager
Lanfranco Bonisolli
lanfranco@latitudeslife.com
Redazione
Francesca Calò
francesca@latitudeslife.com
Graphic
Arianna Provenzano
arianna@latitudeslife.com
A Pizzo sul mare
A Pizzo sul mare
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Borneo
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PANTA REI Tutto scorre. Anche i 3 giorni le 3 notti necessarie, partendo da Samarinda, per arrivare a Long Bagun. Un tempo interminabile oppure piacevolissimo, a seconda solo delle proprie capacitĂ di adattamento, navigando per 600 km sul fiume Mahakam nel Kalimantan, per poi risalire sui monti Muller. Testo e foto di Riccardo Gallino www.gallinostudios.com
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a ferocia dei famigerati tagliatori di teste dayak, unita alle condizioni ambientali proibitive, hanno reso il Borneo uno dei territori al mondo più difficili da esplorare. La prima spedizione italiana ben documentata che riesce ad attraversare l’isola viene compiuta nel 1978 dall’alpinista valtellinese Alfonso Vinci, seguito nel 1986 dagli uomini della scuola di sopravvivenza di Jacek Palkiewicz. A 30 anni esatti da quella ultima impresa nell’ottobre 2016 un nuovo team di esploratori ha affrontato la sfida del Borneo, attraversandolo in lunghezza per i suoi 2000 km di “inferno verde”. La spedizione, composta da Riccardo Gallino (capo spedizione), Ettore Zago, Stefano Severi, Roberto Cellocco, Michele Lupoli è partita da Samarinda, ultimo centro civilizzato all’estremo est della regione, navigando sul fiume Mahakam con le tipiche long boat locali fino alle sue sorgenti sui monti Muller. Il Mahakam si contende il titolo di via di comunicazione più importante solo con il fiume Kapuas che scorre sul lato ovest della catena Muller, sistema montagnoso al centro dell’isola che la taglia verticalmente formando un limite quasi invalicabile per mezzi e persone.
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Il corso d’acqua risulta navigabile dalle grandi chiatte per il trasporto del legname o delle risorse minerarie come pure dai kapal, spartani barconi in legno adibiti alla movimentazione di passeggeri e delle merci più varie, che man mano si risale il fiume diventano tre volte più costose rispetto alla costa proprio a causa delle difficoltà di approvvigionamento. Sono mezzi lenti ma efficienti nella loro semplicità, costruiti secondo una logica essenziale, adatta alla popolazione locale o a viaggiatori con poche pretese, e che fungono da principale mezzo di trasporto su questa enorme autostrada d’acqua che arriva dove i
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mezzi su ruota si fermano, vinti dall’impenetrabile foresta. Il ponte inferiore è aperto sui lati e destinato al trasporto merci, oppure alle persone che non hanno possibilità di comprare un biglietto di prima classe, accontentandosi così di passare la navigazione vivendo sul pavimento mischiate a casse di mercanzia, sacchi di riso, motorini, latte di benzina in una sorta di caos ordinatissimo che prosegue anche nella stiva dell’imbarcazione, svuotandosi lentamente ad ogni attracco. A prua è il regno del capitano, che governa il timone quasi a memoria, di giorno e di notte, facendo slalom tra tronchi galleggianti e tratti in secca.
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Kalimantan in
indonesiano significa “fiume dei DIAMANTI” QUASI A CUSTODIRE SOGNI
E SPERANZE DELLA VARIA
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A poppa dell’imbarcazione invece sta la sua famiglia, che si occupa della cucina, ricavata in uno spazio ristretto adibito anche a zona mensa e dispensa. Al piano superiore è situata la prima classe e la vita è decisamente più confortevole: in un lungo stanzone si affiancano sui due lati i posti passeggeri, disposti su un tavolato di legno sotto cui riporre i bagagli e sopra il quale vanno stesi essenziali materassini che probabilmente mai hanno visto la parvenza di un lavaggio dall’entrata in servizio della barca. Uno spazio alieno al concetto di privacy, dove la claustrofobia è mitigata solo dai finestrini laterali che offrono via di fuga almeno per lo sguardo e per un minimo di ricircolo d’aria. Lungo questo corridoio, dove si vive rigorosamente scalzi, si incrociano i destini di una variegata schiera di passeggeri che vivono le ore di navigazione secondo rituali ben consolidati per viaggiatori abituali. Per i bambini accompagnati da tutta la famiglia è occasione di curiosità continua e, se il panorama circostante non è una novità, l’incontro con viaggiatori occidentali è cosa rara. Le donne dividono lo spazio con passeggeri sconosciuti, senza rinunciare a truccarsi o cambiarsi d’abito nelle diverse ore della giornata, per rimanere dignitose durante il momento del pranzo, della meditazione o del sonno, mentre vecchi commercianti o giovani minatori, nascondendosi dietro il fumo delle sigarette cinesi, lanciano sguardi pensierosi verso il confine che delimita il fiume dalla impenetrabile foresta.
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Del resto Kalimantan in indonesiano significa “fiume dei diamanti”, quasi a custodire già nel nome, oltre che la propria ricchezza naturale, anche sogni e speranze della varia umanità che lo popola. Il Muller Trek È la parte di spedizione vera e propria. Abbandonato il fiume ci si addentrata nella foresta, risalendo la catena montuosa per un centinaio di chilometri, totalmente isolati dal mondo civilizzato e in completa autonomia logistica e alimentare. Superato il passo Muller si raggiunge il fiume Kapuas, principale corso d’acqua della parte occidentale del Borneo, fangoso e dalle acque
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sempre agitate, che raggiunge la sponda opposta dell’isola del Borneo fino alla cittadina di Pontianak. Il Muller Trek viene considerato uno dei percorsi escursionistici piÚ impegnativi del pianeta a livello fisico e tecnico, aprendosi lungo percorsi non definiti e non privi di pericoli, in aree impossibili da raggiungere anche da parte di mezzi di soccorso. Per giorni si marcia isolati nella foresta superando guadi con acqua che arriva dalle ginocchia fino al petto, dimenticandosi del concetto di asciutto, accompagnati da guide di etnia dayak che provvedono al tracciamento del percorso, cibandosi del poco riso che ci si può trascinare a spalla accompagnato da pesce pescato al momento.
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G A L L E R Y
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Si pernotta all’addiaccio in rifugi approntati da dayak di giorno in giorno con quanto la natura offre, convivendo con sanguisughe, animali e costanti piogge torrenziali. Il percorso è estremamente variabile a seconda delle
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condizioni atmosferiche, dei fiumi o della stanchezza dei partecipanti, con l’unica garanzia che in quel periodo che oscilla tra i 7 e i 10 giorni difficilmente si incontrerà anima viva. Testo e foto di Riccardo Gallino © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Come arrivare: Da Singapore, Jakarta, Kuala Lumpur prendere il volo per Balikpapan. Nel Kalimantan ci sono pochissime strade e tra queste molte sono in pessime condizioni, quindi i trasporti pubblici sono pochi. In molte zone ci si muove soprattutto via barca, molte città si trovano in riva ai fiumi. Sul fiume Mahakam si possono fare varie tappe con la long boat ( dove si può dormire e mangiare qualcosa ) che in genere a seconda delle stagioni può arrivare fino a Melak o a Long bagun. I prezzi delle long boat sono variabili, un giorno di viaggio costa circa 150000 rupie.
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Quando andare: Il Borneo indonesiano è in gran parte umidissimo, e ricoperto da una foresta pluviale impenetrabile. Nelle regioni più piovose, quelle interne e quelle nord-orientali, è difficile trovare un mese in cui cadano meno di 250 millimetri di pioggia. In genere qui il periodo meno piovoso va da giugno ad agosto. Dove dormire: Il turismo è quasi inesistente nel Kalimantan, quindi gli alberghi in genere sono pochi e cari per gli standard del Sud-Est Asiatico. Dove mangiare: Ci sono moltissimi ristoranti di pesce economici.
Documenti: Passaporto con validità di almeno 6 mesi e, i cittadini italiani, possono ottenere il visto consolare per l’Indonesia (gratuito fino a 30 giorni di permanenza) all’arrivo.
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Fuso orario: +7 ore.
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Lingua: Inglese ed indonesiano. Valuta: Rupia indonesiana.
ElettricitĂ : 220 v, prese americane o europee.
Vaccini: Profilassi antimalarica consigliata solo in alcune zone dell’interno.
Il regno del giaguaro
“Quando la luna si eclissa vuol dire che il giaguaro la sta divorando. Allora i figli primogeniti devono gridare a pieni polmoni e l’intera popolazione deve provocare rumori spaventosi in modo tale da spaventare e far scappare la fiera�. Testo di Stefano De Franceschi Foto di Sergio Pitamitz www.pitamitz.com
PA N TA N A L Il regno del giaguaro
Pantanal
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Il regno del giaguaro
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uesta è solo una delle fiabe che i Guaraní, gli indigeni locali, si tramandano di generazione in generazione. Ci troviamo nel Pantanal, dalla parola portoghese pântano, che significa “palude”, un paradiso ecologico nel cuore del Sudamerica, a cavallo fra Bolivia, Paraguay e gli stati brasiliani del Mato Grosso e Mato Grosso do Sul. Con i suoi 230 mila Kmq è la più grande pianura d’inondazione e la terza riserva ambientale più estesa della Terra. La sua importanza ecologica è immensa poiché ospita uno dei più ricchi ecosistemi del Pianeta con foreste stagionali periodicamente inondate. Grazie alla maggiore concentrazione di fauna selvatica del continente americano è molto facile avvistare gli animali tipici di questa regione: caimani, capibara, lontre giganti, anaconde e centinaia di specie diverse di uccelli.
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Per tutti questi motivi il Parco Nazionale del Pantanal, istituito nel 1981, nel 2000 è stato dichiarato Patrimonio Naturale dell’Umanità dall’Unesco e iscritto nell’elenco delle Riserve della Biosfera Mondiale. Ma l’animale simbolo di questa regione è il giaguaro, il più grosso felide americano, il terzo più grande del mondo, dopo la tigre e il leone, diventato nel giro di pochi anni un autentico richiamo per tutti gli appassionati di wildlife alla ricerca di forti emozioni. TRANSPANTANEIRA Il viaggio per raggiungere Porto Jofrè, il cuore del Pantanal, comincia per tutti 147 km più a nord, a Poconè,
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dove un cartello in legno segnala l’inizio della mitica Transpantaneira, una lunga strada sterrata intervallata da ben 128 ponti pericolanti (praticamente uno ogni chilometro) costruita nel periodo della dittatura militare parallelamente al progetto della Transamazzonica. Durante la stagione umida la strada in sÊ diventa una vera e propria isola per gli animali spinti qui dalle acque alluvionali; mentre nella stagione secca, i fossati lungo entrambi i lati della carreggiata si riducono alla dimensione di piccoli stagni richiamando comunque numerosissime specie di uccelli ed altri animali.
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Le occasioni di sosta lungo il cammino sono innumerevoli: la costante presenza di aironi, spatole, martin pescatori, ibis, jacane, pavoncelle e jabiru, che si aggirano con circospezione tra una massa di caimani jacarè semiaddormentati, in un contesto paesaggistico assolutamente originale, rappresentano un vero paradiso per gli amanti del bird-watching. A volte capita di doversi fermare perchè una mandria di bestiame, scortata da alcuni Pantaneiros a cavallo avanza imperterrita sbarrandoci la strada.
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La Transpantaneira è costellata di grandi ranch privati dove, accanto all’allevamento di bovini, i proprietari, sfruttando la crescente richiesta turistica, si stanno attrezzando per trasformare parte delle loro fattorie in resort in grado di offrire alloggio ai novelli eco-turisti. Offrono altresì suggestive escursioni a piedi nei dintorni per poter osservare con la dovuta calma la fauna e gli uccelli locali, tra cui la meravigliosa Ara giacinto, uno dei più rari e fra i più grandi pappagalli al mondo, che nidifica spesso negli alberi vicino alle pousadas, oltre a tucani, scimmie cappuccino, aguti, iguane e jacarè.
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PORTO JOFRE’ La Transpantaneira termina a Porto Jofrè. Qui inizia il regno delle acque, e l’unico mezzo di trasporto sono le veloci imbarcazioni cariche di turisti e fotografi che solcano il Rio Cuiabà ed i suoi affluenti alla ricerca del “Re Giaguaro”. Animale misterioso e solitario, il giaguaro è molto difficile da vedere e delle sue abitudini si conosce pochissimo. Sa cacciare nella prateria come nella foresta e le paludi; predilige la vicinanza dell’acqua, con cui, a differenza della maggioranza dei felini, si trova a suo agio; è un ottimo nuotatore e caccia anche piccoli alligatori, tartarughe, oltre ai capibara, i più grandi roditori al mondo. Il termine italiano “giaguaro” deriva da quello indio “yaguara”, ovvero “colui che uccide con un balzo”. Il giaguaro infatti non insegue la sua preda, ma la attende in agguato e nel momento più opportuno le balza addosso azzannandole la testa ai due lobi temporali. Se però fallisce il colpo, quasi mai ci riprova una seconda volta. I giaguari abitano un territorio che può estendersi fino a 300 miglia, e si incontrano soltanto durante il calore, ma sono così solitari da irritarsi a vicenda anche durante il l’accoppiamento. Per individuarlo, avvistarlo ed anticipare i suoi spostamenti durante i lunghi safari in barca lungo il Rio Cuiabà ed i suoi affluenti c’è bisogno del supporto di una valida organizzazione e delle ottime guide locali, come Oscar.
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“Fui il primo –racconta - ad accompagnare alcuni anni or sono un fotografo italiano che voleva immortalare la “Panthera onca”. In un solo pomeriggio ne incontrammo ben sette! Da allora la situazione è cambiata. La crescente richiesta turistica ha spinto molti figli di pescatori a
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riciclarsi come guide. Il numero di posti letto e di barche che solcano il Rio Cuiabà aumenta di anno in anno, mentre i giaguari si fanno sempre più elusivi….” Almeno fino la prossima eclissi di luna. Testo di Stefano De Franceschi e foto di Sergio Pitamitz © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Pantanal
Informazioni: Per l’organizzazione in loco: Riccardo Boschetti Viaggi fotografici: Sergio Pitamitz
Come arrivare: Cuiabá, la capitale del Mato Grosso e il punto di partenza per il Pantanal, ben servita di aerei e dispone anche di un servizio di pullman notturno a partire da San Paolo. Dalla capitale si prosegue poi in auto percorrendo la Trapantaneira.
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Quando andare: Il periodo migliore per visitare il Pantanal è l’inverno australe, da metà maggio a metà agosto, essendo il più fresco e secco. Occorre essere attrezzati per il freddo notturno, e vestirsi a strati, perché di giorno può fare molto caldo. Anche l’autunno, da aprile a metà maggio, è un buon periodo. Dove dormire: Hotel Pantanal Norte - Porto Jofre Araras Pantanal Ecolodge Pousada Porto Jofre
Fuso orario: -5 ore rispetto all’Italia.
Vaccini: Non ci sono vaccinazioni obbligatorie. Si consiglia la vaccinazione contro la febbre gialla e la profilassi antimalarica a coloro che si recano nelle zone dell’Amazzonia, del Pantanal o del Mato Grosso.
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Valuta: La valuta ufficiale è il Real. Le carte di credito sono diffuse e le valute straniere, Euro incluso, possono essere convertite sia presso le banche che presso gli uffici di cambio.
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Elettricità: La corrente elettrica è variabile, da 110 a 220 volts ed è necessario munirsi di un adattatore con lamelle piatte. %&x
Lingua: La lingua ufficiale è il portoghese ma l’inglese è comunemente parlato in quasi tutto il paese.
Tra oceano e cielo c’è una linea sottile che è facile distinguere, più chiara. Ho imparato a riconoscerla in Bretagna. Testo di Dario Giardi Foto di Lucio Rossi
Bretagna
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FRANCIA
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e cielo
I “Bretoni nascono con l’acqua del mare intorno al cuore”, recita un adagio da queste parti.
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ra oceano e cielo c’è una linea sottile che è facile distinguere, più chiara. Ho imparato a
riconoscerla in Bretagna. I “Bretoni nascono con l’acqua del mare intorno al cuore”, recita un adagio da queste parti. “Pour quoi l’eau salèe n’ait jamais le goût des larmes” (perché l’acqua salata non abbia mai il sapore delle lacrime). E’ una frase che si legge ovunque perché qui il mare, la sua vita, i suoi dolori, le sue storie, entrano nel vissuto della gente e dei luoghi, come la marea nelle falesie. La scoperta del gioco delle maree è stata una delle esperienze più affascinanti, forse la più forte tra quelle che riguardano il paesaggio. Per chi è cresciuto nel Mediterraneo, questo fenomeno è più che altro un concetto astratto. In Bretagna è qualcosa che cambia continuamente il profilo della costa, lo tormenta, lo incide e lo travolge. A bassa marea spuntano dappertutto scogli neri come il carbone, alghe ammassate, file interminabili di gusci di molluschi e le barche che restano a secco, inclinate su una fiancata, sospese come per magia tra terra e aria, in attesa del mare che si è
allontanato. Poi tornano le onde e riprendono possesso di tutto. Lo sport regionale per definizione è certamente la vela. Non a caso la più grande e famosa scuola di vela europea “Les Glenans”, è nata proprio qui, adottando il motto: “scuola di vela, di mare e di vita”. Tutti i vecchi lupi di mare che incontro continuano a ripetermelo: chi sa navigare in Bretagna, sa navigare su tutti i mari. Anche chi ha il mal di mare ha, in questa Regione, l’opportunità di provare l’ebbrezza di lasciarsi trasportare dal vento, in questo caso però si rimane sulla spiaggia. Li vedo continuamente sfrecciare sulle lunghe distese di sabbia, i carri a vela. Tecnicamente si chiamano speed-sail. Mi dirigo verso Saint Malò, la bella e impossibile città dei corsari. Posto magico e ricco di fascino. Ancor più particolari i suoi abitanti. Il loro motto è eloquente «Abitante di Saint Malò prima, Bretone può darsi, francese per quello che resta». La passeggiata lungo i bastioni regala suggestioni forti, il mare che s’infrange sugli scogli e le luci della città che si spengono.
Tra oceano e cielo
FOTO GALLERY
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Tra oceano e cielo
BRETAGNA
Il vento freddo del nord che sferza i pensieri e l’anima. Anima d
corsaro. Pur rimanendo sulla costa assaporo continuamente le
due anime della Bretagna: l’Armorica (il paese del mare) e l’Arg (il paese delle foreste). La Bretagna dell’Oceano e la Bretagna
della Terra. Due universi, due civiltà, quella dei marinai e quell dei contadini che si compenetrano come fanno i colori con il verde intenso delle vallate e poi il blu dell’oceano. Il profumo
stesso dell’aria che si respira è un’indefinibile sintesi di questa unione. Una miscela di essenze boschive, di resina, di fiori, di
alghe appassite, di salmastro e di terra bagnata, di ostriche e d
burro, di sidro e di legno impregnato, di fumo, di nebbia, di ret
porto. È un profumo umido e malinconico, ma nello stesso tem
carico della forza e del coraggio di uomini duri e pazienti, di m
di
e foresta. In un Paese ricco di leggende e dove la natura è ancora
e
così forte e presente, è molto facile lasciarsi andare con la fantasia
got
e immaginare di essere un gabbiano che spazia oltre la costa e
la
a
si libra nel plumbeo cielo. Mi ritrovo, in un attimo, a seguire le correnti d’aria e penetrare nell’interno del territorio, oltre quelle dense nubi nere, verso scogliere scolpite, vallate fiorite, su gente silenziosa e rude ma cordiale e ospitale. Il loro sguardo è sincero. Continuo a volare su quell’oceano immenso. Intorno a me solo un senso di tranquillità resa viva da improvvisi rimbombi lontani di
di
una forte burrasca! Vedo animarsi gli scogli sparsi tra mare e terra;
ti e di
riconosco gli alti fari che tagliano l’orizzonte, le insenature che
mpo
feriscono le belle vallate; godo delle variopinte casette rallegrate
mare
da fiori e della scia spumosa delle navi che taglia l’oceano.
Due universi, due civiltĂ , quella dei marinai e quella dei contadini che si compenetrano come fanno i colori.
Tra oceano e cielo
BRETAGNA
Noto il sudore da lavoro dei pescatori, seguo il canto dei raccoglitori di ostriche di Cancale. Quelle note che si espandono nell’aria mi ammaliano e mi costringono a volare seguendo il loro ritmo. Su, sempre più su, in quello spazio infinito vedo le verdi macchie di boschi antichi, le chiese, i villaggi raggruppati. Penetro in ogni casa e ascolto le storie che i vecchi raccontano. Fate, demoni, cavalieri, una storia infinita che è vera come vero è il mio volare, il mio respirare quel mondo che sento vivo. Discendo leggero come piuma e siedo ad ascoltare e palpito per gli amori, i tradimenti, le gesta eroiche dei tempi passati. Sto sognando? Forse, ma è proprio in Bretagna che il Sogno è Vita, parafrasando l’opera teatrale di Calderon De La Barca “La Vita è Sogno”. Come dice un’antica poesia bretone: “a coloro che sceglierà, non basterà visitare la Bretagna. Dovranno lasciarla sognando di viverci, con l’orecchio attaccato al buco di una conchiglia che mormora. E il suo richiamo sarà come quello di un chiostro dal muro aperto verso il largo: il mare, il vento, il cielo, la nuda terra e poi niente. Questa è una provincia dell’anima”. Allora: “Kenavo!”, ossia arrivederci, in bretone naturalmente! T E S TO D I : DA R I O G I A R D I F OTO D I : L U C I O RO S S I
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Tra oceano e cielo
Bretagna
Informazioni: Per sostenere il viaggio di persone disabili, il Comitato Regionale del Turismo della Bretagna ha istituito un sito ricco di utili informazioni. Altre preziose notizie si possono leggere nel sito dell’ente del turismo della città. Per avere altre informazioni sulla Bretagna puoi leggere Bretagna cibo per sogni nella sezione viaggi d’autore. Come arrivare: Con Alitalia, Air France, Easy Jet, Vueling e Ryanair si vola dai maggiori aeroporti italiani per Parigi e da qui si prosegue in auto o in treno.
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Quando andare: Clima: date le dimensioni del Paese e le differenti altimetrie, il clima francese risulta essere molto vario. In Bretagna, in generale, il clima è fresco ed umido. In estate, le giornate si allungano: le temperature sono piacevoli e possono arrivare a sfiorare anche i 30° C. In inverno la temperatura media può aggirarsi intorno ai 5°C. Il tempo può subire rapide variazioni: è consigliabile avere sempre abiti per la pioggia.
Dove dormire: Hotel les Chiens du Guet – 4 place du Guet. Accogliente hotel situato nella parte ovest della Città Vecchia. Per una camera doppia si parte da 50 € in bassa stagione e 55€ in alta. Contattare direttamente la struttura per avere maggiori informazioni riguardo i prezzi e le eventuali offerte. La struttura dispone anche di una brasserie.
Dove mangiare: Creperie Margaux – 3 Place du Marché aux Légumes. Simpatico locale posto nella Città Vecchia con un’ampia scelta di piatti. Da provare le famose galettes bretoni.
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Tra oceano e cielo
Lingua: Francese e, molto diffuso, l’inglese. Valuta: Euro.
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Elettricità: 220 V, 50 Hz.
Telefono: Per telefonare in Francia bisogna comporre il prefisso internazionale 0033 seguito dal numero dell’utente escluso lo 0. Suggerimenti: L’ufficio del turismo presente nei pressi della Città Vecchia fornisce utili informazioni riguardo le maree. Per motivi di sicurezza, rispettate tutte le indicazioni. Link utili: Atout France
TO S C A N A il respiro caldo della terra
Il respiro della terra
Toscana
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il respiro CALDO DELLA TERRA
Viaggio nella Toscana intima e selvaggia che guarda il mare da lontano e si alimenta dell’energia calda del sottosuolo. Dalla Val di Cecina alla Maremma seguendo segnali di fumo e scoprendo come menti ingegnose e mani sapienti utilizzano la forza calda della geotermia per fare birra, formaggi e altri piccoli miracoli. Testo e foto di Enrico Caracciolo
TO S C A N A il respiro caldo della terra
Il respiro della terra
TO S C A N A il respiro caldo della terra
Il respiro della terra
il respiro caldo della terra
TO S C A N A
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a strada che ondeggia tra la Val di Cecina e la Val di Merse si dimena con curve e controcurve, scivola nel cuore di valli segrete, si arrampica verso le spalle boscose di colline con l’anima di metallo e il cuore caldo. E svela una Toscana schiva, silenziosa, bellissima. Selvaggia e un po’ segreta, profonda perché vicina al cuore caldo di madre terra. La strada si avventura alla ricerca di un viaggio con poche cartoline e tante storie. Una sceneggiatura perfetta piena di paesaggi dove uomini e donne raccontano storie di vite vere. Il filo conduttore è l’energia, una forza che oltre a disegnare tracce sul territorio, sferza l’anima di luoghi intrisi di leggenda, dove il medioevo sembra convivere col futuro.
Il respiro della terra
il respiro caldo della terra
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Il respiro della terra
il respiro caldo della terra
Qui la Toscana celebra una fusione tra la Maremma, ispida e introversa, le Terre di Siena piene di cielo e poesia e le colline pisane intime e discrete. La Rocca Sillana, l’abbazia di San Pietro a Palazzuolo, l’abbazia di San Galgano sono poderose sculture di pietra che abbracciano la grandezza del cielo, macchine del tempo che hanno il potere di spingere con forza indietro di mille anni. Dunque una sceneggiatura perfetta che si compie in sette atti: Pomarance, Castelnuovo Val di Cecina, Monteverdi Marittimo, Monterotondo Marittimo, Radicondoli, Chiusdino e Montieri. La strada insegue spettacolari crinali e si affaccia verso orizzonti trasparenti dove danza
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incessantemente l’alito caldo della terra. Infatti è una terra che respira e sbuffa vapori incandescenti. “...Bolliva e soffiava come se per entro vi salisse l’impeto e il gorgoglio dei dannati fitti nel limo, come se nel fondo vi s’agitasse la mischia perpetua degli iracondi”. Così scriveva Gabriele D’Annunzio nel suo ultimo romanzo “Forse che si forse che no” nel 1910, parlando di questi luoghi ideali per raccontare gli stati d’animo dei suoi personaggi. Viaggiare tra la Val di Cecina e la Val di Merse, attraverso le Colline Metallifere, significa esplorare paesaggi sentimentali dove nulla appare fermo e nell’arco di una giornata gli sbalzi d’umore e le sorprese sono la normalità.
TO S C A N A il respiro caldo della terra
Il respiro della terra
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TO R N A I N D I E T R O
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il respiro caldo della terra
Il respiro della terra
il respiro caldo della terra
Si passa dal silenzio assordante di boschi, sentieri e pietre al frastuono che sfonda cielo e timpani dei pozzi: per avere un’idea della forza di madre terra basta assistere all’apertura del pozzo dimostrativo di Larderello che tuona con 20 tonnellate di vapore all’ora ad una temperatura di 220 gradi. La natura geotermica La natura geotermica di questo territorio si spiega facilmente con l’esempio della pentola a pressione. La sorgente di calore è il magma terrestre, il fondo della pentola è uno strato di roccia impermeabile, mentre un secondo strato di roccia permeabile costituisce il serbatoio col fluido geotermico; un altro strato di rocce
Il respiro della terra
permeabili invece svolge il ruolo di coperchio e le valvole della pentola sono i pozzi di perforazione e il vapore che fuoriesce naturalmente. E cosÏ ecco che tra oliveti, vigneti e boschi di querce e castagni questa Toscana si veste di un aspetto primordiale con le Biancane, zone imbiancate appunto dalla fuoriuscita di idrogeno solforato. Sul palcoscenico geotermico si alternano vari fenomeni come Bulicami (emissioni di acqua e gas in polle di fango ribollente), Fumarole (emissioni gassose di vapore acqueo), Lagoni (laghetti di acqua calda alimentati da soffioni ad alta pressione) e Solfatare (emissioni di vapore acqueo, anidride carbonica e idrogeno solforato che, grazie all’ossidazione, formano cristalli di zolfo).
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Il respiro della terra
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Il respiro della terra
I misteri della natura rendono più piccolo e fragile l’uomo che percepisce da queste manifestazioni di forza un senso di paura. Ecco allora l’atmosfera infernale di dannunziana memoria e il più semplice diavolo che abita la fantasia popolare dall’epoca etrusca e che dà il nome alla valle di Larderello. Paesaggio futuristico Viandanti e viaggiatori rimangono colpiti dalle imponenti ciminiere che sprigionano vapore. “Centrali nucleari in Toscana?!” Ebbene no, qui l’energia è quella del sottosuolo. Torri di raffreddamento, tubazioni aeree e interrate disegnano un ambiente futuristico che racconta la storia, il carattere, la natura della Valle del Diavolo. Una forma di land art ispirata al sempre complesso equilibrio tra uomo e natura. L’impatto non è indifferente, i segni sul territorio non passano inosservati, ma l’idea di trarre energia dalla forza naturale della terra offre lo spunto di importanti riflessioni sulle possibili fonti energetiche. Basti pensare al teleriscaldamento diffuso in tutte le abitazioni della zona che sfruttano le emissioni del sottosuolo. L’aspetto più interessante oggi è la nascita di nuove economie fortemente legate alle potenzialità del territorio. Agricoltori e allevatori hanno trovato nella geotermia una risorsa importante per identificarsi con le colline del vapore.
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Il respiro della terra
TO S C A N A il respiro caldo della terra
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E così qui il basilico e altre piante aromatiche sono diventate produzioni costanti durante l’anno grazie a serre riscaldate con la geotermia; per non parlare di una birra genuina e di un pecorino di altissima qualità prodotti in aziende e stabilimenti alimentati col calore e l’energia della terra. E non finisce qui. Il viaggio sulle strade di questa Toscana nascosta riserva eccellenze assolute come pasta e pane prodotti a km 0, vini naturali e olio extravergine d’oliva, un leggendario aceto di mele prodotti con passione da uomini e donne che ignorano il mercato globale interpretando il territorio con amore e
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rispetto. Non a caso è nata qui una “Comunità del cibo a energie rinnovabili” formata da produttori che rispettano tre principi fondamentali: sostenibilità, grazie all’utilizzo di energie rinnovabili come geotermia, fotovoltaico, solare termico, biomasse, eolico; filiera corta con materie prime locali; sede produttiva in Toscana. Ecco perché la strada della geotermia traccia una rotta che collega passato e futuro nel segno del buon vivere, del buon gusto e nella consapevolezza di nuove e sane economie. Testo e foto di Enrico Caracciolo © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Informazioni: Come arrivare: Diverse compagnie volano dall’Italia al Canada, ma la più Pomarance: Ufficio Turistico di Pomarance, c/o Area Camper, economica è solitamente Transat che collega Roma con VialedellaCostituzione, tel.Air +39.0588.62089. Toronto e Vancouver. UnaPro volta in territorio canadese bisogna Castelnuovo Val di Cecina: Loco Il Piazzone, Via della prendere un48, volo per raggiungere Whitehorse e Repubblica tel.interno +39.0588.20775, cell. +39.329.4792558. lo Yukon Territory (Air Canada, Via Air North le 3, compagnie più UTC UfficioTuristicoComunale, Gramsci tel. +39.0588.20775, gettonate). Dalla Germania c’è però l’opzione volo diretto cell. +39.329.6503747. con la Condor Airlines, che vola su Whitehorse Radicondoli: Punto Informazioni Turistiche, via T.durante Gazzei i2,mesi estivi. Questatel. si rivela spesso la soluzione più conveniente Radicondoli; +39.0577.790800. per raggiungere lo YukonComune dall’Europa. Noleggiare un’auto Monterotondo Marittimo: di Monterotondo, Via per raggiungere Grande Nord da Toronto può essere Bardelloni 64, tel.il+39.0566.906350. molto costoso circa 7000km) anche seVia panoramico Porta del Parco(sono di Monterotondo Marittimo, del Poggiarello e1, avventuroso. Da Vancouver il tragitto è invece più breve e tel. 0566.917039. anche più spettacolare (si attraversano tre ecosistemi diversi tra Monteverdi Marittimo: Ufficio Informazioni Turistiche, c/ Infood, cui il deserto intorno al fi ume Fazer a Cache Creek e la tundra in Piazza San Rocco, tel. +39.0565.714111. Bristish Columbia). Val di Cecina: Consorzio Turistico Volterra Valdicecina Valdera, tel. 0588.86099. Quando andare: Montieri: Ufficio Informazioni Turistiche, Piazza Antonio Gramsci Clima: Il periodo migliore per visitare il Canada e in particolar 4, tel. +39.0566.906311. modo lo Yukon Territory è solitamente da metà maggio a fine Chiusdino: Associazione Pro Loco, Via Paolo Mascagni 12, tel. agosto. Le temperature sono gradevoli e le precipitazioni meno +39.0577.750313. frequenti. Sicuramente da evitare il periodo tra marzo e aprile quando lo scioglimento della neve, oltre a causare inondazioni Suggerimenti: in tutto il paese, scopre infinite distese di erba bruciata dal Museo della Geotermia, Piazza Leopolda 1, Larderello (PI), tel. gelo. Meraviglioso è invece il mese di ottobre, che corrisponde +39.0588.67724. all’inizio del breve autunno. Le immense foreste dell’Ontario Casa Bicocchi e Mostra Permanente Guerrieri ed Artigiani, Via e delle Rockies si colorano, in questo periodo, di un’ infinita Roncalli 20, Pomarance (PI), tel. +39.0588.62306. quantità di sfumature tra il rosso e il giallo. Museo della Civiltà Contadina, Via Borgo, Montecastelli Pisano (PI), tel. +39.0588.28843, cell. +39.329.6503747.
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Museomangiare: Dove “Le Energie del Territorio”, via Tiberio Gazzei 2, Radicondoli Nello i prezzi sono0577.790910 ovunque piuttosto si consigliano (SI), tel.Yukon +39.0577.790800, (ufficio alti, cultura). soprattutto dining a bordo strada,Belforte, specie seRadicondoli frequentati(SI), da tel. La Casa dellai Memoria “L’Aquilante”, camionisti, che possono riservare anche esperienze pittoresche +39.0577.790903, cell. +39.329.6604227. e “indigene”, meno Il prezzo medio per una colazione Dreamwoods - Selvaturistiche. di Sogno, Loc. Cotorniano, Radicondoli(uova, patata pane) o un pranzo tipico (hamburger e Casolebacon, d’Elsa (SI), cell.e+39.333.4330183. patatine) aggira 10/15 euro.Montemassi, Il Giardinosidei Suoni,intorno StradaaiProvinciale Boccheggiano, Montieri (GR), tel. +39.0566.998221. Viaggio organizzato: Abbazia di San Galgano e Eremo di Montesiepi, Loc. San Galgano, IlChiusdino tour operator Viaggi dell’Elefante propone l’itinerario di 14 (SI), tel. +39.0577.756738, +39.0577.756700. giorni “Gran Tour Alaska & Yucon” con partenze il 13 giugno e l’8 agosto 2015. Prezzo a partire da 3120 euro a persona.
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Fuso orario: Da – 6 sulla East Coast a – 9 sulla West Coast. Documenti: Passaporto con validità a 6 mesi. Vaccini: Nessuno. %&x
Lingua: Inglese e francese. Valuta: Dollaro canadese.
Puglia
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Lingue di sabbia pressoché deserte, scogli piatti, falesie bianche che precipitano in acque terse. E poi città di tufo piene di luce in mezzo a pigri ulivi secolari. La spiaggia più bella? Dipende dal vento. Da Gallipoli a Otranto, passando per Leuca, si assaporano i primi bagni, quando nel Salento non c’è ancora nessuno. Testo di Francesca Calò Foto di Vittorio Sciosia
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cordatevi il Salento della movida, delle spiagge gremite, del modello Ibiza, che seduce frotte di turisti di belle (ma disattese) speranze nel mese di agosto. Lasciate perdere le settimane clou in piena estate. Chi lo scrive è di parte, essendoci cresciuta in quest’ultima estrema propaggine di Sud ed avendo visto, dunque, le molte facce che un territorio può assumere nel corso di un anno. Basterebbe anticipare di appena un mese, forse una quindicina di giorni, per cogliere l’essenza di un Salento autentico, godibile, poco frequentato. Una Puglia formato villeggiatura, come quella di vent’anni fa, quando ai villaggi al mare ci andavano quelli che abitavano all’interno, appena chiuse le scuole. E succede ancora, solo che in mezzo alle baraonde estive e all’avvento di chi qui ancora è visto come “forestiero” più che turista, non te ne accorgi.
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Forse questo è il momento migliore per assaporare una vacanza scandita dal ritmo meridiano: poca confusione, prezzi abbordabili, niente code, zero programmi. E una piccola e sottile ossessione che accompagna l’avventore per tutta la durata: che vento tira, oggi? E bisogna rassegnarsi, perché nel Salento l’idea di mare increspato non è concepita. Complice il traffico ancora assente, si parte. Dall’Adriatico allo Jonio, da est a ovest, inseguendo e fuggendo scirocco o tramontana.
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Ad est Una ventina di chilometri di lingue di sabbia, calette, baie, spiagge selvagge e falesie: il tratto di costa che va da Torre Specchia a Otranto è sorprendente, così diversificato e attrattivo da meritare più soste. Si potrebbe iniziare da San Basilio, a San Foca, famosa per essere il sito approdo del gasdotto Tap, con disappunto di molti. Andateci quando c’è lo scirocco: un paradiso selvaggio, spettinato e fuori dai circuiti turistici che fa molto tropico per hippie.
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Un giro in barca è il modo perfetto
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per vedere le acque profonde e limpidissime
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A Roca, sede di importanti scavi archeologici, c’è la piscina naturale tra le più belle al mondo: è la Poesia, un anfratto roccioso in cui sguazzare e fare qualche tuffo goliardico. A pochi chilometri la baia riparata di Torre dell’Orso non è ancora presa d’assalto, così come Frassanito, incantevole spiaggia bianca paradiso per gli appassionati di kitesurf. Da Otranto fino a Leuca la sabbia è pressoché assente e la costa precipita a picco nel mare sino a sud. Un giro in barca è il modo perfetto per vedere le acque profonde e limpidissime che si infilano nelle grotte costiere, sormontando le rocche di Porto Badisco, Santa Cesarea Terme e Castro. La sera la passeggiata mondana è sui
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bastioni di Otranto, la perla d’Oriente che riluce tra i vicoli bianchi che circondano il Castello aragonese e l’imponente Cattedrale. Finis Terrae C’è chi scommette di vedere esattamente dove i mari si uniscono: Leuca è un borgo di pescatori e località riservata e chic, con un’anima duale. A est è brulla e primordiale, come in località Ciolo, un audace tratto di costa alto per tuffatori temerari Verso Ovest invece si incontra dapprima l’incantevole baia di San Gregorio, e si risale verso un litorale che va via via stemperandosi in una distesa di sabbia dorata fino a Marina di Pesculuse, conosciuta anche come le Maldive del Salento.
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Aria gallipolina #machenesannoariccione? Salento contro Romagna. Gallipoli contro Riccione. La sfida è social. La regina dello Ionio ha ambizioni da città di riviera. La meta prediletta dei giovani, destinazione ad alto tasso di divertimento, con una nightlife attrattiva di primo piano sta però pagando un costo altissimo, un imbruttimento che pesa come un macigno sulla città bella per definizione, soffocata dal turismo selvaggio, sovraffollata. Stanca.
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Eppure c’è una Gallipoli tutta da scoprire. Lontano dai djset, dalle discoteche e dai locali notturni, dalla calca estiva per chi vuole rilassarsi ci sono le spiagge di Lido Pizzo, località modaiola e in, l’incantevole spiaggia di Lido Conchiglie. La chiusa è a Punta Suina, un religioso silenzio è d’obbligo per accompagnare il sole che muore in mare. Testo di Francesca Calò e foto di Vittorio Sciosia © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Come arrivare: In auto: Autostrada fino a Bari. Da Bari in poi si prosegue su strade provinciali a seconda della destinazione. In treno: Stazione F.S.fino a Lecce. Da Lecce ferrovia Sud Est fino a Gagliano del Capo (Comune a 7 km circa da Santa Maria di Leuca) oppure autobus Lecce-Santa Maria di Leuca nel parcheggio antistante la stazione. In aereo: Aeroporto di Brindisi Casale. Da qui ci si può avvalere di un servizio navetta fino al terminal di Lecce, predisposto proprio per il trasporto dei passeggeri dall’aeroporto di Brindisi al centro del capoluogo leccese; da Lecce si prosegue per raggiungere le altre località salentine tramite Salentointrenoebus, con treni e pullman delle ferrovie sud est, o noleggiare un’auto.
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Quando andare: Da maggio a fine settembre il clima è estivo, quindi va bene per il mare. In generale è sempre mite. Se si cerca una vacanza rilassante i mesi di giugno e settembre sono quelli più indicati.
Dove dormire: Famiglie e gruppi di amici che vogliono rimanere sulla costa possono optare per una casa vacanza. Chi invece vuole una godere di una vacanza come un local, allora il consiglio è quello di dormire in uno dei B&B dell’entroterra, o in una masseria, magari in Grecia Salentina, l’area ellenofona del Salento a circa 15 chilometri dal mare: i piccoli paesini conservano centri storici caratteristici e ancora intatti, in cui è piacevole interagire con la gente del posto. Logisticamente strategico per spostarsi agevolmente da una costa all’altra, Masseria Chicco Rizzo, Martignano (Le).
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Dove mangiare: A Uggiano, vicino Otranto: Agriturismo la Fattoria, cucina biologica tipica contadina, menu fisso 20 euro circa. A Gallipoli: Trattoria Le Fontanelle. Ristorante storico senza pretese, ma con una proposta semplice e genuina. La cucina è a base di pesce con piatti della tradizione gallipolina, menu di 3 portate circa 45 euro. Si consiglia di prenotare. +39 0833 266857.
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