Sommario
Namibia Foto di Ornella D’Alessio
Iran Suggestioni da mille e una notte
Moldavia Le colline dell’est
Namibia Il deserto possibile
Marocco In bici sull’atlante
Venezia Venezia la ghiotta
Settembre 2017
Redazione:
Via Pisacane, 26 20129 Milano tel. +39 02.36511073 redazione@latitudeslife.com Foto di Graziella Leporati
Hanno collaborato
Graziella Leporati Gianluca Bronzoni Gisella Motta Ornella D’Alessio Marco Santini
Fotografi
Graziella Leporati Gianluca Bronzoni Gisella Motta Ornella D’Alessio Marco Santini
Pubblicità
Info
Venezia Foto Shutterstock
n°107 Settembre 2017
Direttore Responsabile Eugenio Bersani
eugenio@latitudeslife.com
Photo Editor Lucio Rossi
lucio@latitudeslife.com
Sales Manager
Lanfranco Bonisolli
lanfranco@latitudeslife.com
Redazione
Francesca Calò
francesca@latitudeslife.com
Graphic
Arianna Provenzano
arianna@latitudeslife.com
A Pizzo sul mare
A Pizzo sul mare
Suggestioni da mille e una notte
Iran
LAT 32,00 N
I R A N Suggestioni da una mille e una notte
Suggestioni D A E
M I L L E
U N A
N O T T E
Un viaggio nell’antica Persia, il Paese piÚ sicuro e ospitale del Medio Oriente che vanta una ricchezza culturale, paesaggistica e storica capace di sedurre qualsiasi viaggiatore. Testo di Graziella Leporati
Suggestioni da mille e una notte
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A
h stenderei il mio cuore come/un tappeto sotto i tuoi passi/ ma temo per i tuoi piedi le spine/ di cui lo trafiggi: sono versi di Hafen, il più grande poeta persiano vissuto nel 1300. E in Iran c’è l’abitudine di rivolgersi al lui come ad un oracolo: aprendo a caso il libro dei suoi Ghazal si leggono alcuni versi convinti che forniranno suggerimenti sui problemi della vita quotidiana. Accanto alla tomba del poeta, a Shiraz, si incontrano uomini che per lavoro fanno questo tipo di consultazioni in cambio di pochi Rials. Ma la tradizione, i legami col passato vanno di pari passo con la modernità. L’Iran è il Paese col più alto numero di rinoplastiche. Le ragazze per strada ostentano con orgoglio i cerotti dell’intervento chirurgico (che costa dagli 800 ai 1300 euro) a cui ricorrono quasi tutte per cancellare qual naso leggermente aquilino che denota la loro discendenza achemenide. Si rifanno il naso, giocano a bigliardo nei bar, vanno a sciare, studiano in massa all’università (l’Iran ha il più alto tasso di scolarità) e portano con nonchalance lo Hijab, normale foulard che copre capelli, orecchie e collo, lasciando scoperto solo l’ovale del viso.
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Secondo i dettami religiosi, la donna, oltre a velarsi il capo, deve indossare anche il Khimar, un vestito lungo e largo, per nascondere le forme del corpo. Per le turiste occidentali il velo è obbligatorio ovunque e sempre, tranne nella propria camera da letto. Anche le braccia vanno coperte: le maniche delle camicie devono arrivare al polso, fianchi e seno devono sparire sotto ampie casacche. Però questa apparente rigidità nell’abbigliamento, nasconde una vita privata fatta di feste sfarzose e divertimento, dove i party nelle abitazioni
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non hanno nulla da invidiare alle discoteche italiane. Passato e presente si fondono in un Paese in cui si trova tutto ciò che è stato creato in terra per sedurre gli occhi, la mente e la fantasia. L’antica Persia ha esercitato un grande fascino sui viaggiatori fin dal tempo in cui Marco Polo l’attraversò circa 700 anni fa, e ancora oggi offre un caleidoscopio di emozioni in virtù della sua storia millenaria, dei grandi personaggi che l’hanno guidata (da Ciro il Grande, Serse, Artaserse allo scià Nadir all’ayatollah Khomeini), della raffinata architettura delle moschee e dei palazzi che ornano le sue città.
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“ azzurre,
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Grandi pareti a mosaico DELLE MOSCHEE,
gialle, ROSSE,
ARANCIONE.
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L’Iran - come oggi è conosciuta l’antica Persia - è il Paese più sicuro ed ospitale del Medio Oriente, vanta una ricchezza culturale, paesaggistica e storica decisamente unica e seduce il turista con la complessità e la tipicità della sua cultura, che affonda le radici nell’insediamento dei primi gruppi persiani nell’attuale provincia di Fars durante il XII secolo a.C. Da quel momento in poi la Persia è stata il luogo di incontro e anche scontro di numerose civiltà, tra cui quelle greca, partica, sasanide, araba e mongola, ciascuna delle quali ha lasciato una traccia visibile della propria influenza su una terra ricca di monumenti straordinari, di spazi immensi, di steppe, deserti e giardini profumati dagli alberi da frutto. Negli occhi del visitatore si fissano indimenticabili le preziose cupole azzurre dei suoi monumenti, testimonianze storico-culturali di cui è disseminato l’Iran a cominciare dalla vivace e caotica capitale Tehran, passando per le perle Isfahan e Yazd, per poi concludere a Shiraz, considerata la culla della civiltà persiana. Qui molte città ricordano neanche troppo vagamente il nome di un tappeto: Tabriz, Qum, Isfahan, Nain, Shiraz, Kirman. E quindi un tour in Iran è anche un viaggio attraverso le meraviglie tessili dei tappeti, delle tovaglie, delle coperte.
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E quegli stessi preziosi disegni si ritrovano nelle grandi pareti a mosaico delle moschee, azzurre, gialle, rosse, arancione, un mondo in cui le favole delle Mille e una notte, raccontate dalla principessa Shahrazād, diventano realtà a ogni angolo. Un viaggio nell’Iran classico parte da Tehran dove si arriva con un volo di 4 ore. Con i suoi 14 milioni di abitanti è una metropoli caotica e molto trafficata, ha uno sviluppo urbanistico alle stelle e rappresenta il cuore pulsante dell’Iran. Visitare tutta la cosiddetta città dei musei è impossibile perchè sono tantissimi, ma non ci si può perdere una sosta al
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palazzo Golestan, costruito all’inizio del XIX secolo da Aqa Mohammed Qajdar come sua residenza reale, celebre per il trono del Pavone ed il Museo dei Gioielli con la sua collezione unica di pietre preziose per non parlare delle stanze interamente coperte da specchi. Altra meta da non trascurare è il museo archeologico Iranbastan dove sono esposti tesori e reperti di tutta la importante storia persiana. Prima di salutare questa travolgente metropoli, è d’obbligo fermarsi alla torre Azadi , la torre della libertà costruita nel 1971 e divenuta simbolo della città: una sorta di arco modernissimo proteso verso il cielo che, fin da subito, gli iraniani hanno ribattezzato le mutande dello Scià.
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Una curiosità per il visitatore: qui sul piazzale della torre c’è un monumento in bronzo dedicato al selfie: raffigura un giovane col cellulare in meno che si fa una foto da solo. Il viaggio prosegue lungo l’altipiano desertico, punteggiato di silenziose cittadine, oasi di pace, dove si aprono i giardini cantati dai poeti medioevali. Dietro c’è un popolo che non smette di essere protagonista dai tempi di Dario e di Serse: furono infatti loro a dare vita a uno dei più sconfinati imperi di tutti i tempi. E se i resti di Persepoli sono l’emblema di quella sontuosa grandezza di cui i guerrieri con la barba scolpiti sulle lastre di pietra ne restano silenziosi testimoni, le carovaniere, le città fantasma di arenaria, le cisterne e le ghiacciaie riportano l’immagine della Persia tribale della via della seta. Più lontano spuntano da una parete a strapiombo le tombe di Dario, di Serse, di Artaserse, i sovrani del più vasto e civile impero dell’antichità. Mentre Pasargade, l’antica capitale di Ciro il Grande, accoglie la tomba di questa figura che ha un posto di primo piano nei libri di storia. Ma l’Iran è anche l’azzurro evanescente delle moschee di Isfahan, il verde dei giardini di Shiraz dove i profumi delle arance e lo scrosciare delle acque sono rimasti gli stesso dei tempi di Hafez, il poeta trecentesco di cui in città è ancora viva la memoria. Mentre a Yazd le Torri del Silenzio raccontano i riti funebri dei seguaci di Zoroastro, sullo sfondo delle montagne innevate che toccano i quattromila metri.
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Passato
e presente si fondono
in un Paese in cui SI TROVA tutto ciò che È STATO CREATO IN TERRA PER SEDURRE GLI OCCHI, LA MENTE E LA FANTASIA .
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Yazd è il più importante centro dell’antico culto del fuoco, la religione di Zoroastro, di cui sopravvivono ancore diverse comunità e dove Pasolini girò nel 1974 il film “Il fiore delle Mille e una notte”. E poi il deserto, sconfinato, attraversato da dromedari in cammino tra le città dell’antica via della seta. E come un’oasi nel deserto ecco spuntare Shiraz, città aristocratica e di poeti, considerata la culla della civiltà persiana, che fu anche capitale della Persia nel XVIII. Si passeggia fra la poderosa mole della Cittadella di Karim Khan, delimitata
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da quattro torrioni circolari, il giardino in cui si trova la Tomba di Hafez, l’elegante “moschea delle rose” Nasir ol Molk, il Mausoleo del Re della Luce decorato con suggestivi specchi, Aramgah-e Shah-e Cheragh e il Bazar Vakil, il più pittoresco di tutto il Paese. E poi si arriva a Isfahan, la città-sogno dell’Islam e meta nei secoli di intellettuali e viaggiatori. E’una delle città più affascinanti di questa parte del pianeta, con i suoi raffinati mosaici di piastrelle azzurre, i suoi bellissimi giardini e i suoi edifici in stile tradizionale iraniano. Da sola vale tutto il viaggio. Lo scrittore inglese Robert Byron ha elencato Isfahan tra quei rari luoghi, come Atene o Roma, in cui l’umanità trova comune sollievo.
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G A L L E R Y
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La città che ospita centinaia di moschee, mausolei, bagni pubblici e caravanserragli, a testimonianza del suo passato grandioso, è considerata la raffinata capitale artistica dell’Iran: situata a 1600 metri di altezza, in un’oasi in mezzo al deserto attraversata da un fiume, ha raggiunto il suo massimo splendore nel XVI secolo sotto la dinastia safavide diventando un gioiello dell’arte islamica. Si visitano i famosi ponti di Sharerestan, Khajouke Sio-se-pol e si prosegue andando a curiosare nel quartiere armeno e nel suo museo oltre alla cattedrale di Vank. Si resta incantati davanti alla stupenda piazza centrale dove si affacciano le antiche botteghe del gran Bazar, le moschee Masjed-e Emam e Masjed-e Sheikh Lotfollah, capolavori dell’architettura e dell’arte persiana islamica, il palazzo Ali Qapu e l’animatissimo bazar con il suo labirinto di viuzze dove ci si inebria al profumo delle spezie. E in conclusione, la splendida Isfahan illumina di stupore gli occhi del viaggiatore con la millenaria Moschea del Venerdì: un tripudio di blu-turchese nelle piastrelle che ornano l’edificio dentro e fuori e che il sole illumina con riflessi di luce incredibili. Testo e foto di Graziella Leporati © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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ES U TIT
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Iran
Informazioni: Ambasciata di Iran
Come arrivare: La compagnia di bandiera iraniana Iran Air offre voli da Roma e da Milano per Teheran una volta alla settimana mentre voli plurisettimanali da Milano per Teheran hanno come vettori Alitalia e altre compagnie aeree come Aeroflot, Austrian Airlines, British Airways, KLM, Lufthansa, Turkish Airlines.
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Quando andare: Clima: Il mese di maggio e il periodo che va da settembre a novembre è il più idoneo per un soggiorno.
Viaggio organizzato: Il Tour operator Apatam Viaggi specializzato in quest’area del Medio Oriente offre un’assistenza diretta, puntuale e precisa al viaggiatore e organizza itinerari guidati attraverso il paese con guida professionista che parla italiano. Fuso orario: +2ore e mezza (+1 ora e mezza quando in Italia vige l’ora legale).
Documenti: Passaporto con validità residua di almeno 6 mesi. È possibile guidare con patente internazionale. Visto : Necessario. Il visto d’ingresso è rilasciato dalle Autorità Diplomatiche iraniane in Italia.
Vaccini: Nessuno. Raccomandazioni: consumare cibi e verdure cotte e bere acqua e bibite in bottiglia senza aggiunta di ghiaccio.
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Lingua: Farsi (uff.) Turco, Curdo, Arabo, Inglese. Religione: 89% musulmana sciita, 10% musulmana sunnita, 1% zoroastrica, ebraica, cristiana, baha’i. Valuta: Rial (IRR). Carte di credito : Non sono accettate, tranne in alcuni hotel e ristoranti di alta categoria. Prelievo Bancomat non disponibile. Elettricità: 220V 50Hz. Spine di tipo C (europea a 2 poli).
Telefono: Prefissi: dall’ ltalia 0098; per l’Italia 0039. Copertura mobile, voce e dati: MTN Irancell GSM 900/1800 TKC GSM 900 MCI GSM 900/1800 MTCE GSM 900 Taliya GSM 900 . In tutti gli hotel funziona il Wi-Fi. Abbigliamento: Per gli uomini: abiti di cotone con maniche lunghe, pantaloni lunghi, un pullover per la sera, scarpe comode, cappello. Per le donne: camicie o maglie di cotone con le maniche lunghe, gonne fino al ginocchio, una maglia, giacca o camicia a coprire le forme, calze o calzini, scarpe comode e sandali, un foulard ampio per coprire il capo. Per tutti: occhiali da sole, farmacia da viaggio, collirio, un coltellino multiuso, crema idratante e crema per labbra (il clima è molto secco), una torcia elettrica, alcune foto-tessera, una borraccia.
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Iran
Shopping: L’Iran ha conservato attraverso i secoli una tradizione artigianale molto fiorente. Caratteristici la ceramica, gli oggetti di rame e argento, le miniature, i tessuti, i kilim ed i tappeti, in lana e dipinti con tinte naturali. Suggerimenti: Portarsi un foulard o una sciarpa di cotone in volo perché per scendere dall’aereo bisogna avere il capo coperto. Festività: Sabato 2 settembre: Eid-e-Ghorban (Festa del Sacrificio); Domenica 10 settembre: Eid-al-Ghadir (Celebrazione della designazione di Ali come successore di Muhammad); Sabato 30 settembre: Tassoua; Lunedì 1 ottobre: Ashura; Venerdì 10 novembre: Arbaeen; Domenica 19 novembre: Martirio dell’Imam Reza; Mercoledì 6 dicembre: Nascita del Profeta Muhammad e dell’Imam Sadeq; Giovedì 21 dicembre: Shabe Yalda, Solstizio di inverno.
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Le colline dell’est
Tra i declivi verde-bosco spuntano monasteri arroccati e villaggi pittoreschi dove tutto è perfettamente intatto; troppo, forse, tanto da far sembrare questa terra ferma a un secolo fa. Eppure la Moldavia si sta muovendo: vini, cultura, sostenibilità ne fanno una tra le più apprezzate destinazioni emergenti. Testo e foto di Gisella Motta
L D AV I A O M
LE
COLLINE DELL’
est
Le colline dell’est
Moldavia
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Le colline dell’est
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B
lu, giallo e rosso. Questi sono i colori dipinti sul motore dell’Air Moldavia che da Milano Malpen-sa, dopo un paio d’ore di volo, atterra nella capitale della Moldova, Chisinau. Situata su sei colli nell’immediata vicinanza del fiume Bic rappresenta il cuore di questa giovane Repubblica nata con la dissoluzione dell’Unione Sovietica che a fine agosto compirà 28 anni. Situata tra la Romania e l’Ucraina da nord a sud si estende per 350 chilometri mentre da est ad ovest 150. Dei 3 milioni e 500 mila abitanti circa 800 mila vivono nella capitale. La moneta è il “Lei”: venti equivalgono a circa 1 euro. L’albergo si trova proprio nel centro della città a pochi passi dalla piazza della Cattedrale che ospita anche l’Arco di Trionfo o Porta Santa, su cui sventola il tricolore Moldavo. Qui passa la via principale della città, una grande arteria intitolata a Stefano il Grande, il principe medioevale simbolo della lotta contro gli Ottomani. La statua è ben visibile sulla destra dando le spalle alla facciata della Cattedrale.
Le colline dell’est
Le colline dell’est
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Le colline dell’est
Passeggiando per le vie del centro storico si incontrano il Palazzo municipale, la Torre dell’Acqua (in certi momenti della giornata si può salire per ammirare la città dall’alto), il mercato e un po’ più distante il Valea Morilor park, sede in estate di bellissimi concerti a cui si assiste proprio dalla scalinata della fontana. A proposito di fontane se ne trovano due molto particolari all’entrata delle cantine di Milestii Mici, 16Km a sud della capitale, dove il vino bianco e rosso scorre in grandi calici di vetro mettendo in risalto ancora di più l’importanza di questo luogo che con due milioni di bottiglie prodotte all’anno
Le colline dell’est
è la cantina più grande del mondo. Un tempo erano giacimenti di calcare, dal 1969 vennero trasformati in cantine. Si sviluppano ad una profondità massima di 85 metri per ben 250 chilometri di infiniti corridoi, 120 dei quali possono essere percorsi in auto. Per entrarvi è però necessario farsi accompagnare da una guida per evitare di perdersi e di girare a vuoto. Quasi al confine con l’Ucraina, a circa 45 km da Odessa, si trova invece una delle cantine più antiche del paese. Fondata nel 1827, Purcari è famosa soprattutto per i vini “Negru” e “Rosu” che sono finiti addirittura sulle tavole dello Zar Nicola II, del re d’Inghilterra Giorgio V e dalla regina Vittoria.
Le colline dell’est
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Le colline dell’est
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Facendo un giretto in pulmino tra i vigneti si arriva ad un pozzo dove per attingere l’acqua si utilizza un enorme cicogna in ferro, simbolo da sempre, oltre che di fertilità, di buon auspicio per il territorio e il raccolto. E’ una fortuna aver potuto visitare, sulla via del ritorno a Chisinau, a Causeni, la Chiesa dell’Assunzione di Maria, del XVI Secolo, scoperta solo pochi anni fa con affreschi ancora dai colori originali oggi praticamente quasi sempre chiusa per un restauro che durerà per i prossimi 4 anni. Tra i monasteri più antichi del paese c’è quello di Capriana, a una quarantina di chilometri dalla capitale. Situato davanti
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ad un laghetto artificiale è composto dalla Chiesa di San Nicolas e San Giorgio, nella parte superiore, e dalla Chiesa vecchia nella parte inferiore risalente al XIV secolo chiamata dell’Assunzione. Attraversando la Moldova si è immersi in un gradevole paesaggio di campagna con vigneti, campi coltivati e animali all’aperto, caratteristica un po’ di tutto il paese. Come molto frequente è imbattersi agli incroci delle strade in crocifissi, spesso di legno, sempre ben tenuti con i fiori sempre freschi ai piedi del Cristo, segno di una devozione particolare ben radicata nella popolazione, in maggioranza di religione ortodossa.
Le colline dell’est
Per attingere l’acqua si utilizza
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un’ enorme cicogna in ferro
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Nel giardino del monastero di Condrita scorgiamo una suora inginocchiata, intenta alla sistemazione delle rose: uno scatto “rubato” perché è vietato da queste parti riprendere i monaci, così ci informa la nostra guida Ala con fare gentile ma deciso. Un’escursione da non perdere è quella nella regione della Transnistria, situata ad est oltre il fiume Dnestr, una striscia di terra proclamatasi indipendente e ancora in bilico tra Russia e Moldova che conserva intatte le vestigia del periodo sovietico, un viaggio indietro nel tempo agli anni della Guerra Fredda. Per entrare bisogna registrarsi alla dogana ed effettuare un cambio di valuta perché qui non accettano carte di credito: spicca oltre alle banconote una moneta di plastica che sembra uscita dal gioco del Monopoli. Tiraspol è la capitale e ospita al centro ancora la statua di Lenin e un carrarmato accanto ai memoriali in onore dei caduti in guerra. Si può visitare una fabbrica di caviale, l’Aquatir e anche acquistare confezioni che vanno dai venti grammi al chilo con prezzi veramente convenienti. Altro vanto di questa regione è la produzione di cognac: entrando nei locali della “Kvint” rimaniamo rapiti ed estasiati dal dolce profumo che pervade tutto l’ambiente mentre i più esperti valutano l’ottimo rapporto qualità-prezzo di questo prodotto veramente eccellente.
Le colline dell’est
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E complice anche la giornata grigia e piovosa non ci rimane che riscaldarci tra un assaggio e l’altro. Si passa di nuovo la dogana per proseguire verso il villaggio più caratteristico di tutta la Moldova. Butuceni con la sua unica via e le deliziose casette colorate che sembrano di marzapane si trova ai piedi di un’altura che ospita quello che è considerato il luogo più bello e suggestivo di queste terre: nella parete di roccia calcarea si apre un complesso di grotte e cunicoli, dimora per molti secoli dei monaci ortodossi. Sono i monasteri rupestri di Orheiul Vechi. Una piccola scalinata seguita da un
Le colline dell’est
sentiero conduce al campanile dove si incontrano le prime grotte e poi giù per una buia scalinata che si inoltra nella montagna fino a raggiungere una piccola porticina che si apre su di una veduta mozzafiato della valle sottostante; il fiume Raut si sviluppa a perdita d’occhio come un lungo serpentone attorniato da campi coltivati. I monaci sono ritornati da un po’ di anni a ritirarsi in queste grotte e non è raro imbattersi in qualcuno di loro assorto in preghiera. Risalendo all’aperto in cima alla collina un sentiero conduce alla chiesetta, preannunciata da una croce di pietra investita da un raggio di luce “divina”.
Le colline dell’est
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GA LLERY
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Le colline dell’est
Le colline dell’est
Le colline dell’est
Il giardino tutto attorno è pieno di fiori, al centro una vecchia campana appoggia su un muretto mentre il sole quasi al tramonto disegna lunghe ombre. Vino, folklore e tradizione rurale possono ancora riservare altre piacevoli esperienze, come quella di percorrere le gallerie di un’altra celeberrima cantina, a Cricova, a bordo di un trenino elettrico che viaggia a 100 metri di profondità, dove sono custodite le collezioni private di eminenti personaggi (anche Vladimir Putin fa parte degli estimatori di questi spumanti prodotti con metodo Champenoise). Più semplice ma ricco di un sapore d’altri tempi è assistere, presso la Casa Parinteasca (La casa dei genitori), a Palanca, nel nord-ovest del Paese, ad una lezione di tessitura per ragazzi che in una atmosfera di grande serenità imparano a realizzare grembiuli, vestiti e centri-tavola seguendo la tecnica di un artigianato che si tramanda da secoli.
Testo e foto di Gisella Motta © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Le colline dell’est
Le colline dell’est
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ES U TIT
Le colline dell’est
Moldavia
Come arrivare: Gli unici voli diretti per Chisinau (Kishinev) partono da Berlino e Parigi. Una ottima soluzione alternativa consiste nel volare a Bucarest e da qui prendere un autobus o un treno per Chisinau.
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Quando andare: Clima:il periodo migliore per una visita è da settembre a ottobre e da maggio alla fine di agosto.
Dove dormire: Hotel VisPa,LapusneanuStr, 26.Chisinau. t+(373 22) 210694. Dove mangiare: Pegas, Albisoara, 20/1, Chisinau. t (+373 22) 274713. Fuso orario: +1 h rispetto all’Italia.
Documenti: Passaporto con almeno 6 mesi di validità residua. Fino a 90 gg non occorre il visto. A volte è richiesto il biglietto aereo di ritorno. %&x
Lingua: Moldavo la lingua ufficiale, ma anche russo e ucraino. A Chisinau molti conoscono l’inglese e qualcuno l’italiano. Religione: 98,5% ortodossa.
L
Le colline dell’est
Valuta: Leu moldavo (1€ = 18 Leu ca). Portare US$ (preferiti) ed € in banconote anche di piccolo taglio. Difficile il cambio di Traveller’s Cheque e poco diffuse le carte di credito. Una banca anticipa contante con una commissione del 4% sulla carta di credito.
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Elettricità: 220V, 50 Hz. Serve un adattatore. Link utili: Ente del turismo moldavo
Namibia
LAT 23,00 S
IL
POSSIBILE
L’indescrivibile malìa della Namibia si vive da vicino a bordo di un truck superattrezzato. Un’esperienza possibile a tutte le età. Ci vuole solo un po’ di spirito d’adattamento, amore per la natura, curiosità e voglia d’avventura. Testo e foto di Ornella D’Alessio
E
a
e
Bisogna salire in alto, un passo dopo l’altro, seguendo il proďŹ lo afďŹ lato delle dune, accompagnati solo dal vento.
Il deserto possibile
NAMIBIA I
l sole che sorge all’alba e anima di luce le dune del deserto del Namib. I fenicotteri di Walvis Bay. I paesaggi
del Damaraland, che divide la sabbia dall’acqua. I villaggi Himba. E poi l’Etosha, immenso lago salato sul quale corrono le trombe d’aria disegnando un paesaggio mai uguale a se stesso. Le giornate in Africa cominciano presto. Dopo la notte a Windhoek, la capitale, si parte all’alba e in pochi chilometri s’individuano le sagome degli orici che si stagliano contro il cielo rosa. Il primo campo tendato è alle porte del Namib, una storia infinita di granelli che si accumulano portati dal vento dell’est. La sabbia scivola verso l’Atlantico e conquista una manciata di metri ogni anno. E’ il luogo ideale per una full immersion nel silenzio del deserto rotto solo dai suoni della natura. Si arriva nel campo tendato attrezzato e in pochi minuti autista e tutto fare montano le tende che sono confortevoli, su ogni brandina c’è uno spesso e comodo materasso e ognuno ha il proprio sacco a pelo contrassegnato ( quindi lo stesso per tutto il viaggio). Un tempo senza tempo per osservare l’incanto namibiano e la cena è pronta. Cibi semplici e buoni. E dopo cena va in onda lo spettacolo del
firmamento. Ogni sera sempre diverso. La mattina presto si comincia con una passeggiata di cinque chilometri alla scoperta di Sossusvlei. Bisogna salire in alto, un passo dopo l’altro, seguendo il profilo affilato delle dune, accompagnati solo dal vento. Lo sguardo rivela improvviso il mare di sabbia: una distesa infinita che arriva dritta dal passato. Sensazioni forti e silenzi infiniti. Meglio partire prestissimo, prima della massa di turisti. Lo scenario val bene una levataccia che in Africa non pesa perché si va sempre a dormire molto presto, appena scende il buio che porta il profumo della notte. Sulla costa di Walvis bay si osserva la moltitudine di fenicotteri, nuvole rosa che si muovono compatte con un gran fruscio d’ali al primo suono sospetto. Si procede verso la formazione montuosa di Spitzkoppe con i suoi picchi granitici. Nessuna vegetazione su queste rocce di 700 milioni di anni. In quest’area protetta si prova qualcosa di inedito. Le tende sono montate in mezzo alla natura al riparo dal vento. Il driver è esperto e trova la miglior location, le tende sono circondate da una corona di rocce infuocate al tramonto che tornano grigie quando scende la sera.
Il deserto possibile
NAMIBIA Una vera notte nel deserto. Si cena intorno al fuoco osservati
dall’alto dalle stelle dell’emisfero australe. Esaltante. La meta
successiva è il Damaraland, così vasto e così aspro, nasconde t
come le foreste pietrificate, il canyon dalle pareti a canne d’or
le tracce pietrificate dei dinosauri, e Twyfeltfontein, una delle
maggiori collezioni di arte rupestre dell’Africa intera. Percorre
il sentiero ben segnalato che lascia il parcheggio a Twyfelfonte
si procede a ritroso nel tempo: le pitture e i graffiti rupestri de
boscimani e dei loro predecessori sono il vettore per un viaggi
passato che culmina in cima alla rupe quando lo sguardo si apr
un paesaggio primordiale che toglie il fiato. La notte scivola vi
un campo tendato ben attrezzato e si riparte verso Nord. Tutti a
a
bordo alla volta di Opuwo, terra della tribù degli Himba che vivono
tesori
in 5 mila ettari di nulla fra il Kaokaland, il Damaraland e la regione
rgano,
del Kunene. La sosta in uno dei villaggi di questa popolazione
e
seminomade permette di ammirare l’eleganza austera di questa
endo
gente, di interagire con loro, fare foto e magari acquistare qualche
ein
souvenir fatto a mano, molto lontano come bellezza e valore
ei
da quegli oggetti standardizzati figli della globalizzazione. Via
io nel
verso le remote Epupa Falls, dove il fiume precipita con un rombo
re su
assordante in un profondo canyon e dall’altra parte del corso
ia in
d’acqua è già Angola.
Il deserto possibile
FOTO GALLERY
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Si assiste a incredibili scene di Africa vera: elefanti al bagno, giraffe che bevono elegantemente piegate.
Il deserto possibile
NAMIBIA
Il giorno seguente si entra, attraverso il corridoio occidentale, nell’Etosha National Park ( grande luogo bianco in lingua oshivambo) , dove si muovono migliaia di animali: ghepardi, leopardi, zebre e kudu. E’ a settembre che si assiste alle scene più selvagge, quando giraffe, elefanti, springbok, elan e tsessebe, si dirigono verso le pozze lasciate dall’evaporazione dell’acqua. Le ultime due notti si dorme dentro al parco nel camping Olifantsrus e nel Okakeujo rest camp, qui le tende sono a pochi minuti a piedi dalla pozza d’acqua, che con le tenebre attrae molti animali. Da una distanza di sicurezza, attrezzata con comode panchine, si assiste a incredibili scene di Africa vera: elefanti al bagno, giraffe che bevono elegantemente piegate e talvolta i rari impala dal muso nero e perfino il rinoceronte, con un po’ di fortuna. Dall’Etosha si riparte verso le montagne del desertico Waterberg Plateau, dove si procede per chilometri in una distesa bianca con l’impressione di andare verso pozza d’acqua che si rivelano semplici miraggi. Si passa l’ultima notte nella capitale, pronti a ripartire con il desiderio di tornare quanto prima. E’ il mal d’Africa.
T E S T O E F O T O D I : O R N E L L A D ’A L E S S I O
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Namibia
Informazioni: Ente turismo Namibia.
Come arrivare: L’aeroporto di Windhoek è collegato con molte compagnie, tra le quali Qatar Airways via Doha. Ci sono poi voli Lufthansa e Air Namibia via Francoforte, British Airways via Londra e South African via Johannesburg.
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Quando andare: Clima: Il clima della Namibia è semi desertico con piogge concentrate tra dicembre e gennaio e varia da regione a regione. Quello più arido si trova nella Namibia centrale, dove le temperature di giorno sono molto alte e di notte possono scendere sotto lo zero. Durante il giorno le temperature della zone montuosa e semi-arida dell’altopiano centrale sono inferiori rispetto al resto del paese. Sulla costa invece, può esserci la nebbia, soprattutto al mattino. La stagione più secca è il periodo di alta stagione e va da maggio a settembre, con una notevole escursione termica tra il giorno e la notte; dicembre è il mese più caldo di tutto il paese. Il periodo delle piogge si suddivide in due parte: una più breve, da ottobre a dicembre, e una tra gennaio e aprile. Le regioni orientali del paese sono generalmente molto calde anche rispetto all’altopiano centrale e, escluse alcune zone del nord-est, ricevono scarsissime precipitazioni. Dove dormire: Questo viaggio prevede tutti i pernottamenti in tenda, a parte il primo e l’ultimo in hotel a Windhoek, su richiesta i pernottamenti possono essere previsti negli hotel dei campi tendati. Semplici ma molto carini. L’Okakeujo Rest Camp ha delle suite di fronte alla pozza d’acqua e comodamente distesi in terrazza si vedono gli animali all’abbeveraggio.
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Cosa mangiare: La carne di ottima qualità è alla base della cucina cosi come gli ortaggi: patate, zucche, peperoni e cipolle. Tra le bevande tradizionali il mataku (vino di anguria) ed il calende, liquore di palma. Da provare sono la birra Windhoek Lager, i succhi di frutta locali ed il tè Rooibos dalle molte proprietà benefiche.
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Viaggio organizzato: L’itinerario del servizio viene proposto dall’operatore Il Viaggio Journeys & Voyages si chiama Namibia Adventure, della durata di 12 giorni con guida parlante italiano Fuso orario: Anche in Namibia vi sono sei mesi di ora legale, per cui l’ora varia a seconda delle stagioni. Si va da un’ora indietro rispetto all’Italia, quando in Italia è estate, poi a fine agosto con l’introduzione dell’ora legale in Namibia si ha la stessa ora italiana. Da ottobre, quando in Italia torna l’ora solare, la Namibia passa un’ora avanti fino alla fine dell’estate australe. Documenti: E’ necessario il passaporto con validità di almeno 6 mesi. Il visto d’ingresso non è necessario per turismo fino ad un massimo di 90 giorni di permanenza nel Paese. Vaccini: Nessuna vaccinazione obbligatoria è richiesta. Una terapia antimalarica può essere presa in considerazione, previo parere medico, nella stagione estiva locale (novembre-marzo) oppure da coloro che intendano recarsi nelle regioni settentrionali del Paese. %&x
Lingua: L’inglese è la lingua ufficiale, ma è parlato ovunque l’afrikaans.
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Namibia
Diffuso il tedesco oltre a numerosi dialetti parlati dai differenti gruppi etnici.
Religione: Più del 90% sono cristiani, oltre alle religioni indigene degli Himba e del popolo dei San . Altre religioni praticate nel paese sono l’Islam, l’ebraismo, il buddismo e la fede Baha’i.
Valuta: La valuta ufficiale è il Dollaro namibiano (N$), suddiviso in centesimi; equivale al Rand sudafricano ancora molto usato nel paese. I migliori alberghi, ristoranti e negozi accettano le carte di credito e i Travellers Cheques. L’Euro e i dollari Usa sono accettati ovunque. Elettricità: La corrente è 220/240 Volts. Le prese sono tripolari: conviene munirsi di un adattatore ( o acquistarlo in loco).
Telefono: Dall’Italia è necessario comporre il prefisso internazionale 00264, l’indicativo urbano senza zero e il numero desiderato. La telefonia pubblica funziona con tessere prepagate in vendita presso gli uffici postali, gli uffici telefonici, numerosi negozi, parchi nazionali e stazioni di servizio. I campi tendati hanno wifi a pagamento. Abbigliamento: Abiti pratici e dalle tinte pastello possibilmente in cotone per l’estate, mentre durante l’inverno è bene munirsi di maglioni o giacche per gli sbalzi di temperatura fra giorno e notte. Indispensabili: scarpe comode, binocoli, cappello e occhiali da sole, protezione solare, repellente per zanzare.
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Shopping: Bello è l’artigianato locale con sculture in legno, oggetti in pelle e dipinti di artisti soprattutto nella zona di Swakopmund.
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Link utili: Ente turismo Namibia
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IN BICI SULL’ATLANTE Otto giorni sui pedali, sette ciclisti, una guida locale,500 km e 9.000 metri di dislivello di pura mountain bike, all’insegna di un Marocco fuori dagli schemi. Testo e foto di Gianluca Bronzoni
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Marocco
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n noto geografo italiano, parafrasando un’idea alla base della cosmogonia greca, sostiene che la conoscenza della Terra è una mera illusione, in quanto si basa semplicemente su un’immagine che di essa abbiamo creato: ovvero la carta geografica. La traversata in bicicletta dell’Alto Atlante marocchino è iniziata esattamente con un fraintendimento logico di questo tipo: decidere su una mappa cosa fare, dove dirigersi, quanto pedalare, per poi accorgersi, durante il viaggio, di quanto questo tentativo di rendere “finito” lo spazio non avesse alcuna attinenza con la realtà delle cose.
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E in sella si passa dalla carta geografica alla realtà del Marocco. Piccoli villaggi fatti di polvere e fango spuntano alla base delle prime montagne dell’Alto Atlante.Si pedala attraverso il Cirque du Jaffar: un’area nella parte est dell’Alto Atlante caratterizzata da gole scavate nella roccia. Il paesaggio diventa in un attimo magico, ed il primo single track in discesa è già carico di tutte le aspettative che ognuno di noi ha riversato in questo viaggio: questa è forse la Terra vista dalla Luna?
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Ma subito dopo il paesaggio cambia drasticamente: una fitta vegetazione fatta di boschi si alterna a verdi distese di prati. La varietà e l’eclettismo del paesaggio marocchino è una delle scoperte più inattese ed al contempo coinvolgenti del viaggio. Si continua a pedalare verso sudovest: passato il villaggio di Bouadel, il tragitto si trasforma in una continua alternanza di salite e discese fino alle gole dell’Assif Melloul che sono uno spettacolo per gli occhi per raggiungere poi la valle dell’ Assif Dunachale in un bike tour fatico e avventuroso, ma carico di fascino.
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Le emozioni non mancano mentre si sale al passo Tizi N’Ait che ricorda vagamente il paesaggio alpino italiano, immenso e grandioso. La popolazione locale è molto ospitale e una tappa porta il gruppo dei ciclisti in un piccolo villaggio berbero sotto lo sguardo sempre sorpreso e mai banale di un gruppo di bambini. L’incontro con i locali berberi ha forte impatto esistenziale e tra i numerosi villaggi attraversati, la bici diventa uno strumento magico per un confronto fra popoli. La due ruote ha probabilmente il potere di democratizzare gli sguardi, rendendo i ciclisti più umani. Intanto il bike tour
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prevede una lenta risalita al passo El Fugani (quota 3000 metri). Le salite si fanno a tratti tecniche e le montagne circostanti si colorano di toni blu/celesti . Il caldo e la fatica pesano sulle gambe dei ciclisti, ma il viaggio continua verso le gole del Dade , dove la luce del tramonto dipinge e delinea ritratti di roccia. Sembra di essere su un altro pianeta. Il percorso continua fra un tratto di pianura e la salita massacrante al passo N’Tazazert a quota 2300 metri, mentre il paesaggio, prima quasi desertico, di un rosso vivo, si trasforma in una distesa di roccia nera.
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Ci si sente goffi ed inermi al cospetto della montagna, mentre si stagliano in lontananza le porte di Bab N’Ali, creste di roccia rossa disegnate dal vento. Molto emozionante e coinvolgente il successivo tratto che porta
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al villaggio di Ichazzoun N’Imlas che prelude alla meta finale lungo un sentiero in costa a strapiombo sul nulla se non qualche capretta guardata a vista da giovani e aitanti berberi. Testo e foto di Gianluca Bronzoni © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Canada Marocco
Informazioni: Informazioni utili per il viaggio sul sito dell’Ufficio Nazionale Marocchino del Turismo.
Come arrivare: Voli low cost da vari aeroporti italiani per le principali località turistiche: Easyje, Ryanair.
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Quando andare: Il Marocco ha una superficie di 458.730 kmq, un’ampia varietà di paesaggi e differenti ambienti climatici. Il periodo migliore per un bike tour sull’Atlante è in primavera o autunno.
Dove dormire: In Marocco il numero e il livello delle strutture turistiche migliora ogni anno ed è sempre più difficile consigliare questa o quella sistemazione. Per assurdo, l’unico posto dove un consiglio può essere utile è Marrakech, dove i riad sono numerosi quasi quanto le trappole per turisti. In ogni caso chi preferisce organizzarsi il viaggio in completa autonomia, non incontrerà grandi difficoltà. Le strade sono buone, per i trasferimenti è facile affittare un auto o accordarsi con un’autista di Grand Taxi e su un sito come Booking.com si possono prenotare alberghi per tutti i gusti. Fuso orario: -1h rispetto all’Italia, -2h quando in Italia vige l’ora legale.
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Documenti: E’ sempre obbligatorio il passaporto in corso di validità. Eccezionalmente, in caso di viaggi di gruppo organizzati (almeno 8 persone) è sufficiente la carta d’identità valida per l’espatrio.
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Vaccini: Nessuna vaccinazione necessaria. La situazione sanitaria è nel complesso buona. Preferibile bere soltanto acqua in bottiglia. %&x
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Lingua: La lingua ufficiale è l’arabo, mentre il berbero (di cui esistono diversi dialetti) è parlato soprattutto nelle zone di montagna, nel nord (dove è diffuso anche lo spagnolo) e sulle coste. Molto diffuso il francese, discreta conoscenza dell’italiano, poco diffuso l’inglese. Religione: La maggioranza della popolazione è musulmana, con piccole minoranze ebraiche. Nelle principali città ci sono chiese cattoliche. Nel 2014 il Ramadan – il mese del digiuno sacro, principale festività dell’Islam – comincia il 28 giugno e termina il 27. Valuta: Dirham marocchino (vietata l’esportazione).
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Marocco
Elettricità: Nella maggior parte del paese la corrente è a 220 v e le spine sono di tipo europeo (a 2, senza messa a terra).
Telefono: Prefisso internazionale 00212+ il prefisso della località senza lo zero. La copertura della rete cellulare è buona. Consigliabile portare un secondo cellulare e acquistare una sim marocchina da utilizzare per le chiamate locali (fatevi fare tutti i settaggi dal venditore), con una piccola ricarica risulta più economico anche per chiamare in Europa. In quasi tutte le sistemazioni, nei ristoranti e nei caffè il collegamento internet wifi è gratuito per i clienti.
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V E N E Z I A Venezia la ghiotta
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u Esiste una Venezia parallela e più autentica dove mangiar bene sia a pranzo che a cena? La risposta è ovviamente sì. Solo che bisogna fare un po’ di ricerca. Testo e foto di Marco Santini
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enezia è bella e questo lo sappiamo. Ma è anche golosa e gourmand? Si può passare fra le maglie delle trappole per turisti senza finire col menù di plastica in mano in 4, senza però cascare nella finta trattoria con i tavoli sempliciotti ma perennemente riservati a grandi nomi del cinema dove una pasta col pomodoro costa 40€? A dire la verità sì, e c’è anche fermento, innovazione creatività, non solo qualche indirizzo sopravvissuto di cucina tradizionale. Per farcene un’idea siamo andati a parlare con Davide Bisetto, chef stellato del Belmond Hotel Cipriani, uno di quei 5 stelle dove si vorrebbe tornare e poi tornare, che ci racconta una Venezia in pieno rinascimento del gusto. Si va dai classici “bacari”, le osterie di una volta, dove gustare tanti bocconi di tradizione accompagnati da un bicchiere di bianco (raramente all’altezza, questo va detto), fino, appunto, all’Oro, il tempio stellato di Bisetto, dove gusto e arte si sposano con grande classe.
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Cominciamo la nostra avventura gastronomica proprio fra i pochi tavoli dell’Oro. Dopo una breve passaggio in cucina per vedere come nascono questi capolavori, eccoci a tavola. Servizio impeccabile, atmosfera rarefatta, carta dei vini di ottimo livello con una interessante selezione di magnum. Fra i piatti indimenticabili Seppie o Lardo? - sorta di tagliatelle di seppia, strepitose per il dialogo inaspettato che regalano al palato - poi i gnocchetti di ortiche, bruscandoli e primizie di campo che incantano per la verità dei sapori e giustificano (finalmente) l’oltraggiato concetto di chilometro zero, un astice blu che fa pensare al mare come a un paradiso dei sensi, gli ottimi
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tortellini al piccione arrosto e l’anitra muta arrostita nel fieno in riduzione di vin brulé. Fermiamoci qui. Per capire la cucina di Davide Bisetto bisogna fare quattro passi in giardino, meglio con lui. Proprio al di là del muro che segna il confine del giardino del Cipriani c’è, in piena Giudecca, un angolo di natura dove viene coltivata una vigna con metodi naturali, che guardano alla tradizione veneziana ma allo stesso tempo si ispirano alla permacultura e un pezzo di terra che probabilmente racchiude in sé la maggior biodiversità in laguna, contando oltre 300 tipi di piante (fra annuali e perenni), molte varietà di orticole (oltre 30 specie solo di pomodori) alberi di frutta antica, erbe spontanee di campo.
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E’ in questo mondo incantato e sospeso nel tempo che si raccolgono quotidianamente fiori eduli di tutti i tipi da fornire alla cucina dell’Oro. Qui si tengono anche dei laboratori per avvicinare l’ospite alla terra e ad un approccio sostenibile alla vita (fra un lavoro e l’altro non è raro trovare seduti al grande tavolo di legno Michele Savorgnano, il fondatore di FUD che parla e mangia con lo chef accanto a contadini, artisti semplici amanti della natura). Sottrarsi all’atmosfera ovattata e alla quiete del Cipriani non è facile, ma il sacrificio è reso meno doloroso dagli appuntamenti golosi che caratterizzano la Serenissima. Sparpagliati fra San Marco e la zona Rialto un
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discreto numero di osterie tradizionali mantengono alto il valore di gesti antichi e radicati nelle abitudini locali. In questi bacari s’incontrano vecchi e giovani che in piedi, magari all’esterno o seduti ai pochi tavoli, consumano piatti caratteristici in forma di piccoli assaggi. Si va dalle polpette, al baccalà mantecato, dai bocconcini di melanzana alla polenta con la piovra, passando per fiori di zucca ripieni, calamaretti ripieni: un manuale di sapori della tradizione sopravvissuti con orgoglio allo tsunami dei fast food e dei menù turistici. A pranzo come all’ora dell’aperitivo questi locali sono affollati, pieni di vita e generalmente abbordabili nei costi.
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Su tutti Alla Vedova, locale storico che ha saputo mantenere autentico il proprio carattere nonostante il successo decennale (leggendarie le polpette), e poi la Cantina dò Spade, la Cantina ai dò Mori (famosa per il moscardino in mano e il tramezzino di prosciutto di toro) e all’Arco, tutte nei dintorni del ponte di Rialto. Sempre a Rialto bisogna recarsi, di mattina, al mercato del pesce: spettacolare trionfo del mare dove capire come mai il pescato da queste parti sia così buono. Infine la cena. Anche qui Venezia non delude: sempre intorno a Rialto, le Antiche Carampane propongono una cucina tradizionale basata su ingredienti ottimi. Non solo pesce e buon rapporto qualità prezzo. Non lontano la Taverna Al ReMer, altro indirizzo da intenditori, fuori dalle rotte commerciali anche se piuttosto trendy. Infine l’Anice Stellato a Cannaregio è un buon indirizzo: informale ma la cucina non delude.
Testo e foto di Marco Santini © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Dove dormire: Belmond Hotel Cipriani Giudecca10, Venezia Tel.: 041 240801
Dove mangiare: Ristorante Oro - Belmond Hotel Cipriani Giudecca10, Venezia Tel.: 041 240801 Prezzo: menù degustazione 160€ Bacari Cà d’Oro Alla Vedova Calle Cà d’Oro 3912, Venezia Tel.: 041 5285324 Prezzo: a partire dai 15€ Cantina do Spade San Polo 859, Venezia Tel.: 041 5210583 Prezzo: frai 15 e i 25€ Cantina do Mori San Polo 429, Venezia Tel.: 041 5225401 Prezzo: dai 15 in su
All’Arco San polo 436, Venezia Tel.: 041 5205666 Prezzo: fra i 15 e i 20€
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Per la cena Antiche Carampane Rio Terà delle Carampane, San Polo 1911, Venezia Tel.: 041 5240165 Prezzo: dai 50€
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Taverna Al ReMer Sestiere Cannaregio 5701, Venezia Tel.: 041 5228789 Prezzo: dai 50€
Osteria Anice Stellato Fondamenta de la Sensa, Cannaregio 3272 Tel.: 041 720744 Prezzo: dai 40€