Latitudes Travel Magazine Ottobre 2017

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Sommario

PerĂš Foto di Vittorio Sciosia


Arizona American movie

Perù Le alte isole

Bruxelles Mélange urbano

Langhe Autunno. Tempo di Langhe

Seychelles Mahé. La porta dell’altro mondo


Ottobre 2017

Redazione:

Via Pisacane, 26 20129 Milano tel. +39 02.36511073 redazione@latitudeslife.com Foto di Lucio Rossi

Hanno collaborato

Graziella Leporati Lucio Rossi Vittorio Sciosia Arturo Di Casola Ornella D’Alessio

Fotografi

Lucio Rossi Vittorio Sciosia Arturo Di Casola Marco Santini

Pubblicità

Info

Langhe Foto Marco Santini


n°108 Ottobre 2017

Direttore Responsabile Eugenio Bersani

eugenio@latitudeslife.com

Photo Editor Lucio Rossi

lucio@latitudeslife.com

Sales Manager

Lanfranco Bonisolli

lanfranco@latitudeslife.com

Redazione

Francesca Calò

francesca@latitudeslife.com

Graphic

Arianna Provenzano

arianna@latitudeslife.com








A Pizzo sul mare


A Pizzo sul mare


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LA PO

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È l’isola più prima di p incontaminato Mahé,


AHÉ AH Amate sponde

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altro NDO

Ú grande delle Seychelles, approdo di ogni visitatore proseguire per le altre gemme di quest’arcipelago in pieno Oceano Indiano. Ma vale la pena fermarsi qui. , isola vivace e lussureggiante, merita la visita.


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damo ed Eva vivevano qui. Non ci sono dubbi sul fatto che il Paradiso terrestre aveva come sfondo i grandi blocchi di granito, le piscine naturali e la fauna marina delle Seychelles, un arcipelago di 115 piccole isole, in un mare turchese costellato da barriere coralline fra le più belle al mondo, popolato da tartarughe giganti e delfini. Un’oasi di pace e un nido d’amore a cui non hanno saputo resistere neppure personaggi celebri come Brad Pitt e Angelina Jolie, il principe Willliam e la duchessa di Cambridge Kate Middleton. Situate nell’Oceano Indiano occidentale e uniche nel loro genere, queste isole regalano al turista spettacoli sempre nuovi e sorprendenti: giganteschi blocchi granitici spuntano dal mare come sculture levigate da secoli di erosioni; una vegetazione lussureggiante con le sfumature rosso vivo della terra e coste di sabbia bianchissima in contrasto con gli atolli che galleggiano sull’acqua trasparente delle lagune.


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L’isola più grande dell’arcipelago è Mahé, lunga 27 km e larga 8, dove si trova l’aeroporto internazionale. Ha angoli deliziosi i cui nomi evocativi (Cap Malheureux o Chemin Montagne Posée) indicano i promontori, le piane e i profili dell’interno dell’isola. Questi luoghi hanno anche ispirato lo scrittore sudafricano Wilbur Smith, che dal suo rifugio all’Île au Cerf ha scritto di pirati, arrembaggi e tesori nascosti. Anche l’entroterra di Mahé merita di essere esplorato, con le sue montagne granitiche che raggiungono i mille metri e la natura selvaggia delle foreste tropicali dove cresce il rarissimo albero Medusa, caratteristico dell’arcipelago, le orchidee Vaniglia e il carnivoro fiore di Nepente (Nepenthes rajah).


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ictoria, la sua capitale, è sede del governo e accoglie il 90% degli abitanti dell’arcipelago, che formano una popolazione meticcia di origine africana, indiana, cinese ed europea. Victoria (detta anche Port Victoria), il cui nome viene dall’omonima famosa regina inglese Vittoria (1819-1901) è situata sul lato nord orientale dell’isola, ed è anche la sola vera città di tutto l’arcipelago, con i suoi 30 mila abitanti. Considerata come la più piccola capitale d’Africa, ha il suo centro nevralgico nel Sir Selwyn Selwyn-Clarke Market, il mercato costruito nel 1840 e ristrutturato nel 1999: tripudio di prodotti tropicali, spezie, pesci, frutta e verdura. Mentre poco distante svetta il vivace Gopuram del tempio Hindu di Victoria, sul quale svetta tutto il pantheon delle deità hindu. Tutt’intorno alla piazza, le belle case creole e la Market Street, dove si possono comprare oggetti dell’artigianato delle Seychelles e qualche ninnolo nei negozi cinesi.


cultura e patrimonio

Le attrazioni in città includono la Clock Tower, la torre pia in miniatura del Big Ben di Londra a ricordo del dom del secolo scorso, e il Giardino Botanico Victoria (sei e no circa duecento specie di piante esotiche fra le quali cocco di mare).

A Victoria non mancano i musei: molto interessanti il M Naturale delle Seychelles nella Independence Avenue, e la National Library delle Seychelles, in Francis Rache statua più piccola del mondo della regina Vittoria e la m ca dell’arcipelago. Da non perdere anche la cattedrale d Concezione, che risale all’inizio del XX secolo. Visitand no ancora trovare le vecchie case coloniali nascoste dal chie viola delle buganvillee e degli infuocati flamboyant un tripudio di fiori e le cucine sono spesso all’esterno p la casa si spargano gli odori speziati della cucina locale. vecchio Chateau Mamelles a Mahé, un tempo residenz saro Jean-François Hadoul.

Un’altra meta imperdibile è il Grand Trianon di Victori rante Marie Antoinette, che conserva i gusti e gli arom la cucina creola. E poi ancora La Roseraie a Mahé, che 1896 del re Prempeh I degli Ashanti (Ghana), prigioni e qui esiliato. Sulla strada per Sans Souci, a circa 3 km trova una fattoria del tè, dove imparare tutti i segreti d da e godere dai terrazzamenti della piantagione una vis gran parte del versante occidentale di Mahé.


e dell’orologio, cominio britannico ettari che riuniscoi la famosa noce di

Museo di Storia , quello di Storia el Street, con la mappa più antidell’Immacolata do l’isola, si possolle intense mact. Le verande sono per evitare che nelUn esempio è il za del celebre cor-

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Il tradizionale e pittoresco personaggio principale sul

Soungula, animaletto dai grandi occhi e dalla lunga co ingegnositĂ a risolvere i problemi della vita.


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TRADIZIONI E FOLKLORE

quale e’ imperniato il folklore locale è oda, rinomato per la sua astuzia ed LEGGI TUTTO

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cultura e patrimonio

Amate sponde

Il tradizionale e pittoresco personaggio principale s animaletto dai grandi occhi e dalla lunga coda, rino problemi della vita. Altri personaggi che colorano il soupa. La religione cristiana è la più praticata alle Se stregoneria in cerimonie simili ai riti vudù caraibici tempo di portare benefici e malefici all’umanità. È gris-gris , amuleti portafortuna posti all’ingresso de musica hanno sempre avuto un ruolo importante n rito e festa del folklore locale. Gli strumenti dei pop insieme, creando ritmi e melodie di struggente bel ropei, si uniscono ai suoni dei tamburi di pelle afric e lo zez , dotati di una zucca come cassa di risonanz suono metallico, utilizza invece una scatola di latta flessuosi movimenti di fianchi e passetti strascicat moutia , una danza lenta e ripetitiva che si balla di s più europea come stile. Accompagnata da banjo, fis il contredanse , simile alla quadriglia, ha le sue orig banjo e di un triangolo seguendo gli ordini di una so


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TRADIZIONI E FOLKLORE

sul quale e’ imperniato il folklore locale è Soungula, omato per la sua astuzia ed ingegnosità a risolvere i folklore locale sono Frer Zako, Kader, Tizan e Koueychelles, ma sopravvivono anche la magia nera e la i e nelle credenze in spiriti e geni, capaci allo stesso un retaggio di un’epoca passata anche l’utilizzo dei ei villaggi e nei cortili delle abitazioni. La danza e la nella cultura delle Seychelles, accompagnando ogni poli africani, malgasci, cinesi ed europei si sono fusi llezza: così il banjo e il violino, portati dai primi eucani o dei semplici strumenti a corda come il bom za. Il makalapo, strumento a corda che produce un a come cassa. La vivace danza del Sagà , con i suoi ti, è ancora oggi popolare come lo è la malinconica sera intorno al fuoco. Il kamtolè è invece una danza sarmonica e violino, ricorda i Reel scozzesi, mentre gini nella corte francese ed è ballato al suono di un orta di maestro delle cerimonie.

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Arul Mihu Navasakthi Vinayagar a Victoria.


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La sede del Parlamento delle Seychelles.


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Il Giardino Botanico di Victoria.


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Victoria a Mahé è l’unica vera città delle Seychelles.


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Per le strade si osserva l’affabilità delle popolazione meticcia, di origine africana, indiana, cinese ed europea.


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L

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e spiagge di Mahé sono tra le più belle delle Seychelles. Seguendo la spettacolare strada di Sans Souci, che collega l’est all’ovest dell’isola, tra piantagioni di tè e foreste, si raggiunge Anse Intendance, un arco perfetto di quasi un chilometro di sabbia bianchissima, massi di granito tra il verde delle palme e gli alberi di takamaka, la cui chioma ha forma di un grande ombrello. Il mare ha un color azzurro che si confonde con il cielo ed è perfetto per il surf perché qui, non essendoci barriera corallina, le onde sono più grandi. Deliziosa anche Anse Cachée, sulla punta sud. Una stradina asfaltata che parte dal posto di polizia del villaggio di Baie Lazare e si arrampica sulla montagna conduce a un sentiero che, in 20 minuti, raggiunge Petite Anse (conosciuta anche come Anse La Liberte), una delle spiagge più segrete e meno frequentate dell’isola. Un’escursione che è meglio fare al mattino perché nel pomeriggio l’alta marea copre quasi completamente la sabbia. Chi invece vuole dedicarsi allo snorkeling deve raggiungere Anse Soleil, sulla costa sud-occidentale.


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Si tratta di dimen dell’isola poco pro che dura

Infine A ca o tram un’ora. L cola lagu eccellen Shark Po colari fo bello tut possibile trare un migliaia

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a di una spiaggia di sabbia dorata, circondata da alberi di grannsioni. Da non mancare anche Anse à la Mouche, a sud-ovest a, un’ampia e calma baia di acque screziate di verde e di azzurro ofonde. Qui non ci sono correnti forti, l’acqua rimane bassa anante l’alta marea ed è quindi l’ideale per i bambini.

Anse Major, spiaggia appartata che si può raggiungere solo in barmite un sentiero di montagna con un percorso che dura più di La spiaggia di sabbia bianca è ampia e qui si trova anche una picuna. Il mare è calmo ed è perfetto per lo snorkeling. Mahé offre nti opportunità per quanto riguarda le immersioni, basti pensare a oint con il suo labirinto di granito, o a Lighthouse con sue spettaormazioni rocciose ornate di coralli. Immergersi alle Seychelles è tto l’anno: ma in inverno, quando l’acqua è più ricca di plancton è e avvistare le mante e gli squali balena. Inoltre è possibile inconna fauna marina variegata, composta da squali, murene, razze e le di specie di pesci colorati della barriera corallina.

chelles significa anche picchi remoti e vallate selvagge, raggiunngo decine di sentieri tracciati, per la gioia di chi ama il trekking ghe passeggiate. In questo santuario della natura, hanno trovao habitat naturale alcune delle specie animali più rare al mondo. servare una tartaruga gigante di 150 kg che si muove lentamenerreno umido e magari osare avvicinarsi ad accarezzarla è una delviglie che alle Seychelles si possono vivere quotidianamente.


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Il Sainte Anne Marine National Park è stato creato 19


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SAINTE ANNE

973, il primo in tutto l’Oceano Indiano. LEGGI TUTTO

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ll Sainte Anne Marine National Park è stato creato 1 de 6 isole e ospita oltre 150 specie di pesci che nu tesori del mare, sono consentiti solo gli sport acqu più importanti siti di nidificazione per le tartarughe imbricata), le cui piastre cornee sono caratteristica ciò da appunto il nome alla specie. Questo parco m di Mahé, di fronte alla baia su cui si affaccia la città cui il suo nome - divenne il primo insediamento de


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SAINTE ANNE

1973, il primo in tutto l’Oceano Indiano. Comprenuotano in un giardino sottomarino. Per preservare i uatici non motorizzati. Sainte Anne è oggi uno dei e Hawksbill, la tartaruga embricata (Eretmochelys amente sovrapposte come gli embrici di un tetto e marino si trova a Sainte Anne un’isoletta a nord-est à di Victoria. Scoperta nel giorno di Sant’Anna - da ei coloni francesi.

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Le Seychelles offrono porti sicuri per l’attracco di barche.


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Montagne sull’Anse Major Trail.


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Una veduta su Port Launay.


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Le Seychelles sono una meta perfetta per lo snorkeling.


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Un tramonto su una spiaggia quasi deserta di MahĂŠ.


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Un’oasi di pace e un nido d’amore a cui non hanno saputo resistere neppure personaggi celebri.


le seychelles in tavola

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Le Seychelles in tavola Amate sponde


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ombinazioni esotiche tra cucina francese, indiana, cinese, ravvivate dai più decisi sapori africani: questo è il segreto gustoso e stuzzicante nascosto nelle ricette della cucina creola, che offre una varietà di piatti sorprendenti, adatti anche ai palati più difficili. Ingredienti base sono le materie prime locali: il pesce, in primo luogo, sempre fresco e a buon mercato, il riso e le verdure, ma anche le carni, per lo più pollo e maiale. Vale la pena di assaggiare il kat kat, un piatto a base di ventresca di tonno cotta insieme a banana e latte di cocco, oppure l’insalata del miliardario, a base di crostacei e cuori di palma, così chiamata perché si dice che per prepararla si debba abbattere un albero intero. I più coraggiosi possono assaggiare la carne di pipistrello stufata nelle verdure o cotta in una miscela di spezie indiane.


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Le Seychelles in tavola

Per gustare questi piatti un indirizzo è Acajou, vicino al d’Or, mentre l’aperitivo lo si fa in uno dei locali più pop la: Anchor Café, che è anche pizzeria e ristorante a An Mahé. Angoli tranquilli dove conoscere la cucina locale Ovunque andiate, non perdetevi i gustosissimi piatti a b cui le Seychelles sono il primo paese esportatore al mo

È il caso di assaggiare i piatti thai di Saffron, oppure pr cue con pesce freschissimo a Beau Vallon alla Boathou una piccola baia questo l’indirizzo segreto di Mahé e de una sterrata di terra rossa si addentra fra le palme, felc te tropicali fino al mare e porta all’Anse Soleil Café, ch dalla spiaggetta dove si affaccia: quattro tavoli fra palm ca, menu di polpo al curry, pesce marinato, cascate di g lume di candela.

Un posto perfetto anche per passare una giornata pien dosi poi il tramonto compreso di aperitivo e cena.


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lla spiaggia di Cote polari dell’isonse à la Mouche, e è anche Bel Air. base di tonno, di ondo.

rovate il barbeuse. È nascosto in ei suoi habitué, ci giganti e pianhe prende il nome me e sabbia biangamberi serviti a

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Le Seychelles in tavola

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Costruito nel 1840 e rinnovato nel 1999, il Sir Selwy

nella strada pedonale di Market Street, è il posto piÚ


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SEYCHELLES AL MERCATO

yn Selwyn-Clarke Market, che si svolge pittoresco di tutta la città . LEGGI TUTTO

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Le Seychelles in tavola

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Costruito nel 1840 e rinnovato nel 1999, il Sir Selw da pedonale di Market Street, è il posto piĂš pittore mente vivace il sabato, quando i venditori proveng spezie e prodotti ittici. Dalle bancarelle si espande noce moscata, oli essenziali e quello del potente “m olio bollito. Fuoco creolo per la tua cucina. Passegg tente assistere alle trattative tra venditori e compr


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SEYCHELLES AL MERCATO

wyn Selwyn-Clarke Market, che si svolge nella straesco di tutta la città. Tripudio di colori, è particolargono da tutta l’isola carichi di fiori, frutta, verdure, il profumo di zenzero, chiodi di garofano, cannella, mazavarou”: peperoni rossi cotti in aglio, zenzero e giare tra i banchi è un’esperienza unica. Sarà diverratori di pesce a fine giornata.

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Le Seychelles in tavola

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La nota varietĂ di cannella delle Seychelles.


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Un banco di frutta tropicale a Victoria Market.


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Victoria Market, il principale mercato della capitale.


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Cibo locale dell’isola di MahÊ.


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Ingredienti base della cucina creola sono le materie prime locali, sempre freschissime.

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10 cose da fare sull’isola di mahé

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da fare sull’iso

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e ola di mahĂŠ


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Il tour del Morne Blanc (667 m) che attraversa piantagioni di tè e foreste tropicali fino alla cima. Vale davvero la pena, dato che la vista sulla costa ovest è incantevole.


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Fare snorkeling nelle acque cristalline del Sainte Anne Marine National Park.


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3 Girovagare nel bellissimo mercato “Sir Selwyn Selwyn Clarke Market�, conosciuto come mercato di Victoria, dove oltre a pesce fresco si vendono anche vari tipi di frutti esotici, spezie e oggetti tipici.


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Visitare una caratteristica fabbrica del tè situata vicino a Port Launay. È possibile partecipare a un breve tour guidato che illustra tutte le fasi della lavorazione del tè, dall’essicazione delle foglie al confezionamento delle classiche bustine. Al termine, è possibile degustare qualche gustosa miscela e acquistare un souvenir.


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Ad Anse Major affittare una barca e raggiungere Bel Ombre o Beau Vallon dove sarete accolti da cocchi appena raccolti e pronti da gustare.


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Visitare la distilleria di rum di Takamaka. Gli amanti del rum possono scegliere tra le cinque varietĂ diverse che vengono prodotte.

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Trascorrere una serata a tema al Katiolo ad Anse aux Pin, il locale piĂš rinomato e frequentato dai locali.


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Visitare il giardino di spezie denominato Jardin Du Roi Spice Garden che fa rivivere l’atmosfera del XVIII secolo quando il commercio di spezie era uno dei bastioni dell’economia dei paesi colonizzatori.


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Scambiarsi le promesse nuziali alle Seychelles. I piÚ romantici possono optare per un matrimonio a piedi nudi sulla spiaggia, un’esperienza indimenticabile per giurarsi si tutta la vita.


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Ammirare la produzione degli artigiani locali che realizzano prodotti che sono il frutto dell’unione di elementi “rubati” dalla natura: legno, rafia, cocco, bambù, denti di squalo, coralli e conchiglie.


Informazioni Informazioni sul sito ufficiale del SEYCHELLES TOURISM BOARD, via Pindaro 28/N., Axa, (Roma). t.06 5090135. L’unica sede diplomatica italiana è il Consolato onorario di Victoria (t. +248 344551, fax +248-344754). Come arrivare Diverse compagnie collegano l’Italia all’Aeroporto Internazionale delle Seychelles situato a 11 km a sud est di Mahé. Le principali sono Turkish Airlines via Istanbul, Emirates via Dubai, Austrian Airlines via Vienna, Qatar Airways via Doha, Ethiopian Airlines via Addis Abeba, Air Seychelles/Ethiad che opera voli in code share con Alitalia via Abu Dhabi o diretti da Parigi, Concord Airlines in partenza da Francoforte e British Airways con voli da Londra a partire da marzo 2018. Quando andare Con il loro clima caldo e tropicale ogni mese è buono per visitare le Seychelles. Tuttavia il periodo migliore per visitare le isole è quello compreso tra maggio ed ottobre, quando le piogge cadono meno copiose. In questi mesi la temperatura max si mantiene intorno ai 27-28 °, mentre quella dell’oceano tra 26-27 °C. In inverno e primavera il mare raggiunge i 29 - 30 °C, ma le temperature più calde portano con sé l’aumento di piogge e temporali tipici di questo periodo. Dove mangiare L’offerta è talmente vasta che indicarne solo alcuni sarebbe riduttivo. Meglio fare riferimento alla directory presente sul SITO UFFICIALE per avere una panoramica completa di quanto le isole hanno da offrire. Dove dormire Vale lo steso discorso per gli hotel, la destinazione offre soluzioni per tutte le tasche ed è quindi meglio avere

INFO


una visione generale sulle strutture presenti su QUESTO SITO. Fuso orario -3 h rispetto all’Italia, che diventano solo due quando da noi vige l’ora legale. Documenti Passaporto valido sei mesi; per entrare non serve visto. Vaccinazioni Non richieste. Lingua Alle Seychelles si parla inglese e francese (lingue ufficiali), ma si fa grande uso della lingua creola locale. Religione Prevalentemente cattolica. Valuta La moneta ufficiale è la Rupia delle Seychelles (SCR). 1€ = 15.00 SCR circa. Le principali carte di credito sono accettate in tutte le isole, salvo Silhouette. Elettricità 220 Volt. Prese di tipo inglese. Occorre un adattatore. Telefono Prefisso telefonico: per chiamare dall’Italia il prefisso è 00248 più numero dell’abbonato. Trovandosi in luogo, in caso di emergenze, si ricorre al numero 999, equivalente al nostro 113. I cellulari funzionano in dual e tri band. Abbigliamento Informale leggero, scarpe da trekking, giubbotto impermeabile. Più formale per la sera. Link utili SITO UFFICIALE DELLE ISOLE SEYCHELLES

UTILI


American movie

A R I Z O N A

M E R I C A N A MOVIE N E W

Arizona

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I cactus giganti, le polveri rosse, i canyon remoti. I luoghi iconici dei nativi, i pueblos indiani, le highway. Ăˆ il Southwest immaginifico che abbiamo conosciuto nei film. Tra Arizona e New Mexico va in scena il “veroâ€? road movie della grande provincia americana. Testo e foto di Lucio Rossi


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B

asta uscire da Phoenix per entrare in un film. È la quinta area metropolitana d’America e appena fuori città i saguaro, gli imponenti cactus simbolo del deserto americano, disegnano l’orizzonte con la loro caratteristica sagoma a candeliere. Lenti nella crescita, in grado di incamerare tonnellate d’acqua e di dare rifugio a molti animali del deserto, i saguaro rappresentano un’immagine iconica del sud ovest degli Stati Uniti e sono presenti in decine di produzioni cinematografiche (da Ombre Rosse a Thelma e Louise) e fumetti che hanno forgiato la nostra cultura per immagini del sud ovest americano.


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Grand Canyon Ma la nostra prima meta, il Grand Canyon, è molto più a nord e appena si comincia a salire di quota i cactus spariscono per lasciare posto alle foreste di conifere, i Ponderosa Pine. La strada attraversa Sedona, buen retiro di star del cinema e celebri scrittori, passa per Flagstaff, dove incrocia un’altra icona del ‘sogno americano’, la mitica Route 66, prima di giungere al Grand Canyon. Provenendo da Phoenix si entra dall’accesso sud (South Rim). E’ il più grande canyon al mondo ed è ovviamente un luogo maestoso ma tocca pagare dazio alla sua stessa fama: ogni giorno è visitato da migliaia di turisti e


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guadagnare il bordo del canyon, tra comitive vocianti e professionisti dei selfie, può essere laborioso. Una volta conquistato il diritto di affacciarsi ci si trova di fronte a uno scenario di una vastità unica: 16 chilometri di ampiezza, profondo quasi due, il nastro d’argento del fiume Colorado che scorre ai piedi di pareti rocciose scavate nel corso dei millenni: per un attimo la folla svanisce, il respiro rallenta e lo sguardo si perde. Avrete tempo di trovare punti di vista meno affollati camminando lungo il bordo del canyon e infine la visita dalla Watchtower, una costruzione degli anni ’30 realizzata con l’intento di assomigliare alle costruzioni Pueblo, completa l’esperienza e permette di fare le ultime foto: impagabile!


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Stelle che

avvolgono i pinnacoli della MONUMENT VALLEY COME UN’ IMMENSA COPERTA.


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Monument Valley Si riprende la strada in direzione nord est, verso la Monument Valley (un Tribal Park gestito dalla Navajo Nation), al confine con lo Utah, attraversando luoghi magici già nel nome, come il Painted Desert, il deserto dipinto, lo stesso posto dove la Nasa ha testato il robot inviato su Marte perché è il posto più simile alla superficie del Pianeta Rosso che si trovi sulla Terra. Una visita a Tuba City, al Centro Culturale Navajo e Museo interattivo, vi servirà per cercare di comprendere i mondi e i miti della complicata mitologia indiana. La materia è molto intricata, quel che resterà impresso è il suono della lingua Navajo ascoltata nei filmati. Del tutto incomprensibile, al punto che venne usata durante la seconda guerra mondiale per impedire ai giapponesi di intercettare le comunicazioni strategiche, l’unica parola che potrete sperare di ricordare è Ya’at’ééh, il saluto Navajo. È una lingua dal suono dolce, sussurrata e flautata, che diventa struggente e ipnotica quando è impiegata nei canti, se poi ci aggiungete i tamburi e le danze attorno al fuoco ai piedi di una Mesa accesa dall’ultimo sole tutto diventa molto suggestivo. La notte trascorre in un Hogan Navajo: una semplice capanna di fango e legni intrecciati che separa dalle stelle che avvolgono i pinnacoli della Monument Valley come un’immensa coperta.


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Il caffè preparato

dai Navajo giunge

PUNTUALE A SPAZZARE VIA l’aria

frizzante

della NOTTE.


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Nessuna comodità, solo una stuoia e un sacco a pelo ma l’esperienza è unica. L’alba arriva presto con tutti i suoi colori, prima il blu cobalto poi appena il sole scavalca l’orizzonte inonda la vallata di tinte calde. La temperatura è bassa, l’atmosfera cristallina, e il caffè preparato dai Navajo giunge puntuale a spazzare via l’aria frizzante della notte. La Monument Valley è la quintessenza del viaggio nel selvaggio West, quello che tutti hanno sognato almeno una volta nella vita, il luogo più fotografato d’America, sfondo di decine di produzioni hollywoodiane (ricordate quando Tom Hanks/Forrest Gump si stufa di


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correre?) e non sorprende quel lieve senso di già visto che per nulla attenua lo stupore di fronte a tanta meraviglia. Canyon de Chelly Il Grand Canyon è certamente un posto maestoso, uno tra i più famosi Parchi Americani, bello da levare il fiato; ma il Canyon de Chelly, poco distante dal confine con il New Mexico, è più intimo e non è da meno: un Monumento Nazionale che merita un posto di rilievo tra i più grandi scenari outdoor del nord America. Lo si capisce subito all’arrivo: il parcheggio per i grandi bus è più piccolo che al Grand Canyon, quindi niente orde di turisti con cappellino, quelli sono tutti dall’altra parte. Soprattutto niente voci, qui si può ascoltare il suono del vento.


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Dal bordo superiore un facile sentiero da percorrere in circa un’ora conduce ai piedi della gola, tra archi e pareti di rocce rosse. Gli Anasazi (gli antenati degli odierni nativi americani Hopi/Zuni) hanno abitato qui, lasciando tracce del loro passaggio nelle costruzioni rupestri addossate alle pareti del Canyon, ma oggi sono le popolazioni Navajo che risiedono su queste terre, coltivando e allevando bestiame. Con circa 300 mila membri e un territorio più vasto di quello di stati come il Massachusetts e il Vermont, i Navajo dominano il panorama fisico e politico di questi luoghi. La Nazione Dinè (che in lingua Navajo significa il Popolo) sono la tribù più potente e numerosa. “I Navajo sono come le lattine di birra: dovunque vai ce n’è una” è una battuta popolare e dal vago sentore razzista che circola da queste parti ma rende bene la dimensione della comunità Navajo. Incrocerete il loro sguardo fiero contornato da capelli neri e lucenti, li vedrete vivere in piccoli clan familiari, poco distanti dalle cittadine, sempre con un Hogan nelle vicinanze con l’entrata rivolta a est per benedire il sole che sorge; li troverete nei luoghi di incontro, come l’Hubbell Trading Post a Ganado, confine tra Arizona e New Mexico, intenti a tessere pregiati tappeti o a creare gioielli in argento e turchese. Li osserverete e capirete che sono un grande popolo, una delle poche tribù indiane che hanno saputo tenere testa al governo degli Stati Uniti, degno di ammirazione e rispetto.


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New Mexico e le terre dei Pueblos Lasciata l’Arizona si entra in New Mexico. La famosa cittadina di Gallup, protagonista di film e fumetti, passa quasi inosservata lungo la main street, come un qualsiasi incrocio di strade. Il primo punto di arrivo è la città di Acoma. Questo è il territorio dei nativi Pueblos. Con il termine Pueblo non si indicano propriamente gli indiani ma i villaggi in cui vivevano alcune tribù di New Mexico e Arizona. Questi pueblo vennero costruiti dagli Anasazi (gli antenati degli odierni nativi americani Hopi/Zuni): erano vere e proprie cittadine fortificate che furono abbandonate prima dell’arrivo dell’uomo bianco e da queste abitazioni presero il nome di “Pueblo” anche gli


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indiani che le abitavano. Fondata nel VII secolo, Acoma è il luogo abitato più antico degli Stati Uniti. È chiamata anche Sky City, città del cielo, collocata com’è su una mesa alta cento metri sulla pianura circostante, più arroccata dei nostrani villaggi medievali. Questo tuttavia non impedì agli Spagnoli di conquistarla. Le case erano in paglia e argilla (adobe) con piccole finestre in un materiale simile all’alabastro che rifletteva i raggi del sole al tramonto, tanto che quando gli spagnoli l’avvistarono credettero che tutto il villaggio fosse pieno d’oro. Una cattedrale francescana con accanto un piccolo cimitero, una piazza per le feste e un solo albero in tutto il villaggio, non c’è molto altro ad Acoma.


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Pace e

empatia

in una connessione COSTANTE CON GLI antenati e CON LA TERRA.


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Straordinaria è invece la via di accesso: una scala scavata nella roccia che poteva facilmente essere difesa e che è interessante percorrere in discesa per raggiungere il vicino Centro Culturale che ospita un interessante museo e un ristorante dove provare le ricette Pueblos, a base di mais, zucca e fagioli. Taos Pueblo Ci sono 19 Pueblo in New Mexico e se non c’è tempo di conoscerli tutti dovrete almeno visitare quello più settentrionale. A nord di Santa Fe, capitale dello Stato, c’è Taos Pueblo, un sito Unesco da visitare assolutamente. Sorge lungo il Red Willow Creek o Rio Pueblo, un piccolo fiume che sgorga dal Sangre de Cristo Mountain Range che attraversa il villaggio. All’ingresso del paese c’è la chiesa di San Geronimo, nella tipica architettura spagnola, mentre gli edifici della parte settentrionale rappresentano la più grande struttura Pueblo ancora abitata e gli archeologi sembrano concordare sul fatto che vennero costruiti tra l’anno 1000 e il 1450. Realizzati in mattoni di paglia e argilla che superano il metro di spessore, il cui obiettivo principale era la difesa, sono tra gli edifici più fotografati degli Stati Uniti. Nelle case non c’è luce né acqua, vietate per preservare l’unicità del luogo. Data la sua collocazione è stato un importante centro di commerci che serviva messicani, spagnoli e gli indiani delle pianure.


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Oggi gli abitanti della comunitĂ continuano a vivere secondo le ancestrali tradizioni delle gente Pueblo e si dedicano alla produzione di artigianato in cuoio, dipinti e gioielli. Amore, rispetto, compassione, fede,


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comprensione, spiritualità, equilibrio, pace e empatia in una connessione costante con gli antenati e con la Terra. Questi sono i valori su cui si fondano le comunità Pueblo. Difficile trovare qualcuno che non sia d’accordo. Testo e foto di Lucio Rossi © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA


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Arizona - New Mexico

Informazioni: L’itinerario che suggeriamo in queste pagine si svolge attraverso Arizona e New Mexico, quindi molte informazioni sulle destinazioni si possono trovare nei siti ufficiali dei due Stati. Per informazioni sulle possibilità di viaggio nelle terre dei Nativi Americani visitate il sito dell’Aianta (American Indian Alaska Native Tourism Association) e quello sulle esperienze nell’America dei nativi. Per materiale e informazioni in italiano consultare il sito di Visit USA Association Italy.

Come arrivare: La città migliore da cui partire alla scoperta delle terre dei nativi del Sud Ovest americano è Phoenix, Arizona. Dato che non esistono voli diretti dall’Italia e bisogna fare uno scalo in una città americana il viaggio dura circa 20 ore. Le migliori soluzioni le offrono Air France e KLM via Atlanta o Minneapolis. Questo è il classico viaggio fly & drive quindi una volta atterrati, se non siete in un viaggio organizzato, vi servirà un’auto che potrete noleggiare con Alamo o Hertz, in America l’affitto di un’utilitaria ha costi contenuti.

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Quando andare: In generale, il clima dell’Arizona presenta temperature elevate e scarse precipitazioni, anche se all’interno dello stato si distinguono diverse zone climatiche. Quella di interesse per l’itinerario proposto è la zona settentrionale dell’altopiano del Colorado che si sviluppa a una altitudine tra i 1500 e i 2000 metri. Qui le estati sono calde mentre gli inverni sono freddi e ventosi con precipitazioni nevose anche frequenti. Il clima New Mexico è famoso per l’elevato numero di giornate soleggiate tuttavia, data la presenza di alte montagne nella parte nord, il


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clima e la temperatura sono mutevoli, con inverni abbastanza rigidi ed estati calde, in modo particolare nelle zone desertiche della parte meridionale dello stato. Un viaggio come quello proposto può essere pianificato tra i mesi di aprile e settembre.

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Dove dormire: Santa Fe è il punto migliore per fare base in New Mexico, da qui è facile spostarsi per le varie escursione e poi è una città che vale la pena visitare. Un’ottima soluzione è fermarsi al Hotel Santa Fe. Documenti: Passaporto elettronico e autorizzazione ESTA da richiedere via internet al sito dedicato. L’autorizzazione costa 14 dollari, dura due anni e va ottenuta prima di partire e portata con sé al momento del check-in in aeroporto. Per informazioni dettagliate visitare il sito dell’Associazione Visit USA. %&x

Lingua: Americano, che è un inglese modificato da molti termini in slang. In generale meno formale dell’inglese. Religione: 28% cattolici, 51,4% protestanti, 3% altri riti cristiani, 4,5% altre religioni. Valuta: Dollaro americano.

Elettricità: 110V. Necessario un adattatore.


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Arizona - New Mexico

Abbigliamento: Nel periodo estivo, durante il giorno le temperature possono superare i 40 gradi ma senza umidità quindi dovrete portare dei vestiti leggeri e qualcosa per proteggervi dal sole. Dato che l’itinerario si svolge oltre i 1500 metri di quota alla sera la temperatura cala sensibilmente ed è necessario avere una giacca anti vento. In inverno le temperature scendono intorno allo zero e può nevicare

Telefono: Alcuni operatori telefonici italiani permettono di chiamare dagli Usa con sim italiana a una tariffa flat giornaliera con inclusi minuti, sms e traffico internet. Si consiglia di contattare il proprio operatore mobile. Suggerimenti: Entrare in contatto con le popolazioni native significa anche conoscere e capire la loro cultura e rispettarne usanze e tradizioni. Le popolazioni native sono generose e ospitali ma richiedono che i visitatori abbiano la cura di mantenere atteggiamenti adeguati in presenza di cerimonie religiose e luoghi di sepoltura. Chiedere sempre il permesso prima di fotografare le persone. Da visitare: La visita alla mostra “We Are of This Place: The Pueblo Story.”presso il The Indian Pueblo Cultural Center ad Albuquerque è la doverosa conclusione di un viaggio alla scoperta dei Nativi del sud ovest e permette di conoscere la storia dei Pueblo nativi del New Mexico.


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Link utili: Grand Canyon National Park

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Monument Valley Navajo Tribal Park Taos Pueblo Acoma Sky City Explore Navajo


Alla scoperta delle remote isole che galleggiano a 4000 metri sul più alto lago navigabile al mondo, il Titicaca. In particolare, Taquile, una delle ultime posizioni che si arresero agli spagnoli durante la conquista del Perù. Testo e foto di Vittorio Sciosia www.vittoriosciosia.com

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LAT 15,54 S

PE


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Il trasferimento da Cuzco a Puno, sulle sponde del lago Titicaca, avviene a bordo di un lussuoso treno, il PeruRail Titicaca.



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l trasferimento da Cuzco a Puno, sulle sponde del lago Titicaca, avviene a bordo di un lussuoso

treno, il PeruRail Titicaca, una sorta di Orient Express andino. Ciò non toglie che il mal di testa che ci assale da quando siamo saliti oltre i 3000 metri, abbia raggiunto il suo picco a La Raya, in concomitanza di un remoto passo montagnoso a 4321 metri che è anche, guarda caso, il picco di altitudine che il treno raggiunge. Sosta per qualche acquisto al mercatino locale lungo i binari e si riparte. E’ già scuro quando si arriva a Puno, punto di partenza per l’esplorazione del lago Titicaca, il lago navigabile più alto del mondo, a 3812 metri. L’indomani si parte per visitare due tra le 41 isole che punteggiano i suoi 8300 kmq, estensione che ne fa il più grande dell’America Latina e il diciottesimo al mondo. Le isole che vedremo sono Uros e Taquile, dove si pernotterà a casa di isolani. La barca parte al mattino presto puntando verso Uros, in realtà non una ma un insieme di una cinquantina di isole galleggianti. Il battello attraversa un esteso sistema di canneti acquatici. Sono


le famose canne di totora, materiale che gli abitanti di Uros, indigeni preInca, hanno usato per ogni cosa, dalla costruzione delle loro isole alle case e alle barche. I villaggi di Uros hanno la particolarità di galleggiare, ancorati al fondo del lago. E, se serve, si toglie l’àncora e le isole vengono spostate, come fossero zattere. Camminare sulle canne di totora è strano, il piede affonda come su un tappeto elastico. Solo che sotto c’è l’acqua. L’esperienza a Uros, però, è un pò come un giro a Disneyland. Gli abitanti aspettano i turisti al mattino e li accolgono, vestiti con i costumi tradizionali. Da lontano chiamano le varie barche come un venditore al mercato. Quando siamo ripassati il pomeriggio di qualche giorno dopo, il villaggio era vuoto. A dire il vero l’etnia originale, i veri Uros, non esistono più. Era una popolazione aperta e pacifica che proprio per sfuggire agli Inca e ai bellicosi vicini Aymara, si era rifugiata sul lago. L’ultima rappresentante è scomparsa negli anni settanta. Ora la popolazione è una etnia di lingua aymara con solo un po’ di sangue Uros.






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Altro discorso, invece, per l’isola che stiamo per conoscere più

approfonditamente, Taquile. Arriviamo all’isola dopo una lung

navigazione sulle placide acque del Titicaca di un blu profondo

Appena sbarcati si fa avanti Basilio, uno dei nostri ospiti, vesti

con abiti tradizionali, dai colori vivi e, soprattutto, un copricap

di lana coloratissimo. Scopriremo poi che i copricapo, non solo

servono a distinguere il rango di ciascuno, ma devono anche es filati a mano dall’uomo che li indosserà. L’ascesa dal porticciol

Taquile alla casa che ci ospita è ripida e lunga. Di mezzi a moto nemmeno l’ombra su quest’isola. Quindi le gambe e i polmoni


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faranno il lavoro duro. Il mal di testa e la difficoltà di respirazione

ga

che già da un po’ ci attanagliano, non aiutano per niente nella salita

o.

al villaggio. Basilio, invece, che ha messo dentro un telo colorato

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un po’ di valigie e borse che abbiamo con noi, ha chiuso il telo e

po

se lo è caricato sulle spalle e saltella come un grillo sulla ripida

o

pendenza senza apparente sforzo. Qualche ora dopo ci accoglie in

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casa Alejandro, il fratello di Basilio, a quanto pare uno dei capi del

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villaggio. Anche lui con abiti tradizionali e immancabile copricapo.

ore

Le stanze dedicate agli ospiti sono spartane ma ampie e pulite e dominano il lago.




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La veduta dall’alto del terrazzo sulla infinita distesa blu cobalto del lago è magnifica. In fondo, verso est, si intravvedono i contrafforti montuosi della Bolivia, con cui il Perù condivide il lago. Ci vengono presentate le donne della famiglia. Il resto della giornata passa con i racconti di Alejandro e Basilio. La piazza centrale del villaggio è poco lontana: bisogna salire ancora un pò. E’ il centro della vita isolana e tutte le strade passano da li. Vediamo ragazzi con casse di acqua e altre bevande caricate sulle spalle che salgono dal porto con grande facilità. A pensare a quanto ci sia costata arrivare fin li con molto meno peso di loro sulle spalle è facile immaginare che cuore e polmoni debbano avere per vivere qui a oltre 3900 metri di altitudine. La sera mangiamo a lume di candela cibo locale preparato dalle donne. Fuori, la notte è nera come la pece. Ma questo non ci esime dal seguire il curandero del villaggio, venuto a conoscere gli stranieri, in un luogo sacro, nascosto in montagna. A parte il freddo, la fatica e il rischio di camminare alla luce di qualche torcia, il sito non ha nessun interesse evidente, per noi. Se non un profondo significato religioso per gli isolani.



Occhi grandi e cappelli di lana in testa, sono dolcissimi. La cosa bella, qui, è che non ci sono pericoli per loro. L’isola è il loro campo di gioco.







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La notte passa tranquilla e al mattino i profumi della natura e di legna che brucia si mescolano nell’aria. Gli isolani, nonostante l’ora, sono già tutti attivi, come sempre in luoghi dove il sole, col passare delle ore, picchia sempre più forte. Ce ne andiamo in giro ripercorrendo a ritroso un tratto del sentiero del giorno prima. Incontriamo una donna che cura il gregge che, come tutte le donne, ha in mano il fuso e fila la lana mentre aspetta che il suo sparuto gruppo di animali si sposti con lei. Ma anche bambini con i quali cerchiamo un dialogo o comunque un contatto. Occhi grandi e cappelli di lana in testa, sono dolcissimi. La cosa bella, qui, è che non ci sono pericoli per loro. L’isola è il loro campo di gioco. Tutti conoscono tutti e guardano tutto. Una sola grande famiglia. La giornata passa lenta, come lento è il ritmo di vita. E’ tempo di rientrare a Puno e da li continuare il viaggio peruviano. La barca la vediamo arrivare dall’alto. E’ ora. Salutiamo Alejandro e Basilio e le loro famiglie e ci avviamo per la discesa. Il sentiero ci sembra più dolce e non solo perché è in discesa.

T E S TO E F OTO D I : V I T TO R I O S C I O S I A







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Perù

Informazioni: Informazioni utili per il vostro viaggio su Visit Perù,

Come arrivare: L’aeroporto principale del Perù è il Jorge Chávez a Lima. Molte compagnie aeree collegano Lima alle più importanti destinazioni del Sud, Centro e Nord America, e dell’Europa. Da Lima poi si prosegue con il treno o con l’autobus verso il lago Titicaca, al conine con la Bolivia.

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Quando andare: Il periodo migliore va da marzo a giugno.

Viaggio organizzato: Il viaggio proposto in queste pagine è organizzato dal Tour Operator Vuela specializzato in viaggi in Sudamerica

Fuso orario: La differenza fra l’ora solare in Italia e il Perù è di – 6 ore. Non è in vigore l’ora legale quindi in estate la differenza è di 7 ore.

Documenti: E’ necessario il passaporto in corso di validità da almeno 6 mesi dalla data di ingresso in Perù. Vaccini: Nessuna vaccinazione è obbligatoria. %&x

Lingua: In Perù si parla spagnolo.


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Religione: In prevalenza cattolica. Valuta: La moneta ufficiale del Perù è il nuovo sol (PEN).

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Elettricità: La corrente elettrica è di 220 Volts.

Telefono: Per chiamare dall’Italia in Perù bisogna digitare il prefisso 0051.


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BRU XEL LES

Bruxelles

LAT 50,50 N

È la città del melting pot architettonico, dove le piazze medievali convivono con disordinati edifici moderni e capolavori art nouveau. Bruxelles è il riassunto di ricchezza e povertà, bello e brutto e di persone molto diverse tra loro. Testo e foto di Arturo DI Casola

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è qualcosa di promiscuo in Rue Dansaert. Un patchwork unico e irripetibile altrove in questa via cerniera tra il centro di Bruxelles e Molenbeek. Un luogo che smette di essere turistico dopo il primo tratto, diventa alla moda nel mezzo e finisce per essere, incrociando il Canale di Charleroi, un viavai di hijab e carnagioni più o meno scure. I ragazzi che giocano sui campi da gioco lungo la via, fanno somigliare Rue Dansaert ad Harlem o Los Angeles. Poi c’è il Barbeton, ad un angolo: un bar alla moda frequentato da “esistenzialisti 2.0”, e di fronte, maghrebini in djellaba escono dalle loro case modeste. Non ha capito niente chi pensa di ridurre Bruxelles alla Grand Place e ai canyon di vetro e cemento affollati dei palazzi dell’Unione Europea.


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Bisogna venire al Dansaert e dintorni per capire il mélange di Bruxelles. Il cuore pulsante della città, la soluzione del complesso puzzle cittadino, è proprio il Dansaert. Una strada sinonimo di moda e stilisti, ma che negli ultimi tempi ha perso un po’ lo smalto di un tempo. I creativi si sono rifugiati nelle vie limitrofe: in quella Rue de Flandre che una volta vivacchiava all’ombra di qualche buon ristorante di pesce e che ora, dispersi in Place St. Catherine gli ultimi turisti in cerca di ostriche, sta diventando luogo cult, pur senza smarrire l’atmosfera da raccolta stradina di provincia. In poche centinaia di metri, racconta tutta la Bruxelles che conta: dal ristorante più


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alla moda, il San, del coreano Sang-Hoon Degeimbre, al Chicago Café in un ex negozio di mobili; dagli atelier e boutiques di designer belgi, ai ristorantini sparsi qua e là, per finire con Cyclo Atelier, oasi di riciclo e cultura su due ruote. All’altezza di un paio di animati caffè e ristoranti, e di fronte alla Maison Margiela, Rue de Flandre incontra Rue Léon Lepage che ricorda, grazie all’architettura composta ed elegante e alle deliziose boutiques, rigorosamente made in Bruxelles, come quella di Camille, com’era una volta Rue Dansaert. Moda e design, spina dorsale della zona, sono esaltati dalla nuovissima sede del MAD, un centro che promuove stilisti e designer belgi e organizza mostre a tema.


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Ma esci dal MAD, bianchissimo e minimalista, e internet café nordafricani e insegne Money Gram annunciano l’ultimo tratto di Rue Dansaert. Che si disperde, metaforicamente, nelle acque del Canale di Charleroi e nelle strade tetre, a dar retta all’attualità, di Molenbeek. Ma anche qui sono arrivati, e si stanno facendo largo, colori, sogni e progetti. Il Bistrot du Canal, carino come quelli delle zone più frequentate di Bruxelles, sembra voler dire ‘ehi, anche qui a un passo da quella Molenbeek raccontata come covo di jihadisti, si può mangiare in un bel posto!’. E dall’altra parte del canale, dove già da


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anni sono noti i tessuti del fantasioso Les Tissus du Chien Vert e i mobili di Dépot Design, le fabbriche in mattoni rossi lungo il canale che un tempo giustificavano per Molenbeek l’appellativo di Manchester belga, ospitano le tessere del mosaico di una Molenbeek diversa. Il sandwich bar Bel’O, il bell’hotel Meininger e soprattutto il MIMA, Millennium Iconoclast Museum of Art. Ma sì, un museo d’arte contemporanea a Molenbeek. Coraggiosi i ragazzi che hanno creduto - il museo ha aperto nel 2016, dopo gli attentati in città - nel progetto: rompere le barriere esistenti nella società parlando d’arte, quella di oggi, che è anche il racconto del mondo attuale.


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E il panorama dal tetto racconta, a sua volta, la città : le antenne paraboliche di Molenbeek, le nove sfere dell’Atomium in lontananza, il minareto di una moschea,


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vicinissima al museo, e in fondo il campanile gotico dell’Hotel de Ville nella Grand Place. E’ Bruxelles. Testo e foto di Arturo Di Casola © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA

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Bruxelles

Informazioni: Visitare il sito ufficiale dell’Ufficio del Turismo delle Fiandre e il sito ufficiale della città di Bruxelles.

Come arrivare: L’aeroporto di Bruxelles, a Zaventem, poco lontano dalla città, è collegato a numerose città italiane da altrettante compagnie aeree. La compagnia di bandiera è Brussels Airlines offre tariffe davvero vantaggiose oltre a un servizio all’altezza. Possibile anche atterrare a Charleroi, a sud di Bruxelles, dove fanno scalo le compagnie low cost, e in tal caso si può raggiungere la capitale in bus.

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Quando andare: Verrebbe da dire di andarci in primavera, quando c’è luce e sole fino a tarda sera e si può godere dei tanti parchi cittadini (Bruxelles è una città molto verde). Ma anche ottobre è un bel mese e pure l’inverno, senz’altro più freddo, riserva piacevoli sorprese.

Dove dormire: Situato tra la multiculturale Saint-Gilles e l’elegante Avenue Louise, il Jam Hotel è un posto da consigliare per dormire. Molto design, ma del tipo fresco e giovane, ospitato in una ex scuola d’arte. Il Meininger Hotel, vicinissimo al MIMA con il quale divide i mattoni rossi dell’ex birrificio, è un’opzione giovane e fresca da non disprezzare. A 5 minuti dalla metropolitana di Comte de Flandre a Molenbeek, ad un passo


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da Rue Dansaert, ospita il progetto The Urban Artists Home. 20 artisti da tutta Europa hanno provveduto a decorare esterni ed interni dell’hotel.

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Dove mangiare: Dalla cucina stellata di l’Air du Temps, nel sud del Belgio, arriva a Bruxelles, proprio in Rue de Flandre, l’estro di Sang-Hoon Degeimbre, sotto forma di bol, la scodella. La degustazione per il pranzo proposta al ristorante San costa 28 €, quella per cena 55 €. Bello anche il design. Brunch e colazione, torte dolci e salate maison, ambiente vintage e colorato. Questo il menu del Café Chicago, dove non manca un ampio spazio giochi per i bambini. Parlando di birra in Belgio, si va sempre sul sicuro. Brussels Beer Project, poi, nell’ultimo tratto di Rue Dansaert, è proprio una bella idea. Tutta da assaggiare.

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Lingua: Francese e neerlandese, cioè olandese, ma si parla anche inglese. Ma visto che negli ultimi tempi aumentano a Bruxelles sempre più gli italiani, può capitare di poter parlare italiano più di quanto si pensi. Documenti: Carta d’identità, valida per l’espatrio. Valuta: Euro.


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Bruxelles Elettricità: 220 volt.

Fuso orario: Come in Italia.

Telefono: Il prefisso del Belgio dall’Italia è 0032, quello di Bruxelles (0)2.

Suggerimenti: Musei e spazi espositivi: Il MIMA, Millennium Iconoclast Museum of Art, è in una posizione bellissima: affacciato sul canale confine amministrativo (e mentale) tra Bruxelles e Molenbeek. E oltre che per le mostre, è interessante anche per l’architettura in mattoni rossi, nella ex fabbrica di birra Belle-Vue. Anche il centro d’arte contemporanea WIELS è in un ex birrificio, Wielemans, ed è un delitto non visitarlo anche solo per il bellissimo edificio progettato dall’architetto Adrien Blomme. Si trova a Forest, vicino Anderlecht. Vicino all’Atomium, a nord di Bruxelles, l’ADAM, Art & Design Atomium Museum, aperto a fine 2015, offre un originale punto di vista sul design attraverso quello che è stato, ed è, l’utilizzo della plastica. Da qui la collezione permanente intitolata Plasticarium, affiancata da mostre temporanee. Assolutamente da visitare, in piena zona Dansaert, anche il MAD: non solo per le mostre di moda e design, ma anche per ammirare la raffinata e minimalista architettura che ha unito, dall’interno, due preesistenti case. Fuori il Dansaert, dentro tutto un mondo bianco.


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A cavallo tra il Cunese e l’Astigiano le colline delle Langhe, Patrimonio UNESCO, cullano una superba tradizione enogastronomica. Un territorio generoso, costellato da castelli, torri e fortezze che testimoniano uno Testo di Ornella D’Alessio Foto di Marco Santini


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n autunno, quando nei vigneti le foglie si tingono dei caldi e intensi colori di fine stagione, comincia uno dei momenti migliori per conoscere le Langhe, lingua di terra ricca di sapori, di storia e di cultura. Entra in scena la grande enogastronomia: tartufi e vini di statura mondiale come il Barolo e il Barbaresco, frutti di uve che trovano il loro habitat ideale in questa terra feconda e graziosamente ondulata. Già sul finire dell’estate s’incontra gente “di fuori” che sgomita a suon di rilanci, per aggiudicarsi i lotti messi all’incanto dai maggiori produttori di Barolo, in occasione dell’unica asta al mondo dedicata al re dei vini.


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Poi, in ottobre, comincia la corsa ai primi tartufi bianchi. Per andare a colpo sicuro, salvo essere degli intenditori, i preziosi Tuber Magnatum si possono acquistare nei negozi specializzati, che spesso vendono anche bottiglie di importanti annate. Alcuni dei piĂš rinomati si trovano proprio nel centro storico di Alba. La vecchia via Maestra, attuale via Vittorio Emanuele, si può considerare un arteria dello shopping gastronomico langarolo. Zigzagando da un lato all’altro della strada si trovano dei validi indirizzi. Ma non si può lasciare Alba senza una breve sosta in


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uno dei locali storici per ritrovare l’atmosfera vecchio Piemonte, e soprattutto senza visitare le antiche Cantine Pio Cesare, fondate nel 1881, dove da quattro generazioni producono vino di alta qualità. Si lascia Alba, l’epicentro culturale ed economico delle Langhe, in direzione di Grinzane, annunciato dalla mole del castello, dove fu inviato, giovanissimo, Camillo Benso conte di Cavour, sia per amministrare le terre e i vini di famiglia che per sbollire l’istinto liberale. Anche lui, va annoverato tra i nomi rilevanti nella storia del Barolo, come siamo abituati a conoscerlo oggi.


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Da qui i campi coltivati, gli alberi di nocciole, i boschetti di betulle gradualmente sfumano nei vigneti a perdita d’occhio, che seguono la movimentata orografia del terreno, fino a la Morra, dove si concentrano i piÚ rinomati maestri del barolo. Al tramonto, guardando verso la cima del colle, si assiste a un vero e proprio spettacolo della natura: il sole, calando dietro al Monviso, illumina il profilo severo della montagna che si staglia sui colori infuocati del cielo. Verso Santa Maria l’itinerario si fa molto panoramico e colorato. Si attraversano ampi e ordinati vigneti di Nebbiolo, Barbera e Dolcetto, facilmente riconoscibili perchÊ in autunno le foglie di nebbiolo,


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prima di cadere, ingialliscono, mentre quelle con i colori più carichi del rosso sono le piante di barbera e quelle più rosate sono le viti di dolcetto. Arrivati a Borgata Tetti, vicino alla chiesa, si vede un grande cascinale di fine Ottocento, è il quartier generale dei Poderi e Cantine Fratelli Oddero, annoverata fra le grandi dinastie di Barolo, poi, dopo alcuni tornanti, meravigliosamente affacciati su una sfilata di colline, si raggiunge la piazza alta della Morra, da cui si ha una vista incantevole sui dintorni e si gode dell’armonia che da queste parti lega l’uomo alla terra, il contadino lavora e suda e i campi lo ripagano con copiosi raccolti d’uva.


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A metà collina, in direzione di Barolo, l’azienda di Elio Altare, uno dei primi ad aver seguito la rivoluzionaria idea di Angelo Gaja di mettere il vino in barrique. Nei suoi vini riesce a trasferire la meticolosa ricerca di piacevolezza, che persegue da anni. Nei pressi dell’Abbazia dell’Annuziata si incontra un’altra casa storica: Renato Ratti dove, oltre adegustare un grande Barolo Marcenasco, si può visitare in museo dei vini d’Alba realizzato fra ole secolari mura della badia. Sono vecchie bottiglie, attrezzi e documenti che raccontano la storia del “far vino” nelle Langhe. Immancabile la visita della variopinta Cappella del Barolo, nella proprietà dei Ceretto, a Brunate, che dà il nome a uno dei più importanti e famosi cru del Barolo. L’esplosione di colore dell’antico edificio, costruito da un facoltoso contadino nel 1914 e poi mai consacrato, è stata realizzata qualche anno fa da due artisti anglosassoni: David Tremlett e il minimalista Sol LeWitt, che l’hanno trasformata in un’immagine simbolica delle Langhe. Si scende in mezzo ai vigneti ad anfiteatro, attraversando panorami viticoli dalle sorprendenti geometrie, fino al millennario castello di Barolo, dove è nato il prestigioso vino omonimo, la cui storia si intreccia con il Risorgimento e l’Unità d’Italia. Il maniero, appartenuto alla famiglia Falletti già dal XIV secolo, adagiato in posizione strategica, su una conca esposta al sole e protetta dal vento, spicca tra i tetti rossi delle case.


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Fu Giulia Colbert di MauliÊvrier, sposa di Carlo Tancredi Falletti, con un Louis Oudart, enologo francese, che diede lo slancio decisivo alla nascita del barolo moderno, dal sapore intenso e dal bouquet aromatico, apprezzato, si narra, anche da Carlo Alberto. Non solo, fu lei che diede al vino il nome del territorio mentre fino a quel momento aveva il nome del vitigno, ossia nebbiolo. Le cantine maniero ospitano l’Enoteca Regionale. Al piano nobile rimagono la stanza della Marchesa Falletti, quella di Silvio Pellico, impiegato come bibliotecario, la sala secentesca degli stemmi, detta sala rossa, e la galleria.


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La casa gialla che guarda, quasi a mo’ di sfida il castello dei Falletti e domina, austera, il paese, è la storica sede della Tenuta Opera Pia Barolo, poi Cantine dei Marchesi di Barolo, produttrici del barolo Cannubi, elegante e dal profumo intenso, di colore rosso granato con riflessi rubino e il Sarmassa, dalla grande consistenza. Si lascia la preziosa collina in direzione di Monforte e costeggiando un mare placido di vigneti, terreno di transizione tra due sistemi orografici diversi che danno uve diverse, il paesaggio si apre spaziando fino al castello di Serralunga. Qui si trova l’Azienda Agricola Elio Grasso, un vero e proprio balcone sulle Langhe.


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Circondati dai filari si prosegue verso Castiglione Falletto, dominato dall’imponente fortezza quadrangolare, contesa nei secoli da importanti famiglie patrizie. Sulla sommità del Bricco Rocche, nel centro geografico della zona del Barolo, nella proprietà della casa vinicola Ceretto, spicca un’altra opera d’arte moderna e altamente tecnologica, realizzata nel 1999, in occasione dell’ ampliamento della cantina e dell’insediamento produttivo già esistente. E’ un allegoria al barolo: il grande cubo di vetro , sostenuto con cavi in acciaio, con i suoi spigoli vivi e la solida base, può evocare la spigolosità iniziale del Barolo, così come la sua robusta struttura e la grande tenuta nel tempo. Da qui si scende fino al bivio per Serralunga, con il suo castello stretto e lungo che in realtà in origine era un a torre d’avvistamento , poi verso Roddino, il paesaggio si fa più severo e si divide tra e l’estemporaneità del bosco e l’ordine delle vigne che si diradano e si entra nella Valle Belbo. Al Mulino Marino di Cossano, uno dei pochi che macina a pietra naturale, dove acquistare polenta e farina, particolarmente indicata per tagliatelle e ravioli, provenienti da coltivazioni biologiche. Il paesaggio si fa più sevCon la statale 592 si raggiunge Santo Stefano Belbo, patria di Cesare Pavese e scenario di alcuni capolavori letterari del ‘900 come La luna e i falò.


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TO R N A I N D I E T R O


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In una bella palazzina centrale ha sede il Centro Studi Cesare Pavese, dove oltre a tutte le informazioni sul parco letterario e gli itinerari da lui citati nelle sue opere, si può fruire dell’archivio, del museo con alcune opere inedite, alcuni libri originali e una mostra fotografica sui luoghi pavesiani. In collina affacciato su un superbo panorama di vitigni e castelli si cela il nuovissimo Relais San Maurizio, immerso in un parco secolare. Nel XVII secolo fu sede di un Convento, costruito dai monaci Francescani, per la conduzione di una vita spartana, lontana dagli stimoli


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esterni. Qui i frati dedicavano la giornata non solo alla preghiera, ma anche alla coltura della vite, fondamentale per l’economia dell’intero territorio. Il centro benessere, scavato nel tufo del giardino, guarda le vigne di San Maurizio, dalle quali vengono estratti i principi attivi delle cure al vino praticate nel “Thermarium”. Scollinando il paesaggio torna ad essere arrotondato e gentile. Le vigne si infittiscono e decorano fino ad arrivarare a Barbaresco, dove con una ventina d’anni di ritardo rispetto al Barolo, nacque quel vino che internazionalmente è considerato una delle migliori espressioni dell’enologia italiana.


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Per concludere il viaggio in bellezza, dopo la degustazione nelle Tenute Cisa Adinari dei Marchesi di Grésy, in bella posizione fra le vigne più vocate della zona, si può visitare il piccolo borgo e l’Enoteca Regionale ospitata in una chiesetta barocca sconsacrata: fra i muri


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affrescati si degustano tutti i grandi nomi di Barbaresco. Relais San Maurizio, un antico monastero tra le colline del monferrato località San Maurizio 39, Santo Stefano Belbo, tel. 0141841900. Testo di Ornella D’Alessio e foto di Marco Santini © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA


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ES U TIT

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Canada Langhe

Informazioni: Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero. Le Langhe sono una zona storica del Piemonte a cavallo fra le provincie di Cuneo, Alessandria e Asti, costituita da un esteso sistema collinare e delimitata dai fiumi Tanaro, Belbo e Bormida.

Come arrivare: In auto, da Milano lungo la A7 fino a Tortona, quindi immettersi sulla A21 fino ad Asti e proseguire lungo la SS231 per Alba. In treno, Intercity Milano-Torino, quindi Diretto per Bra-Alba. Da Roma, Intercity per Asti.

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Quando andare: Clima: in autunno e in primavera il clima regala suggestioni particolari, ma va bene tutto l’anno.

Cantine da non perdere: Marchesi di Barolo - Via Alba 12, Barolo, tel. 0173-564400 Da provare: Barolo Cannubi, Barolo Sarmassa e Barolo Riserva Renato Ratti - Frazione Annunziata, La Morra, Cuneo, tel. 017350185 Da provare: Barolo Mercerasco Rocche e Barolo Marcerasco Conca Elio Grasso - Località Ginestra 40, Monforte d’Alba, Cuneo, tel. 017378491 Da provare: Barolo Gavarini Vigna Chiniera e Chardonnay “Educato” Cordero di Montezemolo – Az. Agricola Monfalletto Frazione Annunziata 67, La Morra, tel. 017350344 Da provare: Barolo Vigna Enrico IV e Roero Arneis Polleria Ratti Elio Ad Alba, una sosta d’obbligo per portare a casa il meglio dei


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sapori del territorio, compreso i tartufi, ovviamente in stagione. Via Vittorio Emanuele 18, tel. 0173440540

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Dove mangiare: Torre Bormida - Agriturismo La Costa Per una mangiata pantagruelica (in stagione anche di tartufi) Indirizzo: via della Costa 10 - Telefono e fax: 0173.88079 Chiusura: febbraio Prezzo: la doppia con colazione 80 € Ristorante del Castello Splendido setting nel Castello di Grinzane di Cavour. Da non perdere la tartara di scottona. Via Castello 5, Grinzane di Cavour, tel. O173 262172 Prezzi: da 60 € per persona Chiuso il martedì

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Dove dormire: Red Wine Bella casa ristrutturata in posizione panoramica nei pressi di LaMorra. Piscina e spazio in abbondanza per le moto. Frazione Annunziata 105, La Morra, tel. 0173509250 Prezzi: 85€ per la doppia con prima colazione Aperto tutto l’anno Relais San Maurizio Un antico monastero tra le colline del monferrato: lusso, charme, spa specializzata in vinoterapia e un eccellente ristorante. Località San Maurizio 39, Santo Stefano Belbo, tel. 0141841900 Chiuso da fine gennaio al 1° marzo Prezzi: 240 € per la doppia solo pernottamento


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