Sommario
Orinoco Foto di Riccardo Gallino
Antigua Fuga ai tropici
Orinoco Il labirinto del delta
Bilbao La vita a morsi
Bergamo Oltre le nuvole
Vietnam Rallentando per poi accelerare
Dicembre 2018
Redazione:
Via Pisacane, 26 20129 Milano tel. +39 02.36511073 redazione@latitudeslife.com Foto di Shutterstock
Hanno collaborato
Riccardo Gallino Andrea Barbieri Carones Lucio Rossi Francesco Biestro Francesca Calò
Fotografi
Riccardo Gallino Patrizio Del Duca Lucio Rossi Francesco Biestro Eugenio Bersani
Pubblicità
Info
Bergamo Foto di Eugenio Bersani
n°121 DIcembre 2018
Direttore Responsabile Eugenio Bersani
eugenio@latitudeslife.com
Photo Editor Lucio Rossi
lucio@latitudeslife.com
Sales Manager
Lanfranco Bonisolli
lanfranco@latitudeslife.com
Redazione
Francesca Calò
francesca@latitudeslife.com
Graphic
Arianna Provenzano
arianna@latitudeslife.com
Titolo
Titolo
Land art in Sicilia
Land art in Sicilia
Land art in Sicilia
Land art in Sicilia
Land art in Sicilia
Land art in Sicilia
Antigua
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Fuga ai tropici
A N T I G UA
Fu g a AI TROPICI
Il Limpido, cristallino, traspa declinato nelle infinite grad del turchese, sempre tiep ricco di fondali da esplorare. E le spi 365, una per ogni giorno dell Antigua è il più classico e ben riuscito dell’isola caraibica. Perfetta per una parentesi inve
Testo e foto di Luci
mare. arente, azioni pido e iagge. l’anno. clichÊ ernale.
io Rossi
Fuga ai tropici
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Fuga ai tropici
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i sarà ben un motivo per cui personaggi del calibro di Eric Clapton Paul McCartney o Giorgio Armani hanno scelto Antigua per comprarsi ville favolose e trascorrere vacanze da sogno fuori dal mondo. Il mare se lo godono nelle spiagge private delle loro ville oppure passano ore sulle loro barche in qualche rada nascosta. Mick Jagger ne ha una a vela blu di una ventina di metri su cui si dondola al largo. Ma qual è il motivo per cui quest’isola delle Piccole Antille, scoperta nel 1493 da Cristoforo Colombo, è diventata la meta esotica di riferimento di celebrità e turisti che vogliono andare in vacanza in un posto splendido? Il mare è ovviamente la prima attrattiva. E poi le spiagge. Ok che è un’isole e quindi le spiagge non mancano ma ad Antigua sono davvero tante. La contabilità locale ne conta 365, ma è più probabile che sia una faccenda di convenienza: se sono una per una ogni giorno dell’anno uno è tenuto a ricordare il dato e forse a raccontarlo, questione di marketing quindi. La maggioranza riposa nelle tranquille e protette acque del lato caraibico dell’isola.
Fuga ai tropici
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Tutte sono aperte al pubblico e quindi la sfida per il visitatore non è come ottenere l’accesso alla migliore, ma semplicemente come individuare la spiaggia che si adatta ai propri gusti. Spiagge per tutti i palati Dickenson Bay e Runaway Bay, situate lungo la costa nordoccidentale dell’isola, sono il posto giusto per chi desidera un’esperienza di spiaggia completamente attrezzata. Le più comode di St. John’s sono Fort James e Deep Bay, quest’ultima dominata dalle rovine di Fort Barrington. Mentre Galley Bay attira surfisti durante i mesi invernali e gli appassionati di jogging nelle ore meno assolate.
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Anche la serie di quattro spiaggie a falce di Hawksbill Bay è molto apprezzata, una delle quali è riservata ai nudisti. Nell’angolo orientale dell’isola si trova Half Moon Bay, regina dei cataloghi e di sicuro una delle più belle di Antigua. Attenzione però: è da evitare durante i mesi di giugno, luglio e agosto quando i venti contrari la riempiono di alghe. Ora è un parco nazionale ed è comunque un’ottima scelta per una gita in famiglia, per uno spuntino a base di pollo fritto nei ristoranti appena alle spalle della spiaggia. Se il vostro viaggio ad Antigua è pianificato in estate, i venti dominanti del periodo suggeriscono una sosta a Valley Church Beach e Darkwood Beach, entrambe sul versante occidentale: acque turchesi, spiaggia bianca e poca gente soprattutto in settimana.
Fuga ai tropici
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Antigua coloniale Mare fantastico, natura incontaminata non bastano. Ci sono anche le vestigia di un passato coloniale. Antigua (con la più piccola Barbuda) è un paradiso per il turista. Nella parte meridionale dell’isola, dove si trova il porto inglese, ci sono gli antichi arsenali della Marina Britannica, che nei secoli della colonizzazione aveva scelto questa baia come quartier generale per le manovre militari nel mar delle Antille. Gli antichi edifici in mattoni e pietra sono stati restaurati e accolgono alberghi, ristoranti, bar, negozi, gallerie d’arte. Cuore della zona portuale è il Nelson’s Dockyard, eretto nel 1745 e poi intitolato all’ammiraglio Horatio Nelson che fu il comandante della Marina Britannica, oggi è un sito UNESCO. Il porto militare ospita anche un piccolo museo. Sulle alture ai lati del porto, due fortezze settecentesche si affacciano sulla baia: Fort Berkley, che si raggiunge a piedi lungo un sentiero dal quale si gode un ampio panorama dall’alto, e quanto resta del complesso di fortificazioni di Fort Shirley alla sommità del colle di Shirley Heights, che si raggiunge in automobile incontrando il Dow’s Hill Interpretation Centre, piccolo museo che racconta la storia e la cultura dell’isola con supporti multimediali. Dall’alto, tra le rovine del forte settecentesco, il panorama sulla baia di English Harbour è uno spettacolo indimenticabile.
Fuga ai tropici
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St. John’s la piccola capitale St. John’s è una sonnacchiosa e disordinata cittadina caraibica, non c’è nulla di indimenticabile ma dopo qualche giorno di vita da spiaggia vi verrà voglia di fare una visita in città. Market Street è l’arteria più affollata. La musica a tutto volume che esce dalle radio dei negozi e delle auto in coda si rincorre e si sovrappone a ritmo di reggae, dance hall e calypso. Rastamen dagli sguardi fieri e a volte minacciosi (detestano le foto) camminano con andatura ciondolante tra banchi di frutta e verdura. Ci si può passare tranquillamente una mezza giornata: da vedere ci sono la maestosa Cattedrale anglicana, lungo
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Church Street. Da qui, imboccando Market Street, dirigetevi verso il caratteristico mercato coperto, che offre il meglio di sé soprattutto il venerdì e il sabato mattina, quando le merci sono esposte in abbondanza. Le occasioni per uno spuntino non mancano in città, ma se volete un consiglio andate da Beach Limerz, sulla spiaggia di Fort James. Si pranza in terrazza, su un deck in legno con le finestre a ribalta affacciato sulla spiaggia, la cucina è la stessa che si trova altrove, con piatti di carne e pesce, curry e riso cullati al ritmo dei classici giamaicani. Il nome è tutto un programma: deriva dal verbo To Lime, tipico dell’inglese caraibico che in pratica significa ‘godersi il momento’ e credeteci, il momento ha tutto per essere ricordato a lungo.
Fuga ai tropici
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Tradizioni Uno dei vecchi edifici del forte settecentesco di Fort Shirley, restaurato e trasformato in bar-ristorante, ogni domenica accoglie la più grande e animata festa dell’isola, con le steel band che suonano in cima alla scogliera che guarda il Mar delle Antille. È lo Shirley Heights Sunset Party and BBQ che attira visitatori da tutta l’isola per ballare, bere birra o rum punch e godersi il tramonto. Ideale è andarci con un taxi locale che saprà destreggiarsi tra le molte auto che salgono la collina. Un altra festa molto sentita dagli isolani è quella del Carnevale di Antigua, che cade il primo lunedì e martedì del mese di agosto. Il lunedì mattina molto presto gli abitanti
Fuga ai tropici
di Antigua marciano per St. John’s al ritmo della musica caraibica, mentre il pomeriggio del giorno successivo tocca alle bande e ai carri allegorici tra i quali verrà poi eletto il re del carnevale. A tavola Nel corso dei secoli ad Antigua si sono stanziate diverse popolazioni quindi la gastronomia ha subito le influenze più disparate, dando vita alla cucina creola. Immancabile su tutte le tavole dell’arcipelago è il riso, che qui si gusta bollito, ripassato in padella con un effetto secco e croccante. Fondamentali nella maggior parte delle ricette, le spezie e la frutta, come noce di cocco, mango, papaia, avocado, banana dolce e plantano.
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Fondamentali nella maggior parte
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le spezie, E LA FRUTTA, COME NOCE
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di cocco,
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Molto comune è anche il pollo, spesso cucinato con la spezia Jerk, allo stile giamaicano, il piatto finale si chiama Jerk Chicken ed è servito con riso e fagioli. Ma il re della tavola è il pesce: barracuda, cernie, king fish, lampughe, sgombri e wahoo vengono cucinati alla griglia, stufati con spezie o accompagnati da salsa curry e a volte dal chutney, una particolare salsa agrodolce piccante usata anche per condire frittelle a base di papaia. Fra le verdure, il callaloo , una sorta di spinacio, che viene bollito e aggiunto alla carne di maiale o al granchio, per dare vita ad un tipico piatto locale. Fra i crostacei, l’aragosta migliore è quella cotta alla brace e accompagnata da riso alla creola e spezie. Un’annotazione a parte la merita una salsa, tipicamente piccante come molte di quelle che si usano ai Caraibi: si chiama Susie’s Hot Sauce. Il nome è quello della signora che lo produce nella sua casa trasformata in laboratorio ed è a base di peperoncino, mango e altri ingredienti segreti. Ha vinto premi da tutte le parti e prodotto salse personalizzate per diversi membri della casa Reale britannica. La produce in diverse gradazioni di intensità proprio per andare incontro anche a chi non è abituato ai sapori forti; resta comunque piccante ma è assolutamente da provare. Testo e foto di Lucio Rossi © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Fuga ai tropici
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Fuga ai tropici
G A L L E R Y
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Il posto
Hermitage Bay
HERMI TAGE BAY ALL INCLUSIVE AL TOP
Il posto
Hermitage Bay
L’
avventura di Hermitage Bay ha inizio nel 2000, a Londra, quando un imprenditore originario dell’isola cerca fondi per costruire un piccolo albergo su una splendida spiaggia vergine di Antigua. Ne parla con l’amico Andrew Thesen, un passato nell’industria petrolifera e un presente nella finanza londinese, ma pronto per una nuova svolta. E la svolta arriva, con la missione di diventare proprietario di un hotel di lusso ad Antigua. Scelgono una baia spettacolare, magicamente intatta, con una spiaggia a mezzaluna circondata da colline che digradano verso la costa, dove il mare è sempre tranquillo e
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ITAGE BAY riparato. Il posto giusto per costruire un albergo di piccole dimensioni. Hanno così inizio i lavori per strappare alla vegetazione vergine gli spazi necessari per costruire le 30 ville, in parte sulla spiaggia e in parte sulla collina. Niente grandi architetti e designer per il progetto di Hermitage Bay, qui tutto si basa sull’architettura spontanea o vernacolare, cioè ispirata alla tradizione del posto. Certamente tutte le soluzioni e le scelte impiegate contribuiscono a dare un tocco di originalità e ricercatezza ma senza la spasmodica ricerca di stupire che caratterizza molto del design contemporaneo.
Il posto
Hermitage Bay
All’Hermitage Bay il decor è una combinazione di stile coloniale con un tocco di Asia: pavimenti in legno scuro, docce all’aperto, biancheria in lino candido e persiane in legno che si aprono su un lato della camera. Per le ville sulla collina, con piscina privata e deck in legno, la privacy e la vista sulla baia sono l’elemento principale. Le soluzioni sulla spiaggia godono della brezza del mare e del sottofondo delle onde sulla spiaggia. Il servizio è all inclusive, cosa inusuale per un albergo del livello di Hermitage Bay. Di solito gli all inclusive hanno la reputazione che si meritano: cibo più abbondante che buono e chiassose combriccole di amici in coda al bar, in spiaggia e al ristorante, tutti rigorosamente dotati di
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ITAGE BAY braccialetto d’ordinanza. Una scommessa per una struttura sofisticata e con un prezzo giornaliero che supera il numero a quattro cifre, non per tutte le tasche quindi. Ma alzarsi da colazione, pranzo o cena senza firmare alcun conto e senza doversi preoccupare di quanti bicchieri o bottiglie si ordinano non ha prezzo, per chi può permetterselo ovviamente. Il ristorante è alla carta ed è di livello internazionale, chef e camerieri potrebbero essere quelli di un qualsiasi locale di una grande capitale, i piatti sono costruiti con incredibile cura e gli ingredienti sono a chilometro zero, frutta e verdura anche meno, dato che arrivano dall’orto biologico
Il posto
Hermitage Bay
dell’albergo. Aspettatevi di trovare molti inglesi, un po’ di americani, novelli sposi e qualche elegante coppia di signori, con drink in mano, con quel tocco British che solo le persone di una certa età riescono a esaltare. Ma la presenza degli altri non si avverte mai realmente, a parte verso ora di pranzo o cena, quando il profumo dei deliziosi piatti riesce a stanare dalle camere anche le più appassionate coppie di sposi novelli. Durante il giorno la vita scorre tra piscina, bar e spiaggia e anche qui il servizio è degno di nota: accanto a ogni coppia di lettini c’è una bandierina, basta alzarla e un premuroso membro dello staff (straordinario in tutte le sue componenti) si precipiterà a prendere l’ordinazione. Palestra e SPA completano
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ITAGE BAY l’offerta. L’hotel organizza anche escursioni e attività, coocking class, giri in barca e tour dell’isola. Decisamente insolita la battuta di pesca alle vongole, che si svolge nella laguna alle spalle della proprietà, adiacente all’oceano e orlata da mangrovie. In compagnia di un esperto pescatore ci si immerge fino alle ginocchia e si cercano le conchiglie vagliando il fondale con i piedi, se il bottino è consistente finiranno nel piatto cucinate dallo staff dell’albergo. Non sono certo come quelle cui siamo abituati, ma le avrete pescate voi, volete mettere? Per informazioni www.hermitagebay.com
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Fuga ai tropici
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Antigua
Informazioni: Sul sito del Antigua and Barbuda Tourism Authority che si trova a Londra ci sono informazioni per tutte le esigenze, inoltre è possibile visitare anche la pagina Facebook. Per informazioni in italiano visitate questo sito sul turismo ad Antigua e Barbuda. Come arrivare: Tariffe interessanti con British Airways che collega Milano e Roma con l’aeroporto internazionale V.C. Bird a pochi minuti da St. John’s.
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Quando andare: Clima tropicale mitigato dagli Alisei; le temperature variano dai 23° ai 30°. Gli acquazzoni tropicali sono più frequenti da settembre a novembre. Dove dormire: Hermitage Bay Resort and Spa
Dove mangiare: Ana’s Restaurant and Art Gallery sulla Dickenson Bay Beach Limerz
Copper and Lumber Seafood all’interno del Nelson’s Dockyard National Park Documenti: Passaporto in corso di validità e biglietto di ritorno. Il visto va richiesto per soggiorni che superano i 42 giorni.
Fuso orario: 5 ore in meno rispetto all’Italia quando vige l’ora solare, 6 con l’ora legale.
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Vaccini: Nessuno, in generale le condizioni sanitarie sull’isola sono ottime.
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Lingua: Inglese è la lingua ufficiale, la popolazione locale parla un dialetto creolo. Valuta: La valuta locale è il Dollaro dei Caraibi Orientali (ECD) 1 euro = 3,05 ECD I dollari americani sono accettai ovunque al pari delle carte di credito. Religione: Cristianesimo, declinato in varie confessioni, la più comune è quella protestante. Elettricità: 110/220 Volts; le prese sono americane quindi serve un adattatore.
Telefono: Dall’Italia 001.268 più il numero locale; per chiamare l’Italia si compone lo 01139 più il prefisso della città interessata con lo zero. Abbigliamento: Abiti in fibre naturali con qualche indumento più pesante o giacca leggera per gli ambienti condizionati e le sere ventose. Link utili: UNESCO World Heritage Site Nelson’s Dockyard
Il labirinto del delta
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Il labirinto del delta
Un viaggio alla scoperta di tradizioni, tesori naturali, storie e popoli, in una terra ancora lontana dagli sguardi e dalla fame del turismo piÚ feroce. Lungo il fiume il tempo scorre immobile e il re è il Delta Orinoco. Testo e foto di Riccardo Gallino
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iume Orinoco e dintorni: un paradiso sconosciuto dal grande pubblico, che di solito identifica ogni corso d’acqua immerso nella vegetazione tropicale sudamericana con il più famoso Rio delle Amazzoni. Un’associazione di idee che ha sempre meno fondamento, trovandosi da decenni l’amazzonia brasiliana a essere vittima di una deforestazione sconsiderata. L’area che circonda il fiume venezuelano si è invece miracolosamente salvata dal destino della sua controparte verde amazzonica, mantenendosi intatta come un’isola felice, lontana dalle logiche predatorie che invadono anche le aree più remote del globo. Il bacino idrografico dell’Orinoco è cuore pulsante e corpo verde del paese, dispiegandosi lungo tutta la spina dorsale della nazione venezuelana dalle sorgenti alla sua foce. Un fiume nel continente sudamericano secondo solo al Rio delle Amazoni per lunghezza e portata d’acqua, e che è stato esplorato per tutta la sua estensione fino alle sorgenti al confine tra Venezuela e Brasile solo recentemente.
Il labirinto del delta
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Il labirinto del delta
Un paesaggio costellato da isole e canali, formatesi con l’accumulo di materiali trasportati dal fiume, con popolazioni indigene che vivevano su palafitte: scenario che fu associato dai primi esploratori europei a una “piccola Venezia”, da cui il nome Venezuela. Trecentomila chilometri quadrati di foresta si sono salvati grazie al petrolio. Sembra strano ma è così: concentrati sull’estrazione degli enormi giacimenti di idrocarburi, pochi interessi sono stati rivolti verso le risorse naturali racchiuse nel polmone verde capaci di generare enorme ricchezza, come invece è capitato al bacino amazzonico. L’Orinoco va poi a ramificarsi in centinaia di canali che,
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prima di sfociare nell’Oceano Atlantico, a intervalli regolari straripano allagando completamente tutta l’area e lasciandola in uno stato di palude permanente. E’ il Parco Nazionale Delta Orinoco: affascinante area incontaminata dal caratteristico clima umido subtropicale con temperature costantemente superiori ai 30 gradi, coperta da savana e foreste ricche di vegetazione e biodiversità, che si dipana in un dedalo di canali e acquitrini tra mille ramificazioni. Se nei dintorni immediati del Delta Orinoco la regione risulta a tratti antropizzata, spingendosi più a nord ci si trova in un vero angolo fluviale dimenticato dallo scorrere del tempo: l’area del parco che circonda il delta dell’affluente Amacuro.
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Qui la giungla è formata da alberi eccelsi e da un quantitativo enorme di uccelli, pappagalli, rapaci, rettili e pesci che popolano un paesaggio mai monotono, costruito dalla vegetazione che si ripete infinitamente in forme e ombre sempre diverse, perdendosi tra gallerie verdi che chiudono stretti canali o labirintici giochi di enormi radici che si allungano sull’acqua. Se i grandi caimani si tengono a distanza sulle rive, gli uccelli non temono la presenza umana e si avvicinano con voli radenti, protagonisti in un paradiso per birdwathcers popolato da aironi, martin pescatori, tucani, pappagalli e colibrÏ.
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Non mancano chiaramente le zanzare, particolarmente agguerrite dopo i regolari acquazzoni quotidiani che limitano la visibilità a pochi metri dietro a una coltre di pioggia impenetrabile. Nei corsi d’acqua la fanno da padrone, oltre a enormi pesci gatto, i famigerati piranha (chiamati dai locali caribe, cannibali) che, normalmente di piccola stazza, qui invece raggiungono dimensioni ragguardevoli per la gioia di pescatori per necessità o diletto. Le acque dell’Orinoco sono popolate anche dal famoso delfino amazzonico, che qui mantiene il soprannome di tonina, affibbiatogli dai primi esploratori europei che lo scambiarono per un piccolo tonno.
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E’ un luogo ricco anche di miniere e giacimenti di idrocarburi che fortunatamente rimangono ancora nascosti, lasciando la natura per ora a disposizione solo dei pochi abitanti che qui vivono dalla notte dei tempi, in simbiosi perfetta con l’ambiente estraendone tutte le risorse per la loro vita essenziale: gli indigeni waraos. Il loro nome significa letteralmente“abitatori delle canoe”: oltre che come simbiotico mezzo di trasporto pare che venissero sfruttate anche come riparo itinerante, prima di scoprire l’utilizzo delle palafitte in pianta stabile. Le palafitte sembrano più alte rispetto al livello dei fiumi, ma con l’alta marea proveniente dall’Atlantico che
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quotidianamente ne fa variare la profondità la prospettiva cambia. Le pareti sono del tutto inesistenti e l’unico riparo dagli agenti atmosferici rimane il tetto in fronde di palma, recuperate nei dintorni della capanna. La zona fuoco e cucina sta in un angolo della struttura, su un semplice strato di terriccio con pochi utensili in plastica e pentole di metallo, oltre ai tradizionali cesti in fibre naturali. Stracci o strumenti da lavoro finiscono per accumularsi a terra tra acqua, fango e formiche, e talvolta vengono appesi in quella che per noi potrebbe sembrare della biancheria stesa, ma per loro è quanto di piÚ simile esista a un armadio.
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Vivendo da sempre a contatto con il fiume i numerosi bambini della famiglia imparano a tuffarsi, nuotare e pagaiare con le canoe per raggiungere i loro vicini di palafitta ancora prima di camminare. Oltre che per la raccolta di radici e piante commestibili, gli indios si addentrano in foresta per battute di caccia, ancora condotta con le armi tradizionali: lance, arco e e frecce e solo ultimamente con l’ausilio di basilari armi da fuoco in cal.12, utili per prede impegnative come rettili, roditori, scimmie o volatili di grandi dimensioni come il pajaro de agua, sorta di fagiano presente ovunque lungo le rive del fiume. Per cacciare ci vuole piÚ tempo, risorse e fortuna rispetto alla fonte primaria del cibo quale ovviamente è la
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pesca, condotta con reti e arpioni. I waraos cucinano alla brace i piranhas, non prima però di aver rimosso i loro 24 affilatissimi denti, che utilizzano come piccoli strumenti da taglio. Contrariamente a molte altre realtà indigene che tentano di rimanere fedeli alle proprie origini salvo poi cedere alle tentazioni della globalizzazione (spesso sotto forma di indumenti o telefoni cellulari), i waraos non si mostrano interessati più di tanto allo straniero: probabilmente sono ancora così estranei al mondo da non comprendere nemmeno quanto questo sia lontano dalla loro realtà quotidiana, costruita su piccole e semplici operazioni rituali, con una natura che offre loro tutto il necessario per una vita del tutto autosufficiente.
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La zona del Delta Amacuro si raggiunge facilmente da Puerto Ordaz, cittadina dotata di efficientissimo aeroporto ben collegato a Caracas, impiegando un paio di ore di macchina su strada spaziosa e scorrevole. Per addentrarsi all’interno della miriade di canali è indispensabile appoggiarsi a uno dei piccoli centri abitati dotati di pontile, da cui proseguire con una barca a motore verso l’interno. Una volta raggiunto un campo base nel cuore della foresta si puo’ procedere all’esplorazione utilizzando kayak o le tipiche canoe in legno, pernottando nei pressi delle capanne dei nativi con le tende e con equipaggiamento da campeggio adeguato, con riserva di viveri e depuratori per l’acqua. E’ comunque possibile avvicinarsi allo stile di vita dei nativi in maniera meno avventurosa e invasiva, appoggiandosi, magari anche solo temporaneamente, ai diversi eco camp presenti nell’area con diversi livelli di comfort. I pernottamenti sono garantiti in capanne spaziose su palafitte, dotate di letti singoli o matrimoniali con zanzariera, con affaccio diretto senza pareti verso il fiume e la foresta, il tutto sotto un tetto di frasche che garantisce ugualmente un alto livello di privacy senza rinunciare allo stile architettonico dei waraos. L’atmosfera nelle capanne è resa ancora più particolare dall’illuminazione notturna solo con candele, e dalla sveglia mattutina con i colibrì che cominciano a ronzare nella capanna senza alcun timore, incuriositi dai visitatori sotto alla zanzariera.
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Oltre alle visite ai nativi raggiungibili tramite fiume su barche adatte ci si può dedicare all’immancabile pesca dei piranha, al birdwatching o a trekking in foresta guidati da
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guide locali competenti sui diversi aspetti antropologici o naturalistici, il tutto accompagnato da quotidiani tramonti sfolgoranti e notti con stellate spettacolari. Testo e foto di Riccardo Gallino Š LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Come arrivare: Tap Air Portugal, da Milano o Roma via Lisbona.
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Quando andare: Mesi invernali, al termine della stagione delle piogge, con temperature comunque calde.
Dove mangiare e dormire: Nel delta Orinoco e Amacuro sono presenti diverse strutture attrezzate per il turismo. Ristoranti e negozi propongono varia scelta di pietanze locali e frutta, senza alcuna difficolta’ di approvvigionamento. Fuso orario: - 6 ore rispetto all’Italia.
Documenti: Passaporto in corso di validitĂ per almeno 6 mesi; nessun visto necessario per scopi turistici. %&x
Lingua: Spagnolo, diffusissimo inglese.
Valuta: Bolivar venezuelano. La moneta subisce repentine fluttuazioni, potenzialmente raddoppiando il proprio cambio effettivo nel giro di pochi giorni. Vaccini: Non obbligatori.
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Telefono: Prefisso 0058. Nelle zone rurali periferiche disponibile solo rete traffico voce con schede sim locali funzionanti su cellulari di vecchia generazione (non smartphone).
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BILBAO La vita a morsi
Tradizioni basche, clima atlantico e calore iberico: la città ha saputo rinnovarsi, ripensando la propria urbanistica e aprendosi al turismo grazie a interventi che hanno riqualificato interi quartieri, favorendo la vita all’aria aperta. Testo di Andrea Barbieri Carones Foto di Patrizio Del Duca
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n po’ Spagna, un po’ Atlantico e molto Paesi Baschi. Ecco Bilbao, che dopo aver abbandonato le velleità di indipendentismo è oggi una tranquilla città in una regione immersa nel verde, tra colline, spiagge e antichi vigneti lungo una valle segnata da fiumi e colline. Una regione con 3 province, 3 climi diversi e abituata alla vita all’aria aperta in linea con il costume tradizionale spagnolo secondo il quale la gioia di vivere sotto il sole o sotto le stelle rappresenta l’essenza stessa di un Paese. Camminare per la città basca solleva una certa curiosità nel viaggiatore più attento ed esperto: i modi di vivere sono simili a quelli delle altre città medie spagnole, con una vivace vita notturna, locali all’aperto e ristoranti pieni fino a tarda sera. Il clima ricorda invece quello delle città della Bretagna, con estati relativamente fresche, inverni abbastanza temperati e abbondanti precipitazioni atmosferiche, che fanno sì che il paesaggio circostante sia verde come certe colline alsaziane ricche di vigneti. Con l’aggiunta di boschi di conifere, di lunghe spiagge sabbiose e di piccole cittadine da scoprire una per una.
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Innovare e rinnovare Per chi visita Bilbao la prima volta, tutto sembra quasi “normale”: un fiume, edifici moderni e antichi, un museo fra i più famosi al mondo (il Guggenheim), colline che sovrastano la città e una superstrada che in un quarto d’ora porta verso le spiagge dell’Oceano Atlantico correndo lungo vecchi “docks” un tempo degradati. Chi invece la visitasse oggi per la seconda o per la terza volta a distanza di 10-15 anni dalla precedente noterebbe gli importanti cambiamenti che sono stati portati da amministratori lungimiranti. E i turisti piano piano sono
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arrivati, portati dalle diverse compagnie aeree low cost che hanno collegato la città con il resto d’Europa. Anno dopo anno, i sindaci hanno investito per rifare intere aree urbane, ripulendole dal degrado e dall’incuria. La prima zona a cambiare completamente faccia è stata quella lungo il fiume Nervion: se un tempo era grigia e formata da vecchi edifici industriali, dall’inizio del nuovo secolo è stata riconsegnata alla città e unita al nucleo urbano grazie e una serie di ponti, il più famoso dei quali è quello di Calatrava, che segna una sorta di passaggio tra vecchio e nuovo.
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Il museo Guggenheim Inaugurato nel 1997 sulle rive del fiume Nervion, è al centro di un’area completamente rifatta e restituita alla cittadinanza e ai turisti, che la vivono per passeggiare, correre o anche solo per fare vita all’aria aperta con la famiglia. All’interno di una delle strutture espositive più visitate di Spagna e sotto una copertura di 33mila scaglie di titanio si trovano opere artistiche contemporanee risalenti al Novecento e al secolo corrente in un edificio che – insieme al vicino ponte di Calatrava – rappresenta l’immagine di Bilbao rivolta verso il futuro.
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Shopping, Casco viejo e Atlantico Ma c’è anche una Bilbao che è rimasta quasi intatta: è il caso del “Casco viejo”, il centro storico situato a meno di un chilometro dal Guggenheim, sull’altra sponda del fiume. E’ un luogo dove passeggiare a tutte le ore del giorno e della sera per cenare nei locali tipici, per sostare in uno dei numerosi locali della Plaza Nueva e sedersi a un tavolino di un bar magari per assaggiare i pintxos, stuzzichini e piatti tipici tipici della gastronomia basca, farciti a seconda del gusto del cuoco e accompagnati da un calice di vino.
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Nei dintorni, gli amanti delle specialità tipiche della tavola potranno invece fermarsi in una delle numerose botteghe artigianali che preparano e confezionano il Jamòn serrano, considerato (al pari di molti prosciutti italiani) fra i migliori prosciutti del mondo. Se il Casco Viejo rappresenta la storia antica di Bilbao, i quartieri compresi tra il Guggenheim e la città vecchia rappresentano il centro dello shopping, del passeggio e della vita lavorativa degli abitanti di Bilbao e dei turisti con circa 500 negozi, centri commerciali, ristoranti e locali per la movida di giovani e meno giovani.
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Nella zona costiera, nuovi quartieri sono sorti nel verde e senza che fosse stravolto il passato della città ; passato che in riva all’oceano è incarnato dal famoso Puente de Vizcaya o Puente Colgante, un ponte in ferro inaugurato nel 1893 con colori e struttura simile alla Torre Eiffel e
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che è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco. Da questa zona a circa 15 chilometri dal Casco Viejo si può partire per visitare la costa basca, dove la vegetazione e il clima sono più simili a quelli della lontana Inghilterra che a quelli della Costa Brava. Testo di Andrea Barbieri Carones e foto di Patrizio Del Duca © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Bilbao
Informazioni: Sul sito dedicato al turismo della Spagna e sul sito della città di Bilbao. Come arrivare: Dall’Italia, numerose compagnie di bandiera e low cost propongono voli per la città basca.
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Quando andare: Clima: Un city break a Bilbao va bene in ogni periodo dell’anno. La città si trova in una regione che la rende molto più simile all’Inghilterra che alla Spagna, con climamite, umido e nuvole molto frequenti che comunque regalano un’atmosfera affascinante e romantica. Dove dormire: Grand Hotel Domine camere di design con vista Guggenheim.
Dove mangiare: Al Mercato della Ribera ci sono le occasioni migliori per un assaggio dello street food basco distribuito su tre piani di pesce, carne, frutta e verdura. Al Gure Toki in Plaza Nueva si mangiano i migliori Pintxos della città, infatti è molto frequentato alla sera. Un altro indirizzo è il ristorante Viejo Zortzi in Calle Licenciado Poza 54 dove si gustano specialità basche. %&x
Lingua: La lingua parlata è il basco o Euskera, ma tutti parlano spagnolo e inglese.
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Valuta: Euro.
Abbigliamento: Preparatevi ai repentini cambi climatici che la cittĂ regala in abbondanza; quindi, a seconda della stagione del viaggio, predisponete le contromisure con capi adeguati.
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BERGAMO Oltre le nuvole
Oltre le nuvole
Bergamo
BERGAMO
OLTRE LE NUVOLE
Tutti ci passano, in molti ora ci restano. Ieri anonimo non-luogo, città di passaggio, lembo low cost del cielo della grande Milano, la città natale di Donizetti è invece una meta che vale il viaggio. Capolavori dell’arte, festival della lirica e buon cibo hanno conquistato gli stranieri. Come un elisir d’amore. Testo di Francesca Calò Foto di Eugenio Bersani
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BERGAMO Oltre le nuvole
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P
rima era Orio, oggi è Bergamo. Il nido di Ryanair ai piedi delle Orobie brilla oltre la pista. E lo fa di luce propria. Considerata a lungo l’aeroporto di Milano a 45 minuti dalla città, oggi Bergamo è il fuoriporta meneghino a meno di un’ora. La rotta è invertita. Il turismo è per la città lombarda una grande scommessa. Tra i punti di forza, un patrimonio storico e architettonico importante. E l’arte del vivere bene. Alta e Bassa. Antica e moderna. Slow e veloce. Bergamo ha una doppia anima.
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Da un lato c’è il borgo con la sua storia millenaria che affonda le radici nelle sue origini romane, dall’altro la città nuova con la sua vocazione industriale. Ad abbracciarla, tutta intorno, ci sono le mura. 6 chilometri di cinta muraria costruiti dalla Repubblica di Venezia nel 16 secolo, oggi patrimonio mondiale dell’UNESCO. Per realizzarli vennero demoliti oltre 250 edifici, di cui 8 religiosi, ragion per cui Bergamo ricevette ben 8 scomuniche. Perfettamente conservate fino ai giorni nostri, sono il luogo per eccellenza dove fare una passeggiata. A cucire la Città Bassa con la Città Alta c’è la Funicolare
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che da più di 120 anni funge da spola dal centro di Bergamo con piazza Mercato delle Scarpe. In pochi minuti si vola in alto e si raggiunge il cuore antico della città. Si dice che Le Corbusier ne sia stato talmente colpito da definirla la piazza più bella al mondo. Che sia vero o no, la Piazza Vecchia è un piccolo capolavoro di geometria ed equilibrio, su cui si affaccia il Palazzo della Ragione, la più antica sede comunale lombarda esistente, e la Torre Civica, detta “il Campanone”. Sull’altro lato la facciata di marmo bianco di Palazzo Nuovo ospita la Biblioteca Angelo Mai che conserva un patrimonio librario composto da incunaboli, cinquecentine, stampe, manoscritti .
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TO R N A I N D I E T R O
BERGAMO
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Un concentrato di stili e opere monumentali, tutti in una piazza. Piazza Duomo ospita la Cattedrale, l’Episcopio, la Curia, il Battistero e la Cappella Colleoni, capolavoro del Rinascimento. All’interno della basilica di Santa Maria Maggiore il monumento funebre a Gaetano Donizetti: un’opera marmorea dedicata al musicista che ne raccoglie le spoglie e che fu realizzata dallo scultore svizzeroitaliano Vincenzo Vela (1820-1891) fra il 1852 e il 1855. Una città votata alla musica. Al teatro, in particolare, che raccoglie il ricordo del celebre compositore promuovendo iniziative, una programmazione ricca e di respiro internazionale che va dalla lirica alla prosa, passando per produzioni contemporanee. Tre teatri: il più antico, il Donizetti, attualmente chiuso per restauro); il Teatro Sociale, nella parte Alta, e il più moderno Creberg.
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Il tempio dell’arte invece è la Accademia di Carrara. Mirabile pinacoteca, tra le più importanti in Italia, si fregia di avere tra i maggiori lasciti di collezioni private, tra cui quella del suo fondatore, Giacomo Carrara (1714-96). Nelle 28 stanze dell’edificio scorrono i nomi di Mantegna, Lotto, Pisanello,
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Botticelli e molti altri. La struttura ha riaperto nel 2015, dopo un accurato restauro, e, oltre a possedere più di 1800 opere dal 400 ai giorni nostri, ospita anche mostre temporanee. Da volare via. Testo di Francesca Calò e foto di Eugenio Bersani © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA
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Canada Bergamo
Come arrivare: In aereo: L’Aeroporto internazionale Milano Bergamo è a soli 5 chilometri dalla città. In auto: Autostrada A4 Milano-Venezia (Uscita Bergamo). In treno: Da Milano e Brescia in circa 50 minuti. Dalla stazione ferroviaria un autobus ATB (Linea 1) conduce alla stazione inferiore della funicolare da cui in pochi minuti si raggiunge Bergamo Alta.
Dove dormire: Gombithitel, Via Mario Lupo, 624129 Bergamo +39 035 247009. Hotel di design situato nella parte Alta che dispone di 13 stanze una diversa dall’altra.
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Dove mangiare: Lalimentari è un ristorante, rinnovato da poco, in Piazza Vecchia a Bergamo Alta. Con una collocazione d’eccellenza, all’interno del Palazzo del Podestà di Bergamo, il locale unisce design e tradizione attraverso i piatti tipici bergamaschi ed eleganti elementi di interiori design, come archi, capitelli e affreschi.
Suggerimenti: Gamec - Via San Tomaso, 53 Aperto dallle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 dal lunedi alla domenica. Il martedi chiuso. Accademia Carrara - Piazza Giacomo Carrara, 82 Chiuso il martedì. Aperto dalle 9:30 alle 17:30 (ultimo ingresso ore 17:00). Biglietto GAMeC + Accademia Carrara: 12 € (ridotto: 10 €).
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Link utili: Visit Bergamo
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VIETNAM
R A L L E N TA N D O PER POI
ACCELERARE
Vietnam
LAT 16,00 N
A bordo di una motocicletta scassata alla scoperta del Vietnam. Un dolcemente viaggiare tra cittĂ caotiche, risaie terrazzate, templi e villaggi che spuntano dietro curve e tornanti. Testo e foto Francesco Biestro www.francescobiestro.com
Vinto il primo sconforto non resta altro da fare che impacchettare i propri averi sul portapacchi, sigillare il tutto con i mezzi di fortuna che si sono riusciti a reperire e partire verso l’inďŹ nito
Rallentando per poi accelerare
VIETNAM I
l Vietnam è certamente un luogo affascinante fatto di culture, luoghi e modi di vivere completamente
diversi rispetto al mondo occidentale. Nonostante la sua lontananza e le sue diversità negli ultimi anni ha conosciuto un’esplosione di popolarità. La baia di Halong, il delta del Mekong e le sue spiagge sono mete molto gettonate. Se però si cerca qualcosa di più autentico, una di quelle avventure che facciano avvertire il formicolio dietro la nuca e giù lungo la schiena derivato dall’emozione dell’incerto, qualcosa che risvegli sensazioni di eccitazione profonda e un piacere della scoperta che nessun resort a 5 stelle riuscirebbe mai a generare, allora forse la soluzione migliore è quella di prendere un volo per una delle due città cruciali di questa nazione (Hanoi o Ho Chi Minh city), recarsi in uno dei tanti rivenditori locali di mezzi usati (molto usati) a 2 ruote ed accaparrarsi per poche centinaia di euro un bidone epocale che dovrà, con tutta la benevolenza dei santi, accompagnare il suo fortunato possessore dalla parte opposta del Vietnam attraverso strade trafficate, polverose e talvolta
tortuose per un totale di 1600 km. A dirla così potrebbe apparire molto facile o molto difficile a seconda del lettore ma, in fin dei conti, è entrambe le cose. Prendere confidenza con una motocicletta con 100cc di cilindrata è alla portata anche di chi su una sella non ci si è mai seduto, se poi il cambio manuale appare uno scoglio insormontabile non è comunque difficile reperire qualcosa di semi o totalmente automatico per prezzi che, talvolta, sono anche inferiori rispetto alla controparte manuale. Le cose si complicano leggermente quando si tratta di fare la prima uscita nel traffico locale, che sia Hanoi oppure Ho Chi Minh non cambia realmente le cose, qui i sensi di marcia sono più una formalità verbale piuttosto che una vera legge del codice della strada, i semafori caldi consigli piuttosto che obblighi, l’unica regola sacra ed incontrovertibile è quella che recita il più grosso passa per primo, e va da se che alla cima della scala gerarchica stiano bus e camion passando poi per camion più modesti e furgoni seguiti da auto, moto e solo alla fine biciclette e pedoni.
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FOTO GALLERY
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VIETNAM
Nonostante una prima occhiata a questo elenco possa mettere
ansia riguardo alle possibilità di sopravvivenza alla guida di un
mezzo a due ruote bisogna poi notare che, essendo la posizion
del pedone ancora più in basso, l’essere in sella è gerarchicame
molto più sicuro in rispetto all’essere a piedi. Panico a parte, s
dopo i primi 5 minuti tutto potrebbe sembrare completamente folle, dopo la prima ora le cose iniziano ad apparire diverse e l
paure vengono fugate poco a poco, con lo scorrere del tempo e l’acquisizione di una fiducia data dalla comprensione di un mo
che, a modo suo, funziona, seppur con tutte le sue problematic
A questo punto vinto il primo sconforto non resta altro da fare
e
impacchettare i propri averi sul portapacchi, sigillare il tutto con
n
i mezzi di fortuna che si sono riusciti a reperire, legare molto
ne
saldamente il bozzolo con corde che avrete rimediato con facilitĂ
ente
in loco e partire verso l’infinito. Che si inizi da nord dirigendosi
se
verso sud o viceversa poco importa, la strada principale è una
e
(saltuariamente due) e conduce in tutti i luoghi turistici piĂš
e
importanti segnati sul taccuino del viaggiatore informato,
e con
partendo dalla meravigliosa baia di Ha Long, con le sue montagne
ndo
che fuoriescono direttamente dal mare creando uno spettacolo
che.
talmente suggestivo da essersi meritato di entrare a far parte
e che
della ristretta combriccola delle 7 meraviglie del mondo naturale.
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VIETNAM
Qui potrete spendere un pomeriggio in barca e una giornata a Ca
Ba, un’isola dove fuggire dalla furiosa urbanizzazione portata ava
grazie agli investimenti cinesi nella città di Ha Long e godersi una
mattinata nel parco naturale ed un pomeriggio in spiaggia. Se in v
pulsa il cuore di uno speleologo allora la tappa successiva deve es il complesso di grotte di Phong Nha Ke Bang, qui al modico prezz
di 3000 dollari (si proprio tremila) potrete partecipare a un trekk
di cinque giorni all’interno della caverna di Son Doong accreditat
di essere una delle esperienze più incredibili da vivere in Vietnam
Procedendo verso sud si arriva al trittico di città composto da Hu
at
An e Da Nang. La prima è una città piuttosto moderna ma senza eccessi;
anti
qui un pomeriggio per visitare la cittadella è assolutamente obbligatorio,
a
la seconda una piccola bomboniera sulla cui sera cala un’atmosfera magica
voi
fatta di luci soffuse e sciabordio delle barche che percorrono i canali del
ssere
centro; mentre la terza è qualcosa di molto più simile a una metropoli
o
moderna fatta di alti palazzi e vita notturna. Ma più di ogni altra cosa qui
king
di imperdibile c’è il passo montano (Hai Van Pass) che collega Hoi An a Da
ta
Nang. Affrontarlo su un mezzo che sbuffa e arranca come una caffettiera
m.
ormai arrivata alla sua ultima tazza regala proprio quelle emozioni che ci si
uè, Hoi
aspetta di vivere in un viaggio come questo.
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VIETNAM
Lungo tutto il percorso la vista sul mare semplicemente toglie il fiato e da sola ripaga di tutti i dolori al fondoschiena e la polvere ingoiata in questi giorni. Proseguendo ulteriormente le verdi colline di Da Lat e le cristalline spiagge di Nha Trang sono le ultime tappe prima di attraversare le porte di Ho Chi Minh City, che ancora una volta vi accoglierà con un traffico infernale e lo smog che satura l’aria. Qui da vedere c’è poco o nulla, meglio spendere giusto il tempo necessario per prepararsi al rientro (o alla meta successiva qualora il vostro tempo a disposizione sia ancora molto) e a vendere la moto, se sopravvissuta, al primo backpacker che vi capita a tiro perchè se la vostra avventura è finita un’altra sta per cominciare in quel via-vai senza fine chiamato Vietnam.
T E S TO e F OTO D I : FRANCESCO BIESTRO
ES U TIT
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Vietnam
Informazioni: Per informazioni visitare il sito dell’Ente del turismo vietnamita. Come arrivare: Sia Hanoi che Ho Chi Minh City si raggiungono facilmente dai principali aeroporti italiani con i voli di numerose compagnie.
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Quando andare: Il periodo migliore dell’anno sono i mesi compresi tra novembre e maggio dove si possono trovare temperature di circa 30 gradi durante il giorno e di 20 la notte. A nord di Hanoi però le notti possono essere molto più rigide con temperature prossime allo zero nelle zone montuose. Dove dormire: In Vietnam, specialmente nelle maggiori città, si possono trovare soluzioni di ogni tipo: dall’ostello per backpacker fino al resort 5 stelle. Se però si desidera impostare il viaggio all’insegna dell’avventura e delle nuove conoscenze allora la prima soluzione è decisamente la più indicata. Lungo tutto il percorso ne potrete trovare moltissimi, qui ne consigliamo 3: Vietnam Backpacker Hostel-Original situato ad Hanoi, si distingue per le notti animate; all’interno c’è infatti un bar che organizza un’uscita di gruppo per andare a bere in altri posti (chiamata pub crawl) per poi finire in qualche discoteca. Kiman Hotel & Spa nella bellissima Hoi An, questo hotel spicca per il rapporto qualità prezzo, per una modica cifra si possono avere camere sopra la media locale oltre alla piscina, bici gratuite e, per un piccolo sovraprezzo, una colazione con lauto buffet dove ingrassare felici;
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Barney’s Backpackers Hostel a Danang ,un ostello interamente creato a tema How I met your mother e gestito da un simpatico ragazzo italiano. Qui, oltre ad una struttura di prima qualità, potrete trovare qualche piatto italiano ben cucinato, in caso la lontananza da casa iniziasse a farsi sentire.
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Dove mangiare: Il cibo di strada qui la fa assolutamente da padrone, non si possono fare più di 5 passi senza incappare in una bancarella di noodles o un venditore di Bàhn mì, parola vietnamita che indica il panino a forma di baguette il quale potrà poi essere farcito con i mille diversi ingredienti proposti sul momento per un prezzo che varia da 50 centesimi fino ad un euro. Se poi si desidera qualcosa dall’aspetto più rassicurante in tutte le maggiori città si potranno trovare molti di ristoranti eccellenti ma dai prezzi comunque ragionevoli. %&x
Lingua: La lingua ufficiale è il vietnamita ma l’inglese è comunque molto diffuso. Religione: Il vietnam è una delle nazioni meno religiose al mondo, le più diffuse in ogni caso sono Buddhismo e il cattolicesimo. Fuso orario: +5 ore quando è in vigore l’ora legale, +6 ore quando vige quella solare.
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Vietnam
Documenti: Un visto della validità di 15 giorni lo si può richiedere direttamente all’arrivo con il passaporto e validità residua di almeno 6 mesi. Se si desidera soggiornare per un periodo di tempo superiore è necessario richiedere il visto all’ambasciata vietnamita oppure al consolato vietnamita di Torino .
Vaccini: L’unico vaccino obbligatorio è quello contro la febbre gialla ma solo qualora si arrivi o si abbia soggiornato per più di 12 ore (anche restando in aeroporto) in un paese considerato a rischio per questa malattia. Elettricità: Corrente a 220v con prese elettriche a 2 poli di tipo A.
Telefono: I cellulari funzionano ovunque, per telefonare in Vietnam occorre comporre il prefisso +84.
Abbigliamento: Capi leggeri ed estivi con un maglioncino e un paio di jeans però possono sempre tornare utili. Se ci si vuole spingere a nord in inverno occorrono giacche e pantaloni pesanti adatti a temperature prossime allo zero durante la notte. Shopping: L’artigianato di qualità è riservato a pochi negozi, per strada si trovano molte cianfrusaglie di poco valore. Più interessante il discorso abbigliamento poichè qui si possono reperire
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capi North Face e di altri famosi brand occidentali che vengono prodotti nel Paese e un quantitativo viene venduto direttamente in loco.
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A Pizzo sul mare
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