Latitudes Travel Magazine Giugno 2016

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Sommario

Lago di Como Foto di Lucio Rossi


Germania del Nord Chiare, fresche e dolci acque

Benin Anime salve

India I mille volti del Rajasthan

Laghi Lombardi Amate sponde

Tunisia Mosaico mediterraneo


Giugno 2016

Redazione:

Via Pisacane, 26 20129 Milano tel. +39 02.36511073 redazione@latitudeslife.com

Hanno collaborato

Raffaele Bernardo Francesca Calò Graziella Leporati Mimmo Torrese

Fotografi

Raffaele Bernardo Eugenio Bersani Lucio Rossi Marco Santini Mimmo Torrese Giovanni Barili

Pubblicità

Info

Rajasthan Foto di Giovanni Barili


n°94 Giugno 2016

Direttore Responsabile Eugenio Bersani

eugenio@latitudeslife.com

Photo Editor Lucio Rossi

lucio@latitudeslife.com

Sales Manager

Lanfranco Bonisolli

lanfranco@latitudeslife.com

Redazione

Francesca Calò

francesca@latitudeslife.com

Graphic

Arianna Provenzano

arianna@latitudeslife.com

Social Media Manager

Marco Motta

marco@latitudeslife.com




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Gioielli e Bijoux sulla costa tedesca

La costa tedesca è uno splendido territorio bagnato dal Mare del

Nord e dal Mar Baltico dove vi attende uno dei paesaggi naturali

più emozionanti d’Europa, una storia intensa, cultura, capolavori di architettura e una cucina creativa. Lasciatevi sorprendere! www.germany.travel/DKL


A Pizzo sul mare


A Pizzo sul mare


Chiare, fresche e dolci acque

G E R M A N I A d e l n o r d

C H FRESCHE I A e dolci acque R E


Chiare, fresche e dolci acque

Uno se lo immagina che la Germania sia verde, con piane sconfinate, brughiere, fitti boschi e rigogliosi prati. Ma l’acqua? Dal Meclemburgo alla costa dello Schleswig-Holstein, fino all’isola di Sylt, si attraversano paludi, specchi lacustri, rigagnoli, dune spettinate e spiagge selvagge. Tutto a pel d’acqua. Al mare o al lago, quest’estate la rotta è a Nord. Testo di Francesca Calò Foto di Eugenio Bersani

Germania

Lat 55,33 N


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F

attore G. Come Green e come Germania, un sodalizio collaudato e ostinato che ha come scenario privilegiato il Nord. Il Meclemburgo-Pomerania Anteriore e lo Schleswig-Holstein sono i due länder più verdi della Germania, primeggiano per produzione di rinnovabili e nel 2015 hanno generato più del 100 per cento del proprio fabbisogno energetico. Ma qui l’energia alternativa travalica la scelta etica e si fa estetica del paesaggio. Dalle immense piane gialle coltivate a colza spuntano come alberi i fusti ritti delle pale eoliche, in modo ordinato e geometrico. E se il vento che muove le chiome dei generatori è l’anelito della modernità e del progresso, l’acqua è l’energia vitale che dà linfa.


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S Y L T


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E da cui non si può prescindere. Dall’elegante Sylt ai pittoreschi borghi di pescatori, fino a Lubecca, città incantevole che narra i fasti della Lega Anseatica, c’è tutto un universo acquatico che penetra anche all’interno. Isole, porticcioli, città orgogliose e laghi calmi: la storia in Germania del Nord scorre allo stato liquido. Isola, nordico glamour Per il mare si inverte la rotta. Ai tedeschi piace l’estremo nord. Alle spiagge dorate in stile caraibico l’upperclass preferisce le dune spettinate di Sylt, ai lettini e


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all’ombrellone le strandkorbe, le signorili poltrone da spiaggia che riparano dalle folate. La Capri della Germania è la più mondana tra le Isole Frisone Settentrionali, un paradiso naturale fatto di ondulati declivi di sabbia ammantati da giunchi e rose selvatiche, coste di roccia rossa e sabbia finissima, habitat perfetto per migliaia di uccelli colonie di foche. Una diga collega l’isola alla terraferma e, a meno che non ci arriviate con un jet privato o, perché no, in aereo, il mezzo più comune per arrivarci è il treno, su cui si caricano le macchine fino a Westerland, il principale punto di accesso.


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Nelle terrazze dei club esclusivi

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Un sistema d’autobus efficiente percorre l’isola nei suoi quasi 38 chilometri di lunghezza, ma il modo migliore per apprezzarla è quello di noleggiare un’ebike, proprio di fronte alla stazione, e girarla in bici. Si va in esplorazione fino alla Uwe Dune, che con i suoi 52,5 metri di altezza è il punto più alto con una vista che abbraccia l’isola a 360 gradi. Intanto nella vicina Kampen si consumano gli ozi e i piaceri vacanzieri: si fa shopping nelle boutique di lusso che sfilano nella Whiskey Meile, che dicono sia la via più cara di tutta la Germania, e nelle terrazze dei club esclusivi si stuzzicano aperitivi gourmet a base di filetti


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di sogliola, arringhe e gamberetti. Anche se la merenda piĂš famosa si fa da Gosch, una catena di fast fish che oggi ha punti vendita in tutta la Germania. La migliore Friesentorte si assaggia da Kleine Teestubeed, una sala da tè punto di ritrovo del pomeriggio per il rito tedesco del Kaffeezeit; siamo a Keitum, villaggio delizioso di casette con il tipico tetto in paglia, che vanta anche il vigneto piĂš settentrionale di tutta la Germania: parliamo del vino 55 Nord, che vanta una produzione a bassissimo impatto ambientale. Nelle vicinanze svetta la chiesa gotica di Sankt Severin, visibile da ogni parte dell’isola, e che dona ombra e pace alle spoglie di personaggi noti del cimitero attiguo.


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B U S U M


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E il mare? Se le coste occidentali sono battute dagli amanti del kyte e degli sport acquatici, sui palchetti delle strankorbe ch punteggiano la costa orientale si gode dello spettacolo del Wattenmeer, fenomeno legato alle maree e Patrimonio dell’Unesco. L’acqua va e viene, viene e va, ogni sei ore. Impossibile resistere alla tentazione di togliersi le scarpe e camminare sguazzando in questo curioso mare di fango. Chi vuole può partecipare ai tour di wattwandern, vere passeggiate sul Watt organizzate da guide esperte. Borgo di mare: la costa del Nord Meno modaiola di Sylt, Büsum, sul mare del Nord, conserva ancora quell’aura da località di villeggiatura e, nonostante abbia un’anima fortemente turistica, appare autentica e rilassata. Una distesa di 2000 strandkorbe con vista sulla laguna tappezzano 3 chilometri di prato verde, che qui prende il posto della sabbia. Una spiaggia attrezzata e ordinata, tutta nuova, con tanto di Wattribüne e panchine, docce, aree giochi per bambini, una segnaletica esaustiva con informazioni sulle maree e sulla flora e sulla fauna del mare di Wadden. C’è anche il wifi gratuito, ma il consiglio è quello di staccare la spina e magari prendere in prestito un libro nel piccolo corner all’ingresso principale. Il bagno si fa in piscina, ma qui la vera attrazione è il Watt. Si guarda, si tocca e si calpesta un po’ per curiosità e perché, a quanto sembra, il fango è ricco di proprietà curative che fanno di Büsum un apprezzato centro termale.


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E poi si esplora, al largo, a bordo delle Krabbenkutter che quotidianamente organizzano tour guidati in barca. A proposito, i krabben qui sono una prelibatezza, la piĂš famosa leccornia locale: i gamberetti piccolissimi si comprano a litri al porto e si consumano come cibo da passeggio sulla via principale, costellata di localini, ristoranti e negozi dove fare shopping. Raccolto intorno al pittoresco corso pedonale il nucleo antico si gira in fretta, riservando scorci di tranquillitĂ e quiete inaspettati: la Chiesa di San Clemente, patrono dei pescatori, per esempio, un gioiello neogotico del XV secolo che conserva uno straordinario fonte battesimale.


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Per l’after dinner si ritorna in spiaggia: dalla terrazza del beach bar va in scena l’impareggiabile tramonto sulla laguna, signore e signori, avanti c’è posto. La costa dello Schleswig-Holstein è disseminata di borghi dove si può assistere all’incantevole spettacolo del Wattenmeer. Husum, per esempio, a 60 chilometri da Busum, è l’altro palchetto d’onore. Nessuno penserebbe mai che in tempi poi non così lontani sia stato un borgo dell’entroterra, diventando una graziosa città di mare dopo un’epica mareggiata nel 1362. L’acqua ne ha fortemente influenzato il destino e i segni della forza dirompente delle inondazioni sono taccati su una stele al porto.


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La Chiesa

di San Clemente,

patrono dei pescatori...

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H U S U M


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Oggi il Binnenhafen è un porticciolo tranquillo, merlettato da edifici colorati e con una larga banchina rifugio di turisti che cercano un tavolino assolato. Da qui si raggiungono le principali attrazioni: la piazza del mercato, dove si affaccia il municipio, la Marienkirche, una delle chiese in stile classico più importanti dello Schleswig-Holstein e il simbolo della città, la statua di Tine. E poi la casa natale di Theodor Storm, grande letterato tedesco e orgoglio cittadino. Più defilato rispetto al centro, merita la visita il castello di Husum, cornice estiva di concerti di musica classica e il famoso festival internazionale del teatro delle marionette di Pole Poppenspäler. In primavera i crochi ammantano il parco intorno allo Schloss, dando ragione d’essere a quello che è soprannominato il ”miracolo viola del Nord”. Nell’itinerario non può mancare la tappa del Nordsee Museum nell’edificio Nissenhaus, un museo dedicato al mare del Nord, all’acqua, alla storia delle tempeste che hanno attraversato e plasmato la cittadina. Meclemburgo verde acqua Un centinaio di laghi, qualcuno azzarda dicendo mille, inzuppano il Meclemburgo, un arcipelago di specchi lacustri, spesso collegati tra loro, quasi tutti navigabili. Si solcano fiumiciattoli, canali e placidi bacini arrivando, magari a bordo di un house boat, fino Berlino. Al centro c’è il lago di Müritz, uno specchio d’acqua di quasi 120 chilometri quadrati su cui si affaccia la città omonima.


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M E C K L E M B U R G


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Bar, localini, ristoranti fanno capolino anche le strandkorbe che si alternano ai tavolini all’aperto, fanno di Waren, l’altro nome con cui è conosciuta, una cittadina vivace ma rilassata. Fiore all’occhiello cittadino il Müritzeum, un museo interattivo dove apprendere tutto lo scibile sull’ecosistema lacustre. Il lago, infatti, incastonato in un parco nazionale di più di 300 chilometri quadrati, costituisce l’habitat prediletto di migliaia di uccelli migratori, come l’aquila di mare e i falchi pescatori. Un’avifauna straordinaria a cui il Meclemburgo è particolarmente attento, con misure particolarissime per la salvaguardia e la tutela. A Federow la famiglia


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più conosciuta è quella delle aquile che stazionano sul traliccio del parco e per turisti e appassionati il Müritz National Park Service organizza dei veri e propri tour guidati fino al nido dei rapaci. Il modo migliore per scoprire il parco è quello di noleggiare una bici: una maglia fitta di sentieri costeggia il lago e si dipana tra canneti, rigagnoli, prati, steppe. E poi immense foreste di faggi, fusti sottili e svettanti dove la luce si fa strada tra chiome fitte e impenetrabili. Quello che si presenta nei pressi di Zinow, nel bosco di Serrahn, patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, è un paesaggio verde iridescente che fa strizzare gli occhi dai tempi primordiali.


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“Fusti sottili e svettanti dove la luce si fa strada

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Lubecca e Travemünde: bellezze al Baltico L’escursione si fa in città. Sbaragliando ammuffiti cliché che vedono mare e lago come estensioni di un city break, per una volta, fare l’inverso potrebbe essere divertente. Fuori dagli schemi, dunque, e dai laghi del Meclemburgo alle Isole Frisone, da Amburgo a Berlino, la tappa obbligata, la gita fuori porta, il piacevole imprevisto è Lubecca, regina della lega anseatica adagiata sul Baltico. L’acqua ha cullato i suoi mille anni di storia, i suoi edifici testimoniano il suo glorioso passato. La città natale di Thomas Mann, patrimonio dell’Unesco, conserva un fascino intramontabile. Per chi ha poco tempo può considerare un itinerario utile e pratico proposto dell’ente del turismo locale: in 90 minuti di passeggiata si toccano la Porta di Holstentor, il Museo delle marionette, il Duomo, l’ospizio Heiligen-Geist-Hospital e gli edifici tra la Glockengießerstraße e la Aegidienstraße, passando per la casa di Willy Brandt e altre tra le principali attrazioni accontentandosi, però, di vederle solo all’esterno. Molto più difficile fermarsi solo sulla soglia di Niederegger, la blasonata pasticceria, tempio del marzapane, dove fare scorpacciata e incetta di praline sistemate in irresistibili scatole di latta. Vale invece la pena dedicare un po’ di tempo per visitare l’Europäisches Hansemuseum, recentissimo contenitore museale che racchiude le testimonianze di 600 anni di storia della lega anseatica, che ha trovato dimora in un ex convento fortificato lungo il fiume.


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L U B E C C a


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T R A V E M U N D E


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Il mare di Lubecca è a 20 chilometri. Sul Baltico si adagia quel luogo della felicità e della pace con cui Thomas Mann avevo definito Travemßnde, meta delle vacanze cittadine. Ceste su cui poltrire, una passeggiata verso il


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vecchio faro e una visita al veliero Passat ancorato al porto, prima di tirare gli ormeggi e navigare per nuove rotte. Testo di Francesca Calò e foto di Eugenio Bersani © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA


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ES U TIT

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Germania del Nord

Informazioni: Per informazioni utili consultare il sito dell’ Ente Nazionale Germanico per il Turismo.

Come arrivare: L’aeroporto più vicino per raggiungere lo Schleswig-Holstein e il Meclemburgo-Pomerania Anteriore è quello di Amburgo. Da qui conviene noleggiare un’auto e proseguire per l’itinerario preferito. Per il noleggio di biciclette a Muritz: Zweirad Karberg. L’operatore organizza anche tour in bici che collegano le principali città della Germania, nonché altre destinazioni europee. Per il noleggio delle house boat: KUHNLE-TOURS a Rechlin (Müritz) Tel.: +49 (0) 39823 26 60.

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Quando andare: Clima: fra maggio e ottobre è il periodo migliore. è abbastanza caldo e le giornate sono lunghe, anche se il tempo cambia repentinamente. Ma in fondo anche questo fa parte del suo fascino. Dove dormire: A Waren: Hotel Müritz-Nationalpark Specker Str. 71 17192 Waren (Müritz), Tel.: +49 (0) 3991 62 19 0 Info@hotel-nationalpark.de A Busum: Bernstein Hotel “50`s Seaside Motel” iStrandstraße 14, 25761 Büsum, Tel: +49 (0) 4834 96 56 30 info@bernstein-resorts.de A Husum: BEST WESTERN Theodor Storm Hotel Neustadt 60-68 , 25813 Husum, Tel: +49 (0) 4841 89 66 0 Info@bw-theodor-storm-hotel.de A Lubecca: Hotel Lindenhof Lindenstraße 1 a, 23558 Lübeck, Tel.: +49 (0) 451 87 21 00 Info@lindehof-luebeck.de


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Dove mangiare: Nella regione del Meclemburgo: Brauereigasthof im historischen Ratskeller Neuer Markt 1 a, 17192 Waren (Müritz), Tel.: +49 (0) 3991 63 32 77 7 - Info@ratskeller-waren.de Gourmethof Below Belower Straße 2 17255 Wesenberg /Belo, Tel.: +49 (0) 39832 26 58 2 - info@gourmethof.de A Sylt: Kaamp Meren Hauptstraße 12, 25999 Kampen, Tel: +49 (0) 4651 43 50 0 Info@kaamp-meren.de A Busum: Restaurant Tum Stueuermann Hafenstr, 11 - 17 25761, Nordsee-Heilbad Büsum, Tel.: +49 (0) 4834 83 82 - info@hotel-stuermann.de A Husum: Dragseth’s Gasthof Zingel 11, 25813 Husum, Tel.: +49 (0) 4841 77 999 5 info@dragseths-gasthof.de A Lubecca: Schiffergesellschaft Breite Straße 2, 23552 Lübeck, Tel.: +49 451 76776

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Link utili: Per itinerari e per scoprire ogni dettaglio delle destinazioni citate si consiglia di consultare i siti web degli enti turistici locali, quasi tutti anche in lingua inglese. Mecklenburg-Schwerin Sylt Marketing GmbH

Tourismus Marketing Service Büsum GmbH Husum Nordsee

Lübeck - Travemünde Marketing


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Benin

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BENIN

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Vite salvate. Ganvié, villaggio del Benin, vuol dire proprio questo. La vita di quella che è conosciuta come la Venezia d’Africa scorre tra antiche tradizioni e culture, diversità etniche e ambientali, esempio emblematico di un Paese sorprendente, ancora sconosciuto al grande turismo. Testo e foto di Raffaele Bernardo www.raffaelebernardo.it


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n Europa ci si ritrova spesso a fare le stesse cose. Qui invece è tutto diverso, c’è sempre qualche novità.” Guy Catherine risponde così a chi gli chiede come mai sia finito proprio nel Benin e abbia deciso di fermarsi in quest’angolo di Africa profonda, spesso inospitale. A dispetto del suo nome così aggraziato, è un omaccione grande e grosso, ma sempre allegro e pronto alla battuta. La sua è una storia curiosa. Di famiglia francese, emigrata nella Guyana, ha studiato storia all’Università americana del Michigan. Dopo la laurea, un po’ alla stregua dei viaggiatori romantici dell’800, ha sentito il bisogno di “girare il mondo”. Dapprima Sud-America, poi Europa – Francia e Italia in particolare – e quindi Africa.


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L’Africa Occidentale soprattutto, quella delle ex-colonie francesi. Arrivato una ventina d’anni fa nel Benin, sul golfo di Guinea, all’indomani della difficile esperienza marxista-leninista vissuta dalla Repubblica Popolare, si è trovato coinvolto in una realtà in rapida trasformazione. Il passaggio tout-court dallo statalismo all’economia di mercato, l’apertura all’iniziativa privata. “Intorno il vuoto assoluto – ricorda Guy – tutto era da fare o da rifare”. A Grand Popo, la località costiera che si affaccia sulla più bella spiaggia del Benin, tanti edifici coloniali versavano in uno stato di totale abbandono. Non fu difficile


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innamorarsi di questo luogo appartato e così carico di suggestioni. E prese corpo la voglia di trasformare alcune di quelle ville di fronte al mare in un auberge per turisti e la grande veranda sull’arenile in un ristorante che offrisse il meglio della cucina locale. Un intervento semplice, si direbbe oggi “minimalista“, per rendere accoglienti quelle strutture in disarmo valorizzandone il carattere originario. Dopo la riuscita di quel primo esperimento scattò la molla: creare altri auberges nei punti strategici del Paese con la stessa formula - trasformando vecchie ville d’epoca in etapes di un itinerario lungo le strade dell’interno, fino ai Parchi Nazionali del nord.


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E’ così che oggi, grazie anche a questa piccola catena di resort, è possibile andare alla scoperta del Benin, uno dei Paesi più intatti e meno conosciuti dell’Africa Occidentale. Incontro con l’Africa Se Grand Popo è il posto ideale dove fermarsi per qualche giorno in tranquillità prima di lasciare il paese, raccogliendo i ricordi e le sensazioni del viaggio, Cotonou è l’approdo. E’ qui che si arriva dall’Europa grazie all’unico aeroporto internazionale. Cotonou è l’Africa. Una città calda, disordinata, frenetica. Palazzi accatastati ed informi


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che si affacciano su strade dal traffico caotico, regno dei zemidjan, i moto-taxi, e dei loro chauffeurs di ogni età. Un mare di camicie gialle che sfrecciano a tutte le ore avvolti nel fumo dei gas di scarico e sotto un cielo perennemente offuscato. Una lastra d’acciaio che neanche il sole riesce a bucare. Ma Cotonou è anche un crogiolo di razze e di umanità. Con un palcoscenico irripetibile: l’immenso mercato di Dantokpa. Migliaia di bancarelle cariche di oggetti di artigianato, tessuti, frutta, verdura, amuleti, vestiti, ceste di pane. Un’orgia di odori, sguardi, colori. E poi le facce della gente, il loro stupore dinanzi ai rari turisti, gli splendidi costumi, le acconciature, i monili.


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Con la sera cala il buio assoluto che le luci fioche dei lampioni tentano invano di rischiarare. E il mercato continua così, lungo le strade, intorno alle migliaia di fiammelle dove prendono vita piccoli commerci. E’ l’attività più diffusa in Benin, qui tutti vendono di tutto. Un po’ ovunque spuntano grandi boccioni di essence kipayo, la benzina irregolare, importata clandestinamente dalla vicina Nigeria, causa principale della grande coltre di smog che avvolge Cotonou. Per dimenticare il traffico, i rumori, l’aria malsana basta prendere dalla Marina la “Route de pechés”. E’ una strada di sabbia, come se ne incontrano in tutto il Benin, che corre tra due filari di palme. Da un lato la campagna, dall’altro il mare. La spiaggia infinita è interrotta


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qua e là dalle capanne di pongo, foglie di palma intrecciate, dei piccoli villaggi di pescatori. C’è sempre gente che lavora intorno alle barche e alle reti. Sullo sfondo le onde fragorose dell’Oceano e nell’aria l’odore forte della salsedine. La “Route” porta ad Ouidah, una delle roccaforti del vudu, la religione animista, diffusissima in tutto il Paese. Il villaggio è tristemente noto perché dal suo porto salparono centinaia di navi negriere cariche di schiavi, dirette verso l’America e soprattutto il Brasile. A Salvador de Bahia la piccola “Casa do Benin”, all’angolo di Pelurinho, ricorda ancora quella pietosa diaspora, mentre qui a Ouidah la memoria è affidata alla solenne Porte du non retour giustamente edificata dall’Unesco davanti al nulla dell’orizzonte.


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“Vite salvate” Ganviè significa proprio questo. Ed è uno dei luoghi più singolari e suggestivi del Benin. Ci si arriva in pirogues, le tipiche barche che attendono in fondo ad un piccolo canale. Sono lunghe, strette, affusolate. Intorno il grigio è il colore dominante, per quella leggera nebbiolina che si leva dal lago. Le uniche macchie di colore sono i costumi delle donne che vanno e vengono con i loro bambini allacciati sulla schiena e le mercanzie da vendere in qualche vicino mercato. All’inizio del ‘700, quando i razziatori Fon battevano le campagne dell’entroterra per catturare donne e uomini destinati alla schiavitù,


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alcune popolazioni si rifugiarono in fondo al lago Nokoué. Tofinou, “uomini d’acqua”. Così furono chiamati gli abitanti di quel villaggio improvvisato, per il forte legame che essi riuscirono ben presto a creare con l’ambiente lacustre e i modi di vita in perfetta armonia con esso. La principale attività resta la pesca, legata tuttora alla pratica tradizionale dell’akaja, un fitto reticolo di steccati ed arbusti all’interno dei quali i pesci restano intrappolati. Ancora oggi che la comunità di Ganvié si è notevolmente estesa, le abitazioni, gli esercizi commerciali e quelli destinati all’ospitalità, sono costruiti su palafitte (le oho nell’idioma locale) di bambù e paglia.


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In una di queste case sull’acqua Alphonsin, un giovane pittore, ha creato il suo atelier. “Per tutti quelli che visitano Ganvié c’è lo stupore del luogo, delle nostre abitudini, dei colori. Per me il vero miracolo resta quello della comunità e dello spirito che la anima. All’inizio eravamo tante tribù di provenienze diverse e così lontane tra loro. Eppure nel tempo abbiamo trovato un amalgama spontaneo. Oggi qui vive una collettività pacifica, con un proprio carattere, delle proprie regole, costumi e comportamenti comuni.” Ganvié è strutturata, come ogni città beninese, in quartieri e mercati settimanali. In questa Venezia d’Africa non ci sono strade ma solo canali, lungo i quali le pirogues scivolano silenziose tra piante galleggianti e fiori acquatici di giacinto. Verso Nord La strada di sabbia rossastra punta a nord ondeggiando tra grandi baobab, campi di miglio e pianure incolte spazzate dall’ harmattan, il vento del Sahara che spira verso l’oceano. Si procede tra curve e pendenze, incontrando villaggi di capanne sbiadite dal sole. Ad Abomey è facile imbattersi in un corteo di musici, danzatori, cantanti. E non è detto che si tratti di una celebrazione religiosa, di un rito pagano o di una ricorrenza popolare. “Qui tutti i giorni è festa!” dice Gilbert, il guardiano nel museo storico. Anche questo è in fondo un retaggio che viene da lontano. Abomey per circa 300 anni, a partire dal 1645, fu capitale del più importante regno dell’Africa Occidentale, il Regno del Dahomey.


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Qui hanno regnato dodici sovrani. Ognuno di essi per tradizione non occupava l’edificio del suo predecessore, ma ne costruiva uno nuovo accanto. Fu così che il Palazzo Reale, oggi restaurato dall’Unesco e designato come patrimonio all’umanità, crebbe a dismisura per dimensioni e fasto. Come la sua corte che contava oltre 10.000 residenti. Tutto questo ebbe fine nel 1892 con l’avvento dei francesi e della loro colonizzazione. Ma il fascino di Abomey aleggia ancora tra la sontuosità degli edifici, il pregio dei bassorilievi, il valore storico ed artistico dei tanti oggetti conservati.


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Tutti vanno al mercato Fin dalle prime ore del mattino le donne formano una fila continua lungo le strade. Portano sul capo bacinelle di metallo smaltato colme di igname, arachidi, banane, miglio, zucche, dolci, riso con la salsa ancora tiepido di cottura. I mercati scandiscono la vita del Benin. In tutti i villaggi, in un luogo ben preciso, per tradizione voluto dagli antenati, e ogni quattro giorni – la settimana beninois – si tiene il mercato. Ci si va per incontrare gente, anche quella dei paesini piĂš remoti e di etnie diverse. Qui si parla, si discute, si racconta, si ascolta. E se si cerca qualcuno si è sicuri di trovarlo.


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Il griot è uno dei personaggi tipici, il cantastorie per eccellenza. Una voce e un tamburo che sembrano venire da lontano. Nessuno meglio di lui conosce i segreti e le storie della gente. Storie che disegnano sul territorio geografie invisibili: confini, appartenenze, divisioni, alleanze. Storie che nessuno ha mai scritto, ma che si tramandano di bocca in bocca, da sempre. Anche i Kumpara sono figure immancabili nei mercati. Giovani burloni che animano l’ambiente, correndo tra le bancarelle, con le loro grida smodate, i gesti da clown, i vestiti bizzarri, i cappelli di carta e di stracci. Teatranti allegri che riescono sempre a strappare un sorriso. L’ Atakora Il nord è paesaggio di un’Africa profonda ed intatta che sfuma tra le alture dell’Atakora, i monti più alti del paese, le vallate, gli altipiani. I villaggi sono aggrappati alle colline o tagliati in due dalla strada: Natitingou, Tanguieta, Boukumba, Materi. In questa regione vivono i Somba, una popolazione depositaria di antiche tradizioni, che ha creato un modello abitativo fuori dal comune, le Tata Somba. Di forma cilindrica e poste una accanto all’altra intorno ad un cortile interno, le “tata” appaiono come anelli di una stessa collana, connotate da un marcato sviluppo verticale e da una semplicità costruttiva sfrondata da ogni superfluo.


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Una struttura solidale e compatta, espressione delle risorse del luogo, la terra e la paglia, che ricorda certe case-fortezza a noi vicine, come le batides in Francia e le masserie del nostro meridione. Una volta questi microcosmi rispondevano ad esigenze prevalentemente difensive. Oggi, in tempo di pace, hanno assunto invece funzioni e significati diversi, soprattutto custodire il patrimonio culturale, la vita quotidiana della famiglia, il raccolto. Gli oggetti piĂš preziosi tramandati dagli antenati e gli strumenti della tradizione, si fondono con i nuovi, frutto della perizia manuale e della creativitĂ di oggi. I cortili sono sempre pieni di voci. Le donne pestano


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l’igname nel mortaio. I bambini si rincorrono ed inventano giocattoli di latta. Gli uomini separano dalle erbacce il miglio appena raccolto. Gli anziani siedono all’ombra, in silenzio. La notte invece è per loro il tempo del racconto. Storie vissute o frutto di fantasia che si ripetono all’infinito, creando, con la complicità del fuoco o della luna, momenti di magia. Nostalgie coloniali Tornando verso il sud si lascia alle spalle la brousse, boscaglia spinosa inaridita dal sole e dal vento. La vegetazione tropicale si riappropria del paesaggio: banani, palme, manghi.


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Ovunque piantagioni di riso e di mais. Lungo la strada si incontrano centri di artigianato come Sé e la sua poterie. Grandi falò sfornano vasi, anfore e piatti di terracotta per tutto il giorno. A Savalou una distesa di campi, stellati di cotone, attende il raccolto. Sul delta dell’Ouemè c’è Porto Novo, la capitale, città meno frenetica e dispersiva di Cotonou. Tra case dai muri rossastri, tetti di tegola spioventi e grandi verande, si respira ancora un’atmosfera coloniale che rimanda all’epoca della dominazione portoghese. Alla periferia della città sorge il Centro Shongai. Si occupa di formazione dei giovani all’agricoltura biologica. Il progetto prevede un ciclo di lavorazione completo: i prodotti della terra finiscono sulle tavole del ristorante annesso o nelle confezioni (succhi di frutta, confetture ecc.) distribuite in tutto il paese. Godfrey Nzamuyo, il direttore, ha scritto un libro per raccontare da vicino questa singolare esperienza. Il titolo è quanto mai significativo Quando l’Africa alza la testa. “E’ difficile vincere la mentalità del non lavoro tipica dell’Africa. Qui la natura offre di tutto e regna la convinzione che per vivere non serva lavorare. Non si percepisce l’aspirazione a crescere, migliorarsi. Ma nelle nuove generazioni comincia per fortuna a farsi strada. Shongai sta dando un suo contributo a questo cambiamento”. Nel quartiere di Ogaria, proprio accanto al vivacissimo Mercato Centrale, c’è l’edificio più straordinario di tutto il Benin, la Grande Moschea.


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Il suo stile afro-brasiliano armonizza mirabilmente forme e colori diversi tra loro. Archi, colonne, timpani, decorazioni passano dal turchese al giallo, dal verde all’ocra. La “Grande Mosquèe” appare così come il simbolo stesso


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del Benin: religioni, lingue e costumi lontani tra loro si fondono insieme in un unico Paese, per un futuro migliore. Testo e foto di Raffaele Bernardo © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA

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Benin

Informazioni: Non esistono rappresentanze ufficiali del Benin in Italia. Informazioni generali sono reperibili sul sito del ministero del turismo governativo oppure rivolgendosi agli operatori che programmano la destinazione. Come arrivare: Con i voli di Air France oppure Brussels Airlines in arrivo all’aeroporto di Cotonou.

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Quando andare: Clima: con la sua forma stretta e allungata il Benin presenta climi differenti: a sud del Paese è tropicale mente a nord è influenzato dal Sahel ed è quindi più secco e caldo. Il periodo migliore va da dicembre a marzo, il mese più piovoso è agosto, tuttavia le precipitazioni non sono mai estremamente abbondanti.

Documenti: Passaporto in corso di validità. Necessario il visto , da richiedere presso il Consolato Generale del Benin a Roma.

Vaccini: Obbligatorio quella contro la febbre gialla. Consigliata l’antimalarica per soggiorni durante la stagine umida. Valgono le raccomandazioni di non consumare acqua che non sia proveniente da bottiglie chiuse, ghiaccio, verdura cruda e frutta non sbucciata.

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Lingua: Ufficiale è il francese, la popolazione usa i dialetti locali Fon, Gu e Yoruba.


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Religione: 50% animista (vudĂš), 20% musulmana, 30% cristiana. Valuta: Franco CFA, le carte di credito sono accettate solo presso i migliori alberghi, ristoranti e negozi.

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ElettricitĂ : 220V 50Hz.


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INDIA

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nigmatica, coinvolgente, diversificata, così ampia da sembrare un continente, l’India è un gran calderone in cui ci sta di tutto. Una spiritualità spiccata che ben si evince visitando i numerosi siti sacri, le cui facciate sono narrazioni a cielo aperto di gesta epiche. Un’umanità sfaccettata, fatta di accentuata modernità, di curiosità tecnologica, di evasione ludica e di quella diffusa tensione a venerare che caratterizza questo popolo come pochi al mondo.


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L’immensa straordinarietà del patrimonio architettonico del Rajasthan stupisce il visitatore. Fortezze meravigliose, templi maestosi finemente intagliati, sontuosi palazzi e anche edifici di dimensioni più ridotte con sofisticate decorazioni fanno del Rajasthan uno dei territori più amati e affascinanti per gli appassionati di architettura. Questa regione vivace e suggestiva è la casa dei clan guerrieri Rajput, che sostengono di discendere dal sole e che governarono qui a lungo. Un territorio estremo, che brilla per la varietà di paesaggi naturalistici. Ma lo Stato dell’India è anche il territorio dove sono situate


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alcune delle città più romantiche dell’India. I Rajput erano costruttori prolifici e hanno punteggiato il paesaggio arido degli Aravalli lasciando in eredità alcune tra le fortezze e palazzi più imponenti e magnifici nel mondo. Sono strutture che sfidano il tempo e raccontano storie di galanteria, coraggio e tragedie avvenute in epoca passata e che sono sopravvissute per essere ammirate. Si potrebbe cominciare citando gli splendidi monumenti della città di Japur, la capitale, la Città della Vittoria, deliziosamente vestita di rosa, il colore che caratterizza le belle facciate del centro storico.


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Tra tutti, il più famoso è senza dubbio il Hawa Mahal, il Palazzo dei Venti, merlettato da un migliaio tra finestre e nicchie che servivano alle donne per affacciarsi in strada senza essere viste. Nelle vicinanze della città si erge maestoso l’Amber Fort, raggiungibile anche attraverso un’escursione in elefante. La città di Jodhpur, è la seconda più grande città nello stato del Rajasthan e anche una delle mete turistiche più famose e apprezzate di tutta l’India. Porta di ingresso del deserto del Thar, Jodhpur gode di un tempo luminoso e soleggiato tutto l’anno, motivo per cui la città è conosciuta come “Sun City”, ma


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anche come la città azzurra, per via del blu dominante che ammanta le abitazioni della città vecchia. Il ricco patrimonio culturale e folkloristico si è ben conservato. La città fondata nel 1459 da Rao Jodha, appartenente al clan Rathore, annovera alcuni festival come il Gangaur e l’Holi a marzo, celebrati tutti con grande allegria e fervore religioso, danze folk e spettacoli tradizionali. Il Polo è stato lo sport reale di Jodhpur fin dal Medioevo e gli appassionati non rimarranno insensibili a vedere le varie manifestazioni equestri che si tengono qui. Il Meherangarh Fort rimane sicuramente uno dei capolavori per cui la città viene ricordata.


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Di color ocra, questa fortezza rajput dal XX secolo è stata utilizzata come residenza dai maharaja e la vista sulla città da questo punto posto su un rilievo di 150 metri è eccezionale. A circa 300 chilometri da qui, Jaisalmer, svetta come un’imponente castello di sabbia nel deserto del Thar. Era il 1156 quando Rawal Jaisal pose la prima pietra di questa cittadella, circondata da alte mura, che è stata crocevia di carovane di mercanti. Oggi è popolato da circa un migliaio di persone che abitano le case dei vicoli e le viuzze strette nei 99 bastioni che circondano l’agglomerato. Una passeggiata nel dedalo lastricato all’interno della cinta muraria è un’esperienza ineguagliabile, alla scoperta delle centinaia di haveli, ossia le case tipiche, che lo costellano. A circa una decina di chilometri da Ajmer, Pushkar è una città incantevole, avvolta da un’aura mistica che la rende magica. In questa città, che è uno luoghi di culto induista e pellegrinaggio più noti dell’India, si svolge la celebre Festa del bestiame, che attira ogni anno frotte di turisti e curiosi. Secondo la leggenda il dio Brahma fece scendere tre petali di fior di loto che si posarono in tre luoghi nei dintorni di Pushkar dove si formarono tre piccoli laghi. Le colline dolci degli Aravalli abbracciano Udaipur, spesso conosciuta come la Venezia d’Oriente.


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Romantica e languida, la città si riflette nelle acque chete del lago Pichola. L’isola di Jagniwas e l’isola di Jagmandir si innalzano dall’interno dello specchio lacustre, abbagliato dalla presenza, sulla prima menzionata, del Lake Palace,


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un palazzo costruito dal maharana Jagat Singh II nel 1754 che occupa praticamente l’intera superficie dell’isola; la seconda, Jagmandir, è sede del palazzo costruito dai maharaja Karan Singh e Jagat Singh tra il 1628 ed il 1652. Testo di Francesca Calò e foto di Giovanni Barili © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA


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Canada Rajasthan

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Informazioni: Come arrivare: IlDiverse Rajasthan è situatovolano nel nord del Paese ed è lo stato compagnie dall’Italia al Canada, ma lapiù più grande dell’India oltre ad essere, con che i suoi 56,473,122 economica è solitamente Air Transat collega Romaabitanti, con l’ottavo più popolato. Le sue lingue ufficiali sonobisogna l’hindi Toronto stato e Vancouver. Una volta in territorio canadese e il rajasthani, ma l’inglese è abbastanza diffuso. Terra un prendere un volo interno per raggiungere Whitehorse e tempo divisa tra i principati deiAir rajaNorth in guerra fra loro, dipiù pastori lo Yukon Territory (Air Canada, le compagnie nomadi, fortezze, tradizionic’è antiche, è una regione tutt’ora molto gettonate). Dalla Germania però l’opzione volo diretto tradizionalista conservatrice. con la Condor eAirlines, che vola su Whitehorse durante i mesi estivi. Questa si rivela spesso la soluzione più conveniente Come arrivare: lo Yukon dall’Europa. Noleggiare un’auto per raggiungere Moltissime compagnie aeree collegano l’Italia con New Delhi: per raggiungere il Grande Nord da Toronto può essere Finnair, Emirates, Swiss, Turkish, British, ecc.se Biglietti a partire da molto costoso (sono circa 7000km) anche panoramico circa 500 € A/R.Da Vancouver il tragitto è invece più breve e e avventuroso. anche più spettacolare (si attraversano tre ecosistemi diversi tra Quando andare: cui il deserto intorno al fiume Fazer a Cache Creek e la tundra in Clima: periodo migliore va da novembre a febbraio inclusi. BristishIlColumbia). Da aprile a giugno fa molto caldo, specialmente nel deserto occidentale (Jasailmer, Jodhpur, ecc.) mentre da luglio a Quando andare: settembre soffia l’umido monsone di sud ovest, che rende Clima: Il periodo migliore per visitare il Canada e in particolar le temperature insopportabili e porta tutta la pioggia che il modo lo Yukon Territory è solitamente da metà maggio a fine Rajasthan riceve durante l’anno. agosto. Le temperature sono gradevoli e le precipitazioni meno frequenti. Sicuramente da evitare il periodo tra marzo e aprile Shopping: quando lo scioglimento della neve, oltre a causare inondazioni Bellissimi tessuti, specie il cotone e le sete dai colori vivaci, in tutto il paese, scopre infinitedidistese di erba bruciata terrecotte, oggetti di marmo, legni pregiati (ebano edal sandalo) gelo. Meraviglioso invece mese dieottobre, corrisponde e di cuoio, tappeti, èabiti, sari,il sandali argenti. che Considerate che in all’inizio breve autunno. Le immense foreste India faredel shopping è conveniente, ma anche quidell’Ontario gli oggetti belli e Rockies si colorano, questo periodo, di un’ infinita e delle di qualità hanno un certo in costo. quantità di sfumature tra il rosso e il giallo.


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Suggerimenti: Dove mangiare: ilNello modo migliore persono visitare il Rajasthan è quello diconsigliano affittare Yukon i prezzi ovunque piuttosto alti, si un’auto con iautista: permetterà muovervi in totale comfort soprattutto dining vi a bordo strada,dispecie se frequentati da e autonomia. camionisti, che possono riservare anche esperienze pittoresche e “indigene”, meno turistiche. Il prezzo medio per una colazione Eventi: (uova, bacon, patata e pane) o un pranzo tipico (hamburger e In Rajasthan si svolgono festival e le loro date patatine) si aggira intornomoltissimi ai 10/15 euro. cambiano annualmente, in quanto legate al calendario lunare. Tra ottobre e febbraio, i mesi migliori per una visita, ricadono i Viaggio organizzato: seguenti eventi Viaggi principali: Il tour operator dell’Elefante propone l’itinerario di 14 Ottobre: Dussehra (Ram Lila), 10 giorni, il più famoso giorni “Gran Tour Alaska & Yucon” con partenze il 13 festival giugno e indiano, la vittoria del Bene sul Male; di Marwar l’8 agostocelebra 2015. Prezzo a partire da 3120 euroFestival a persona. a Jodhpur, danze e canti del deserto del Thar; Divali, la festa della dedicata a Laxmi, la dea dell’abbondanza, che brilla di Fuso luce orario: centinaia di East migliaia di lumini. Da – 6 sulla Coast a – 9 sulla West Coast. Novembre: Mercati di bestiame a Pushkar, celebre nel mondo Documenti:per la sezione riservata ai cammelli e a Jhaiawar soprattutto Passaporto con validità sulle a 6 mesi. (fiera di Chandrabhaga rive dell’omonimo fiume). Gennaio: Festival dei cammelli a Bikaner, che include anche gare. Vaccini: Febbraio: Nessuno. Fiera di Nagaur: altra fiera di bestiame tra le principali dello stato.

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Lingua: Inglese e francese. Valuta: Dollaro canadese.


Amate sponde

Antichi borghi, ville arroccate e scorci di natura inaspettati si specchiano placidi ai piedi delle Alpi. Se un tempo seducevano i poeti romantici, tappa del Grand Tour di giovani rampolli, oggi i laghi lombardi sono la meta ambita degli stranieri. E degli italiani che tornano ad apprezzare le nostalgiche villeggiature. Testo di Graziella Leporati Foto di Lucio Rossi e Marco Santini

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Laghi Lombardi


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Laghi Lombardi

Lat 45,59 N


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a Lombardia ha visto passare sulle sue terre la storia d’Italia e quella dell’industrializzazione e dello sviluppo. Ma è anche la regione dove le Alpi incontrano la Pianura Padana, creando quelle meraviglie della natura che sono appunto i laghi lombardi. I grandi viaggiatori del ‘700 e dell’800 ne sono rimasti affascinati al punto da scrivere pagine indimenticabili, dove le ville sontuose e i profumati giardini si collegano quasi naturalmente coi borghi suggestivi che punteggiano i laghi di Como, Maggiore, Garda, Iseo e di Varese. La ricchezza delle tradizioni storiche secolari lombarde si ritrovano, piene di genuinità e ancora molto vive, proprio in questi borghi lacustri dove i veri gioielli sono conventi, chiese, monasteri e antichi castelli. Per gli amanti della buona cucina poi non c’è che l’imbarazzo della scelta: nei ristoranti pieds dans l’eau è possibile gustare prelibatezze tipiche a base di pesce di lago (coregone, trota lacustre, luccio, carpa e pesce persico), l’ottimo olio di oliva del Garda, gli asparagi di Rogaro e di Drezzo e vini DOC come il Chiaretto, il Bardolino e il Lugana.


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Lago di Como Ciascun lago offre un’esperienza di soggiorno unica a cominciare dal lago di Como con la sua caratterista sagoma ad Y rovesciata. Questo specchio d’acqua in cui il Resegone si riflette è stato la culla dell’inventore Alessandro Volta e dello scrittore Alessandro Manzoni, che sul ramo di Lecco ambientò “I promessi sposi”. Il centro del lago, in cui si incontrano i rami d’acqua, è il punto di maggiore suggestione in termini di bellezza panoramica. Sulle sue sponde sorgono magnifiche ville come Villa d’Este a Cernobbio, Villa Serbelloni e villa Melzi a Bellagio e Villa del Balbianello a Tremezzina. Ma è l’isola Comacina


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che caratterizza questo lago, divenuto famoso in tutto il mondo dopo che George Clooney ha comprato qui una villa sontuosa in cui passa le vacanze con gli amici, ovviamente tutte star di Hollywood. L’Isola Comacina è piccolina, semideserta e si gira a piedi, però vi si possono tutt’oggi ammirare i bellissimi ruderi di una grandiosa Basilica Romana dedicata a Sant’Eufemia. Grandi hotel dal fascino intramontabile e con uno charme senza tempo consentono a chi visita il lago di Como di trascorrere soggiorni indimenticabili magari visitando deliziosi borghi, come Bellagio e Varenna, che si affacciano sul lago o soffermandosi ai piedi dell’antica torre medievale di Sorico.


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Lago Maggiore Per ammirare il fenomeno particolare “l’ora blu” bisogna andare sul lago Maggiore. Subito dopo il tramonto e prima che le ombre della sera avvolgano il panorama, cielo e lago si fondono in un unico colore blu che si riflette anche sulle facciate delle case. Uno spettacolo che toglie il fiato, e che si ammira in tutte le sue tinte cromatiche ad Angera. Ed è proprio Angera che invita a una sosta per una visita alla sua Rocca di epoca medievale, dove si può passeggiare in mezzo al Giardino Medievale, ricco di significati simbolici, e ammirare un museo unico in


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Europa, dedicato alle bambole antiche. Secondo lago d’Italia per estensione, con i suoi paesaggi spettacolari ed il clima mite, le imponenti montagne e le verdi colline, le rocche e le ville, è una meta turistica sin dai tempi del Gran Tour. Ma la vera eccellenza del Lago Maggiore è l’eremo di Santa Caterina del Sasso, a Leggiuno, un luogo unico dove spiritualità, arte e natura hanno raggiunto una sintesi perfetta. L’eremo, di epoca duecentesca, è arroccato in splendida posizione sulle scogliere a strapiombo sul lago ed è uno dei più bei gioielli architettonici dell’Italia intera.


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Lago di Garda Il lago di Garda, il più grande d’Italia, è un mondo da scoprire, i cui magnifici paesaggi sono stati ammirati ed apprezzati da famosi personaggi come Catullo, Dante Alighieri, Goethe, Byron e Stendhal. Sul lago si affacciano graziose cittadine molto famose come Sirmione, con la sua Rocca Scaligera e le Grotte di Catullo, o Gardone Riviera, con la sua magica atmosfera liberty e il Giardino Botanico di Andrè Haller capace di incantare coi suoi colori. Senza dimenticare il complesso del Vittoriale che ripropone ai visitatori curiosi la figura dell’intramontabile Gabriele D’Annunzio. E infine Limone sul Garda, celebre per il suo clima favorevole tutto l’anno, con il suo caratteristico profumo di limoni che, a quanto pare, rende molto longevi i suoi abitanti. Bellissimo, fra gli altri, anche Gargnano, che nella forma e nelle architetture ha mantenuto la fisionomia del tranquillo e signorile paese lacustre dell’800. Qui ha soggiornato David Herbert Lawrence che su Gargano ha scritto pagine memorabili.


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Lago d’Iseo Il lago d’Iseo, il più piccolo dei grandi laghi, collocato tra le province di Bergamo e Brescia, è un’emozione sotto il cielo di Lombardia, un dolce incontro con una terra serena, una vicinanza con la terra di Franciacorta che si avverte nel profumo che aleggia in questa zona. La vera perla del lago è Montisola, la più grande isola lacustre d’Europa. Fra l’altro, tra la fine di giugno e l’inizio di luglio del 2016, il Lago d’Iseo sarà attore principale di un


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evento artistico di rilevanza mondiale. Il celebre artista bulgaro Christo ha infatti scelto lo specchio d’acqua del lago lombardo per la sua ultima installazione, chiamata The Floating Piers. In italiano potremmo tradurlo in “moli galleggianti”. L’opera, per soli 16 giorni, collegherà la terra ferma con Montisola e l’isolotto di San Paolo. Un evento unico del quale sta già parlando tutto il mondo.


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Lago di Varese Decisamente più minuscolo, ma non meno suggestivo è il Lago di Varese, circondato da una pista ciclabile di circa 30 km, che attrae sportivi da tutta la provincia. La caratteristica di questo lago è l’Isolino Virginia dove esistono resti di civiltà palafitticole portati alla luce dopo numerosi scavi archeologici. I reperti sono ora conservati in parte sul museo collocato sull’isola ed in parte presso il Museo civico archeologico di Villa Mirabello a Varese. Dal 2011 rientra tra i “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino” protetti dall’Unesco. Percorrendo il perimetro del lago di Varese si arriva a Cazzago Brabbia dove sono ancora visibili tre “ghiacciaie” di fine Settecento, dove venivano riposti il ghiaccio del lago e la neve per la conservazione del pesce destinato ai mercati.

Testo di Graziella Leporati e foto di Lucio Rossi e Marco Santini © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA

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Laghi Lombardi

Informazioni: Lago Maggiore su Il Lago Maggiore Lago di Varese su Varese Lando of Tourism Lago di Garda su Visit Garda Lago di Como su Lake Como lago d’Iseo su Iseo Lake Lago di Varese su Varese Land of Tourism

Come arrivare: Il Lago Maggiore è raggiungibile in auto percorrendo la A8 Milano – Laghi o la A26 Genova – Gravellona Toce. In treno utilizzando la Linea Milano – Domodossola, la Linea Milano – Ginerva o Basilea, via Domodossola. Per raggiungere il Lago di Varese in auto è necessario percorrere la A8 Milano – Laghi o la A26 Genova – Gravellona. Tutta la provincia di Varese può inoltre essere raggiunta con le Ferrovie dello Stato o con le Ferrovie Nord Milano. Il Lago di Garda è raggiungibile in auto percorrendo l’autostrada A22 Brennero – Modena (che collega le località della sponda orientale e settentrionale del Lago) oppure tramite la A4 Milano – Venezia (che collega le località della sponda meridionale). Se ci si sposta in treno, le stazioni ferroviarie lungo la costa meridionale del Lago di Garda sono Desenzano e Peschiera del Garda. Per raggiungere l’area settentrionale, la stazione più vicina è invece quella di Rovereto. Per raggiungere il Lago di Como in auto è necessario passare dallo snodo autostradale di Milano. Arrivati all’altezza di Viale Certosa, seguire le indicazioni Como/Varese/Autostrada dei laghi e poi imboccare la A9 Lainate – Como – Chiasso. Per giungere alla sponda occidentale del lago si consiglia l’uscita


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Como Lago. Tutto il territorio è inoltre servito da Trenitalia, Trenord e TILO. Il Lago d’Iseo si raggiunge in macchina, sia da Milano che da Venezia, percorrendo la A4. Come il Lago di Como, anche quello d’Iseo è facilmente raggiungibile grazie ai servizi Trenitalia e Trenord.

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Quando andare: Con l’estate in arrivo i laghi lombardi (alcuni attrezzati con sdraio, lettini e ombrelloni) sono un’ottima alternativa al mare per trovare riparo dal caldo e dall’afa cittadina.


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EDITERRANEO

La cultura ci salverà . A distanza di un anno dai fatti di Tunisi, il Museo del Bardo diventa il luogo emblematico della rinascita e della voglia di continuare a vivere. La bellezza e l’arte sono i semi di un Paese che non si piega e che guarda speranzoso al Mediterraneo. Testo e foto di Mimmo Torrese www.mimmotorrese.com


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Tunisia

Lat 34,00 N


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l caldo ti avvolge appena sceso all’aeroporto internazionale di Tunisi. Una volta fuori una moderna metropoli ti accoglie. Strade larghe, traffico intenso ma ordinato, palazzoni senza infamia e senza lode. Sembra una città qualsiasi. Ma una volta arrivati nella zona dei palazzi governativi, la capitale della Tunisia svela tutta la sua bellezza. La medina richiama alla mente tutti i luoghi comuni delle città arabe. Uno stretto dedalo di viuzze, con tantissimi negozi che espongono la loro mercanzia all’esterno. Venditori con fez che decantano le loro merci e ti invitano ad acquistare. La medina qui è completamente coperta, e per questo si sta molto freschi.


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Molti negozi di gioielleria espongono catenine e monili d’argento, tanti negozi di spezie e di essenze e negozi di tappeti, di stoffe e di abiti già pronti. Per chi può spendere ci sono anche i sarti che confezionano abiti su misura. A destare la curiosità di molti, i negozi che vendono articoli legati al matrimonio. Cestini, decorazioni, cuscini finemente decorati e confetti e frutta secca. Il proprietario spiega che ci si sposa solo nel mese dedicato ai matrimoni, in genere maggio, e che per questo è molto indaffarato. La voce di un muezzin diffusa dagli


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altoparlanti, ricorda l’obbligo della preghiera islamica e induce a guardare la grande moschea al-Zaytuna e il suo splendido minareto di pianta quadrata. E’ possibile visitare la grande corte interna che è un paradiso di pace nel trambusto esterno. Molti negozi-bazar hanno una scala interna che permette di salire sul tetto, che regala una splendida vista di tutta la città. Si accede in genere attraverso una piccola e tortuosa scalinata, e spesso si calpesta l’asfalto di copertura. Piccoli e decoratissimi bar offrono agli avventori sollievo e riposo. A pochi minuti di auto, il museo del Bardo si apre in tutta la sua bellezza.


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Un contenitore moderno,architettonicamente ben realizzato, racchiude una parte realizzato nell’ottocento che è essa stessa un’opera d’arte. Una vasta collezione di mosaici romani di pregevole fattura e ben conservati rapisce il visitatore. Il mosaico è senza ombra di dubbio il simbolo del museo più antico del modo arabo e dell’Africa. All’esterno un grande mosaico realizzato da una associazione culturale, ricorda i venticinque morti dell’attentato terroristico di due anni fa. All’interno una lapide ufficiale e delle bandiere. Ma oltre ai mosaici c’è una bella collezione di statue, reperti punici e sale arabo


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islamiche. Basta spostarsi di una ventina di kilometri, e si cambia notevolmente registro. Sidi Bou Said accoglie il turista nella sua splendida veste bianco azzurra che risale agli anni Venti. Città degli artisti, adagiata sul mare, ha visto nel corso degli anni la visita o il soggiorno di pittori del calibro di Paul Klee. In questo villaggio si trovano degli ottimi ristoranti e degli accoglienti caffè all’aperto. Degno di nota il Cafè de Nattes, abbarbicato su di una ripida scalinata ricoperta ai lati da tappeti. Una larga autostrada che sfila attraverso colline, vigneti e uliveti, conduce alla città di Hammamet.


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Qui un ricco rumeno George Sebastien edificò una villa immersa in un parco con una bella piscina con porticato. Cocteau, Elsa Schiaparelli, Paul Klee, Andre Gide e Cecil Beaton sono alcuni degli artisti che sono passati tra quelle mura. Oggi è la sede di un importante centro culturale. Spiagge incontaminate e mare cristallino sono una caratteristica conosciuta da tutti. La città è una delle mete preferite dal turismo italiano. La bella medina che seduce con il bianco e il blu e i suoi bazar, e il forte che serviva a difendere la città dagli attacchi dei nemici. All’interno giovani ragazze provano in costume una piece teatrale. Sorridono quando ci vedono. Appena fuori una madre con delle belle bambine con il viso truccato da farfalla ci invita a fotografarle. Sorride inorgoglita e ringrazia in francese. Occhi gioiosi e sorrisi, una costante del popolo tunisino, degna cornice di una vacanza da sogno. Testo e foto di Mimmo Torrese © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA

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Informazioni: Ente Nazionale Tunisino per il Turismo, via Pantano 11 Milano 20122 Milano - tel. 02 86453044 - fax 02 822752 info@turismotunisia.it Come arrivare: Con l’aereo da Milano Malpensa, Bologna, Venezia, Roma Fiumicino, Napoli e Palermo. Con la nave dai principali porti italiani www.ctn.com.tn - www.gnv.it - www.grimaldi-lines.com

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Quando andare: Tutte le stagioni. Preferibile primavera estate e autunno. Clima: la Tunisia ha un tipico clima temperato. In estate e nelle zone interne le temperature possono salire di molto, ma con tassi di umidità bassi. Dove dormire: Tunisi - El Mouradi Cartagine - Regency Tunis Hotel Hammamet - Dar Mayet

Dove mangiare: Tunisi - Dar El Jeld Hammamet - Chez Achour Sidi Bou Said -Dar Zarrouk - Cafè de Nappes

Fuso orario: Uguale a quello italiano. In Tunisia non è adottata l’ora legale.


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Documenti: Passaporto con validità residua di almeno tre mesi. Vaccini: Nessuno obbligatorio.

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Valuta: Dinaro tunisino, di cui ne è vietata l’esportazione. Si raccomanda di rispettare rigorosamente le norme locali in materia valutaria. %&x

Lingua: Lingua ufficiale arabo, seconda lingua ufficiale francese conosciuta da quasi tutti i tunisini. Nelle zone turistiche si parla anche l’italiano e l’inglese. Religione: Musulmana con piccole minoranze ebraiche e cristiane. Elettricità: 230 v (compatibile con tutti i device italiani) negli alberghi di solito non è necessario l’adattatore. Telefono: Accordi di roaming consentono di utilizzare i cellulari italiani anche con schede prepagate. Abbigliamento: Come in Italia. Consigliabile sempre un abbigliamento comodo e una felpa o una giacca a vento all’occorrenza.


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Tunisia

Shopping: Prodotti di cuoio, rame, ceramiche e tappeti.

Suggerimenti: La gastronomia tunisina è ricca di prelibatezze. Piatto principe è il cous-cous, ma degni di nota anche il brik, l’harissa e la salade tunisienne. Divini i datteri. Link utili: Rappresentanza diplomatica italiana a Tunisi Autobus e metro


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Mosaico mediterraneo

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