Latitudes Travel Magazine Dicembre 2016

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Sommario

Berlino Foto di Eugenio Bersani


Cina Guizhou Incanto rurale

Kenya Ritorno a Malindi

Polonia Nowa Huta La città dell’utopia

Sestriere Non solo sci

Berlino Luci a Berlino


Dicembre 2016

Redazione:

Via Pisacane, 26 20129 Milano tel. +39 02.36511073 redazione@latitudeslife.com Foto di Shutterstock

Hanno collaborato

Daniele Bellucci Graziella Leporati Aldo Pavan Gisella Motta Francesca Calò

Fotografi

Daniele Bellucci Marco Carulli Aldo Pavan Gisella Motta Eugenio Bersani

Pubblicità

Info

Guizhou Foto di Daniele Bellucci


n°99 Dicembre 2016

Direttore Responsabile Eugenio Bersani

eugenio@latitudeslife.com

Photo Editor Lucio Rossi

lucio@latitudeslife.com

Sales Manager

Lanfranco Bonisolli

lanfranco@latitudeslife.com

Redazione

Francesca Calò

francesca@latitudeslife.com

Graphic

Arianna Provenzano

arianna@latitudeslife.com






A Pizzo sul mare


A Pizzo sul mare


CINA RURALE I ncanto G Incanto U I Zrurale HOU


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Incanto rurale

Cina

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Insolita e poco conosciuta, la provincia di Guizhou è un territorio ancora autentico punteggiato da villaggi arroccati su declivi ondulati, campi terrazzati e foreste di bambÚ, dove le tradizioni delle minoranze etniche locali sopravvivono ancora intatte. Testo e foto di Daniele Bellucci


Incanto rurale


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uizhou è tra le province più povere della Cina, nonostante sia abbracciata dalle ben più famose sorelle Yunnan e Guangxi, che sembrano quasi vergognarsi della parentela, dall’alto della loro fama e ricchezza prodotte da sviluppo e turismo. D’altronde cosa ci si può aspettare da una provincia dove neanche il sole si degna di affacciarsi, come racconta un proverbio locale? E infatti questo sembra prospettare il lungo percorso dalla capitale Guiyang - cielo grigio, di strade a griglia e palazzoni in cemento armato di radice comunista, - verso l’est della provincia. Un paesaggio costellato da villaggi abitati da arcaiche comunità radicate nella cornice di un paesaggio incontaminato. Tuttavia la cruda realtà si rivela di natura ben più livida e meno romantica. In sostanza una serie di piccole Guiyang, compresa Taijiang - sede dell’inaugurazione del Sister’s Meal Festival - un’anonima cittadina adagiata sul fiume Qingshui, talmente grigia che si sveglia appena dal torpore davanti al colorato corteo della sfilata degli abitanti Miao di tutta la provincia.


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Si approda poi a Zhenyuan, una città il cui cuore in pietra sale su una collina sovrastata da un tempio che sembra sospeso nel vuoto mentre in basso si adagia sul fiume Wuyang. È questo l’emblema del volto della Cina contemporanea, in equilibrio sempre più instabile tra il mantenimento di un ritmo di vita placido sulle secolari tradizioni e le necessità di una modernizzazione frenetica. Ad ovest i locali, le pizzerie, la vita notturna; ad est l’ansa del fiume rallenta l’acqua come i battiti del cuore di chi attraversa un antico ponte in pietra sormontato da una pagoda, al di là del quale si erge, come una costellazione,


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un complesso di templi illuminati di notte dalle luci fiabesche della luna. Si segue il lungo fiume silenzioso che curva riflettendo immobili i palazzi sovrastanti, poi un altro ponte alla fine dell’ansa, dove tavolini all’aperto annunciano la presenza di un piccolo locale i cui gestori, tra una birra e l’altra, si mettono, chitarra e voce, ad intonare canzoni folk dagli echi antichi che si spandono sul fiume. Zhenyuan è questa, poi si comincia a scendere verso sud: le piccole cittadine cominciano ad alternarsi a villaggi in legno o pietra dove freme la vita antica di contadini ed artigiani, e le strade in cemento cominciano a farsi piĂš strette e strozzate.


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“ costellazione, Come una

un complesso di templi

illuminati di notte DALLE LUCI DELLA

LUNA.

FIABESCHE


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Si arriva quindi a Shidong, una cittadina tra le più grandi dove vive l’etnia Miao, non bella, a giudicare dalle case che ne costituiscono l’ossatura, ma piena di magia. Ed è qui che converge, al termine della cerimonia dell’offerta del riso, l’apoteosi cromatica della marea di donne Miao, che danno inizio alla loro magnetica, singolare danza, fatta di passi accennati, di avanzamenti impercettibili, a ritmi scanditi da un tamburo. Il viaggio prosegue verso sud dove si incontrano le spettacolari forme geometriche


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delle terrazze di riso che trovano il loro culmine a Jiabang. Ăˆ un piccolo villaggio che si inerpica fin sopra le nuvole in un panorama che conduce a scenari ogni volta diversi, e ad incontri con i contadini che vanno avanti e indietro coi loro tipici cappelli a cono. Ed ecco in lontananza comparire Zhaoxing, un enorme villaggio completamente in legno, introdotto da ponti e mulini che sembrano disegnati dalla mano di Hayao Miyazaki.


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Danno inizio alla loro magnetica, singolare DANZA, FATTA DI PASSI

accennati,DI AVANZAMENTI IMPERCETTIBILI


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La via principale è l’unico, semplice riferimento per potersi poi perdere nei vicoli del villaggio, appena la si abbandona si entra in dimensioni che si alternano con una varietà sorprendente: dai leggeri ponticelli sul ruscello proveniente dalla vicina montagna, stretti da locali e gallerie in legno come in un film western, a scorci che si aprono improvvisi sulle case dai cui balconi le donne Dong stendono le fasce dei loro abiti neri; dalle piazzette nascoste che celano le anziane tessitrici nelle minuscole botteghe, agli stretti vicoli dove le bambine in abiti tradizionali corrono a perdifiato. Il tutto sotto l’incessante, ritmico e soffuso battito dei martelli con cui le artigiane appiattiscono gli abiti per la vendita ai rari turisti. Creando un’eco che scandisce il tempo di una comunità che ancora non si arrende alla velocità contemporanea.

Testo e foto di Daniele Bellucci © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cina - Guizhou

Informazioni: L’ufficio Nazionale del Turismo Cinese ha da poco un sito in lingua italiana dove potrete trovare molte informazioni per viaggiare in Cina.

Come arrivare: Volo intercontinentale per Pechino. Per raggiungere Guiyang, la capitale del Guizhou, si può prendere un volo interno (3 ore circa) o un treno superveloce (10 ore).

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Quando andare: Clima: Il Guizhou è una zona montuosa dove il sole si vede raramente. In generale comunque i periodi meno problematici sono le stagioni intermedie (primavera ed autunno). D’inverno fa molto freddo anche se il sole fa capolino più spesso. L’estate è calda e piovosa per via dei monsoni. Dove dormire: Il Guizhou non ha una grande offerta ma, rispetto agli anni passati, non è difficile trovare hotel e guesthouse anche nei villaggi meno popolati.

Dove mangiare: Dappertutto sono presenti ristoranti che offrono cucina locale. Più difficile trovare ristoranti di cucina internazionale. Viaggio organizzato: China Minority Travel tour operator specializzato nel sud della Cina costruisce i suoi itinerari in base alla varietà delle minoranze etniche, alle mete meno turistiche, ai villaggi più tradizionali ed incontaminati.


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Fuso orario: +7 ore rispetto all’Italia;+ 6 ore quando in Italia vige l’ora legale. Documenti: Passaporto con validità 6 mesi dalla data di arrivo e visto per la Cina da fare in poche agenzie autorizzate dall’ambasciata (Visa for China).

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Vaccini: Nessun vaccino obbligatorio. E’ consigliabile una profilassi antimalarica se si visita la regione d’estate. %&x

Lingua: Cinese. L’inglese è rarissimo anche nella maggior parte degli hotel. E’ bene fornirsi di una guida che parli inglese. Religione: Prevalentemente animista. Ma si pratica anche la religione buddista e taoista. Valuta: Yuan (CNY).

Elettricità: 110/220 volt. Le prese sono di tipo americano, basta munirsi di un adattatore universale nei propri luoghi di origine. Telefono: +86. La copertura è presente quasi esclusivamente nelle grandi e medie città, a meno di non acquistare una SIM cinese, ad esempio China Mobile.


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Cina - Guizhou

Abbigliamento: L’inverno è freddissimo, l’estate calda, quindi l’abbigliamento è in funzione del periodo in cui si visita, una cosa che non deve mancare mai è una giacca contro la pioggia e un ombrello.

Shopping: Prodotti tessuti a mano dalle abitanti della varie minoranze etniche, o manufatti d’argento (orecchini, collane, bracciali) facendo bene attenzione che non siano di plastica o alluminio. Eventi: Lusheng Festival (febbraio), Sisters’ Meal Festival (aprile) nei villaggi nell’area delle minoranze etniche attorno a Kaili, circa 200 km ad est della capitale Guiyang.


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Ritorno a Malindi

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Dopo un periodo critico sotto il profilo turistico dovuto alla difficile situazione politica internazionale, il paradiso africano sta riprendendo quota. Tra parchi nazionali, spiagge tropicali e un mare turchese con una barriera corallina fra le piÚ belle al mondo, il viaggio in Kenya non è solo vacanza relax ma diventa anche un momento di conoscenza di un territorio e di un popolo ricco di tradizioni e di storia.


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Ritorno a Malindi

MALINDI Testo di Graziella Leporati Foto di Marco Carulli

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Ritorno a Malindi

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alindi è una piccola località del Kenya affacciata su una lunga striscia di spiaggia tropicale affollata di resort, un paradiso africano un tempo molto amato dagli italiani che ora stanno tornando, ma col contagocce. Tuttavia questa è l’immagine turistica, da cartolina, che incanta il visitatore in cerca di seduzioni tropicali. Ma ci sono altri aspetti di Malindi che sono meno conosciuti, ma non per questo meno affascinanti. A nord-ovest di Malindi, ad esempio, si trova la spettacolare depressione di Marafa, detta Nyari nella lingua locale e conosciuta come “Hell’s Kitchen”. Caratterizzata da una serie di gole in arenaria e burroni che scendono a precipizio, il paesaggio unico e quasi ultraterreno di Marafa è diventato un elemento fondamentale del folclore locale.


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Ritorno a Malindi

La fitta giungla della foresta di Arabuko Sokoke, poi, cela un mondo di meraviglie. Al riparo della vegetazione, sentieri tortuosi portano alla ricerca di rare specie endemiche di uccelli e mammiferi e di grandi branchi di elefanti. La foresta nasconde un altro segreto: la città perduta di Gedi, un antico centro commerciale del popolo Swahili ora abbandonato, immerso nella foresta, dove i passaggi nascosti e le mura in rovina raccontano di un passato lungo e misterioso. Camminando attraverso la foresta, è possibile esplorare le mangrovie, immergersi sulla barriera o mettersi alla prova con la pesca. PiÚ a sud, il sonnacchioso villaggio di Watamu è caratterizzato da


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ampie spiagge bianche. Malindi e Watamu si trovano nella contea di Kilifi, dove si vive di pesca, ma soprattutto di turismo, grazie alle spiagge bianchissime, alla ricchezza della fauna e della flora nella riserva marina della costa e alla possibilitĂ di raggiungere in meno di quattro ore i parchi dello Tsavo est e ovest, famosi per i safari, che insieme coprono una superficie pari a sette volte quella della Valle d’Aosta. Purtroppo il turismo in questi ultimi anni è diminuito in modo vertiginoso nonostante il fatto che Malindi sia sempre stata un punto di interesse mondiale nel corso dei secoli.


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Ritorno a Malindi

Prima degli italiani, a Malindi erano infatti arrivati gli arabi, nel tredicesimo secolo, e i portoghesi, anzi, un portoghese, Vasco de Gama, che nel 1498 visitò la città prima di raggiungere il Kerala, in India. Il passaggio dell’esploratore è indicato da una colonna che funge da segnale di aiuto ai naviganti, sormontata da una croce in pietra di Lisbona. Il monumento si trova su un’altura da cui si ammira una baia molto frequentata dai pescatori locali, la pesca è infatti una delle principali attività del paese. Anche Hemingway amava pescare in queste acque prima di dedicarsi ai safari, un po’ più cruenti rispetto a quelli fotografici proposti oggi ai turisti,


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e raccontati nel romanzo “Verdi colline d’Africa”. Questo il volto della Malindi che fa sognare il turista europeo, ma anche quello benestante locale che, in pratica, si è ripreso la sua terra, il suo mare e le sue spiagge. Poi c’è l’altro aspetto di questa città africana che ha sofferto molto per la fuga degli europei e in particolare gli italiani, quasi dimezzati in un anno con la conseguente lievitazione della disoccupazione della mano d’opera locale e quindi della povertà che si legge sulle facciate delle case, sulle bancarelle al mercato e sui visi dei bambini che giocano per strada o delle donne eleganti nei loro costumi ma con un velo di tristezza in fondo agli occhi.


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Tutta l’economia della città, come abbiamo ampiamente spiegato, è legata all’industria del turismo che non ha ancora ripreso quota completamente, anche se qualche avvisaglia si è già percepita, e il rilancio in un prossimo futuro potrebbe essere legato al turismo ecosostenibile. Tra Watamu e Malindi infatti la ricchezza è anche e soprattutto quella delle riserve naturali. L’alternativa alle vacanze dei vip potrebbe quindi offrirla l’ecoturismo. Il parco marino di Watamu, il più vecchio del Kenya, si estende per 213 chilometri quadrati e ospita più di seicento specie di pesci e di rettili, e centinaia di tipi di coralli. Con un po’ di fortuna, durante le escursioni in barca si possono avvistare anche delfini e squali balena. Il parco è gestito in parte dai community groups, gruppi autogestiti di cittadini che lavorano insieme a progetti sul territorio distribuendo i profitti tra gli associati, come in una cooperativa informale. Un altro esempio è il Dabaso creek conservation group, che cura e protegge la foresta di mangrovie di Mida Creek, prima sfruttata dalla popolazione per ricavarne legname, poi scoperta come patrimonio naturale per l’ecoturismo. Il gruppo organizza gite in piroga tra mangrovie e fenicotteri, e offre uno spazio di ristorazione dove assaggiare i granchi pescati nelle acque basse dell’insenatura.


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E ancora il centro di conservazione dei serpenti, sempre a Watamu, che ospita 76 specie di questi rettili e funziona come il piÚ grande produttore di siero antiveleno in Africa. O il Turtle watch, unico centro di cura e recupero delle tartarughe marine dell’Africa orientale, che, oltre a occuparsi degli animali che a migliaia ogni anno


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nidificano sulle spiagge di Watamu, lavora con le scuole per l’educazione dei più giovani alla conservazione dell’ambiente, in aula ma anche “sul campo”. L’esperienza di riportare all’oceano una tartaruga salvata e curata dai volontari del centro è un momento unico che vale ore di lezione alla lavagna. Ed è accessibile anche ai visitatori. Testo di Gabriella Leporati e foto di Marco Carulli © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA

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ES UD TIT Ritorno a Malindi

Kenya - Malindi

Informazioni: Kenya Tourist Board, Ente del Turismo del Kenya; Magical Kenya. Per qualsiasi informazione prima di partire: magicalkenya@ interfacetourism.com oppure l’Ambasciata del Kenya a Roma: 06 8082717. Come arrivare: Molte le compagnie che volano su Nairobi e Mombasa e anche i charter dai maggiori aeroporti italiani.

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Quando andare: Clima: E’ caldo tutto l’anno, la stagione migliore è quella che da dicembre arriva a febbraio, il periodo meno indicato è quello della stagione delle piogge (tra maggio e agosto). Da novembre a dicembre, alla sera, ci possono essere brevi temporali. Viaggio organizzato: il tour operator Il Diamante e QualityGroup sono specialisti sulla destinazione. Fuso orario: +2h rispetto all’Italia. +1h quando in Italia vige l’ora legale.

Documenti: Passaporto con almeno 6 mesi di validità e una pagina vuota per il visto. Infatti per entrare nel Paese occorre dotarsi di visto. Il visto può essere richiesto online al seguente link. Ha un costo di 51$ o 40€. Può essere anche richiesto in Ambasciata a Roma e, ancora per un periodo limitato di tempo, richiesto all’arrivo in aeroporto. Può essere pagato in Euro o dollari; se intendete pagarlo in dollari americani le banconote devono essere di nuova emissione.


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Vaccini: Non è obbligatoria alcuna vaccinazione, ma è consigliata una profilassi antimalarica.

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Lingua: Kiswahili e inglese.

Religione: 38% di protestanti, 28% di cattolici romani, 26% di religioni locali, 7% di musulmani e 1% di altre religioni tradizionali. Valuta: Lo scellino keniota, 1 Euro vale circa 108 scellini. Gli euro si cambiano nelle banche e negli uffici cambio autorizzati, anche i dollari sono convertibili ovunque. Le carte di credito sono accettate, ma per motivi bancari viene addebitato un 10% in più sulla spesa effettuata. Elettricità: 220-240 V. Le prese hanno 3 fori come in Gran Bretagna. E’ utile portare un adattatore universale. Telefono: Dall’Italia il prefisso è 00254, dal Kenya è +39 (oppure digitare tre zeri “000” seguiti da 39). E’ conveniente acquistare all’aeroporto una sim card locale (Safaricom o Zain Kenya); telefonate e sms con questi operatori costano cifre molto basse anche per le telefonate in Italia. Abbigliamento: Servono capi leggeri e qualcosa di antivento per le escursioni nell’interno o eventualmente in barca. Scarpe in gomma per la spiaggia dato che si possono trovare molti coralli. Importanti le creme solari e un repellente contro le zanzare.


Cracovia

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A bordo di una Trabant si va alla scoperta di Nowa Huta, il quartiere operaio di Cracovia costruito intorno all’acciaieria che doveva ricalcare il modello ideale della città comunista. Un tour pazzo, fuori dalle righe, un po’ rivoluzionario e un po’ nostalgico, nel passato del vecchio Ost. Testo e foto di Aldo Pavan

CRACOVIA

nowa huta

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C I T TÀ DELL’ UTO PIA





Il Crazy Tour inizia così, a cinque chilometri da Cracovia, a Nowa Huta, in quello che fu il quartiere operaio costruito in epoca comunista attorno alla più grande acciaieria dell’Europa dell’Est. E’ un tour pazzo o meglio gaudente, con molti paradossi e qualche risata.


Nowa Huta: la città dell’utopia

NOWA HUTA L

a scoppiettante Trabant parcheggia davanti all’entrata dell’acciaieria. Ha lasciato dietro

di sé un puzzolente odore di scarichi inquinanti. L’auto è ormai un pezzo da museo ma ai tempi del comunismo su queste strade era onnipresente. Bicilindrica, andava a miscela, fu progettata e messa in produzione negli anni cinquanta nella Repubblica Democratica Tedesca e continuò ad essere prodotta fino alla riunificazione nel 1991. Si aprono le porte e scende Jakub che indossa un colbacco con tanto di stella rossa del passato regime comunista, con falce e martello ben evidenti. Il Crazy Tour inizia così, a cinque chilometri da Cracovia, a Nowa Huta, in quello che fu il quartiere operaio costruito in epoca comunista attorno alla più grande acciaieria dell’Europa dell’Est. E’ un tour pazzo o meglio gaudente, con molti paradossi e qualche risata. Non c’è nulla di nostalgico. Ma in qualche modo è una rievocazione del passato che si muove seguendo le tracce della storia che ha


segnato la Polonia. Tra le tante follie del Crazy Tour c’è anche la possibilità di maneggiare la più celebrata delle armi sovietiche, il Kalashnikov. Nonostante questa bella dose di pazzia il Crazy Tour apre le porte su un mondo che oggi è stato travolto dalla storia ma di cui rimangono indelebili tracce. Nowa Huta è una città operaia eretta ex novo ricalcando il modello ideale della città di epoca comunista. Uffici pubblici, teatri e musei sono reliquie del passato. Oggi il comune di Cracovia chiede addirittura che il quartiere venga inserito tra i siti da proteggere dell’Unesco. Per raggiungere questo obiettivo ha un importante asso nella manica: il regista Andrzej Wjada, scomparso di recente, ha preso le mosse da Nowa Huta per girare due suoi famosi film: L’uomo di ferro e L’uomo di marmo, nei quali si racconta la storia dell’eroe stakanovista Mateusz Birkut muratore impegnato nella costruzione della città ma che cade progressivamente compromesso agli occhi del regime.




Nowa Huta: la città dell’utopia

NOWA HUTA

Nowa Huta, città del socialismo reale, era sorta alla fine della

guerra per espressa volontà di Stalin. L’architettura era consid

un’arma estremamente importante per i creatori del nuovo ord

sociale perché destinata a modificare la coscienza dei cittadin

la loro visione della vita. Nova Huta doveva essere un esempio

L’urbanistica voleva ispirarsi alle città del Rinascimento ma qu

idea di base venne poi ripensata secondo i dettami del raziona del Novecento. Il prodotto finale è una sintesi riuscita solo in

parte. Dal centro del quartiere si allungano larghi viali, con pa laghetti, ampi spazi di verde tra gli edifici, sette teatri, cinque

cinema. E ovviamente anche palazzi residenziali, tetri condom


derata

dine

ni e

dove oggi vivono circa centomila persone. Il cuore del quartiere è la grande acciaieria (Nowa Huta significa nuova acciaieria). Nel progetto originale però mancava un edificio: la chiesa cattolica, elemento importante per i cattolici polacchi. Nel 1960 gli abitanti

o.

vennero malmenati dalla polizia a causa di una croce di legno

uesta

eretta senza permesso. L’allora vescovo Karol Wojtyła, futuro Papa

alismo

Giovanni Paolo II, ebbe il coraggio di dire una messa all’aperto

archi,

mini

la vigilia di Natale del 1959. Solo nel 1967 le autorità cedettero e diedero il permesso di costruire una chiesa chiamata Arca del Signore, un grande edificio che si erge imponente, proprio come un grande nave arenatasi tra i condomini.




Nowa Huta: la città dell’utopia

FOTO GALLERY

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Nowa Huta: la città dell’utopia

NOWA HUTA

I lavoratori dell’acciaieria furono tra i primi a ribellarsi contro il governo comunista e a combattere per diritti umani e diritti dei lavoratori. Il quartiere divenne una delle roccaforti del movimento di Solidarność, una spina nel fianco per il regime. Oggi a Nowa Huta si incontrano ancora molte tute blu. Ci sono anche i nostalgici del vecchio regime che vivono di ricordi. Sulla piazza centrale il ristorante Stylowa conserva ancora intatti gli arredi degli anni Cinquanta e un paio di statue di Lenin. Nelle sue vie gli opposti si toccano, come se qui le ideologie potessero convivere. Alcune vie che hanno preso nuovi nomi, come Solidarność, oppure denominazioni davvero inaspettate come Piazza Centrale Ronald Reagan. La storia non si cancella con qualche cartello, e può rivivere. Così quando con Jakub di Crazy Tour si entra nell’appartamento “comunista” sembra di essere in una macchina del tempo. Tutto è uguale a 50 anni fa con tanto di elettrodomestici vintage, cetrioli sotto aceto, tostapane, stelle rosse, volantini di Solidarnosc e manifesti propagandistici del partito comunista. Un straordinario salto nel passato recente della Polonia! T E S T O E F O T O D I : A L D O PAVA N





ES U TIT

Nowa Huta: la città dell’utopia

Cracovia - Nowa Huta

Informazioni: Ente Nazionale Polacco per il Turismo, via G.B.Martini 6, 00198 Roma t. +39 06 48 27 060. Come arrivare: LOT Linee Aeree Polacche opera voli giornalieri da Milano e Roma a Cracovia.

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Quando andare: Clima: La Polonia ha un clima continentale moderato, con un’estate breve e abbastanza calda e un inverno rigido con punte minime intorno ai -20°C, precipitazioni a carattere nevoso e lunghi periodi di gelo. Fuso orario: Nessuna differenza rispetto all’Italia.

Documenti: Carta d’identità valida per l’espatrio oppure passaporto. Vaccini: Nessuno. %&x

Lingua: Il polacco è la lingua nazionale. Abbastanza conosciuti anche il tedesco e il russo. Tra i giovani inizia a diffondersi la conoscenza della lingua inglese. Religione: In Polonia la popolazione è cattolica per il 91%. Minoranze di culto: ortodossi, protestanti ed ebrei.


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Nowa Huta: la città dell’utopia

Valuta: La valuta polacca è lo Zloty, diviso in 100 Groszy (€ 1 = 4.42 PLN Zloty). Gli euro possono essere cambiati nelle banche e negli uffici di cambio. E’ possibile prelevare valuta locale dagli sportelli automatici (ATM) con le principali carte di credito e bancomat di circuito internazionale.

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Elettricità: La corrente elettrica è di 220 Volt.

Telefono: Per chiamare in Italia dall’estero, occorre comporre lo 0039 seguito dal prefisso della città compreso lo zero e dal numero dell’abbonato. Per chiamare dall’Italia, o da un telefono cellulare italiano, in Polonia occorre digitare il codice 0048 seguito dal prefisso della città senza lo 0 e dal numero desiderato. La copertura cellulare in tutta la regione è buona. Abbigliamento: Si consiglia un abbigliamento pratico improntato alla stagione in corso, scarpe comode e qualche capo contro la pioggia e il vento. Link utili: Ente Turismo Polacco


Non solo sci

La ricetta per un relax perfetto prevede generose dosi di divertimento, sport e benessere, gustosa cucina, amalgamati e serviti rigorosamente freddi. Testo e foto di Gisella Motta www.gisellamotta.it


Non solo sci

I NVERNO

A L S ES TR IE R E N O N S O LO

SCI

Sestriere

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Non solo sci


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Non solo sci

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a Coppa del Mondo di Sci torna al Sestriere. Grande tappa dall’ 8 all’11 di dicembre per uno slalom e un gigante femminile sulle piste che già nel 2006 ospitarono le Olimpiadi invernali. Un comprensorio innevato, la via Lattea, in cui si scia quasi ovunque col sole in faccia e, come dice il grande campione Piero Gros che su queste montagne è nato e cresciuto anche agonisticamente, “adatto a tutti. Uno sciatore, che ha superato anche di poco lo spazzaneve, può sbizzarrirsi su tutte queste piste senza problemi anche utilizzando le varianti che quasi ovunque affiancano le parti più ripide. E poi, appunto, il 90% delle piste è esposto al sole tutto il giorno”. Ma oltre alle piste c’è un territorio che merita di essere scoperto.


Non solo sci


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Non solo sci

Arrivati a Cesana Torinese ci si trova davanti un bivio. Una strada prosegue verso il Montgenèvre (Francia), l’altra sale verso il Colle. Una strada secondaria arriva sino a Bousson e prosegue sino in Val di Thures, meta ideale per gli amanti delle ciaspole. Si parcheggia l’auto - meglio il fuoristrada quando c’è tanta neve - nei pressi della caratteristica chiesetta di S.M.Maddalena dove, di fronte alla facciata, la vecchia fontana di legno e sasso spunta a malapena da una spessa coltre di neve. Salendo dopo circa una ventina di minuti si arriva alla piccola frazione di Champ Quartier. Sono molto caratteristici questi villaggi, con le piccole chiesette, quasi tutte ancora in piedi, il


Non solo sci

forno per il pane e i ricoveri per le bestie. Nelle giornate limpide con un normale binocolo si possono vedere le onde della neve sulla cresta dello Chaberton (3.130 metri), la montagna piĂš imponente di queste zone. Ritornando sulla SR 23 che da Cesana sale al Colle, sulla destra, tutto ricoperto di neve, spunta il paesino di Bousson che dista circa 3 chilometri dal capoluogo. Invece sulla sinistra con una curva a gomito si sale verso Champlaz Seguin: qui la Locanda di Colomb offre, oltre ai soliti piatti tipici della cucina di montagna, degli ottimi taglieri di prosciutto e formaggio serviti in costume tipico dalla signora Carla. Da vedere anche la chiesa di S. Ippolito proprio nei pressi del parcheggio.


Non solo sci


Non solo sci


Non solo sci

FORME BIANCHE è la mostra di Gisella Motta, che si tiene dal 8 all’11 dicembre presso la ex Casa Cantoniera di Sestriere. La brava fotogiornalista espone immagini in cui il bianco è tema dominante, il colore sostegno all’idea. Gisella Motta dipinge con la luce la forma della neve. Quel particolare agglomerato di acqua e aria che diventa esperienza concreta, materica. Quel freddo che non traspare dalle foto, ma che ispira calore ed è rassicurante.


Non solo sci

G A L L E R Y


Non solo sci


Non solo sci


Non solo sci

Continuando a salire per il colle si arriva a Champlaz Janvier dove una bella croce di legno segna il confine tra le due frazioni. Circondata da un piccolo gruppo di case sorge la secentesca Chiesa di S.Claudio con le caratteristiche fontane di legno e di sasso che le fanno la guardia. Proprio accanto alla Chiesetta, ricavato da una stalla ristrutturata, si aprono le vetrate del ristorante “Du Grand Père”. L’ultimo Champlaz che si incontra è quello “du Col” sulla destra salendo. Alzando lo sguardo si notano già le piste del Sestriere. Nelle vie del paese si scoprono delle belle meridiane affrescate sui muri e dei caratteristici edifici utilizzati soprattutto come seconde


Non solo sci

case. Si sale ancora per coprire gli ultimi chilometri che portano al Colle. Sestriere, il centro del comprensorio ma anche il comune più giovane: nel 1934 nacque qui sulla cima dove non vi erano che prati, una piccola cappella e poco altro. In breve tempo però, per volontà di Giovanni Agnelli(1866-1945) divenne una moderna “città dello sci” con le due torri-albergo, gli impianti, le funivie e tutto ciò che oggi ne fa uno dei centri più importanti per il turismo invernale. In concomitanza con le gare della Coppa del mondo verranno inaugurate due mostre “Le Strade del Sestriere” con immagini dell’archivio storico dell’ANAS e “Forme Bianche” con fotografie di Gisella Motta. Testo e foto di Gisella Motta © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sestriere

Informazioni: Consorzio Turistico Via Lattea - Via Louset, Sestriere t. 0122/755444. Dove dormire: Hotel Olimpic Sestriere Hotel Principi di Piemonte Albergo del Centro, Champlas du Col t. 0122.77138.

Dove mangiare: Rifugio Aquila Nera, Località Nube d’Argento t. +39.3666433635. Du Grand Père, Champas Janvier t. 0122.755970. La Locanda di Colomb, Champlas Seguin t. 0122.832944. Link utili: Via Lattea


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Non chiamatela città grigia. Combattendo il freddo a sorsi di vin brulè e a morsi di curry wurst la capitale tedesca si mostra vivace e creativa, detta le nuove tendenze e si afferma come mecca dello shopping alternativo. Si compra vintage e alternative chic. Nei mercatini dell’usato e in boutique bizzarre. Senza dimenticare i tradizionali weihnachtsmarkt: sotto il cielo di Berlino va in scena il Natale. Testo di Francesco Calò Foto di Eugenio Bersani

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on te lo aspetti. Proprio non te lo immagini che Berlino, la città unconventional per antonomasia, creativa, futuristica, trendy per essere controcorrente, poi metta da parte quella mise punkettona, finto-trasandata e si acconci. Nastrini, addobbi, lucine e vischi: lascia di stucco Berlino cinta, a suo modo, nell’abito rosso. Bella, teutonica, sembra che addirittura sorrida e che sotto le gru piantate ovunque in città canticchi beata carole danzanti. All’ombra dei giganti di ferro che sfidano il cielo c’è un sottobosco fiabesco, un mondo incantato, tradizionale che più tradizionale non si può, che della modernità se ne frega.


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Una parentesi felice, un tempo sospeso, dove, almeno per un po’, le ferite del passato e quella continua tensione nel futuro scompaiono. E allora rilassatevi. Arrendetevi. È Natale, über alles. Christmas addict preparatevi alle emozioni forti; i mercatini li hanno inventati loro, quindi esultate, mercanzie, decorazioni, leccornie superano l’immaginabile. Tanto per cominciare, meglio togliersi dalla testa l’idea di saltellare come trottole da un punto all’altro della città a caccia di tutti i weihnachtsmarkt possibili, perché sono troppi. E la città è sconfinata. Meglio allora rassegnarsi, tirare un profondo sospiro


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e iniziare a passeggiare. Cominciamo quindi pure da Alexanderplatz. Sotto la stella della torre della televisione un presepe di casette di legno incornicia la pista di ghiaccio al centro della piazza. Cosa comprare? Lo schiaccianoci, ovviamente, rigorosamente artigianale. Ce ne sono a iosa, collezioni rare e impensabili provenienti da ogni parte della Germania. In piazza Gendarmenmarkt un villaggio di oltre un centinaio di tende fa da sfondo alla “magia di Natale�: esposizioni di artisti, intermezzi musicali, rappresentazioni teatrali e balli.


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Il mercatino più amato dai berlinesi? C’è chi giura sia il Winterwelt, a Postdamer Platz. Vero o no, è sicuramente il più divertente, con la più grande pista mobile per slittini d’Europa. Il più grande è invece a Spandau, che nel fine settimana raggiunge quota 400 bancarelle provenienti da tutta la nazione. Sarà per la cornice che sembra uscita dalle pagine dei fratelli Grimm, ma l’atmosfera a più alto tasso natalizio si respira nella piazza incantevole di Charlottenburg. Allo struscio tra i 250 chalet i più sentimentali preferiranno la visita dello Schlossgarten, giardino panoramico in stile inglese, autentica meraviglia. Per chi “crede in bio” la tappa obbligata è in piazza


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Kollwitzplatz, al mercatino dei prodotti biologici che offre prodotti prelibati da agricoltura a basso impatto, oggetti artistici e artigianali e giocattoli del commercio equo e solidale e dove si possono acquistare alberi di Natale provenienti da coltivazione sostenibile. Si fa incetta di regali ecologici anche nella strada più antica di Berlino, Sophienstraße, nel cuore del Mitte, dove è possibile trovare idee originali realizzate da artigiani e artisti locali che hanno saputo coniugare creatività e sostenibilità. Cosmopoliti ed esterofili appagheranno i loro desideri esotici nel mercato dei Continenti, al Museo Etnologico, dove viene esposto il meglio dell’artigianato di tutto il mondo.


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Gli alternative chic in cerca di qualcosa di originale dovranno fare tappa negli Hackesche Höfe in Rosenthalerstraße, nel Mitte, a pochi metri dalla stazione metropolitana di Hackescher Markt . Dietro la facciata in stile Jugendstil ci sono otto cortili comunicanti, costruiti nel 1907. Un souvenir o un regalo di Natale made in Berlin? Da Ampelmann Shop, che ha fatto dell’omino dei semafori della Germania dell’Est il suo marchio personale. Magliette, calamite, adesivi, ombrelli, a prezzi modici. E poi vintage, moda indipendente, second hand e altro ancora. In fondo siamo sempre a Berlino, seppur procediamo sotto fulgidi abeti destreggiando guhwein in una mano e nell’altra currywurst. Infreddoliti, felici e intontiti.

Testo di Francesca Calò e foto di Eugenio Bersani © LATITUDESLIFE.COM RIPRODUZIONE RISERVATA

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Informazioni: Come arrivare: VisitBerlin Diverse compagnie volano dall’Italia al Canada, ma la più Ente Nazionale GermanicoAir per il Turismo economica è solitamente Transat che collega Roma con Toronto e Vancouver. Una volta in territorio canadese bisogna Come arrivare: prendere un volo interno per raggiungere Whitehorse e Dall’Italia, numerose compagnie di bandiera e low cost lo Yukon Territory (Air Canada, Air North le compagnie più propongono voli per i due aeroporti Tegel e Schönefeld. gettonate). Dalla Germania c’è però l’opzione volo diretto All’arrivo conviene munirsi della Berlin Welcome Card; nel prezzo con la Condor Airlines, vola su Whitehorse è compreso l’utilizzo diche tutta la rete di trasportodurante urbanaiemesi offre estivi. Questa si rivela spesso la soluzione piùconvenzionati. conveniente numerosi sconti nei musei, hotel ed esercizi per raggiungere lo Yukon dall’Europa. Noleggiare un’auto Quando andare:il Grande Nord da Toronto può essere per raggiungere Tutto Fittissimo il calendario eventi, degni di nota. moltol’anno. costoso (sono circa 7000km) di anche se tutti panoramico Ile clima è mite da a settembre, inverni avventuroso. Damaggio Vancouver il tragittomentre è inveceglipiù brevesono e rigidi e nebbiosi. È bene portare un ombrello, perché la pioggia anche più spettacolare (si attraversano tre ecosistemi diversi tra invece può sorprendere in qualunque periodo. cui il deserto intorno al fiume Fazer a Cache Creek e la tundra in Bristish Columbia). Dove dormire: Un ottimo indirizzo è The Weinmeister Hotel (Weinmeisterstaße Quando andare: e di design, è situato nel cuore del Mitte, a 2). Contemporaneo poche metri da L’hotel è un ottimo Clima: Ilcentinaia periodo di migliore perAlexander visitare il Platz. Canada e in particolar punto di Yukon partenza per scoprire la città eda neimetà dintorni ristoranti, modo lo Territory è solitamente maggio a fine club e caff sono tutti a sono portata di mano. I dj-set serali sono agosto. Leètemperature gradevoli e le precipitazioni meno frequentati anche dalla clientela esterna e spesso si rimane frequenti. Sicuramente da evitare il periodo tra marzo e aprile piacevolmente in albergo a sorseggiare un drink e ascoltare quando lo scioglimento della neve, oltre a causare inondazioni buona musica. in tutto il paese, scopre infinite distese di erba bruciata dal gelo. DoveMeraviglioso mangiare: è invece il mese di ottobre, che corrisponde all’inizio delcittà breve autunno. Le immense La fama di a buon mercato si testa aforeste pranzodell’Ontario e a cena. e delle Rockies colorano, questo di un’ infideve nita Berlino è ancorasiuna città ain misura di periodo, tasca, e non ci si neanche accontentare. Chiil ama quantità di sfumature tra rossolaecucina il giallo.vietnamita troverà piacevole ristoro da Monsieur Vuong (Alte Schonhauser Straße. 46). Non accetta prenotazioni, ma ci si siede senza


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tante diffi Dove mangiare: coltà. L’ambiente è informale e friendly. I prezzi poi decisamente antipasto, una portata una birra Nello Yukon i economici. prezzi sonoUn ovunque piuttosto alti, si econsigliano entro i 15 euro. A Kreuzberg: se si porta un se po’frequentati di pazienza, soprattutto i dining a bordo strada, specie dasi può tentareche di assaggiare i celebri panini kebab di Mustafa, camionisti, possono riservare anche esperienze pittoresche all’uscita della metro Mehringdamm. Le file sono interminabili, e “indigene”, meno turistiche. Il prezzo medio per una colazione ma le pupille gustative ringrazieranno. Code anche da Curry (uova, bacon, patata e pane) o un pranzo tipico (hamburger e 36, un soffio più in là. Da provare l’ottima wienerschnitzel da patatine) si aggira intorno ai 10/15 euro. cotolette vengono Austria (Bergmanstraße, 30). Le succulenti

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servite su un letto di fragranti patate. Si cena con circa 25 euro a Viaggio persona. organizzato: Il tour operator Viaggi dell’Elefante propone l’itinerario di 14 giorniorario: “Gran Tour Alaska & Yucon” con partenze il 13 giugno e Fuso Come in Italia. l’8 agosto 2015. Prezzo a partire da 3120 euro a persona. Documenti: Fuso orario: Per italiani è suffi carta d’identità. Da –i cittadini 6 sulla East Coast a – 9ciente sulla la West Coast. %&x

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Lingua: Documenti: Tedesco e inglese diff uso. Passaporto con validità a 6 mesi.

Valuta: Vaccini: Euro. Nessuno. Elettricità: 230 W. Lingua: Inglese e francese. Telefono: 0049 per chiamare in Germania. Per chiamare in Italia ricordarsi Valuta: di apporre il +39 prima del numero. Dollaro canadese. Link utili: Ciao-berlin!


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