Speciale india

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Sommario

Rajasthan

Rajasthan Magia di colori e deserti

Nella terra magica dell’India, il Rajasthan possiede una sua particolare atmosfera. Una tavolozza da pittore frammentata di jungle polverose, cangianti in smeraldo dopo un violento acquazzone. La stessa tinta che per un attimo, riveste di un verde tenue anche l’ocra di deserti roventi.

Magia di colori e deserti

Testo di Federica Giuliani e Daniela Bozzani Foto di Vittorio Sciosia

Rajasthan

Lat 27.1 N

Parco Nazionale di Gir

in

g i r con il leone

In Gir con il leone

Il re della giungla non si trova solo in Africa. Dopo aver rischiato l’estinzione, il suo fratello minore si aggira ancora per la savane dell’India. Testo e foto di Luca Bracali

Parco Nazionale di Gir

Lat 21,4 N

ABRUZZO

Jammu e Kashmir

Jammu e Kashmir

il

paradiso è vicino

All’estremo nord dell’India, nello stato dello Jammu & Kashmir un lembo di terra rimasto a lungo inaccessibile ha gelosamente custodito costumi e tradizioni uniche. Da Jammu a Srinagar fino al sospeso Ladakh, accarezzando il cielo.

Il paradiso è vicino Jammu e Kashmir

Lat 33.52 N

Testo di Francesca Calò e Federico Klausner Foto di Simone Marassi

Delhi, Jaipur e Agra Il triangolo d’Oro Testo di Federico Klausner Foto di Federico Klausner e Vittorio Maggioni Sinfonia di amore e morte

Dai “Templi dell’amore” di Kahajuraho alla sacra città di Varanasi, dove sulle pire inceneriscono i corpi dei defunti. Sinfonia di amore e morte In India amore e morte sono due aspetti della vita.

Khajuraho e Varanasi

Khajuraho e Varanasi

Sinfonia di amore e morte

Sinfonia di amore e morte

Khajuraho e Varanasi

Lat 24,49 N

Assam

A ssa m Il giardino

de l

Nelle acque del fiume Brahmaputra si specchiano le caratteristiche etniche, le tradizioni di vita e i legami forti con il territorio dell’India nord orientale. Nell’Assam, la natura è splendida, il tè che vi si coltiva è il migliore del mondo e la fauna dei grandi Parchi uno spettacolo da non perdere.

Il giardino del Tè

Te s t o d i F e d e r i c o F o r m i g n a n i Foto di Lucio Rossi

India

Lat 26.20 N

Kerala I dottori dell’anima

Orissa Tempio sacro di natura e tradizione .

. .

Dal tempio d’oro di Amristar, sacro ai sikh, a Chandigarh, città ideale progettata da Le Corbusier, il Punjab sa soddisfare lo spirito. Sacro e profano.

punjab

. . .

inno allo spirito

Testo Maddalena De Bernardi Foto di Fausto Giaccone

Punjab Inno allo spirito Punjab

Lat 30.16 N

Info Utili Passaporto per l’India

Tempio sacro di natura e tradizione

Fuori dai sentieri battuti, l’Orissa è una gemma verde incastonata sul fianco Tempio sacro di natura e tradizione nord-orientale dell’India. Templi imponenti, la natura primordiale, i villaggi degli adivasi, le coste dolcissime: ogni angolo dell’antica Kalinga inscena la sua atavica bellezza.

Orissa

tempio sacro di natura e tradizione Testo di Francesca Calò e Angela Prati Foto di Angela Prati

Orissa

LaT 20,14 N


SPECIALE INDIA 2013

Speciale India

Redazione:

Via Carbonera, 10 I-20137 Milano tel. +39 02.36511073

Direttore Responsabile Eugenio Bersani eugenio@latitudeslife.com

Condirettore Federico Klausner

redazione@latitudeslife.com

federico@latitudeslife.com

Foto di: Federico Klausner

Hanno collaborato

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Luca Bracali, Federica Giuliani, Maddalena de Bernardi, Francesca Calò, Federico Formignani, Angela Prati, Daniela Bozzani

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Fotografi

Vittorio Sciosia, Federico Klausner, Vittorio Maggioni, Simone Marassi, Lucio Rossi, Fausto Giaccone Ennio Maffei Tonj Lardani

Photo Editor Lucio Rossi

lucio@latitudeslife.com

Sales Manager Lanfranco Bonisolli

lanfranco@latitudeslife.com

Redazione Federica Giuliani

fede@latitudeslife.com

Redazione Francesca Calò

francesca@latitudeslife.com

Redazione Maddalena De Bernardi

maddalena@latitudeslife.com

Redazione Giorgia Boitano

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giorgia@latitudeslife.com

Graphic Arianna Provenzano

arianna@latitudeslife.com

Graphic Guglielmo Nicolazzo willy@latitudeslife.com

Graphic Ilaria Bianchi

ilaria@latitudeslife.com

Social Network Marco Motta

marco@latitudeslife.com



L’intervista

E come valorizzare tutto ciò? Stiamo pianificando la promozione di alcune destinazioni che sono poco conosciute dal mercato italiano e non sono ancora toccate dal turismo di massa, afferma deciso il direttore. Affascinante e colorata, l’India è conosciuta come meta turistica soprattutto per zone come il Kerala e il Tamil Nadu, che attirano masse di persone per le cure ayurvediche e il benessere, oltre che per la florida natura e il paesaggio, il Rajastan, il Golden Triangle, Varanasi e Khajuraho con i tanti monumenti testimoni di una storia millenaria. Ma in un territorio grande come questo, Mr Gobind C. Bhuyan, Direttore

le cose da vedere non si esauriscono qui. Ecco perché l’Ente del Turismo ha

dell’Ente del Turismo Indiano a

mandato in giro svariati team di esperti, che sonderanno la situazione in aree

Milano

meno conosciute e confezioneranno pacchetti di viaggio adeguati ad esaltarne l’attrattività. Si tratta di figure professionali appartenenti a tour operator italiani che hanno il compito di esplorare il Madhya Pradesh, il Gujarat, l’Orissa, l’Assam

Intervista di Giorgia Boitano

e gli stati del Nord Ovest come Punjab, Himachal Pradesh e Uttar Pradesh. Luoghi ricchi di bellezze e tradizioni ancora poco conosciute al turismo, che rappresentano una risorsa da valorizzare: verranno sfruttati collegamenti e

Un sorriso mite e la voce pacata, Mr Gobind Bhuyan, Direttore dell’Ente del

infrastrutture già presenti, e ne verranno costruiti nuovi dove mancano.

Turismo Indiano a Milano, mi accoglie nel suo studio e mi racconta le sue prospettive per promuovere il turismo in uno tra i Paesi più grandi al mondo. Più

Moderne metropoli, villaggi, archeologia, ayurveda, templi, ricca cucina,

che di un’intervista vera e propria, si tratta di una chiacchierata in cui passiamo

giungla, mare: in India c’è tutto, basta scegliere. Si chiama “Find what you seek,

da un argomento all’altro.

Trova quello che cerchi” la campagna internazionale di comunicazione 2013: se con “Incredible India” il focus era soprattutto sulle destinazioni, adesso è il

Cosa attira gli italiani in India? La cultura, senza dubbio, i templi e i festival

turista con i suoi interessi e le sue esigenze ad essere al centro della scena.

religiosi come il Kumbh Mela, pellegrinaggio Hindu che si è tenuto lo scorso

Sono tante ed estremamente varie le esperienze che si possono fare durante

gennaio ad Allahabad, in Uttar Pradesh. Non dimentichiamo le danze popolari,

un viaggio in India, ci sono destinazioni adatte ad ogni periodo dell’anno

diverse in ogni regione, la natura spettacolare, i parchi nazionali, i paesaggi, i

e ad ogni nicchia, dal benessere al safari, dal turismo balneare al golf,

colori degli abiti tradizionali e il cibo, così vario e così saporito. Ci sono luoghi ed

dall’ecoturismo alle crociere. Tutte attrazioni che l’Ente sta sviluppando per

esperienze adatte ad ogni tipo di turista, spalmate su ogni stagione.

attrarre sempre più presenze, con l’obiettivo di aumentare almeno del 15% rispetto a quelle registrate lo scorso anno.

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L’intervista

E per quanto riguarda la sicurezza? È tra le priorità del Ministero per il Turismo,

Deccan Odissey Train e il Maharaja’s Express, hotel a 5 o 7 stelle che si spostano

che oltre a monitorare costantemente la situazione, sta sviluppando una

su rotaie da un punto all’altro del Paese, dove una notte costa intorno ai 400

speciale politica di controlli nelle aree turistiche, con un’attenzione particolare

euro. Esistono anche treni che seguono itinerari turistici speciali: il Fairy

per le donne.

Queen, indimenticabile viaggio di due giorni attraverso il Rajasthan a bordo della locomotiva a vapore più antica al mondo, il Mahaparinirvan Express, un

Un altro elemento fondamentale sono i trasporti. L’India ha un numero molto

pellegrinaggio di 7 giorni sui luoghi del buddismo partendo da New Delhi e

elevato di voli interni, che permettono di spostarsi in tutto il sub-continente

visitando la città di Varanasi e il Taj Mahal ad Agra.

in poche ore e con tariffe davvero convenienti, tra le più basse al mondo. Così è possibile toccare due o più destinazioni nello stesso viaggio, come ad

Destinato a una diversa nicchia di viaggiatori, invece, è il turismo

esempio Delhi e il Tamil Nadu, per unire il ritmo travolgente della capitale alla

cinematografico che, spinto dalla popolarità del grande schermo, sta

tranquillità delle cure ayurvediche, oppure la magnificenza di Agra e del Taj

diventando sempre più importante. Oltre ai classici tour degli studios di

Mahal, nella zona centrale, e la natura innevata dell’Himalaya, al nord. Non sono

Bollywood, sullo stile dell’offerta californiana, è possibile partecipare a itinerari

abbastanza, invece, i collegamenti dall’Italia, anche se da ottobre ripartiranno i

guidati alla scoperta dei setting cinematografici di film indiani e non. Per i

voli Air India da Roma e Milano.

prossimi mesi, ad esempio, ci si aspetta un incremento del flusso turistico a Pondicherry e Munnar grazie alla fama del premio Oscar “Vita di Pi”: una

Un volo potrebbe fare comodo anche per abbinare qualche giorno di mare

scialuppa con dentro una tigre giocattolo attende i fan all’arrivo in aeroporto e

a un viaggio culturale. Circondata da oltre 7mila km di costa, l’India vanta

specifiche attrazioni saranno sviluppate per grandi e piccoli. Il multi-premiato

alcune tra le più belle spiagge al mondo, dice orgoglioso il direttore. Se le

capolavoro di Ang Lee è solo l’ultimo esempio di successo internazionale

più famose si concentrano nell’area intorno a Goa, quelle più remote degli

ambientato in India, che porta sotto i riflettori luoghi prima poco conosciuti.

arcipelaghi sono la nuova frontiera del turismo indiano. Pacchetti turistici, nuovi hotel e collegamenti contribuiranno a lanciare le isole Andamane e Nicobare

Proprio il cinema potrebbe essere lo strumento che contribuirà a

come destinazioni balneari, comode anche per chi viaggia nel resto del Sud

promuovere il Paese nel mondo: allo scorso Festival di Cannes, infatti, il

Est Asiatico grazie alla loro posizione strategica. Le isole Laccadive, invece,

Ministro del Turismo dell’Unione Indiana Shri K. Chiranjeevi ha incoraggiato i

sono troppo piccole per sviluppare un alto numero di resort e si prestano

registi a considerare come location per le proprie riprese la varietà dei paesaggi

maggiormente a un turismo di lusso, con poche strutture di alto livello.

indiani, annunciando nuove semplificazioni nelle procedure per le riprese, afferma Mr Bhuyan. Basta dare un’occhiata a questa guida per capire che l’India

Si rivolge allo stesso segmento di pubblico l’offerta di alcuni tour operator

racchiude un territorio grande ed estremamente vario, un accostamento di

che propongono soggiorni d’élite e viaggi itineranti a bordo di luxury trains

luoghi straordinari, ambientazione perfetta per accontentare i gusti di tutti.

come il Palace-on-Wheels, il Royal Rajasthan on Wheels, il Golden Chariot, il

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in

Rajasthan Magia di colori e deserti

Nella terra magica dell’India, il Rajasthan possiede una sua particolare atmosfera. Una tavolozza da pittore frammentata di jungle polverose, cangianti in smeraldo dopo un violento acquazzone. La stessa tinta che per un attimo, riveste di un verde tenue anche l’ocra di deserti roventi. Testo di Federica Giuliani e Daniela Bozzani Foto di Vittorio Sciosia

g i r con il leone

Il re della giungla non si trova solo in Africa. Dopo aver rischiato l’estinzione, il suo fratello minore si aggira ancora per la savane dell’India. Testo e foto di Luca Bracali

Rajasthan

Parco Nazionale di Gir

Lat 27.1 N

Lat 21,4 N

ABRUZZO

Parco Nazionale di Gir

Rajasthan Magia di colori e deserti

In Gir con il leone

Jammu e Kashmir

il

paradiso

Triangolo d’Oro

è vicino

SINFONIA di

All’estremo nord dell’India, nello stato dello Jammu & Kashmir un lembo di terra rimasto a lungo inaccessibile ha gelosamente custodito costumi e tradizioni uniche. Da Jammu a Srinagar fino al sospeso Ladakh, accarezzando il cielo.

SUONI e VISIONI

Il Triangolo d’Oro racchiude in sé una frastornante sinfonia di suoni, colori e visioni che caratterizzano l’India, Paese dalle seducenti ricchezze e dalle caratteristiche contraddizioni. Testo di Federica Giuliani Foto di Federico Klausner Vittorio Sciosia e Ennio Maffei

Jammu e Kashmir

Lat 33.52 N

Delhi, Jaipur e Agra

Testo di Francesca Calò e Federico Klausner Foto di Simone Marassi

Jammu e Kashmir Il paradiso è vicino

LAT 25.5 N

Delhi, Jaipur e Agra Il triangolo d’Oro

Testo di Federico Klausner Foto di Federico Klausner e Vittorio Maggioni Sinfonia di amore e morte

Dai “Templi dell’amore” di Kahajuraho alla sacra città di Varanasi, dove sulle pire inceneriscono i corpi dei defunti. Sinfonia di amore e morte In India amore e morte sono due aspetti della vita.

A ssa m Il giardino

de l

Nelle acque del fiume Brahmaputra si specchiano le caratteristiche etniche, le tradizioni di vita e i legami forti con il territorio dell’India nord orientale. Nell’Assam, la natura è splendida, il tè che vi si coltiva è il migliore del mondo e la fauna dei grandi Parchi uno spettacolo da non perdere.

Khajuraho e Varanasi

Sinfonia di amore e morte

Te s t o d i F e d e r i c o F o r m i g n a n i Foto di Lucio Rossi

Khajuraho e Varanasi

India

Lat 24,49 N

Assam

Khajuraho e Varanasi Sinfonia di amore e morte

Il giardino del Tè

Tempio sacro di natura e tradizione

kerala I dottori dell’anima

Lo stato meridionale del Kerala è una terra di antica sapienza medica, i cui canoni discendono dai sacri libri dei Veda. Per curare insieme al corpo anche l’anima di chi si sottopone alla pratica dell’Ayur veda. Testo di Maddalena De Bernardi Foto di Vittorio Maggioni

Kerala

LAT 9,24 N

I dottori dell’anima .

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punjab

Fuori dai sentieri battuti, l’Orissa è una gemma verde incastonata sul fianco Tempio sacro di natura e tradizione nord-orientale dell’India. Templi imponenti, la natura primordiale, i villaggi degli adivasi, le coste dolcissime: ogni angolo dell’antica Kalinga inscena la sua atavica bellezza.

Orissa

tempio sacro di natura e tradizione Testo di Francesca Calò e Angela Prati Foto di Angela Prati

Orissa

LaT 20,14 N

Orissa

Kerala

Dal tempio d’oro di Amristar, sacro ai sikh, a Chandigarh, città ideale progettata da Le Corbusier, il Punjab sa soddisfare lo spirito. Sacro e profano.

Lat 26.20 N

Tempio sacro di natura e tradizione

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inno allo spirito

Testo Maddalena De Bernardi Foto di Fausto Giaccone

passaporto

b

per l’india

Tutte le informazioni utili di cui avete bisogno per conoscere e viaggiare in questo grande paese.

Punjab

Lat 30.16 N

Punjab Inno allo spirito

Info Utili Passaporto per l’India


Rajasthan Magia di colori e deserti

Nella terra magica dell’India, il Rajasthan possiede una sua particolare atmosfera. Una tavolozza da pittore frammentata di jungle polverose, cangianti in smeraldo dopo un violento acquazzone. La stessa tinta che per un attimo, riveste di un verde tenue anche l’ocra di deserti roventi. Testo di Federica Giuliani e Daniela Bozzani Foto di Vittorio Sciosia

Rajasthan

Lat 27.1 N


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

F

ertili pianure, bianche di cotone e gialle di grano, su cui si incidono i colori accesi di sari e turbanti sfoggiati come corone e luccicanti brocche appoggiate sulle ciocche corvine di donne bellissime. Avvolgono il paese miti e fiabe che i cantastorie dipanano dalle fortezze arroccate su dirupi e da bianchi palazzi affacciati su pozze d’acqua. I rajput, leggendari “figli di re”, provenienti dalle steppe centroasiatiche, si insediarono in questa regione, che

ancora porta il loro nome, nei secoli precedenti l’era cristiana. Jodhpur, la Città del Sole , la Porta del Thar, o più spesso la “città azzurra” per l’indaco che indicava l’appartenenza alla casta dei brahmini, e che ricopre quasi uniformemente la città vecchia, sorge sulla cresta di un colle, cinto da mura robuste e torri. All’interno delle mura due grandi laghi e molti splendidi edifici tra cui i palazzi della residenza del rajah.

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Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti

Lo stupore col quale James Tod, agente politico per gli Stati del Rajputana, descriveva la città nel 1818 è quasi lo stesso che coglie il visitatore di oggi, impreparato al pregio e alla leggerezza architettonica di archi, ricami, geometrie e prospettive armoniose del Meherangarh Fort. Stupore che continua nella scoperta di meravigliose jali traforate come merletti nella pietra rosa (schermi di pietra o legno scolpiti a disegni ornamentali usati nell’architettura islamica e indiana dietro cui si celavano le donne di corte), nella preziosa collezione di portantine da elefanti, nelle armi finemente lavorate in avorio, argento e pietre preziose, nei singolari soffitti decorati in oro e specchi della sala del trono. Dalle finestre si profila il palazzo del Maharaja Umaid Singh, così affascinato dallo stile di vita occidentale da affidare la costruzione della sua reggia a un architetto inglese, Henry Vaughan Lanchester. Oggi parte del palazzo ospita il Museo Umaid Bhavan che espone memorabilia preziose e stravaganti della famiglia reale. Il bazar è caotico, come e più del solito, ma sempre affascinante.

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Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Karni Mata andò su tutte le furie e decise che ogni cantastorie, dopo la morte, avrebbe abitato temporaneamente il corpo di un topo prima di reincarnarsi, privando il dio della morte di molte anime umane. Così, centinaia di fedeli ogni giorno si recano al tempio per portare offerte di ogni genere ai poveri topolini assonnati e un po’ storditi dal caldo. Pare che avvistare il solitario topo bianco in mezzo agli altri grigi sia segno di grande fortuna.

> A Deshnoke si trova, invece, un luogo che nell’immaginario occidentale crea un po’ di timore: Karni Mata, il tempio dei topi. Ha ereditato il nome da quello di una ragazza vissuta nel XVI secolo, figlia di un cantastorie tutt’ora adorata perché considerata la reincarnazione della dea Durga. Un giorno Karni Mata chiese al dio della morte di far resuscitare un bambino, figlio di un cantastorie. Il dio le rispose che non sarebbe stato possibile perché il bambino si era già reincarnato.


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Jaisalmer, che si erge tra le sabbie del deserto del Thar, praticamente ai confini col Pakistan, è forse la più affascinante città del Rajasthan. Dalle dimensioni di poco superiori a un grosso villaggio, fu fondata nel 1156 da Rawal Jaisal e la ricchezza architettonica degli edifici, di color ocra intenso racchiusi all’interno di poderose mura rinforzate da torri e da 99 bastioni, è una scenografia spettacolare. Il forte, in cui vivono ancora oggi qualche migliaio di persone, è una splendida e imponente costruzione circondata da alte mura. Vi si entra attraverso quattro porte, l’ultima delle quali si chiama “porta d’inverno” per la fresca brezza che vi spira in ogni stagione dell’anno. Anche Jaisalmer colpisce per la sua tavolozza: palazzi di gialla arenaria dai balconi intagliati come merletti, a cui sono appesi arazzi multicolori e copriletto luccicanti di decori che sussiegosi venditori invitano ad ammirare all’interno di stanze caotiche. Caratteristica della città sono le haveli, residenze

meravigliosamente decorate di proprietà di ricchi mercanti dediti ai traffici carovanieri. La Patwon ki è una delle più complicate e stupefacenti. Il ricco mercante di sete preziose e ricami di oro e argento fece costruire 5 appartamenti per i suoi cinque figli come una serie di scatole cinesi, uno dentro l’altro. La piccola e deliziosa città di Pushkar, circondata da colline e dune, appare in una suggestiva cornice affacciata su un lago circondato da templi e case bianche. Quieta e silenziosa per la maggior parte dell’anno diventa un affascinante incubo di suoni, odori e visioni durante l’annuale Festa del bestiame che attrae, oltre ai compratori della regione, migliaia di turisti da ogni parte del mondo. Pushkar è anche un importante luogo di pellegrinaggio. Secondo la leggenda il dio Brahma uccise il demone Vajra Nabh con un fiore di loto i cui petali, scesi sulla terra, si adagiarono in tre luoghi nei dintorni di Pushkar dove si formarono tre piccoli laghi. Sempre secondo la leggenda il grande lago un tempo era circondato da 500 templi e 52 palazzi. Come scrisse Octavio Paz, l’India “Non è entrata in me attraverso la mente, ma attraverso gli occhi, le orecchie e tutti gli altri sensi”.

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Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti

Per trovare un po’ di verde si deve lasciare il deserto del Thar e salire la strada che porta al Monte Abu a sud di Jodhpur. Una strada che serpeggia nella foresta dove una folla di scimmie, lungo il parapetto, resta in paziente attesa di qualche nocciolina lanciata dal finestrino. Al di là della temperatura molto piacevole e del Nakki Talao, il laghetto sacro scavato secondo la leggenda dalle unghie degli dei spaventati da un demone, su cui ora turisti immemori galleggiano in pedalò, il motivo principale per spingersi fin qui è lo straordinario complesso di templi giainisti di Dilwara. Semplici all’esterno, per nasconderli alla avidità dei predoni, rivelano all’interno una ricchezza spettacolare. Tra essi spicca il tempio Adinatha, il più antico, costruito nella seconda metà del XII secolo. Servirono 14 anni, 2700 operai e una schiera di elefanti per realizzare e trasportare sul posto che occupa ora questo gioiello.

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Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti

Scendendo dal Monte Abu si passa Udaipur, con i suoi splendidi palazzi che si riflettono nel lago Pichhola. È incorniciata dalle morbide colline degli Aravalli, la bassa catena montuosa che attraversa il Rajasthan e fu costruita dal Maharajah Udai Singh, da cui prende il nome. Arrivare qui è come raggiungere un’oasi nel deserto, per le acque e per il clima piacevole anche durante la torrida estate. All’interno del lago si innalzano due isole: l’isola di Jagniwas e l’isola di Jagmandir. La prima è resa particolarmente affascinante dalla presenza del Lake Palace, un palazzo costruito dal maharana Jagat Singh II nel 1754 che occupa praticamente l’intera superficie dell’isola; la seconda, Jagmandir, è sede del palazzo costruito dai maharaja Karan Singh e Jagat Singh tra il 1628 ed il 1652.

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L’India è “intrusione” nei cinque sensi, fatta di contrasti e legami sottili come fili di seta e feroci come il bianconero dei mendicanti e gli arcobaleni di vesti preziose. © Riproduzione Riservata


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


Triangolo d’Oro: sinfonia di suoni e

Rajasthan, magia di colori e deserti


DE ITU AT Rajasthan, magia di colori e deserti

Rajasthan

E D U T I T

Informazioni: il Rajasthan è situato nel nord del Paese ed è lo stato più grande dell’India oltre ad essere, con i suoi 56,473,122 abitanti, l’ottavo stato più popolato. Le sue lingue ufficiali sono l’hindi e il rajasthani, ma l’inglese è abbastanza diffuso. Terra un tempo divisa tra i principati dei raja in guerra fra loro, di pastori nomadi, fortezze, tradizioni antiche, è una regione tutt’ora molto tradizionalista e conservatrice. Come arrivare: moltissime compagnie aeree collegano l’Italia con New Delhi: Finnair, Emirates, Swiss, Turkish, British, ecc. Biglietti a partire da circa 500 € A/R.

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Quando andare - Clima : il periodo migliore va da novembre a febbraio inclusi. Da aprile a giugno fa molto caldo, specialmente nel deserto occidentale (Jasailmer, Jodhpur, ecc.) mentre da luglio a settembre soffia l’umido monsone di sud ovest, che rende le temperature insopportabili e porta tutta la pioggia che il Rajasthan riceve durante l’anno.

Shopping: bellissimi tessuti, specie il cotone e le sete dai colori vivaci, terrecotte, oggetti di marmo, di legni pregiati (ebano e sandalo) e di cuoio, tappeti, abiti, sari, sandali e argenti. Considerate che in India fare shopping è conveniente, ma anche qui gli oggetti belli e di qualità hanno un certo costo.


DE ITU AT Rajasthan, magia di colori e deserti

Rajasthan

E D U T I T

Suggerimenti: il modo migliore per visitare il Rajasthan è quello di affittare un’auto con autista: vi permetterà di muovervi in totale comfort e autonomia.

Eventi: in Rajasthan si svolgono moltissimi festival e le loro date cambiano annualmente, in quanto legate al calendario lunare. Tra ottobre e febbraio, i mesi migliori per una visita, ricadono i seguenti eventi principali: - Ottobre: Dussehra (Ram Lila), 10 giorni, il più famoso festival indiano, celebra la vittoria del Bene sul Male; Festival di Marwar a Jodhpur, danze e canti del deserto del Thar; Divali , la festa della luce dedicata a Laxmi, la dea dell’abbondanza, che brilla di centinaia di migliaia di lumini.

- Novembre: Mercati di bestiame a Pushkar, celebre nel mondo soprattutto per la sezione riservata ai cammelli e a Jhaiawar (fiera di Chandrabhaga sulle rive dell’omonimo fiume). - Gennaio: Festival dei cammelli a Bikaner, che include anche gare.

- Febbraio: Fiera di Nagaur: altra fiera di bestiame tra le principali dello stato.

Link Utili: Ente del turismo del Rajasthan: www.rajasthantourism.gov.in


in

g i r con il leone

Il re della giungla non si trova solo in Africa. Dopo aver rischiato l’estinzione, il suo fratello minore si aggira ancora per la savane dell’India. Testo e foto di Luca Bracali

Parco Nazionale di Gir ABRUZZO

Lat 21,4 N


Gujarat - In Gir con il leone

Gujarat - In Gir con il leone


Gujarat - In Gir con il leone

Gujarat - In Gir con il leone


Gujarat - In Gir con il leone

Gujarat - In Gir con il leone

...“Gujarat, la

grande casa

del leone”

Terra di commercio, antichi templi e natura selvaggia, il Gujarat è uno stato tra i più floridi e meno conosciuti dell’India, dove antiche tradizioni sono affiancate dall’avanzare impetuoso di una frenetica modernità. Patria del grande Mahatma Gandhi, questa regione al confine con il Pakistan, piccola penisola a ovest della penisola indiana, è un agglomerato di monumenti strepitosi che si stagliano in una ruralità pacata, un intreccio di villaggi dove convivono etnie tribali e nomadi, popolazioni di fede hindu e jainista, mussulmani e cristiani.

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Gujarat - In Gir con il leone

Gujarat - In Gir con il leone



Gujarat - In Gir con il leone

Gujarat - In Gir con il leone


Gujarat - In Gir con il leone

Sulla costa, una manciata di porti commerciali ha accolto secoli di ricchezze, lavoro, e soprattutto popoli che hanno costruito una storia, da leggere in un lungo susseguirsi di siti d’interesse religioso e culturale. Oltre ai simboli del passato e a bianche spiagge che guardano l’oceano, a rendere attraente questa regione ci sono le foreste e i parchi naturali, meta privilegiata per gli amanti del safari. Ciò che rende il Gujarat famoso in tutto il mondo, infatti, è

il leone asiatico (Panthera leo persica), un affascinante quanto raro animale originario di questa regione, classificato tra le specie più minacciate del mondo, i cui ultimi esemplari si trovano nel Gir Forest National Park, una riserva naturale situata nella parte meridionale della regione. Con le sue colline rocciose, i tanti fiumi circondati da macchie di fitta vegetazione e le vaste praterie, il parco è una delle più importanti aree protette in Asia, e l’unico luogo dove si può ammirare il leone asiatico.

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Gujarat - In Gir con il leone

Gujarat - In Gir con il leone


Gujarat - In Gir con il leone

Gujarat - In Gir con il leone

Tra gli altri animali che abitano questa oasi protetta, altri due sono registrati nel Libro Rosso dello IUCN delle specie in pericolo di estinzione. Si tratta del leopardo (Panthera pardus) e del coccodrillo di palude (Crocodylus palustris palustris), che sopravvive con alcuni esemplari nelle acque di un grande bacino presente nella zona centrale della riserva. Ma è il leone ad attirare nella foresta del Gir un turismo in continua crescita, con un indotto economico e occupazionale di grande interesse. Dai tanti hotel, dai lodge e dai campi tendati partono ogni giorno processioni di fuoristrada per addentrarsi lungo i sentieri del parco, tra foreste aride di teak e di acacie, laghi, corsi d’acqua, radure e savane, nella speranza di avvistare il padrone della foresta. Non basta una giornata per vederlo: occorre pazienza per ammirare questo nobile predatore, magari sorprendendolo mentre caccia un cervo pomellato, quando riposa all’ombra di un albero o quando beve intorno a una pozza, chissĂ dove nel parco.

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Gujarat - In Gir con il leone

Gujarat - In Gir con il leone


Gujarat - In Gir con il leone

...“Il leone asiatico, re del Gir” È uno degli animali più epici e leggendari della storia, basti pensare che la Bibbia lo cita ben 157 volte e nei bassorilievi babilonesi è sempre lui il bersaglio preferito delle lance scagliate dall’avido e temibile Nabucodonosor. Un tempo il suo vasto areale di estendeva dall’India fino all’Europa centrale, in Grecia e persino in Italia, dove pare abbia vissuto nel pleistocene superiore, circa 20.000 anni fa. Lui, sua maestà il leone asiatico, oggi è confinato in una piccola porzione di terra del Gujarat, una regione a nord-ovest dell’India, non troppo distante dai confini del Pakistan. Cacciato, braccato e perseguitato, il leone asiatico, nei primi anni del ‘900 vacillava sulla soglia dell’estinzione: solo 13 esemplari

erano sfuggiti alla caccia spietata dell’uomo e fu così che il Nababbo di Junagadh, nel 1910 dichiarò la sua definitiva tutela. La munificenza di quest’uomo dette avvio a un costante processo di ripopolamento di tutta l’area, in quella che era stata per anni una riserva reale di caccia, e secondo l’ultimo censimento, quello del 2010, ad oggi si contano ben 411 di questi splendidi animali, ben 52 in più rispetto al controllo del 2005. Sono le asciutte foreste di teak e di acacie il regno del leone asiatico recluso, ma non troppo, all’interno del parco di Gir, un areale di 1.400 kmq, che sconfina nel villaggio di Sasam. Il leone asiatico è uno dei cinque grandi felini dell’India, ma è l’unico che vive e caccia in branco, mantenendo buone abitudini sociali, anche se ridotte alla presenza di due sole femmine, che si congiungono con gli altri membri solo per l’accoppiamento o per dividere una preda di grandi dimensioni. Rispetto al suo cugino africano, il leone asiatico è di poco più piccolo (circa 190 kg), ha la pelliccia di un colore più chiaro e sfoggia una criniera meno folta e più brunita.

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Più facile è invece intuire il secondo problema: l’uomo. Che, se dopo un secolo ha imparato a non sparare al leone per cacciarlo, non ha ancora capito come lasciarlo in vita. Il problema reale è che nel parco di Gir vi sono molti villaggi e il parco stesso in realtà non ha confini. Gli abitanti di Sasam, che siano santoni hindu o contadini, non hanno affatto paura dei leoni e hanno imparato a conviverci, tanto da muoversi in mezzo alla foresta da soli, a piedi o in motorino.

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Ma quali sono i punti deboli di questa specie così poco conosciuta, che un tempo divideva il suo territorio con tigri del Bengala, leopardi indiani e ghepardi asiatici? Il primo è un fattore genetico: sembra proprio che l’attuale popolazione derivi da solo 13 esemplari, con evidenti rischi nell’accoppiamento legati alla consanguineità. Questo fattore può ovviamente rendere i leoni più vulnerabili a malattie, dovute all’indebolimento del sistema immunitario, e meno fertili.


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L’ultima sera in cui ho realizzato questo servizio mi trovavo a cena con il mio operatore video e un collega di National Geographic in un piccolo hotel, a una manciata di chilometri dal parco. Alle 20.30 un branco di dieci leoni (sei maschi e quattro femmine) è sceso ai margini di quel fiume su cui, poche ore prima, stavamo scattando immagini a un gruppo di donne che asciugavano i loro sari sotto un sole cocente.

Ma al tempo stesso sono costretti a proteggere il loro bestiame, mandrie di pecore, bufali e vacche, oltre a dover irrigare campi e piantagioni. Vasti recinti elettrificati e innumerevoli pozzi d’acqua a cielo aperto si trasformano così in trappole mortali per i leoni, le uniche due cause di numerosi decessi. Come in una fiaba o in un film d’avventura, l’interazione fra animali, uomini e ambiente a Sasan è possibile e imprevedibile.

E nella loro sacralità tre vacche sono state uccise e sbranate, lasciando i resti a un leopardo, che è arrivato poco dopo, illuminato dalle torce dei contadini. A noi non è stato detto niente. Solo al mattino, dopo che qualcuno ha spifferato la notizia, abbiamo potuto riprendere i resti delle carcasse. La sera stessa coincideva con la nostra partenza, ma siamo pronti a scommettere che se quei leoni fossero scesi di nuovo a Sasam, difficilmente avrebbero fatto ritorno a Gir… © Riproduzione Riservata

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Gujarat - Parco Nazionale di Gir

E D U TI

Informazioni: il Gir Forest Wildlife Sanctuary (o Sasan- Gir Forest Wildlife Sanctuary) occupa una superficie di 1412 kmq. A 390 km da Ahmedabad, in Gujarat. Come arrivare: - in aereo: da Delhi si atterra all’aeroporto internazionale di Ahmedabad, da dove occorrono 7-8 ore di guida, compresi gli stop. Da Mumbai all’aeroporto di Diu, 112 km. - in treno: da Delhi e Mumbai ci sono treni per Rajkot a 164 km dal parco (2 ore di guida, oppure altro treno). Da Ahmedabad i treni raggiungono Junagadh, a 60 km o Veraval, a 40 km dal Gir, entrambe a circa un’ora di guida. Altri treni collegano Sasan, Junagadh e Veraval.

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Quando andare- clima: il periodo migliore è da dicembre a marzo, ma lo sanno in molti e quindi è un periodo affollato. Gli avvistamenti dei leoni e della fauna in generale, sono più facili nel periodo marzo – maggio, quando fa più caldo ed escono a bere.

Link Utili:

Gir Forest Wildlife Sanctuary: www.girnationalpark.com Possibilità di alloggio nel parco: goindia.about.com

Sito ufficiale del parco di Gir (Gujarat Tourism): www.gujarattourism.com


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Gujarat - Parco Nazionale di Gir

E D U TI

Apertura: il parco è aperto da metà ottobre a metà giugno. Sono organizzati 3 safari al giorno: la mattina alle 6.30 e alle 9 e il pomeriggio alle 3. La Gir Interpretation Zone che dà informazioni sul parco è aperta tutti I giorni tranne il mercoledì dalle 8.00 alle 11 e dalle 3 al tramonto. Ingresso: il costo per auto, fino a 6 occupanti, dipende dal giorno della visita: gli stranieri pagano 40 US$ (2200 Rp.) durante la settimana, 50 (2750 Rp.) il weekend e 60 (3300Rp.) durante le feste (Natale, Diwali, ecc). A parte si deve pagare la guida (100 rupie = 1,5 €) e l’affitto della jeep (1300-1500 Rp. = 18.5 – 21 €). L’ingresso alla Gir Interpretation Zone costa 20US$ (1100 Rp.). Anche se i prezzi sono espressi in dollari, si deve pagare in Rupie. Attenzione: vengono rilasciati solo 150 permessi al giorno, metà dei quali riservati da chi ha prenotato in anticipo o è alloggiato presso un hotel registrato, che procura il biglietto a un costo extra. Suggerimenti: i safari migliori sono i primi del mattino, quando con la temperatura più fresca, i leoni sono più attivi, mentre passano il resto del giorno dormire. Da evitare possibilmente periodi di vacanza e weekend per la folla e le tariffe più alte. Se siete in un gruppo, per prima cosa occupatevi della scelta della jeep che può essere affittata da hotel, guesthouse o dalla reception del parco dove dovete pagare anche l’ingresso. Se siete soli cercate un posto libero e dividete la cifra con gli altri passeggeri. Se non si ha prenotato, meglio presentarsi alla biglietteria molto tempo prima dell’apertura, per evitare lunghe code o addirittura di restar fuori, specialmente nei weekend e nelle feste. La biglietteria per il safari delle 6.30 apre alle 6 ma la coda si forma dalle 4 e, durante i giorni di festa più affollati, addirittura da mezzanotte. Ci sono otto piste all’interno del parco, che il computer assegna a caso con ogni permesso.


Jammu e Kashmir

il

paradiso è vicino

All’estremo nord dell’India, nello stato dello Jammu & Kashmir un lembo di terra rimasto a lungo inaccessibile ha gelosamente custodito costumi e tradizioni uniche. Da Jammu a Srinagar fino al sospeso Ladakh, accarezzando il cielo.

Jammu e Kashmir Testo di Francesca Calò e Federico Klausner Foto di Simone Marassi e Tonj Lardani

LAT 33.52 N


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U

n territorio estremo. Estremo nella bellezza, nella particolarità, nelle vicende storico politiche che lo hanno attraversato. Lo stato di Jammu e Kashmir, nell’India più settentrionale, è una terra incantevole cullata dall’Himalaya. Jammu, la valle del Kashmir e il Ladakh costituiscono le regioni di questo meraviglioso paese. Srinagar è la capitale estiva, e Jammu è la capitale invernale. Mentre la valle del Kashmir è famosa per il suo bellissimo paesaggio di montagna, Jammu attira ogni anno migliaia di pellegrini hindù richiamati dal fascino spirituale dei suoi santuari. Conserva l’incanto di una bellezza remota invece il Ladakh, un territorio magico abitato da una popolazione tibetana buddista equilibrata e composta che assieme a questa cornice naturale, lascerà sicuramente il segno a chi si appresta a scoprirla.

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Un percorso di più di 400 chilometri, immerso in uno scenario di visioni impareggiabili, separa Srinagar da Leh, in Ladakh. Un viaggio non facile, ma la fatica vale tutta, ampiamente ripagata dall’esperienza unica che viene portata a casa.

Srinagar è la capitale estiva dello stato di Jammu e Kashmir famosa per i suoi giardini moghul, le graziose houseboat sul Dal Lake e le moschee singolari i cui interni sono dipinti con sgargianti motivi floreali.

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Nelle immediate vicinanze del lago, sorge lo Shalimar Bagh, forse il giardino più famoso di Srinagar per i suoi chini khanas, o nicchie ad arco, posti dietro alle cascate. Terrazze ripide e un panorama mozzafiato sul lago fanno del Nishat Bagh un altro luogo da non perdere. I giardini sono tutti disposti in terrazze; tra fontane, prati, canali e spazi verdi fioriti, aleggia un’atmosfera rilassata e bucolica. All’appello non possono mancare il Pari Mahal, circondato dai resti del palazzo, e il Tulip Garden, che richiama nel mese di aprile frotte di visitatori dediti a contemplare le meravigliose file di tulipani, da cui il nome.

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Nelle acque chete del Dal Lake le shikara, imbarcazioni a remi simili alle gondole, tutte variopinte, si muovono come spolette da un capo all’altro. Ormeggiano invece lungo la riva le incantevoli houseboat, vere case galleggianti realizzate per lo più in legno di cedro che arrivano a esser lunghe anche quasi 40 metri: qui è possibile soggiornare nelle confortevoli camere messe a disposizione per gli ospiti, o anche solo prendere un cocktail godendo dello spettacolo unico offerto da questo specchio d’acqua in cui si riflettono le cime del Pir Panjal.


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Ma per molti, il grande protagonista dello stato di Jammu e Kashmir è lui, il Ladakh, territorio mistico, magico, il regno del buddismo a un passo dal cielo. Un Paese in un cristallo. Perché cristallizzato è lo stile di vita degli abitanti, che pare immutato da secoli. Cristallizzati i visi intensi graffiati dal sole e gli occhi curiosi. Cristallizzate le montagne altissime, piramidi di roccia e ghiaccio che trafiggono un cielo incredibilmente blu. Un mondo trasparente e fragile, difeso con coraggio da una eterogenea popolazione di monaci, contadini e pastori, in prima linea per la conservazione degli innumerevoli gompa (monasteri) custodi dell’identità nazionale, che caratterizzano il paesaggio del Ladakh, il Piccolo Tibet.

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Poco più di 230.000 abitanti in un territorio vasto come Lombardia, Piemonte, Liguria e Val d’Aosta messe insieme, sottoposto alle mire espansionistiche di Pakistan e Cina, ai terremoti causati dallo slittamento della placca indiana verso la piattaforma Euroasiatica, origine delle imponenti catene montuose himalaiane, e talvolta anche da cataclismi naturali come la devastante alluvione del 2010 che ha colpito Leh e i dintorni.

Un evento inimmaginabile per un deserto di alta quota come il Ladakh, dove ogni anno il sole splende per 300 giorni e le precipitazioni a mala pena raggiungono i 100 mm, per lo più sotto forma di neve. I monsoni che colpiscono il subcontinente indiano si prosciugano sulle vette himalayane e restituiscono un’aria con un’umidità relativa del 6 - 24% che, unita all’altitudine, porta a una radiazione solare tra le più elevate al mondo. Un deserto freddo, con temperature che variano da minime invernali di -40° a massime estive di +35° e tempeste di sabbia che battono un suolo poroso e sottile, privo di vegetazione.

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Eppure molti ritrovamenti indicano che un ambiente tanto ostile è stato abitato fin dal periodo neolitico da popolazioni indo-ariane. Il buddhismo vi si diffuse nel II secolo attraverso il Kashmir occidentale, mentre nel Tibet ancora era praticato il culto Bon. Sempre in bilico tra l’espansione tibetana da oriente e l’influenza cinese attraverso l’Asia Centrale, i popoli del Ladakh scelsero il Tibet quando si trattò di fronteggiare nel III secolo l’avanzata islamica nel sud dell’Asia e per questa ragione la loro terra fu oggetto per secoli di continue scorrerie e invasioni da parte dei Paesi confinanti, già convertiti all’Islam. Ancora oggi alcune aree del Kashmir, di cui il Ladakh fa parte, sono disputate tra India e Pakistan e il ghiacciaio del Siachen, a oltre 5.600 m. di altezza, dove si fronteggiano i due eserciti, è il campo di battaglia più alto del mondo.

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dei gompa, unici segni di presenza umana che svettano nel paesaggio lunare e magico. Impossibile ricordarli tutti: all’XI secolo risale il Lamayuru Gompa, abbarbicato a una roccia tra Bodhkharbu e Kha-lache. Anticamente comprendeva cinque edifici, di cui uno solo è sopravvissuto, splendidamente affrescato e con una ricca collezione di tankha. Annualmente, il 17° e il 18° giorno del quinto mese del calendario lunare tibetano vi si tiene una grande cerimonia con balli mascherati che richiama anche monaci delle aree limitrofe. Non è un’eccezione.

> Questo deserto dove il terreno è sabbioso e dove le dune sono sostituite da picchi che inseguono nuvole nella prospettiva appiattita di un boccascena a più quinte, attrae ogni anno migliaia di visitatori stregati dal suo paesaggio verticale, estremo, dalle sue assenze ingombranti e dai suoi silenzi essenziali ed esistenziali. O forse dallo spazio immenso e accecante che si apre a ogni valle, in cui la natura esprime la sua vastità di orizzonti e che si riverbera in una dimensione spirituale all’interno


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dai circa 120 monaci residenti, sotto gli occhi di una divinità dalla corazza dorata, delle sculture dei Bodhisattva Saykamuni, Maitreya, e Amitabha e di tutta la colossale collezione di statue di Buddha in terracotta dipinta.

Tutti i gompa una volta all’anno si vestono di colori squillanti: nell’Alchi Gompa, 60 km a ovest di Leh, decorato dai maggiori artisti del Kashmir e del Tibet, si tiene la Dosmochey (assemblea delle offerte votive) che prevede danze sacre tenute

Altri imperdibili monasteri sono il Likir Gompa con la sua collezione di dipinti sacri e tankha, pari in bellezza a quelli di Alchi, il Rizong Gompa, arroccato sulle pendici della montagna e immerso in un paesaggio incantevole che ospita una comunità di monache, e lo Spituk Monastery, che sorge maestoso su una collina e domina la valle dell’Indo, con la sua collezione di preziosissime tankha, armi, maschere e immagini sacre. Il volto di Mahakala (Kali), la divinità protettrice del monastero, è tenuto sempre coperto e viene svelato soltanto ogni due anni, durante le cerimonie sacre che si svolgono in gennaio. Uno dei più belli in assoluto, infine, è il Thiksey Gompa a 20 km da Leh, noto per le annuali danze sacre del rituale Gustor officiate dagli otto monaci residenti.

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Il moderno Ladakh non vuole però essere solo una palestra di anime e ha saputo riconvertire a proprio favore le asprezze ambientali e paesaggistiche in cui è stato incastonato. A iniziare dagli spettacolari trekking, che variano in difficoltà e durata, ma hanno in comune una full immersion nella natura incontaminata in cui montagne e ghiacciai fanno da corona a laghi di colore del cielo e fiumi rabbiosi e potenti come l’Indo e lo Zanskar. Tra i percorsi più conosciuti, il Chaddar Trek si svolge lungo lo Zanskar congelato, unica via di collegamento per l’isolata omonima valle quando per sette mesi l’anno le nevicate sbarrano i passi dell’unica strada carrozzabile tra Kargil e Padum. Un’altra importante zona di trekking è la insolitamente verde Markha Valley, con i suoi pascoli, i campi coltivati e irrigati dall’acqua dei ghiacciai, i nomadi e gli spettacolari panorami sulla catena del Karakoram.

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La fauna del Ladakh conta anche 225 specie di uccelli, tra cui aquile e gru, gabbiani (sull’Indo in estate) e avvoltoi; tra gli ungulati, capre pecore e asini selvatici, antilopi e chiru, la cui popolazione è in rapido declino a causa della caccia di cui sono oggetto per la pregiatissima lana shantoosh, leggera e calda, che viene contrabbandata in Kashmir e lì tessuta in preziosi scialli. Tra i predatori linci, volpi, lupi e orsi. Anche i fiumi, quando non sono gelati, costituiscono una risorsa turistica unica: lo Zanksar e il mitico Indo, che nasce in Tibet tra il lago Manasarovar e il sacro monte Kailash e qui è ancora giovane e irrequieto, scorrono in gole tra le più straordinarie al mondo, un vero paradiso per gli amanti del kayak e del rafting in una zona dalla bellezza paesaggistica primordiale e dalla cultura sconosciuta. Certo occorrono coraggio, tempo e un grande spirito di adattabilità. Ma non sono queste le preoccupazione principali di chi sceglie un viaggio in Ladakh. © Riproduzione Riservata

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Jammu e Kashmir

E D U T I T

Informazioni: lo stato di Jammu e Kashmir è lo stato più a nord dell’India, situato tra la catena dell’Himalaya e confinante con l’Himachal Pradesh a sud, con il Pakistan a ovest e con la Cina a nord e a est. Tre regioni lo compongono: il Jammu, la Valle del Kashmir e il Ladakh.

Come arrivare: sia per Srinagar sia per Leh (capitale del Ladakh) non ci sono voli diretti. Si deve fare scalo a Delhi (su cui operano un’infinità di compagnie) e da qui prendere un volo interno con Jet Lite, Jet Airways o Indian Airlines. Misure molto severe in aeroporto per quanto riguarda la sicurezza, potrebbero richiedere un lungo check-in, quindi meglio prepararsi.

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Quando andare - Clima : da maggio a ottobre a Srinagar, da luglio a inizi settembre per il Ladakh.

Shopping: oggetti in legno, cuoio, tessuti, sciarpe, miniature, gioielleria e moltissime altre curiosità realizzate ancora oggi con metodi tradizionali. Attenzione alle presunte “antichità”: o sono dei falsi o non c’è garanzia di poterli esportare. Attenzione anche a non comprare oggetti derivati da specie animali e vegetali protette, vive o morte, perché alla dogana europea si rischia il sequestro, una multa e in alcuni casi anche il carcere.


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Jammu e Kashmir

E D U T I T

Eventi: gli eventi più interessanti per la maggior parte dei visitatori sono i festival che si tengono con cadenza annuale nei monasteri principali, quando i monaci indossano stupendi costumi e maschere ed eseguono le danze rituali per due giorni. Il temi più diffusi sono il Gustor, ovvero le cerimonie di rigenerazione delle forze che contribuiscono alla purificazione del sito sacro dove sorge il Gompa, come Il festival di Karsha (fine luglio) e lo Tse-chu, ovvero l’evocazione di Guru Rimpoche, come il festival di Stok (febbraio-marzo). Il Dosmoche, che si tiene a Likir e a Leh a febbraio, si differenzia da queste rappresentazioni per la parte finale: qui le danze e i riti servono a convogliare le forze negative in una grande torma (elaborata scultura in farina di tsampa e burro) adornata e arricchita di sgargianti colori, che viene portata in processione fuori dall’area abitata. In estate, poi, la popolazione si riunisce per celebrare sontuose feste: la più famosa è quella del monastero di Hemis, dove i monaci si abbandonano a danze convulse dopo lunghe attese di meditazione. Da citare anche le feste dei monasteri di Stok e di Matho, dove i monaci si lanciano i danze acrobatiche con gli occhi bendati. Anche nel remoto monastero di Lamayuru, in una zona desertica detta Moonland, si tengono balli con maschere grottesche. Dall’1 al 15 settembre, infine, a Leh e nei dintorni si svolge un evento di recente costituzione che prevede una gara di danze folcloristiche in costume tra i villaggi, una partita di polo e un contesto di tiro con l’arco, oltre a molti momenti conviviali con la degustazione di cibi locali.

Link Utili: Ente Ufficiale Turismo India: www.indiatourismmilan.com Sito ufficiale del Dipartimento del turismo di Jammu e Kasmir che offre anche il calendario con tutti gli eventi: www.jktourism.org


Triangolo d’Oro SINFONIA di

SUONI e VISIONI

Il Triangolo d’Oro racchiude in sé una frastornante sinfonia di suoni, colori e visioni che caratterizzano l’India, Paese dalle seducenti ricchezze e dalle caratteristiche contraddizioni. Testo di Federica Giuliani Foto di Federico Klausner Vittorio Sciosia e Ennio Maffei

Delhi, Jaipur e Agra

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Sinfonia di suoni e visioni

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D

elhi, Jaipur e Agra sono i vertici di un triangolo che parla di un subcontinente magico, generando curiosità ed entusiasmo ma, al tempo stesso, disorientamento. Lasciarsi trasportare dal caos è il primo passo per immergersi nella cultura indiana, per conoscerla, apprezzarla e non lasciarla piÚ.

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Delhi è una città dai molti volti: una vecchia signora dal cuore nobile, che si è trasformata in una metropoli frenetica e affollata. Capitale dell’India settentrionale, trabocca di rovine e monumenti che raccontano di imperi perduti. La città conobbe un periodo di sviluppo intorno al IX secolo d.C. con la fondazione di Dhillika, la prima delle sette città medievali che si trovavano sull’attuale Territorio dell’Unione di Delhi. Il regno, tuttavia, ebbe vita breve e la città vide un periodo di declino fino all’Ottocento, quando la Compagnia delle Indie Orientali assunse il controllo di quasi tutti gli stati indiani designando Delhi capitale del Paese e decidendo di costruire una nuova metropoli per dare lustro alla corona inglese. La maggior parte dei monumenti sono di origine medievale e di ispirazione islamica, ma il periodo più alto dell’architettura è segnato dall’inconfondibile stile moghul, che combina i tradizionali caratteri indù con elementi tipici dell’ultimi anni del sultanato.

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Sulla riva ovest del fiume Yamuna, lungo le mura orientali della città, si trova il Red Fort, un complesso dalla pianta allungata creato da Shan Jahan e utilizzato come residenza reale. Conta numerosi palazzi e, tra i luoghi di maggiore interesse, ci sono il salone delle udienze pubbliche e private, i bagni reali, la Moti Masjid, il Rang-Mahal e il Nahri-Bahisht, un canale ornamentale a fianco dei giardini. La struttura dispone inoltre anche di un mercato chiamato Chhata Bazaar, posto tra Lahori e Naubat Khana.

> Il complesso della moschea Quwwatu’l Islam, situata all’interno della fortezza Tomar, è forse l’edificio di maggiore importanza. Eretta tra il 1192 e il 1198, comprende un cortile, alcuni chiostri e una sala per la preghiera. All’interno del complesso si trova uno splendido corridoio formato da diverse colonne indù e, nel cortile, si erge un pilastro di ferro rappresentante Vishnu, realizzato da Chandra Gupta, sovrano a cui si deve uno dei simboli della città: il Minareto di Qutb, torre rastremata a cinque piani alta oltre 70 metri.


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Nella parte est della città sorge il mausoleo di Humayun, fatto erigere dalla sua sposa nel 1565. Il monumento, esempio della prima architettura moghul, è una specie di sepolcrogiardino a pianta ottagonale con doppia cupola, che più tardi servì da modello per la costruzione del Taj Mahal. L’arco dell’India Gate fu invece costruito per ricordare la Prima Guerra Mondiale; gli ampi e curati prati circostanti con le sue vasche rappresentano una piccola oasi di tranquillità nel caos cittadino. A sudest di questo giardino si trova la Galleria d’Arte Moderna: contiene numerosi esempi di pittura e scultura indiana e ospita anche alcuni dipinti del famoso poeta Rabindranath Tagore. Nelle vicinanze è situato il Museo Nazionale Indiano che, tra i pezzi esposti, annovera importanti collezioni di arte e archeologia indiana, oltre a diversi murali centro-asiatici e altre antichità. Infine, chi ama lo shopping non rimarrà deluso da Connaught Place, la zona più moderna della città, famosa per l’artigianato.

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Jaipur sorge sul fondo di un lago prosciugato ed è circondata da nude colline. Il colore, ormai un po’ sbiadito, dei suoi edifici l’ha resa nota come la città rosa, tinta che simboleggia l’ospitalità. Al crepuscolo la città si illumina di una luce magica, che rende ancora più suggestiva una passeggiata lungo le sue vie. Lo scrittore inglese Rudyard Kipling rimase affascinato dalla bellezza di Jaipur, tanto da definirla nel suo Viaggio in India del 1899 “una città che fa perdere la testa”.

L’Hawa Mahal, il palazzo dei venti, con le sue mille finestre finemente lavorate a merletto, incanta il visitatore e fa innamorare le giovani coppie in cerca di fortuna. Fu costruito alla fine del XVIII secolo per le donne dell’harem, che potevano guardare in strada senza però essere viste da occhi indiscreti, secondo i dettami del purdah. Il palazzo offre una vista meravigliosa sul complesso del City Palace e, salendo all’ultimo piano, su tutta la città.

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I piani di strade e quartieri di Jaipur si fondarono su una griglia di nove quadrati, secondo l’antichissima planimetria indù, applicata alla costruzione di templi e chiamata Vastu Purusha Mandala. Nel riquadro centrale venne costruito il palazzo reale - City Palace – che ha un’ala tuttora abitata dai discendenti del fondatore della città, mentre il resto della struttura è adibito a museo. È formato da vari edifici, tra cui meritano una sosta la Diwan-i-Am, grandiosa sala usata in passato per le udienze, e il Mubarak Mahal, museo che conserva antichi abiti e un’ingente collezione di armi appartenenti alla famiglia reale. Tra i cortili, spettacolare è il Pritam Niwas Chowk, il “cortile del pavone”.

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Jay Singh II, su cui si apre anche la Chandra Pol, la Porta della Luna, che conduce al tempio dedicato a Narasimha, incarnazione leonina del dio Vishnu, e al Jagat Shiromani, gemma del mondo, tempio dalla grande sala che risponde ai canoni dei culti vishnuiti. Tra i tanti edifici esplorabili lungo il percorso di visita sorprendono il palazzo di Man Singh I, la coloratissima residenza reale chiamata Sheesh Mahal e il Sukh Mahal, edificio rinfrescato durante l’estate da un sistema idrico che fa scorrere l’acqua attraverso le pareti.

> A pochi chilometri di distanza, invece, la roccaforte di Amber sorveglia maestosa la città. La cittadella fortificata venne edificata nell’XI secolo per proteggere le vie carovaniere e, fino alla costruzione di Jaipur, fu la capitale del regno. Il grande complesso arroccato sulla collina è raggiungibile a dorso di elefante, che nella lenta salita permette al visitatore di osservare il panorama e le alte mura. Attraverso cinque portali difensivi si giunge al Suraj Pol, la Porta del Sole, si entra quindi nel Jaleb Chouk, il cortile di servizio aggiunto da


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Infine Agra, centro dell’impero moghul tra il XVI e il XVIII secolo, conserva il patrimonio storico islamico dell’India. Una delle principali attrattive della città è l’imponente Forte: in arenaria rossa è situato in riva al fiume Yamuna. Le colossali doppie mura si innalzano per oltre 20 metri di altezza e misurano 2,5 chilometri di circonferenza. Sono circondate da un profondo fossato e l’interno è caratterizzato da un labirinto di fastosi saloni, moschee, camere e giardini che formano una piccola città nella città. Poco distante da Agra, a Sikandra, si trova il mausoleo di Akbar dove coabitano motivi islamici, indù, buddhisti, giaini e cristiani, in perfetto accordo con la filosofia religiosa sincretica che Akbar tentò di promuovere. L’interno semplice e spoglio contrasta con le pareti esterne finemente decorate e, nel grande parco circostante, circolano libere molte specie animali.

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Chi arriva fino ad Agra, però, è certamente attirato da uno dei più bei gioielli mai creati: il Taj Mahal. Il mausoleo fu fatto costruire dall’imperatore Shah Jahan in onore dell’amata moglie, morta dando alla luce il quattordicesimo figlio. Descritto come il più stravagante monumento mai costruito in nome dell’amore, è diventato il simbolo dell’India. L’edificio è di una grazia tale da emozionare chiunque lo osservi. Il candore del marmo è impreziosito da eleganti intarsi di pietre dure e decori calligrafici, che ricordano una danza leggiadra. All’interno tutto è semplice. Un cenotafio protetto da una gabbia in marmo traforato che assomiglia a un merletto, intorno al quale tutti si muovono lenti con totale reverenza, quasi senza respirare. Il corpo dell’amata principessa giace a un livello sottostante, orientato in modo da essere esattamente nello stesso punto in cui si trova il sovrastante sepolcro vuoto.


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“Un viaggio in queste tre città permette di assaporare, anche in pochi giorni, la vera essenza del subcontinente indiano, in un viaggio coinvolgente

. ”

attraverso millenni di storia, arte e cultura. © Riproduzione Riservata


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DE ITU AT Sinfonia di suoni e visioni

Triangolo d’Oro

E D U T I T

Informazioni: Delhi è una metropoli da 13 milioni di abitanti. Amministrativamente è un Territorio dell’Unione, chiamato ufficialmente Territorio Nazionale della Capitale di Delhi ed è situata sulle rive del fiume Yamuna, nel nord dell’India. Lungo le rive del medesimo fiume, un po’ più a sud, si trova invece Agra: fu capitale dell’impero moghul, dal XVI al XVIII secolo, e appartiene allo stato federato dell’Uttar Pradesh. Jaipur, infine, fa parte dello stato federato del Rajasthan. Fu ondata nel 1728 dal Maharaja Sawai Jai Singh II ed è famosa anche con il nome di “città rosa”, per il colore predominante delle sue abitazioni. Come arrivare: la maggior parte dei voli internazionali opera su Delhi da cui si possono raggiungere comodamente Agra, in due ore e mezza di treno, e Jaipur, in aereo o in treno con un viaggio di circa quattro ore.

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Quando andare - Clima : il periodo migliore va da novembre a febbraio inclusi. Da aprile a giugno fa molto caldo, mentre da luglio a settembre soffia l’umido monsone di sud ovest, che rende le temperature difficili da sopportare.

Shopping: Il periodo migliore va da novembre a febbraio inclusi. Da aprile a giugno fa molto caldo, mentre da luglio a settembre soffia l’umido monsone di sud ovest, che rende le temperature difficili da sopportare.

Eventi: tra febbraio e marzo si svolge il Festival degli Elefanti a Jaipur, tra ottobre e novembre, a Delhi, c’è in Festival Internazionale delle Arti, mentre ad Agra, a febbraio, si celebra il Taj Mahotsav: festival a tema moghul, che ogni anno si prefigge di dare un messaggio specifico al mondo. Link Utili: www.delhitourism.gov.in

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tajmahal.gov.in


Dai “Templi dell’amore” di Kahajuraho alla sacra città di Varanasi, dove sulle pire inceneriscono i corpi dei defunti. Sinfonia di amore e morte In India amore e morte sono due aspetti della vita.

Testo di Federico Klausner Foto di Federico Klausner e Vittorio Maggioni Sinfonia di amore e morte

Khajuraho e Varanasi

Sinfonia di amore e morte

Khajuraho e Varanasi

Lat 24,49 N


Sinfonia di amore e morte

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Sinfonia di amore e morte

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Sinfonia di amore e morte

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Sinfonia di amore e morte

Sinfonia di amore e morte

I

templi dell’amore, i templi del Kamasutra sono solo alcuni esempi della commercializzazione, furba e un po’ voyeuristica, con cui con cui vengono “venduti” i famosi templi di Khajuraho, inseriti nella lista dei siti Unesco come patrimonio dell’umanità. Una sorte ingiusta perché, se è vero che coppie di amanti (mithuna) si inseguono nelle decorazioni annodati in appassionati amplessi e funambolici giochi erotici, è anche vero che non raggiungono un decimo del totale delle statue. Per di più, anche se probabilmente gli artisti trassero ispirazione dall’ars amandi dei templi e dai culti orgiastici sviluppatisi quasi esclusivamente in India del Nord, occorre tener conto che essi si rifanno ai principi del tantrismo, in cui la donna poteva essere non solo sacerdotessa, ma anche partner nei giochi erotici del sacerdote celebrante.

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Sinfonia di amore e morte

Non quindi esercizio pornografico, ma piuttosto manifestazioni di carattere religioso, al più un po’ naif, ma ritratte senza alcuna malizia. Situati nel Madhya Pradesh, a circa 175 km da Jhansi, i templi di Khajuraho costituiscono uno dei complessi più famosi dell’architettura indù di stile Nagara. Si affacciano alla storia nei racconti di Abu Rihan al Biruni, nel 1022, e del celebre viaggiatore arabo Ibn Battuta, nel 1335. Degli 85 templi originari, sparpagliati su una superficie di circa 23 kmq e un tempo racchiusi in una cinta muraria dotata di 8 porte, ne restano solo una ventina, restituiti dalla giungla nel 1840 e restaurati all’inizio del ‘900. Giungla di cui è rimasto poco, in un piano erboso e assolato. Delle khajur, le palme da datteri che da queste parte abbondavano, tanto da aver dato il nome alla città, è sopravvissuto solo qualche ciuffo sparso. La costruzione degli edifici sacri, durata dal 900 al 1130, si deve ai sovrani rajput della dinastia Chandella, che raggiunse l’apogeo sotto il re Dhanga (950 - 1008).

Si presume che ogni sovrano ne edificasse almeno uno. Avvedutamente, non appena i templi furono terminati, il re spostò la capitale a Mahoba, per tenere ben separata la politica dalla religione. Di colore variabile, rosso, beige pallido, giallo o marrone rossastro, dovuto alla qualità di arenaria con cui sono stati realizzati, i templi hanno la caratteristica di non elevarsi direttamente dal suolo, ma di essere appoggiati su larghi basamenti, agli angoli dei quali ci sono altri tempietti minori. Le modanature, che corrono in rilievo lungo i fianchi delle piattaforme, contribuiscono otticamente ad alleggerirli e a rendere più equilibrata la struttura nel suo complesso. Gli edifici sono raccolti in tre gruppi principali: quello orientale, quello meridionale, distante 5 km, e quello occidentale, che riunisce i templi più importanti. Tra essi Chausath Yogini, il più antico tempio di Khajuraho, in granito, che risale al IX secolo e il Kandariya Mahadeva, dedicato a Shiva, il più bello e imponente, da cui spicca una torre alta 35 metri.

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Particolarmente preziosi per gli intagli raffinatissimi il portale di ingresso, i soffitti del Mandapa, l’anticamera alla camera principale Mahamandapa, le colonne che sostengono quest’ultima e la cornice della porta del Garbhagriha, il sancta sanctorum che ospita un linga di marmo, simbolo fallico e di Shiva nello stesso tempo. Le sue 650 sculture sono tra le più belle di Khajuraho. Oltre alle indaffaratissime coppie di amanti mithuna, di cui si è parlato, rappresentano divinità, animali fantastici simili ai leoni (śārdūla) e le ninfe celesti surasundarī, impegnate a truccarsi, guardarsi allo specchio compiacendosi della loro bellezza. Tra gli altri templi, notevoli sono il tempio Vishvanatha, dedicato a Shiva, famoso per le figure delle ninfe, riprese in pose non convenzionali come quella che coccola un bimbo, quella che suona il flauto rivolgendo la schiena a chi guarda, quella col pappagallo sulla spalla - e il tempio di Lakshmana, la cui base è decorata da una parata di guerrieri e da scene erotiche tra le più celebri.

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”Varanasi”

...

Alla caduta della dinastia Chandella i templi di Khajuraho furono vandalizzati dagli invasori musulmani, che praticavano una politica di discriminazione e intolleranza religiosa. I suoi abitanti fuggirono, nella speranza che lo stato di abbandono non avrebbe attratto troppe indesiderate attenzioni sui loro templi. E così fu: caddero nell’oblio divorati dalla giungla fino al 1838, quando furono ”riscoperti” dall’ingegnere britannico T. S. Burt. Si può idealmente pensare al viaggio di 450 km (11 ore di treno o 50 minuti di un più comodo, ma meno avventuroso, aereo), che separa Khajuraho da Varanasi, come a un ideale viaggio tra i riti della vita e della morte.

Varanasi (conosciuta anche come Benares) è per gli indù quello che è la Mecca per un musulmano: Kaśi, la città sacra per eccellenza. Ogni buon indù deve recarsi a Varanasi almeno una volta nella vita, per immergersi nell’altrettanto sacro Gange, accedendovi da almeno 5 diversi ghāt, rampe di scale di pietra, che terminano in acqua. Può sceglierli tra circa un centinaio: da quello di Manikarnika, il più antico, a Harishchandra, il più sacro per le cremazioni, a quello di Daśaśvamedha, il ghāt del “sacrificio dei 10 cavalli” e il più affollato dove, all’alba, schiere di pellegrini si immergono in acqua, bagnandosi la bocca e pregando. Varanasi deve la sua immagine di morte - che per gli indù non è la fine, ma uno dei passaggi della vita - al fatto che, secondo la loro religione, l’unico posto al mondo in cui gli dei permettono agli uomini di sfuggire al samsara, cioè al ciclo delle reincarnazioni, è la riva occidentale del Gange a Varanasi.

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triste, a differenza dei silenziosi e mesti cortei occidentali. Qui la morte non è per sempre: l’unica cosa che è per sempre è il divenire del mondo. Lo spettacolo delle pire, accese dai dom rajas che bruciano corpi 24 ore al giorno, e il fumo profumato di sandalo che tutto avvolge, è sconvolgente. Ancor più al tramonto, quando i brahmani (sacerdoti) danzano reggendo brillanti fiammelle e centinaia di persone affidano al Gange (la grande madre Ganga) i lumini galleggianti, che rappresentano i loro sogni e le loro speranze. Questo spiega perché, nel corso dei secoli, milioni e milioni di induisti siano venuti a morire qui e a far spargere le proprie ceneri nel grande fiume. E se sono deceduti altrove, sono le famiglie che si fanno carico di portarli. Quando i corpi dei defunti arrivano in città, si formano lunghe processioni per trasferire le salme al ghāt della cremazione. Il grido ripetuto Ram nam satya hain (Il nome di Dio è verità) e la risposta Satya Hey, Satya Hey, (verità, verità) scandiscono il ritmo di marcia del corteo funebre, una marcia non

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Più lontano li porterà la corrente, maggiore sarà la fortuna. Poesia pura, che il Gange interpreta trasportando la morte, la vita e i sogni, in un intreccio inestricabile, in una sorta di panta rei indù, dove tutto scorre e si rigenera. Pur essendo la città sacra indiana che meglio esprime il culto della morte, Varanasi non è un cimitero. Sari dai colori sgargianti popolano le strade della più antica città del mondo, affollate di pellegrini, mendicanti e sādhu, che accendono di lampi di colore anche i vicoli scuri vicino ai ghāt.

Orde di venditori di souvenir, oggetti sacri, cibo, frutta, bibite e tutto quello che la mente può immaginare, e il corpo desiderare, si muove come un’altra corrente, non meno possente di quella del fiume. La città era già un importante centro sacro nel VII secolo a.C.. come si legge nei poemi epici del Mahābhārata e del Rāmāyana. Venne rasa al suolo in due diverse occasioni dagli eserciti islamici (l’ultima delle quali nel 1194), che ne distrussero i templi, per sostituirli con moschee. Per un breve periodo perfino il nome della città venne cambiato in Mohammadabad. Per questo a Varanasi non esistono edifici anteriori al 1500, anche se, con i suoi 150.000 antichissimi manoscritti sanscriti conservati nella Banaras Hindu University, resta una delle culle della cultura del Nord dell’India. Al di là dell’atmosfera sacra e surreale, che è la vera ragione di una visita a Varanasi, non ci sono monumenti imperdibili. Tra i più degni di nota il Viśvanātha Temple, detto anche Golden Temple per il suo tetto placcato d’oro, dedicato Shiva, Signore dell’Universo.

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La costruzione attuale risale al 1777 ed è la seconda copia dell’originale, per due volte distrutto dai musulmani e rimpiazzato con una moschea. Vicino ad esso sgorga la Gnāna Kūpa o fonte della conoscenza, una sola goccia della quale sarebbe sufficiente per raggiungere l’illuminazione. Altri luoghi interessanti sono la moschea Gyanvapi, o moschea di Aurangzeb e, soprattutto, la più piccola moschea Alamgir, entrambe costruite sulle rovine di templi indù, di cui si scorgono ancora i resti. Dai minareti di quest’ultima si gode di un ottimo panorama dei Pakku Nahal, il groviglio di vicoli strettissimi, cuore pulsante della vita di Varanasi. © Riproduzione Riservata

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Khajuraho

E D U TI

Informazioni: Khajuraho si trova nello stato centrale del Madhya Pradesh, a circa 175 km da Jhansi. Capitale dello stato è Bhopal, tristemente famosa per il disastro chimico del 1984.

Come arrivare: Khajuraho è collegato con voli diretti a Delhi, Agra e Varanasi (65 € ca, 50’) o con treni diretti alle stesse località (11 ore). Il bus è una opzione non consigliata, a causa del cattivo stato delle strade. La maggior parte degli hotel si trova a circa un km dal gruppo occidentale dei templi.

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Quando andare- clima: il clima di Khajuraho è caratterizzato da estati molto umide e calde (anche 45 °C) e inverni freddi, con temperature che scendono fino a 4°C e bassa umidità. In mezzo la stagione dei monsoni, con temperature intorno ai 30°C, estremamente umida, in cui cade gran parte dei 1140 mm di precipitazioni annuali. Il periodo migliore per visitare Khajuraho è tra settembre e dicembre. In gennaio e durante la stagione dei monsoni ci si deve attrezzare, sconsigliata l’estate. Shopping: l’unico prodotto tipico sono le sculture che riproducono le statue dei templi, in posa kamasutra in bronzo, ferro o pietra.

Link Utili:

khajurahodancefestival.com www.indianrail.gov.in www.pannatigerreserve.in


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Khajuraho

E D U TI

Suggerimenti: la destinazione più interessante per una escursione da Khajuraho è il Parco Nazionale di Panna (vedi introduzione).

Eventi: l’ultima settimana di febbraio ha luogo il Khajuraho dance festival, in cui i migliori danzatori classici di tutta l’India si danno appuntamento su palcoscenici realizzati appositamente con lo sfondo dei templi Viśvanātha e Citragupta, per rappresentare la bellezza delle emozioni e della filosofia religiosa hindu.

Varanasi

Informazioni: Varanasi, 3,7 milioni di abitanti, si trova nello stato dell’Uttar Pradesh, lo stato più popoloso dell’India. Si reputa che sia la città più antica del mondo, con 4.000 anni di storia ininterrotta. Come arrivare: Varanasi è una grande città, collegata con voli diretti a tutte le città indiane. È anche facilmente raggiungibile da Khajuraho in treno o in aereo.

Shopping: capi di seta (sciarpe, foulard, abiti, sari), tappeti, artigianato di ottone, gioielleria e spezie, oggetti di culto e strumenti musicali.


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Varanasi

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E D U TI

Quando andare- clima: Il tempo migliore si trova da ottobre a marzo quando le temperature variano tra 7°e 20°C. Coincide con l’alta stagione, durante la quale si tengono i più importanti eventi culturali. Sconsigliata l’estate, quando le temperature raggiungono i 45 °C. Dalla fine di giugno alla fine di agosto è la stagione dei monsoni, caratterizzata da temperature meno elevate, ma da un tasso di umidità molto alto.

Suggerimenti: quali turisti sarete soggetti a pressanti attenzioni da parte di venditori e presunte guide. Pensate che siete ricchi turisti e portate pazienza.

Eventi: nel mese lunare indù di kartika (novembre-dicembre), nel giorno di luna piena, si tiene il Dev Deepawali (il Diwali degli dei), che cade 15 giorni dopo Diwali, una delle maggiori festività indiane. Oltre un milione di lumini di terracotta (diyas) vengono appoggiati sui ghāt in onore del Gange, dando vita a uno spettacolo straordinario.

Link Utili:

www.varanasicity.com/dev-deepavali.html www.varanasi4u.com/ghats.htm


A ssa m Il

giardino

de l

Nelle acque del fiume Brahmaputra si specchiano le caratteristiche etniche, le tradizioni di vita e i legami forti con il territorio dell’India nord orientale. Nell’Assam, la natura è splendida, il tè che vi si coltiva è il migliore del mondo e la fauna dei grandi Parchi uno spettacolo da non perdere.

Te s t o d i F e d e r i c o F o r m i g n a n i Foto di Lucio Rossi

India

Lat 26.20 N





Assam - Il giardino del Tè

L’

India, a oriente, si allarga come una grande “mano” articolata a confinare con la Cina e il Myanmar, avvolgendo ancora una volta il Bangladesh musulmano. Una corona di altri stati indiani, Arunachal Pradesh, Nagaland, Manipur, Mizoram, Tripura e Meghalaya, che solo da pochi anni sono stati aperti al turismo cinge l’Assam, il più importante degli stati orientali. La capitale Dispur, è un quartiere “amministrativo” della più grande Guwahati (o Gauhati), di fatto la più importante città dei territori situati a est.

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Assam - Il giardino del Tè

“...Fondata Narakaura dal

re demone

Per inciso, è noto che in quest’area, come nell’intero sud est asiatico, le foglie di betel, unite alle noci di areca, vengono abitualmente masticate, quali coadiuvanti della digestione, determinando alla lunga assuefazione in chi le usa. Questa parte di Assam ha amalgamato da tempi assai lontani diverse razze. Qui sono convenute dall’est popolazioni mongole , che hanno incontrato gli indo-ariani dell’ovest, successivamente mescolati con i dravidici dell’emisfero australe.

Guwahati si sviluppa lungo la riva meridionale del Brahmaputra, pur avendo, al di là del grande fiume, un altro centro abitato chiamato North Guwahati. Le due parole che lo compongono (Guwa “noce di betel” e Hatt “mercato”) testimoniano che il luogo, situato fra colline e vallate, fungeva da centro di raccolta e vendita di questo prodotto e di moltissimi altri.

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Assam - Il giardino del Tè

Guwahati, città viva, circa un milione di abitanti, possiede bei templi che meritano di essere visitati. Il più noto è il Kamakhy Temple, sulla cima della collina Nilachal, che attira vere folle di pellegrini specie in occasione dell’Ambubashi, festa religiosa che coincide con il culmine della stagione monsonica, in giugno. Altri tempi notevoli sono il Bhuwaneshwari e il Navagraha, luogo di studio per l’astrologia e l’astronomia. Colpisce il tempio di Umanando, dedicato a Shiva

e situato a Peacock Island, meta di visite devote e di piacevoli gite in battello sul grande corso d’acqua. Nel centro storico di Guwahati, Ambari, si trova il Museo di Stato dell’Assam e interessanti sono anche i Giardini Botanici e l’Erbario. Per mezzo di un ferry o attraverso il ponte Saraighat, si arriva a North Guwahati. Nel tempio di Ashwakranta, l’impronta del piede di Krishna., scolpita su una roccia a bordo fiume è oggetto di profonda venerazione da parte dei locali.

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Assam - Il giardino del Tè

“...Thengal tè

Mansion,

regno del

Il Brahmaputra, più che un fiume, è un universo acquatico. Arriva dai remoti altopiani del Tibet e per un lunghissimo tratto del percorso è il fiume più “alto” della Terra scorrendo intorno ai quattromila metri d’altitudine. Poi comincia a scendere, compiendo un vorticoso giro su se stesso e in territorio cinese si infila in un profondissimo canyon. Quando entra nell’Assam, non gli par vero di potersi espandere a dismisura nella fertile e vasta conca naturale che, divenuta in seguito grande pianura, accoglierà le acque del Gange.

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Assam - Il giardino del Tè

Fra i molti bungalows e preziosi edifici costruiti nelle piantagioni, spicca la Thengal Mansion di Jorhat, nell’Assam superiore. Appartenuta alla famiglia Barooahs, questa magnifica villadotata di stanze e locali illuminati da ampie vetrate e immersa in un paradiso di piante e fiori, è da tempo uno degli hotel più esclusivi della zona di Jorhat. La “Assam Company”, fondata nel 1839, è oggi la prima compagnia mondiale per la produzione e la commercializzazione del tè. E tutti, nell’Assam, non hanno dubbi su quale sia, nel mondo, il tè qualitativamente migliore.

E’ in questo contesto paesaggistico, da media alta valle, che si trovano le immense piantagioni di tè, l’oro di questa regione. Sono piantagioni molto vaste, di centinaia di acri, a ricoprire colline e vallate. Ogni giardino-del-tè dell’Assam vanta una propria storia, fatta di lavoro duro e di personaggi leggendari, quali ad esempio Maniram Dutta Barooah, un nobile assamese che, insieme ad alcuni britannici, ne diede inizio alla coltivazione su larga scala, agli inizi del diciannovesimo secolo.

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“...Parchi protette e

aree

Uno dei problemi più sentiti dalle autorità indiane, nella tutela del patrimonio forestale nazionale e nella salvaguardia delle varie specie animali, è quello dell’antropizzazione sempre più incalzante delle molte zone create a protezione della fauna locale, parchi nazionali e aree specifiche, dette “santuari”. Un tempo gli animali erano diffusi un po’ ovunque. Aree urbanizzate, deforestazione e bracconaggio, hanno ridotto sempre più gli habitat originari,

stessi rischi, che corrono anche i parchi, a causa degli insediamenti umani e delle colture introdotte in zone prima libere. Negli ultimi anni i grandi parchi dell’Assam (Kaziranga, Manas, Dibru-Saikhowa, Nameri e Rajiv Gandhi) sono stati ingranditi, in funzione delle necessità correlate alla fauna che ospitano.La grande attenzione per la salvaguardia della flora, della fauna stanziale o di passo da parte delle autorità è dimostrata anche dalla creazione di ben 17 Wildlife Sanctuaries, o zone protette, disseminate nell’intero stato orientale.

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Assam - Il giardino del Tè

“star...Kaziranga, indiscussa

Ha un nome romantico, che viene dall’amore tra una fanciulla chiamata Ranga e un giovane del distretto di Karbi Anglong, il cui nome era Kazi. C’è di tutto: foreste impenetrabili, laghi, zone paludose con i celebri canneti del Brahmaputra, stagni poco profondi. La varietà di piante e fiori è enorme. Le acque del grande fiume talvolta esondano, mettendo in pericolo gli animali. Ma quando si ritirano, la vita riesplode con prepotenza.

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Il Parco Nazionale Kaziranga si trova a 233 chilometri da Guwahati e la città più vicina al parco è Bokakhat, che si estende tra le colline di Mikir e la riva sud del Brahmaputra. Se la tigre è la regina del parco, il rinoceronte indiano ne è l’indiscusso re. Questo splendido colosso ha corso i suoi rischi, , per via di una caccia indiscriminata, ma, grazie al parco, il numero di animali è oggi aumentato e si è addirittura abituato alla presenza umana e alle jeep dei rangers. Fra i molti altri animali presenti, spiccano per la loro imponenza gli elefanti

asiatici e i bufali selvatici. Poi orsi, leopardi, gatti e maiali selvatici, cervi di palude, cinghiali, , uccelli acquatici, cicogne dal collo nero, aquile a coda circolare, pellicani, marabù e aironi. Numerose sono anche le specie di rettili e nelle zone acquitrinose troviamo gaviali, coccodrilli. Costituito nel 1926, il Kaziranga è oggi una splendida realtà che offre ai visitatori l’opportunità unica di una vera e propria “immersione” in un ambiente naturale protetto e abitato da una infinita varietà di specie animali. © Riproduzione Riservata

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Assam

E D U T I T

Informazioni: Ufficio Nazionale del Turismo Indiano via Albricci 9 – 20122 Milano tel. 02 804952 Informazioni e assistenza per organizzare un viaggio personalizzato secondo le proprie esigenze presso le migliori agenzie di viaggio.

Come arrivare: il mezzo più comodo per raggiungere l’India è l’aereo. Potete utilizzare linee internazionali come Air India e, per muovervi nell’interno, volare con Indian Airlines, principale compagnia aerea per i collegamenti interni.

Dove dormire: Thengal Manor è un palazzo che risale al 1929 fatto costruire da un importante coltivatore di tè della zona. A Jorhat, il Thengal House è una struttura in cui si respira l’aria dell’India coloniale. Le cinque camere, arredate tutte con mobili antichi e importanti, si affacciano sul verde giardino e sull’ampio colonnato. www.heritagetourismindia.com

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Quando andare - clima: Il periodo migliore è da novembre ad aprile. In estate le temperature massime raggiungono i 35-38 ° C mentre in inverno le minime si aggirano intorno ai 6-8 ° C. Il clima in estate è caratterizzato da forti piogge monsoniche. Durante l’autunno le temperature sono piacevoli e le precipitazioni moderate.

Documenti: per entrare in India è necessario essere in possesso di visto d’ingresso e passaporto valido per almeno sei mesi dal momento dell’arrivo.


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Assam

Fuso orario: +5,30 ore rispetto all’Italia.

Vaccini: non sono richieste vaccinazioni obbligatorie.

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E D U T I T

Lingua: le lingue ufficiali sono l’assamese e il bodo e il bengalese nella Barak Valley.

Religione: la religione maggiormente diffusa in India è l’Induismo, tuttavia esistono anche comunità legate a Islam, Cristianesimo, Sikhismo, Buddismo, Giainismo, oltre a una serie di altre confessioni in percentuale minore. Valuta: Rupia indiana.

Elettricità: per viaggiare in India è necessario munirsi di un adattatore. Il voltaggio è di 230 V con una frequenza di 50 Hz.

Telefono: Per per chiamare l’Italia dall’India è necessario comporre 0039 + il numero desiderato; per chiamare l’India dall’Italia bisogna comporre il prefisso 0091 + numero desiderato. La rete cellulare è attiva nel Paese, tuttavia i cellulari italiani sono attivi solo nelle principali città ed è pertanto consigliabile acquistare una scheda in loco. Link Utili: Ufficio Nazionale del Turismo Indiano


kerala I dottori dell’anima

Lo stato meridionale del Kerala è una terra di antica sapienza medica, i cui canoni discendono dai sacri libri dei Veda. Per curare insieme al corpo anche l’anima di chi si sottopone alla pratica dell’Ayurveda. Testo di Maddalena De Bernardi Foto di Vittorio Maggioni

Kerala

LAT 9,24 N


Kerala. I dottori dell’anima

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Kerala. I dottori dell’anima

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Kerala. I dottori dell’anima

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I

l Kerala si protende verso l’azzurra bellezza dell’Oceano Indiano con catene montuose superbe, capaci di sfiorare i 2000 metri di quota, quali le Cardamom Hills. La “Terra delle noci di cocco”, come racconta l’etimologia del nome Kerala, che indica le estese coltivazioni di palma da cocco, è una delle regioni più antiche e affascinanti dell’India, culla dell’Ayurveda. Questa zona viene chiamata dagli abitanti del luogo “la terra di Dio”: qui la popolazione vive a stretto contatto con la Madre Terra, in un’area ricca di fiumi e lagune. Il Kerala, che segue i costumi tradizionali traendo dalla natura tecniche medicinali tramandate da millenni, è dotato di un efficiente sistema sanitario, che include le terapie naturali.

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Kerala. I dottori dell’anima


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Secondo il metodo vedico il benessere attraversa diverse pratiche, dalla dieta alle prescrizioni mediche, tali da riavvicinare l’uomo alla terra assecondando i cicli principali della giornata. Il termine Ayurveda significa “conoscenza della piena durata della vita” e scritti risalenti a circa 3000 anni fa ne testimoniano l’efficacia da un passato remoto. L’Ayurveda è infatti considerata la scienza medica più antica al mondo: obiettivo degli antichi saggi il tentativo di influenzare positivamente la salute dell’intera società allo scopo di ottenere un’esistenza senza malattie. Negli anni Settanta Maharishi Mahesh Yogi ripristinò la forma più completa dell’Ayurveda, coniugando l’antico sapere vedico alla visione scientifica del corpo e delle sue funzionalità, in modo da conseguire l’obiettivo della salute non solo attraverso la cura della malattia, bensì attraverso una prevenzione costante, aiutata dalla dieta e uno stile di vita appropriato.

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Kerala. I dottori dell’anima


Kerala. I dottori dell’anima

Kerala. I dottori dell’anima


Kerala. I dottori dell’anima

volta stabilito il nostro “tipo” – Vata (aria), Pitta (fuoco) o Kapha (acqua) – è possibile procedere seguendo uno stile di vita salutare specifico per la categoria cui apparteniamo. Il benessere, dunque, è il risultato di un equilibrio tra corpo e mente dovuto a corrette abitudini alimentari. Secondo l’Ayurveda il corpo fisico è infatti attraversato da energie vitali – dosha – e la loro proporzione determina la costituzione individuale, su cui è necessario basarsi per compiere le attività più adatte al raggiungimento del nostro equilibrio. I sei sapori principali previsti dall’Ayurveda sono: aspro, acido, amaro, piccante, salato, dolce. Ognuno prevede corrispondenze nei dosha e l’eccesso o la carenza di ciascuno provoca squilibri, da mantenere sotto controllo. In sanscrito il metabolismo viene chiamato agni, ha sede nello stomaco e coincide con la capacità digestiva. Spezie, bevande, alimenti caldi o freddi influiscono sulla nostra costituzione e sull’elaborazione dei cibi, determinando il nostro benessere, o viceversa, uno stato di malessere. Una

In Kerala potrete scoprire numerosi ashram, in cui è possibile avvicinarsi all’ayurveda e praticare le discipline dello yoga, parte integrante della scienza Ayurvedica, utile per apportare equilibrio a corpo e mente. Secondo l’Ayurveda l’esercizio costante e ben condotto delle discipline yoga permette di mantenere i dosha in armonia e stimolare i punti energetici attraverso il respiro, offrendo nutrimento ai tessuti. Lo yoga è una tecnica adatta a persone di ogni età, estremamente salutare e conduce colui che la esercita alla piena consapevolezza di sé.

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Importante tradizione appartenente all’India è la pratica del massaggio, che si offre al viaggiatore in numerose varianti. Ungere e massaggiare il corpo per infondere forza, flessibilità, memoria e migliorare il funzionamento degli organi interni è una pratica comune nelle consuetudini indiane. Esistono differenti tipi di massaggio, che può essere guaritivo, rilassante, favorire il sonno, aiutare la concentrazione e la stima di sé.

Nel massaggio ayurvedico alla conoscenza e manipolazione dei punti nevralgici del corpo si associa l’azione degli oli, composti di erbe e preparati secondo metodi antichissimi. Nella regione del Kerala potrete sperimentare trattamenti a base di olio in molte day spa o scegliere un’immersione totale nel benessere con un soggiorno presso una clinica ayurvedica.

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Celebre per i 600 km di splendide spiagge, ricche di lagune, insenature e rigogliose foreste di palme, il Kerala vi consentirà di sperimentare emozionanti percorsi nella natura, relax in spiaggia e il magico benessere dei trattamenti ayurvedici. Uno dei trattamenti più coinvolgenti da provare è il trattamento vedico shirodara, il cui nome significa “colata sulla fronte”: sdraiati sul lettino, un filo d’olio fatto colare dall’operatore in corrispondenza del terzo occhio, al centro della fronte, creerà una sensazione di profondo riposo, avvolgendo il corpo in un sentore speziato a base di sesamo, cocco, senape e mandorle. Il potere rilassante del massaggio si affida all’esperienza delle mani dell’operatore, che manipolano sapientemente il corpo e la testa, lasciandoci dolcemente precipitare in un’ondata di pura serenità. Scritti antichi affermano che i trattamenti vedici sono particolarmente efficaci se praticati durante la stagione monsonica, che in Kerala si situa intorno al mese di giugno.

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preziosi (teak e sandalo) e spezie rare (zenzero, cannella, cardamomo, pepe). Ora gli stranieri sono affascinati dalle sue spiagge lunghissime, ornate di palme (Alappuzha o Alleppey, Kovalam, Varkala) e catene montuose quali i Ghats occidentali, che conquistano chi si trova in viaggio in questa terra ricca di acqua, fiumi, lagune. Potrete affacciarvi a conoscere la vita segrete delle lagune attraverso canali da scoprire in barca percorrendo una vegetazione lussureggiante.

> Inserita dal National Geographic tra i 50 luoghi imperdibili al mondo, la regione del Kerala presenta una sottile striscia di terra fertile, bagnata per 575 chilometri di costa dal mare arabico, dove anticamente approdarono le navi del Re Salomone e le galee di Greci e Romani. L’area delle backwaters, come è denominata, in passato ebbe un ruolo importante nelle rotte dei commercianti fenici, egizi, arabi e cinesi, fino all’epoca dei naviganti olandesi, portoghesi e inglesi, attratti da legni


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Le backwaters costituiscono una delle maggiori attrattive per il visitatore che giunge in questo Stato. Parallelamente alla costa del Mare Arabico, infatti, esse creano una fitta rete di laghi e lagune salmastre: uno degli ecosistemi più interessanti del territorio indiano. La rete comprende cinque grandi laghi collegati da canali, alcuni dei quali naturali e altri di origine artificiale, e si estende attraverso una zona molto vasta, pari alla

metà della lunghezza del Kerala. Formatesi attraverso la lunga azione del tempo e delle correnti, queste lagune affiorano tra il mare e le foci dei fiumi che discendono dalla catena montuosa dei Ghati occidentali: 900 km di corsi d’acqua che si diramano in un sistema interconnesso immerso nella natura. É possibile esplorare la zona in crociera, grazie a imbarcazioni dette kettuvallam.

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Durante la notte, dal tramonto all’alba, non è possibile navigare poiché l’area è esclusiva dei pescatori, che gettano le reti in un silenzio antico, in cui scorgere il profilo intricato delle piante mentre la fauna guizza nell’acqua calma. Laghi e lagune sono collegati da canali che accolgono l’acqua di trentotto fiumi. Alappuzha, conosciuta anche come Alleppey, nota per l’intricata rete di canali, è chiamata la “Venezia dell’est”. Presso il porto privato potrete scoprire houseboat di ogni prezzo e misura, dotate di camere da letto e bagno privato: seduti sul ponte, godetevi l’incomparabile pace della laguna, con una tazza di speziato tè chai e frutta tropicale. In questo paesaggio rarefatto, cuore segreto del Kerala, barche e battelli sostituiscono i bus mentre i richiami degli uccelli riempiono l’aria di suoni: l’occasione per visitare i villaggi nelle risaie, andando alla scoperta di templi nascosti fra gli alberi. Il fascino della lenta vita sull’acqua. © Riproduzione Riservata

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Kerala

E D U T IT

Informazioni: il Kerala è uno Stato appartenente all’India meridionale, situato nella costa sud-occidentale del Paese. Viene chiamato Keralam dai suoi abitanti: il suo nome deriva dalla parola kera, albero della noce di cocco, e alam, terra.

Come arrivare: è possibile raggiungere il Kerala in aereo, attraverso lo scalo del capoluogo Trivandrum. Potete raggiungere il Kerala a bordo di uno dei numerosi autobus o in treno: la rete ferroviaria indiana è una delle più grandi al mondo. Tenete presente che i treni Rajdhani Express sono più veloci e collegano le grandi città, mentre i Passenger Trains sono più lenti www.indianrail.gov.in

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Quando andare- clima: il periodo migliore per un viaggio in Kerala è dal mese di ottobre a marzo inclusi, dove troverete temperature fra 22 e 32 °C, mentre da da febbraio a maggio le temperature salgono tra 24 e 33°C. Da giugno a settembre soffiano i monsoni, con alta umidità, piogge e temperature tra 22 e 28°C.

Shopping: spezie, gioielleria (in particolare per quanto riguarda manufatti in oro), artigianato, terracotta, stoffe (celebri i sari, tipico abbigliamento indiano), frutta secca.


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Kerala

E D U T IT

Eventi: l’Oman Festival, che cade nel mese di Chingam (agosto-settembre) è il festival del raccolto, festa nazionale in Kerala. Il secondo sabato di agosto a Alappuzha, sul lago Punamada, ha luogo la regata Nehru Cup Snakeboat Race, che vede una settantina di agili vogatori alle prese con lunghe canoe in volo sull’acqua. Altra celebrazione nota in Kerala è la festa di Puram, che si tiene tra aprile e maggio a Trichur, dove è possibile ammirare un corteo di elefanti insieme a pittoresche processioni.

Link Utili:

Sito ufficiale del Dipartimento del Turismo del Governo del Kerala: www.keralatourism.org Ayurveda in Keralahttp: www.ayurveda-india.it


Tempio sacro di natura e tradizione

Fuori dai sentieri battuti, l’Orissa è una gemma verde incastonata sul fianco Tempio sacro di natura e tradizione nord-orientale dell’India. Templi imponenti, la natura primordiale, i villaggi degli adivasi, le coste dolcissime: ogni angolo dell’antica Kalinga inscena la sua atavica bellezza.

Orissa

tempio sacro di natura e tradizione Testo di Francesca Calò e Angela Prati Foto di Angela Prati

Orissa

Lat 20,14 N


Tempio sacro di natura e tradizione

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Tempio sacro di natura e tradizione

Tempio sacro di natura e tradizione

S

educe questa parte di India adagiata sul Golfo del Bengala, dove cultura, tradizione e architettura intonano all’unisono il bel canto di una regione profondamente spirituale: l’Orissa. Un’aura di pace e purezza aleggia tra i templi sontuosi di Bhubaneshwar, Puri e Konark, le tre località che formano il Golden Triangle: un territorio punteggiato da numerosi luoghi di culto, dove si conservano le vestigia di un glorioso passato. L’Orissa sorprende per i suoi splendidi parchi, dove la natura si manifesta selvaggia in un tripudio incontenibile di forme e colori. Tra tutti, il più famoso è il Similipal National Park: più di 2700 chilometri quadrati di colline, vallate, cascate vertiginose, dove è possibile avvistare elefanti selvatici, rettili, uccelli e tigri. Da parte a parte questa regione presenta la sua varietà e offre al visitatore esperienze diverse. 480 chilometri di costa bordano con sabbia finissima il suo affaccio sul mare, meta ambita per chi cerca una vacanza balneare dove godere di un singolare relax.

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La parte interna invece offre lo spettacolo di un’India autentica, dove il patrimonio etnico e folkloristico si è perfettamente conservato. Le tribù dell’Orissa costituiscono circa il 23 per cento della popolazione e oggi i villaggi degli adivasi, così si chiamano i sessantadue gruppi etnici, conservano intatte le loro tradizioni, tant’è che sono ormai una delle attrazioni più importanti di questa regione, assieme agli haat, i mercati frequentati una volta la settimana dagli indigeni. Vivono per lo più nella giungla e nelle

colline centrali e sudorientali, territori dove scarseggiano le grandi infrastrutture, il che ha contribuito a preservarne la sopravvivenza e l’incontaminazione. Nella zona di Koraput e attorno a Sambalpur vivono le tribù dei kondh, tra le più numerose. Seguono poi i santal, che popolano i pressi di Baripada e Khiching, e i 300 mila saura che abitano intorno a Bolangir. Le colline attorno a Koraput fanno invece da palcoscenico alla quotidianità dei bonda, le tribù di “uomini nudi” che conta circa 5 mila membri.

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...“Il glorioso triangolo

d’oro”

Quasi tre millenni hanno attraversato le vicende della storia di Bhubaneshwar, la capitale adagiata sul bacino dove confluiscono i corsi d’acqua sacri dell’India. Conosciuta come la Città dei Templi, vanta un numero considerevole di luoghi di culto. Il vessillo rosso che sventola sulla sommità di queste fortezze dello spirito indica che il luogo è aperto. Il piccolo Parashurameshvara forma un complesso templare assieme al Vaital Deul e a Mukteshvara, che sorgono poco distante in uno splendido giardino tropicale. Nelle vicinanze si erge il solitario e maestoso Tempio Rajarani, inconfondibile con la sua arenaria rosso-dorata e con il suo stile che ricorda chiaramente il più famoso Khajuraho.

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Nelle vicinanze del lago svetta la torre di 37 metri del Tempio Lingaraja, elegante realizzazione nel più classico stile Orissa. I muri esterni della costruzione sono letteralmente ricoperti di ornamenti e sculture che spesso rappresentano figure femminili immortalate in quelli che saranno codificati come i passi e i gesti propri della danza “Odissi”: una danza originaria della regione che si sviluppò nell’ambito dei riti sacri destinati alle divinità, per passare oggi al palcoscenico come una delle massime tradizioni di danza classica indiana. Tra il luoghi di pellegrinaggio più importanti dello Swarna Tribhuja, il triangolo d’oro, c’è Puri. Due cinte di mura abbracciano il tempio di Jagannath Mandir, dedicato al culto dell’omonima divinità. Jagannath è il Signore dell’Universo, incarnazione di Vishnu, venerato in tutto lo stato. Nel mese di luglio, la sua statua assieme a quella del fratello Balbhadra e la sorella Subhadra, viene portatai

in processione fino al Gundicha Mandir, nella festa del Rath Yatra, un’imponente e toccante sfilata di carri allegorici. Con la luce dell’alba, la lunga striscia di sabbia che orla la cittadina si mostra nella sua veste surreale. Centinaia di migliaia di fedeli di Jagannath sono riuniti per cantare, pregare e soprattutto per bagnarsi nelle correnti. Centinaia di sari coloratissimi punteggiano la distesa di fedeli, dove spiccano soprattutto i Sadhu (devoti a Shiva) dai lunghi capelli arricciati in dreadlocks e dalle tuniche arancioni. C’è chi realizza sculture di sabbia e chi accende il fuoco, chi danza estasiato e chi dorme ancora profondamente. I bambini si rincorrono sulla battigia e si spruzzano scherzosi l’acqua del mare che, solo per oggi, è consacrata. Quando il sole è ormai alto una infinita processione di pellegrini, ancora bagnati, si dirige dalla spiaggia verso il maestoso tempio di Jagannath dove si completerà il rituale con offerte, preghiere e benedizioni elargite dei brahmini. Nel corso della giornata i sacerdoti sistemano ghirlande di fiori sulle statue e le vestono più volte con stoffe coloratissime.

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del Sole) a Konark, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, fu costruito verso la metà del XIII secolo dal re Narashimnhadev ed è concepito come il carro di Surya, il dio del sole, trainato da 7 cavalli, come i giorni della settimana, su 24 ruote, come le ore del giorno, tutte magistralmente ornate. Scene di vita quotidiana sono incise sul basamento e sui muri; oltre alle scene di donne dedite alla cucina e uomini impegnati nella caccia, emergono le rappresentazioni erotiche, per cui Konark è famosa.

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Nel Jagannath Mandir lavorano oltre seimila persone che eseguono i complicati rituali previsti per rispettare le divinità e oltre ventimila fedeli si affidano a Jagannath, ogni giorno, per il loro sostentamento. Il tempio era conosciuto fin dall’antichità come la “Pagoda Bianca” che serviva da punto di riferimento per chi navigava nel Golfo del Bengala, in contrapposizione alla “Pagoda Nera” di Konark, circa 40 chilometri di distanza da Puri. L’imponente Sun Temple (Tempio


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Le acque di questo lago danno sostentamento a più di un milione di uccelli migratori, provenienti da zone remote come Mongolia, Russia e Iran, che, da novembre ad aprile, stazionano in questo ambiente incontaminato, ecosistema perfetto di specie faunistiche e vegetative, altrove minacciate e per questo rarissime. Oltre ai bellissimi fenicotteri rosa, ai rapaci e alle altre 160 specie di volatili presenti in questo luogo considerato tra le zone umide più importanti, secondo la convenzione di Ramsar, hanno il loro habitat anche i delfini Irrawaddy.

“Chilika Lake”

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Una lingua di sabbia di 60 chilometri separa il Golfo del Bengala dal Chilika lake, la più grande laguna di tutta l’Asia e, con la sua estensione di 1100 chilometri quadrati, tra le più vaste al mondo.

Numerose isolette, su cui si sviluppano i villaggi locali, punteggiano questa enorme pozza di acqua salmastra, tutte raggiungibili con le tipiche barchette del posto. In occasione della festa di Makar Mela, a gennaio, quando l’astro diurno entra nell’orbita del Capricorno, frotte di pellegrini giungono in visita al tempio di Kalijai Island, per venerare Surya, il dio del sole. © Riproduzione Riservata

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DE ITU AT Tempio sacro di natura e tradizione

Orissa

E D U T IT

Informazioni: lo stato di Orissa ha una vasta facciata marittima sul golfo del Bengala. È uno degli stati più poveri dell’India, sebbene il reddito vari da regione a regione. La fascia costiera è la più prospera ed anche quella che vede un maggior flusso turistico. La capitale è Bhubaneswar. Come arrivare: in aereo, dall’Italia operano Lufthansa ed Emirates che con 1 o 2 scali collegano Roma e Milano con la capitale Bhubaneswar.

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Quando andare- clima: periodo dei monsoni (da luglio ad agosto): clima caldo-umido con abbondanti piogge, in più momenti della giornata, e umidità attorno al 90%. Le temperature variano dai 30-32 gradi del giorno ai 20-22 gradi della notte. Periodo autunno-inverno (da settembre ad aprile): clima caldo-secco generalmente soleggiato, senza piogge di particolare intensità, con temperature che variano tra i 22-26 gradi del giorno ed i 14-16 gradi della notte.

Shopping: l’artigianato indiano è famoso in tutto il mondo e qui si possono acquistare stoffe, gioielli in argento e dipinti di pregevole qualità. Link Utili:

Ente Ufficiale Turismo India: www.indiatourismmilan.com

Sito ufficiale del Dipartimento del Turismo di Orissa: www.orissatourism.gov.in


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Dal tempio d’oro di Amristar, sacro ai sikh, a Chandigarh, città ideale progettata da Le Corbusier, il Punjab sa soddisfare lo spirito. Sacro e profano.

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inno allo spirito

Testo Maddalena De Bernardi Foto di Fausto Giaccone

Punjab

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A

mritsar, capoluogo del distretto di Amritsarin, si trova nello stato federato del Punjab, del quale è la principale città. Centro culturale e spirituale della religione sikh, Amritsar è la sede del celebre Tempio d’Oro, noto anche con il nome Harmandir Sahib. Il pensiero sikh, il cui nome significa “discepolo, allievo”, nasce nel XV secolo nell’area settentrionale dell’India: considerato religione monoteista, il Sikhismo si basa sull’insegnamento di dieci guru, vissuti in India tra il XV ed il XVII secolo. Per il devoto sikh, almeno una volta nella vita è bene recarsi in pellegrinaggio al Tempio d’Oro di Amritsar, considerato uno dei luoghi di culto più sacri.

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Si va in questo luogo per pregare e offrire le proprie suppliche: il Tempio d’Oro di Amritsar, tra le mete più ricercate anche dal turista alle prese con un viaggio in India, è noto come Harmandir Sahib, o Darbar Sahib, Hari Mandir, Harimandar e altre varianti, che letteralmente riportano al significato “Tempio di Dio”. Il tempio sacro è interamente ricoperto da una lamina d’oro. In origine, il sito del tempio era circondato da un piccolo lago situato in una fitta foresta. Fu in seguito a una visita del terzo dei sei Grandi Mogol, l’imperatore Akbar, che il quarto Guru sikh, Guru Ram Das, ordinò che il lago venisse ampliato. Il tempio venne completato in seguito: la prima pietra delle fondamenta fu posta nel dicembre 1588, quando il Sufi di Lahore, Hazrat Mian Mir, fece costruire l’edificio. Completato nel 1601, il Tempio d’Oro subì una sostanziale ricostruzione nel 1760, quando venne attaccato dagli Afghani sotto Ahmed Shah Abdali.

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In epoca moderna, ulteriori danni furono provocati nel 1984, nel momento in cui l’esercito indiano giunse a scontrarsi con i separatisti sikh guidati da Santo Jarnail Singh Bhindranwale.

La violenza della cosiddetta Operazione Blue Star contribuì a minare l’edificio, in cui oggi, tuttavia, permane miracolosamente intatta un’atmosfera rara, percorsa da vibrazioni di pace.

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se all’occorrenza potrete trovare direttamente nei luoghi di culto scialli offerti ai visitatori. Durante la più imponente azione dell’Operazione Black Thunder, il 30 aprile 1986, i commando dell’NSG, le Guardie di Sicurezza Nazionale, irruppero nel Tempio d’Oro. Il 12 maggio 1988 ad Amritsar ebbe luogo Black Thunder II, destinata a terminare con la resa dei militanti. Nonostante la resistenza sikh, all’indomani dell’Operazione Black Thunder, il Governo acquistò una striscia di terra come cintura di sicurezza: numerosi civili furono costretti a trasferirsi e essere reinsediati. >

Secondo la credenza il lago Sarovar, che circonda il tempio, contiene l’amrit, acqua santa, dove i fedeli si immergono. La costruzione presenta quattro entrate, che simboleggiano le direzioni e indicano il cammino, in direzione dell’accettazione e di un’apertura al sacro: l’ingresso è libero e indipendente dal sesso di appartenenza del viaggiatore. Tuttavia, in tutti i templi sikh è necessario seguire la regola tradizionale, che prevede di coprire la testa in segno di rispetto: non dimenticate di tenere in borsa un foulard, anche


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In seguito all’uccisione di un alto ingegnere del Governo il progetto venne abbandonato. Nel 1993 il Vice Commissario Karan Bir Singh Sidhu, in accordo con i responsabili del Shiromani Gurdwara Prabandhak Committee (SGPC), l’organizzazione a capo della custodia dei templi sikh in India, si pronunciò in favore della creazione di un paesaggio in armonia con il Tempio d’Oro. Ora all’interno del tempio, dotato di un’ampia cucina, vengono preparati oltre 40mila pasti, distribuiti gratuitamente. La cucina comune, langar, è un’istituzione creata allo scopo di determinare l’armonia sociale fra gli esseri umani: uomini e donne, mendicanti, benestanti, senza badare all’estrazione, né alla provenienza o il credo, condividono lo stesso cibo, fonte di vita, sedendo insieme in un’unica fila, consapevoli di una sorta di fondamentale uguaglianza di fronte all’esistenza. Un inno all’equità e alla pace che nasce dalla pratica quotidiana.

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Il volto della città è stato ridisegnato durante gli anni Cinquanta del Novecento, quando il celebre architetto Le Corbusier, che qui realizzò i progetti di numerosi edifici pubblici, contribuì a una sostanziale trasformazione dell’assetto urbanistico. Fu il primo ministro indiano, Jawaharlal Nehru, a chiamare Le Corbusier e il cugino Pierre: nel 1951 venne così a realizzarsi, nella capitale del Punjab, il sogno della città ideale che in Europa serpeggiò tra le grandi utopie di epoca rinascimentale e illuminista.

> Situata nell’India settentrionale, Chandigarh funge da capitale dei due stati del Punjab e Haryana, pur rimanendo, grazie allo status della zona, amministrativamente indipendente. La catena sub-himalayana dei monti Shivalik circonda con l’imponenza delle montagne l’Union Territory of Chandigarh, celebre come uno dei luoghi più coinvolgenti dell’India, grazie a una rara bellezza. l nome Chandigarh si riferisce al “forte di Chandi”, una dea di cui è possibile visitare il tempio all’interno del vicino distretto di Panchkula, nell’Haryana.


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L’architettura cittadina possiede una spiccata impronta europea, dove non manca il rigore tipico degli anni Sessanta, insieme all’impiego di cemento armato alternato a imponenti giardini e aree verdi. Fortemente innovativo, il sistema viario separa pedoni e automobili grazie a una strada a scorrimento veloce che consente di attraversare l’intera città, arrivando fino a Delhi.

Chandigarh è organizzata in aree della dimensione di 800 per 1200 metri, in cui potrete scoprire spazi privati e luoghi ricreativi, oltre a strutture dedicate al commercio: in una decina di minuti è possibile attraversare ogni settore, seguendo una pianta urbana che desidera ricordare il corpo umano, con la testa orientata all’interno della parte governativa e amministrativa, le strutture produttive industriali al centro e all’interno della periferia la zona residenziale.

Tra le opere principali da visitare a Chandigarh è possibile ammirare la celebre opera “La Mano”, oltre alla pianificazione urbana e il palazzo della Corte Suprema, High Court, realizzati direttamente da Le Corbusier. Impossibile ripartire senza una visita alla casa-studio dove visse il celebre architetto durante la permanenza in città: oggi museo, permette agli appassionati di scoprire foto d’epoca, disegni originali e oggetti da lui progettati. Tra le attrattive della città, il celebre Giardino delle Pietre di Nek Chand e, nelle vicinanze, la regione del lago Sukhna, paradiso dell’avifauna.

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Il giardino The Rock Garden, creato dall’impiegato delle ferrovie Nek Chand, annovera numerose sculture realizzate grazie ai rifiuti urbani e industriali: un’opera artistica di cui la municipalità riconobbe il valore già nel 1973 e che oggi è nota come uno dei programmi di riciclo più innovativi dell’intera India. Se amate lo shopping, sosta consigliata nei settori 17, 22, 30 e 35, dove hanno sede i mercati commerciali più rilevanti. Avete tempo? A meno di 100 km da Chandigarh cogliete l’occasione per visitare la diga Bhakra Nangal Dam, una delle maggiori in India, punto d’osservazione privilegiato per osservare paesaggi incontaminati come il lago Gobind Saga, nelle immediate vicinanze, il posto giusto per un tuffo e un pomeriggio in relax. © Riproduzione Riservata

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Punjab

E D U TI

Informazioni: la regione del Punjab, secondo l’etimologia “Terra dei cinque fiumi”, si trova tra la frontiera di India e Pakistan. Posizionata ai piedi della catena dell’Himalaya, è percorsa dai fiumi Beas, Ravi, Sutlej, Chenab e Jhelum, tributari dell’Indo.

Come arrivare: l’aeroporto di Chandigarh, situato a circa 10 km dal centro città, ha voli giornalieri che collegano con regolarità il Punjab, sia dalle principali città europee, sia da Delhi o Amritsar. Mumbai, Chennai, Bangalore e Trivandrum, inoltre, consentono collegamenti veloci con Chandigarh e Amritsar grazie alla rete ferroviaria. Se siete in automobile è necessario seguire le strade nazionali n° 21 (AmbalaKinnaur) e n°22 (Chandigarh-Leh) che servono tutto il territorio.

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Quando andare- clima: il periodo migliore per un viaggio in Punjab è tra i mesi di ottobre e marzo, momento dell’anno in cui si gode di una temperatura mite e precipitazioni quasi assenti. Da evitare la stagione da aprile a giugno, che comprende i mesi più caldi, quando il tasso di umidità è in forte crescita e le massime superano i 40 gradi. Da luglio al mese di settembre le piogge, insieme all’afa, si scatenano sulla regione.

Shopping: abbigliamento tradizionale (sari, scialli) e tessuti (copridivani ricamati, cuscini), arazzi, artigianato del legno (scatole intagliate), gastronomia locale (dolci, miele). Link Utili:

Ente Ufficiale Turismo India Punjab: www.indiatourismmilan.com

Sito ufficiale del Dipartimento del Turismo del Punjab: www.punjabtourism.gov.in


passaporto

b

per l’india

Tutte le informazioni utili di cui avete bisogno per conoscere e viaggiare in questo grande paese.


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b

Dimensioni e popolazione

Anche le dimensioni sono quelle di un continente: 3,3 milioni di kmq - 10 volte l’Italia - al 7° posto di una classifica guidata dalla sconfinata Russia, dal Canada e dalla Cina, ma al 2° per numero di abitanti, 1,2 miliardi, il 17 per cento degli abitanti del pianeta, 20 volte quelli del nostro Paese. Inoltre il suo tasso di crescita demografica che, pur diminuito di 4 punti dal 2001, è pari al 17,5% , ne farà la nazione più popolosa al mondo entro il 2030, espropriando del titolo la Cina, attuale detentrice.

L’india: un mondo

Difficile trovare gli aggettivi per definire un Paese che racchiude in sé tante e tali diversità climatiche, culturali e naturali. L’india abbraccia climi che variano dal desertico Rajasthan, nel nord ovest, al tropicale Kerala a sud, una flora e una fauna che comprendono specie adattate a vivere in condizioni estreme, come sui rilievi de sistema montuoso himalayano, o nei deserti, e specie che con meno sforzo popolano le zone costiere o le foreste, dove ancora sopravvive la tigre. La abitano oltre 2.000 etnie più o meno numerose, che parlano 29 lingue diverse. Numeri che devono far pensare all’India come a un continente, quale è davvero, piuttosto che un Paese unico. Un viaggio non vi basterà per conoscerla tutta, ma neppure due, tre o dieci. Perché nel suo magmatico sviluppo scoprirete sempre tracce di storia e cultura millenaria in attesa solo di mostrarsi ai vostri occhi curiosi.

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Storia

Le più antiche testimonianze di presenza umana rilevate in scavi archeologici risalgono a 50.000 anni fa e si riferiscono a popolazioni protoaustraloidi che vivevano di caccia e raccolta nella foresta, raccolti in piccoli gruppi e in tribù. Intorno al 4000 a.C. furono cacciati nelle foreste, dove i loro discendenti sopravvivono ancora, dai dravidi, popolazioni appartenenti alla civiltà mediterranea, penetrate da ovest nel subcontinente, che nel III millennio a.C, fondarono la civiltà della valle dell’Indo, intorno alle città di Mohenjo-Daro e Harappa, sviluppando l’agricoltura, incoraggiando l’uso della scrittura e gli scambi commerciali e culturali con la Mesopotamia e l’Antico Egitto. Complici importanti mutamenti climatici, che resero fredda e secca una zona verdeggiante, ricca di foreste e di animali selvatici, la civiltà dravidica si indebolì al punto da essere spazzata via dagli Arii (Arya), più primitivi ma anche aggressivi, giunti dalla regione dell’Hindukush al confine con l’Afghanistan, che però, intelligentemente, acquisirono buona parte della superiore cultura dravidica dando inizio alla civiltà vedica. Sappiamo di questa cultura quanto riusciamo a leggere dai loro testi sacri, come il Rig Veda o Veda degli Inni, scritti in sanscrito. Nel sud dell’India, invece, la cultura dravidica rimase egemone ancora a lungo. Da nomadi gli Arya divennero progressivamente stanziali (1000 a.C.) suddividendosi nei 16 regni Mahajanapadas, disseminati lungo la fertile pianura indogangetica, che nel 500 a.C. occupavano il territorio compreso tra l’odierno Afghanistan, il Bengala e il Maharastra. Accanto a questi regni principali, tra cui emersero quelli di Magadha e Kosala, vi furono anche oligarchie più piccole, tra cui, di particolare rilevanza storica e culturale, le tribù Jnatrikas e Shakya , cui appartenevano rispettivamente Mahavira, fondatore del Jainismo e Gautama Buddha (563-483 a.C.), fondatore del buddismo. Successivamente le regioni nord occidentali caddero sotto il dominio persiano del re archemenide Dario il grande (520 a.C.) sconfitto due secoli dopo da Alessandro Magno (334 a.C.) che stabilì in India le prime colonie greche, controbilanciate a oriente dal già ricordato impero Magadha che, sotto il dominio del re Asoka della dinastia Maurya, si espanse fino allo stato orientale dell’Orissa, diffondendo il buddismo di cui lui stesso era un fervente seguace. Alla sua morte ci fu un turbolento susseguirsi di assassinii e dinastie, sconfitte infine dagli Shatavahana del regno di Andhra (sud dell’India), che diventarono il regno più potente dell’epoca (30 a.C.). Ondate migratorie da occidente sostituirono il regno indo-greco con uno indo-scita in cui si affermarono i Kushana, che crearono un vasto fiorente impero che intratteneva rapporti commerciali anche con Roma. Tra il IV e il V secolo la dinastia Gupta unificò l’India antica che visse un

periodo d’oro per cultura e scienze. Alla sua caduta nel VI secolo l’impero si disgregò nuovamente in numerosi regni regionali. Emersero i Chola del Tamil Nadu e i Chera nel Kerala. Poi fu la volta degli imperi Harsha, Chalukya, Pallava, Pratihara, Pala e Rashtrakuta, che accompagnarono l’India fino alle prime penetrazioni islamiche (711) ordinate dal califfo omayyade di Damasco al-Walīd . Fu il segnale di una debolezza di cui molti cercarono di approfittare: turchi, persiani e afgani, creando sultanati (Delhi) e califfati, che cercarono, con scarso successo, di imporre il Corano e la legge islamica, soppiantando la religione indù. Dopo il ricco e potente impero Vijayanagara, nel sud dell’India, all’inizio del secolo XVI, i discendenti di Gengis Khan invasero il Paese attraverso Khyber Pass e vi insediarono la dinastia Moghul, che sopravvisse dal 1526 al 1857, termine della guerra di indipendenza, sfidata per tutta la sua durata dalla dinastia Maratha, che a sua volta cedette ai Sikh e agli inglesi. Fu l’inizio del periodo coloniale: a partire dal 1742 Francia, Gran Bretagna e Portogallo intervennero nel Paese attratti dalle sue immense ricchezze. Furono le Compagnie delle Indie Orientali, imprese commerciali di grande influenza, a guidare l’avanzata.

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violenta insurrezione dei soldati indiani che prestavano servizio nell’esercito britannico nel 1857 soffocata nel sangue, l’anno successivo Il Government of India Act ratificò la fine dell’impero Moghul e trasformò l’India in una colonia britannica sotto il mandato di un viceré, colonia estesa poi anche alla Birmania, con la quale vi erano stati conflitti durante la conquista dell’Assam, e al Belucistan. Gli inglesi provvidero alla realizzazione di ferrovie, alla creazione di un sistema postale, delle prime linee telefoniche e alla fondazione di università. ; nel 1854, fu inaugurata la linea ferroviaria Calcutta-Agra. Vennero anche fondate le Università di Calcutta, Bombay e Madras – riservate però alle classi sociali privilegiate. Alle richieste di autonomia del 1916 il governo inglese rispose nel 1918 con il il Rowlatt Act, una legge che stabiliva misure eccezionali per chiunque fosse accusato di terrorismo. Contro quest’ultimo guidò le proteste Gandhi, detto il Mahatma (la grande anima) attuando campagne di disobbedienza civile e non collaborazione con i colonizzatori, coinvolgendo grandi masse. Con la marcia del sale del 1930, Gandhi obbligò gli inglesi a promettere all’India l’indipendenza, a cui si giunse il 15 agosto del 1947. Data tragica perché corrispose anche alla separazione cruenta dell’India in due stati uno indù, l’India, e uno islamico, il Pakistan insieme all’attuale Bangladesh, che a loro volta si separarono nel 1971. Dall’India britannica si staccarono anche Ceylon (ora Sri Lanka) e Birmania (ora Myanmar).

A partire dal 1600, quando Elisabetta I d’Inghilterra conferì loro per 21 anni il monopolio commerciale sull’Oceano Indiano. Nel 1874 l’Indian Act¸ che consentiva ai governatori generali della Compagnie di agire in nome della Corona, fu il primo passo verso la trasformazione dell’India in colonia. Perché, appoggiati da un esercito moderno, dal 1785 i governatori si erano trasformati in generali, sottomettendo i principi Maharata e Rajput, il Nizam di Hyderabad e il principe di Mysore, Haider Alì, e conquistando l’isola di Ceylon. Nel 1818, i britannici dominavano, ormai, tutta l’India, a eccezione del bacino dell’Indo e dell’Assam. Amministravano in maniera diretta la regioni più ricche, il Bengala e la regione di Delhi, con l’unica eccezione del regno Sikh, nel Nord-ovest. Qualche governatore fu più illuminato: Lord Hastings, per esempio, fece restaurare il sistema di canali, le vie di comunicazione e introdusse la pubblica istruzione. Nonostante una

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Cultura. Architettura

Ordinamento dello Stato

L’India è una repubblica federale composta da 28 stati e 7 territori con parlamenti e governi autonomi, tra i quali quello della capitale Delhi, inizialmente formati su base linguistica e storica, ciascuno dei quali a sua volta diviso in distretti. Nel preambolo della sua Costituzione si definisce “una repubblica sovrana, socialista, laica, e democratica” . Il suo ordinamento istituzionale si basa su un sistema maggioritario bicamerale, adottato dalla Gran Bretagna e da molti Paesi appartenenti o appartenuti al Commonwealth, e sulla ripartizione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. Il presidente che è anche il capo dello stato viene eletto ogni 5 anni e ha compiti principalmente di rappresentanza.

La grande diversità storica, etnica e culturale ha influenzato in modo determinante le varie forme artistiche e culturali del Paese. A cominciare dall’architettura, dove ogni impero ha lasciato le sue tracce, a partire dalle più antiche costruzioni in mattoni cotti e stupa in stile buddhista, ai templi scavati nella roccia e affrescati di Ajanta ed Ellora, al tempio del Sole a Konarak, ai grandi edifici dell’era musulmana e moghul , fino ai giorni nostri, con gli edifici realizzati dal grande architetto Le Corbusier a Chandigarh, di cui curò anche il piano urbanistico. Il monumento più famoso è il candido Taj Mahal di Agra, un raffinato e leggero sogno di marmo, eretto dal sultano Shah Jahan in memoria di Mumtaz Mahal sua sposa amatissima. Sempre ad Agra si trova il Forte rosso, costruito dai re Moghul nell’arco di 95 anni, dove morì lo stesso Shah Jahan, prigioniero del figlio Aurangzeb. Tra gli altri strabilianti monumenti ricordiamo i “Templi dell’amore” di Khajuraho, interamente scolpiti e decorati a formelle di contenuto erotico e il Palazzo dei Venti a Jaipur, un ricamo di finestre e rilievi che sfugge verso il cielo.

Economia

L’india appartiene ai cosiddetti BRIC ed è uno dei giganti dell’economia mondiale, al 10° posto per valore del PIL nominale, ma al 3° per Prodotto Interno Lordo (PIL) a parità dei poteri d’acquisto (PPA) (4.420 mld $), a pari merito con il Giappone, dopo USA e Cina, quindi con un enorme potenziale di sviluppo, certificato da un tasso annuo di crescita del 7,8% (2011), grazie anche alla sua forza lavoro di ben 516 milioni di persone, seconda solo alla Cina. I prodotti principali sono derivati dell’industria tessile, prodotti chimici e farmaceutici, industria alimentare e conserviera (riso, frumento, semi oleosi, cotone, iuta, tè, canna da zucchero, patate), allevamento ( bufali, pecore, capre, pollame), pesca, industria estrattiva (petrolio, gemme e gioielli), industria automobilistica, acciaio, cemento, elettronica. Negli ultimi anni, grazie all’inglese seconda lingua per molti, L’India si è affermata come un’importante destinazione di outsourcing per le società multinazionali, una popolare meta per il turismo medico e una grande esportatrice di servizi tecnologici, software, finanza e ricerca. Le città principali sono Mumbai con 13,6 mln di persone, Delhi (12), Madras (5,2) e Calcutta (5).

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Cultura. Scultura

Un posto di rilievo spetta alla scultura, ispirata a tematiche principalmente religiose, che è necessario conoscere, almeno superficialmente, per poterla apprezzare in pieno. Le più antiche sculture indiane erano in pietra, terracotta, avorio, rame, oro, alabastro e marmo, come quelle rinvenute a Mohenjo-Daro, risalenti al III millennio a.C. I soggetti sono divinità femminili, animali e sigilli che raffigurano animali e pittogrammi, assai simili ai manufatti mesopotamici, suggerendo un’interrelazione tra le due culture e forse una comune origine. Con l’avvento del buddhismo, la scultura divenne principalmente un elemento decorativo in rilievo, teso a vivacizzare, con composizioni affollate, le monumentali costruzioni in pietra. Uno stile presente in tutta la storia della cultura indiana successiva. Nella regione Gandhara (india nord occidentale) nacque un’altra scuola di scultura, che combinava forme greco-ellenistiche con soggetti buddhisti e che raggiunse l’apogeo nel II secolo d.C., seguita dalla scuola di Mathura (II-VI sec. d.C.), che si concentrò sulla raffigurazione del Buddha, inaugurando una tradizione molto seguita. A partire dall’epoca Gupta le figure scolpite, tra cui quella umana, si idealizzano staccandosi dal mondo reale per diventare trascendenti. Particolare importanza assunsero le posture del Buddha (mudrā), in grado di comunicare i suoi stati d’animo, di ispirazione per i fedeli. Con la scultura brahmanica, molto ricca di soggetti, le pareti dei templi e delle grotte si affollano di dei, asparas (ninfe celesti), makara (mitici coccodrilli) e motivi floreali, mentre le colonne e i capitelli sono abbelliti da figure zoomorfe e rampicanti.

Cultura. Pittura

Punto di partenza sono le decorazioni sbalorditive che decorano le pareti delle grotte di Ajanta, alcune delle quali conservatesi in buono stato. Sia il personaggio centrale che domina la composizione, sia quelli che lo circondano, sono rappresentati in atteggiamenti nobili, sciolti e dai visi sereni. Particolare cura è dedicata a ritrarre le posture, le espressioni e a catturare la bellezza delle forme, anche se non vi è alcuna pretesa di verità anatomica in quanto la vera bellezza risiede nel sentimento interiore e nell’armonia delle linee. Il colore ha più che altro la funzione di dare volume alle figure, attraverso le gradazioni delle tinte, per sopperire all’assenza prospettica.

melodica (monofonica) e ritmica rispetto a quella europea e utilizza differenti strumenti . In generale canta le gesta degli dei, narra le festività, scandisce i ritmi stagionali della natura ed è pensata per portare gioia durante il lavoro. Spesso accompagna la danza i cui primi esempi dipinti risalgono a 4.000 anni fa. Il concetto e lo scopo della danza, basata soprattutto sulla ricca tradizione indù è assai differente da quello occidentale: in India interpreta una forma di devozione ed esprime sentimenti a sfondo religioso. Si sviluppa in tre aspetti principali: movimenti del corpo eseguiti per la loro bellezza e grazia decorativa, espressione del viso e gestualità codificata che trasmettono il significato o introducono un tema e movimenti delle mani, abbinati all’uso delle parole che accompagnano nello svolgimento del racconto. Ogni singolo impercettibile movimento vuole suggerire una precisa immagine. Per questo, e per apprezzare pienamente lo spettacolo, si deve conoscere un minimo di tecnica e di linguaggio di questi segni. La fascinazione è data dai trucchi, dai costumi, dalle musiche e dai tintinnii di collane, braccialetti e cavigliere. Una vera passione è quella degli indiani per il cinema, cui assistono ogni tre mesi ben un miliardo di persone. Bollywood, l’equivalente indiano di Hollywood con sede a Mumbai, vanta un’incredibile produzione di 800-1000 film all’anno più un altro migliaio di cortometraggi. Si tratta di produzioni dai soggetti semplici e popolari fondati sul binomio amore e musica. Film romantici di passioni travolgenti, che hanno consacrato uno star system da far impallidire quello USA e che occupa le riviste di gossip di mezzo pianeta, inteso come numero di lettori. La musica occupa gran parte delle pellicole: non esiste un film che non sia infarcito di balletti, che spesso decretano il successo di una pellicola e le cui melodie occupano stabilmente la testa della hit parade .

Cultura: Musica e danza

Diciamo subito che né l’una né l’altra sono di facile comprensione agli orecchi e occhi occidentali. La musica ha una la diversa impostazione

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(Dhyana) e il Samadhi che è l’unione con il Paramatma, ossia l’unione del meditante con l’oggetto meditato, dell’anima individuale con l’anima universale. Le tecniche insegnate dallo yoga si fondano sulla fisiologia indiana secondo la quale il corpo umano è attraversato da canali energetici, le nadi, nei quali scorre il prana, l’energia universale. Ci sono diverse scuole di Yoga, ciascuna delle quali si concentra su un aspetto diverso con un obbiettivo diverso, che cerca di conseguire attraverso una serie di pratiche, che comprendono esercizi di postura, di respirazione e di meditazione.

Religione

Cultura: Ayurveda e Yoga

Tra le tradizioni più antiche e radicate nei 5.000 anni di cultura indiana, ma ancora vitali e che anzi stanno conoscendo un periodo di grande diffusione ci sono l’Ayurveda e lo Yoga. L’Ayurveda è un antichissimo sistema olistico di medicina naturale per trattamenti sintomatici e preventivi, riconosciuto come un ottimo antidoto contro la stanchezza fisica, mentale e spirituale, conseguenza dello stress della società moderna e del suo stile di vita, e contro tutte quelle malattie di difficile diagnosi. Pone le sue basi nei Veda, le più antiche documentazioni in forma scritta presenti ai nostri giorni, risalenti al 4000 a.C. . Il suo obbiettivo è quello di raggiungere una totale armonia fisica e psichica, basandosi sull’analisi degli umori corporei, per far ritrovare il giusto equilibrio agendo sull’intero sistema, attraverso una serie di massaggi dedicati, che sfruttano le proprietà dei medicamenti e la specificità delle zone dove vengono applicati. Con il termine Yoga, che deriva dal sanscrito, si indicano le pratiche ascetiche e meditative che hanno come scopo l’ unione con la Realtà ultima (Paramatma) e il controllo e il governo dei sensi e dei vissuti da parte della coscienza. Si compone di 8 stadi, gli ultimi dei quali sono la concentrazione (Dharana), la meditazione

In India la religione pervade ogni aspetto della vita. Pur essendo una democrazia laica, come dichiarato nella sua Costituzione, le strutture sociali e religiose che ne definiscono l’identità nazionale sopravvivono intatte da almeno 4000 anni, nonostante le guerre tra i diversi imperi che si sono succedute, il colonialismo europeo e lo sconvolgimento politico seguito alla separazione del Pakistan e Bangladesh. Le varie Silicon Valley, gli stili di vita importati dall’occidente insieme all’outsourcing dei servizi , la diffusione della tecnologia stanno favorendo un cambiamento soprattutto nelle grandi aree urbanizzate. Ma, al di fuori di queste, l’India rurale conserva da sempre le sue istituzioni sociali e religiose. La religione principale del paese è l’induismo (80%) una delle fedi più antiche esistenti al mondo. Caratterizzata da un affollato olimpo di divinità, 4.000 circa, e da diversi testi sacri cui attingere tra cui il Veda, introdotto dagli Arii nel 2200 a.C., più che una religione è un insieme di comportamenti virtuosi, principi e pratiche il cui fine ultimo è il raggiungimento dell’illuminazione, alla quale ci si avvicina o allontana, passando attraverso una serie di reincarnazioni, a seconda del proprio comportamento. Non si può abbracciare questa religione se non si è indù di nascita. Le altre religioni principali praticate in India sono l’islam seguito da 100 milioni di musulmani, il cristianesimo (27 milioni) e il sikhismo, seguito da 18 milioni di sikh prevalentemente nel Punjab, dove hanno il loro luogo sacro, il Golden Temple di Amritsar. Il buddhismo, che si diffuse nel 500 a.C. sotto il regno di Asoka , venne gradualmente riassorbito dall’induismo e conta oggi solo 6,6 milioni di fedeli oltre ad alcuni importanti siti di pellegrinaggio, come Bodhgaya, luogo dove Siddharta Gautama (Buddha) raggiunse l’illuminazione, Sarnath, dove tenne la sua prima predicazione, vicina a Varanasi e Kushinagar dove Buddha raggiunse il paranirvana, dopo la sua morte, in Uttar Pradesh. Ancora in numero inferiore(4,5 milioni) sono jain, radunati nelle regioni occidentali e sudoccidentali.

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Fauna

Natura

Chiudete gli occhi e sognate un ambiente naturale. in qualche parte dell’India c’è. Dalle vette più alte del mondo perennemente coperte di neve e ghiaccio dell’India settentrionale, alla pianura del grande fiume Gange, che separa la regione himalayana dalla penisola meridionale, all’altopiano del Deccan, che occupa il sud del Paese e i Ghat, catene montuose che dividono dalla fertile costa; ciascun ambiente ospita una flora e una fauna peculiare.

Una tale varietà di ambienti ospita ovviamente le specie più diverse. Anche se la caccia, un tempo prediletto passatempo dei colonizzatori inglesi e dei rajah, e in seguito la deforestazione per ricavare spazi all’agricoltura, i pesticidi e il tumultuoso incremento demografico, hanno avuto effetti disastrosi e ne hanno ristretto drammaticamente gli habitat di sopravvivenza. Oggi la foresta ricopre solo il 10% del territorio, mentre parchi e riserve nazionali proteggono un misero 4%, che il governo è determinato ad ampliare. Ciononostante in India si possono ammirare animali raramente diffusi in un unico Paese: dai grandi felini, tra cui il leone asiatico, la pantera, la tigre del Bengala, il leopardo delle nevi (protetto e a rischio estinzione) e il ghepardo nel Deccan, agli elefanti e ai rinoceronti. I bovidi sono rappresentati da bufali selvatici e dagli imponenti bisonti indiani, gli ungulati in genere, da una grande varietà di cervi e antilopi. Poi ancora scimmie, iene, orsi e cinghiali, mentre tra i rettili spiccano molti serpenti tra cui il venerato cobra reale pitoni, coccodrilli, tartarughe d’acqua dolce e varani. Gli uccelli sono rappresentati da oltre 1200 specie, alcuni autoctoni, come anatre, aquile serpentarie, grandi buceri, falchi, civette pescatrici, pappagalli, aironi e il pavone uccello nazionale, e migratori, come la gru siberiana e il pellicano dalmata.

Flora

La flora artica della regione himalayana lascia il posto, a quote più basse, a fitti boschi di conifere e poi a lussureggianti foreste con numerose specie di piante subtropicali e di orchidee, ma anche di rododendri querce e magnolie. Più a sud nelle zone aride ai confini con il Pakistan la vegetazione è rada e predominano gli arbusti, mentre la pianura del Gange, più ricca d’acqua, vede lo sviluppo una rigogliosa vegetazione e di estese coltivazioni. La vegetazione si dirada sul Deccan , dove assume l’aspetto di una savana più o meno ricca, anche se, lungo i fiumi, crescono bambù, palme e varie specie sempreverdi. Ancora più a sud le pendici dei Ghat, soprattutto occidentali, e la costa del Malabar, che nella stagione monsonica ricevono abbondanti piogge, sono ricoperte da una verdeggiante foresta pluviale, dove si mescolano sempreverdi bambù, prezioso teak e profumato sandalo e da zone paludose coperte da giungla impenetrabile.

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monsoni. Nella lista UNESCO dei siti Patrimonio dell’Umanità si trova il Parco Nazionale di Koladeo Ghana detto anche Riserva dei volatili Bharatpur, considerato una delle più importanti riserve di uccelli acquatici al mondo, che trovano nelle sue aree paludose un habitat ideale. Tra essi la splendida gru siberiana. Si trova in Rajasthan a 150 km da Delhi e 50 da Agra. La quasi introvabile tigre bianca si riesce con un po’ di fortuna ad avvistare nel Parco Nazionale di Bhandhavgarh. Gli altri animali che lo popolano ci sono gazzelle, antilopi, cinghiali, volpi, cervi, moltissimi uccelli e, tra marzo e aprile, il bisonte indiano. Chiuso da giugno a ottobre.

Highlights Parchi

Impossibile elencarli tutti. Nel paese ci sono oltre 200 parchi e riserve che accolgono la maggior parte delle 359 specie di mammiferi e 1200 specie di uccelli presenti in India. Tutte le riserve sono raggiungibili in auto e offrono possibilità di alloggio. A disposizione ci sono ranger, grandi conoscitori della foresta e delle abitudini degli animali, in grado di scortare i visitatori nei punti strategici per la migliore osservazione. Tra i più famosi e ricchi di fauna c’è il Parco Nazionale di Ranthambore, situato tra il deserto del Thar e i Monti Aravalli a 150 km da Jaipur. Un tempo area di caccia esclusiva dei Maharaja locale, rientra oggi nel “Progetto Tigre”, che ha lo scopo di proteggere la tigre del Bengala. Oltre alla tigre, facilmente avvistabile nei 1330 kmq del parco, leopardi, iene, coccodrilli e rettili di diverso tipo oltre a numerose colonie di uccelli. È chiuso da luglio a metà ottobre. Per rivivere i luoghi in cui Kipling ambientò il “Libro della giungla” si deve visitare il Parco Nazionale di Kanha, uno dei più estesi: 940 kmq in cui le attrazioni sono ancora tigri (150 esemplari), leopardi, istrici, manguste, cani selvatici, orsi, cervi, antilopi e uccelli. È chiuso da luglio a metà ottobre. Il periodo migliore per una visita è tra febbraio e giugno, per evitare il grande affollamento dei periodo dicembre-febbraio. Se si visitano i famosi templi di Khajuraho, non si può mancare una visita al Panna National Park, che dista solo 60km e che proprio per questo è molto popolare. Al suo interno, in un clima tropicale, si aggirano tigri cervi, antilopi, gazzelle rettili e avvoltoi. Al meglio in estate. Se vi interessano gli elefanti, c’è il Parco Nazionale Jim Corbett, che li ospita in una grande varietà di splendidi paesaggi, insieme a tigri e 600 specie di uccelli. Si trova nell’Uttararanchal, a un’altitudine che varia tra i 385 e i 1100 metri ed è aperto dal 15 novembre al 15 giugno e chiuso a causa dei

Un libro non sarebbe sufficiente anche solo a elencare principali luoghi di interesse in India. Proviamo a fornire una lista, sulla base delle nostre esperienze frutto di molti viaggi, pur sapendo che essa non è esaustiva, né univoca. Il bianco, straordinario Taj Mahal ad Agra, di marmo eppure leggero come una nuvola. Il Forte Rosso di Delhi, ricamato come un pizzo. Le grotte di Ajanta, meravigliosamente dipinte. Le Backwater del Kerala, brulicanti di canoe e di vita. Il lake Palace di Udaipur, che sorge dalla quiete del lago come un animale mitologico. Il mercato dei cammelli di Pushkar, e la sua animazione mercantile. Il Forte di Jasailmer in cima a una collina, dorato dalla luce dell’alba. I Templi di Khajuraho, completamente ricoperti di bassorilievi erotici. Le spiagge e le chiese di Goa, ex colonia portoghese. La città di Puducherry (Pondicherry), in cui si respira ancora un’aria coloniale francese. La città sacra di Varanasi, con i suoi ghat per le abluzioni rituali, dove vita e morte si incontrano. Le colline di Darjeeling, verdissime, rivestite di un tappeto morbido di coltivazioni di the. Il Parco Nazionale di Kanha, per ricordare, bambini, i luoghi raccontati da Kipling. La megalopoli di Mumbai, con i suoi estremi contrasti di modernità e tradizione. Leh, in Ladakh, a 3500 m, con il suo drammatico panorama sulle montagne dell’Himalaya

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Eventi

Troppi festival e troppi pochi giorni. Ogni giorno dell’anno, in qualche località dell’India, si celebra un festival. A parte quelli che celebrano festività civili, come l’Indipendence Day, la Festa della Repubblica o l’anniversario della morte di Gandhi ci sono festival “laici” per la danza, il the, gli aquiloni o gli elefanti . La parte del leone la fanno però i festival religiosi, alcuni dei quali comuni a tutto il paese, altri tipici solo di alcune zone, che in generale seguono il calendario lunare. Occorre Inoltre tenere presente che il numero delle religioni presenti in India e la complicata cosmogonia indù agiscono da fattori di moltiplicazione. Tra i più sentiti c’è Diwali, il capodanno indù, chiamato anche “Festival delle Luci” per i fuochi d’artificio , le candele o i lumini che si accendono per l’occasione. Una delle feste più colorate in senso stretto, è Holi, che segna per gli indù l’inizio della primavera, festeggiato lanciando acqua colorata e gulal (polvere) a chiunque incontrino per strada. Famoso è anche il festival Govinda, che commemora la nascita di lord Shiva, in cui piramidi umane cercano di raggiungere e spaccare dei contenitori di terracotta riempiti di curd appesi fuori dalle case. Uno dei festival più lunghi è quello di Ganesh Chaturthi che dura ben 11 giorni, per festeggiare la nascita di Ganesh, il dio dalla testa di elefante. All’inizio del festival vengono esposte dovunque statue rappresentanti la divinità, che nell’ultima giornata vengono portate in processione, accompagnate da canti, e infine immerse con cerimonie rituali nelle acque dei fiumi o nel mare. Per i buddhisti il festival più sacro è il Buddha jayanti, in cui vengono commemorati la sua nascita, il raggiungimento dell’illuminazione e del Nirvana, liberando uccelli o riscattando animali da macello. La multipla festa hindu Navaratri – Dussehra - Durga Puja festeggia per i primi 9 giorni la Dea Madre, con contorno di danze, il decimo giorno la vittoria di Lord Rama sul re dei demoni Ravana, che coincide anche con la vittoria del dio –guerriero Durga sul demone Mahishasura. Come dimenticare poi i Festival dei Templi del Kerala, con le loro processioni di elefanti riccamente ornati, accompagnate da tamburi e altri strumenti? La più straordinaria è però Kumbh Mela, che si tiene ogni 3 anni nelle città di Allahâbâd, Haridwar, Nasik e Ujjain, in memoria di un’antica lotta tra dei e demoni per la conquista di un vaso (kumbh). È un pellegrinaggio di massa che muove numeri inimmaginabili: il Maha Kumbh Mela, che si tiene ad Allahâbâd ogni ciclo completo di Kumbh Mela e cioè ogni 12 anni, ha visto quest’anno la partecipazione di ben 120 milioni di persone!

Cosa fare

Che si ami il mare o la montagna, le foreste o l’arte l’India offre le migliori destinazioni possibili. Le Andamane o le dorate spiagge di Goa per chi ama il mare, l’Himalaya per gli appassionati di montagna, i parchi con i felini, i pachidermi e gli uccelli tra più belli del mondo per gli amanti della natura e offre una storia plurimillenaria di monumenti, molti dei quali protetti dall’UNESCO, agli appassionati di arte. Accanto a queste attività ve ne sono alcune tipiche indiane. Sono ormai molti i turisti che si recano in India per frequentare corsi di yoga e meditazione nel luogo dove queste discipline hanno avuto origine. Le scuole tra cui scegliere sono numerose, alcune delle quali prevedono la permanenza in un ashram (una sorta di monastero) sulle cui regole è bene informarsi prima di aderire. Per immergersi completamente nella cultura indiana non si può mancare di assistere a spettacoli di teatro musica e danza (anche per queste attività sono disponibili scuole per chi non vuole essere solo spettatore). Uno svago più leggero è assistere a uno spettacolo cinematografico, magari di un film made in Bollywood: si sarà costretti a girare frequentemente la testa, incerti se il vero spettacolo sia sullo schermo o in platea. Anche l’ayurveda e più in generale il benessere, sono diventati tra le maggiori attrattive di un viaggio in India, sia in senso attivo (per imparare) che passivo (farsi coccolare). Il luogo migliore è storicamente lo stato meridionale del Kerala, ma i centri si stanno diffondendo in tutto il paese. L’ufficio del turismo locale fornisce un elenco dei centri abilitati, per evitare dilettantismi.

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Quando andare – Clima

Bella domanda : dipende. In generale si può dire che l’India ha tre stagioni principali: estate, inverno e la stagione dei monsoni. I mesi estivi da aprile a giugno sono caldi in gran parte dell’India e i più adatti per visitare le località sui rilievi come il Darjeeling , Ootacamund, il Monte Abu e la valle del Kashmir. I mesi invernali (novembre-marzo) sono piacevoli in tutta l’India, con belle giornate di sole cieli limpidi, temperature meno torride e soprattutto un minor tasso di umidità. In montagna può fare freddo. L’inizio di giugno vede l’arrivo dei primi monsoni nell’India sud-occidentale, che gradualmente si estendono a tutto il Paese ad eccezione delle zone sudorientali dove la massima piovosità è tra metà ottobre e la fine di dicembre. Paese che vai usanza che trovi: i monsoni, che noi troviamo fastidiosi al punto da rovinarci un viaggio, sono amati dagli indiani perché alleviano il caldo intenso dell’estate. La popolazione locale gode dell’avvento del relativo fresco e lo celebra con differenti festival.

Documenti

Per recarsi in India occorre il passaporto munito di visto ottenibile presso l’Ambasciata indiana via XX Settembre 5, 00187 Roma .t 06 488 4642 o al consolato generale di Milano, via Larga, 16. 20122 Milano. t. 028057691. Ci si può rivolgere anche all’Indian Visa Outsourcing Centre di Milano, via Marostica 34. 20146 Milano. t. 02 48701173. La procedura di richiesta visto può essere effettuata anche online dai siti dell’Ambasciata o del Consolato. Il passaporto deve avere una validità residua di almeno sei mesi con pagine libere per l’apposizione del visto. Le autorità indiane non rilasciano visti all’arrivo in aeroporto. Esistono due tipi di visto turistico: uno denominato transit visa a entrata singola e della durata di 15 gg e uno valido per 6 mesi con ingressi multipli (50 € più tasse da saldare in contanti). Normalmente il rilascio del visto richiede da 3 a 5 giorni, che si allungano durante i periodi di vacanza. I moduli si scaricano online dal relativo sito web. Per la spedizione e il ritorno dei documenti è possibile servirsi di un corriere, che deve essere prepagato. Oltre all’importo del visto deve essere acclusa la busta intestata per il ritorno del passaporto.

Come arrivare

Sono diversi gli aeroporti di accesso. Sui due maggiori, Delhi e Mumbai, volano moltissime compagnie e la scelta è influenzata da periodo, offerte speciali ecc.. Air India, compagnia di bandiera indiana, da Ottobre 2013 riprenderà i voli diretti da Milano e Roma su Mumbai e Nuova Delhi con il nuovo Boeing Dreamliner.

Come spostarsi

Per la fretta c’è l’aereo. Indian Airlines, Air India e una nutrita squadra di compagnie minori guidate Jet Airways coprono con i loro network il Paese in modo efficiente. Gli altri trasporti in India non sono sempre rapidi, ma sono economici e divertenti, perché offrono uno spaccato del Paese. Su autobus e treni c’è un continuo via vai di venditori, che assicura molti generi di prima necessità, oltre che pasti e bevande. È un punto di osservazione della realtà indiana che consiglio caldamente. Di aneddoti sui treni indiani ci si potrebbe scrivere un libro. Le immagini che scorrono sui nostri giornali dove pare ci siano più passeggeri appesi ai tetti e ai predellini che seduti normalmente sono vere, ma si riferiscono per lo più a treni locali e alle classi inferiori. I biglietti si comprano in stazione diversi giorni prima della partenza per assicurarsi un posto e ora esiste anche un prenotazione via internet. I treni hanno una direzione, ma anche un nome. Quindi non si prenota dicendo “il treno delle ore X per il giorno Y diretto a Z” ma dicendo per es. “il Deccan queen del giorno Y”. Anche il servizio dei bus è capillare e congiunge tutte le città, offre sistemazioni variabili da de luxe, a/c e sedili-letto a bus sgangherati superaffollati, con il conducente circondato dai passeggeri e musica hindi –pop sparata a tutto volume da altoparlanti gracchianti. Per trasporti più brevi ci sono autobus, taxi, dove il tassametro il più delle volte è solo di bellezza, moto risciò, come Ape car aperti , in cui ci si sente davvero immersi nel traffico, ciclo risciò e tonga (carri trainati da cavalli), che sopravvivono solo nelle cittadine più piccole e nelle aree rurali. Concordare la tariffa prima di salire è essenziale. Non pensate neppure di affittare una moto o un’auto: si guida a sinistra, senza regole, su strade ingombre di pedoni, carretti e mucche. Meglio affittarla con l’autista: vi costerà poco di più, ma ne guadagnerete in salute.

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Dove dormire

In India c’è di tutto, Da favolosi hotel 5* in palazzi modernissimi o ricavati in antichi forti, pieni di fascino, a economiche guesthouse e bungalow sul mare. In maggioranza sono puliti e gestiti con estrema gentilezza e disponibilità. A parità di livello le sistemazioni costano molto meno che in Europa e quindi ci si può permettere qualche lusso in più, godendo dell’arte dell’accoglienza orientale per sentirsi come dei maharaja. A questo proposito consiglio di provare almeno una notte in uno degli hotel della catena Heritage Hotel of India, i cui alberghi sono tutti ricavati all’interno di Forti e Palazzi storici. Non ve la dimenticherete facilmente.

Dove mangiare – Gastronomia

Tante regioni, storie, tradizioni e religioni hanno dato origine a una cucina estremamente varia, tanto che, a seconda di dove ci si trova, si ha l’impressione di essere in un Paese diverso. I piatti tipici della tradizione indiana si basano sui principi dietetici scritti nei testi sacri dell’Ayurveda, che considerano salutare un’alimentazione ricca di spezie. Sicuramente la cucina indiana è una festa per i gourmet che amano la cucina esotica, profumata e speziata. Già sul “coperto” occorre raccontare qualcosa: in India esistono, a seconda della regione, una decina di pani diversi lievitati e non, al forno o fritti, soffici o croccanti, di diverse farine e impasti, hanno in comune il fatto di essere preparati al momento e serviti caldi. I piatti di carne (gli indiani non sono tutti vegetariani!) non prevedono bovini (sacri) ma principalmente pollo o montone, e si consumano soprattutto al nord, dove la cucina è di ispirazione moghul, parente stretta della cucina del Medio Oriente e dell’Asia centrale. Si usano più spezie che peperoncino rosso e più pane e cereali che riso. A sud invece, dove gli Arii e i musulmani hanno avuto meno influenza, la cucina vegetariana è più

diffusa (anche se la carne continua a essere consumata) e prevalgono le verdure, in generale sotto forma di curry, miscela variabile di una decina di spezie, di cui non solo ogni regione e città, ma anche ogni cuoco ha la sua personale ricetta - accompagnate da riso e latticini. La cucina del sud è più piccante e tradizionalmente non fa uso di posate. Il cibo si raccoglie “pizzicandolo” con il pane o con la punta delle dita e facendone delle piccole palle, esclusivamente con la mano destra. La sinistra si deve tenere sotto il tavolo perché utilizzata per usi impuri: un’efficace e radicale misura igienica, la cui tradizione risale a quando sapone e acqua corrente non erano così disponibili. Altra particolarità è che il cibo, eccetto quello liquido, viene servito tutto insieme su speciali piatti divisi a settori. Sulla costa il pollo viene spesso sostituito da pesci e molluschi. Il pasto termina con il dolce, di cui in India c’è una varietà incredibile in generale a base di riso e latte, molto dolci, aromatizzati con sciroppi e profumi. Molta importanza in India hanno i latticini, che esistono in ogni forma possibile di densità compresa tra il latte e il formaggio, con largo utilizzo di yogurt e lassi.

Fuso orario

4.30 h in più dell’Italia. 3.30 quando vige l’ora legale

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Lingua

L’inglese è ancora la lingua franca, parlata più o meno universalmente, in particolare dall’élite colta e dal mondo degli affari. Anche se appena il 3% della popolazione può affermare di averne una buona padronanza. Sopperisce alla mancanza di una lingua indiana accettata universalmente. In India la costituzione riconosce ben 18 lingue, anche se nel 2001 furono censiti oltre 1600 tra lingue minori e dialetti. Si è tentato di sostituire l’inglese gradualmente con l’hindi, addentrandosi in un ginepraio di questioni politiche e sensibilità campanilistiche. La ragione di fondo è che mentre l’hindi predomina a nord, ha poco in comune con le lingue dravidiche del sud, dove sono ben pochi a parlarlo.

Valuta

La valuta indiana è la rupia. 1€ = 70 Rs.(INR). Circolano banconote in tagli da 5 a 1000 rupie, il cui valore è riportato in 17 lingue: inglese e hindi da un lato e le altre 15 dall’altro.

Elettricità

230 V 50 Hz, con tolleranze fino al 24% in più o in meno. La tensione varia da stato a stato e in alcune zone avviene la distribuzione in corrente continua. Vengono anche utilizzati diversi tipi di prese e un adattatore universale è indispensabile.

Telefono e comunicazioni

Vaccini – sanità

Non ci sono vaccinazioni obbligatorie. Consigliate: difterite e tetano, epatite A, e B e febbre tifoide. Il rischio di malaria è solitamente presente nei parchie e nelle zone di foresta durante tutto l’anno. Ricordiamo che non esistono vaccinazioni mentre la profilassi va iniziata 2 settimane prima di partire e proseguita per 4 settimane al ritorno. Poiché il trattamento non copre completamente, all’alba e al tramonto è meglio ridurre il rischio con maniche e pantaloni lunghi, utilizzando repellenti. Si raccomanda di non bere acqua di rubinetto, ma solo da bottiglie sigillate oppure bollita. Il tè va benissimo ed è sicuro. Una piccola farmacia da viaggio (in India i medicinali si trovano facilmente) e un’assicurazione che preveda la copertura delle spese mediche in loco più eventualmente il rimpatrio, sono buone idee.

Prefisso dall’Italia 0091. Prefisso per l’Italia 0039. La rete cellulare è attiva in tutto il Paese, ma il roaming è utilizzabile solo nelle principali città e i costi sono elevati . Meglio acquistare una scheda in loco, che permette di telefonare a tariffe economiche anche verso l’Italia, e di taglio indolore.

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Abbigliamento

Valige piccole sono un must. In india si comprano camicie, magliette e pantaloni a prezzi poco superiori a quelli di un lavaggio in tintoria da noi e i tessuti, cotone soprattutto, sono di ottima qualità. Ci sono anche abili sarti che confezionano abiti su misura in un giorno. Recapitandoli anche in hotel. Scegliete i pochi capi che vi portate con queste caratteristiche: fibre naturali, ampi, maniche e pantaloni lunghi, cappello. Scegliete colori chiari e poco sporchevoli (sabbia, beige, caki, verde militare) in modo da nascondere la polvere, che immancabilmente vi abbraccerà. Scarpe comode ma, a meno di trekking, meglio sandali che sneaker chiuse. Un K-way può sempre tornare utile anche se sul posto gli ombrelli abbondano. Viaggiate leggeri, per non avere difficoltà sui trasporti pubblici.

Shopping

Nei bazar contrattare è d’obbligo, ma c’è di tutto e di più. Difficile resistere. A parte l’abbigliamento, di cui si è parlato sopra, i migliori acquisti sono fantastiche sete (occhio al nylon che si sta affermando per la sua praticità), sari, scialli, oreficeria con pietre preziose o pietre dure, oggetti in ebano o legno di sandalo profumato, tappeti imbottiti o no, cuscini, grandi teli, oggetti in cuoio, ottone e terracotta. Per gli oggetti e le pietre di particolare importanza si raccomanda di comprare nei negozi autorizzati e registrati, anche se il prezzo è un po’ meno invitante.

Link utili Ambasciata indiana;

India Tourism Milan;

Consolato indiano di Milano;

Incredible India;

Heritage hotel of India;

Federation of Hotels, Restaurants Association of India;

Viaggiare Sicuri; Indian Visa Outsourcing Centre; Testo Federico Klausner 15/05/13

Central Board of Excise and Customs of India

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