3 minute read

MUHAMMAD TARAGA Y, PRINCIPE ASTRONOMO .................................................................... pag

MUHAMMAD TARAGAY, PRINCIPE ASTRONOMO

Ricordare Ulugh Beg dedicandogli una grotta, probabilmente la più alta del mondo, è stato il nostro modo di onorare quella scienza mediorientale che ha avuto in lui l'ultimo grande astronomo prima dell'avvento degli strumenti ottici.

Advertisement

Spesso l'ignoranza e a volte la malafede ci fanno dimenticare il debito che la scienza moderna ha con costoro, ultimi fuochi della luce che ha brillato più a lungo nella scienza umana. Astronomi e geografi che misuravano Terra e Cielo prima dell'avvento della meglio organizzata e cosciente scienza moderna: che conoscevano il diametro della Terra e la distanza della Luna, mettevano limiti inferiori alle distanze dei pianeti: furono Caldei, poi Alessandrini, poi fiorirono nell'Islam, continuarono a misurare nel medioevo mentre qui veniva dimenticato quasi tutto.

Arabi, ma persiani soprattutto (proprio quelli lì che ora i giornali ci dipingono fanatici integralisti) hanno tenuto accesa e vivificato la luce della ricerca e conservato i libri di ciò che era stato fatto: poi la loro scienza si è pian piano dissolta, passando la mano ad altre zone in quel momento favorite e che erano in contatto con loro. A chi? Soprattutto all'area che commerciava con essi, quella che poi divenne l'Italia che, non a caso, ha visto il Rinascimento che, non a caso, ha creato la scienza moderna.

L'ultimo grande bagliore della scienza islamica esplose proprio ai confini fra la Persia e le popolazioni turche del nord: Samarcanda per pochi decenni del '400 divenne il maggior centro mondiale di ricerca.

Questo lo dobbiamo ad Ulugh Beg (significa "grande principe"), che ne era il governatore, nipote di Tamerlano. Era nato nel1394 con nome Muhammad Taragay.

Il suo interesse fondamentale era la scienza e perciò vi fondò nel 1420 un'università internazionale, laica, a portata di mano europea (se passeggi a Samarcanda la parentela con Venezia è evidente, e spiega tante cose), a cui seguì tre anni dopo la creazione del maggior (e migliore) osservatorio mai esistito prima dell'avvento degli strumenti ottici: si dedicò quindi a lavorarci, con gli scienziati che vi accorrevano da tutte la parti e che lui selezionava personalmente. Quell'osservatorio pose nuovi standard e ad esso ci si ispirò per parecchio tempo per farne altri dello stesso genere: l'osservatorio Mogul in India, a Jaipur, ne era una copia minore.

Muhammad Taragay e il suo gruppo in pochi anni divennero mitici: qualcosa di quel mito echeggia ancora adesso, tanto che con "Samarcanda" denominano trasmissioni televisive.

Misurarono la durata dell'anno con un errore di 57 secondi, il diametro terrestre errando del 10%, il moto dei pianeti al secondo d'arco, costruirono tavole trigonometriche esatte al nono decimale e stilarono un catalogo stellare che ha ancora interesse scientifico adesso. Uno dei collaboratori di Ulugh Beg si pose il problema di determinare · "Pi Greco" (il tre e quattordici) con una precisione tale da sbagliare al massimo dello spessore di un pelo di cammello (sic!) su una circonferenza grande come la Terra. Ci è riuscito, ne ha calcolato sedici cifre dopo la virgola.

Ma un centro di ricerca laico ed aperto come era quello che gravitava sull'Osservatorio era mal visto: Ulugh Beg venne ucciso a tradimento nel 1449, con un colpo di spada inferto al collo, da dietro, dal figlio, integralista religioso, e lui e i suoi compagni presero il potere. Una controffensiva li ricacciò per qualche tempo (il figlio venne ucciso e i resti dispersi nel deserto), ma oramai l'ultimo fuoco della scienza del Medio Oriente era spento. Con il definitivo ritorno al potere dei "giuristi islamici" osservatorio e biblioteca vennero completamente distrutti, e ne venne addirittura dimenticata la posizione: i resti del grande arco meridiano, di più di quaranta metri di raggio, furono ritrovati solo nel 1907.

Nel 1947 venne finalmente ritrovato il corpo di Ulugh Be g. Nell 'Islam i morti sono sepolti in un sudario; la shariat prescrive che solo i martiri siano sepolti coi vestiti nei quali sono stati uccisi perché anche quelli sono diventati sacri: l'Astronomo aveva i suoi vestiti. Chi lo aveva sepolto doveva aver intravisto qualcosa, ma non è bastato: nel suo paese, alla lunga, ha vinto il figlio di Ulugh Beg.

GIOVANNI BADINO

61

This article is from: