Compresse
collana ideata e diretta da Francesco Trovato
Comitato Scientifico
Francesco Cacciatore
Fabrizio Foti
Paolo Giardiello
Marta Magagnini
Marella Santangelo
ISBN 978-88-6242-829-3
Prima edizione aprile 2023
© LetteraVentidue Edizioni
© Giordana Ferri, Alessandro Scandurra
© Copertina: Alessandro Scandurra
© Illustrazioni: Scandurra Studio Architettura / Chiara Crisà
Tutti i diritti riservati
Come si sa la riproduzione, anche parziale, è vietata. L’editore si augura, che avendo contenuto il costo del volume al minimo, i lettori siano stimolati ad acquistare una copia del libro piuttosto che spendere una somma quasi analoga per delle fotocopie. Anche perché il formato tascabile della collana è un invito a portare sempre con sé qualcosa da leggere, mentre ci si sposta durante la giornata. Cosa piuttosto scomoda se si pensa a un plico di fotocopie.
Progetto grafico: Francesco Trovato
Impaginazione: Gaetano Salemi
LetteraVentidue Edizioni S.r.l.
Via Luigi Spagna 50 P
96100 Siracusa
www.letteraventidue.com
Giordana Ferri, Alessandro Scandurra
Casa Rebus
Indice
Introduzione
Lo standard
Tentativi e tentennamenti: come siamo arrivati allo standard attuale?
La camera da letto, per esempio
Il tavolo da pranzo
Il tradimento del Mobile
Istruzioni
Comportamenti
Sensazioni
Attributi Spaziali
Esercizi
Curarsi, lavarsi
Dormire, raccogliersi, ritirarsi
Cucinare
Incontrare, Giocare, Mangiare, Intrattenersi
Luoghi in bilico tra il dentro e il fuori
Luoghi invocanti: stare, percepire
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93 105 109 Una riflessione: Il gioco dei confini Conclusione Appendice Oltre l’appartamento e oltre l’hobby room
Introduzione
Questo libro raccoglie alcune riflessioni sul perché la casa che la maggior parte di noi abita, in Occidente, ha la forma che conosciamo e soprattutto sulla domanda se questa forma risponda ancora ai modi che oggi abbiamo di abitare. Se osserviamo la maggior parte delle case notiamo infatti che, a parte le dimensioni e le finiture, si sono ormai omogenizzate in un unico modello, sono sempre composte secondo un unico schema: quello che comunemente divide gli spazi in zona notte e zona giorno, anche se questa differenza evoca oramai immagini di un ordine e di una linearità difficile da ritrovare nelle nostre vite. La struttura della casa che si è consolidata negli ultimi due secoli, che domina immutata e inossidabile nella sua composizione nonostante le evoluzioni dei modi di vivere, ha ormai una vita propria che sembra difficile poter indirizzare. Promotori immobiliari e residenti sono spesso irremovibili nel preservare gli elementi che la definiscono, anche se alcuni di questi sono ormai del tutto superati e arbitrari. Gli architetti stanno nel mezzo nel tentativo da una parte di spingere la progettazione della casa verso il cambiamento, che non può che essere lento e determinato da piccole innovazioni capaci di introdurre elementi di rinnovamento, e dall’altra di arginare il cristallizzarsi di idee sempre più impoverite dalle esigenze del mercato. In Italia questo aspetto assume connotati ancora più evidenti, complici anche una normativa spesso obsoleta e la scarsa diffusione negli operatori di mercato di pulsioni innovative in questo senso.
Detto questo, progettare una residenza significa sicuramente e concretamente muoversi in una fitta rete
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Istruzioni
Quando pensiamo alla casa e alla sua distribuzione partiamo sempre dagli spazi e dalla funzione che storicamente è stata loro attribuita; dagli standard funzionali appunto: la camera da letto, il soggiorno, la cucina; elementi che usiamo per comporre di volta in volta le piante e che difficilmente mettiamo in discussione nella loro ragion d’essere; perché? Perché non è per niente facile: gli spazi di manovra per l’innovazione sono minimi e l’inerzia culturale massima. Per farlo dobbiamo affrontare uno sforzo notevole: sospendere il giudizio, tentare di liberare il più possibile la mente dai condizionamenti che inevitabilmente ci frenano e provare ad approdare a nuove forme o perlomeno a nuove indicazioni su di esse. Per aiutarci in questo intento dobbiamo trovare un punto di partenza che riesca a spostarci in un ambito più empirico, più elementare o meglio primario, capace di svincolarci dalla costrizione dello standard e permetterci di esplorare più aspetti dell’esperienza abitativa.
Per raggiungere questo intento abbiamo scelto di focalizzare la nostra osservazione a partire da tre punti di vista, che solo artificialmente adottiamo come separati perché normalmente si presentano come le diverse facce di un’unica esperienza sia progettuale, sia percettiva, di chi poi gli spazi li fruisce. I tre punti di vista prendono in esame: i comportamenti agiti negli spazi, le sensazioni che si associano o si ricercano nei luoghi e gli attributi spaziali.
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Esercizi
Curarsi, Lavarsi
Gli atti quali curarsi, lavarsi, ma anche guardarsi, pettinarsi, truccarsi, implicano un isolamento che non ha uguali tra gli altri ambienti domestici. Il bagno è il luogo in cui ci troviamo a considerarci come corpo e in questo come parte della natura.
«In questa deriva verso la liquefazione degli spazi e delle atmosfere, c’è qualcosa che resiste alla simbiosi e all’amalgama universale: il bagno. In ogni casa questa stanza è l’espressione di una differenza irriducibile. Meglio, di un desiderio ostinato di estraneità. Ogni bagno è l’espressione architettonica di un insopportabile dandismo domestico: uno spazio-tempo che si rifiuta di sovrapporsi agli altri, di confondersi con gli altri, di ammettere che la vita che ospita al suo interno possa aver luogo anche al di fuori»1 .
Nonostante la sua rigida e inflessibile separazione dal resto della casa, al suo interno il bagno acquisisce sempre più importanza e soprattutto, conquista sempre più metri quadrati: i bagni sono sempre più grandi e numerosi. Ma la loro importanza non si esprime solo attraverso la dimensione: pur rappresentando il bagno lo spazio della massima intimità è uno dei luoghi maggiormente esibiti, in un certo senso è anche uno spazio di rappresentanza. Il bagno manifesta spesso una notevole espressività formale, è forse uno degli spazi più
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1. Emanuele Coccia, Filosofia della casa. Lo spazio domestico e la felicità, Einaudi, Torino, 2021, p. 35.
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Da Joe Colombo, Cabriolet Bed, 1969
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Da Richard Neutra, VDL House, Los Angeles, 1932
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Da Giulio Minoletti, Casa del Cedro, Milano, 1951-1959
Luoghi Invocanti: Stare, Percepire
Abbiamo fino qui evocato per la casa uno spazio neutro, plasmabile, adattabile, che avvolge e contamina i nuclei meno elastici dell’abitazione, quelli costituiti dalle funzioni più connotate: lavarsi, purificarsi, cucinare e dormire; una casa formata da situazioni più o meno connesse o collegabili tra loro. Una struttura articolata, non esclusivamente e rigidamente composta da vani statici. « Una rete di momenti giustapposti nella quale è impossibile riconoscere uno schema gerarchico o funzionale che ne sia rappresentativo»5. Questa neutralità è però principalmente riferita alla funzione e alla capacità della casa di adattarsi agli usi e alle conseguenti configurazioni, ma non alla qualità dello spazio che anzi dovrebbe acquisire identità e spessore. Come abbiamo già più volte evidenziato le forme che lo spazio acquisisce influenzano fortemente l’intensità dell’esperienza. Come sottolinea bene Iñaki Ábalos, la «forte intensità del legame personale con lo spazio come fenomeno sensibile, tanto emozionale quanto intellettuale»6 rappresenta un aspetto fondamentale del valore dell’esperienza che si può vivere in uno spazio. I luoghi possono chiamare a sé, spostandoci verso di loro e scuotendoci nel profondo. I luoghi sono “invocanti” nella misura in cui innescano una pulsione, un desiderio che ci spinge verso l’altro da sé e portano a
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5. Iñaki Ábalos, Il buon abitare, pensare le case della modernità, Christian Marinotti Edizioni, Milano, 2009, p. 103.
6. Ivi, p. 99.
Una riflessione. Il gioco dei confini
La sequenza di associazioni morfologiche che segue ha lo scopo di mostrare come la formazione del confine, che dà forma all’architettura, dipenda spesso dall’aggregazione di un unico elemento di base. L’articolazione degli interni, nella nostra cultura, ha per lo più come matrice la “stanza” e la sua moltiplicazione. Anche quando il confine non si presenta come netto e continuo, il riferimento alla stanza permane. Altresì, quando i rapporti si invertono, come in Moriyama House1, lo spazio senza confini contiene le stanze, blocchi autonomi dotati di confini propri che definiscono il disegno della pianta.
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1. Ryue Nishizawa, Tokyo 2002/2005
Negoziare, cambiare, muoversi. Enigma dell’interno continuo. Estensione della logica di Rue Larrey 11, la porta di Duchamp.
Da Franka Hörnschemeyer, Grundriss Relais, 2006
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Dispositivi e dinamiche per nuovi abitanti della casa.
Nuovi comportamenti si sommano a quelli abitudinali.
Mappa del contemporaneo, illustrazione di Chiara Crisà, a cura di Alessandro
Scandurra, liberamente ispirata a Modernology di Kon Wajiro
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