LIMITED EDITION
DIGITAL PROJECT - GENNAIO 2020
HARRY STYLES VIRGIL ABLOH RORY VAN MILLINGEN BRIGITTE LACOMBE LORENZO ZURZOLO J.W. ANDERSON
NEXT
BY KITO MUÑOZ MAISON MARGIELA ARTISANAL DESIGNED BY JOHN GALLIANO
DIG I T A L P R O J E C T - GE NNAIO 2 0 2 0
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A NEW MAN di Fabia Di Drusco illustrazioni di Francesco Lo Iacono
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LIBERTÀ VS RIGORE di Cristina Manfredi - foto di Stepan Filenko
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LE COUP DE COEUR di Giovanna Pisacane - foto di Marion Leflour
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ART À PORTER di Giorgia Cantarini - foto di Vanni Bassetti
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A STAR IS (RE)BORN: IL NUOVO HARRY foto di Daniyel Lowden - testo di Baptiste Piégay
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SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE di Antonio Moscogiuri foto di Rory van Millingen
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FOREVER YOUNG foto di Brigitte Lacombe styling di Olivier Rizzo
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RAGAZZI DI VITA foto di Kito Muñoz styling di Luca Guarini
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STAY TUNED ON TRENDS foto di Julian Hargreaves styling di Fabrizio Finizza
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THE HOT DATE foto di Adrian Meško - testo di Jane Gayduk
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ART(ITUDE) di Caroline Corbetta - foto Craig McDean
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AROUND MILANO foto di Davide Miciulla styling di Fabrizio Cristino
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CAST
DIRETTORE RESPONSABILE Giampiet r o Baudo MA N A G IN G FA S HION EDITOR G i ulio M ar t inelli
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M ANAGING FEATURE E D ITOR Fabia Di Dr usco
CREATIVE EDITOR AT LARGE Pr iscilla De Gior gi
PHOTO & IM AGE CONTRIBUTORS V an n i B assetti , S t epan Filenko, Julian Har gr eaves, Br igit t e La c om be, Mari on L e fl o u r, Francesco Lo Iacono, Daniyel Low den, Adr ian M eš k o, Cr a i g McD e an , D avi d e Mi ciulla, Kit o M uñoz , Fumi Nagasaka, Ror y v a n M i l l i ngen. FASHION CONTRIBUTORS B en j ami n Br uno, Fabr iz io Cr ist ino, Fabr iz io Finiz z a , L u ca G uarini, Har r y Lamber t Yael Quint , Olivier Ri z z o. TEXT CONTRIBUTORS G i o rgi a C antari ni , Car oline Cor bet t a, Fabia Di Dr usco, Cr ist ina M a nf r edi , A n ton i o Moscogiur i, Bapt ist e Piégay, Giovanna Pisa c a ne.
EDITORIAL OFFICE C ar ol Test or i - of f ice@lof f icielit alia.com
LA MODA SECONDO VIRGIL
di Giovanna Pisacane - foto di Fumi Nagasaka
L’OFFICIEL ITALIA SRL V i a Fi lippo Sasset t i, 15 - 20124 M ilano, It alia w w w .lof f icielit alia.com +390236685175
Point of view
Testo Fabia Di Drusco Illustrazioni Francesco Lo Iacono
A NEW MAN
Un’offerta sempre più articolata, paragonabile a quella della donna. L’importanza crescente degli accessori. Il lancio di precollezioni Resort. Dalle passerelle al mercato, come sta cambiando la moda maschile?
Point of view
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antaloni di pizzo, camicie di voile nero nude look, tessuti shining, glittering, punteggiati di strass. Lurex, lamé, velluto ricamato e leopardo, la silhouette come sempre ultraskinny, il riferimento dichiarato a Mick Jagger e a tutto l’immaginario Saint Laurent legato a Marrakech; l’interscambiabilità totale con i capi indossati dalle modelle presenti in passerella… Ma non è solo questione di look: a fare notizia, nel Menswear S/S 2020 di Saint Laurent by Anthony Vaccarello, è stata la presentazione a Malibù, seguendo le stesse modalità spettacolari dei lanci delle collezioni Resort femminili inaugurati da Chanel. Mentre da Dior Kim Jones ha presentato tout court una collezione Resort. Ulteriori segnali della continua evoluzione della moda maschile, sempre più articolata e sempre più dominata, dalla produzione alla vendita, dalle stesse logiche di quella femminile. Ne parliamo con Beppe Angiolini, uno dei buyer italiani più accreditati, proprieta-
rio di un negozio ad Arezzo, Sugar, che molti considerano una mecca fashion. «È sempre più evidente che nella moda le differenze tra uomo e donna si stanno attenuando. Indubbiamente Alessandro Michele da Gucci ha funzionato come un catalizzatore, anche se già prima Thom Browne e Comme des Garçons andavano in questa direzione. Del resto, a settembre, alla Fashion Week newyorchese gli uomini vestiti da donna erano davvero tantissimi, a partire da Marc Jacobs. Dior in particolare racconta un uomo delicato, gentile, sensibile, anche se Hedi Slimane, che pure era stato un precursore del cambiamento, ora da Celine non rientra affatto in questo filone. Come dico sempre: in questo momento anche un’azienda classica deve aggiungere all’abbigliamento maschile un tocco di glamour in più, un pizzico di ironia, un vezzo. Mi piacciono le cose che strizzano l’occhio al galateo maschile, anche se in altri tempi ho preferito l’uomo più dannato. Del resto la moda va a periodi, a partire da
quello di Armani che l’ha completamente rivoluzionata. Poi c’è stato il periodo di Gaultier, quello etnico di Gigli, quello rock di Slimane. Oggi direi che è il momento epico di Dior, Gucci, Prada. Più in generale, è un momento di anarchia senza direzione, con l’unica certezza che l’uomo troppo impostato sia decisamente fuori moda. Un altro dato evidente è che lo streetwear di oggi è più evoluto, è più elegante, con New York, Londra, ma anche le più sornione Milano e Parigi, che tornano a dire la loro, mentre prima l’unico vero riferimento in materia era Los Angeles. Per questo scouting e ricerca sono sempre più importanti per noi buyers: l’unicità vince su tutto». E gli accessori? Kim Jones ad esempio ne fa un tratto distintivo della sua passerella, non solo con la Saddle bag. «Soprattutto per le scarpe, sneakers, stringate o ciabatte credo valga ormai una totale libertà di pensiero, rimango più perplesso sulle borse, sono soltanto i fashion addicts a non poterne fare a meno».
In questa pagina, da sinistra, illustrazioni di look spring-summer 2020 di Homme Plissé Issey Miyake e Gmbh. In apertura di servizio, da sinistra, illustrazioni di look firmati Y/Project, Thom Browne, Berluti, Dries Van Noten e Dior.
Interview
LIBERTÀ VS RIGORE 8
Lo scorso giugno il debutto con la prima prova al maschile del brand che porta il suo nome. Marco De Vincenzo racconta perché la sua moda rompe schemi che lui non ha mai infranto nella vita
Foto Stepan Filenko Testo Cristina Manfredi
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a verità è che a me piace complicarmi la vita». Marco de Vincenzo scoppia a ridere quando gli tocca ammettere che lanciare il menswear con la primavera-estate 2020: «È stata una bella gatta da pelare». Il debutto in passerella è avvenuto nel giugno scorso a Firenze, a Pitti Immagine Uomo dove, grazie a una trasposizione non letterale
dell’estetica tipica della sua linea donna, lo stilista ha sviluppato un pensiero concreto e coerente. Originario di Messina, De Vincenzo ha scoperto fin da piccolo di saper disegnare e, quando era adolescente, di volerlo fare per creare vestiti. Entra nel mondo della moda dalla porta principale, approdando da Fendi subito dopo il diploma all’Istituto Europeo di Design.
Head Designer della pelletteria della Maison romana da 18 anni, lo stilista divide il suo tempo tra Roma e Milano, dove dieci anni fa ha fondato il suo brand. LʼOfficiel Hommes Italia: Che cosa ti ha convinto che era il momento giusto per lanciare la linea maschile? Marco de Vincenzo: L’ho fatto per le stesse ragioni per cui a suo tempo ho crea-
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to il mio marchio. All’epoca avevo appena compiuto trent’anni, ero un dipendente felice a cui Silvia Venturini Fendi lasciava il massimo della libertà d’azione, eppure non mi bastava. Nel momento in cui avverto fortissima dentro di me una necessità interiore so di doverla assecondare. Allo stesso modo, il menswear è arrivato quando ho capito di averne voglia e bisogno. Non ho
pensato alle risorse in più che ci avrei dovuto mettere, ho ascoltato l’istinto. Del resto, il settore è talmente difficile oggi che, se non proteggi la tua passione, non ne vale la pena. LOH: E come si fa a proteggerla? MDV: Bisogna non mollare quando, come è successo a me, ti ritrovi tuo malgrado ad avere debiti e senti che gli altri
sono più forti di te. Ho vissuto situazioni di grande difficoltà e ho cercato di raccontarmi che in fondo potevo infischiarmene del marchio e dedicarmi solamente a Fendi. Per fortuna non ci sono cascato. Mollare un progetto come questo sarebbe stata una grande fatica, qualcosa che avrebbe potuto snaturarmi e disilludermi. Ho visto dei colleghi che non
Overview
ce l’hanno fatta e mi accorgo che, pur essendosi reinventati, hanno una ferita interiore che rimane aperta. LOH: Chi è l’uomo per cui hai immaginato gli abiti presentati a Firenze? MDV: Nel tempo ho molto cambiato il mio rapporto con l’estetica maschile, con ciò che ritengo sexy o virile. Arrivo da una piccola città del sud e mi ci è voluto del tempo per scrollarmi di dos-
so certi pregiudizi. Oggi però mi sento completamente libero e non giudicante. Mi piacciono gli uomini che scelgono di giocare con certi aspetti del guardaroba femminile e spero che il concetto di fluidità introdotto da Alessandro Michele da Gucci prenda sempre più piede. La mia collezione risente di quel rigore caratteriale che da sempre mi contraddistingue. Io sono quello che ribelle non lo è stato
mai, invidio i miei colleghi che, oltre a disegnare vestiti li sanno anche usare per raccontare chi sono. A me sembra sempre di avere esagerato con quello che indosso, ma in generale apprezzo tantissimo chi riesce ad integrare nella propria immagine dettagli eccessivi se considerati da un punto di vista tradizionale. Vedere Marc Jacobs in passerella con i platform rossi a tacco alto mi mette di buon umore.
in apertura
Marco De Vincenzo durante lo show che ha avuto luogo in giugno a Pitti Immagine Uomo per la sua prima sfilata S/S 2020 dedicata al menswear con alcuni look donna della resort 2020.
I modelli e le modelle che hanno sfilato a Firenze per il menswear e la collezione resort dello stilista siciliano.
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LOH: Quali altri stilisti ti piacciono? MDV: Sono un Prada-maniac, a ogni settimana della moda aspetto lo show con la trepidazione di scoprire che cosa si sarà inventata. Di Miuccia Prada ammiro la capacità di mettersi sempre in discussione. Poi amo moltissimo Dries Van Noten, Christopher Kane e Comme des Garçons. Ma per dirla tutta, io sono un malato di moda, passo le mie giornate
a guardare quello che si crea in giro. LOH: C’è un pezzo particolarmente rappresentativo della tua primavera-estate 2020? MDV: A livello di silhouette, penso al jeans a vita alta, apprezzatissimo. Di base è un semplice cinque tasche, ma ho voluto esagerare un po’ con le proporzioni. Sono andato fuori schema quanto basta per stupire e fare veni-
re voglia di indossarlo. Sul fronte dei materiali, invece, penso al plissé. L’ho utilizzato in modo inaspettato su buona parte della collezione, per esempio goffrando del tulle che poi ho accoppiato al fresco di lana per dare vita a un check inusuale. L’obiettivo è dare un deciso impatto iniziale che a una visione più attenta e ravvicinata rivela all’occhio qualcosa che non ti aspetti.
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Projects
LE COUP DE COEUR À VALENSOLE Simon Porte ha celebrato dieci anni di Jacquemus con una sfilata evento nel sud della Francia. Con un partner d'eccezione: Swarovski, da quattro lustri vicino ai giovani talenti della moda
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on la sfilata S/S 2020, “Le coup de Soleil” (il colpo di sole, o meglio, la scottatura), a Valensole, nel sud della Francia, Jacquemus ha celebrato i suoi primi 10 anni di attività e il primo show co-ed. Un anniversario festeggiato con un lunghissimo catwalk rosa shocking, a tagliare le colline della campagna provenzale, acceso da una cascata di Swarovski: 285mila per lʼesattezza, sulle polo, sugli abiti leggeri, sui tacchi alti, sulle T-shirt. Una doppia ricorrenza: Swarovski, con questa collaborazione celebra vent’anni di supporto ai giovani talenti della moda, progetto del fondatore Daniel Swarovski seguito oggi dalla pronipote Nadja. Nelle collezioni di Jacquemus non manca mai un riferimento allʼimmaginario infantile, qui è rappresentato dai bucket hat, i cappelli a secchiello col cordoncino tempestato di cristalli a ricordare il luccichio del suo Mediterraneo. Sembra quasi di sentire il vociare dei pescatori sulle rive dellʼamata Marsiglia, che riecheggia tra le case alte dai muri color pastello e scorre via lungo le scalinate infinite che tolgono il fiato. Immagini con cui Simon Porte ha giocato sin dalle origini di Jacquemus. Il profumo della lavanda, il sole che scalda i corpi dei “gadjo”, i ragazzi per la cultura gitana, e il titolo della sua prima sfilata menswear. Non è un mistero lʼattaccamento viscerale dello stilista alla sua terra. Il nome stesso del brand è il suo personale tributo al cognome della madre, costante riferimento di stile.
In apertura. Bucket hat con cordoncino di Swarovski e braccialetto di Swarovski dalla colleizone S/S 2020 di Jacquemus. A lato. Una T-shirt tempestata di Swarovski.
Testo Giovanna Pisacane Foto Marion Leflour
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Interview
ART À PORTER L'artista americano Sterling Ruby lancia la sua prima collezione di moda col brand S.R. Studio. LA. CA. in omaggio alla California dove vive, tra ispirazioni sport, street e ricordi dell'infanzia trascorsa in Pennsylvania Testo Giorgia Cantarini Foto Vanni Bassetti
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he si tratti di sculture in poliuretano lucido e saturo di colore, disegni a tinte dark, collage, ceramiche smaltate e iperdecorate, dipinti a spruzzo ispirati ai graffiti o opere video, durante i vent’anni della sua poliedrica carriera artistica Sterling Ruby ha esplorato la dialettica tra il fluido e lo statico, il minimalista e l’espressionista, l’incontaminato e l’inquinato. Sterling è stato definito come “uno degli artisti più interessanti che emergeranno in questo secolo” dal critico d’arte del New York
Times Roberta Smith, e dopo aver assistito alla sua sfilata di debutto a giugno, durante Pitti Immagine Uomo, verrebbe da dire che potrebbe emergere anche come uno degli stilisti più interessanti. L’artista realizza capi fin da quando, appena tredicenne, ricevette in regalo dalla madre una macchina da cucire Singer, e non è nuovo a collaborazioni con il mondo della moda: ha lavorato con Raf Simons nel 2014 firmando a quattro mani un’intera collezione per Dior e successivamente per Calvin Klein. Alla domanda sulle
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differenze tra un fashion show e un vernissage, Ruby ha spiegato che creare un abito non è diverso da realizzare un dipinto o una scultura: «Per uno strano motivo lo trovo più liberatorio. Non che mi dispiaccia che qualcuno abbia una mia opera d’arte o un dipinto e lo appenda al muro, ma è divertente pensare a qualcosa che si muove, che si usura nel tempo e che altre persone possono vedere». Le sue opere sono presenti nelle collezioni dei più importanti musei,
tra cui il MoMa e il Solomon R. Guggenheim di New York, la Tate Modern, il Centre Pompidou, il Moderna Museet di Stoccolma. Quest’autunno Sterling è anche protagonista della personale intitolata “Acts+Table” alla Gagosian Gallery di Londra. Nei suoi abiti si ritrovano il clash di culture e il rapporto tra uomo e natura tipici della sua arte. Ha chiamato il brand S.R. Studio. LA. CA. in omaggio alla California dove risiede; l’ispirazione parte dal mondo
sport-street e incrocia quello della comunità mennonita olandese della Pennsylvania, parte importante delle sue memorie d’infanzia. Su una pettorina in vinile campeggia la copertina del libro “Hex” del 1972 ("Hex, la maledizione" di Thomas Olde Heuvelt, ndr), su una serie di rituali occulti in parte ripresi da quelli Nativi americani e strani omicidi all’interno della comunità. Gli abiti e le camicie stampate mostrano immagini di candele ed erbacce scattate dalla mo-
in apertura
Da sinistra. Camicia e pantaloni, abito, overcoat, camicia e borsone in denim bleached.
Da sinistra. Abito, coat e pantaloni check. Maglione fantasia e pantaloni. Tutti i capi fanno parte della collezione S.R. Studio LA.CA. presentata a Firenze.
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glie di Ruby, Melanie Schiff, o disegni di pomodori e vegetali, memorie della raccolta nei campi fatta da giovane insieme al padre. La collezione è divisa in mini-collezioni: la linea principale è ED. 50, una serie in edizione limitata di 50 pezzi; SOTO, capi in tessuto lavorato a mano dallo studio di Ruby e UNICO, pezzi creati a mano da Ruby, a cui si aggiungono accessori d’impatto come maxi stivali e borse over. Gli elementi fondanti del suo stile derivano da anni
di esperimenti nella trapuntatura dei tessuti e nelle alterazioni chimiche provocate dalla candeggina che, già usata nelle sue opere d’arte, qui scolorisce i completi giacca e pantalone over. L’effetto bleached invade total look denim (il denim trattato fu protagonista della Sprüth Magers di Ruby nel 2016 a Londra), lunghi slip dress scivolati, parka e tabarri con patch e toppe. Ruby ha detto di aver scelto di farsi guidare dal potere dei vestiti come medium per influenzare
il comportamento: la moda è «qualcosa che influisce sul modo in cui si può pensare, sentire e muoversi». E per questo Ruby ci porta a riflettere sul mondo della moda stesso, come dimostra la serigrafia “endocannibalismo + esocannibalismo” stampata su una borsa, che assume un nuovo significato, riferendosi al consumo eccessivo della moda, al suo continuo rigurgito di idee, e ponendo il quesito se l’industria nel suo complesso si stia effettivamente divorando da sola.
Faces
A STAR IS (RE)BORN: IL NUOVO HARRY Harry Styles, super popstar e oggi volto della fragranza Gucci Mémoire d'une Odeur si sarebbe potuto sedere sugli allori di una gloria raggiunta precocemente con gli One Direction. Ha invece preferito un percorso in solitaria con la stessa passione e curiosità Foto Daniyel Lowden Testo Baptiste Piégay Styling Harry Lambert
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in apertura
GUCCI_Blazer di lana e seta, t-shirt di cotone a righe e pantaloni di lana con pinces dalla microfantasia sartoriale.
GUCCI_Blazer di lana e seta, t-shirt di cotone a righe con applicazione di Topolino. Gioielli personali.
GUCCI_Cappotto di drill con etichette sartoriali, pantaloni di lana con pences, foulard di seta e scarpe con morsetto.
Faces
GUCCI_T-shirt di cotone a righe e pantaloni di lana con pences. Gioielli personali.
nelle pagine successive
GUCCI_Pull di lana Disney X Gucci ©Disney, pantaloni di denim, cappello e scarpe di cuoio.
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omʼè francese!” scherza Harry Styles mentre indossa il maglione di Topolino chiacchierando con la crew de LʼOfficiel durante il servizio fotografico, prima di uscire a fumare. La sua nuova canzone, “Watermelon Sugar” ‒ un’anticipazione dell’album “Fine Line”, uscito il 13 dicembre ‒ è stata scaricata da quasi un milione e mezzo di fan appassionati in una manciata d’ore. Dopo una breve pausa Harry è tornato. Appena uscito dal turbine della band One Direction (50 milioni di dischi venduti in sei anni, il gruppo è ora in pausa a tempo indeterminato) è ripartito in solitaria, con un primo album nel 2017 in cui è cambiato per rivestire il ruolo di artista, consacrato dalla critica, in sintonia con la propria epoca, fluido, in pace con la propria sessualità, a difesa della parità di genere e a favore del matrimonio per tutti. Alessandro Michele, lʼinnovativo direttore creativo di Gucci, sulla base di una certa sintonia spirituale, lʼha vestito per la sua prima tournée da uomo libero e lʼha scelto per incarnare il profumo Gucci Mémoire dʼune Odeur per questa stagione. Prima del nostro incontro, in una pubblicazione americana, aveva svelato di aver avuto delle idee folgoranti: negli ultimi mesi aveva infatti ascoltato McCartney, letto Murakami, scoperto i funghi allucinogeni, cantato con Stevie Nicks e preparato un nuovo album. In attesa di tuffarsi nel vortice dʼimpegni tra promozione, tournée e tutto il corollario di una vita da star, il ragazzo di 25 anni si è raccontato con calma e un mix di riservatezza e calore che non ha mai perso durante la giornata (a dirla tutta, invece di esigere un camerino al riparo dagli
sguardi, camminava tranquillamente in boxer durante lo scatto, pescando dai piatti asiatici consegnati dalla rosticceria allʼangolo senza pretendere del succo di sedano bio o del tofu al vapore). «Il primo odore che mi ricordo è probabilmente quello della cucina di mia madre, dellʼarrosto che preparava, e del profumo che portava». In compenso, se per caso dovesse soggiornare da voi, non chiedetegli di dar da mangiare al vostro gatto: «Sono cresciuto con dei gatti e, ogni volta che dovevo dar loro da mangiare, lʼodore del loro cibo mi faceva stare male». Si percepisce che la complicità con Alessandro Michele non sia finta e che le loro visioni creative convergano in modo del tutto naturale. «Alessandro è un libero pensatore e il suo modo di lavorare è fonte di ispirazione. Se vuole fare qualcosa, semplicemente lo fa, e trovo che questo sia impressionante, soprattutto dal momento che lavora per un marchio così importante. Avere lʼoccasione di assistere al lavoro di qualcuno, che è considerato un maestro, è incredibile. Non si interessa della classe sociale, dellʼetà o chi ha fatto che cosa. Si rivolge a tutti con lo stesso riguardo e credo che nel mondo dellʼarte dovrebbe essere così». Lʼinfanzia, di nuovo, ritorna (è vero che, ai suoi occhi, era ieri): «Amo molto Gucci Mémoire dʼune Odeur per la sua freschezza, ma anche perché si adatta e cambia in funzione della persona che lo porta, e questo mi diverte. Probabilmente mi ricorda le estati di quando ero bambino. Stare in riva al lago con i miei amici, laggiù dove sono cresciuto, sentire il profumo dei fiori di campo…». Il contemporaneo si riflette in questo verso di Henri Michaux: “La notte
non è come il giorno / è molto più morbida”. «Molte frontiere stanno cadendo, nella moda, ma anche nella musica, nei film, nellʼarte… Non credo che le persone cerchino ancora questa differenziazione di genere. Anche se il maschile e il femminile esistono, i loro limiti non sono più netti. Non si ha più necessità di essere questo o quello, credo che ora le persone provino solamente a essere buone. Nella moda e non solo, questi parametri non sono più rigidi come un tempo e questo permette una grande libertà, è stimolante». Anche se Michele «non domanda per forza la mia opinione, ci confidiamo. È bello ricevere il parere di qualcuno che non è per forza del tuo settore, ma di cui rispetti il lavoro e il gusto». Si percepisce un nuovo dinamismo a fronte dalla decisione di prendere in mano la propria carriera, e una nuova forma di scrittura: «Scrivere canzoni è come fare surf. Ci si può allenare quanto si vuole per salire sulla tavola, ma a volte lʼonda arriva e a volte no. Ciò nonostante è comunque necessario allenarsi per migliorare. Non ci si può un bel giorno sedere, decidere di scrivere una canzone e pensare di aver scritto il miglior singolo della propria vita. Bisogna lavorare sodo». Ma come può un ragazzo che dieci anni fa lavorava in una panetteria, diventato oggi una scommessa finanziaria e lʼoggetto di molteplici attenzioni mediatiche, sopravvivere a questa popolarità: «La celebrità è qualcosa che sto ancora imparando, sono in fase di sperimentazione. Imparo a selezionare quello che mi piace e quello che non mi piace, ciò che sono disposto a regalare con le mie canzoni e ciò che non sono incline a condividere. Bisogna
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trovare un equilibrio. Mi domando che cosa le persone penseranno di determinati testi… e devo accettare dʼessere vulnerabile; allo stesso tempo è proprio questo a rendere questa avventura eccitante». Lʼeccitazione è palpabile mentre svela qualche indizio sul prossimo album (lʼintervista è stata realizzata prima del lancio del nuovo lavoro), confidando che esprima «un sentimento di libertà». Sentimento che non è per niente estraneo ad alcuni dei modelli rivendicati, non
GUCCI_Blazer di lana, camicia di popeline di cotone a righe e cravatta di seta. Assistente fotografo: James Greenhalgh.
GUCCI_Camicia di popeline di cotone. Hair stylist: Alex Brownsell @ Streeters. Make up artist: Niamh Quinn @ LGA.
proprio degli introversi: «Elvis Presley o Mick Jagger, Stevie Nicks, Janis Joplin, Prince». E, al lato opposto di questo spettro, tra le sue più recenti emozioni, la scoperta del meraviglioso Nick Drake. «Quando li ascolto, non so che cosa sia, ma c’è, ed è qualcosa di particolare. Superano tutti i limiti. Per quanto riguarda la scrittura, Paul McCartney ha sempre avuto unʼinfluenza enorme. Ho avuto la fortuna di incontrare alcuni di loro, non smettono di essere geniali ai miei occhi».
Arrivato in macchina come una star (autista, body-guard, vetri oscurati), ripartirà a piedi, con una squadra ridotta, per andare a bere una birra al pub allʼangolo. Mentre si osserva la star (di oggi) così iperbolicamente Millennial, il cui odore dei ricordi è quello dei fiori di campo mescolati al profumo del pranzo della domenica, il pensiero torna allʼadolescente degli inizi quando, con un cardigan troppo grande, aspirava a distinguersi in un concorso televisivo.
Fashion
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE Una liaison tra Los Angeles e Marrakech. Anthony Vaccarello immagina il nuovo Saint Laurent con un racconto che oscilla tra rock e folk. Iniziato dopo l'incontro con Mick Jagger: «Mi ha svelato il suo guardaroba e ne sono rimasto folgorato»
Foto Rory van Millingen Testo Antonio Moscogiuri
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in apertura
Simon Prii @ Sage Management: trench di gabardine di cotone dalla silhouette tradizionale e occhiali da sole in acetato.
Lennon Gallagher @ Models 1: blouson di raso con dettagli ricamati e profili a elastico con piccoli bijoux.
Da sinistra. Benno Bulang @ Tomorrow Is Another Day: vestaglia, camicia e pant. Vilma Sjöberg @ Next New York: cappa, camicia, pant e bijoux.
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Erin Mommsen @ Next New York: top monospalla di maglia con ricamo all over di paillettes, pantaloni ampi di lurex, bijoux e sandali.
Dylan Christensen @ Next New York: camicia di chiffon di seta ricamato, cappello di paglia, occhiali da sole e collana.
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Reilly Patton @ Fusion Models: camicia di lurex dévoré, gilet di lana ricamata, cappello e collana. In tutto il servizio abiti e accessori: Saint Laurent by Anthony Vaccarello. Hair stylist: Duffy @ Streeters.
Da sinistra. Noe Martin @ Next New York: camicia di seta stampata e cappello. Ethan Haddad @ Success Models: completo con giacca doppiopetto, camicia di tessuto stampato, occhiali, collana e cintura di pelle.
Fashion
LA MODA SECONDO VIRGIL Lo stilista americano riflette sul lato dichiaratamente commmerciale delle pre-collezioni, che costituiscono la base del guardaroba. «Non necessitano di alcuna ostentazione ispirazionale. Non tutto è per forza poetico» Testo Giovanna Pisacane Foto Fumi Nagasaka
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In apertura da sinistra e nella pagina accanto in basso
Cheikh Kébé @ M Management: completo di cotone, guanti con logo, tracolla di pelle épi e sneakers. Mehdi Djeghbal @ The Claw Models: giacca di broccato con maniche in contrasto, pantaloni e sneakers.
Eduards Kraule @ The Claw Models: pull di pelliccia con logo LV e fiore Monogram inciso, pantaloni di cotone con tasconi e scarpe di pelle create da Virgil Abloh per la collezione uomo della maison Louis Vuitton.
In alto da sinistra. Sylvain Munoz @ Casting real: cappotto di broccato, camicia di cotone, denim, collana a catena in argento e sneakers. Cedric @ Dominique models: cappotto di pelliccia, T-shirt di cotone, pantaloni a stampa camouflage e sneakers.
Da sinistra. Cheikh T @ Totem: giacca di pelle con cinturone in vita, turtleneck di lana e cotone, pantaloni e sneakers. Khadim Seye @ Rockmen: trench di gabardine, giacca e pantaloni di cotone gessato, lupetto e scarpe. In tutto il servizio capi e accessori di Louis Vuitton.
M 40
ostre, collaborazioni, dj-set, la responsabilità di due case di moda, famiglia, viaggi. Rimarrà tutto in stand-by. È arrivata da poco la notizia del congedo medico di Virgil Abloh: tre mesi di riposo dalle sfilate, come ha comunicato lui stesso il 9 settembre tramite The Business of Fashion. Una dichiarazione che non è sinonimo di debolezza e dimostra ancora una volta la potenza mediatica del designer. L’uomo sulle passerelle di Virgil Abloh è moderno, indossa la gonna sopra i pantaloni e i guanti ricoperti di pietre e paillettes. E può dire apertamente di aver bisogno di prendersi del tempo per sé. Lo stilista stesso è persona del suo tempo: sensibile al potere delle strategie di mercato e di chi lo sta influenzando. Il concetto di pre-collezione elaborato da Abloh parte proprio dalla sua connotazione dichiaratamente marketing-wise. «Investigando quali sono i pezzi fondamentali del guardaroba, che tradizionalmente caratterizzano le pre-collezioni, ho deciso di celebrare il lato commerciale piuttosto che rinnegarlo, come la moda tende a fare. Quando si pensa a una pre-collezione, gli abiti non necessitano di alcuna ostentazione ispirazionale. Non tutto è per forza poetico. Chiamiamolo nel modo in cui si chiama. Questi sono pezzi essenziali del guardaroba». L’ispirazione viene dalla strada, o meglio, dall’osservare i “cool kids” dettare le regole dello stile. «I ragazzi che fanno quello che gli pare e stabilisco-
no le premesse per le novità di domani sono un continuo stimolo. Sono partito dall’idea che la moda ha dello streetwear, ovvero, di qualcosa di connesso con la strada e con lo sportswear, quando in realtà lo sportswear oggi comprende tutte le categorie del vestire, dal sartoriale allo sportivo e quello che sta nel mezzo. Questa collezione studia l’atto di perfezionare gli elementi fondamentali del guardaroba. Ha a che fare col convertire tutto ciò che normalmente viene considerato di basso livello, in qualcosa di più elevato». Ma se lo street non è più street come si può definire? «Lo streetwear è evoluto in qualcosa che si può chiamare “lifewear”. Forse suona come una forzatura, ma è indicativo di un clima sociale dove i vecchi valori attribuiti a una visione più conformista del dress code sono stati sostituiti a favore di un approccio più libero. Un abbigliamento che, in realtà, abbraccia tutti i modi del vestire, dal molto casual, all’estremamente formale. E soprattutto, a mio parere, l’idea contemporanea di streetwear è quella di un abbigliamento che è assolutamente chic». I pezzi selezionati da Virgil Abloh per la pre-collezione S/S 2020 sono tutti degli evergreen. «Sono quei look classici che hanno superato il test del tempo: la sahariana, la giacca safari, l’aviator, la giacca a vento, il piumino e così via. Un motivo come il desert camouflage è così intrinseco allo streetwear che il suo valore emozionale corrisponde quasi a quello del Monogram Louis Vuitton,
che ho usato. Si potrebbe dire lo stesso delle tasche dei cargo, che sono state interpretate come se fossero delle borse integrate ai pantaloni sin dalla S/S 2019. Per la pre-collezione S/S 2020, quei look con tasche multiple sono stati ricoperti da collages di dipinti di Raffaello». Pezzo forte l’“office jumper”. «Sul maglione girocollo di jacquard è raffigurata una foto di gruppo dei membri di Louis Vuitton con addosso un maglione. Tutti quanti sono stati rappresentati come delle figure anonime, senza genere, né razza, senza un’identità preconcetta. Perché siamo tutti una cosa sola». Il suo incarico a nuovo direttore creativo della divisione maschile di Louis Vuitton, successore di Kim Jones (oggi a capo del menswear di Dior), viene annunciato pubblicamente nel marzo del 2018, due mesi prima della sua sfilata d’esordio. Michael Burke, attuale Ceo della Maison, dichiara subito dopo il suo insediamento: «Ho seguito con grande interesse l’ascesa di Virgil, con cui ho lavorato da Fendi nel 2006, e sono entusiasta di vedere come la sua innata creatività e il suo approccio anticonformista lo abbiano reso così influente, non solo nel mondo della moda ma anche nella cultura pop di oggi. La sua sensibilità per il lusso e il savoir-faire sarà la chiave per portare il menswear di Louis Vuitton verso il futuro». Aspettative che non ha deluso. Il suo entourage composto da celebs, tra cui A$ap Rocky, le Hadid, le Kardashian, Kanye West, non ha fatto altro che aumentarne la popolarità.
Reportage
Foto Brigitte Lacombe Styling Olivier Rizzo
«Freschezza e ottimismo... Gioia». Sono queste le key words utilizzate da Miuccia Prada per la S/S 2020, in passerella a Shanghai nel Minsheng Art Wharf
FOREVER YOUNG
Fashion
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in apertura da sinistra
Tamsir Thiam @ Independent Model Management: camicia di cotone a stampa small vertigo, pantaloni, cappello e zaino di tessuto tecnico. Maikls Mihelsons @ The Bro Models: camicia di cotone, pantalone, borsa e zaino.
Jiaming Zheng @ Independent Model Management: giacca doppiopetto di cotone chino, foulard in doppio colore con dettaglio di pelle e metallo, camicia di cotone botton down e collare con logo di pelle e metallo.
Luard Fyson @ Premier Model Management: giacca di cotone chino a maxi stampa digital, camicia e pantaloni di cotone chino e collare logo di pelle e metallo. Tutti i look del servizio sono Prada.
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Han Ji @ Tomorrow Is Another Day: blouson di gabardine nylon in colori a contrasto, camicia e pantalone di cotone chino, borsa e zaino di tessuto tecnico.
Casper Plantinga @ Premium Models: giacca di gabardine nylon, camicia e pantaloni di cotone, choker e zaino. Hair stylist: Guido Palau. Make up artist: Pat McGrath.
RAGAZZI DI VITA Fashion
Fotogrammi peccaminosi e modernamente ispirati al lavoro iconico di Pier Paolo Pasolini. A raccontare l'universo creato da John Galliano per il progetto Artisanal di Maison Margiela Foto e creative direction Kito Muñoz Styling e creative direction Luca Guarini
in tutto il servizio capi della collezione
MAISON MARGIELA ARTISANAL DESIGNED BY JOHN GALLIANO _Editor: Bosco Mesonero. Assistente editor: Pablo Gutiérrez. Hair stylist: Xavi García. Make up artist: Vicente Guijarro. Set designer: Pablo Rivera. Assistenti fotografo: Amets Iriondo e Maria Medina. Assistente styling: Jorge García.
in tutto il servizio capi della collezione
MAISON MARGIELA ARTISANAL DESIGNED BY JOHN GALLIANO_Modelli: Sancho del Val @ Blow Models, Lucas Jimenez, Jesus Moreno e Ibrahima Kone @ Uno Models, Miguel Cantero, Pablo Fernandez @ Blare Management. Production: The Royal Family Films. Production manager: Alejandro González. Production coordinator: Ignacio Barrenechea.
Fashion
STAY TUNED ON TRENDS
Fantasie bold. Un rinnovato bon ton. Tailoring classico con acuti di extravaganza barocca. Attitudine bobo e tracce di contestazioni giovanili. Spotlight sui trend spring-summer 2020, tra linee cruise e main collection Foto Julian Hargreaves Styling Fabrizio Finizza
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in apertura
VERSACE_Maglie di viscosa a coste e canotta stampata indossata ton sur ton. Modelli: Thiam M @ Img Milano e Halimotu @ Independent Mgmt. Hair stylist: Yayo Services Agency @ Claudio Furini. Make up artist: Carolina Antonini @ CloseupMilano.
CELINE BY HEDI SLIMANE_Cardigan di lana e lurex, camicia e canotta di cotone, pantaloni di pelle, cappello e slippers di pitone. Modello: Jerome Szabo @ Independent Mgmt. Manicure: Roberta Rodi @ CloseupMilano using Sally Hansen Model.
CHANEL_Gonna e giacca di tweed, camelia e bijoux. LARDINI_Pantaloni di fresco di lana. Modelli: Thalita Gomes @ Women Management e Ryu Usuda @ Brave Model Management. Casting director: Laura Stella Motta @ Simple Ag. Assistente stylist: Gabriele Ciciriello.
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GIORGIO ARMANI_Completi di lino dal taglio sartoriale e camicie di cotone con collo alla coreana. Modelli: Tommaso Bellini @ Why Not Model Mgmt e Bruti Shqiprim @ Fashion Model Mgmt.
DSQUARED2_Puffer jacket di tessuto tecnico a stampa floreale, top di maglia, bustier e shorts. Camicia e shorts di tessuto tecnico stampato. Modelli: Nikole @ The Fabbrica e Tommaso Bellini @ Why Not Model Mgmt.
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PRADA_Giacca monopetto, canotta a righe, bermuda di cotone, bandana di nylon, foulard logato e spilla di saffiano. Modello: Sergio Stipa @ Elite Milano.
LES HOMMES_Completo di lana gessata con gilet. Scarpe allacciate di vernice, Dior. Modello: Tommaso Bellini @ Why Not Model Mgmt.
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Nella pagina accanto da sinistra
MIU MIU_Blazer di tela galles, camicia di cotone, gonna patchwork di suede, cappelli, calzini e scarpe con plateau. PARAJUMPERS_Bomber di pelle. MARCO DE VINCENZO_Dolcevita di lana, camicia di seta e denim con risvolti. Slippers di pitone, Celine by Hedi Slimane. Modelli: Thalita Gomes @Women Management e Sergio Stipa @ Elite Milano. Da sinistra
GUCCI_Giacca e pantaloni a zampa di suede, dolcevita di lana, occhiali da sole, borsa a tracolla di pelle e stivaletti con morsetto. Soprabito di pied de poule su abito di jacquard ricamato con dettaglio gioiello sul collo, sandali di vernice. Modelli: Jerome Szabo @ Independent Mgmt e Halimotu @ Independent Mgmt.
Faces
THE HOT DATE Lorenzo Zurzolo recita da quando era un bambino. Con "Baby" è diventato l'idolo delle ragazzine. Ma è determinato a lavorare con i più grandi, da David Fincher a Tim Burton Foto Adrian Meško Testo Jane Gayduk Styling Yael Quint
in apertura
GIORGIO ARMANI_Giacca di velluto a motivo zig zag, camicia stampata.
DOLCE & GABBANA_Tuxedo con giacca profilata, camicia e papillon.
GUCCI_Tuta di drill su camicia rigata.
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rotagonista del teen drama “Baby” prodotto da Netflix, Lorenzo Zurzolo, oggi diciannovenne, ha ottenuto la sua prima parte da bambino. Lo scorso anno si è iscritto all’università per studiare marketing e comunicazione, una scelta in apparenza poco attinente alla recitazione, che ha giustificato ammettendo di essere affascinato dall’aspetto psicologico della materia. LʼOfficiel Italia: Cosa ti ha spinto a recitare? Hai un tuo idolo? Lorenzo Zurzolo: A due anni parlavo già molto bene e recitavo le favole a memoria, così mia madre mi ha spinto a partecipare a delle audizioni. Ho esordito in televisione a sette anni e mi sono subito innamorato di questo mondo. Le figure
che mi intrigano di più del cinema sono Tim Burton e David Fincher: adoro il modo in cui ritraggono i propri personaggi, esplorandone la psiche e i pensieri più profondi. LO: C’è un lavoro che sogneresti di fare a parte recitare? LZ: Non ho mai pensato di fare qualcosa di diverso, ma se dovessi scegliere un altro lavoro sarebbe di certo legato al mondo del cinema. LO: In “Baby” interpreti Niccolò, un personaggio con una sorta di doppia vita. Nonostante la trama dark della serie, ti identifichi con qualche caratteristica del tuo personaggio? LZ: Certo, ci sono degli aspetti della sua personalità nei quali mi riconosco, come
quello di celare la sua vera sensibilità dietro una dura corazza. LO: Nella vita reale, hai un buon rapporto con i coprotagonisti della serie? LZ: Sì, ci vediamo fuori dal set e siamo diventati molto amici. Abbiamo tutti la stessa età e condividiamo gran parte delle esperienze positive, ma anche quelle negative. LO: Quali sono i tuoi momenti preferiti sul set? LZ: Quando il cast si incontra per la prima volta per la lettura del copione: è un momento che mi emoziona e mi riempie di entusiasmo. LO: Affrontando il delicato argomento della prostituzione minorile, “Baby” ha suscitato reazioni controverse. Come
DIOR_Turtleneck di lana effetto 3D e pantaloni. Hair stylist: Gianmarco Grazi. Make up artist: Alessia Stefàno.
BOSS_Completo a tre bottoni di fresco di lana e camicia. Occhiali da vista, Grey Ant. Cravatta di seta, Gucci. Assistente stylist: Mina Erkli.
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risponderesti a chi sostiene che la serie ricopre di una patina glamour la difficile situazione di Chiara e Ludo e dell’industria dello sfruttamento sessuale? LZ: Non ritengo che la serie spettacolarizzi le difficoltà di Chiara e Ludo. A mio avviso, ritrae semplicemente una realtà che a Roma esiste davvero. Lo scopo non è quello di giustificare o condannare queste ragazze, ma di far luce su ciò che succede. Non vogliamo dare risposte, ma sollevare domande e sensibilizzare gli animi. LO: Dal tuo punto di vista, di interprete e personaggio maschile, in che modo la serie affronta la disuguaglianza delle dinamiche di genere? LZ: Credo che il personaggio di Niccolò rappresenti molti ragazzi che, in questa
fascia di età, non trattano le ragazze come meriterebbero, perché vivono in una società che permette questo tipo di comportamento. È evidente, ad esempio, nella reazione di quelli che scoprono che Niccolò sta tradendo la sua fidanzata con Chiara: la maggior parte di loro giudica e insulta lei, finendo per elogiare lui. LO: Hai una tua “vita segreta”? LZ: Tutti gli adolescenti hanno qualche segreto. Io voglio soltanto che la mia vita privata resti tale. LO: Usi i social media per divertimento o li consideri ormai parte del lavoro? LZ: I social media sono un potente mezzo di comunicazione, nonché una parte essenziale del nostro lavoro. Mi piace usarli per divertimento ma non pubblico
molto, non sono il genere di persona che mostra a tutti cosa mangia o cosa indossa la mattina. LO: Hai in programma di ampliare i tuoi orizzonti lavorativi all’estero? LZ: Sì, è il mio obiettivo, ma prima devo lavorare sul mio inglese LO: Hai dei progetti interessanti in vista? Come ritieni sia stata la seconda stagione di “Baby” (in streaming dal 18 ottobre 2019)? LZ: A settembre ho cominciato a girare un altro film che uscirà su Netflix, ma non posso dire molto a riguardo. La seconda stagione è incredibile, ricca di suspense, ancora più dark; il fatto di conoscere già i personaggi consente di esplorarne la psicologia e non mancano i colpi di scena.
Testo Caroline Corbetta Foto Craig McDean Styling Benjamin Bruno
ART(ITUDE)
Jonathan Anderson crea per Loewe una capsule collection ispirata alle ceramiche di William De Morgan, grande esponente del movimento Arts & Crafts. Abiti iperdecorati e superstrutturati sposano pattern massimalisti, di straordinario impatto visivo
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tunning and inspirational use of heritage, modermity and antique design». «This is art!». «Amazing concept». Sono più o meno tutti su questo tono, tra l’eccitato e l’adorante, i commenti apparsi sull’account Instagram di Loewe sotto i primi post che anticipavano l’imminente lancio della nuova capsule collection ideata dal trentacinquenne direttore creativo del brand, Jonathan W. Anderson, ispirata alla produzione del ceramista britannico William De Morgan (1839-1917). Abiti, e accessori, iper-decorati e super-strutturati, in cui la bidimensionalità di pattern massimalisti avvolge la tridimensionalità del corpo come un’armatura fantastica in cui sono felicemente condensati stili ed epoche. E sullo sfondo di questi modelli, sapientemente impaginati dal talento visivo di Anderson in collaborazione con quello, altrettanto cool, dello studio parigino M/M, spiccano i preziosi manufatti di De Morgan,
sapiente artigiano affiliato al movimento tardo Ottocentesco Arts & Crafts e ispiratore di questa collezione ultra-contemporanea. L’interesse di Jonathan W. Anderson per il movimento Arts & Crafts, che propagandava una fusione colta di arte e artigianato, non è un’infatuazione passeggera, come se ne vedono tante nel mondo della moda. Ma una vera e propria passione intellettuale che influenza in modo organico il suo processo creativo. «Arts and Crafts è qualcosa di molto personale per me», ammette Anderson che ha iniziato a interessarsi di estetica grazie al nonno, collezionista onnivoro e di tessili in particolare. «Inoltre, i concetti di “arte” e “artigianato” sono molto importanti per Loewe. De Morgan è un mio eroe personale, ma non è cosi noto, pertanto è stato un processo naturale proseguire nell’esplorazione del movimento attraverso la sua produzione, anche perchè mi piace promuovere artisti sotto-
valutati». Così, dopo una collezione-omaggio a Wiliam Morris, l’esponente di spicco del movimento, e un’altra dedicata all’architetto Charles Rennie Mackintosh, che applicò al disegno di case mobili i principi di totale integrazione tra le arti, Anderson va ancora più in profondità, tanto nei meandri decorativi, quanto nelle pratiche produttive del movimento di fine XIX secolo, con questa nuovissima capsule. Ma volendo trovare un principio di questa suo approccio intrinsecamente multidisciplinare, potremmo individuarlo nella mostra “Disobedient Bodies” curata nel 2017 per il museo The Hepworth Wakefield. Nel percorso espositivo, lo stilista ha abbinato esemplari di arte, moda e design secondo una visione personalissima: un gigantesco mood-board in 3D su cui ha imbastito quello che potremmo definire un processo di auto-definizione. «È stato un lavoro di due anni, insieme al mio team, che mi ha cambiato sotto vari
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LOEWE_Poncho, borsa a bisaccia con frange e mocassini. Coat, abito lineare, shopping bag e borsa, mocassini bicolor, sciapra e cappello. Tutto dalla collezione creata da Jonathan W. Anderson ispirandosi al lavoro di William De Morgan. Sullo sfondo, alcune delle sue opere.
Tra i pionieri dello stile agender, poi diventato mainstream, con il suo marchio JW Anderson, Jonathan W. Anderson è diventato direttore creativo della maison Loewe nel 2013.
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aspetti. Si è trattato di iniziare nuove dialoghi – artigianato vs arte, arte vs moda – e alla fine sono stato capace di sintetizzare tutte le cose che io sono in una sola mostra». Diplomato al London College of Fashion, con un passaggio anche alla Juilliard School of Performing Arts di New York, dove i costumi di scena lo attiravano più della recitazione, Anderson è genuinamente indifferente alle gerarchie tra vari linguaggi creativi che per lui sono obsolete tanto quanto lo erano per i suoi epigoni del XIX secolo. Lo stilista, uno dei più acclamati degli ultimi anni (che nel 2013 si è visto arrivare come partner di minoranza della sua linea JW Anderson, lanciata solo cinque anni prima, nientemeno che il colosso del lusso LVMH) sembra piuttosto aver intrapreso una ricerca di una “riconciliazione” tra immaginazione e funzione, tra pensiero e artigianalità. Lo dimostrano i vari progetti, sviluppati con Loewe, con cui riesce
a esprimere il suo talento multiforme. Ad esempio, il Loewe Craft Prize che dal 2017 supporta, con un premio di denaro e una mostra, gli artigiani capaci di «creare un valore estetico superiore»; o la serie espositiva “Chance Encounters” che ha visto, in occasione della scorsa edizione della Art Basel Miami Beach, il suo quinto episodio che vede protagonisti una videoinstallazione site-specific di Hilary Lloyd insieme a sculture in ceramica dello scomparso Ewen Henderson, scelti e abbinati da Jonathan W. Anderson. O ancora i complementi d’arredo personalmente disegnati per la Casa Loewe di Milano durante Il Salone del Mobile 2019. Episodi diversi che sembrano convergere verso l’ideazione di «un’opera d’arte totale» in cui arte, design e moda confluiscono in una magica combinazione di derivazione e immaginazione, di reinterpretazione del passato e invenzione del futuro. «Non so se riesco a raggiungere questo mix», ri-
sponde Anderson, «ma è così che lavoro. Devo continuare a sfidare me stesso. Perché una volta che sei prevedibile le persone non ti trovano più interessante. Per la collezione De Morgan, ad esempio, abbiamo fatto “fiammeggiare” l’immaginazione, sia che si trattasse di applicare le sue illustrazioni sui capi giocando coi cambi di scala, con le tecniche artigianali, o di creare pezzi come una coda di drago in lana o un cappellino con un corno che riescono a trasformare chi li indossa in una creatura fantastica. Questa collezione supera veramente i limiti dell’alta lavorazione artgianale della pelle». A fiammeggiare non è solo l’immaginazione ma anche l’ambizione di Jonathan che ammette senza false modestie: «Sono un realista e sono ossessionato da quello che faccio. Ultimamente cʼè unʼossessione ad essere il migliore. E questo è di moda». Ma che si tratti solo di moda, non si direbbe proprio.
LO STILE AUTO REVO L E E L’E L E G AN Z A IN CO N F O N D IB I L E DE L’O F F ICIE L ITAL IA
2 ISSUES
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B r a n d s w e L (‘O)v e
AROUND MILANO
Special Advertorial Project
Lo skyline avveniristico della nuova metropoli lombarda dialoga con la collezione di KB HONG. In una conversazione estetica che evoca silhouette urban e cromie accese, grafismi astratti, texture di ultima generazione e dettagli sportswear
Foto Davide Micciulla Styling Fabrizio Cristino
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KB HONG_Giacca a vento di cotone tecnico con zip e cappuccio. Girocollo di misto lana e seta. Modelli: Stefan Kuhne @ Urbnmodels e Marton Szurofka @ ILoveModels.
KB HONG_Blouson di misto cotone jacquard a fantasia floreale con collo a camicia. Ritratto davanti al Bosco Verticale di Milano, progettato dallo studio Boeri.
KB HONG_Giacca a vento di cotone tecnico con cappuccio, pantaloni con banda elastica sul bordo e boots di pelle. Completo bomber di cotone e seta a fantasia stripes check e boots.
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KB HONG_Giacca a vento di cotone tecnico con zip e cappuccio portata con pull tono su tono. Grooming: Yayo Service Agency @ Claudio Furini. Casting director: Laura Stella Motta @ Simple Ag.
KB HONG_Giacca a vento di cotone tecnico con cappuccio, pantaloni con banda elastica sul bordo e boots di pelle. Completo bomber di cotone e seta a fantasia stripes check e boots. Assistente stylist: Gabriele Ciciriello.
BERLUTI berluti.com BOSS hugoboss.com
CAST
Tommamt.
CELINE BY HEDI SLIMANE celine.com CHANEL chanel.com DIOR dior.com DOLCE & GABBANA dolcegabbana.it DRIES VAN NOTEN driesvannoten.be DSQUARED2 dsquared2.com GIORGIO ARMANI armani.com GMBH gmbhgmbh.eu GUCCI gucci.com HOMME PLISSÉ ISSEY MIYAKE isseymiyake.com JACQUEMUS jacquemus.com LARDINI lardini.com LES HOMMES leshommes.com LOUIS VUITTON louisvuitton.com MAISON MARGIELA ARTISANAL DESIGNED BY JOHN GALLIANO maisonmargiela.com MARCO DE VINCENZO marcodevincenzo.com MIU MIU miumiu.com PARAJUMPERS parajumpers.it PRADA prada.com SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO ysl.com STERLING RUBY sterlingrubystudio.com SWAROVSKI swarovski.com THOM BROWNE thombrowne.com VERSACE versace.com
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