“Stabilizzazioni”: in arrivo il decreto? Da indiscrezioni sembra che il provvedimento sulla pubblica amministrazione già in programma per lo scorso giugno, voluto dal ministro D’Alia e “promesso” da ultimo ai giornalisti dopo il nostro flashmob dello scorso 11 luglio, possa essere riproposto, leggermente rivisto e corretto, nel prossimo Consiglio dei Ministri per diventare un decreto legge. Ipotizziamo che i contenuti potrebbero non essere molto diversi da quelli già previsti nella bozza di lavoro circolata a giugno e poi inabissata per controversie interne al governo. Se così fosse avremmo un meccanismo con gli stessi limiti delle "stabilizzazioni" del 2007-2008, inparticolare l'impossibilità di utilizzare liberamente le risorse finanziarie per stabilizzare, ma per di più senza finanziamento aggiuntivo, senza evitare ennesime prove concorsuali a chi le ha già svolte (tanto più insensate proprio perché riservate), senza costituzione dello status di "stabilizzando" per i precari interessati. Si tratterebbe infatti di un reclutamento “speciale”, utilizzabile negli anni 2013-2015, in cui tutti gli enti pubblici dovranno utilizzare il 50% delle risorse del turnover (come per le passate stabilizzazioni) per concorsi riservati a chi ha avuto un contratto a tempo determinato per almeno 3 anni nei precedenti 10 anni, e il restante 50% delle risorse per concorsi pubblici (privilegiando lo scorrimento di eventuali graduatorie esistenti). Coerentemente con questo approccio sarebbero prorogati fino al 31 dicembre 2015 sia i contratti a tempo determinato interessati, sia le graduatorie vigenti. In attesa di conoscere nel dettaglio il testo del decreto legge e se questa volta supererà le resistenze interne al governo stesso che ne hanno impedito una pubblica discussione a giugno e poi a luglio, ribadiamo che non ci sono soluzioni alla grave situazione in cui versano gli enti di ricerca sul fronte del reclutamento che non passino dallo sblocco dei limiti esistenti al turnover e dall’applicazione del Contratto Nazionale di Lavoro, attraverso l’utilizzo dell’art. 5, laddove prevede una tenure track per i precari che abbiano già superato una prova concorsuale.