
3 minute read
Notre-Dame de Paris pag
Notre-Dame de Paris
È la Cattedrale la vera protagonista del romanzo di Victor Hugo
Advertisement
Uno dei romanzi più celebri della letteratura francese dell’Ottocento è Notre Dame de Paris di Victor Hugo. Colei che dà il titolo all’opera è proprio la cattedrale gotica parigina, che non si limita solamente a fare da scenario alla storia, ma assume un ruolo rilevante come se fosse essa stessa un personaggio. Partendo dalla figura di Quasimodo, si può notare come la cattedrale sia stata per lui una casa: essa lo aveva accolto quando era un povero bimbo deforme, abbandonato dai genitori e lo aveva cresciuto. Il gobbo, fin da piccolo, aveva iniziato a memorizzare tutte le stanze e i corridoi dell'edificio, imparando poi a suonare le campane, a cui dava addirittura dei nomi e, nonostante fosse sordo, riusciva a sentirle… riusciva a percepire le loro vibrazioni attraverso le mura (lui scuotendole le animava, le rendeva vive). Tra Quasimodo e Notre-Dame si instaurò, dunque, un vero e proprio rapporto, dove ognuno dava e riceveva: era come se il campanaro fungesse da “occhio”, poiché la cattedrale era in grado di vedere grazie a lui. Essa divenne partecipe di molte vicende dal momento che il gobbo era lì con lei. Un esempio lampante è la morte di Esmeralda: questo evento, infatti, venne osservato dal gobbo mentre si ergeva sulla cima della cattedrale. In cambio di questo “sguardo”, però, Notre-Dame proteggeva Quasimodo da tutti gli scherni dei cittadini; egli si sentiva al sicuro al suo interno e poteva essere se stesso. Così come poteva essere se stesso anche Claude Frollo, l'arcidiacono della cattedrale. Egli era un uomo religioso, di fede, ma allo stesso tempo affamato di conoscenza, in particolar modo era appassionato di alchimia. In una stanza di NotreDame, egli studiava questa materia, creando filtri e pozioni, senza il rischio di venir accusato di stregoneria: Frollo poteva dedicarsi a ciò che più gli piaceva senza pregiudizi. Dunque, anche tra lui e la cattedrale si instaurò un particolare rapporto: l’arcidiacono, durante i suoi momenti di riflessione, ogni tanto trascriveva sui muri delle formule matematiche, dei suoi pensieri o anche delle conclusioni di esperimenti, ed è come se cercasse un tentativo di interazione con Notre-Dame. Così facendo, l’arcidiacono poteva liberarsi di ciò che dagli altri veniva considerato “sbagliato”, “impuro” e poteva invece esternarlo con qualcuno che sapesse davvero ascoltarlo: la Cattedrale. Mentre i cittadini lo ritenevano un eretico, lei, silenziosamente, accettava le sue idee senza giudicarlo. Notre-Dame divenne così per Claude un luogo sicuro, che gli permise addirittura di superare i limiti imposti dalla ragione, nel momento in cui arrivò ad aggredire Esmeralda. Infine, un altro motivo per cui la cattedrale può essere considerata alla stregua degli altri personaggi, è legato proprio alla storia della giovane zingara: Esmeralda era stata ingiustamente accusata dell'omicidio del comandante Febo, ma quando stava per essere impiccata al patibolo, Quasimodo la salvò, portandola a Notre-Dame. In passato nelle cattedrali (e nei luoghi sacri in generale) vigeva il diritto di asilo: un colpevole, di un qualsiasi reato, poteva cercare protezione all'interno di questi edifici. NotreDame consentì perciò ad Esmeralda di continuare a vivere e di godersi la giovinezza, assieme alla sua fedele compagna e unica vera amica Djali, la capretta. Oltre a donarle la vita, la cattedrale permise alla ragazza di conoscere Quasimodo e di entrare a contatto con la sua storia: nonostante lo facesse per pietà, Esmeralda iniziò ad ascoltare le parole del povero campanaro e, pur rimanendo inorridita dal suo aspetto, riuscì gradualmente a smentire i brutti giudizi che il popolo gli affibbiava. È come se la cattedrale avesse dato alla giovane anche l'opportunità di comprendere Quasimodo, ma Esmeralda non la colse fino in fondo. In conclusione, la cattedrale può essere considerata un vero e proprio personaggio dal momento che partecipa e, a volte anche influenza, le azioni degli altri protagonisti. Valeria Verzeletti, 4°A AFM
