Anno 30 Numero 8
I.I.S. LUNARDI - BS
Maggio 2022
IMMERSIONE NEL DATA JOURNALISM
La 4E Liceo alla scuola di giornalismo Dal 17 al 21 gennaio 2022 io e la mia classe abbiamo partecipato a un’esperienza di PCTO online organizzata dal «Giornale di Brescia» in collaborazione con ScuolAttiva Onlus. Il progetto di alternanza scuola-lavoro era inerente al giornalismo, più specificatamente al data journalism. Per data journalism si intendono le inchieste realizzate tramite dei fogli di calcolo, ad esempio Excel o Google fogli, che permettono, con dei calcoli matematici, di estrapolare le informazioni. Questo PCTO, a causa del Covid19, non si è svolto in presenza, ma
a distanza ed è stato costituito da due fasi: la prima è stata quella in cui degli esperti ci illustravano diverse modalità per creare delle inchieste tramite il data journalism; la seconda riguardava la realizzazione di alcune infografiche che aiutassero la comprensione di alcune inchieste sviluppate da noi. Una volta terminata la parte teorica, siamo stati divisi in vari gruppi di lavoro, ai quali è stato assegnato un determinato tema intorno al quale poi si doveva realizzare il vero e proprio lavoro. Alla fine del PCTO, i vari progetti creati dai gruppi partecipanti, sa-
IN QUESTO NUMERO: Giornata mondiale della Libertà di Stampa pag. 3 Quattro elezioni europee di aprile pag. 4 Routine Green pag. 6 Slovenia pag. 7 Chi era l’antenato dell’Erasmus pag.10 Firenze pag.12 Sedici anni… pag.16 Festa della Mamma pag.17 Pasqua americana pag.18 Disegno Radici Bionde pag.20 Il circo della notte pag.21 Musica pag.22 Anime & Manga pag.23
2 rebbero stati fatti vedere in un programma di TeleTutto chiamato “FuoriClasse”, dove si discute di argomenti d’attualità facendo entrare in gioco anche i giovani. Nella classe, quindi, sono stati formati cinque diversi gruppi e all’interno di ciascuno sono stati delineati dei ruoli: c’era il capogruppo, la persona addetta alla parte grafica del progetto che sarebbe stata poi trasmessa nel programma “Fuori Classe” di Teletutto, chi si dedicava a raccogliere e analizzare i dati trovati e chi invece si occupava della parte scritta del progetto. Ogni gruppo ha distribuito i compiti tra i membri in base alle proprie capacità. Ovviamente. non siamo mai stati soli: degli esperti ci seguivano costantemente e ci davano consigli, così siamo riusciti a realizzare le nostre infografiche. Il primo gruppo, quello delle “Fantastiche 4” si è occupato della realizzazione di infografiche sul sistema museale di Brescia con argomento specifico “Brescia è”. Qui sono state realizzate tre illustrazioni: la prima mostrava il confronto tra i diversi visitatori e il numero di musei negli ultimi anni; la seconda metteva in luce la nazionalità dei turisti; infine, la terza presentava il numero di visitatori nelle istituzioni a pagamento e private nell’anno 2017. Il secondo gruppo, chiamato
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REDAZIONE ABATTI VALENTINA, 4°AL BUCATEENE, 4°DR CAPRA FEDERICO, 4°DR COMINCIOLI CAMILLA, 3°AL FAUSTINONI VALENTINA, 3°EL MARSIGLIA DOMINIQUE PANSINI DENISE, 3°AT PICENI ILARIA, 3°DL PITURRO LORENZO, 3°AT SCAGLIA CLARA, 4°AAFM SCHIVARDI JENNIFER, 4°CL SENES ELISA, 3°CR UBERTI TOMMASO, 4°EL VODOPYAN NAZAR, 2°FL ZAMBELLI CHIARA, 3°AT
calo percentuale nella forza lavoro utilizzata sia per le donne che per gli uomini. L’ultimo gruppo, invece, quello degli “Amazing Minds”, aveva come argomento i Google trend, ovvero le voci più cercate su Google. Grazie alle loro infografiche è stato interessante notare come durante il primo lockdown la parola “covid” sia stata la ricerca principale, mentre durante il secondo periodo in zona rossa la parola più cercata sia risultata essere “meteo”, quasi a rappresentare la speranza delle persone di uscire presto di casa. Il lavoro sicuramente non è stato facile, infatti, essendo una classe di liceo linguistico avevamo poche basi di informatica o comunque di nozioni tecnologiche, quindi è stata dura, ma ce la siamo cavata e siamo riusciti a creare dei progetti molto belli visivamente e sicuramente interessanti. Questa non è stata, però, l’unica difficoltà, perché, essendo costretti a svolgere questo PCTO a distanza, le ore al computer sono state molte. Forse sarebbe stato più stimolante svolgere l’attività in presenza, però credo che, nonostante tutto, quest’iniziativa abbia fornito a ciascuno di noi degli insegnamenti senz’altro utili per il futuro. Tommaso Uberti 4^EL
prof.ssa Rita Pilia prof.ssa Elena Bignetti prof. Antonello Ratta Composizione e stampa a cura di Lino Martinazzoli Lunarfollie viene pensato, prodotto, stampato e distribuito presso il CIMP dell’ IIS “A. LUNARDI” via Riccobelli, 47 Tel. 030/2009508/9/0 Email: lunarfollie@lunardi.bs.it Archivio: https://issuu.com/lunarfollie
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Giornata Mondiale della Libertà di Stampa La Giornata mondiale della libertà di stampa è stata istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 3 maggio del 1993. Celebrata ogni anno, è stata inserita nei nostri calendari come un'occasione per promuovere azioni e iniziative dirette alla sua difesa, ricordare ai governi la necessità di rispettare l'impegno per la libertà di stampa, e per riflettere tra professionisti dei media su temi d'etica professionale e la sua situazione attuale nel mondo. Oltre a questo, è anche un’occasione di ricordo per tutti quei giornalisti che hanno sacrificato la loro vita nell'esercizio di questa professione. Essa, inoltre, segna l'anniversario della Dichiarazione di Windhoek, un documento sottoscritto nel Maggio 1991 da numerosi giornalisti africani, nel quale vengono descritte le condizioni necessarie per la costituzione e lo sviluppo di una stampa indipendente, libera e pluralista in Africa. Che dire di oggi? Guerre, terrorismo e catastrofi naturali portano a un rafforzamento della sicurezza e della sorveglianza in tutto il mondo. Che ruolo hanno e quanto incidono sull'accesso all'informazione e sul lavoro dei giornalisti? Il Consiglio d'Europa, preoccupato dalla garanzia della libertà di stampa nelle situazioni di crisi, ha adot-
tato tre documenti particolarmente significativi: una Dichiarazione sulla libertà di espressione e di informazione nei media nel contesto della lotta al terrorismo; delle Linee Guida sulla protezione della libertà di espressione e di informazione in tempi di crisi e una Dichiarazione sulla protezione e la promozione del giornalismo d'inchiesta. L'azione del Consiglio d'Europa a favore della libertà della stampa e dell'informazione è basata sull'Articolo 10 della Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo, che riconosce tale diritto fondamentale come la pietra angolare della democrazia. L'UE favorisce attività di cooperazione per aiutare i paesi a elaborare testi normativi e contribuire a instaurare pratiche conformi alle norme europee. Ha in particolare istituito un gruppo di specialisti internazionali incaricato di trattare le questioni relative alla libertà di espressione e di informazione in tempo di crisi. Le trasformazioni della società dell'informazione
pongono il Consiglio d'Europa dinanzi alla sfida di difendere e mantenere i propri principi fondamentali nelle nuove realtà, tra le quali spicca Internet. Quest’anno, l'UNESCO ha organizzato la Conferenza Mondiale in Uruguay, dal 2 al 5 Maggio, insieme all'OSCE e all'UE per la celebrazione della Giornata mondiale della libertà di stampa, riguardante le nuove minacce alle comunicazioni, la certezza dei media e la fiducia pubblica. L'evento ha avuto modo di riprendere i principi delineati nella Dichiarazione di Windhoek. Gli argomenti trattati avevano come tema “I Media del futuro”, analizzando perfino il ruolo dei giovani nel contrastare le nuove sfide digitali. La conferenza ha infatti sfruttato questo momento per parlare di tendenze come l'incitamento all'odio online e cyberbullismo e su cosa si possa fare al riguardo per evitarlo. Denise Pansini e Lorenzo Piturro (3AT)
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LE QUATTRO ELEZIONI EUROPEE DI APRILE UNGHERIA:
Orbán Viktor, dopo il suo terzo mandato da primo ministro, si riconferma. Le elezioni si sono proprio svolte il 4 di aprile e c’é stata molta tensione effettivamente. I concorrenti erano 4: FIDESZ / KDNP , Opposizione (incluso anche il partito del cane a due code), Mi házank e Partito normale. Secondo la statistica mostrata sul primo canale ungherese M1 Híradó, in tutti i distretti di Budapest (incluso centro cittá) e nella cittá di Szeged ha ottenuto piú voti l’opposizione che il partito di Orbán, mentre in quasi tutte le regioni dell’Ungheria è successo il contrario e ha fatto colpo il partito di Orbán. Effettivamente, prima l’opposizione pensava che ci fossero stati dei brogli elettorali da parte di FIDESZ, ma dopo aver fatto un controllo dei voti, che ha richiesto circa una
settimana, si scopre che era tutto in regola e perció ora Orbán è confermato.
SERBIA:
Aleksandr Vuc’ic’ è stato eletto per una seconda volta. Come un po’ in Ungheria, anche in Serbia ci sono state opposizioni, ma
multiple, tra cui la Sinistra serba, gli ambientalisti, i nazionalisti di destra e i centristi, con ovviamente i partiti minoritari, tra cui movimenti irredentisti. Rispetto alle elezioni ungheresi, non si potevano seguire su youtube, ma solamente nel sito dello stato e come elezione è stata meno elettrizzante rispetto all’altra, però allo stesso tempo c’erano molti concorrenti. Le città più grandi come Beograd, Nis’, Novi Sad, C’ac’ak, Kragujevac, Kraljevo e Smederevo erano per il partito di Vuc’ic SNS, mentre le altre città per altri partiti, tra cui la NS destra di Zdravko Ponos’ con circa 18% e la NADA democratica centrista di Milos Jovanovic’ con il 6,4%
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FRANCIA:
Al primo turno Emmanuel Macron e Marie Le Pen ottengono la possibilità del ballottaggio finale, mentre al terzo posto arriva il partito di sinistra di Jean-Luc Melenchon con il 21%. Al ballottaggio Macron vince ottenendo il 58% grazie soprattutto ai voti delle regioni meridionali e metà Parigi, mentre Le Pen il 41% con la parte settentrionale della Francia! Queste elezioni sinceramente non sono state particolarmente emozionanti: è mancato l’effetto sorpresa, visto che si poteva intuire che Macron avrebbe vinto. Anche lui, come Orbán e Vuc’ic’, confermato al secondo mandato!
SLOVENIA: Il primo ministro Sloveno Janez Jans’a del partito di destra conservatrice SDS, a differenza dei precedenti, invece non è stato riconfermato e ha perso le elezioni con il 23%. Ha vinto, invece, il partito di Robert Golob GS ambientalista con il 34%. Nel nord est della
Slovenia, nella città di Murska Sobota, hanno pareggiato il partito SDS e GS, mentre nella Slovenia di Maribor ha ottenuto più voti il GS che nelle altre re-
gioni Slovene. Nazar Vodopyan, 2°FL
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PER UNA ROUTINE UN PO’ PIÙ GREEN Rimangono in pochi ormai coloro che si ricordano com’era vivere senza plastica dato che, oggi più che mai, questo materiale rappresenta una parte integrante della nostra vita di tutti i giorni, probabilmente anche molto più di quanto la maggior parte di noi immagini. Nonostante gli innumerevoli vantaggi che offre, la plastica, per meglio dire l’uso sconsiderato che ne abbiamo fatto nel corso degli anni, costituisce una delle principali cause del degrado del nostro ecosistema, perciò ora tocca a noi fare qualcosa per il pianeta iniziando dalla nostra quotidianità. Ecco cinque alternative ecosostenibili e plastic free rispetto a oggetti che sicuramente ognuno di noi ha in casa:
Borraccia Oltre che un’opzione più ecosostenibile, le borracce termiche rappresentano la scelta più vantaggiosa sotto svariati punti di vista: conservano la temperatura, sia calda che fredda, per lunghi periodi di tempo; durano a lungo e resistono agli urti; sono più igieniche delle bottiglie in PET e non alterano il sapore dei liquidi. Shampoo solido È un'alternativa super ecologica per lavare i capelli in modo del tutto naturale, data l’assenza del solito imballaggio in plastica e delle microparticelle nella sua
to resistente, inoltre possiede naturalmente proprietà antibatteriche, dato che la sua coltivazione non necessita pesticidi e produce più ossigeno di qualsiasi altra pianta.
composizione; rappresenta anche una scelta vantaggiosa dal punto di vista economico, basti pensare che 1 pezzo equivale a 2-3 flaconi di shampoo convenzionali.
Spazzolini in bambù Sapevate che in media ogni uomo consuma circa 300 spazzolini nell’arco della sua vita? E se vi dicessi che nessuno di questi può essere riciclato? O che sono necessari 500 anni solo per riuscire a smaltirne uno? Ebbene sì, avete capito bene, l’oggetto più utilizzato al mondo è anche uno dei più nocivi per il pianeta. Fortunatamente negli anni, grazie a numerose ricerche, si è riusciti a trovare un materiale che è in grado di sostituire la plastica: il bambù. Infatti, è un materiale completamente biodegradabile, cresce molto rapidamente, è leggero e versatile ma anche mol-
Dischetti di cotone lavabili Per quanto siano comodi, i dischetti di cotone usa e getta non brillano particolarmente per la loro eco sostenibilità: il cotone viene sottoposto a diversi processi chimici che servono a sbiancarlo e queste lavorazioni hanno un effetto dannoso a livello ambientale. Inoltre, tutti sappiamo quanti di questi dischetti vengano utilizzati ogni giorno e quindi quanti vengano gettati. Perciò è fortemente consigliato abbandonare la versione tradizionale per la versione lavabile, in cotone o in bambù, che oltre che ad aiutare l’ambiente aiuta anche il portafoglio, dato che un singolo dischetto può essere usato fino a 300 volte. Involucri alla cera d’api Gli involucri alla cera d’api rappresentano oggi una valida alternativa ai classici contenitori di plastica. Si tratta, infatti, di una soluzione completamente ecologica e riutilizzabile, perfetta per molti scopi quotidiani, anche per la protezione del cibo, dato che sono in grado di proteggere gli alimenti in modo efficace ma sano, senza alcun tipo di contaminazione. Quindi, ora sta solo a noi fare le scelte giuste! Valentina Faustinoni 3EL
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I FEEL SLOVENIA AND SLAVIC!
La Slovenija o Slovenia è il paese più calmo di tutto il continente europeo e la cosa buffa è che si trova a tre passi da noi! La bandiera è simile a quella della Russia e della Slovacchia perché tutte e tre condividono i colori del panslavismo. Non conosciamo il loro significato; l’unica informazione che abbiamo è che, durante la metà dell’Ottocento, nel periodo del Romanticismo, ci fu l’idea di creare, durante un congresso panslavico organizzato da Slovacchi, Serbi, Croati, Russi, Bulgari, Polacchi e Cechi, una bandiera che rappresentasse unione popolare comune, religione e lingua. Se proviamo a leggere un testo in sloveno, per esempio, assomiglierà molto allo slovacco e al croato, ma le tre lingue non sono per nulla uguali. Stesso discorso vale per il russo e l’ucraino: si somigliano, ma l’ucraino ha il 55% di parole di origine protoslavica, mentre il russo solamente il 22,5%. Un’altra curiosità del russo è che se nelle altre lingue slave una parola si dice Oko/Око (Occhio), nel russo diventa Глаз/Glas e il motivo è solamente uno: la lingua russa è stata la più riformata in Europa all’inizio del Novecento attraverso prestiti linguistici da Francia, Italia, Germania, Polonia, Inghilterra e alcuni Paesi slavi. Per esempio ci sono parole francesi come брошюра / Bros’jura (Brochure), Фри/Fri (Frit
[ Fritto ] ), Компьютер (Computer), Этаж / Etaz’ (Etage [Piano di un palazzo] ), ecc... Le lingue slave sono così interessantì che si potrebbero imparare tutte anche in 5 anni; questo discorso ovviamente vale solo per chi è coraggioso e conosce bene la grammatica slava (non quella russa, molto più semplificata rispetto al serbo o all’ucraino). Ci sono delle varianti di slavo in cui non esistono declinazio-
ni, come il macedone e il bulgaro, poi esiste la variante magica della lingua russa e bielorussa che ha solamente i sei famosissimi casi (Nominativo, Accusativo, Dativo, Genitivo, Locativo [o prepositivo] e strumentale) mentre nelle altre lingue slave ci sono tutti i casi citati più il settimo il Vocativo. Parliamo poi di popoli che condividono due alfabeti che, a loro volta, hanno dei loro segni e caratteri unici che nelle altre lingue slave non sono presenti, però, quando l’interlocutore parla l’altro slavo capisce almeno il 50% del discorso. Esistono due alfabeti (Latino e Cirillico) che a loro volta hanno una classificazione. L’alfabeto latino è suddiviso in Latino Jugoslavo (Slovenia , Croazia , Bosnia , Serbia e Montenegro), Latino Ceco-Slovacco (Repubblica Ceca e Slovacchia) e Latino Polacco (Polonia e nella Serbia Bianca [Germania]), mentre il cirillico è suddiviso in Cirillico Arcaico (Serbia e Macedonia), Cirillico ’900 (Russia e Bulgaria), Cirillico Ucraino (Ucraina e Bielorussia). Popoli che sono 2/5 Ortodossi (Serbia, Russia, Bulgaria,
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Ucraina, Macedonia, Montenegro e Bielorussia), 2/5 cattolici (Slovenia, Croazia, Slovacchia, Polonia, Repubblica Ceca) e 1/5 Mussulmano (Bosnia ed Erzegovina ed alcune zone della Macedonia). E, infine, prima di ritornare nella nostra Slovenia, sapevate che la lingua slovena è la lingua con più forme grammaticali ancora risalenti al Protoslavo? Questo perché una caratteristica dello sloveno, unica insieme al lituano, è l’uso di un terzo numero oltre al singolare e plurale: il duale. Si usa quando si considerano massimo due o tre elementi, per esempio V olk (Al singolare in italiano lupo), volka (2 lupi) e volkovi (lupi), però non è finita qua: se si specifica anche il numero, a quel punto cambia anche la terminazione della parola, come per esempio en volk (un lupo), dva volka (due lupi), trije volkovi (tre lupi) e pet volkov (cinque lupi) ecc... La Slovenia è la nazione che confina fisicamente a nord ovest con le Alpi e a sud est con la pianura pannonica (In ungherese Puszta perché la sua pianura si estende da Vienna Austria / Slovenia Orientale, fino alla Romania occidentale) e politicamente con quattro Paesi che appartengono a
LUNARFOLLIE famiglie linguistiche differenti: l’Italia, l’Austria, l’Ungheria e la Croazia. Il territorio Sloveno è composto per l’86% da montagna, mentre solo il 13 % è occupato dalla pianura Pannonica, attraversata dall’affluente Mura che si estende da Graz, in Austria, a Goric’an, in Croazia. Iniziamo da nord est fino ad arrivare nel mare sloveno. Il nord est è attraversato dal Mura, un affluente del fiume Austriaco Drava. Le due città più importanti della regione nord orientale sono Ptuj, la più estesa e Murska Sobota. A differenza delle altre città europee, la Slovenia comprende, insieme all’Islanda, il maggior numero di città con il numero più basso di abitanti d’Europa; questo vale anche per Ljubljana , la capitale slovena che ha solamente quasi 300000 abitanti. Ptuj è famosa per ospitare uno dei centri termali più importanti della Slovenia, mentre Murska Sobota per il suo mercato che avviene ogni sabato nel centro della città. Secondo alcuni il territorio della Mura è abitata ancora ad oggi da persone che si definiscono i veri Sloveni e hanno una propria lingua, il Pridmürska Jezik (è più arcaica dello sloveno). Se scendiamo più a
Ovest, incontriamo la seconda città più grande della Slovenia, Maribor e la città di Celje. Maribor è attraversata dal fiume Drava ed è famosa per essere luogo di attrazione per sciatori, ciclisti e turisti che vogliono provare le terme slovene. Il paesaggio è splendido, da cartolina: l’ideale per scattare una foto. Celje, invece, è famosa per la sua fortezza, la più grande della Slovenia. Nelle vicinanze troviamo Velenje, dove ha sede la più famosa fabbrica di elettrodomestici slovena Gorenje, venduta anche in altri paesi; si tratta di una marca persino più costosa delle famose Bosch, Candy… Prima di arrivare a Ljubljana , perché non provare dei buonissimi C’evapi, polpette balcaniche con spezie? Arrivati nella capitale notiamo già che, in periferia il quartiere V ic’ è moderno e ristrutturato, mentre il centro è dominato dalla presenza del fiume Ljubljanica. Ljubljana poi è suddivisa in due zone: la zona del parco Tivoli (solamente un parco ricopre metà città) e la zona del centro. Ljubljana è stata nominata come capitale verde europea 2016 ed è la città meno inquinata d’Europa. È conosciuta anche come la città dell’amore perché in Sloveno Ljubov è l’amore e come città dei draghi, per il fatto che, per tutta Ljubljana, si trovano delle statue rappresentanti il simbolo di questa città, ovvero il drago. Poi troviamo il castello di Ljubljana , costruito nell’anno 1001 e raggiungibile a piedi con la funivia o con l’auto. E, infine, Ljubljana è, insieme ad Am-
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sterdam, la città d’Europa con più bici. Andiamo ora verso sud ovest fino ad arrivare ai nostri confini, con l’Italia! Prendiamo l’Autostrada principale A1 fino alla città di Postojna (in Italiano Postumia) e troviamo le grotte di Postumia (o Postojnska Jama): sono le più antiche d’Europa. Qui sono presenti una ferrovia che fa un giro di 20 Km per tutta la grotta, e i draghi sloveni: sono piccoli e non sputano fuoco, ma sono comunque draghi perché sono in grado di volare e hanno una pelle di color rosa. Nelle vicinanze incontriamo il castello di Predjama, il più antico castello al mondo costruito nella roccia. Possiamo poi addentrarci nella città di Koper (Capodistria) dove possiamo ammirare dalla costa (fatta di cemento armato purtroppo) Trieste e Portoroz’ (Portorose) insieme ad Umag Croazia e solo poi a Nova Gorica. Koper era una
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delle città più importanti dell’antica Repubblica di Venezia e ancora oggi risaltano le sue costruzioni risalenti a quegli anni. Infine arriviamo a Nova Gorica (Nuova Gorizia) dove possiamo vedere la città nuova del comune italiano Gorizia che però si trova in Slovenia. La cosa bella dell’essere in Unione Europea è il fatto che le dogane ormai non siano un problema e che tutto è Schengen (passaggio senza l’uso di documenti). Infatti co-
me luogo di interesse possiamo vedere la ex dogana pedonale tra la stazione ferroviaria di Nova Gorica e Gorizia; tuttora è diventata una piazza, ma prima era tutto chiuso dalla recinzione militare che suddivideva Italia e Jugoslavia. La dogana si dissolse nel 2004, quando la Slovenia divenne membro dell’UE. Nova Gorica, inoltre, si vanta di essere la città più giovanile della Slovenia. Passiamo ora alle curiosità: sapevate che la Slovenia è considerata il terzo Paese più sicuro d’Europa e il quarto nel mondo? Sapevate che in origine i veri Wurstel che conosciamo noi, sono nati nei monti sloveni? Sapevate che se siete cittadini sloveni e scalate la montagna più alta del Triglav, vi timbrano il passaporto? Avete mai sentito dei Lipizzani? Beh anche quelli sono Sloveni. E infine, come ogni mese, eccovi un nuovo scioglilingua, stavolta in lingua slovena Pešec čez cestišče (Il pedone sull’altro lato della strada). Riuscirete a pronunciarlo? Nazar Vodopyan, 2°FL
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CHI ERA L’ANTENATO DELL’ERASMUS? proprie conoscenze attraverso un viaggio educativo. Come ci è stato spiegato dalla guida, in media il Grand Tour, durava un anno; i nobili partivano a bordo della loro carrozza, mezzo ben diverso da quelli usati al giorno d'oggi; questo, purtroppo, rendeva il viaggio lungo e ricco di pericoli ed imprevisti, per cui doveva esserci la massima attenzione.
Negli ultimi anni una delle pratiche che si è diffusa in maggior misura tra gli studenti, è stata quella di intraprendere il progetto Erasmus, ovvero un modo per svolgere una parte degli studi in luoghi esteri. Si tratta di un’attività molto nota, ma vi siete mai chiesti quale potrebbe essere il suo predecessore? Noi siamo venute a capo di questo dubbio il 24 marzo in gita a Milano, durante la visita alla mostra delle Gallerie d’Italia, quando ci siamo imbattute in un’usanza tipica del Settecento: il Grand Tour. Quest’ultimo era un lungo viaggio alla scoperta di cultura, politica e arte dell’Europa continentale, intrapreso dai nobili, che passavano questo periodo a studiare e fare giri turistici. Suona familiare, no? Ebbene lo scopo degli antichi aristocratici era lo stesso dei giovani d’oggi: ampliare le
Il luogo più ambito era uno che noi tutti abbiamo ben presente: l’affascinante Italia, in particolare Venezia, Firenze, Roma e Napoli. Incredibile quanto le mete siano cambiate nei secoli, vero? In effetti, una volta, le città che oggi consideriamo conosciute e facili da raggiungere, erano viste come più interessanti e insidiose, perciò la scelta avveniva tra queste, tenendo con-
to della loro importanza a livello economico, artistico e letterario. Ognuna di esse era, difatti, famosa sotto diversi aspetti; Venezia era rinomata per il commercio, Firenze per l’arte, a Napoli si restava affascinati dall’ambiente e Roma, invece, racchiudeva un po’ tutte queste caratteristiche. Inoltre, c’era pure un grande interesse per le città che erano state fonte di ispirazione per i grandi poeti del passato. La nostra scoperta del Grand Tour è continuata, e la guida, in particolare, si è voluta soffermare sul forte legame tra il viaggio precedentemente descritto e la pittura. Quest’ultima potrebbe essere paragonata a una macchina fotografica o a un cellulare dei giorni nostri, utile per immortalare i momenti migliori del viaggio e renderli indelebili, partendo
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11 raffigurano vedute inventate; infatti, I viaggiatori più influenzati dal Grand Tour, si dilettavano nell'arte della pittura e componevano quadri raffiguranti visioni irrealistiche, contenti monumenti inventati, o più realistiche, accostando elementi esistenti in maniera arbitraria.
anche solo da una rappresentazione del paesaggio, passando ad una del turista, fino ad arrivare a creazioni più innovative. Per esempio, molti pittori sono stati influenzati dall’aspetto ambientale, e hanno deciso di creare vedute delle città più importanti, mostrandone tutti i dettagli e sfaccettature. Quindi, la diffusione del Grand Tour, ha portato il paesaggio ad “innalzarsi di livello”, passando dall’essere solo di sfondo ad un dipinto, a diventarne il protagonista.
Inoltre, la pittura è stato anche lo strumento di espressione della creatività ed avventura dei viaggiatori. Ci è stato spiegato come questi ultimi si facessero ritrarre durante il Grand Tour; così, mentre oggi utilizziamo il telefono per fotografare qualsiasi cosa sia di nostro interesse, nel passato i personaggi più ricchi portavano con sé dei pittori che li immortalassero nei momenti più significativi. Infine, ci sono stati mostrati dei dipinti molto interessanti, chiamati "capricci". Questi sono dei particolari quadri che
Quindi, grazie a questa mostra, è possibile conoscere una pratica molto interessante che ha avuto un grande ruolo nello sviluppo dell'educazione, della pittura e dei viaggi, ed è curioso esplorare le somiglianze con la contemporaneità. Clara Scaglia, 4°AAFM
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FIRENZE
«Sono le sei di mattina di mercoledì 20 aprile quando si vede un pullman lasciare la città di Brescia. La levataccia per i viaggiatori è stata certamente impegnativa, ma la destinazione ne vale forse altre mille. Non si tratta infatti di una semplice scampagnata in giornata, perché quei 45 passeggeri sono sulla strada verso la città culla del Rinascimento italiano, la cui eleganza e raffinatezza la rendono una fra le più visitate al mondo: Firenze. E i turisti siamo proprio noi: le ragazze ed i ragazzi della 3^ e della 4^AL con professoresse Dal Pino, Gilardoni e Zappa. Abbiamo colto quest’incredibile opportunità non solamente come occasione per scoprire l’ineguagliabile patrimonio culturale che la città toscana racchiude; tra gli splendidi palazzi, le eccezionali gallerie cariche di opere d’arte e le chiese ricche di tesori, si è rivelata infatti un’opportunità per stare finalmente tutti uniti (per ben tre giorni!) e respirare quell’aria di normalità che per tanto tempo avevamo sognato. Sebbene per molti sia stata in realtà più un ritorno che una prima volta, la prospettiva era senza dubbio entusiasmante… ecco dunque la nostra indimenticabile avventura fiorentina!». Camilla
proporzioni, ma anche del luogo di sepoltura della famiglia dei Medici. Nel frattempo, quale migliore occasione per gli altri per perdersi fra le vie cittadine, dove basta alzare un attimo lo sguardo per restare senza fiato! Ricaricate le forze a pranzo, nella prima parte del pomeriggio le due classi si sono divise: mentre, infatti, la quarta era faticosamente impegnata nella salita sulla Cupola, noi ragazzi di terza abbiamo visitato quello che è probabilmente l’edificio più famoso di Firenze: la Catte-
PRIMO GIORNO «Dopo quattro ore di tragitto si può ben comprendere la gioia e l’emozione provati all’arrivo in città! Depositati i bagagli presso l’Hotel Cimabue, alle 11.00 eravamo già con lo zaino in spalla pronti ad una giornata densa di attività. Il nostro viaggio è inco-
minciato in Piazza San Lorenzo con la visita, da parte di alcuni alunni, dell’omonima basilica, una delle più antiche chiese di Firenze. Si tratta del primo edificio in stile rinascimentale della storia dell’arte, progettato da Filippo Brunelleschi attraverso lo studio rigoroso della geometria e delle
drale di Santa Maria del Fiore, un capolavor o ingegner istico i cui lavori cominciarono nel Duecento su progetto di Arnolfo di Cambio per terminare un secolo e mezzo più tardi. Soffermandosi sul nome, non si può non pensare al giglio dello stemma di Firenze, e quindi al nome stesso della città: “Florentia, città destinata a fiorire”. Essa sorse sopra l’antica basilica di Santa Reparata, nota come Cripta, anch’essa visitabile, che costituisce la testimonianza più attendibile della prima cristianità a Firenze, ricostruita in diverse fasi. Di fronte alla cattedrale, la tappa successiva è stato poi il Battistero di San Giovanni, antica chiesa risalente al periodo romano, a pianta ottagonale, da ammirare girandoci attorno e fermandosi in particolare sulle 3 porte bronzee, tra cui, così come fu chia-
LUNARFOLLIE mata da Michelangelo, la Porta del Paradiso sul lato est, un capolavoro rinascimentale di Lorenzo Ghiberti. Entrando, ciò che cattura immediatamente l’attenzione è la preziosissima decorazione musiva della cupola, databile al XII sec.». Camilla «Come già annunciato, mentre i nostri compagni di terza erano impegnati a visitare tutte quelle meraviglie, noi ragazzi di quarta stavamo uscendo trionfanti da una missione gigantesca: esattamente larga 45,5 metri e alta 116. Queste sono appunto le di-
mensioni della Cupola del Brunelleschi un mir acolo ar chitettonico che, come può intuirsi dal nome, non poteva che essere opera del famosissimo Filippo Brunelleschi. Lassù la vista era mozzafiato. Letteralmente mozzafiato dato che una volta arrivati in cima i nostri polmoni sembravano aver smesso di funzionare. Dopo aver ripreso fiato e aver scattato qualche foto, ci siamo fatti coraggio e abbiamo iniziato la discesa di quei 463 gradini ripidissimi, riportando solamente un paio di colpi in testa dei membri più alti della combriccola che, detto fra noi, se lo meritavano per non
13 aver ascoltato gli avvertimenti. Ritrovati i nostri amici di terza, con le gambe ancora tremolanti per lo sforzo (e un po’ di fiatone), siamo entrati nel Museo dell’Opera del Duomo, esplor ando le 28 sale e ammirando i capolavori d’arte originali che nel corso di sette secoli hanno decorato i monumenti della città: da Michelangelo, a Donatello, Brunelleschi, Ghiberti e moltissimi altri. Se pensate che questo, unito alla mattina e al lungo viaggio, possa bastare per il primo giorno … beh, vi sbagliate! Nel percorso di ritorno all’hotel siamo riusciti a incastrare una piccola deviazione che ci ha permesso una visita 2 in 1 alla Piazza della Santissima Annunziata e al br unelleschiano Spedale degli Innocenti, dando un’occhiatina veloce anche alla Statua equestre di Ferdinando I de' Medici, convenientemente collocata proprio al centro della piazza. Proseguendo più per inerzia che per altro, siamo finalmente arrivati all’hotel, dove ci aspettava un riposino di venti minuti e una doccia veloce prima di ripartire alla volta del ristorante. Infatti, esso non si trovava all’interno dell’hotel, ma a dieci minuti di distanza, vicino a San Lorenzo. Il cibo non era nulla di eccezionale, ma la compagnia e i numerosi “passerotto… amore…” rivoltici dal cameriere hanno certamente contribuito a rendere la serata ancora più bella. E così, dopo un ultimo giretto in centro, e un’annaffiatina da parte di un paio di nu-
vole che abbiamo già provveduto a maledire, si è conclusa la prima giornata di questa fantastica gita.» Valentina SECONDO GIORNO «Quale miglior colazione di due fette di pane senza sale con un velo di marmellata di pesche?! Nessuno ha fortunatamente avuto un calo di energie, sebbene alle 9.00 fossimo già davanti alla
Galleria degli Uffizi, una destinazione che ogni appassionato di arte non potrebbe mai perdersi. Edificato a partire dal 1560, il palazzo che ospita il museo fu voluto da Cosimo I de’ Medici e progettato da Vasari per unire idealmente i simboli della città: l’Arno e il Palazzo Vecchio. Si deve infatti proprio ai Medici il merito di aver raccolto la quasi totalità delle opere esposte. Si potrebbero spendere giornate tra i capolavori di Giotto, Cimabue, Botticelli, Leonardo, Michelangelo e Raffaello, e forse ci parrebbe comunque di non aver visto abbastanza, che ci sia ancora qualcosa da scoprire. Dimenticandosi dunque del tempo che scorreva,
14 in men che non si dica erano già le 12.00 e, chi più chi meno, necessitavamo di una pausa: arrivati alla fine del viaggio, la schiacciata era già diventata la nostra migliore amica! Non solamente quest’ultima, però, oltre naturalmente alle scarpe comode, si è rivelata una preziosa alleata, perchè se infatti il tempo è stato clemente il primo giorno, non si potrebbe dire lo stesso nel secondo. Tuttavia, come si può affermare di aver visitato una città senza averne percorso le strade? Muniti allora di un ombrello, o rifugiati sotto quello del compagno, è iniziata la nostra passeggiata a piedi attraversando Pon-
te Vecchio, che collega le pr incipali attrazioni sulle rive dell’Arno, ammirando dall’esterno Palazzo Pitti e sostando poi all’interno della Basilica di Santo Spirito per ar r ivar e fino alla Chiesa di Santa Maria del Carmine. Una volta tor nati sull’altra sponda dell’Arno, l’ultima meta della seconda giornata, e anche riparo dalla pioggia, è stato il Museo delle Cappelle medicee, situato in una parte della Basilica di San Lorenzo e costituito dalla Sagrestia Nuova, edificata da Michelangelo, insieme alla grande cappella dei Principi, completa-
LUNARFOLLIE mente ricoperta da marmi e pietre preziose, dove sono sepolti i granduchi di Toscana e i loro familiari. Sebbene avessimo in realtà ancora un’intera giornata davanti a noi, la seconda sera pareva quasi di essere già al termine del nostro viaggio, come se il tempo ci fosse scivolato dalle mani: veramente saremmo stati di nuovo a casa appena 24 ore dopo? Senza lasciarsi tuttavia sopraffare né dalla tristezza, né dal brutto tempo, e men che meno dalla cena al ristorante, abbiamo così trascorso la nostra ultima, memorabile serata insieme. E chi aveva più sonno ritornati all’albergo?!». Camilla
TERZO GIORNO «Essendo ormai dei veterani del pane senza sale, abbiamo fatto colazione con un paio di fette di pane e marmellata e ci siamo tuffati ancora una volta nelle strade affollate di Firenze. Mentre la terza si godeva, o sorbiva, una passeggiata nel centro storico, la quarta doveva recuperare quello che non aveva visto a causa della salita sulla cupola visitando quindi, tra le altre cose, anche il Battistero, che fino ad allora avevamo visto solo dall’esterno (e dall’alto). Tornati in pari con gli altri, ci siamo incamminati tutti quanti verso la Basilica di Santa Maria No-
vella, dove abbiamo potuto ammirare più da vicino la Trinità di Masaccio ed esplorare il refettorio, il Chiostro Verde, il Chiostro dei Morti e il Chiostro Grande, e le diverse cappelle contenute in questa basilica a dir poco immensa. Dopo esserci sparpagliati per il pranzo e per un giretto nel mercato alla ricerca di regali per parenti e amici, ci siamo ritrovati in Piazza della Signoria per una breve sosta al Cortile di Palazzo Vecchio. In quella piazza abbiamo imparato che stare vicini a una fontana quando c’è molto vento non è esattamente una buona idea. Lezione imparata
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con le cattive, ma comunque lezione imparata. Il terzo giorno eravamo tutti un po’ esausti, ma avevamo in programma una visita in particolare il cui nome stava rigirando nella mente di tutti e suscitava lamenti, versi di disapprovazione e protesta anche solo a un suo accenno: l’Abbazia di San Miniato al Monte. Per capir e queste reazioni è necessario fornire un minimo di contesto. L’Abbazia di San Miniato si trova a circa trenta minuti a piedi da Piazza della Signoria e metà della strada è in salita. Ora potete capire che dopo due giorni di infinite camminate, di cui la maggior parte sotto la pioggia, le forze per fare una scarpinata del genere non potevano che essere inesistenti. Ma rassegnati al nostro destino, e un po’ curiosi di questa sorta di pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno, abbiamo accettato quest’ultima sfida. Dopo un attimo di confusione abbiamo trovato la strada e, ragazzi... ne è valsa davvero la pena. Dalla vista sulla città, all’interno della chiesa, era tutto stupendo. Una volta entrati la professoressa Dal Pino ha quasi letteralmente braccato un monaco perché ci spiegasse la storia dell’abbazia. La struttura è divisa in tre “piani” che simboleggiano le diverse fasi della vita di un uomo: le cripte (la morte), il “piano terra” (la vita terrena), il piano rialzato (la vita eterna). In fondo alla chiesa, inoltre, c’è un mosaico che raffigura Gesù gravido (raffigurazione che secon-
15 do il monaco si potrebbe anche definire una specie di “Cristo transgender”), un’immagine che significa che Cristo darà origine alla vita eterna, alla salvezza dopo la morte. Terminata questa visita illuminante, purtroppo era già quasi ora di tornare a casa e il pullman era già sulla sua strada per venirci a prendere. Ci siamo fermati in Piazzale Michelangelo verso le cinque per aspettarlo e quando è arrivato abbiamo (quasi) ordinatamente preso i nostri posti, ci siamo allacciati le cinture e ci siamo lasciati premere sui sedili mentre l’autista accelerava in direzione Brescia. Non c’è dubbio, parte di noi voleva disperatamente tornare a casa e farsi una bella dormita nel proprio letto, sul proprio materasso, con il proprio cuscino, ma sapevamo che una parte di noi sarebbe sempre rimasta là: tra le vie del mercato, nei riflessi sulle teche degli Uffizi, aggrappata ai corrimani dei gradini della cupola, nell’aria fresca di San Miniato. E Firenze sarebbe sempre rimasta dentro di noi. Se ha incantato grandi artisti e poeti, alla fine chi siamo noi per non
piegarci al suo fascino? Sono le nove di sera di venerdì 22 Aprile quando si vede quello stesso autobus giungere a Brescia e spegnere il motore. Per i 45 passeggeri andare a dormire non sarà un problema, infatti sono stanchissimi. La gita è stata impegnativa, ma quello che questa meta ha lasciato impresso negli animi dei ragazzi e ragazze vale tutti i mal di schiena e di gambe. Tornano a casa e, andando a dormire, chiudono gli occhi, come sipari, su questa avventura fiorentina.» Valentina Camilla Comincioli, 3^AL e Valentina Abatti, 4^AL
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SEDICI ANNI, La foto nel cassetto
« Go home, get ahead, light-speed internet I don′t wanna talk about the way that it was » As it was, Harry Styles
“speed date” proprio in relazione con la diffusa dinamica di appuntamenti.
«Guardarsi
allo specchio non
L’ho visto coi miei occhi, quel
è difficile, ma insolito»
venerdì sotto il sole delle 18,
Ricordo domande come “Qual
Purtroppo, o per fortuna, pos-
che andava calando… come
è stata la tua prima cotta?”,
siamo guardarci migliaia di
l’esperienza scout sia una scu-
“Qual è il tuo più grande ri-
volte, ma avremo sempre
sa per evadere…
morso? E il tuo più grande
qualcosa da imparare, una
Scomodo parlare di quel mon-
rimpianto?”.
nuova sfumatura in quell’ap-
do; come fosse una foto che è
parentemente comune riflesso.
sempre stata esposta sulla
Non sono solo domande che
mensola, e ad un tratto diven-
portano ad instaurare legami
Per mettere a fuoco quell’im-
tata talmente dolorosa da os-
più profondi con chi hai da-
magine, però, è necessario in-
servare da essere nascosta nel
vanti, ma anche con noi stessi.
terrogarsi riguardo il nostro
cassetto dei maglioni, tra la la-
passato. Sembra semplice leg-
na calda e i vecchi ricordi.
gendolo su carta o sullo scher-
Invece di scappare dal passato, nascondere quella fotografia,
mo, ma nel concreto… è dolo-
È vero che siano proprio le
prendiamola insieme con en-
roso parlare del proprio passa-
“domande cattive” a racconta-
trambe le mani, togliamola
to, sereno o travagliato che
re molto di chi hai davanti.
dalla cornice, ricordiamo.
sia.
C’è un gioco che mi è particolarmente
caro,
chiamato
Ilaria Piceni 3DL
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LA FESTA DELLA MAMMA IN ITALIA E NEL MONDO
Quest'anno l'8 maggio si festeggia la festa della mamma, una festività che ha origini molto antiche, risalenti ai Greci che celebravano Rea, la madre di tutti gli dei, e ai Romani, che onoravano Cibele, la divinità della Natura e di tutte le madri. In Italia, nel 1956, Raul Zaccari, senator e e sindaco del comune ligure di Bordighera, creò una festa per le mamme in collaborazione con l'associazione dei fiorai, mentre un anno dopo, don Otello Migliosi, par r oco di Assisi, promosse in ricordo della madre defunta, una seconda festa della mamma. Inizialmente la data stabilita fu quella dell'8 maggio, ma successivamente si spostò alla seconda domenica di maggio. Negli Stati Uniti si iniziò a pensare a questa celebrazione nel 1870, quando la pacifista Julia Ward Howe propose una giornata dedicata alle mamme, in cui il tema della festa fosse la pace. La festa venne, però, ufficialmente riconosciuta nel 1908 grazie ad Anna Jarvis, un’attivista che si batteva per l’istituzio-
ne di una festa dedicata alle vittime della Guerra Civile Americana, ma, dopo la morte della madre, volle una ricorrenza dedicata alle mamme ed organizzò il primo “Mother's Day”. Nel corso degli anni l'evento acquistò popolarità e nel 1914 il presidente Woodrow Wilson ufficializzò la festa con una delibera del Congresso, decretando che venga celebrata annualmente la seconda domenica di maggio. Ma non in tutti i Paesi la festa della mamma si celebra la seconda domenica di maggio. Ad esempio, nel Regno Unito la festa, che ha le sue radici nell'usanza del "Mothering Sunday" , si celebr a ogni quarta domenica di Quaresima ed è tradizione che i figli preparino per le loro madri una torta con canditi e uvetta. In Thailandia si festeggia il 12 agosto, il giorno del compleanno della regina Sirikit,
madre dell'attuale sovrano re Vajiralongkorn, con par ate, decorazioni e spettacoli di vario genere. In Etiopia la festa della mamma, che assume un'importanza particolare perché rientra nelle celebrazioni per la fine della stagione della pioggia e dunque tratta la madre anche come simbolo di fertilità, si festeggia tre giorni a partire dalla seconda domenica di maggio con banchetti, balli e canti. Jennifer Schivardi 4CL
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‘EGG-CELLENT’ MOMENTS IN THE USA!
La mia Pasqua americana e un risultato inaspettato
Questo mio quarto mese in Minnesota è stato un periodo di grandi soddisfazioni. Anzitutto ho trascorso la mia prima Pasqua americana in famiglia! Devo dire che è stata un’esperienza fantastica anche se sono rimasto subito stupito da una cosa: in America non esistono le uova con la sorpresa, nel senso che sono proprio vietate per via di una vecchissima legge del 1938 che impedisce la vendita di cibi contenenti parti non commestibili … assurdo! Per questo motivo qui le uova di Pasqua sono in generale molto piccole e non sono mai vuote, ma sempre ripiene di caramelle. La giornata di Pasqua per me e mia sorella americana Harper è iniziata con la tradizionale Easter Eggs Hunt, ossia la caccia al tesoro delle uova di Pasqua, che nel nostro caso non si è svolta all’aperto, visto che come sempre fuori c’era un freddo polare, ma in casa e il tesoro consisteva in un barattolo pieno di ovetti morbidi tipo marshmallows. In Stati americani meno gelidi di quello in cui mi trovo io, la tradizione prevede invece che l’Ea-
ster Bunny, che è tipo lo spiritello del coniglio pasquale, nasconda tante piccola uova in giardino che poi i bambini e i ragazzi devono trovare. Per il pranzo pasquale mia mamma host ha cucinato il tradizionale prosciutto arrosto ancora sull’osso e lievemente glassato, visto che agli americani il prosciutto piace dolce e se possono aggiungere glasse o zucchero sono felici. Ho anche potuto assaggiare il loro tipico dolce di Pasqua cioè una torta super colorata che qui stranamente decorano con caramelle gommose e che a me è piaciuta molto. Al pranzo erano presenti anche i miei nonni host ed è stato molto piacevole chiacchierare con loro; ho saputo che il nonno da parte di mia mamma host ha combattuto in Corea e i suoi racconti di guerra mi hanno letteralmente tenuto inchiodato alla sedia per un bel po’ di tempo. Il pranzo è finito verso le 16:30 e alle 18:30 era già pronta la cena! Devo dire che qui non è facile abituarsi agli orari dei pasti, basta
dire che a volte ceniamo alle 17:30! Ho anche scoperto che negli Stati Uniti il giorno di Pasquetta non è festa e gli americani aspettano la festa successiva, ossia il Memorial Day, l’ultimo weekend di maggio, per il tradizionale barbecue all’aperto. Nel frattempo i miei allenamenti di lancio del peso sono continuati fino a quando, il 10 Aprile, ho finalmente partecipato al mio primo varsity meet, cioè la mia prima competizione ufficiale! Naturalmente ero molto emozionato, negli Stati Uniti per ogni disciplina sportiva vengono infatti selezionati i tre migliori atleti di ogni scuola che dovranno poi gareggiare con i migliori tre di tutte le altre scuole dello Stato: si trattava, dunque, di una gara molto importante per me. Il giorno della competizione Lori, mia mamma host, era in tribuna a fare il tifo e per fortuna, nonostante facesse un freddo assurdo, ho fatto un’ottima figura e sono arrivato secondo guadagnandomi la partecipazione alle prossime selezioni regionali. È stata davvero un‘esperienza molto emozionante forse perché mi sono sen-
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tito davvero ‘americano’ e mia mamma host era talmente orgogliosa di me che ha subito mandato una mail ai miei genitori in Italia per condividere con loro il mio risultato. Il patriottismo degli americani è incredibile, spesso prima delle gare a scuola gli atleti si riuniscono al centro del campo sportivo e con la mano sul cuore salutano la bandiera mentre viene trasmesso l’inno nazionale. Anch’io ho partecipato a questo tipo di celebrazione e sono stato guardato malissimo da alcuni miei compagni solo perché ho provato a fare qualche foto: ciò fa capire quanto questi momenti siano quasi sacri per gli americani. Comunque, oltre alla mia soddisfazione per il risultato che ho ottenuto, sono rimasto davvero stupito dalla gestione perfetta delle gare e dal senso di appartenenza alla squadra, ma soprattutto alla scuola, che ho provato insieme a tutti i miei compagni. Come ho già detto nei miei altri reportages, qui c’è quasi un’ossessione per lo sport e i risultati sportivi sono considerati molto importanti per la fama della scuola, infatti quando i miei compagni di classe hanno saputo che mi ero qualificato tra i tre migliori della scuola si sono subito complimentati tantissimo con me, bombardandomi di
19 domande sulle tecniche che uso durante le competizioni. Lo sport è talmente importante che le scuole sono organizzate per incentivare al massimo i ragazzi a praticarlo. Bisogna infatti sapere che io non mi trovo in una scuola ‘facile’, basta controllare sulle classifiche americane per scoprire che la mia high school è una delle migliori degli Stati Uniti, ma tutto è gestito in modo tale che per noi ragazzi sia possibile studiare senza rinunciare alle attività sportive extra scolastiche. Io infatti non ho nessun compagno che non faccia un qualche sport e a scuola ogni giorno sono previste una o due ore di ‘prep’ che servono agli studenti per finire i compiti o ripassare prima dei vari test. Sono ore libere, nel senso che chi vuole può anche fare altro, ma anche per me sono fondamentali per recuperare tutto quello che non riesco a fare durante il giorno per via degli allenamenti. Il metodo scolastico americano è totalmente diverso dal nostro anche per quanto riguarda il rapporto tra insegnanti e studenti perché qui c’è
una grande apertura al dialogo e allo scambio di idee e quando si hanno delle difficoltà è sempre possibile, durante i cosiddetti ‘flex', prenotare un’ora con i vari insegnanti per risolvere i problemi insieme. I ‘flex’ sono infatti ore che vengono offerte dai professori ogni giovedì per parlare con il singolo studente, aiutarlo a superare le sue difficoltà o anche solo approfondire con lui degli argomenti. Sarebbe davvero bello se esistesse qualcosa di simile anche in Italia e spesso penso che la scuola perfetta sarebbe un mix tra il sistema americano e quello italiano. Tra l’altro ho anche saputo che i professori americani guadagnano molto rispetto a quelli italiani e forse anche per questo motivo si sentono più considerati e quindi felici di insegnare. Per il resto comincio a fare il conto alla rovescia per il mio ritorno a casa, da una parte mi sento davvero triste all’idea di lasciare gli Stati Uniti e dall’altra ho ovviamente molta voglia di rivedere la mia famiglia e i miei amici. In maggio mi aspetta ancora l’evento a cui tutti gli studenti americani ‘senior’ non vedono l’ora di partecipare: il ‘prom’ ossia il ballo scolastico più importante dell’anno!! Ma di questo vi racconterò la prossima volta .. don’t miss it! Federico Capra, 4DRIM
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GRUPPO DI LETTURA DEGLI STUDENTI Un disegno ispirato al romanzo di Bernardine Evaristo RADICI BIONDE Nel mondo raccontato da Bernardine Evaristo in Radici Bionde, a essere vittime della tratta di schiavi sono i bianchi (bianki), mentre i neri (nehri) hanno fondato l’impero coloniale di Grande Amblossa a partire dalla Gran Bretagna. La protagonista, Doris, è una donna di origini inglesi strappata alla sua famiglia e alla sua patria in giovane età e ridotta in schiavitù dai nehri. Dopo un’adolescenza e una prima età adulta vissuta all’insegna di una rassegnazione quasi completa, Doris decide di riconquistare finalmente la libertà tanto desiderata. Ho deciso di racchiudere il profondo significato di questo libro in un disegno, perché penso che ci siano ben poche parole da dire che non siano già state dette nel libro. Per una ragazza come me è difficile comprendere fino in fondo quanto pesante possa essere un commento razzista per una persona di colore. Certo, ognuno di noi, bianco, nero, giallo o blu che sia, ha ricevuto qualche commento non desiderato nel corso della sua vita, perché apparentemente il genere umano non è in grado di farsi gli affari propri, eppure ci sono delle radici così profonde dietro al pensiero razzista che è davve-
ro tremendamente inquietante pensare a quante persone nel corso dei secoli siano state giudicate sulla base di niente e, peggio ancora, a quante persone abbiano dovuto subire impotenti il peso dell’ignoranza.
Questo libro mi ha fatto realizzare a quanto influente possa diventare una forma di pensiero, soprattutto quando si trasforma in qualcosa di concreto. Sono combattuta se sia il concretizzarsi o l’influenza del pensiero ad essere il problema, forse lo sono entrambi, anzi, sono uno la conseguenza
dell’altra; per esempio, sicuramente non è stato un singolo uomo a dare inizio al mercato umano. Quando sento un commento razzista, ora non posso fare a meno di pensare a quante persone hanno sofferto e sono state uccise a causa di quello stesso modo di vedere le cose. Mi rendo pienamente conto di quanto una frase e, di conseguenza, il concetto celato dietro di essa, possa portare il peso di tante vite. Ho deciso di rappresentare questi miei pensieri con il disegno di un busto umano colorato, scelta stilistica abbastanza ovvia in questo contesto. L’ho lasciato senza volto perché, non sapendo se rappresentare un viso nostalgico di una realtà che ancora non c’è, oppure un viso raggiante e fiero del colore della sua pelle, ho pensato fosse giusto lasciare la libertà di immaginare entrambe le varianti. Noi non siamo tutti uguali: siamo fatti della stessa materia, ma siamo tanti individui diversi e unici, ed è questo che ci rende chi siamo. Fermarsi all’apparenza è come giudicare un portagioie senza però aprirlo e vedere cosa contiene. Chiara Zambelli, 3°AT
Dominique Marsiglia 3° BT
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TERRA, no hay fronteiras
Sono una fan di Sanremo sin da bambina, quindi non è difficile dedurre che per me maggio sia il “mese dell’Eurovision”. Per chi non lo sapesse L’Eurovision Song Contest è un festival musicale internazionale, organizzato annualmente dai membri dell’Unione Europea di radiodiffusione. Per scegliere i propri rappresentanti ogni paese ha la propria modalità e, come in Italia c’è Sanremo, in Spagna il vincitore del Benidorm Fest gareggerà all’Eurovision. La vincitrice di quest’anno è Chanel Terrero col suo brano “SloMo” che, secondo le opinioni condivise con i miei compagni, non è lontano dallo stereotipo e dalle aspettative. In classe abbiamo analizzato un’altra canzone, “Terra”, del gruppo folk galiziano Tanxugueiras, for-
mato da Olaia Maneiro, Sabela Maneiro e Aida Tarrío. È un testo a dir poco rivoluzionario, non solo per la musica con influenza sia tradizionale che contemporanea, ma soprattutto per il messaggio di libertà e uguaglianza che vuole trasmettere. Un’interessante scelta per evidenziare questo concetto è la frase “non ci sono confini”, tradotta in tutte le lingue della Spagna: No hay fronteiras Ez dago mugarik No hi ha fronteres Nun hai fronteres No hay fronteras Come anche il gruppo dice, la moltitudine di idiomi è una grandissima forza, e riconoscerlo non rende la persona meno galiziana o meno spagnola. Questa canzone poteva essere un’importante svolta per la Spagna, per mostrare le sue diverse sfumature e far conoscere questa cultura. “Terra” è un urlo rivoluzionario, è un «Noi siamo qui e ci facciamo sentire». Un ringraziamento speciale ad Andrea Alberti che ha tenuto questa lezione, ispirandomi a scrivere questo articolo. Ilaria Piceni, 3DL
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ANIME COMICI E per l’ultimo mio articolo di quest’anno, vor-
mico:
rei lasciarvi con un sorriso e proporvi il genere commedia, un genere che vi lascerà il buon
1 Nanbaka (il mio pr efer ito)
umore, anche in queste giornate di maggio così
2 La via del grembiule
piene.
3 Nichi Jou
Gli anime di genere “comedy” sono, senza
4 The Disastrous Lite of Saiki K.
dubbio, tra i prodotti più apprezzati dagli ap-
5 Asobi Asobase
passionati di animazione. Se è certamente ado-
6 Grand blue
rato dai giapponesi, il loro stile di comicità,
7 Sakamoto desu ka
bizzarro e demenziale, è anche parecchio ama-
8 Gintama
to da noi occidentali.
9 K-On
La trama è stravagante, a volte elaborata; i per-
10 Watamote
sonaggi sono buffi e le dinamiche spassose. Il contesto può essere vario, immaginario o reali-
Grazie per aver letto il mio lavoro nel corso di
stico, ma in ogni caso, questo genere darà vita
questi mesi e con la speranza di avervi convinto
alle vostre risate e le vicende riusciranno sem-
ad esplorare nuovi generi d’animazione, vi au-
pre a coinvolgervi.
guro per un’ultima volta una buona visione!
In questo articolo, vi propongo una lista di alcune delle migliori serie anime di stampo co-
Elisa Senes 3° CR
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Legge 107 / 2015
Bucateeni 4° DR
Invitiamo tutti gli studenti del nostro Istituto, che dal 23 maggio saranno impegnati ad affrontare il periodo di Alternanza Scuola Lavoro, a raccontarci la loro esperienza con l'augurio che, a differenza di quanto raccontato nella vignetta, si riveli per loro utile e stimolante. Inviate pure i vostri scritti a lunarfollie@lunardi.bs.it Li pubblicheremo nei prossimi numeri. La Redazione