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I somellier e le storie in bottiglia

Il gran corpo diplomatico toscano I sommelier e le storie in bottiglia

di Tommaso Ciuffoletti Illustrazione di Costanza Ciattini

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Credo che l’Italia potrebbe con minor danno rinunciare al proprio corpo diplomatico, piuttosto che ai sommelier toscani. Ed è una cosa di cui sono assolutamente convinto. Perché forse non ve ne siete mai accorti, non c’avete mai pensato e magari non ve ne frega neanche niente, ma in Toscana e a Firenze in particolare, si costruisce ogni giorno un pezzettino di quella grande impalcatura che regge ancora, nel mondo, il mito della Bella Italia, della bella Toscana e della bella Firenze. E ci potrà far ridere, magari un po’ indispettire, la rappresentazione cartolinesca che a volte viene data di casa nostra, ma è ciò che più di ogni altra cosa tiene in piedi tanta parte del nostro paese, della nostra regione e della nostra città. Dà lavoro, crea ricchezza, produce valore. E purtroppo questi giorni di nuovi lockdown, non sono giorni facili. Di recente Alessandro Tomberli, direttore di sala all’Enoteca Pinchiorri, è stato premiato come sommelier dell’anno da una rivista online, ma è solo uno dei nomi che si potrebbero fare di coloro che, parlando di vini a clienti di varia provenienza, raccontano storie e territori e contri- scrive un nome, forse anche il nome di un buiscono ad arricchirli di sogno. Che poi luogo e magari ci si accompagna anche è la parte decisiva di tutta quella vicenda un disegno, allora si sta iniziando a racche si chiama vino. contare una storia. E se quella storia è Perché se il vino fosse solo quello che c’è una bella storia e magari anche una storia dentro la bottiglia sarebbe solo gioia, eb- antica che tira in ballo re, regine, pirati, brezza (che comunque non è poco e che santi, poeti e navigatori, allora in quella Dio benedica Bacco), bottiglia non c’è più solo sbornia o alcolismo. E succo d’uva fermentato. questo vale sia per il vino del contadino, che per quello promosso dalla più raffinata strategia di marRaccontano storie e Se c’è una bella storia, serve però anche qualcuno che la conosca e che la sappia raccontaketing. Perché anche per mio nonno il suo vino era il migliore di tutti, perché lo faceva lui. E magari dentro la bottiglia c’era pure qualcosa che a un territori e contribuiscono ad arricchirli re. E non è così semplice. Perché ci sono tantissime belle storie, tante quante sono le diverse etichette di cantine che, a volte, ne tengono a centinaia. E certo punto diventava si- se ancora non vi sembra mile all’aceto. Ma quello che c’era den- complesso, tenete presente che ci sono le tro non conta. E la stessa cosa, per motivi diverse annate e che ogni annata è diversa diversi, si può dire di quei vini che costano a seconda dei diversi luoghi. Fatto bene, migliaia di euro. Quel prezzo non è dentro non è un mestiere facile. la bottiglia, in forma di 75cl di succo d’uva Ecco perché credo davvero che l’Italia fermentato e invecchiato. potrebbe con minor danno rinunciare al Certo il vino è succo d’uva fermentato e proprio corpo diplomatico, piuttosto che (più o meno) invecchiato e fa la sua dif- ai sommelier toscani. E comunque, anferenza che sia ben fatto o meno, ça va che per me, il vino del mi’ nonno era sans dire. Ma se quel vino lo si mette in il migliore di tutti. una bottiglia e su quella bottiglia si mette un’etichetta. E se su quell’etichetta si

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