Decoriamo la Pasqua in modo naturale testo e illustrazione di Marianna Piccini
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prile. La Pasqua si avvicina e i negozi si riempiono di decorazioni in poliestere e uova di cioccolato avvolte in enormi fogli di plastica non riciclabile. Diciamocelo, dal punto di vista ambientale non proprio il massimo per festeggiare una festa che simboleggia la vita e la rinascita. Ma non preoccupatevi, se state cercando un’alternativa a questo tipo di uova e/o decorazioni siete nel posto giusto. Oggi infatti vedremo insieme come tingere in modo naturale le uova di gallina (meglio se bianche e biologiche) che potranno poi essere usate sia come decorazione che come ottimo spuntino. I colori che si possono ricavare con le piante sono davvero tanti, vediamoli insieme. Per tingere le uova di giallo vi basterà immergerle per 30/60 minuti in un bicchiere con acqua e polvere di curcuma, per tingerle di rosa in un infuso freddo molto forte di karkadè o nel succo di barbabietola rossa, per tingerle invece
di viola/celeste nel succo di mirtillo, mentre il colore verde lo potete ottenere da un decotto di ortica o spinaci. Se volete usarle come decorazione, una volta tinte con infusi freddi e lasciate asciugare, dovete svuotarle. Con una puntina o un ago praticate due forellini, uno su ogni estremità. Facendo attenzione a non rompere l’uovo soffiate da uno dei due fori fino a che dall’altro non uscirà il liquido interno che potete poi riusare per preparare una gustosa frittata. Potete anche sperimentare con impronte di fiori e foglie facendo aderire queste ultime all’uovo e inserendoli in una calza leggera di nylon per tenerli insieme durante la tintura. Una volta svuotati potete usarle come preferite, appese a dei rami freschi in un vaso formano ad esempio un bellissimo centrotavola. Se invece volete usare le uova come spuntino potete bollirle direttamente nel colore - sono tutti colori naturali che possono essere ingeriti senza problemi - facendole diventare sode oppure svuotarle come spiegato prima e poi riempirle di cioccolata liquida da uno dei due forellini praticati. Insomma, siate creativi!
IL MIGNOLO VERDE: DIECI PICCOLE PIANTINE illustrazione e testo di Walter Tripi
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ero è che in questa rubrica si vuole diffondere, e non reprimere, la voglia di cimentarsi con le piante, i fiori e tutto ciò che la natura, spinta da qualche accorgimento dell’umano mignolo, può regalarci. Altrettanto vero è che amiamo la verità e, più ancora, siamo dannatamente affezionati alle curiosità. Dunque eccoci a svelare qualche retroscena di quelle belle piante d’appartamento che sembrano tanto innocue ed eleganti quanto l’Inghilterra di Agatha Christie... prima che ci scappi l’intrigo. Il rosa oleandro, così romantico, contiene in ogni sua parte glicosidi tossici per gli umani: senz’altro da non ingerire, e ancor meno da bruciare, fosse anche per fare un dispetto al vostro ex. Altrettanto amato per gli appartamenti è l’Asparagus, con le sue chio-
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me fluenti e puntute: in questo caso, a causa della saponina, può essere dannoso per cani e gatti e far passare qualche fastidiosa ora sul water a voi. La Dieffenbachia è una pianta il cui nome potrebbe non dirvi niente, ma che con tutta probabilità avrete incontrato: cattura tipicamente l’occhio di mamme e nonne nei negozi di giardinaggio per arredare qualche bell’angolo di casa. Quale potrà mai essere il problema, dunque? Semplice: i cristalli di ossilato di calcio, che possono provocare, se ingeriti, dall’intorpidimento fino ai problemi respiratori. E ancora a proposito di mamme e nonne: dite la verità, anche alle vostre piacciono da morire le azalee giusto? Come dar loro torto. L’importante è non ingerirne le foglie: infiammazioni, convulsioni, in qualche caso si può
addirittura arrivare al coma. Simili, se non peggiore, le stelle di Natale. Ma qual è dunque l’obiettivo finale di questo pezzo? Consigliare forse di lasciar perdere il verde in casa? Giammai: semplicemente, suggerire attenzione e approfondimento, nonché confermare ciò che già sapevate e cioè che anche le cose più belle possono sempre nascondere qualche insidia. Un buon inizio, per mettersi al sicuro, è non pretendere di mangiarle.