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Bambina
Racconto
Bambina
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Lucia COLARIETI
“I sogni sono i ricordi che l’anima ha del corpo” (J. Saramago – “Il Vangelo secondo Gesù Cristo”) “Il vangelo secondo Gesù Cristo”, “Il vangelo secondo Gesù Cristo”,
La bambina giaceva silenziosa nella culla dopo tanto piangere, inerme e tenera girava lo sguardo su Maria che si affacciava alle sponde. La donna sentì stringersi il cuore nel vederla, avrebbe tanto voluto darle di più. La prese tra le braccia, ma la bimba le aveva ormai dimenticate, cercò di stringerla a sé, ma la piccola non sapeva più come abbandonarsi su un seno caldo e accogliente. Nella mente della
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donna il tempo passato era confuso, sentiva di essere stata assente ma i motivi le erano vaghi, rifiutava quasi di ricordare una qualche ragione più importante di dare cure a quella creatura. Un’oscura oppressione le invadeva il cuore mentre cercava di ritrovare gesti di affetto, di ricostruire il dialogo interrotto ma, come una bambola, il corpicino non reagiva alle carezze e ai baci. I giorni perduti la assillavano, si consolava pensando di poter recuperare, progettando giochi e passeggiate, immaginando mattine e pomeriggi, e notti ricche di attenzione, di contatto, di ascolto … il suono della sveglia la colse in quel desiderio di redenzione, nel territorio di mezzo tra la veglia e il sonno l’immagine di quella piccola triste non l’abbandonava.
Si alzò dal letto e aprì la finestra, entrarono raggi di sole luccicanti ma la piccola era lì, a chiederle aiuto. Maria non si soffermò a pensare, la sua attività frenetica iniziava già dalle prime ore del mattino, non poteva permettersi di perdere tempo. Il programma della giornata era ininterrotto, fino a sera, doveva occuparsi della sua famiglia. Davanti allo specchio, nei pochi minuti che dedicava a se stessa giusto per provvedere al minimo indispensabile, la sua mente correva ai mille impegni da svolgere ma, nell’alzare lo sguardo incontrò gli occhi della piccola che la imploravano. Stamattina devo concentrarmi meglio, pensò Maria, e subito uscì nel corridoio per dirigersi nella stanza dei bambini e svegliarli. Le toccava quell’ingrato compito di tirarli giù dal letto, incitarli a fare presto e, dopo aver preparato le merende, controllato le cartelle e fornito cappotti e sciarpe, spedirli a prendere lo scuolabus che li aspettava. Era solo l’inizio, seguiva la predisposizione del pranzo, il veloce riordino delle stanze, qualche lavatrice da stendere, raccogliere o far partire. A quel punto, già stanca, Maria prese l’auto e, sfidando il folle traffico cittadino, raggiunse il posto di lavoro. Era entrata piena di belle
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speranze in quell’azienda ma aveva dovuto riporre ambizioni e speranze per rassegnarsi ad un compito banale e ripetitivo. Alla fine delle otto ore si sentiva svuotata e non aveva neanche voglia di tornare a casa, la aspettavano altre ore di lavoro. Nei primi tempi aveva mantenuto le abitudini della sua gioventù, la palestra, il parrucchiere, le amiche, ma poi il tempo a disposizione era diventato sempre meno, era mamma e moglie senza tempo per il resto.
Quella sera si sentiva ancora più stanca, forse perché prima di rientrare era anche passata dai suoi genitori per vedere se avessero bisogno di qualcosa. Il pensiero dei compiti dei figli e della cena e del resto della casa da riassettare le risultava davvero pesante. Come sempre, fece appello al suo senso del dovere e navigò dritta verso l’ora di coricarsi provvedendo a tutto quello che serviva. Nella casa ormai silenziosa, mentre tutti già dormivano, dopo aver rimboccato le coperte ai bambini, controllato l’acqua alle piante, chiuso tutte le finestre, aver raccolto i giocattoli dal corridoio e aver scritto la nota della spesa, Maria entrò nel bagno per prepararsi ad andare a dormire.
Sotto la luce sullo specchio il suo viso appariva ancora più scavato e pallido, i capelli raccolti alla meglio e la mancanza di un filo di trucco accentuavano l’immagine di trascuratezza, lei si osservò con un po’ di pietà per se stessa e, mentre lo faceva, il suo sguardo, nello specchio, incrociò quello della bimba. La guardava, lì di fronte a lei, occhi negli occhi e una richiesta urgente: prenditi cura di me. Il pensiero, in quel momento le si affacciò alla mente con chiarezza, lo sguardo triste era il suo. Quando era successo che aveva abbandonato la cura di se? Il suo cuore si intenerì fino alle lacrime e mentre comprendeva chi aveva bisogno del suo affetto lo sguardo nello specchio iniziò a sorridere!
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