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Eroi di tutti i giorni
La Spezia, parete centrale del Muzzerone. Un arrampicatore rimane vittima di una caduta di sassi. È una lotta contro il tempo prima che subentri la sindrome da imbraco [schiacciamento dei grossi vasi che porta ad una insufficienza cardiocircolatoria], quindi morte certa. I tecnici operativi del Nucleo SAF vengono allertati e si recano sul posto per il recupero in parete. Il tempo stringe, gli operatori predispongono l’attrezzatura per la calata controllata e l’imbarellamento del ferito, ancora privo di sensi. E questa è soltanto una tra le simulazioni a cui abbiamo assistito.
Perché, diciamoci la verità: I Vigili del Fuoco affascinano. A sirene spiegate arrivano, pronti a prestare soccorso e assistenza in ogni scenario. Il personale italiano, poi, è tra i più qualificati e preparati al mondo.
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Spesso si dà per scontata la professionalità, senza soffermarsi sull'alta specializzazione che gran parte di loro ha acquisito, per senso del dovere o più semplicemente per passione personale. Perché i vigili del fuoco non spengono solo incendi o salvano i gattini sugli alberi. Si addestrano, svolgono impegnativi corsi organizzati internamente dai comandi e si preparano per garantire soccorso in ogni situazione. Le alte specializzazioni sono molteplici: SAF, NBCR, SAPR, USAR,
TAS, CRA sono solo alcuni degli acronimi che descrivono le competenze all’interno del
Corpo.
di Luca Lemma
Alla scoperta delle alte specializzazioni dei Vigili del Fuoco
L’iter per arrivare alla certificazione è lungo e graduale. Tutti gli operatori si addestrano in ambienti o simulatori ricreati ad hoc, veri e propri fiori all'occhiello delle esercitazioni di soccorso, volti ad accrescere la preparazione delle squadre. Per capire meglio questo tipo di formazione, siamo andati a visitare una delle eccellenze dislocate sul territorio, il comando di La Spezia. Qui è presente un simulatore di incendio navale, imponente opera ingegneristica alimentata a GPL, unica nel Nord Italia e una delle quattro presenti in tutta la Penisola [le altre sono a Roma, Brindisi e Gioia Tauro ndr]. “Il nostro simulatore è molto operativo a livello nazionale e internazionale. Sta lavorando tanto negli ultimi anni, abbiamo avuto un’intensa attività che coinvolge tutti gli effettivi del Nord Italia, ma non solo. Abbiamo svolto esercitazioni con squadre croate e slovene in merito all'attività addestrativa internazionale NAMIRG (North Adriatic Maritime Incident Response Group), per il rischio di incendi navali nell'alto Adriatico” - dichiara il Comandante dei Vigili del Fuoco di La Spezia Dott. Ing. Leonardo Bruni, aggiungendo - “Il fatto che sia una nave non preclude altre occasioni
di addestramento e di specialità; perché, in realtà, l'incendio in ambiente confinato - che può essere di tipo industriale o civile - ha le medesime caratteristiche: ambienti bui con il fumo, stretti, con alte temperature; dunque l’apprendimento attraverso questo strumento è una scuola che vale per la formazione completa dei Vigili del Fuoco”. Non si tratta solo di un addestramento in ambiente marittimo, è versatile per diversi scenari. Ed è per questo che il simulatore è diventato un vero e proprio campo prove, dove vengono testate anche la vestizione e gli autoprotettori per svolgere un tirocinio della durata di una settimana, molto realistico. “Abbiamo voluto arricchire il sistema nave con il sistema dei cunicoli, che diventano percorsi di simulazione di soccorso in ambienti confinati, anche sotto le macerie (entrare nel tubo è un po' come entrare sotto le macerie di un terremoto). Si può addirittura mettere il fumo dentro al cunicolo. Poi il pozzo, che è l'ultima realizzazione e che stiamo ancora
migliorando, è la simulazione di un soccorso in verticale, in un ambiente stretto. Insomma, tutte quelle occasioni che ci vedono impegnati nella realtà”. Il Comandante Bruni ci spiega l’importanza dell’alta preparazione e delle specializzazioni che il personale operativo deve svolgere e a cui ambisce: “È un metodo di crescita, un modo di mettersi in discussione. Un Vigile del Fuoco è colui che vuole per sua vocazione, per DNA, portare soccorso nel modo migliore, aspira ad acquisire tutte le competenze utili, persino le più estreme. È il logico sviluppo della nostra carriera”. E se le specializzazioni sono numerose, diverse tra loro, forse la più ambita resta quella del SAF (Speleo Alpino Fluviale) dove, con l’ausilio di tecniche speleo alpine, gli operatori prestano soccorso alla persona in ambiente confinato: da una parete montana al soccorso in spazi confinati. Questa tecnica, nata agli inizi degli anni 2000, è suddivisa in due gradi, il basico e l'avanzato. “Sono corsi molto tecnici, per i quali occorre la massima preparazione e prestanza fisica”. Il Comando di La Spezia è ben ferrato in questo settore, sia per la conformazione geografica del territorio adiacente, sia per il numero di istruttori nell'ambito del settore SAF, e più in generale nell’ambito degli istruttori professionali. Significa la parte navale e quella del soccorso tout court. Se il soccorso in verticale, le calate e le attrezzature di derivazione alpinistica affascinano gli operatori, nel corso del tempo si sono aperti nuovi scenari, anche grazie alla tecnologia. Nel 2016, durante il terremoto di Amatrice, la passione e preparazione personale di alcuni operatori ha fatto sì che questo nuovo modo di affrontare la ricerca prendesse vita. Il Nucleo SAPR (Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto), in particolare, è composto da personale specializzato nella ricerca di persone, o cose, in diversi scenari. I piloti abilitati affrontano un lungo corso di formazione: sei settimane per quella di base, più altre cinque presso l'aeronautica militare. Perché sì, i droni pilotati da questo Nucleo sono "aeromobili di Stato", autorizzati a sorvolare spazi aerei, e come tali soggetti a normative e leggi specifiche.
Credit: Jamie Robert Othieno #jamierobert | @jamierobert www.jamierobert.com
L'equipaggio di terra, quando si alza il drone, è composto da pilota e copilota, quest'ultimo pronto a intervenire in caso di necessità e riportare a terra l'aeromobile. Attualmente il Nucleo è richiesto e impegnato in molti fronti: nel 2020 le ore in volo (tra operazioni e addestramenti) sono state circa 980. Tantissimi i campi d’impiego: dalla ricerca di persone disperse, al controllo perimetrale di un incendio boschivo, passando per la mappatura di una zona sismica e per la fotogrammetria con cui si ricostruiscono in 3d strutture storiche e cedimenti strutturali. Questi sono solo alcuni dei campi d’intervento dei Vigili del Fuoco italiani, senza dimenticare gli ambiti del soccorso acquatico e alluvionale, della ricerca e del recupero dei dispersi in ambito urbano, del nucleo NBCR (nucleare - biologico - chimico - radiologico), il Servizio di Topografia Applicata al Soccorso e i nuclei di ricerca e soccorso mediante mezzi speciali. Tutte preparazioni, queste, che dimostrano la dedizione e la passione con cui i vigili del Corpo Nazionale svolgono il proprio lavoro, consci dei rischi e dei sacrifici.
GLOSSARIO
CRA (Contrasto Rischio Acquatico): assicura una efficace e precoce risposta operativa nelle emergenze con scenari di rischio acquatico.
USAR (Urban Search And Rescue):
squadre abilitate alla ricerca e recupero in ambiente urbano.
TAS (Topografia Applicata al Soccorso):
servizio per il monitoraggio delle operazioni tramite approccio geografico. SOCCORSO ACQUATICO: si occupano di salvataggi tempestivi in acqua cooperando spesso con i sommozzatori.
SAPR (Sistema Aeromobili a Pilotaggio
Remoto): piloti di Droni usati per le operazioni di ricerca in aree estese, remote o ostili. SAF (Speleo Alpino Fluviali): nuclei operativi di soccorso che usano strumenti e procedimenti di derivazione Speleo-Alpinistica.
SCTS (Servizio Trattamento Criticità
Strutturali): gestione di problematiche riguardanti l’edificato in condizioni di emergenza. NAUTICI: specialisti che intervengono in ambito portuale. NUCLEO ELICOTTERI: utilizzati dalla ricerca/salvataggio di persone alle operazioni di spegnimento di incendi. NUCLEO CINOFILI: unità di soccorso per la ricerca di dispersi in superficie e sotto le macerie con l'ausilio di cani.
NBCR (Nucleare Biologico Chimico
Radiologico): per la gestione di emergenze legate alla presenza di sostanze pericolose, in particolare radioattive e il monitoraggio ambientale. NEVE GHIACCIO: soccorso in ambienti montuosi e in caso di valanghe. SOMMOZZATORI: si occupano della ricerca di persone disperse ma anche di veicoli e simili fino a 50 mt di profondità.
FOCUS
Il simulatore navale
Credit: Damaride Arzà #damaridearza | @damaridea
In alto a sinistra: Una squadra in esercitazione attacca l'incendio nel simulatore. A destra: il funzionario responsabile nella cabina di comando, da cui si pilotano gli incendi e si controlla la sicurezza degli operatori. In basso a sinistra: Un vigile, con l'ausilio di un termoscanner, ispeziona l'ambiente circostante.
MODA E SIGNIFICATI
Il caso di Gucci e Harry Styles
di Priscilla Lucifora
Cosa distingue la moda dal semplice abbigliamento? La ricerca costante del concetto, non è un segreto. La moda, negli anni sempre un po’ sottovalutata e messa da parte, sminuita e trascurata, tacciata di frivolezza e di utilitarismo, cerca di guadagnarsi un posto tra le arti con le unghie e con i denti e lo fa ammantando di significati superiori e trascendenti le sue creazioni, sfiorando e sfidando l’arte pittorica e la scultura prima e il cinema e la musica poi. Quello che porta alla creazione del concetto, per un brand di alta moda, è un percorso complesso e stratificato, composto da tanti elementi, ed è sempre profondamente legato a un designer e all’uso che il designer fa della storia della maison. Una volta costruito, ammanterà l’identità della casa di moda da capo a piedi, si rifletterà nella scelta delle location per eventi, sfilate e campagne, nella scelta dei testimonial e, ironicamente per ultimo, nella creazione dei capi vestimentari. È il mood, è l’aura, è la fotografia di un momento preciso nella storia di un nome, e influenzerà chi verrà dopo. Quando è congegnato bene, il concetto si trasforma magicamente in storytelling. A volte, la ragione d’essere di un brand viene cercata nel passato, nell’archivio, nel fondatore.
È quello che ha fatto Karl Lagerfeld fin dal 1982, quando ha preso le redini della maison francese per eccellenza, Chanel. Individuando e mescolando i codici di Coco ha creato un linguaggio, un alfabeto di elementi da mescolare e comporre, che non ha ancora smesso di sorprendere ed è ancora in uso. La donna Chanel non ha bisogno di cercare le motivazioni del suo essere in luoghi trascendentali e lontani: suo status si spiega in se stesso, forte, imbronciato, misterioso, cocciuto. Kristen Stewart ne è il volto forse più azzeccato del decennio.
Gucci sceglie la strada più affascinante e ambigua, quella del pastiche
Altre volte, invece, nella ricerca del concetto si parte dal rifiuto di tutto quello che c’è stato prima. Pensiamo al Dior di John Galliano, con la sua dirompenza politicamente scorretta che lo ha inciso a fuoco, indelebilmente, nella storia dell’alta moda. Il caso che prendiamo qui in esame, quello della casa di moda fiorentina Gucci, sceglie una terza strada, forse la più affascinante per la sua ambiguità: quella del pastiche. La visione di Alessandro Michele, nominato direttore creativo nel gennaio del 2015, è una foresta fatata senza spazio e senza tempo, in cui creature sovrannaturali e senza genere vivono in armonia con api, leoni, leopardi e soprattutto serpenti, che Michele definisce “gli animali più ambigui di tutti”: ambigui come la sua estetica. Le sue ispirazioni sono teatrali, labirintiche, stratificate, postmoderne e molteplici: dal barocco agli anni ‘70, passando per il mito greco e latino e per la città di Roma in toto, senza dimenticare del mondo bucolico, delle sale da ballo e dell’ambiente scolastico statunitense dell’immaginario comune, quello dei nerd, dei geek e degli hipster, i suoi protagonisti assoluti. Questo salto creativo, che ha proiettato Gucci in uno spazio completamente diverso rispetto al passato, ugualmente distante sia dal glamour estremamente erotico e sleek di Tom Ford sia dalla fantasia floreale di Frida Giannini, ha fatto scatenare gli esperti di moda. La sua operazione è stata analizzata nei minimi dettagli, scomposta, discussa. La sua influenza è stata immediata e travolgente. A 5 anni dal suo debutto, si fa fatica a ricordare cosa ci fosse prima. Nel febbraio 2016 il Guardian parlava di “abiti che guardi per la prima volta e istantaneamente senti di averli sempre voluti. Michele inizia trend che hanno un appeal di massa. Forse non avete mai sentito parlare di lui, ma se i vostri occhi sono stati catturati da una gonna a pieghe o da una blusa con fiocco negli scorsi mesi, allora siete sotto il suo potere”. Angelo Flaccavento in un articolo per Uomo Vogue del gennaio 2020 lo definisce: “un ubermassimalista, un cantastorie nato, colui che ha trasformato Gucci in un luogo eccentrico costruito su un bric-à-brac di questo e quello: un locus amoenus pesantemente profumato di vintage, un laboratorio dove forme e stili sono scelti dall’intera storia della moda e del costume”. La sua scelta in fatto di testimonial è stata, come il resto della sua direzione creativa, in larga parte abile e azzeccata, un ulteriore mattoncino nella creazione della sua legacy, una pesca a strascico nel mondo della musica, del cinema, della moda, ma anche del diverso, del non conforme, dello scomodo. Il rischio di immergersi in un’estetica così prepotente per natura, però, è di essere risucchiati completamente da questo turbine di immagini e di uscirne fantocci anni '70, bambole del trasgressivo e del gender bender; passive, che non riflettono nulla se non lo storytelling che Gucci gli ha cucito addosso. Un rischio doppiamente grave, se consideriamo che il designer ci tiene particolarmente a legare alla maison personaggi particolari, che hanno fatto dell’espressione di sé, senza vincoli e senza paura, la loro bandiera. Michele ha selezionato tra le sue muse la cantante folk Florence Welch, la modella Hari Nef, l’attrice Dakota Johnson, Lana Del Rey, Jared Leto, Ellie Goldstein e Armine Harutyunyan. Personaggi che nella maggior parte dei casi erano esteticamente fortemente connotati anche in precedenza, e che in qualche modo si sposano benissimo con il concetto del brand, collocandosi con facilità nella visione sfaccettata del creativo e che ne rispecchiano gli angoli più reconditi, creando uno scambio alla pari tra la loro estetica e quella di Gucci. Non con tutti i testimonial, però, si è realizzata questa armonia di significato e significante, e il risultato, a volte, è molto diverso.
Credit: Luca D'amelio
Due esempi? Achille Lauro e Harry Styles. Entrambi cantanti, italiano uno e inglese l’altro, questi due giovani uomini esemplificano alla perfezione il rovescio della medaglia del modello Gucci. Dove ricercare le responsabilità di questo spiacevole appiattimento, quasi una zombificazione del concetto, che trasforma giovani personaggi pieni di potenziale in cartelloni pubblicitari ambulanti? Abbiamo già rilevato la naturale prepotenza dello storytelling made in Gucci. Un altro responsabile, però, potrebbe essere l’identificazione completa di questi artisti con il brand, utilizzato come copertina di Linus per nascondere, forse, una mancanza di contenuti reali o di una strategia di comunicazione e d’immagine personale, forte e strutturata. A dare il colpo di grazia, infine, un modo tutto social di vivere la moda e i personaggi celebri ad essa connessi assolutizzandone significati e messaggi e facendone rimbalzare le immagini nell’etere a una velocità spropositata. Una modalità che i brand sfruttano, ma che sul medio lungo periodo va tutto a scapito dei testimonial e, forse, anche dei marchi stessi, che risultano ripetitivi e stancanti, e in ultima analisi forzati, agli occhi degli utenti. Il futuro di questo modello sembra segnato. Le soluzioni possibili sono molteplici. Senza giungere agli estremi, basterebbe creare maggiore equilibrio, rifuggendo le sovrapposizioni totali, scegliendo testimonial più autonomi e meno bandiere.