REM #4 Smiljan Radic

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Smiljan Radic




SMILJAN RADIC Chile


REM asks to Smiljan Radic via E-mail Monday, 25 August 2014 14 questions

Smilian Radic - Questa risposta suppone che io abbia chiaro il problema, ma io non ricerco niente, faccio delle cose. Sono più operativo che ricercatore. Più costruttore che architetto. REM - Dopo diverse Biennali che celebrano il contemporaneo, “Fundamentals” si concentrerà sulla storia, per un architetto è importante comprendere la storia per vivere con estrema partecipazione la contemporaneità, storia o contemporaneità? Perché questa scelta? S.R. - Più che storia, la MEMORIA. Le parole di Tadeusz Kantor1 ci potrebbero bastare per capire la sua importanza: la memoria è qualcosa di fisico, per tanto connessa all’architettura. La vita è più bella raccontata, nonostante la suora de La Grande Bellezza.

REM - This year, the Biennale exhibition of Architecture “Fundamentals”, will focus on the elements of the architecture used from any architect, always and anywhere. Koolhaas, has ancitipated some of them: door, floor, ceiling. Could you tell us something about the fundamentals of your architectural research? S.R. - In order to answer I should have first clear the issue into my mind. First I don’t do research, I make some things, I’m more operative than a researcher. More like a builder than an architect. REM - After different architectural exhibition that celebrate the contemporary, “Fundamentals” will focus on the history. For an architect, between history and contemporaneity, which is important to understand the history to live with extreme attention the contemporaneity? and why? S.R. - More than history, the Memory, the explanation about memory of Tadeusz Kantor1, could be sufficient to understand its importance. Memory is something physical and therefore related to architecture. Life is more beautiful if it is told, despite the noon of The Great Beauty.

REM - All’inizio del 1900, aveva senso parlare di una architettura nazionale, quindi di architettura ”cinese”, architettura “svizzera”, architettura “indiana”. Cento anni più tardi, dopo due guerre mondiali, diverse velocità di sviluppo e talenti individuali, le architetture che una volta erano specifiche e locali sono diventati globali. L’identità nazionale è stato apparentemente sacrificata alla modernità, oggi 2014 ha ancora senso parlare di architettura “nazionale”?

REM - At the beginning of 1900, it had sense speak of a national architecture, like “Chinese” architecture, “Swiss” architecture, “Indian” architecture. One hundred years later, after two world wars, different speeds of development and individual talents, once the architectures were specific and local have become interchangeable and global. Has the national identity been sacrificed to the modernity? And today, at 2014 does it have sense speak of national architecture?

1. Tadeusz Kantor (Wielopole Skrzyńskie, 6 aprile 1915 – Cracovia, 8 dicembre 1990) è stato un pittore, scenografo e regista teatrale polacco, tra i maggiori teorici del teatro del Novecento.

1. Tadeusz Kantor was a Polish painter, assemblage artist, set designer and theatre director. Kantor is renowned for his revolutionary theatrical performances in Poland and abroad in 20th century.

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REM - La Biennale di Architettura dal tema “Fundamentals”, si concentrerà sugli elementi dell’architettura utilizzati da qualsiasi architetto, sempre e ovunque. Koolhaas ne ha individuati alcuni come porta, pavimento, soffitti. Ci potresti parlare dei fondamentali della tua ricerca architettonica?


REM asks to Smiljan Radic S.R. - In verità io non penso molto a queste cose, non mi interessano i limiti e le comparse, tant’è vero che molte volte mi sento più legato ad architetti australiani, giapponesi e svizzeri e totalmente sconnesso da architetti del Cile o Latinoamericani, e questo non ha tanto a che fare con il tipo di architettura che loro fanno, se non per come loro fanno architettura. È importante il rapporto con la professione più che i risultati ottenuti. Come personaggio mi interessa molto Kiesler2, prima della Endless House.

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REM - Le andrebbe di parlarci della sua tesi di laurea? S.R. - Nella mia tesi di laurea ho fatto un’analisi e una ristrutturazione di un pezzo di città, concentrato in spazio pubblico, un passo pedonale. La cosa divertente é stata che ho iniziato l’analisi in base ad alcuni disegni di flusso delle macchine fatti da Louis I. Kahn e sono finito proponendo qualcosa di graficamente similare a come concepiscono la città i situazionisti, cioè l’opposto. Tutto questo senza però conoscere i situazionisti REM - Al Politecnico di Milano nella scuola di Architettura e Società, c’è un corso di laurea in Architettura Ambientale, secondo lei, che ha una grande esperienza universitaria anche internazionale, uno studente che inizia questo corso, cosa dovrebbe aspettarsi? Secondo lei cos’è l’Architettura Ambientale? S.R. - Non so cosa sia l’architettura ambientale, ma normalmente tutta l’architettura è ambientale. Veramente è da tanti anni che non insegno, penso che sia un po’ noioso e difficile, io non sono professore e per insegnare devi esserlo. 2. Frederick John Kiesler è un architetto austriacoamericano, teorico, scenografo, e artista. Ha cercato di sciogliere la visuale e l’ambiente in uno spazio a flusso libero con la sua “Endless House” (1952).

S.R. - In reality I don’t think so much at these things, I’m not interested in limits and bit players, in fact many times I feel myself more related to Australian, Japanese and Swiss architects rather than to Chilean and Latin-American ones, and this has not so much to do with the type of their architecture, except for the way they do architecture. The connection with the job is more important than the obtained results. As regards people I’m very interested in Kiesler2 before the Endless House. REM - Would you like to tell us about your thesis for Bachelor’s degree? S.R. - In my bachelor degree I analysed and reconstructed a piece of the city concentrated in a public space, a crosswalk. The most funny thing was the fact that I began this analysis on the basis of some flow drawings of the machines made by Louis I. Kahn and I finished proposing something which was graphically similar but in the way in which the Situationists conceive the city, the opposite, and all this without knowing the Situationists REM - At the Polytechnic in Milan, there is a course of degree in Environmental Architecture. according to you, a student that enrols in a course called Environmental Architecture, what thing would wait for him? And what do you think about the Environmental architecture? S.R. - Environmental architecture…I don’t know but usually the whole architecture is environmental. Actually I haven’t been teaching for many years, I think teaching is a little bit boring, I think teaching is very difficult, you have to be professor and I’m not.

2. Frederick John Kiesler is austrian-American architect, theoretician, theater designer, and artist. He sought to dissolve the visual and environment into a free-flowing space with his “Endless House” (1952).



Bus stop, Krumbach, Austria Smiljan Radic


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S.R. - Quando ho dovuto scegliere cosa dovevo studiare. Non sapevo cosa fare. Ho scelto architettura perché disegnavo bene. Non tanto, ma bene. REM - Il The New York Times la definita come una rockstar tra gli architetti3. Noi pensiamo che la sua architettura è una fresca ed emergente rockstar nel panorama architettonico. Da dov’è venuta la tua sensibilità verso il primitivo? S.R. - Queste frasi sono deludenti, parli per ore con dei giornalisti e finalmente ti mettono giustamente dove tu non vuoi andare a finire. Suppongo che la giornalista abbia fatto un gioco di parole con l’uso delle pietre nella mia architettura, è triste, è rock star. I progetti piú conosciuti fanno riferimento a questi elementi naturali, ma molti altri non ne hanno niente a che fare. Il problema più grande del primitivo è che viene considerato come un invecchiamento delle costruzioni nuove. Allo stesso tempo, qualsiasi persona che vede una roccia pensa a qualcosa di primitivo e stabile. I miei progetti giocano con questi luoghi comuni. Adesso proviamo a mettere un circo povero su un tetto di una sala di arte sperimentale, la strategia é più o meno la stessa. [...] REM - Rifugi, case in campagna, architetture create per fuggire dalla città/realtà o per cercare il silenzio? S.R. - Un rifugio può essere usato come vuoi, significa creare una distanza fisica con l’altro. Normalmente si crede che un rifugio faccia riferimento alla cultura locale, che appare naturale del sito. Sembra sempre che esso sia 3. “Smiljan Radic: A Rock Star Among Architects” articolo apparso su www.nytimes.com, sito web del The New York Times il 9 luglio 2014, articolo scritto da Jane Margolies

REM - What made you decide to be an architect? When you has decided to become an architect? S.R. - When I had to choose what to study I didn’t know what to do. I chose architecture because I drew well, not so much but well. REM - The New York Times said you are a rockstar among architects3. And we think your architecture is a fresh emerging rockstar in the location. Where is coming from your sense of primitive? S.R. - Such sentences are disappointing. You talk for hours with journalists and at the end they lead you exactly where you don’t want to go. I suppose the journalist made a word game with the use of the stones in my architecture, it’s sad, it’s rock star. The most known projects are related to these natural elements, but many others have nothing to do with them. The biggest issue about the primitive is that it’s considered as an ageing of the new buildings. At the same time everyone who sees a rock thinks to something primitive and solid. My projects play with this common fallacies. Let’s try to put a poor circus on the roof of an avantgarde art hall, the strategy is more or less the same. The Situationists got across this approach very well. REM - The refuges, houses in the countryside, are they created for escaping from city/reality or seeking silence? S.R. - Every shelter can be used as you prefer, it means to create a physical distance between you and the other. Normally people believe a shelter is referred to the local culture, the culture of a specific place which is natural, it seems it has been always there, 3. “Smiljan Radic: A Rock Star Among Architects’ article was published on www.nytimes.com, the website of The New York Times, article written by Jane Margolies on July 9 2014,

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REM - Com’è stato il suo primo contatto con l’architettura, quando ha deciso di diventare architetto?


REM asks to Smiljan Radic stato lì da sempre, non ci poniamo nessuna domanda. Ma il locale è caro, Ogni volta diventa più caro e scarso. Il bello è che quelle tecnologie provengono sempre dalla stessa storia nonostante tutto. In una sola parola sono ossessionate, ed è possibile riparlare solo con quella parola.

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REM - Gli alberi in una casa cilena, un nido d’uccello in una fermata del bus4, le rocce nel Mestizo Restaurant e l’acqua nella cantina VIK. Le tue architetture hanno sempre una caratteristica che non è solo sensibile, ma anche eccezionale. Cosa vuoi sperimentare/ provare nei prossimi progetti? S.R. - Non lo so, quelle cose sono cose che vengono da sole, io non cerco di metterele forzatamente nei progetti, capita di vederle in giro e da quel momento da sole riescono ad occupare un posto nella memoria, nel racconto del progetto. Molte volte invece non capita niente. REM - Ci sono progetti in corso o passati ai quali è più legato? S.R. - Sono molto legato ai progetti che sto costruendo, soprattutto a quelli che provengono da 4 anni di costruzioni: andare avanti tutto quel tempo diventa molto difficile. Faccio visite sul cantiere tutte le settimane, per arrivare a risultati costruttivi non sempre ottimi, per cui bisogna essere molto affezionati ai propri lavori. REM - Magazine REM guarda anche all’arte contemporanea: cosa ne pensa della relazione fra arte e architettura? S.R. - Penso poco a quello, il meno possibile. È difficile conoscere i limiti e parlare delle relazioni, ed è anche stupido mettersi a pensare a queste 4. Sette architetti di fama internazionale sono stati invitati a progettare una fermata-scultura del bus per un piccolo villaggio austriaco di 1000 abitanti.

we don’t question us. But the local is expensive. Every time it is more and more expensive and lacking. Those technologies always pop up from the same story, in one word they are obsessed and it is possible to retalk only with that word. REM - I Trees in Chilean house, wooden birdhouse in bus stop4, rock in Mestizio Resturant and water in the VIK winery. You have always one point which is not only sensitive but also outstanding. What do you want to give a try on the next projects? S.R. - I don’t know, those type of things come by themselves, I don’t try to insert them in my projects. It happens to see these things around and from that moment they occupy by themselves a place in your memory, in the story of your project. Many times, instead, nothing happens. REM - Among your projects ongoing or previous, which project are you emotionally attached? S.R. - I’m very attached to the projects I’m doing, in particular to those which come from 4 years of constructions. Going on for all that time is very difficult. I visit the building site every week in order to get constructive results, not always so good. Therefore we have to love our works very much. REM - Magazine REM also looks contemporary art: what do you think of the relationship between art and architecture? S. R. - I don’t think so much of it, as less as possible, it’s difficult to know the limits and to talk about the relationships and it’s also stupid to think about these relationships in this period, it would be

4. Seven internationally acclaimed architects are invited to design sculptural bus stops for a tiny Austrian village of 1000 inhabitants.



A wooded Landscape from the Story Fundevogel. For Six Fairy Tales From the Brothers Grimm, 1969 David Hockney


relazioni in questi tempi. Sarebbe reazionario. Entrambi, arte e architettura, compartono lo stesso spazio e tante volte lo stesso sponsor. Come nella grande e stupida frase della suora nel film diretto da Paolo Sorrentino La Grande Bellezza quando afferma: “la povertà non si racconta, si vive!!”. Ci sono tanti artisti importanti per me, é bello avere riferimenti, è bello essere circondati da eroi. In generale sono attratto più dalle opere piuttosto che dal lavoro completo di un artista. Mi interessano molto New babylon di Constant Anton Nieuwenhuys, i Manifesti di Asger Jorn, Splitting e gli uffici barocchi di Gordon Matta-Clark, le Carceri di Giovanni Battista Piranesi, i cubi di Jorge oteiza, gli Angeli di Emilio Vedova, le illustrazioni per la favola dei fratelli Grimm di David Hockney, L’Autoritratto entro uno specchio convesso del Parmigianino, gli acquarelli di Massimo Scolari, gli interni di Richard Hamilton e molte altre. REM - La musica è un’arte molto importante. Essa influenza il suo processo progettuale? Ascolta musica mentre lavora? Qual’è l’artista che preferisce? S.R. - Ho scoperto e poi iniziato ad ascoltare assiduamente Laurie Anderson5, soprattutto le sue storie raccontate, molto vicine a quello che dovrebbe essere formalmente una lettura d’architettura. REM - Spesso il cinema è riuscito a prefigurare scenari di architetture possibili o utilizzare architetture esistenti per inscenare delle storie. Qual è il suo rapporto con il cinema, pensa mai alle sue architetture viste dal punto di vista di una cinepresa o di una storia che può accadere? S.R. - Il problema della costruzione è già difficile da solo, figuriamoci 5. Laura Phillips Anderson “Laurie” (born June 5, 1947) è una performance artist, compositrice e musicista Americana.

reactionary. Both art and architecture have in common the same space and often the same sponsor. As it happens with the great and stupid sentence of the noon in the film “La Grande Bellezza” (the great beauty) directed by Paolo Sorrentino: “Poverty can’t be told, just lived”. There are a lot of important artists, according to me, it’s great having reference points, it’s beautiful being surrounded by heroes, in general I’m attracted from the single works rather than from the complete work of an artist. I’m very interested in New Babylon by Costant Anton Nieuwenhuys, the Bills of Asger Jorn, Splitting and the baroque offices of Gordon Matta-Clark, the Prisons by Giovanni Battista Piranesi, the cubes of Jorge Oteiza, the Angels of Emilio Vedova, the illustrations for the fable of brother Grimm by David Hockney, The portrait inside a convex mirror by Parmigianino, the watercolours of Massimo Scolari, the interiors of Richard Hamilton and many others. REM - Does the music influence your architectural process? Do you listen to music while you are working? Who is the artist that you prefer? S. R. - I discovered and then began to listen to Laurie Anderson5 a lot of times, in particular her told stories, very near to what a read about architecture should formally be. REM - The cinema was able to foresee architectural sceneries or to use existing architectures to stage some histories. To you, how about relationship with the cinema, do you ever think about architecture seen by the point of view of a camera? Smiljan Radic - The construction issue is already difficult itself, we can’t even 5. Laura Phillips “Laurie” Anderson (born June 5, 1947) is an American experimental performance artist, composer and musician

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REM asks to Smiljan Radic


REM asks to Smiljan Radic pensarlo in relazione con altre cose. Non ho una particolare relazione con il cinema, e quando mi domandano se esiste, mi viene in mente soltanto la scena finale del film “E la nave va”6 diretto da Federico Fellini nel 1983 dove insieme ai trucchi cinematografici viene smascherato anche il finto ma pur bel movimento delle onde.

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REM - “...impariamo a pensare ai propri progetti facendo altro.” Scoprire spazi vedendo film, ascoltando canzoni e leggendo libri. Ci potresti parlare del tuo libro preferito, quello che senza non puoi proprio stare, oppure il libro che ancora non sei riuscito a leggere e che stai cercando farlo. La letteratura è stata importante per la tua crescita architettonica? S.R. - La poesia di Saint-John Perse Exile, Sei notti sull’Acropoli di Giorgos Seferis, [...] Il Marinaio di Fernando Pessoa, La Comunia che viene di Giorgio Agamben, Le grandi prove dello spirito e le innumerevoli piccole di Henri Michaux, Gli ultimi Poema di Vicente Huidobro, Autobiografia scientifica di Aldo Rossi, alcuni saggi di Tadeus Kantor e molti altri libri che non ho citato. Le immagini sono importanti per l’architettura e gli Esercizi di Ekphrasis: delle opposte fortune di Posidippo e Callimaco sono stati una attività storica molto importante per l’architettura.

imagine it related to other things. I don’t have a particular relationship with the cinema and when they ask me about this topic only the finale scene of the film And the Ship Sails On6 by Federico Fellini occurs to me, where together with the film tricks the fake but very beautiful movement of the waves is revealed too.. REM - There is a quote, “learn to think about his own projects doing other.” discover spaces seeing film, listening to songs and reading books. Can you tell us about a book you prefer, or the book that you are still able to read yet? Was literature important to your development architecture? S.R. - Six nights on the Acropolis by Ghiorgos Seferis, Exile by Saint John Perse, [...] The Sailor by Fernando Pessoa, The community which has to come by Giorgio Agamben, The great trials of the spirit and the innumerable little by Henri Michaux, The last poems of Vicente Huidobro, The scientific autobiography of Aldo Rossi, some essays of Tadeus Kantor and many other books I haven’t quoted. The pictures are important for the architecture as well as the Exercises by Ekphrasis: About the opposite fortunes by Posidippo e Callimaco were a very important historical activity for the architecture.

L’intervista completa sul sito magazinerem.tumblr.com

The full interviews on website magazinerem.tumblr.com

6. ‘E la nave va’ è un film del 1983 diretto da Federico Fellini. Nella sceneggiatura originale il piroscafo “Gloria N.” salpa dal porto di Napoli.

6. And the Ship Sails On (Italian: E la nave va) is a 1983 Italian film by Federico Fellini. In the original scene the boat “Gloria N.” sails from the port of Naples.



The Film Guild Cinema, 1928 Frederick Kiesler


According to Smiljan Radic

floor wall ceiling roof door window facade balcony corridor fireplace toilet stair escalator elevator ramp fundamentals

+

(I do not search things, I do things.)

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According to Rem Koolhaas

elements of architecture


MinKyung Han Marco Belloni Issue #4 Smiljan Radic / Elii Thanks to Davide Rapp Matteo Poli REM will be printed in Italy and published one time a month Distributed by mail and person

REM

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