REM #5 Dow Jones

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Dow Jones Architects



Stefano Boeri


ALUN JONES Stefano Boeri England


REM asks to Alun Jones via E-mail Monday, 8 September 2014 13 questions

Alun Jones - Sono molto interessato all’idea di tipologia1. La tipologia ha avuto un rapporto difficile con la teoria architettonica contemporanea, essa è stata sottovalutata come una qualsiasi forma di tassonomia, ma io sono interessato a ciò che una tipologia potrebbe effettivamente essere e come essa entra a far parte della nostra psiche. Per estensione, pertanto, l’esplorazione di “elementi” o “fondamentali” potrebbe puntare verso i mattoni? Potrebbe essere molto interessante vedere cosa si crea da essi. REM - Dopo diverse Biennali che celebrano il contemporaneo, “Fundamentals” si concentrerà sulla storia, per un architetto è importante comprendere la storia per vivere con estrema partecipazione la contemporaneità, storia o contemporaneità? Perché questa scelta? A.J. - Penso che entrambe siano ugualmente valide. Una porta oggi può essere fatta di cose diverse dalle porte storiche, ma essendo un ‘fondamentale’ essa ha la stessa funzione di sempre. Sono queste esplorazioni dovrebbero rendere interessanti i fondamentali – quando si toglie lo ‘stile’ o la ‘tecnologia’ –. Forse un ‘fondamentale’ non ha tempo, è per sempre?

1. “Lo studio dei tipi” o schema ideale a cui si può ricondurre una moltitudine di oggetti aventi caratteristiche comuni.

REM - This year, the Biennale exhibition of Architecture “Fundamentals”, will focus on the elements of the architecture used from any architect, always and anywhere. Koolhaas, has ancitipated some of them: door, floor, ceiling. Could you tell us something about the fundamentals of your architectural research? Alun Jones - I am really interested in an idea of typology1. Typology has had a difficult relationship with more contemporary architectural theory – or has been undervalued as some form of taxonomy, but I am interested in what a type might actually be and how they form part of our psyche. By extension therefore, an exploration of ‘elements’ or ‘fundamentals’ could point towards the building blocks of type? It could be very interesting to see what comes of it. REM - After different architectural exhibition that celebrate the contemporary, “Fundamentals” will focus on the history. For an architect, between history and contemporaneity, which is important to understand the history to live with extreme attention the contemporaneity? and why? A.J. - I think that each are equally valid. A door today may be made of different things to doors in history, but as a ‘fundamental’ it is still doing what doors have always done. This is where an exploration of fundamentals would get interesting – when you strip away ‘style’ or ‘technology’ what are you left with – the ‘fundamental’. Perhaps a ‘fundament’ has no time – it just is?

1. “The study of the types” or ideal scheme which can be explained by a variety of objects with similar characteristics.

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REM - La Biennale di Architettura dal tema “Fundamentals”, si concentrerà sugli elementi dell’architettura utilizzati da qualsiasi architetto, sempre e ovunque. Koolhaas ne ha individuati alcuni come porta, pavimento, soffitti. Ci potresti parlare dei fondamentali della tua ricerca architettonica?


REM asks to Alun Jones REM - All’inizio del 1900, aveva senso parlare di una architettura nazionale, quindi di architettura ”cinese”, architettura “svizzera”, architettura “indiana”. Cento anni più tardi, dopo due guerre mondiali, diverse velocità di sviluppo e talenti individuali, le architetture che una volta erano specifiche e locali sono diventatie globali. L’identità nazionale è stata apparentemente sacrificata alla modernità, oggi 2014 ha ancora senso parlare di architettura “nazionale”?

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A.J. - Penso che l’architettura operi su molti livelli. Lo stile globale delle “archistar” e il mondo capitalista-aziendale ovviamene non è nazionale. Ma al di sotto di questo strato c’è un mondo molto più interessante dove penso che l’architettura nazionale esista ancora, dove le sensibilità locali entrano in gioco. La costruzione degli edifici può variare molto da paese a paese o avere piccole sfumature. È questo che fornisce personalità. REM - Le andrebbe di parlarci della sua tesi di laurea? A.J. - Il mio corso di laurea era nell’università di Bath dove ho avuto come insegnanti l’indimenticabile Peter Smithson. Ho poi frequentato un Master di Filosofia con Joseph Rykwert2 e scritto un testo sulla chiesa di San Sebastiano progettata da Leon Battista Alberti nella città di Mantova, che poi entrò a far parte della mostra su L. B. Alberti a Palazzo Te del 1992, succesivamente mi sono trasferito a Cambridge per diplomarmi, e lì studiai con Dalibor Vesely3. 2. Joseph Rykwert (Varsavia, 1926) è uno storico dell’architettura inglese, è docente di architettura presso l’Università della Pennsylvania. Lui è autore di diversi saggi sull’architettura. 3. Dalibor Vesely è nato a Praga, in Cecoslovacchia nel 1934. Ha studiato ingegneria, architettura, storia dell’arte e filosofia a Praga e Monaco di Baviera e ha conseguito il dottorato di ricerca da Charles University di Praga. Ha studiato con Hans-Georg Gadamer, con il quale ha mantenuto una corrispondenza che sarebbe durato fino alla morte di Gadamer.

REM - At the beginning of 1900, it had sense speak of a national architecture, like “Chinese” architecture, “Swiss” architecture, “Indian” architecture. One hundred years later, after two world wars, different speeds of development and individual talents, once the architectures were specific and local have become interchangeable and global. Has the national identity been sacrificed to the modernity? And today, at 2014 does it have sense speak of national architecture? A.J. - I think that architecture operates on many levels. The global style of the ‘starchitects’ and the corporate capitalist world is not national. But below this strata is a much more interesting world where I do think national architecture still exists - where local sensibilities and sensitivities come in to play. How buildings are made is highly nuanced and varies a lot between countries and this provides character. REM - Would you like to tell us about your thesis for Bachelor’s degree? A.J. - My undergraduate degree was in an university in Bath and was taught by amongst other, Peter Smithson. I then studied for a Master of Philosophy with Joseph Rykwet2 and wrote about Leon Battista Alberti’s church of San Sebastiano in the city of Mantova, which then formed part of the exhibition about L. B. Alberti at the Palazzo Te in 1992. Then I went to Cambridge for my Diploma where I studied under Dalibor Vesley3.

2. Joseph Rykwert (Warsaw, 1926) is professor of architecture at the University of Pennsylvania. He is author of several books on architecture. 3. Dalibor Vesely was born in Prague, Czechoslovakia in 1934. He studied engineering, architecture, art history and philosophy in Prague and in Munich and obtained his Ph.D from Charles University in Prague. He studied with Hans-Georg Gadamer, with whom he kept a correspondence that would last until the end of Gadamer’s life. He was also taught by Jan Patočka and has developed an interest in the poetics and hermeneutics of architecture.


Stefano Boeri


Tempietto del Santo Sepolcro Stefano Boeri Leon Battista Alberti


REM asks to Alun Jones

A.J. - Nel Regno Unito, l’architettura ambientale è diventata uno stile. Normalmente con il termine Architettura Ambientale si identifica un edificio che ha un certo numero di materiali diversi applicati in modo apparentemente casuale che cerca di comunicare allo spettatore che l’edificio è in qualche modo ‘amichevole’ o ‘soft’ e ha una coscienza. Penso però che questo sia un problema come l’‘eco-style’, una scusa per una cattiva progettazione. Sono molto più interessato all’architettura intelligente che può essere anch’essa architettura ambientale. Uno dei migliori esempi di questo è la scuola a Vella4 in Svizzera, progettata da Valentin Bearth e Andrea Deplazes5, è un bellissimo edificio, che funziona anche senza riscaldamento utilizzando il sole, tanto isolamento, una forma intelligente e volumetrie apposite per ovviare alla mancanza di riscaldamento a base di carbonio. REM - Com’è stato il suo primo contatto con l’architettura, quando ha deciso di diventare architetto?

REM - At the Polytechnic in Milan, there is a course of degree in Environmental Architecture. according to you, a student that enrols in a course called Environmental Architecture, what thing would wait for him? And what do you think about the Environmental architecture? A.J. - In the UK, environmental architecture has become a style. It normally means a building that has a number of different materials applied in a seemingly random way that tries to inform the viewer that the building is somehow ‘friendly’ or ‘soft’ and has a conscience? I think this is a problem as ‘eco-style’ is now an excuse for not very good design. I am much more interested in intelligent architecture that is environmental and still architecture. One of the best examples of this that I know is the school in Vella4, Switzerland, by Valentin Bearth e Andrea Deplazes5 – which is a beautiful building but also has no heating – it uses the sun, lots of insulation, a clever form and massing to obviate the need for carbon based heating. REM - What made you decide to be an architect? When you has decided to become an architect? A.J. - As a child I was good at science and art and was always making things, so it seemed like a useful way of channeling my skills

A.J. - Da bambino ero bravo a scienza e arte ed ero sempre impegnato a fare cose, quindi mi sembrava un modo intelligente per incanalare le mie capacità.

4. Vella (Villa in tedesco) è una località del comune di Lumnezia, nel Canton Grigioni. Fino al 2012 ha costituito un comune autonomo. 5. Nel 1988 Valentin Bearth e Andrea Deplazes fondarono lo studio Bearth & Deplazes, con sede a Coira e Zurigo. Lo studio ha prodotto numerosi progetti di edilizia abitativa e pubblica conquistando molti riconoscimenti

4. Vella is a former municipality in the district of Surselva in the canton of Graubünden in Switzerland. Vella was an independent municipality until 2012. 5. In 1988, Valentin Bearth & Andrea Deplazes founded the study Bearth & Deplazes, located in Chur and Zurich. The study produced a number of public housing projects and winning many awards

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REM - Al Politecnico di Milano nella scuola di Architettura e Società, c’è un corso di laurea in Architettura Ambientale, secondo lei, che ha una grande esperienza universitaria anche internazionale, uno studente che inizia questo corso, cosa dovrebbe aspettarsi? Secondo lei cos’è l’Architettura Ambientale?


REM asks to Alun Jones REM - Avete avuto un importante esperienza come professore. Si impara spesso dai propri studenti? Potete parlarci del vostro atteggiamento da professore?

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A.J. - Mi hanno insegnato molto in numerose scuole del Regno Unito e dell’ Irlanda, è bellissimo godersi il dialogo che si sviluppa con gli studenti. Il mio insegnamento comprende un tema che viene imposto come una domanda ai miei studenti. Recentemente ho speso un sacco di tempo guardando a Londra ciò che la rende così com’è. In particolare abbiamo cercato il modo in cui il paesaggio culturale, politico e religioso d’Inghilterra ha influenzato l’architettura della città. Ho imparato molto dai miei studenti, sia attraverso la ricerca che chiedo a loro di fare, ma anche attraverso le tecniche di lavoro che sviluppiamo a scuola che poi dobbiamo trasferire nella pratica. REM - Jes Fernie6 ha detto che ‘L’interesse per Dow Jones Architects significa che quando hai finito di dare un’occhiata ad un edificio di Dow Jones si sente un profondo senso di familiarità’. Qual è il suo significato di questa dichiarazione per voi? A.J. - Credo che questo probabilmente ritorna alla questione dei “fondamentali” e della tipologia? Siamo interessati a lavorare con cose familiari e adeguarle al fine di rendere la loro ordinarietà esplicita, e così facendo esse acquistano la loro particolarità? REM - Ci sono progetti in corso o passati ai quali è più legato? A.J. - La casa in legno nero che abbiamo fatto in Sudbourne (Marshall House) è speciale in quanto è stato 6. Jes Fernie è un curatore indipendente e scrittore con sede a Colchester, East Anglia. Lavora con gallerie, studi di architettura e organizzazioni pubbliche, sistemi di messa in servizio e progetti di residenza nel Regno Unito.

REM - You had an important experience as a professor. Do you frequently learn from your students? Can you tell us about your Professor attitude? A.J. - I have taught a lot at a number of schools in the UK and Ireland and really enjoy the dialogue that develops with students. My teaching takes a theme and sets it as a question to my students. I have spent a lot of time recently looking at London and what makes it the way it is. In particular we have been looking at how the cultural, political and religious landscape of England has affected the architecture of the city. I learn a lot from my students – both through the research I ask them to do but also through working techniques that we develop in school we then transfer to the practice. REM - Jes Fernie5 told that ‘Dow Jones Architects interest in culture means - That when you finish look at a Dow Jones building you feel a deep sense of familiarity.’. What is its meaning to you? A.J. - I think this probably comes back to the issue of ‘fundamentals’ and typology? We are interested in working with familiar things and adjusting them in order to make their ordinariness more explicit and in so doing make their specialness apparent? REM - Among your projects ongoing or previous, which project are you emotionally attached? A.J. -The black timber house we made in Sudbourne – the Marshall House – is special as it was the first project we made. It somehow feels like one of our children… 5.Jes Fernie is an independent curator and writer based in Colchester, East Anglia. She works with galleries, architectural practices and public realm organisations on public programmes, commissioning schemes and residency projects across the UK.


Stefano Boeri


Marshall House Dow Jones Architects

Stefano Boeri


REM asks to Alun Jones

REM - La musica è un’arte molto importante. Essa influenza il suo processo progettuale? Ascolta musica mentre lavora? Qual’è l’artista che preferisce? A.J. - Sono molto appassionato di musica. Ascolto molta musica (ogni genere) e amo andare a vedere i concerti dal vivo. Ascolto musica quando sto progettando perché trovo che mi aiuti a portarmi fuori da me stesso. Sono interessato ai ritmi e ai modelli e di come gli architetti rinascimentali non riesco distinguere tra l’armonia del suono e le proporzioni degli edifici. Il mio gusto è molto vario e comprende la maggior parte dei generi, anche se faccio fatica perchè esso mi sembra un po ‘troppo auto indulgente’ amo molto il jazz. L’ultimo concerto che ho visto era di una band chiamata ‘Erland and the Carnival’, prima ancora ascoltai un opera di Schoenberg, Moses und Aron7. REM - Spesso il cinema è riuscito a prefigurare scenari di architetture possibili o utilizzare architetture esistenti per inscenare delle storie. Qual è il suo rapporto con il cinema, pensa mai alle sue architetture viste dal punto di vista di una cinepresa o di una storia che può accadere? A.J. - Amo il cinema e i film, ma non sono mai stato sicuro del rapporto che esso ha con l’architettura. Ogni tanto penso che questo rapporto sia troppo forzato o artificiale [...]. Tuttavia penso che il cinema può essere una parte importante della visione architettonica, inteso però come elemento generativo. 7. Moses und Aron (inglese: Mosè e Aronne) è un opera in tre atti di Arnold Schoenberg con il terzo atto incompiuto, Il libretto tedesco è stato composto dopo il Libro dell’Esodo. Il Compositore ungherese Zoltán Kocsis ha completato l’ultimo atto, con il permesso degli eredi di Schoenberg”.

REM - Does the music influence your architectural process? Do you listen to music while you are working? Who is the artist that you prefer? A. J. - I am a huge music fan. I listen to a lot of music – all sorts – and love going to see live music. I listen to music when I am designing as I find it helps to take me out of myself. I am interested in rhythms and patterns and how renaissance architects did not differentiate between the harmony of sound and the proportions of buildings. My taste is very varied and includes most things other than jazz – I struggle with jazz – it seems a bit too self indulgent? The last music I saw was a band called ‘Erland and the Carnival’, before that it was Schoenberg’s opera Moses und Aron7 REM - The cinema was able to foresee architectural sceneries or to use existing architectures to stage some histories. To you, how about relationship with the cinema, do you ever think about architecture seen by the point of view of a camera? A.J. - I love the cinema and film, but have never been sure about the relationship with architecture. I think this can be too forced or artificial when people try to make their architecture ‘cinematic’, or conversely it can become rather pompous and grandiose. However I think that film can be an important part of the reverie of architecture if you think about it as a generative element.

7. Moses und Aron (English: Moses and Aaron) is a three-act opera by Arnold Schoenberg with the third act unfinished. The German libretto is by the composer after the Book of Exodus. Hungarian composer Zoltán Kocsis completed the last act, with Schoenberg’s heirs’ permission.

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il nostro primo progetto che abbiamo fatto. lo sentiamo un po’ come uno dei nostri figli.


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REM asks to Alun Jones REM - Magazine REM guarda anche all’arte contemporanea: cosa ne pensa della relazione fra arte e architettura?

REM - Magazine REM also looks contemporary art: what do you think of the relationship between art and architecture?

A.J. - Penso che il rapporto tra arte e architettura contemporanea sia molto profondo e importante. Siamo sempre stati molto interessati all’arte e agli artisti per cercare in essi l’ispirazione, tanto quanto a noi architetti piacciano gli edifici. Sono interessato all’idea di mimesi e che cosa questo significa per l’arte dell’architettura. Sono interessato al rapporto tra artigianato e cultura e come l’arte può indicare la strada per un modo più trasformativo di operare. Sono particolarmente interessato al ruolo che il movimento americano dell’arte concettuale del 1960 ha avuto sull’arte e sull’architettura, e in particolare l’uso sapiente dei materiali quotidiani da parte di Donald Judd8 per fare arte. Il suo atto di elevare il quotidiano al livello di arte, attraverso l’intenzione, è ciò che ha ispirato il mio lavoro.

A.J. - I think the relationship between contemporary art and architecture is both very deep and really important. We have always been very interested in art and look to artists for inspiration as much as we do architects and buildings. I am interested in the whole idea of mimesis and what this means to the art of architecture. I am also interested in the relationship between craft and culture and how art can point the way to a more transformative mode of operation. I am particularly interested in the role that the 1960s American conceptual art movement had on art and architecture, and in particular Donald Judd’s8 use of everyday materials to make art. His act of elevating the everyday to the level of art, through intent, is what has inspired my work.

REM - “...impariamo a pensare ai propri progetti facendo altro.” Scoprire spazi vedendo film, ascoltando canzoni e leggendo libri. Ci potresti parlare del tuo libro preferito, quello che senza non puoi proprio stare, oppure il libro che ancora non sei riuscito a leggere e che stai cercando farlo. La letteratura è stata importante per la tua crescita architettonica? A.J. - Ho sempre letto molto, e cercare di avere sempre un nuovo libro in mano. I miei libri preferiti di architettura sono ‘l’idea di città’ di Joseph Rykwert, o la “Poetica dello spazio” di Gaston Bachelard. I miei romanzi preferiti sono di Robertson Davies e Philip Roth. L’intervista completa sul sito magazinerem.tumblr.com

8. Donald Clarence Judd (Giugno 3, 1928 – Febbraio 12, 1994) era un artista americano associato alla minimal art.

REM - There is a quote, “learn to think about his own projects doing other.” discover spaces seeing film, listening to songs and reading books. Can you tell us about a book you prefer, or the book that you are still able to read yet? Was literature important to your development architecture? A.J. - I have always read a lot, and try to have a novel and a more serious book on the go at once. My favorite architecture books are Joseph Rykwert’s ‘The Idea of a Town’, or Gaston Bachelard’s ‘Poetics of Space’. My favorite novelists are Robertson Davies and Philip Roth. The full interviews on website magazinerem.tumblr.com

8. Donald Clarence Judd (June 3, 1928 – February 12, 1994) was an American artist associated with minimalism.


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Untitled Donald Judd

Stefano Boeri


According to Alun Jones

floor wall ceiling roof door window facade balcony corridor fireplace toilet stair escalator elevator ramp fundamentals

+ typology

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According to Rem Koolhaas

elements of architecture


REM MinKyung Han Marco Belloni Issue #5 Dow Jones Architects / Sean Godsell Thanks to Davide Rapp Matteo Poli REM will be printed in Italy and published one time a month Distributed by mail and person

REM mail: magazinerem@gmail.com web: magazinerem.tumblr.com skype: magazinerem twitter: @magazinerem


Stefano Boeri


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