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GRAZIE A

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ITALIA CAMPIONE n. 2 Aprile-Maggio 2020


AZZURRI!

D’EUROPA 2021 n. 2 Aprile-Maggio 2020

Trebbiashire, veduta panoramica

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speciale EVENTI

I SUONI DELLE DOLOMITI LA MUSICA A CONTATTO CON LA MONTAGNA

Foto Daniele Lira-Trentino spa


SUONI DELLE DOLOMITI

UN MESE DI APPUNTAMENTI ambientati negli scenari più affascinanti delle Dolomiti

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n mese di appuntamenti ambientati negli scenari più affascinanti delle Dolomiti trentine, raggiunti a piedi dal pubblico e dai musicisti che poi, tolti gli strumenti dagli zaini, si esibiscono proponendo musica che tocca tutti i generi. L’edizione 2021 – lanciata da un’anteprima dal profondo sentire ecologico – propone grandi maestri come Gidon Kremer, Antje Wheitaas, Danilo Rossi, I Solisti Aquilani. E ancora il meglio della canzone d’autore italiana da Niccolò Fabi a Daniele Silvestri senza dimenticare un affettuoso e originale omaggio a Gianmaria Testa e uno speciale evento con Stefano Massini affiancato da Stefano Corsi e Enrico Fink. Un altro omaggio è dedicato a Beethoven di cui si celebrano i 251 anni dalla nascita e che sarà ricordato in un’Alba delle Dolomiti speciale. Spazio anche alle grandi promesse – o meglio conferme – internazionali con il Quartetto van Kuijk che va ad arricchire un programma di ensemble di altissimo livello come I Virtuosi Italiani, il Quartetto Lyskamm e anche I Solisti Aquilani. Proprio a quest’ultimi è stata affidata l’anteprima del 15 luglio con un progetto che segna il sentire dell’edizione 2021: il rapporto mutato e da ricostruire tra l’uomo e l’ambiente. Non poteva mancare il jazz e l’incontro tra grandi interpreti come Paolo Fresu, Gaetano Curreri, Gianluca Petrella, Riccardo Onori. E a chiudere il ricco cartellone uno speciale omag-

Riot Jazz

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a cura di marco morelli

al via il festival che da ventisei anni porta in cima alle montagne trentine il meglio della musica internazionale gio ad Astor Piazzolla e al mondo del tango con il Trio Gardel, Gidon Kremer e la Kremerata Baltica, Danilo Rea assieme a Giovanni Tommaso, Pietro Tonolo, Marcello Sirignano, e l’energia esplosiva della Riot Brass Jazz Band. Come ogni edizione infine ecco anche il Trekking de I Suoni delle Dolomiti per camminare lungo i sentieri assieme a un pool di musicisti e all’attore Neri Marcorè A partire dal 23 agosto tornano i Suoni delle Dolomiti, l’originalissimo festival che da ventisei anni porta in cima alle più belle montagne trentine il meglio della musica internazionale con eventi attenti al rispetto dell’ambiente e capaci di mescolare arte e contatto con la natura. Musicisti e pubblico risalgono a piedi i sentieri fino a conche e prati, radure, vette dove solitamente nel primo pomeriggio la musica degli strumenti dialoga con il paesaggio circostante, gioca con l’eco, rende unico un giorno di sole, o insegue una folata di vento dispettoso. Quale grande progetto culturale e ambientale I Suoni delle Dolomiti riuniscono anche le energie creative di un’arte che è testimone del mutare dei tempi e di una nuova sensibilità ecologica, di un nuovo ruolo – rispettoso e cosciente – dell’uomo nel mondo, così come dà voce, attraverso le per-

Gianluca Petrella

Daniele Silvestri

formance, alle attese di ripartenza e rinascita che attraversano l’intera Europa. L’edizione 2021 prende il via proprio da qui e promette un’estate diversa. Il calendario delle performance sonore, dopo un’anteprima a metà luglio, si sviluppa dal 23 agosto al 24 settembre esplorando una montagna poco nota ai più, in grado di regalare colori e panorami come in pochi altri momenti dell’anno e soprattutto colma di silenzi e attese. A chiarire fin da subito questo atteggiamento è stata la première del 15 luglio a Passo Lavazè, nella verde Val di Fiemme, da secoli scrigno prezioso di legni utilizzati dai liutai. Lì nel magico incrocio di pascoli e abetaie sono ancora visibili le cicatrici della tempesta Vaia – che nel 2018 ha distrutto molti boschi in varie parti delle Alpi – e allo stesso tempo sono evidenti le tracce dell’impegno per la rinascita che unisce uomo e bosco. Un legame quest’ultimo che da sempre segna il Trentino, consapevole della necessità di preservare il delicato equilibrio ambientale del territorio alpino. Sotto lo stesso impegno hanno operato anche i protagonisti di questo primo concerto: I Solisti Aquilani & Daniele Orlando. Sono rinati dopo il terremoto che ha quasi distrutto la città de L’Aquila e portano con sé da un lato una storia prestigiosa che ha segnato la scena musicale nazionale per oltre mezzo secolo e dall’altro la voglia di riflettere sulla natura. “Una Nuova Stagione” è il titolo di una rilettura “ecologica” delle Quattro stagioni di Vivaldi: spunto per indagare come sia cambiato nel tempo il rapporto tra l’uomo e l’ambiente, cosa sia definitivamente andato perso o rotto e cosa si possa fare adesso. Lunedì 23 agosto si entra nel vivo del programma de I Suoni delle Dolomiti con quello che è uno dei musicisti più noti a livello internazionale e il maggiore violinista in attività al mondo, Gidon Kremer

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Cello Trekking ( foto Giovanni Cavulli - Trentino spa)

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con la Kremerata Baltica, compagine arricchita in questa occasione dalla presenza del bandoneonista Arne Glorvigen. Insieme propongono un omaggio a Astor Piazzolla – di cui ricorrono i cento anni dalla nascita – e alla sua musica. Quello tra Gidon Kremer e il compositore e maestro del tango argentino è un sodalizio che ha radici profonde e risale indietro nel tempo, ed è la testimonianza di un riuscito connubio tra orizzonti sonori diversi, tra musica colta e popolare. Un incontro tutto da esplorare attraverso le interpretazioni di Kremer e della Kremerata Baltica ma anche attraverso le riletture fatte da alcuni compositori contemporanei. E se è il tango di Piazzolla a ispirare il concerto del 23 agosto a Malga Canvere in Val di Fiemme, sarà invece quello di un vero e proprio classico come Carlos Gardel a segnare l’esibizione del 27 agosto in Val di Fassa in località Buffaure. A interpretare le note malinconiche e magiche dell’universo sonoro di quello che resterà il più grande cantante di tango di sempre è il fisarmonicista Lionel Suarez che ha riunito nel Trio Gardel il violoncellista Vincent Segal e il percussionista Minino Garay. Il percorso dedicato alla musica argentina si conclude il 17 settembre quando, a Malga Brenta Bassa, sotto le cime delle Dolomiti di Brenta, il tango diventa spunto per un mondo fatto di improvvisazioni, avventure sonore e contaminazioni. Un viaggio avanti e indietro nel tempo, all’insegna di una grande energia creativa, proposto da musicisti di eccezione che nel loro percorso professionale hanno incrociato generi diversi, dalla classica al jazz alla canzone d’autore. Si tratta del pianista Danilo Rea, del violinista Marcello Sirignano, del sassofonista Pietro Tonolo e del contrabbassista Giovanni Tommaso. Tutta dedicata al violino e a una delle più eccellenti e considerate interpreti dello strumento è la data del 25 agosto. All’ombra delle Pale di San Martino arriva il carisma e la sensibilità interpretativa di Antje Weithaas, in grado di affrontare un amplissimo repertorio che va dal Settecento ai giorni nostri. La Weithaas ha iniziato a studiare il violino a quattro anni, e si è aggiudicata importanti concorsi come il “Kreisler” di Graz, il “Bach” di Lipsia, lo “Joachim” di Hannover. Ha condiviso il palco con orchestre di tutto il mondo dalle tedesche Bamberger Symphoniker, Deutsches Symphonie-Orchester Berlin alle americane Los Angeles Philharmonic, San Francisco Symphony e alle europee BBC Symphony, Philharmonia Orchestra, Sinfonica Nazionale Estone e Filarmonica di Poznan, per citarne alcune. Ai Prati Col proporrà musiche di Johan Sebastian Bach e Ysaÿe. Un altro prato – Camp Centener – adagiato ai piedi di una straordinaria sequenza di guglie do-

lomitiche è lo scenario dell’esibizione di Paolo Fresu e di Gaetano Curreri affiancati dal pianista Marcello Cassanelli e dal sassofonista Raffaele Casarano. Questa volta sono le Dolomiti di Brenta ad accogliere le note de I Suoni delle Dolomiti (1 settembre) e in particolare le improvvisazioni e i fraseggi jazzistici di due artisti che non hanno certo bisogno di presentazioni e che hanno deciso di dedicare questo concerto in quota alle musiche di Fabrizio De André e Lucio Dalla. Paolo Fresu, amico de I Suoni delle Dolomiti – dove ha portato nel tempo sempre progetti nuovi e originali conquistando il cuore del pubblico –, ha all’attivo decine di album e una lista impressionante di collaborazioni con i grandi della musica, da Luigi Einaudi a Uri Caine, Enrico Rava e molti altri. Gaetano Curreri, poliedrico talento della musica italiana, è cantautore, tastierista e arrangiatore. Volto e voce della band Stadio ha collaborato con tutti i grandi nomi della musica italiana, da Vasco Rossi a De Gregori, Laura Pausini, Noemi e Anna Tatangelo, per citarne solo alcuni. Sono vari gli omaggi a grandi figure della musica proposti nel festival trentino, non solo nei concerti che prendono vita solitamente nel primo pomeriggio ma anche in speciali situazioni come l’Alba e i trekking. L’attesa del sorgere del sole assieme ai musicisti, sul balcone naturale del Col Margherita in Val di Fassa (6 settembre), con una vista incantevole su numerosi gruppi dolomitici, sarà all’insegna di Ludwig van Beethoven. Un omaggio al grande compositore tedesco che si muove lungo le note di una rara versione dell’epoca della Sesta sinfonia detta “Pastorale” per sestetto d’archi, ponendo al centro il tema della natura e che affianca alla musica anche la narrazione su testo di Sandro Cappelletto di un Beethoven inusuale e privato, visto attraverso gli occhi del nipote Karl. Quest’ultima parte è affidata alla voce recitante di Fabrizio Gifuni, uno degli attori più affermati, raffinati e amati del panorama italiano – diretto dai maggiori registi del cinema e del teatro –, oltre ideatore di spettacoli e progetti con i quali ha saputo conquistare pubblico e critica. Ad accogliere i primi raggi di sole, invece, imbracciando gli strumenti sono il Quartetto Lyskamm che dal 2008 – anno di nascita al Conservatorio di Milano – ha conseguito notorietà e riconoscimenti nazionali e internazionali, accanto a Sara Marzadori al violino e Paolo Bonomini al violoncello. Ruoterà invece attorno alla figura del grande cantautore piemontese Gianmaria Testa l’evento del 20 settembre a Villa Welsperg, l’antica dimora no-

Paolo Fresu e Gaetano Curreri (Foto Giuseppe D’Anna)

biliare immersa in un paesaggio senza tempo nel gruppo delle Pale di San Martino. Questo progetto è allo stesso tempo omaggio e incontro originale tra quattro artisti. Da un lato il noto attore, comico, conduttore, cantante, doppiatore Neri Marcorè assieme al chitarrista Domenico Mariorenzi che da tempo si confrontano con le canzoni di grandi cantautori e col repertorio di Testa e dall’altra il violoncellista Mario Brunello e il clarinettista Gabriele Mirabassi che con l’artista nato a Cuneo hanno collaborato e condiviso momenti creativi. L’evento di Villa Welsperg è il risultato di un legame artistico, di percorsi di indagine e di un confronto che si definiranno anche durante il Trekking dei Suoni. Una tre giorni di cammino e musica, dal 18 al 20 settembre, che sintetizza alla perfezione quel mix di paesaggi naturali unici, silenzi, esplorazioni sonore, conquista e condivisione che sono i Suoni delle Dolomiti. Una esperienza per un numero limitato di persone che potranno salire lungo sentieri, toccare cime, condividere le sere in rifugio, ascoltare le Guide alpine del Trentino e assistere al confronto e alla fase creativa dei quattro musicisti attorno alla figura di Testa. Sempre per quanto riguarda la musica italiana, il Festival propone due eventi da non perdere: l’8 settembre con Daniele Silvestri e il 24 settembre con Niccolò Fabi, ambientati entrambi in due contesti panoramici di grande suggestione. Silvestri si esibisce al Bait del Germano sulla Paganella con scorci sulle cime delle Dolomiti occidentali e sulla Valle dei Laghi che conduce sino a quel piccolo Mediterraneo tra le montagne che è il Lago di Garda. Le canzoni di Silvestri sanno muoversi in mondi diversi unendo sempre melodia, leggerezza, impegno civile e una precisa idea testuale, come hanno dimostrato sia la carriera solista, sia le numerose collaborazioni con artisti del calibro di Tiromancino, Subsonica, PFM, Têtes de Bois, a cui hanno fatto seguito anche numerosi riconoscimenti come il Premio Tenco o il David di Donatello. Al pari di Daniele Silvestri, Max Gazzé (con il quale ha firmato l’hit “Vento d’estate”) e Federico Zampaglione dei Tiromancino, Niccolò Fabi appartiene alla generazione di cantautori cresciuta nel vivace ambiente musicale della Roma inizi anni Novanta. Nel tempo – sono passati 25 anni dal suo primo singolo di successo “Dica” – ha conquistato un proprio posto sia agli occhi della critica musicale

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Quartetto Van Kuijk Photo Svend Andersen

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sia nel cuore del pubblico con melodie ritmiche e testi intelligenti, con uno stile live pieno di umanità molto apprezzato dai fan. A lui è affidata la data di chiusura dei Suoni delle Dolomiti in Val Duròn nei pressi del rifugio Micheluzzi nelle Dolomiti di Fassa, il 24 settembre e c’è da attendersi un concerto pieno di magia basato sul suo ormai ricco repertorio composto da 11 album e decine di singoli.

Il Festival I Suoni delle Dolomiti si svolge nel rispetto della normativa per il contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2/COVID-19.

Un progetto particolare che unisce esponenti d’eccezione della musica e del teatro italiano al Pian della Nana (30/8) – sulle Dolomiti di Brenta – è quello proposto dal noto attore, scrittore, saggista Stefano Massini. Non poteva esserci luogo più indicato per accogliere gli affreschi narrativi dell’artista fiorentino perché nelle onde prative di questo splendido altopiano, nel suo continuo gioco di luci e ombre sembra di scorgere i movimenti creativi ai quali Massini ci ha abituato con la sua straordinaria capacità di costruire e raccontare storie pescando e intrecciando le fonti più disparate: vicende, personaggi, eventi quotidiani e fatti di cronaca, stati d’animo dell’essere umano. Con lui Erik Fink, ricercatore e musicista da sempre impegnato a esplorare le nuove interpretazioni della tradizione culturale ebraica muovendosi fra passato e contemporaneità e fra musica e teatro, e Stefano Corsi, fondatore dello storico gruppo di musica irlandese Whisky Trail e grande virtuoso dell’arpa celtica e armonica.

In caso di maltempo •il concerto avrà luogo lo stesso giorno alle ore 17:30 in teatro con prenotazione •La prenotazione online va fatta sul sito del festival dove, nella scheda di ogni concerto, è presente un apposito widget oppure sul sito dell’Azienda per il Turismo del luogo dove si svolge il concerto •la prenotazione è possibile, fino a esaurimento dei posti disponibili, dalle ore 18 del giorno precedente il concerto alle ore 12.30 del giorno del suo svolgimento. I posti in teatro sono ridotti rispetto al numero reale della sala •il voucher ricevuto al momento della prenotazione online dovrà essere convertito, presso la cassa del teatro, in biglietto per l’ingresso in sala dalle ore 15.30 alle ore 16.30. Dopo questa fascia oraria la prenotazione non sarà più considerata valida •gli eventuali biglietti ancora disponibili saranno in distribuzione dalle ore 16:30 sempre presso la biglietteria del teatro, con raccolta dei dati personali necessari al tracciamento •per l’ingresso in sala è obbligatoria l’esibizione di una delle certificazioni verdi Covid-19, compresa l’effettuazione di test antigenico rapido o molecolare con esito negativo eseguito nelle 48 ore precedenti e rilasciato in formato cartaceo o digitale; tale certificazione non è necessaria per coloro che hanno meno di 16 anni

Nello splendido scenario dei laghetti di Bombasel, direttamente dalla magmatica e multiculturale scena di Manchester, sbarca sulle Dolomiti la Riot Brass Jazz Band. Ritmi travolgenti, energia, sound trascinante di fronte ai quali sarà difficile rimanere seduti. Nove componenti per tre trombe, tre tromboni, percussioni, sousafono, guidati da MC Chunky, promettono puro divertimento e una passione contagiosa per tutto ciò che fa battere il cuore. Con un programma che attinge e rimescola vari generi dal Jazz al Balkan e molto altro sarà un 3 settembre indimenticabile. E per chi ama la musica senza confini e le tradizioni gipsy è sicuramente un appuntamento da non perdere anche quello del 10 settembre a Malga Movlina nelle Dolomiti di Brenta. Uno dei più importanti e noti esponenti della musica classica italiana, Danilo Rossi – prima viola del Teatro alla Scala di Milano –, incontra il New Gipsy Project per un viaggio all’interno della musica “popolare” attraverso le riletture di grandi compositori come Dvořák, Brahms e Bartók e travolgenti musiche dell’est europeo. Pieno di sorprese si preannuncia anche il dialogo a due tra Gianluca Petrella e Riccardo Onori, a Vallesinella Alta nelle Dolomiti di Brenta (13 settembre). Il primo è strumentista, compositore e produttore, con oltre vent’anni di carriera duran-

In breve •la partecipazione al concerto è libera e gratuita •la partecipazione ai concerti all’aperto prevede il rispetto del distanziamento interpersonale di almeno 1 metro

Daniele Orlando

te i quali ha collaborato con artisti del calibro di Enrico Rava, Sun Ra Arkestra, Carla Bley, Paolo Fresu, Matmos, Lorenzo Cherubini aka Jovanotti. Il secondo, Riccardo Onori, è chitarrista, compositore e produttore discografico italiano. Storico chitarrista di Jovanotti vanta collaborazioni con artisti italiani e internazionali come Stefano Bollani, Giovanni Allevi, Carmen Consoli, Mike Patton, Max Gazzè, Alex Britti, Syria, Enrico Rava, Gianni Maroccolo, Planet Funk. Il fecondo dialogo tra arte popolare e arte colta è al centro dell’evento del 22 settembre in val di Fiemme (località La Porta) dove il Coro Sasso Rosso – da cinquant’anni interprete del repertorio popolare trentino e alpino – incontra i Virtuosi Italiani, complesso di musicisti classici che ha calcato i palcoscenici dei più importanti teatri italiani, tra cui il Teatro alla Scala, il Teatro alla Fenice, L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, e si è esibito in numerosi paesi stranieri. Ad unirli in un programma molto vario, l’omaggio ad Arturo Benedetti Michelangeli: noto maestro e raffinato pianista che ha armonizzato anche numerosi componimenti che la corale della val di Sole ha nel proprio repertorio. Un incontro che ha il merito di richiamare la giusta attenzione su una corale dalla grande storia – era il 1967 quando attorno all’idea di Adriano Dalpez prese forma il primo nucleo di questo progetto –, e su un movimento, quello dei cori trentini, molto importante per l’intero territorio e in grado di fondere tradizioni, cultura e identità dando voce “col canto” a un mondo rurale e alpino che ha costruito nel tempo peculiari visioni del mondo, esperienze d’arte originali, economie rispettose di ambienti sensibili, religiosità, folclore e memoria popolare e anche, per l’appunto, forme musicali significative e singolari.

Attenzione: a causa dell’attuale situazione in continua evoluzione, possono subentrare cambiamenti normativi improvvisi con conseguente allentamento o irrigidimento dei provvedimenti. Tutti gli aggiornamenti su: https://www.visittrentino.info/it/isuonidelledolomiti/come-partecipare

Non poteva infine non esserci spazio anche per un quartetto d’archi compost da giovani e già affermati artisti internazionali. Sono Nicolas Van Kuijk (violino), Sylvain Favre-Bulle (violino), Emmanuel François (viola) e Anthony Kondo (violoncello) che dal 2012 hanno dato vita, a Parigi, al Quartetto Van Kuijk ottenendo sin da subito riconoscimenti come il Primo premio al “Concorso internazionale per quartetto d’archi” della Wigmore Hall di Londra, il Primo premio e premio del pubblico al “Concorso di musica da camera” di Trondheim in Norvegia e, in Francia, la vittoria del concorso “Fnapec-Musiques d’Ensembles”. Con tour che li hanno portati a esibirsi in tutta Europa ora incontrano il pubblico del festival trentino con un programma dedicato a Edvard Grieg e a Felix Mendelssohn. Il tutto nello splendido scenario della Roda de Vael in val di Fassa il 15 settembre. Tutti gli eventi hanno luogo alle ore 12, con l’eccezione dell’alba (ore 6.30).

Suoni delle Dolomiti - Alba (foto Daniele Lira)

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Suoni delle Dolomiti - Alba (foto Federico Modica)

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Da 30 anni nel mondo dell’editoria, classe 1962, da 7 anni dirige MCG dopo esserne stato per 8 il coordinatore editoriale. È anche titolare della Morelli Media Partner, Agenzia di Comunicazione, e co-fondatore di Advance Group.

Il grande mistero

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entre sui social, ormai considerati lo specchio di quanto sta accadendo a livello sociale nel Paese, si sta combattendo una vera e propria guerra civile a colpi di post e prese di posizione tra chi si oppone a obbligo e certificazione vaccinali e chi invece sostiene l’importanza e l’efficienza del vaccino, nei giorni scorsi alcune migliaia di manifestanti del Comitato Cura Domiciliare Covid 19 si sono dati appuntamento a Roma per presentare al ministro Speranza la petizione sostenuta da trentamila firme (avrebbero potuto essere anche più numerose visto che su Facebook, dove il Comitato è nato e continua ad operare coinvolgendo medici e pazienti, gli iscritti al gruppo di riferimento “terapiadomiciliarecovid19 in ogni regione” sono oltre mezzo milione) che chiede al governo di rivedere le linee guida per la cura domiciliare del Covid-19. L’Unione per le Cure, i diritti e le libertà (Ucdl), ha come guida l’avvocato Erich Grimaldi, una sorta di Braveheart napoletano a capo di un piccolo grande eserci-

to di medici che non sono per niente dei no-vax, attenzione, ma che lottano da più di un anno esclusivamente per veder riconosciuto dal Ministero un lavoro encomiabile svolto in prima linea che ha dato risultati sorprendenti e che ha salvato migliaia di vite. “Abbiamo spiegato ai dirigenti ministeriali quanto sia importante il lavoro svolto sul territorio dai nostri medici – ha spiegato l’avvocato Grimaldi – il nostro Consiglio Scientifico consegnerà al Ministero una relazione dettagliata entro le prossime 48 ore, e poi torneremo negli uffici ministeriali la prossima settimana, mi auguro per avviare finalmente la collaborazione tra il Dipartimento di Prevenzione e i medici del Comitato, fino ad oggi impedita senza una comprensibile ragione”. Sulla carta stampata come in Tv si parla ormai da mesi di guerra contro il Covid-19 combattuta con Tachipirina e vigile attesa dal Ministero, con scarne linee guida alle quali si sono adeguati migliaia di medici di famiglia, che alla luce dei fatti hanno dato drammatici risultati. In posizione diamentralmente opposta si

colloca l’operato e il protocollo dei medici del Comitato che hanno fatto di idrossiclorochina, nimesulide, azitromicina, desametasone, colchicina ed altri farmaci le proprie armi per salvare vite, riuscendoci nella maggior parte dei casi con risultati eclatanti. Nessuno sa dare una spiegazione logica a tutto questo ostracismo nei confronti di questi medici, autentici santi per i loro pazienti. Pure l’on. Meloni, in appoggio al Comitato durante la manifestazione, ha urlato come nel suo stile tutto il suo dissenso verso l’indifferenza del Ministero verso il Comitato terapia domicilare ricordando “che non si è parlato più di questa cosa, e che anche il Senato all’unanimità ha votato nei mesi scorsi una mozione per chiedere al Governo le terapie domiciliari, per avanzare un protocollo serio diverso da tachipirina e vigile attesa”. Al di la dei pro-vax e no-vax, quanto sopra descritto rimane realmente il grande Mistero. Marco Morelli

direttore@mantovachiamagarda.it


MantovachiamaGarda Periodico bimestrale Registrazione del Tribunale di Mantova N° 01/2011 del 15/02/2011 Direttore Responsabile Marco Morelli Capo redattore Giacomo Gabriele Morelli Art Director e Progetto Grafico Matteo Zapparoli Pubblicità: MORELLI MEDIA PARTNER, Via Dante Alighieri 4, 46040 Gazoldo degli Ippoliti (Mn) Stampa: GRAFFIETTI STAMPATI S.n.c. - S.S. Umbro Casentinese Km 4,500 - S.S. 71 - 01027 Montefiascone (Viterbo) Editore: MARCO MORELLI, Via Dante Alighieri 4, 46040 Gazoldo degli Ippoliti (Mn)

Hanno collaborato a questo numero: Alessandra Capato, Alessandra Fusè, Anna Maria Catano, Antonio Scolari, Barbara Ghisi, Elena Andreani, Elena Benaglia, Elena Mantesso, Elena Kraube, Elide Bergamaschi, Enrico Maria Corno, Federico Martinelli, Flora Lisetta Artioli, Gastone Savio, Giacomo Cecchin, Gianmarco Daolio, Michela Toninel, Maria Theresa San Juan, Paolo Carli, Rita Bertazzoni, Serena Maioli, Veronica Ghidesi, Vittoria Bisutti, Valentina Corini. Puoi ABBONARTI scrivendo a: abbonamenti@mantovachiamagarda.it oppure telefonando al numero: 333.6272824 Sarai ricontattato da un nostro incaricato. Puoi pagare con Bonifico bancario a: MONTE PASCHI DI SIENA Filiale di Gazoldo degli Ippoliti c.c. n° 100464.78 intestato a Morelli Media Partner IBAN: IT 39 R 01030 57640 000010046478 Causale: Abbonamento a MCG Mantovachiamgarda inserendo l’indirizzo esatto per la spedizione L’editore non si assume alcuna responsabilità in ordine Al successivo cambiamento di date o programmi riportati in questa pubblicazione Tutti i diritti sono riservati. È vietata qualsiasi utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente magazine, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti stessi mediante qualunque piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore.

Mantovano ma residente sul Lago di Garda, da 25 anni lavora nel campo della comunicazione e del marketing. Classe 1974, Art Director di MCG, è anche presidente di Grinder, Agenzia di Comunicazione, e co-fondatore di Advance Group.

SOMMARIO LA MUSICA A CONTATTO CON LA MONTAGNA

Un mese di appuntamenti ambientati negli scenari più affascinanti delle Dolomiti

Le piccole isole dei tesori mondiali

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Alcuni dei luoghi turistici più suggestivi del pianeta costituiscono anche il rifugio di ingenti patrimoni finanziari

FESTIVALETTERATURA FESTEGGIA I 25 ANNI!

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Insieme a scrittrici e scrittori di tutto il mondo la kermesse letteraria cerca di raccontare il nostro tempo

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festival della bellezza

festival filosofia libertà comuni

Trecento bolidi nel mito di nivola

Un itinerario di spettacoli e riflessioni sulla poesia in luoghi danteschi

Oltre 150 appuntamenti fra lezioni magistrali, mostre e spettacoli

La trentunesima edizione del Gran Premio Nuvolari prenderà il via da Mantova il prossimo venerdì 17 settembre

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LA REDAZIONE MCG 15 anni di Successi sotto gli occhi di tutti.

CAPO REDATTORE

Gabriele Morelli

Elena Andreani

Elide Bergamaschi

Elena Mantesso

Lara Ferrari

Alessandra Capato

Barbara Ghisi

Paolo Carli

Rita Bertazzoni

Antonio Scolari

Federico Martinelli

M.T. San Juan

Anna Maria Catano

Lisetta Artioli

Michela Toninel

Vittoria Bisutti

Silvano Tommasoli

Elena Kraube

Enrico Corno

Gianluigi Negri

Gastone Savio

Elena Benaglia

Alessandra Fuse

A PARER MIO

di GASTONE SAVIO

E DELL’AUTONOMIA REGIONALE? Le tre Regioni che hanno chiesto, secondo i dettami costituzionali, allo Stato centrale l’autonomia regionale (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), non hanno avuto un no, ma peggio, la richiesta deve essere stata archiviata senza dare una risposta. Gabbati, forse, i cittadini delle tre Ragioni? Per Lombardia e Veneto addirittura la richiesta supportata dall’esito referendario, l’Emilia Romagna per voto del Consiglio regionale, decisione elusa di 18 - 20 milioni di italiani, che grazie alla loro imprenditorialità sono parte importante nella formazione del Pil nazionale. Chiedevano, in fin dei conti, di gestire direttamente alcune voci di bilancio sottraendole all’ingerenza diretta Stato centrale, ritenendo che la loro vicinanza alla gente e quindi la conoscenza diretta delle esigenze locali e la dimostrata responsabilità amministrativa, producano maggiore efficienza.

Lo Stato centrale, purtroppo, di federalismo non vuol sentir parlare, toppando costantemente la gestione date le differenze esistenti fra Regione e Regione, che qualcuno definisce addirittura antropologiche, creando a oltre 160 anni dalla proclamazione dell’Italia unita, solo a parole l’unità nazionale. Ciò che più preoccupa i convinti assertori del federalismo, nella certezza che sia l’unica via da percorrere perché l’Italia diventi uno Stato normale, è il silenzio sulla materia dell’onorevole Salvini, che intorno al federalismo, date le sue origini politiche, dovrebbe esprimersi a colazione, a pranzo e a cena. Lo scorso anno il silenzio è stato attribuito al lockdown, ma ora che sta avanzando il Recovery Plan, l’autonoma regionale richiesta non può non occupare il centro della scena. Se la burocrazia centralizzata è una delle iatture nazionali e ci si sta sforzando di normalizzarla,

perché non si accetta anche per questa la sfida delle regioni? Onorevole Salvini se c’è batta un colpo, la gente del Nord non può che contarci. Si guardi intorno, senza pensare al federalismo degli Stati Uniti, si fermi all’Europa. La Germania e la Spagna e altre nazioni siano d’esempio, in questi Stati per certe entrate l’imposizione fiscale è diretta fra amministrazione regionale e cittadino amministrato.


AVVISO A PAGAMENTO

IL GRUPPO BOMPIERI REPLICA ALLE PESANTI ACCUSE dELL’ORGANIZZAZIONE Animal Equality: fACCIAMO CHIAREZZA! La società Agricola Bompieri è assolutamente sconcertata per la continua diffusione di comunicati e la pubblicazione di filmati realizzati da Animal Equality che danno una visione errata rispetto a come opera la società Agricola Bompieri e alla filosofia imprenditoriale della stessa oltre che essere gravemente diffamatori dell’immagine del Gruppo Bompieri. Ci si stupisce anche di come alcuni organi di informazione, che hanno dato spazio ai comunicati e ai video prodotti da Animal Equality, non abbiano contattato l’Azienda Bompieri per un confronto e per concedere un dovuto diritto di replica. Nei giorni seguenti alla diffusione del comunicato stampa da parte di Animal Equality avvenuta il 15 luglio u.s., ripreso anche da emittenti televisive, la famiglia Bompieri è stata oggetto di gravissime minacce, anche di morte, da parte di ignoti, già denunciate all’Autorità competente. La società Agricola Bompieri ritiene quindi di interrompere il silenzio ed intervenire ufficialmente per fornire una serie di precisazioni. 1. La società Agricola Bompieri ha iniziato da diversi anni, e continua tutt’oggi, un piano di ingenti investimenti per rimodernare e ristrutturare gli allevamenti ed adeguarli ai più elevati standard di benessere animale, come ad esempio l’eliminazione delle gabbie in alcune scrofaie, e di biosicurezza, accompagnato da un piano di formazione permanente che coinvolge gli oltre 150 dipendenti. Queste scelte imprenditoriali hanno già determinato la dismissione di siti

produttivi, in affitto o in soccida, le cui proprietà non si sono rese disponibili a tali esigenze di adeguamento. Tutti gli allevamenti della società Agricola Bompieri sono oggetto di costanti controlli effettuati da ispettori interni qualificati e da ispettori esterni all’azienda delle ATS e di Enti terzi che hanno sempre confermato il rispetto delle normative europee e italiane sul benessere animale. Eventuali condotte scorrette o colpevoli mancanze messe in atto da singoli operatori all’interno di singoli allevamenti sono state e saranno sanzionate nel rispetto delle normative a tutela dei lavoratori stessi. Probabilmente in seguito agli esposti di Animal Equality, vi sono stati controlli straordinari da parte delle Autorità preposte (Ats e Carabinieri) nelle aziende della società Agricola Bompieri, controlli che hanno ulteriormente confermato il rispetto da parte della società Agricola Bompieri delle normative in materia di benessere animale e di biosicurezza. 2. La società Agricola Bompieri, quindi, contrariamente a quanto si evince dai comunicati emessi da Animal Equality e dai filmati prodotti, è da considerare una delle eccellenze nel settore zootecnico italiano, e ogni giorno lavora in condizioni che vanno anche oltre a quanto richiesto dalla normativa. Nel corso degli anni, proprio per migliorare il benessere animale, sono state coinvolte anche le nostre associazioni di categoria che hanno fornito il loro contributo, così come associazioni animaliste diverse da Animal Equality.

3. Contestiamo il modus operandi di Animal Equality che è entrata all’interno degli allevamenti illegalmente, nelle ore notturne e senza autorizzazione, violando anche i più elementari protocolli sanitari (che sono stati creati proprio per la tutela degli animali). 4. Animal Equality ha diffuso notizie riguardanti la nostra società Agricola senza alcun previo accertamento di responsabilità alcuna da parte delle Autorità competenti, continua e persiste in una campagna mediatica diffamatoria sulla base di filmati la cui genuinità ed obiettività è a dire poco discutibile. Questo modus operandi costringe la società Agricola Bompieri ad intraprendere azioni legali a difesa della propria immagine e reputazione, avendo come unico obiettivo quello di continuare l’attività in un’ottica di miglioramento continuo, di investimenti sul territorio e di attenzione al consumatore finale ed al benessere animale. 5. Rimaniamo sempre aperti ad un confronto pubblico, anche attraverso la visita dei siti produttivi tutti, per verificare il lavoro della società Agricola Bompieri, alla presenza di Coldiretti, nostra associazione di categoria che sostiene da anni iniziative per il miglioramento sostenibile del benessere animale e di ANAS, che è l’Ente per il miglioramento delle razze suine italiane, attività a cui partecipiamo, con l’ottica di ottenere prodotti di qualità nel rispetto della tradizione e del benessere animale. La Direzione aziendale


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7 Festival del vino di Verona 8-9-10 OTTOBRE 2021 Un percorso di degustazione nel centro storico di Verona.

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FESTIVALETTERATURA FESTEGGIA I 25 ANNI!

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C’è ancora posto per il futuro? Quante forme di intelligenza esistono? Fare cultura riscalda il pianeta? Che cosa vuol dire real fiction? I pochi sono meglio dei molti? Quanta invenzione fa bene alla Storia? Parlare di genere in letteratura vuol dire…? Un lago può scrivere poesie? Scorrendo i nomi degli oltre 250 autrici e autori protagonisti dell’edizione 2021 di Festivaletteratura e i temi da loro affrontati, molte sono le domande che sorgono spontaneamente. La sensazione è di trovarsi in mano le tessere colorate di un mosaico che rispecchia la complessità del presente. I venticinque anni di Festivaletteratura arrivano mentre tutti si attendono qualcosa di nuovo. A più di un anno dall’inizio della pandemia la cultura “riapre”, e cerca di capire dove e per chi. Nel 2020 il Festival ha voluto esserci e ha avuto la fortuna e la determinazione necessarie per riuscirci. Questo ha significato battere strade alternative - ora innovative, ora un po’ d’antan - che si sono rivelate molto più che una soluzione temporanea. Su alcune di queste strade (e di quelle mai abbandonate) Festivaletteratura procede anche quest’anno, senza sapere ancora se siano quelle giuste. Di cultura c’è bisogno, nuovamente, e in mezzo al guado si cercano le risposte. Dall’8 al 12 settembre 2021 Festivaletteratura torna ad abitare le strade e le piazze di Mantova e gli spazi dell’etere, festeggiando i suoi venticinque anni con un’edizione che vede più appuntamenti dal vivo rispetto allo scorso anno, tra inediti dialoghi tra autori, riprese di format di grande successo - come le lavagne e la panchina epistolare -, spazi di confronto tra saperi umanistici e scientifici (Scienceground), percorsi di “trasformazione” della città, una casa d’arte e letteratura per bambini, sperimentazioni avviate nel 2020 - il furgone poetico, piazza balcone, le collane, le storie illustrate, Radio Festivaletteratura - e alcune novità come il Dante Jukebox e la pesca poetica. L’edizione 2021 s’illumina della sua ritrovata dimensione internazionale. Narratori, poeti, esperti di varie discipline, autori e illustratori per ragazzi provenienti da vari paesi torneranno a incontrare i lettori di ogni età all’interno della città dal vivo o - per chi è ancora troppo lontano - con la mediazione del collegamento video. Per questo gran ritorno della letteratura straniera il Festival ha puntato su alcuni nomi di indiscusso prestigio - Alice Walker, voce iconica della cultura afroamericana; l’attivista e scrittrice statunitense Rebecca Solnit; Bernhard Schlink, uno dei massimi esponenti della narrativa tedesca contemporanea; Colum McCann, già vincitore del National Book Award e più volte ospite al Festival - e soprattutto su quegli autori che si sono recentemente imposti all’attenzione dei lettori di tutto il mondo, come Benjamin Labatut,

Mariana Enriquez, Santiago Roncagliolo, Fouad Laroui, Aleksej Ivanov. È l’anno trans-pandemico, del resto, a richiedere di dare dimensione globale a riflessioni e pensieri. Prima di tutto sull’ambiente. Da sempre con Consapevolezza verde Festivaletteratura prova a stimolare dibattito attorno alle complesse questioni connesse al cambiamento climatico e a mettere in campo azioni che vanno ben oltre i cinque giorni della manifestazione. In questo senso il Festival ha aderito a progetti europei come C-Change, dedicato alla riduzione dell’impatto ambientale degli eventi culturali, a elaborare modelli e protocolli di monitoraggio, a ideare processi di compensazione del proprio impatto ecologico sul territorio. All’interno del programma, a fianco di una più articolata proposta di appuntamenti “verdi” su scarti, ecosistemi, cattura della CO2, geoingegneria climatica declinata in laboratori per ragazzi, letture, microlezioni, il punto focale del confronto – che vede coinvolti da diverse prospettive Christiana Figueres, Andri Snaer Magnason, Luca Mercalli – è come raccontare le trasformazioni di intere geografie e le loro già drammatiche conseguenze, per far sì che questo racconto entri finalmente nell’orizzonte delle persone e cambi abitudini, stili di vita, scelte politiche, sistemi produttivi. Una più generale attenzione alla scienza, alla tecnologia e alle sue conseguenze sui nostri meccanismi cognitivi, alle diverse intelligenze (animale, vegetale, minerale, artificiale) che popolano la realtà che ci circonda, porta autori come gli scienziati Giorgio Vallortigara, Peter-GodfreySmith e Joseph LeDoux, filosofi come Slavoj Žižek, e un premio Nobel come Daniel Kahneman a ridefinire la nostra consolidata rappresentazione del mondo e a riposizionare l’uomo nell’ordine delle cose. Il rapporto con il territorio – dalle profondità della terra alle vette del mondo, dalle province più interne alle vie percorse nei secoli da mercanti e carovanieri – non a caso è al centro di numerosi incontri che vedono protagonisti narratori, saggisti, alpinisti, viaggiatori nello spazio e nella memoria come, tra gli altri, Robert Macfarlane, Kapka Kassabova, Marco Belpoliti, Nives Meroi, David Bellatalla, nonché del programma radiofonico Terre rare condotto da Nicola Feninno. Ciò che è radicalmente mutato con la pandemia è il confine tra casa e mondo esterno, tra l’ambiente domestico (o addomesticato) e un “fuori” che rischia di diventare sempre più estraneo e selvatico: da qui si sviluppa al Festival una riflessione filosofica sull’abitare e sulla ridefinizione dei rapporti tra città e natura che coinvolge Emanuele Coccia, Luca Molinari, Marco Filoni, Annalisa Metta, Elena Granata. (continua a pag 28)

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festivaletteratura

E che cosa ci dicono di una città i nomi delle vie? A partire dall’incontro con la scrittrice statunitense Deirdre Mask, Festivaletteratura dedica all’odonomastica un progetto di ricerca documentaria online e di verifica sul campo che prende Mantova come “caso studio” sulle trasformazioni urbanistiche, le relazioni di potere, i processi di costruzione identitaria che si possono leggere attraverso le denominazioni di vicoli e piazze. E sempre restando in tema, Una città in libri – l’esplorazione degli immaginari letterari delle città, intrapresa dal Festival a partire dal 2015 – è dedicata quest’anno ad Helsinki. L’evoluzione delle società contemporanee – tra crisi delle democrazie e crescenti diseguaglianze, qualità e riconoscimento del lavoro, tramonto degli ideali e nuova attualità del conflitto di classe – è un’altra delle grandi dorsali tematiche che attraversano il Festival di quest’anno, grazie agli interventi di Nadia Urbinati, Marco D’Eramo, Michael Sandel, Carlo Cottarelli, Pascale Molinier, Massimo Livi Bacci, Giuseppe Pignatone, e gli economisti Gaël Giraud, Anne Case e Angus Deaton, premio Nobel 2015. Già la presenza attiva di nuovi cittadini originari di altri paesi nella vita sociale, economica e culturale delle comunità di cui facciamo parte richiede una nuova educazione civica, il superamento di concetti e preconcetti che non solo creano discriminazione, ma rischiano di far arretrare la collettività tutta. A parlarne al Festival, tra radio e incontri dal vivo, saranno alcuni esponenti di una giovane e vivace generazione di scrittori e attivisti “neoitaliani”: Abdullahi Ahmed, Nadeesha Uyangoda, Esperance H. Ripanti, Anna Osei e altri ancora. In questo senso risulta fondamentale il ruolo delle istituzioni pubbliche (musei e scuole tra tutte) a cui è affidata la diffusione del sapere e l’interrogazione della memoria, chiamate a dialogare con società in costante movimento; ne è un esempio il dialogo tra Christian Greco e Francesca Cappelletti, direttori rispettivamente del Museo Egizio di Torino e della Galleria Borghese di Roma. Una vera costellazione di incontri - tra cui quelli con la vincitrice del Booker Prize 2019 Bernardine Evaristo, la giovane fumettista Josephine Yole Signorelli alias Fumettibrutti, lo storico francese Ivan Jablonka, l’omaggio alla filosofa María Zambrano – traccia un denso percorso di riflessione fatto di storie personali, narrazioni e tradizioni di pensiero anche divergenti, e dedicato ai temi dell’identità di genere e della transizione, al pensiero della differenza, al ruolo centrale delle donne nell’auspicato “cambio di civiltà” richiesto in questo momento di crisi globale. E qual è lo spazio della gioventù in un mondo che fatica a immaginare un futuro? Mario Desiati, Giacomo Bevilacqua, Giulia Caminito, Alice Urciuolo, Antonio Dikele Di Stefano sono alcuni dei (giovani) narratori, sceneggiatori e fumettisti presenti al fe-

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festivaletteratura compie venticinque anni e insieme a scrittrici e scrittori di tutto il mondocerca di raccontare il nostro tempo

stival che tentano un racconto di questa stagione della vita dai confini sempre più incerti, malamente mitizzata, in cerca di patrie e di speranze. Giovani e giovanissimi lettori sono del resto da sempre in cima all’attenzione del Festival. Attraverso il progetto europeo Read On, dal 2017 Festivaletteratura sostiene e diffonde la passione della lettura tra gli adolescenti programmando un numero sempre crescente di iniziative rivolte a questa fascia d’età, sia durante l’anno - attraverso un’ampia rete di collaborazioni che coinvolge scuole e biblioteche in tutta Italia - sia nei cinque giorni del Festival. Read On presenta quest’anno il terzo volume di Anthology, la raccolta di testi pensata dai ragazzi per i ragazzi e dedicata quest’anno alla “real fiction”, un nuovo ciclo di interviste di Blurandevù, un laboratorio di graphic journalism condotto da Assia Petricelli e Sergio Riccardi nell’ambito di My Life in Strips, l’atteso confronto di Fanfiction lab con Louise O’Neill. Ma altrettanto attesi sono gli incontri con alcune delle star della letteratura young adult come Marie-Aude Murail e Katherine Rundell. Per i più piccoli – dopo i lunghi mesi di isolamento imposti dal Covid – la Casa del Mantegna si offre come sempre come spazio libero di esperienze, gioco e interazione fisica con libri, parole, racconti di suoni e immagini. Nella casa dell’artista padovano per cinque giorni terra di bambini scompaiono i tradizionali incontri “frontali” per lasciare spazio a dinamici incontri/azione, in cui da un prima momento di lettura e ascolto si sviluppa un’attività laboratoriale, un’esplorazione, una fantasia partecipata. La narratrice americana Susie Morgenstern è la punta di diamante di questo programma che vede anche l’estrosa presenza di artisti-scrittori di fama internazionale come Canizales, Anete Melece e Ole Könnecke, i viaggi tra miti e invenzioni di Christian Hill, e – tra i numerosi altri appuntamenti – l’attenzione alle “storie vere” portata da Gigliola Alvisi, Eleonora Antonioni, Manlio Castagna e Matteo Corradini. Tra verità documentale e finzione “strumentale” si gioca la partita non solo di molta narrativa che fa della storia recente la propria materia ma del racconto storiografico tout court, che di invenzione ha bisogno per ricostruire atmosfere, riempire i profili dei personaggi, sanare le voci discordi che emergono dalle carte d’archivio. Gli incontri con Antonio Scurati, Fernanda Alfieri, Maaza Mengiste, tra gli altri affrontano queste questioni passando attraverso il fascismo, il colonialismo italiano e - risalendo indietro – la Roma pontificia di inizio Ottocento. Ancora più bruciante e doloroso è il tentativo di riscrivere la storia quando - come per Giuseppe Culicchia e Marco Bechis - si è coinvolti in prima persona e la testimonianza attraversa la sfera affettiva.

Il ricorso al memoir – secondo una più ampia accezione che comprende scritture intime e diaristiche, finzioni epistolari fino a opere in forma di romanzo – accomuna peraltro molti autrici e autori presenti a Festivaletteratura 2021 – Maria Stepanova, Hala Kodmani, Alicia Kopf, Gaia Manzini e Francesca Mannocchi, fino all’attore e regista Carlo Verdone –, offrendo attraverso la lente di vicende intime e familiari una rilettura di eventi luttuosi o lievi della nostra storia recente o questioni universali come l’amore, la malattia, la formazione, l’esilio. Una particolare attenzione viene quest’anno rivolta agli epistolari, attraverso gli incontri sui carteggi di Fëdor Dostoevskij, Goliarda Sapienza, Stefan Zweig, e alla Panchina epistolare dedicata alle lettere d’amore tra Guido Gozzano e Amalia Guglielminetti. Nella ricorrenza del settecentenario della morte, non poteva mancare una particolare attenzione all’opera e alla fortuna di Dante, celebrato nel corso della manifestazione con un’azione poetica corale condotta dal Teatro delle Albe con oltre cinquanta adolescenti, le collane alla Biblioteca Teresiana di Carlo Ossola e Andrea Canova su codici ed edizioni dantesche, gli incontri con Marco Martinelli, Lella Costa e Gabriele Vacis, il Dante Jukebox di Simone Marchesi – lettura critica à la carte di terzine dantesche accompagnata dal vivo dai disegni di Roberto Abbiati. Il raccontare per immagini occupa più in generale un grande spazio in questa venticinquesima edizione. Se il grafico Peter Mendelsund ci spiega come la lettura sia in grado di generare visioni nella nostra immaginazione, in molti altri incontri, percorsi e laboratori designer, critici d’arte ricor-

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dimostrano i tanti incontri che Festivaletteratura ha costruito anche quest’anno in ragione delle affinità che legano libri e scrittori - Teresa Ciabatti ed Elisa Ruotolo sul racconto del corpo, Claudio Piersanti e Andrea Vitali sul romanzo d’amore scritto al maschile, Simonetta Agnello Hornby e Maria Attanasio sull’anima della Sicilia, solo per fare qualche esempio. Se la conversazione letteraria può assumere toni surreali con autori come Valerio Lundini, diventa addirittura incredibile se si pensa alla pesca poetica, divertimento tecnologico-letterario concepito da Matteo Loglio, che grazie a un’intelligenza artificiale proverà a generare poesia traducendo in versi i variabili umori del lago di Mantova. Del resto, anche grazie al Furgone Poetico e alla trasmissione radiofonica Due punti alla radio, la poesia è diventata la voce del Festival che meglio riesce ad arrivare in ogni dove. Tra i protagonisti di quest’anno vanno senz’altro segnalati l’islandese Jón Kalman Stefánsson, l’inglese Ruth Padel e Milo De Angelis, oltre all’incontro dedicato alla monumentale traduzione di Nicola Crocetti dell’Odissea di Nikos Kazantzakis. reranno ai linguaggi a loro più congeniali per offrire al pubblico narrazioni tanto seducenti quanto quelle più squisitamente letterarie. La fotografia trova ampio spazio in programma grazie agli interventi di Donna Ferrato, Alex Majoli e Gianluca Vassallo. Più prepotente che mai la presenza del fumetto al Festival, in dialogo costante con la narrativa. In particolare, con le storie illustrate - quest’anno al ritrovato Palazzo della Ragione - parole e immagini tornano a fondersi in unico racconto grazie a una performance dal vivo: Carlo Lucarelli e Ilaria Tuti da un lato, Marco Petrella ed Emanuele Rosso dall’altro sono alcuni degli autori che duetteranno sul palco con voce e pennelli. Il Festival resta soprattutto una grande conversazione sulla letteratura, un’occasione per lasciarsi prendere dalle storie, dai meccanismi dell’intreccio, dalle ragioni dei personaggi, da ascendenze e discendenze letterarie. Intorno a queste incantevoli ossessioni letterarie si confrontano Gabriele Romagnoli e Marcello Fois, Marco Malvaldi e Desy Icardi, Alessandro Piperno e Annalena Benini. Che la letteratura sia innanzitutto dialogo, relazione lo

Festivaletteratura non rinuncia alla presenza musicale inserendo in programma due concerti di tema ambientale – le Tre Sonate Nordiche del pianista Fabiano Casanova e Vox balenae del Gruppo Musica Insieme, organizzati in collaborazione con Mantova Musica –, una lezione alla storia del melodramma con Marcello Fois e i Solisti della Fenice, e le storie sonore, che faranno conoscere ai bambini la magica e misteriosa figura del rumorista. Prosegue anche la trascinante esperienza di Piazza Balcone: tra le finestre imbandierate dei condomini di periferia, ecco arrivare la “grammatica mostruosa” con Giuseppe Antonelli, le tenebrose atmosfere del noir con Tullio Avoledo e Luca Crovi, e altri lampi e sorprese letterarie. Il suono e la parola ascoltata, divenute sempre più importanti dopo l’esperienza del lockdown, restano con Radio Festivaletteratura una parte fondamentale del programma del Festival. Con quattordici programmi radiofonici condotti da giornalisti, critici, scrittori e con tre edizioni quotidiane del giornale radio, Festivaletteratura esplora e approfondisce tanti degli argomenti tracciati dagli incontri e dalle attività in presenza: da Frontiere di Christian Elia, che ci porta in alcuni degli snodi di transito delle migrazioni contemporanee, a Panorama Internazionale di Simonetta Bitasi ed Elsa Riccadonna, con le interviste a quattro autrici di lingue diverse e ugualmente talentuose; da Il primo romanzo di Cecilia Passarella, che tenta di rispondere all’annosa domanda “qual è stato il primo romanzo della storia dell’umanità?”, a Le Decadi con Valerio Millefoglie che racconta attraverso i “favolosi“ 1971, 1981, 1991 e 2001 quattro decenni della nostra storia recente, e molti altri ancora. Da ultimo, un gradito ritorno, anzi: una metamorfosi! Il programma cartaceo di Festivaletteratura, strumento indispensabile per navigare e vivere la manifestazione – oltre che, per molti, imperdibile oggetto da collezione – torna dopo la sospensione dello scorso anno trasformato in un piccolo catalogo, completo come sempre delle schede dei tutti gli appuntamenti e che comprende in più alcuni originali contributi d’autore. Il nuovo catalogo del Festival, reso più prezioso dalla copertina disegnata da Lucio Schiavon, è già in distribuzione. (servizio a cura di M.T.San Juan)

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Fino al 31 Ottobre Sirmione (Bs)

L’Evento

Una mostra da vivere in tutta la sua travolgente potenza a Palazzo Callas Exhibitions

A CURA di M.T. SAN JUAN

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irmione, Maria Callas e Magnum Photos International intrecciano i propri percorsi per regalare a cittadini e turisti un’indimenticabile esperienza culturale. Un percorso che ridarà vita e voce al mito della Divina Maria Callas e alla magia dell’Oriente della Madama Butterfly di Giacomo Puccini. Magnum Photos International torna a Sirmione, dopo il successo di “Oltre”, con la mostra fotografica “La Divina Emozione. Atto primo. Maria Callas è Madama Butterfly”. La nuova esposizione, allestita a Palazzo Callas Exhibitions dal 24 luglio, è inserita nel più ampio e complesso progetto di promozione turistica e culturale “Maria Callas 1923-2023”, nato per celebrare il ricorrere dei 100 anni dalla nascita della Divina, con un triennio di eventi, iniziative e spettacoli. “La Divina Emozione. Atto primo. Maria Callas è Madama Butterfly” diventa così il punto di partenza ideale di questo percorso, ideato e promosso dall’Amministrazione Comunale e patrocinato da Regione Lombardia, Provincia di Brescia, Consorzio Lago di Garda Lombardia, Comunità del Garda e Garda Musei “Va finalmente in scena il primo atto delle mostre, uniche ed originali, programmate da qui al 2023, l’anno in cui tutto il mondo celebrerà il centenario della nascita di Anna Maria Cecilia Sophia Kalogheropoulou, la “nostra” Maria Callas. Sirmione si prepara a svolgere un ruolo da protagonista offrendo un ricco calendario di attività artistiche e culturali, pensate in onore di Maria e realizzate nei luoghi dove Lei ha vissuto gli anni forse più felici della sua vita” così il Sindaco Luisa Lavelli. Questa prima mostra diventa un’introduzione e, al tempo stesso, un omaggio alla “Divina Maria Callas”. Ispirata e basata sulla “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini, presenta immagini del Giappone scattate dai fotografi di Magnum Photos International, la prestigiosa Agenzia che raccoglie alcuni dei più rinomati fotografi a livello mondiale mantenendo inalterati gli ideali di chi la fondò nel 1947. L’ALLESTIMENTO La particolare scenografia, in cui le fotografie si alternano alle immagini proiettate con il sottofondo musicale di due arie dell’opera, “Vogliatemi bene” e “Un bel dì vedremo”, introduce gli spettatori in un’esperienza teatrale e immersiva. Con “Madama Butterfly” Giacomo Puccini rispose ad un crescente interesse della sua epoca per il mondo dell’Oriente. Tuttavia, pur inserendo elementi risalenti ai costumi e al folklore giapponese, il Maestro dipinse soprattutto un ritratto femminile travolgente per accuratezza e sensibilità. Un dramma d’amore e di attesa che si traduce in un gioco di specchi, legando l’interprete al suo stesso ruolo: Maria Callas è Madama Butterfly. Si crea così un legame tra queste due icone femminili dell’opera, una reale e l’altra fittizia, i cui destini romantici hanno similitudini così sorprendenti.

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MARIA CALLAS & MAGNUM PHOTOS INTERNATIONAL VA FINALMENTE IN SCENA IL PRIMO ATTO DELLE MOSTRE, UNICHE ED ORIGINALI, PROGRAMMATE DA QUI AL 2023, L’ANNO IN CUI TUTTO IL MONDO CELEBRERÀ IL CENTENARIO DELLA NASCITA DELLA “NOSTRA” MARIA CALLAS

Maria Callas attende il suo amante a Parigi, Cio Cio San a Nagasaki. Entrambe hanno gli occhi puntati sull’America. Due donne, un’attesa. Percorrendo gli spazi di Palazzo Callas Exhibitions il visitatore resterà rapito dalla bellezza dei ritratti delle immagini di vita quotidiana della Divina così come dalla forza e dalla grazia del Giappone raccontato attraverso gli occhi dei fotografi di Magnum Photos International. Maria Callas al Teatro alla Scala ritratta in “La signora delle camelie”, immortalata durante una performance presso la Philadelphia Opera House o a Roma, seduta al pianoforte con i suoi spartiti, sono solo alcuni degli scatti che il pubblico avrà modo di ammirare, opera di alcuni tra i più celebri e quotati autori Magnum Photos International. “La mostra sarà un omaggio alla figura di Maria Callas, attraverso immagini icone degli Archivi di Magnum Photos, ispirate all’opera di Madama Butterfly del Maestro Giacomo Puccini, interpretata da ‘La Divina’. Le fotografie e le proiezioni racconteranno le antiche tradizioni e lo stile di vita moderno del Giappone, in una scenografia interattiva simile a uno spettacolo teatrale” così aggiunge Andréa Holzherr, Global Exhibitions Director Magnum Photos International. La mostra proseguirà al di fuori delle mura di Palazzo Callas Exhibitions completandosi con scatti

inediti allestiti lungo la passeggiata di via XXV Aprile, Parco Don Lino Zorzi, piazzale Orti Manara, alla Spiaggia del Prete e presso tre Cantine sirmionesi: Azienda agricola Nunzio Ghiraldi, Azienda agricola Pasetto Emilio e Azienda agricola Sgreva, offrendo un prezioso intreccio tra arte, gusto e accoglienza, in grado di donare ancora più valore ad una mostra straordinaria e allo straordinario territorio che la accoglie. INFORMAZIONI La Divina emozione Atto Primo Maria Callas è Madama Butterfly 24 luglio – 31 ottobre 2021 Orario di apertura Tutti i giorni 10:30 – 12:30 e 16:30 – 19:00 venerdì e sabato aperto fino alle 22:00. Chiuso il lunedì Ingresso gratuito, consigliata la prenotazione IN MOSTRA: Abbas - Ian Berry - Werner Bischof - René Burri - Stuart Franklin - Burt Glinn - Harry Gruyaert - Thomas Hoepker - Hiroji Kubota - Peter Marlow - Cristina De Middel - Martin Parr - Gueorgui Pinkhassov - Mark Power - David Seymour - Alec Soth - Chris Steele -Perkins - Dennis Stock.

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Fino all’8 Agosto 2021 Mantova

L’Evento

IDEATA DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE MANTOVANA LA PAPESSA E CON LA DIREZIONE ARTISTICA DI ALESSIA LOCATELLI, LA BIENNALE DELLA FOTOGRAFIA FEMMINILE (BFF) È UN EVENTO DI RESPIRO INTERNAZIONALE

BIENNALE DELLA FOTOGRAFIA FEMMINILE di Vittoria Bisutti

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a Biennale della Fotografia Femminile (BFF) è un evento di respiro internazionale focalizzato sulla produzione fotografica femminile contemporanea. Lo sguardo delle professioniste scelte per la prima edizione del 2020 si è concentrato sul tema del lavoro, osservato nelle sue molteplici forme e manifestazioni. La Biennale della Fotografia Femminile avrebbe dovuto inaugurare la sua prima edizione il 5 marzo 2020, e riempire la città di mostre ed eventi dal vivo per tutto il mese di marzo, ma l’inizio della pandemia ha fatto sì che tutto il programma venisse rimodulato (BFF HereNow), scegliendo di recuperare alcuni eventi online, sperimentando poi una seconda chiusura a causa del Lockdown. e rinviando le mostre all’estate e all’autunno 2020. Fino all’8 Agosto 2021, sarà finalmente possibile visitare una delle mostre concettualmente più forti della BFF: “Women Priests Project” di Nausicaa Giulia Bianchi. Nel mondo Cattolico l’ordinazione dei prete donna è ancora vietata e come tale rappresenta ancora un

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tabù in tutta la comunità Cattolica mondiale. Chi trasgredisce a questa regola viene punita con la scomunica. Ciò nonostante, negli ultimi decenni è nato un movimento internazionale di donne che hanno deciso di disobbedire, facendosi ordinare prete e avviando un processo profondo di rinnovamento spirituale e religioso all’interno delle comunità cattoliche dove vivono. Con Women Priests Project, Giulia Bianchi raccoglie i racconti e i volti delle portatrici di questo cambiamento senza precedenti. Nelle sue immagini evocative ritroviamo scorci di luoghi tanto famigliari quanto carichi di novità grazie al ruolo trasformativo della spiritualità femminile. Giulia Bianchi Fotografa documentarista profondamente orientata sui temi della spiritualità legata al femminile e al divino. Il suo lavoro documenta la missione di “disobbedienza”, rinnovamento e spiritualità condotta dalle donne prete. “Women Priests Project” di Nausicaa Giulia Bianchi Casa di Rigoletto, piazza Sordello, 23. Mantova 15 Luglio - 8 Agosto 2021 Mostra aperta tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.00. Ingresso libero.

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L’Evento

Al via la nuova challenge tra i Sindaci italiani per promuovere la ciclabilità

A CURA di marco morelli

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on c’è un colore politico, tanto che le due edizioni previste, estiva e invernale, sono pre e post-elezioni amministrative. L’unica sfumatura cromatica presente in SINDACO PEDALA! – iniziativa ideata da Sottosopra-Agenzia di Comunicazione Bike Friendly in collaborazione con l’Associazione Comuni Virtuosi - è verde, se per verde intendiamo tutto ciò che, in un modo o nell’altro, ha a che fare con il rispetto per l’ambiente. «La nuova mobilità sostenibile si sta espandendo su tutto il territorio nazionale. Sempre più comuni stanno puntando sulle due ruote per proporre un modello urbano più vicino alla salute dei cittadini, alla qualità dell’aria, alla viabilità», spiega Elena Carletti, che dell’associazione è presidente. «Il crescente numero dei sindaci che stanno sostenendo con determinazione e coraggio l’uso della bicicletta come opportunità evolutiva del territorio che amministrano ci ha spinto a proporre un progetto che può suonare come una sfida. E in effetto lo è». Con il sostegno di CIAB (Club delle Imprese Amiche della Bicicletta), Genitori Antismog, Legambici (Legambiente per la ciclabilità), SINDACO PEDALA! intende invitare i Sindaci dei Comuni Virtuosi a provare in prima persona la trasformazione ciclabile che essi stessi stanno promuovendo nei borghi, nei paesi e nelle città che amministrano. E per farlo lancia una vera e propria sfida, che richiama alla mente immagini da grande schermo in cui un noto primo cittadino dai grandi baffi si spostava in sella alla sua fedele due ruote, ingaggiando saltuariamente epiche gare con l’altrettanto famoso parro-

quali sono gli obiettivi SINDACO PEDALA! è un’iniziativa iscritta alla European Mobility Week 2021. Gli obiettivi sono a scelta: - Testare una corsia ciclabile che ha realizzato - Recarsi al lavoro (bike-to-work) - Provare un percorso casa-scuola con i bambini - Pedonalizzare le aree scolastiche negli orari di entrata/uscita - Fare shopping e spesa in bicicletta

co. Il regolamento di questo duello all’ultima pedalata prevede che i sindaci si impegnino a utilizzare la bicicletta nell’arco di una settimana per raggiungere tre obiettivi a propria discrezione. Che siano la prova di una corsia ciclabile da lei o lui voluta, il test in prima persona del cosiddetto bike to work (recarsi al lavoro in bicicletta) o l’aggregazione a

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sindaco pedala è proprio ora di salire in sella L’ASSOCIAZIONE COMUNI VIRTUOSI INVITA I PRIMI CITTADINI A MONTARE IN SELLA PER UNA SFIDA NEL SEGNO DELLA MOBILITÀ PULITA

un gruppo BICIBUS sul percorso casa-scuola, l’idea è che l’amministratore coinvolto possa operare un’osservazione concreta e valutare l’efficacia del suo stesso piano urbano. Sfidato dai Comuni Virtuosi, il sindaco condivide la propria esperienza tramite social, ufficio stampa o sito del Comune, per poi lanciare la sfida a un altro Sindaco che, a sua volta, scende in pista. «Con questa proposta, il sindaco si mette in gioco in prima persona riguardo al processo di cambiamento di cui è promotore», precisa Marco Boschini, coordinatore nazionale dell’Associazione Comuni Virtuosi. «Accettando la sfida, sperimenta i bisogni e le difficoltà dei ciclisti a cui si accosta e testa le nuove corsie ciclabili nell’ottica di apportare eventuali migliorie». «Inoltre - aggiunge Elena Milazzo, direttore creativo di Sottosopra Comunicazione bike friendly – i sindaci sposano la mobilità pulita nei fatti e non solo a parole, offrendo di sé e del Comune un’immagine più sostenibile e vicina all’evoluzione di cui il nostro paese sarà protagonista in vista dell’agenda 2030». A testare il progetto i primi dieci comuni, distribuiti su tutto il territorio nazionale: Bergamo, Biccari (FG), Malegno (BS), Lecce, Parma, San Lazzaro di Savena (BO), Sanbellino (RO), Sestri Levante (GE), Spilamberto (MO) e Trento. www.sindacopedala.it

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#naliniciclo


Luglio-Ottobre 2021 Mn-Bs-Vr-Vi

L’Evento

Un itinerario di spettacoli e riflessioni sulla poesia in luoghi danteschi, città d’arte e siti Unesco. Si festeggia l’VIII edizione.

festival della bellezza Dante e l’espressione poetica di M.T.San Juan

Teatro Romano, dall’11 al 15 settembre

Arianna Porcelli Safonov

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rande attesa per l’ottava edizione del Festival della Bellezza che ha come tema, “Dante e l’espressione poetica”, e buona parte dei 30 eventi, per la prima volta in diversi scenari storici: luoghi danteschi, città d’arte e siti Unesco. Ha aperto il 21 luglio al Teatro Romano di Verona Toni Servillo con un monologo teatrale inedito su Baudelaire di Giuseppe Montesano. Ben 12 al momento gli appuntamenti al Teatro Romano (parte dell’Estate Teatrale Veronese), suddivisi in due periodi: dal 21 al 25 luglio e dall’11 al 15 settembre. Il Festival si snoda poi tra agosto e

Stefano Massini

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Promosso dalla Regione Veneto tra i Grandi Eventi della Regione e dal Comune di Verona nell’ambito dell’Estate Teatrale Veronese

dicembre lungo un itinerario che va dall’Anfiteatro e l’Auditorium del Vittoriale (con 5 appuntamenti) all’Isola del Garda, a Villa Mosconi Bertani in Valpolicella, al Teatro Bibiena a Mantova, al Giardino Torrigiani a Firenze, al Palazzo della Ragione a Padova, al Teatro Olimpico di Vicenza, scenari tra i più rappresentativi della storia artistica italiana. Altri luoghi di grande tradizione e suggestione saranno sede di quest’edizione del Festival e verranno comunicati nei prossimi giorni. In questi contesti, intellettuali e artisti propongono spettacoli e riflessioni sul valore della rappresentazione poetica, nell’accezione hegeliana della poesia come la più alta forma d’arte in quanto la più idonea a esprimere lo spirito. Figura centrale è Dante nella ricorrenza dei 700 anni dalla morte, col suo avventuroso viaggio nella condizione umana che ci rivela a noi stessi: ogni appuntamento è introdotto e ispirato da un suo verso, con connessioni tra la sua storia e quella dei luoghi degli eventi; Dante della Divina Commedia è uomo in esilio, Verona e il Veneto sono stati per lui luoghi cruciali.

Nel concerto di Francesca Michielin (11 settembre) si evidenziano i tratti espressivi della contemporaneità, in quello di Gino Paoli (12 settembre) rivivono i primi capolavori di poesia e musica. La poetica dell’immagine nel cinema è evocata da Sandra Milo (13 settembre) che, dialogando con Guido Barlozzetti, ripercorre le sue esperienze artistiche con maestri come Renoir, Rossellini e Fellini; Luca Barbareschi (13 settembre) e Arianna Porcelli Safonov (14 settembre) propongono argute riflessioni teatrali sul filo conduttore di un verso dantesco. Vittorio Sgarbi (14 settembre) racconta Dante attraverso la poetica di versi e immagini che hanno creato i linguaggi della modernità; Massimo Recalcati (15 settembre) muove da un’affascinante idea dantesca per la riflessione “Idealizzazione. Dallo Stilnovo alla psicoanalisi”.

Dal 3 al 5 agosto al Vittoriale Verranno proposti appuntamenti sulla più influente espressione poetica della contemporaneità, la canzone d’autore: Alice canta capolavori di Battiato (3 agosto); Gino Paoli, con Danilo Rea, ripercorre il grande repertorio che ha inaugurato la stagione dei cantautori (4 agosto); Mogol, col pianista Gioni Barbera, porta in scena, attraverso canzoni dal vivo e racconti, i suoi versi evergreen che hanno segnato il nostro immaginario (4 agosto); Morgan al pianoforte connette in una lezione musicale inedita Dante, D’Annunzio, la poesia e i cantautori (5 agosto). Il 2 settembre, in un territorio dantesco veronese, la Valpolicella, a Villa Mosconi Bertani sarà ospite Stefano Massini. Igor Sibaldi evoca la figura di San Francesco all’Isola del Garda (10 settembre), dove il Santo ha soggiornato di ritorno dall’Oriente, e quella di Beatrice a Firenze al Giardino Torrigiani (5 ottobre); al Teatro Bibiena di Mantova (21 settembre) Massimo Cacciari tiene una lectio su Dante e Virgilio, a Padova al Palazzo della Ragione (16 ottobre) Melania Mazzucco racconta Dante e Giotto.

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Fino al 16 agosto Isola del Garda(Bs)

L’Evento

NELL’ESCLUSIVA ISOLA DEL GARDA. UN PROGETTO ATTO A VALORIZZARE IL TERRITORIO

A CURA di M.T. SAN JUAN

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uest’estate il Lago di Garda accoglie IN WONDER(IS)LAND, mostra open air con nove maxi-installazioni artistiche immersive. Grazie a MAI Museum - Multimedia Art Innovation, ente organizzatore dell’evento, fino al 16 agosto la splendida location dell’Isola del Garda si converte nella destinazione must dei visitatori che vogliono vivere un’esperienza artistica a 360°. Nove opere outdoor, tra cui la nota Open My Glade della special guest Pipilotti Rist, compongono un percorso esplorativo inserito in un concept che si ispira ad ‘Alice nel Paese delle Meraviglie’ di L. Carroll. IN WONDER(IS)LAND infrange le regole dell’arte tradizionale, liberando l’immaginazione e stimolando i sensi degli ospiti, trasportandoli in una dimensione immaginifica. Il progetto di MAI Museum vuole rilanciare l’offerta turistica del territorio, elevando Brescia a distretto internazionale noto per la sua impronta culturale. Arte, luci, colori, musica e natura. Con la magnifica cornice di Villa Cavazza, le opere outdoor di grandi dimensioni costruiscono uno scenario suggestivo, reso possibile dall’uso delle innovative tecnologie digitali. IN WONDER(IS) LAND si presenta come una open air exhibition a fruizione libera e immersiva: il visitatore si gode l’arte inserita armonicamente nel paesaggio circostante, sentendosi parte attiva del tutto. IN WONDER(IS)LAND accoglie Open My Glade di Pipilotti Rist, main guest che incarna alla perfezione il tema di ‘Alice nel Paese delle Meraviglie’,

IN WONDER(IS)LAND LA MAGIA DELL’ARTE IMMERSIVA LA MOSTRA IN WONDER(IS)LAND, DAL CONCEPT FIRMATO DALL’ART DIRECTOR VERA UBERTI, FONDATRICE DI MAI MUSEUM, È COMPOSTA DA 9 INSTALLAZIONI ARTISTICHE E SI ISPIRA ALL’OPERA ‘ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE’ DI LEWIS CARROLL.

oltre ad altre opere digitali firmate Mai Museum. L’esperienza del percorso si completa con l’installazione “Il picnic”, una live performance dove viene offerto al pubblico un picnic gourmet sotto le stelle, dove ogni dettaglio è pensato per essere 100% ecosostenibile e rispettare l’ambiente circostante. MAI Museum garantisce la massima sicurezza durante tutta la durata dello svolgimento della mostra. Verranno osservate tutte le norme previste per prevenire il contagio Covid; lo staff distribuirà mascherine e incentiverà l’utilizzo frequente del gel igienizzante, disponibile in più punti dell’isola. A sostenere l’esclusiva iniziativa c’è il binomio vincente tra arte e imprenditoria bresciana che si uniscono per valorizzare il territorio. L’impulso visionario di MAI, infatti, è sostenuto da imprese che investono risorse e promuovono un rinnovato sviluppo culturale. Il concept di IN WONDER(IS)LAND è firmato dall’art director Vera Uberti, fondatrice di MAI Museum, che focalizza la sua ricerca artistica sullo sviluppo di progetti immersivi con l’utilizzo di tecnologie digitali atti a sfumare i confini tra opera d’arte e spettatore. “Al MAI Museum la nostra missione è quella di collegare il pubblico all’arte in un modo completa-

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mente nuovo, stimolando le menti, le emozioni e l’immaginazione attraverso esperienze multiple” - Vera Uberti L’evento è patrocinato da parte del comune di San Felice del Benaco (BS), della Camera di Commercio di Brescia, dell’Associazione Artigiani di Brescia e provincia e di Visit Brescia, ente del turismo locale; MAI Museum si avvale di partnership di rilievo, come 24 Ore Cultura, società del Gruppo 24 ORE e gestore del Mudec di Milano, e Hauser & Wirth, rinomata galleria con sedi tra gli USA e il continente europeo che ha reso disponibile l’opera di Pipilotti Rist. IN WONDER(IS)LAND è la prima mostra firmata MAI Museum: è stata inaugurata il 10 luglio 2021 e rimarrà visitabile fino al 16 agosto 2021. La mostra, raggiungibile via lago dal porto di Portese, è aperta dalle ore 20 alle 23 e i giorni di apertura saranno visibili nel momento della prenotazione sul sito. Oltre al percorso, l’ingresso comprende il traghetto A/R, la visita guidata alla loggia e i giardini della villa e un picnic gourmet sotto le stelle. Il costo del biglietto varia da 69€ a 129€; ingresso gratuito per bambini fino ai 4 anni. I biglietti sono acquistabili sul sito ufficiale dell’evento www.maimuseum.it

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territorio

FONDAZIONE UGO DA COMO E’ TEMPO DI INNOVAZIONI Sala Immersiva

a cura di v.corini

Il Complesso monumentale della Fondazione Ugo Da Como di Lonato del Garda, fra i luoghi più affascinanti e ricchi di storia della provincia di Brescia, accoglie i visitatori con stimolanti novità e strumenti all’avanguardia che integrano e completano le tradizionali visite alla Rocca (fra le più estese e possenti fortificazioni della Lombardia, Monumento nazionale dal 1912) e alla Casa del Podestà, un tempo dimora del Senatore Ugo Da Como, oggi Casa Museo fra le più affascinanti della penisola, rimasta inalterata con le sue ricchissime collezioni d’ arte, i suoi antichi arredi, la sua eccezionale Biblioteca. Una Sala immersiva e una straordinaria esperienza di visite virtuali coinvolgono i visitatori in un piacevole e stimolante viaggio alla scoperta del passato, delle storie, dei protagonisti di questi luoghi e del territorio circostante, raccontati in modo assolutamente inconsueto (e fruibile con immediatezza anche da parte del pubblico più giovane) grazie alle più moderne tecnologie museali. Sala immersiva La Sala immersiva è collocata al piano interrato della cinquecentesca Casa del Capitano nella parte alta della fortezza, dove i visitatori arrivano dopo vari percorsi all’esterno con scorci panoramici a 360° sul bacino del Basso Garda e sulla pianura bresciana, e vengo-

no avvolti da straordinarie immagini di grande respiro e spettacolarità, proiettate su tutte le pareti. La sala è un vero e proprio invito alla visita e alla scoperta del territorio del Garda e delle colline che circonda Lonato. Alzandosi in volo sopra la Rocca si è condotti infatti a scoprire piccoli borghi, castelli, fortezze e palazzi poco conosciuti, ma si raggiungeranno anche le notissime mete di Sirmione con il suo Castello Scaligero e le Grotte di Catullo e di Desenzano del Garda con il caratteristico porto, gli straordinari mosaici della Villa romana e il Castello che domina il centro storico. Monzambano, Solferino, Volta Mantovana, Castiglione delle Stiviere, Cavriana, Ponti sul Mincio e Pozzolengo sono invece le perle delle colline che circondano la Rocca, oasi di verde e natura tutte da scoprire. Sollevandosi dagli spazi verdi della Rocca, ne vengono mostrati suggestivi scorci dall’alto. Immagini emozionanti raccontano la storia della fortezza, passata nei secoli dagli Scaligeri, alla Serenissima, ai Visconti e ai Gonzaga fino all’acquisto all’inizio del Novecento dell’intero complesso formato dalla Rocca e della sottostante Casa del Podestà da parte del Senatore Ugo Da Como, che ne ha fatto la “cittadella di cultura” oggi ammirata da migliaia di visitatori italiani e stranieri. Qualche fugace immagine svela la Casa del

Monte Baldo ph. Luciano Gaudenzio

Podestà, per invogliare i visitatori ad approfittare anche della visita guidata nella dimora di Ugo Da Como. Uno spazio, infine, è dedicato anche alle eccellenze enogastronomiche e produttive del territorio, agli sport e all’industria 4.0. La Sala immersiva - realizzata in collaborazione con DCG company, azienda leader nella comunicazione audiovisiva e multi sensoriale - è stata voluta dalla Fondazione Ugo Da Como oltre che per la sua indubbia attrattività dal punto di vista turistico, anche per la sua valenza educativa a disposizione delle scolaresche. I suoi contenuti, immediati e coinvolgenti, aiuteranno in particolare i giovani a comprende-

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Rocca di Lonato

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Casa del Podestà

re il contesto naturalistico, ambientale e territoriale entro il quale la Rocca e la Casa del Podestà sono collocate, facendo loro vivere un’esperienza piacevole e concreta, e stimolando in loro la voglia di condividere e divulgare le conoscenze acquisite. E così, la visita diventerà un’avventura da raccontare. Realtà aumentata Le visite virtuali al complesso della Fondazione Ugo Da Como arricchiscono la visita sia della Rocca che della Casa del Podestà grazie a contenuti audio-video che integrano quanto è ancora oggi visibile, completandolo con ricostruzioni in 3D degli edifici, dall’effetto sorprendente e didatticamente molto efficace. In castello si possono così ammirare il refettorio dei soldati, la cannoniera con i camminamen-

Sala Immersiva

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ti di ronda e una porzione del quartiere della Rocchetta con le sue torri. Un vero viaggio all’indietro nel tempo. Grazie alle audio-videoguide realizzate con occhiali Artglass personalizzati col software di Realtà aumentata i visitatori scoprono come erano anticamente questi luoghi. Non solo. Ne scoprono anche storia e vita quotidiana (con approfondimenti di aspetti per lo più sono sconosciuti al largo pubblico) dalla viva voce di personaggi d’eccezione, interpretati da attori: a narrare la storia della Rocca è Isabella d’Este, mentre la Casa del Podestà è raccontata da Ugo Da Como, con continui rimandi alle sue collezioni e alla storia dell’edificio. Un terzo percorso virtuale porta a scoprire il Museo Civico Ornitologico, con i suoi

esemplari più particolari “in azione” nel loro habitat naturale. Le audio-videoguide saranno disponibili in tre lingue (italiano, inglese e tedesco) e i tour dovranno essere prenotati tramite mail all’indirizzo info@fondazioneugodacomo.it oppure contattando il numero 0309130060. Informazioni - Fondazione Ugo Da Como Via Rocca, 2 - Lonato del Garda (Brescia) Tel. 0309130060 - www.roccadilonato.it www.lonatoturismo.it

Casa del Capitanoi

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SPECIALe eventi

Da venerdì 17 a domenica 19 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo oltre 150 appuntamenti fra lezioni magistrali, mostre e spettacoli

festival filosofia libertà comuni

a cura di paolo carli

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edicato al tema libertà, il festivalfilosofia 2021 è in programma a Modena, Carpi e Sassuolo dal 17 al 19 settembre. Sarà un festival dal vivo, che si terrà adottando tutti i protocolli e i dispositivi previsti dall’emergenza Covid-19, per garantire la massima sicurezza di pubblico e operatori. La partecipazione alle lezioni sarà gratuita e avverrà tramite sistemi di ingresso regolato, nel pieno rispetto delle linee guida e delle normative che saranno in vigore. Informazioni sulle modalità di accesso alle lezioni, aggiornate in base all’evoluzione del quadro dei protocolli, saranno sempre disponibili sul sito del festival. Giunto alla ventunesima edizione, il format del festival prevede come sempre lezioni magistrali, mostre, spettacoli, letture, attività per ragazzi e cene filosofiche. Gli appuntamenti saranno oltre 150 e tutti gratuiti. Piazze e cortili ospiteranno 45 lezioni magistrali in cui grandi personalità del pensiero filosofico affronteranno le varie declinazioni del tema per discutere i modelli della libertà individuale

e partecipativa nel quadro delle trasformazioni dei sistemi politici, sul crinale tra libertà e sicurezza, che comporta anche una rivoluzione nella soggettività e nella vita privata. All’evoluzione delle neuroscienze ci si rivolgerà per domandare quali siano i margini della libertà entro i processi biologici che costituiscono la mente. Più in generale, si interrogherà la filosofia rispetto a un’esperienza tanto essenziale, quanto enigmatica, come quella del cercare di essere liberi. L’edizione 2021, mentre conferma lo stretto legame con i maggiori protagonisti del dibattito filosofico, presenta diciassette voci nuove. Tutti gli autori stranieri, con una sola eccezione, sono al loro debutto al festival. Tra i protagonisti ricorrenti si ricordano, tra gli altri, Paolo Benanti (Lectio Rotary Club Gruppo Ghirlandina), Enzo Bianchi, Massimo Cacciari (componente del Comitato scientifico del festival), Barbara Carnevali (componente del Comitato scientifico del festival), Donatella Di Cesare, Roberto Esposito, Maurizio Ferraris (lectio Confindustria Emilia Area Centro), Simona Forti, Umberto Galimberti, Michela Marzano, Stefano Massini, Salvatore Natoli, Massimo Recalcati, Chiara Saraceno (Lectio Coop Alleanza 3.0), Carlo Sini. Tra i “debuttanti”, Axel Honneth, Luciano Floridi, Michael Ignatieff (Lectio BPER Banca), Marc Lazar, Catherine Malabou. Il programma filosofico del festival propone anche la sezione “la lezione dei classici”: studiosi e studiose eminenti, tra cui Pina Totaro, Giulia Oskian e Chiara Piazzesi, commenteranno i testi che, nella storia del pensiero occidentale, hanno costituito modelli o svolte concettuali rilevanti per il tema della libertà. Se le lezioni magistrali sono il cuore della manifestazione, un vasto programma creativo (ancora in corso di definizione) coinvolgerà performance, musica e spettacoli dal vivo. Tra i partecipanti: Lella Costa (con un reading sulle donne di Dante), Giuseppe Antonelli (con un reading sempre a tema dantesco, sulla libertà nell’uso della lingua). Non mancheranno le iniziative per bambini e ragazzi. Oltre trenta le mostre proposte in occasione del festival. Il festival è promosso dal “Consorzio per il festivalfilosofia”, di cui sono soci i Comuni di Mo-

La partecipazione alle lezioni sarà gratuita e avverrà tramite sistemi di ingresso regolato, nel pieno rispetto delle linee guida e delle normative

dena, Carpi e Sassuolo, la Fondazione Collegio San Carlo di Modena, la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e la Fondazione di Modena. FESTIVALFILOSOFIA 2021: ABITUDINE, SCELTA, LIBERTÀ Nelle piazze e nei cortili del festival si discuterà di libertà individuale e collettiva, abitudini e scelte, dominio e liberazione L’edizione 2021 sarà imperniata sulla parola chiave libertà. In 45 lezioni magistrali saranno affrontate le varie declinazioni di questo tema, discutere i modelli della libertà individuale e partecipativa nel quadro delle trasformazioni dei sistemi politici, sul crinale tra libertà e sicurezza, che comporta anche una rivoluzione nella soggettività e nella vita privata. All’evoluzione delle neuroscienze ci si rivolgerà per domandare quali siano i margini della libertà entro i processi biologici che costituiscono la mente. Più in generale, si interrogherà la filosofia rispetto a un’esperienza tanto essenziale, quanto enigmatica, come quella del cercare di essere liberi. Strutturato per gruppi di questioni, il programma filosofico porterà pertanto in primo piano un lessico concettuale a più voci dove si confronteranno prospettive filosofiche plurali e anche divergenti. 1. Libero arbitrio tra evoluzione e cultura In una prima pista si mostrerà come la questione della libertà individuale – classicamente imperniata sui temi del libero arbitrio, ossia della volontà e della scelta – risulti anche riformulabile nei termini del dibattito biologico e neuroscientifico. Roberta de Monticelli discuterà l’intersezione tra esperienza della libertà e fenomenologia

Lezione Natalino Irti (Foto AnnaritaMelegari SerenaCampanini ElisabettaBaracchi)

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ro – non può essere solo questione femminile (Lectio Coop Alleanza 3.0). In una prospettiva di scomposizione critica, Nicla Vassallo discuterà il modo in cui la costruzione stessa della “identità delle donne” rischi di diventare una gabbia che risponde a una gerarchia tra generi. Risalendo alla radice dell’esperienza della domesticazione, che richiama i processi di sedentarizzazione connessi alla rivoluzione agricola, Emanuele Coccia affronterà la questione della domesticità e dell’abitare, sottolineando come nella casa si realizzi un fenomeno di auto addomesticamento che consente all’io di intensificarsi e costituirsi nel mondo.

Lezione di Massimo Cacciari (Foto Elisabetta Baracchi)

della decisione anche in confronto con i risultati di sperimentazioni neurobiologiche, mentre Mario De Caro discuterà il modo in cui gli umani possano dirsi agenti liberi, pur se sottoposti alla legalità della natura. In una diversa ottica Carlo Sini mediterà sullo statuto della libertà e della consapevolezza alle prassi e agli abiti di risposta connessi alla nostra condizione sociale. In prospettiva teologica Enzo Bianchi discuterà la questione del peccato come scena fondamentale della scelta e come chiamata alla responsabilità per contrastare il difetto originario del nostro essere umani. Adriano Prosperi ricostruirà lo spartiacque storico della dialettica tra libero e servo arbitrio, libertà e grazia, nel momento fondativo della modernità religiosa e politica. Catherine Malabou farà virare la discussione sul piano neuroscientifico, mostrando alla capacità creativa e «autosculturale» del cervello, che ridefinisce i nostri comportamenti grazie alla sua libertà di rinnovamento neuronale. Sempre in connessione con il campo scientifico, Andrea Moro si occuperà del rapporto tra regola ed eccezione nei sistemi linguistici, connettendo le variazioni della sintassi alla teoria del cervello. 2. Addomesticamento e domesticazione Incomprimibile né nella dimensione individuale, né in quella puramente biologica, la questione della libertà solleva questioni che interpellano la costituzione della specie umana sia sul piano evoluzionistico, sia su quello antropologico-culturale. Se da un lato la storia delle culture è leggibile nei termini di un “auto-addomesticamento” (delle pulsioni, delle emozioni, della volontà) che conduce mediante l’esercizio alla padronanza di Sé che per molte tradizioni filosofiche costituisce il culmine della libertà, dall’altro la medesima storia mostra la vocazione dell’umano a politiche di “infra-domesticazione”, ossia di dominio e signoria non solo sul pianeta e sulle altre specie animali, ma anche sui propri simili.

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Giunto alla ventunesima edizione, il format del festival prevede come sempre lezioni magistrali, mostre, spettacoli, letture, attività per ragazzi e cene filosofiche.

In questa pervasiva inclinazione biopolitica sta la radice delle forme di dominio e sottomissione (tra generi, tra etnie, nel lavoro) di cui si proveranno a ricostruire le più significative esperienze contemporanee e alcune traiettorie di lungo periodo. In un intervento storico e genealogico, Ivano Dionigi formulerà domande che vengono da lontano, dall’esperienza dell’antico, per mostrare una sequenza che dalla libertà naturale dei greci passa attraverso alla sua istituzionalizzazione civica nel modo romano e alle varie forme di autocontrollo della libertà nella esperienza, per esempio stoica, della libertà intesa come dominio su di sé. Mentre Michela Marzano si soffermerà sui confini del consenso individuale che presiedono a ogni scelta e tracciano la relazione tra conoscenza e libertà, Roberto Esposito ne discuterà la dimensione istituzionale e biopolitica, per cui la vita è sempre istituita e non risponde unicamente a se stessa, ma a una logica di necessità. Esemplificando le forme di dominio intraspecifiche, Olivier Grenouilleau traccerà una storia di lunga durata del fenomeno schiavistico. Ponendo la questione del più radicale dei domini, ossia quello patriarcale sul genere delle donne, Chiara Saraceno mostrerà che la libertà nelle donne – tipicamente nel campo del lavo-

3. Processi di costruzione dell’abitudine Tra libertà e addomesticamento si situa un campo d’esperienza antropologicamente fondamentale come quello dell’abitudine, cui sarà dedicata la terza pista tematica del programma. L’abitudine traccia infatti i confini del mondo: in questa tendenza automatica a reiterare gli atti – di cui esiste una storia filosofica di particolare rilievo – stanno sia le fondamenta pratiche del carattere morale, sia una certa resistenza al cambiamento (e perfino al pensiero) che ne rivelano la costante ambivalenza. Senza i “processi di abituazione” (anche in questo caso affrontabili sia dal punto di vista del portato umanistico, sia da quello delle più avanzate ipotesi neuropsicologiche) sarebbe difficile comprendere tra l’altro l’adattamento alle regole, l’apprendimento per imitazione, il consolidamento delle convenzioni estetiche, ma anche – per contro – scaricare risorse cognitive dalle iterazioni più ordinarie per focalizzarle sulla gestione del cambiamento. Umberto Galimberti partirà dalla constatazione di un’illusione, ossia il fatto che, non agendo gli umani tramite istinti codificati, ciò spinga alla credenza nel libero arbitrio, in contrasto con l’esigenza di stabilizzazione e abitazione che presiede alla funzione dell’identità. Richiamando talune prospettive delle scienze umane e sociali, Günther Gebauer discuterà il ruolo dell’habitus nella strutturazione dell’identità sociale, mentre Chiara Piazzesi si soffermerà sul nesso tra potere e abitudine a partire dalla teoria di Pierre Bourdieu. In un’ottica di congiunzione tra saperi sociologici e saperi neuroscientifici, Italo Testa mostrerà come le abitudini siano vettori di conoscenza incarnata o incorporata, nei quali cooperano ruolo sociale e stabilizzazioni neurocerebrali. Barbara Carnevali, componente del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia, farà vedere come la nostra apparenza sociale – esprimibile nei termini di una maschera d’interazione – possa essere intesa quale fattore di libertà, se si evita l’opposizione ingenua tra autenticità e finzione. In un intervento che traccia un percorso di fuoriuscita dalle limitazioni pandemiche, Paolo Di Paolo articolerà un percorso tra materiali letterari che ricostruiscono diverse situazioni di riappropriazione della libertà e della normalità, tra gli anni Venti del Novecento e quelli del XXI secolo. All’abitudine e al cambiamento dedicherà il suo intervento Stefano Massini che partirà dall’idea della “variante”, interpretando da par suo le variazioni e le varianti, i cambiamenti obbligati e i loro insegnamenti, che hanno caratterizzato le nostre esistenze individuali e collettive in questo biennio terribile. Umberto Curi si soffermerà sull’idea che la libertà sia sempre un’aspirazione e mai un possesso. 4. Istituzioni della libertà È sulla scorta di questi processi profondi che ci si può volgere a una ricognizione delle istituzioni della libertà, ossia a considerare la libertà come

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Piazza Grande (Foto SerenaCampanini)

Piazze e cortili ospiteranno 45 lezioni magistrali in cui grandi personalità del pensiero filosofico affronteranno le varie declinazioni del tema per discutere i modelli della libertà individuale

Eva Cantarella

un dispositivo giuridico, politico e più in generale sociale, caratteristica fondamentale di una storia di lunghissimo periodo la cui configurazione antica verrà tracciata da Eva Cantarella. Un’ampia quarta pista di lavoro mapperà le più aggiornate teorie filosofico-politiche della libertà, soprattutto per mostrare l’oltrepassamento della classica distinzione tra i “due concetti di libertà”, negativa e positiva, di cui fornirà una ricostruzione aggiornata Michael Ignatieff (Lectio

Massimo Cacciari (Foto Elisabetta Baracchi)

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BPER Banca), mentre nel prisma dell’insegnamento di Judith Shklar Francesca Rigotti fornirà una rilettura più morale di questi princìpi del liberalismo, nella tensione tra paura e coraggio (sull’antinomia tra paura e libertà, in particolare rispetto alla “fortificazione” delle città interverrà Marco Filoni). I vari modi di qualificare una libertà del terzo tipo evidenziano la centralità della dimensione intersoggettiva e delle politiche di riconoscimento, come mostrerà nella sua lezione uno dei principali protagonisti internazionali di questi dibattiti, Axel Honneth. Nel riconoscimento che la libertà si deposita in istituzioni sta l’intuizione originaria della necessità della politica, di cui tratterà Carlo Galli. Il tema dell’immersione della libertà in contesti istituzionali interpella i suoi confini, tipicamente rappresentati dalla legge e dall’obbedienza: a questo adempimento di libertà, che fa tutt’uno con la responsabilità, si rivolgeranno, a partire da discipline differenti, il filosofo Salvatore Natoli e il giurista Natalino Irti. Partendo dall’assunto che la libertà è tanto distante dall’obbligo quanto il diritto lo è dalla legge, Donatella Di Cesare e Simona Forti ricostruiranno alcune traiettorie del pensiero anarchico, tra necessità della rivolta e opposizione radicale e singolare, di stampo socratico, al potere. Nel nodo tra diritti delle persone e condizioni istituzionali si misureranno alcune trasformazioni significative dei sistemi politici contemporanei. La crisi delle democrazie costituzionali rappresentative conduce a un’analisi sullo smantellamento delle mediazioni e l’insorgere della personalizzazione della politica, di cui

Roberta de Monticelli

Enzo Bianchi (Foto Campanini-Baracchi)

parlerà Marc Lazar. Questo stesso processo assume inoltre una valenza più generale e antropologica, inducendo a fughe collettive dalla libertà della cui inquietante realtà discuterà Massimo Recalcati. Sul piano internazionale la concorrenza globale tra agglomerati ridefinisce, e in diversi casi minaccia, i margini della libertà individuale e collettiva, come mostrerà Federico Rampini.

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festival filosofia

Sul confine tra politica e morale, libertà dei singoli e condizione istituzionale, l’esperienza dell’essere liberi si rivela come un bene prezioso e dai contorni inafferrabili, una ricerca inesauribile: ne parlerà Massimo Cacciari, componente del Comitato scientifico del festivalfilosofia. 5. Capitalismo digitale Un caso emblematico è quello della forma sociale in cui siamo immersi, che semplificando si può definire del capitalismo digitale. Nell’epoca digitale si rintraccia la tendenza autoriflessiva e “addomesticante” che abbiamo segnalato, sotto forma di potente routinizzazione e anticipazione di comportamenti e opinioni resa possibile dai big data e dal potere delle piattaforme, come mostrerà Paolo Benanti (Lectio Rotary Club Gruppo Ghirlandina). Si rintracciano anche forme nuove di relazione di “signoria/servitù”, a vari livelli, tanto da far parlare della necessità di istituire un “webfare” nel quale venga riconosciuto il valore di lavoro connesso all’agire online: ne discuterà Maurizio Ferraris (Lectio Confindustria Emilia Area Centro). Si evidenziano inoltre potenzialità e rischi straordinariamente ricchi per le libertà individuali e il dibattito pubblico: nel momento di sua possibile massima manifestazione, il free speech invoca tutele che chiamino gli attori globali della rete a forme di accountability per renderlo effettivamente garantito e sostanziale, istituendo le condizioni di una sovranità digitale, come sosterrà Luciano Floridi. Potente strumento di ridefinizione dei legami, il capitalismo digitale e delle emozioni interviene anche nell’ampliamento delle possibilità di scelta in campo sentimentale, con esiti potenzialmente anomici: ne discuterà Eva Illouz. 6. La lezione dei Classici Completerà come di consueto il programma filosofico la sezione “Lezione dei Classici”: grandi interpreti del pensiero filosofico presentano le opere che hanno maggiormente segnato la riflessione sul tema “libertà”. Marco Piazza ricostruirà le categorie dell’abitudine a partire dalla formulazione di Aristotele, mentre Nicola Panichi ne misurerà la pervasività nell’opera di Montaigne. Pina Totaro discuterà la visione radicale della libertà civile e filosofica di Spinoza. Filippo Gonnelli ricostruirà il ruolo della libertà nel sistema della ragion pratica e della filosofia politica di Kant, mentre Giulia Oskian discuterà l’opera di Tocqueville, fondamento del liberalismo classico.

I MENU FILOSOFICI PER RISTORANTI ED ENOTECHE. OSPITALITÀ A TAVOLA E IN CITTÀ Non c’è festival senza la tradizionale cucina filosofica. Il progetto, nato 21 anni fa da un’idea del filosofo e gourmet Tullio Gregory, propone un percorso gastronomico in otto menu che declina il tema della manifestazione: verranno serviti per tre giorni nei ristoranti ed enoteche di Modena, Carpi e Sassuolo che aderiscono all’iniziativa. Tradizione, ironia e buona cucina ispirano anche la “razionsufficiente”, il cestino del festival per pranzare e cenare a soli 6,00 euro. All’ospitalità della buona tavola nelle tre città si affianca anche quelle delle strutture alberghiere e dei servizi di trasporto Sono otto i menu filosofici di questa ventunesima edizione del festivalfilosofia, ricavati e creati legando il tema “libertà” ai piatti della tradizione gastronomica modenese, proseguendo il progetto di cucina filosofica nato da un’idea di Tullio Gregory. Fin dalla prima edizione, ventun anni fa, il noto gourmet e indimenticabile membro del Comitato scientifico del festivalfilosofia aveva messo a punto questa occasione di convivialità partendo dalla consapevolezza che la cucina è un “fatto culturale” e la tavola un luogo d’incontro. Da allora tutti i piatti di questi menu sono realizzati con prodotti tipici del territorio, per valorizzare la tradizione gastronomica modenese, e vengono proposti da ristoranti ed enoteche delle tre città del festival: è partita da qualche giorno la campagna di adesione al progetto, a cui i ristoratori rispondono sempre molto numerosi (in calce gli otto menu con tutte le portate). Non solo le proposte gastronomiche, ma anche le strutture alberghiere e i servizi di trasporto favoriscono la permanenza del pubblico a Modena, Carpi e Sassuolo. Per i turisti che effettueranno prenotazioni alberghiere per i giorni del festival sarà possibile ottenere una prelazione sull’ingresso alle lezioni compilando un apposito form sui principali portali di prenotazione. Per chi vuole spostarsi tra le varie sedi del festival, oltre a treni e autobus pubblici, è possibile usufruire delle vantaggiose convenzioni attivate con il servizio di taxi che offre tariffe speciali (www.cotamo.it e www.areataxi.it). E per chi arriva con auto al seguito, il sito del festival segnala tutti i parcheggi, liberi o a pagamento, nelle tre città.

CUCINA FILOSOFICA 2021 1. PRIMI - Articolo primo - Tortellini in brodo - Tortelli di zucca - Risotto con le verze - Lasagne verdi - Tortelli fritti al savor 2. GNOCCO – Scelta condivisa - Cestino con gnocchini fritti e tigelle con lardo, prosciutto di Modena DOP e affettati misti - Verdure in pinzimonio - Crostata di amarene brusche di Modena IGP 3. FRITTI – Gabbia dorata - Gran fritto alla modenese di carni, verdure, frutta e crema - Pote con pancetta e aceto balsamico tradizionale di Modena - Gelato di crema con mirtillo nero dell’Appennino modenese 4. VEGETARIANO – Libertà edenica - Erbazzone - Tagliatelle ai funghi - Frittata di patate e porri - Insalata di verdure dell’orto con aceto balsamico tradizionale di Modena - Macedonia di frutta 5. ARROSTI – Corte dell’aia - Maccheroni al pettine con ragù di anatra - Arrosti misti di anatra, faraona e galletto - Patate di Montese arrosto - Salame di cioccolato 6. BOLLITI – Abitudini della domenica - Passatelli in brodo - Bollito misto con salse cotte e crude - Puré di patate - Zuppa inglese 7. PESCE – In mare aperto - Crostini caldi con burro e acciughe - Spaghetti allo sgombro - Frittura di alici - Radicchi verdi e rossi con aceto balsamico tradizionale di Modena - Sorbetto al limone

Carpi cartoni pubblico (Foto Mario Orlandi)

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Librerie (Foto Ivan Bosi)

8. CALICE E TAGLIERE – Carta fondamentale - Pane comune, gnocco ingrassato - Affettati, Parmigiano Reggiano DOP 30 mesi, formaggi dei colli modenesi. - un calice di vino scelto tra una selezione di Lambruschi DOC modenesi (Sorbara, Castelvetro, Salamino di Santacroce e Modena) e vini bianchi modenesi (Trebbiano e Pignoletto)

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we want web

Flamenco Beach Isola di Culebra Porto Rico

Whitehaven Beach Australia

di matteo zapparoli

e l a i c e p S spiagge

www@mantovachiamagarda.it

Le do! n o m l e d più belle Baia do Sancho Fernando de Noronha Brasile

Playa de las Catedrales Ribadeo Spagna

Spiaggia dei Conigli Lampedusa Italia

Eagle Beach Aruba Caraibi

Horseshoe Bay Beach Bermuda

Grace Bay Turks and Caicos Caraibi

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Rhossili Bay Galles Regno Unito

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GRAZIE ANCHE A TE CHE CI SEGUI ABBIAMO SUPERATO I 100.000 LETTORI! 51


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s o l i d a r i e t à a cura di marco morelli

ISLA NG BATA ONLUS al servizio dei bambini Rocca di Lonato

L’

Associazione Isla ng Bata – L’isola dei bambini Onlus è stata fondata nel 2004 da un gruppo di giovani e da alcune famiglie che, in seguito ad esperienze di volontariato hanno deciso di impegnarsi nella realizzazione di un progetto comune di cooperazione internazionale volto al sostegno dell’infanzia e dei suoi diritti nei Paesi emergenti. Dopo aver prestato il proprio aiuto in alcune missioni all’estero, i fondatori di Isla ng Bata si sono resi conto delle condizioni di vita di tanti bambini in Paesi definiti “in via di sviluppo”. Paesi in cui le disuguaglianze sociali sono tangibili ed accanto a palazzi e nuove ricchezze convivono degrado, sfruttamento e violenza. Iscritta all’Anagrafe Unica delle ONLUS dal 2004, l’Associazione ha sede legale a Roma e si articola in gruppi regionali con sedi in diverse parti d’Italia, grazie al supporto di tanti volontari. Dall’anno della sua fondazione, Isla ng Bata ONLUS ha intrapreso un importante percorso di crescita, che ha visto quasi un centinaio di bambini ospitati presso le strutture dell’Associazione in India e nelle Filippine ed oltre 150 volontari formati e partiti per portare il loro aiuto nei diversi progetti. Attività Isla ng Bata – L’isola dei bambini è attiva sia nella gestione e supporto economico di progetti di tutela dell’infanzia in India e nelle Filippine, che nella promozione di attività di sensibilizzazione e raccolta fondi sul territorio nazionale, anche grazie al supporto degli oltre 100 volontari impegnati nella varie sezioni. In particolare, Isla ng Bata realizza le seguenti attività: •Sostegno a progetti di cooperazione internazionale a favore di minori nei Paesi in via di sviluppo

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un progetto comune di cooperazione internazionale volto al sostegno dell’infanzia e dei suoi diritti nei Paesi emergenti

Casa famiglia nelle Filippine

•Promozione del volontariato nei progetti di cooperazione internazionale. •Gestione di un programma di adozioni a distanza, in coordinamento con le strutture di assistenza gestite in India e nelle Filippine dall’Associazione o da istituzioni affiliate sul territorio. •Sensibilizzazione dei cittadini in merito ai diritti dell’infanzia nei Paesi emergenti, attraverso attività culturali fra cui incontri, conferenze, mostre, proiezioni, spettacoli teatrali. •Promozione e diffusione delle attività dell’Associazione e raccolta diretta di fondi attraverso l’organizzazione di momenti di confronto con i cittadini e le realtà politiche, sociali ed economiche nelle varie sezioni italiane. Casa Famiglia Isla ng Bata House (Filippine) A seguito di numerosi viaggi ed attività di cooperazione in loco, nel 2004 i volontari di Isla ng Bata – L’isola dei bambini hanno deciso di fondare l’Associazione e di realizzare un proprio progetto di sostegno e supporto alla comunità locale, attraverso la realizzazione di una casa famiglia e l’attivazione di servizi a favore dei bambini del villaggio e delle loro famiglie. Nasce così il progetto di costruzione della Isla ng Bata House, che ha visto la luce dopo 5 anni di lavoro e di collaborazione sinergica fra i volontari dell’Associazione, professionisti italiani e maestranze locali, che hanno potuto così realizzare una struttura che, oltre a rispondere perfettamente ai requisiti tecnici e sanitari delle Filippine, si caratterizza per un elevato standard qualitativo, rispondente ai criteri delle strutture occidentali di cura. Inaugurata nel 2010, Isla Ng Bata House è oggi in grado di ospitare fino a 40 bambini, in questo momento gli ospiti della struttura sono 25 bambine e un bambino di età compresa tra i 6

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l’Associazione ha sede legale a Roma e si articola in gruppi regionali con sedi in diverse parti d’Italia, grazie al supporto di tanti volontari

India, Centro Diurno

mesi ed i 18 anni.. All’interno della casa famiglia vengono realizzate attività di assistenza, supporto medico, scolarizzazione e socializzazione; le attività sono gestite direttamente da personale dell’Associazione e da collaboratori locali, con l’ausilio di volontari formati in Italia nelle sedi di Isla ng Bata – L’isola dei bambini: una collaborazione che permette la migliore organizzazione del lavoro ed una efficiente distribuzione delle risorse. Attualmente, la Isla ng Bata House può contare sul lavoro di 21 persone, quasi tutti locali che hanno così la possibilità reale di un lavoro certo e ben retribuito. Isla ng Bata gestisce inoltre direttamente i volontari che prestano il loro servizio presso la Isla ng Bata House, formandoli in Italia prima della partenza (40 ore di corso su tematiche di carattere generale, culturale, ed operativo), gestendone la permanenza e le attività presso la casa famiglia ed accompagnandoli, una volta rientrati, in un percorso di capitalizzazione delle esperienze realizzate che spesso si concretizza nella volontà di rimanere a far parte della ONLUS, lavorando come volontario in Italia. Dall’anno dell’apertura della Isla ng Bata House, sono circa 150 i volontari formati dall’Associazione partiti per offrire il proprio servizio nella struttura. Le attività realizzate all’interno della casa rispecchiano il più possibile il naturale svolgimento della vita quotidiana di una famiglia, con i tempi scanditi dello studio, del gioco, della cura della persona e del risposo. Ciò che l’associazione si propone di fare è di tutelare il naturale diritto ad un’infanzia serena dei bambini accolti, che provengono da situazioni di grande disagio sociale e che spesso sono stati vittime di abusi e maltrattamenti. L’affetto, la cura e il sostegno sono ciò che cerchiamo di garantire loro, ogni giorno. Centro Diurno in India In India il progetto si svolge a Gurgaon, che dista circa 30 km dalla capitale NuovaDelhi, dove il nostro intervento di sostegno all’infanzia si rivolge ai bambini più svantaggiati che non hanno la possibilità di frequentare la scuola. Il Centro Diurno accoglie quotidianamente 18 bambini di strada. L’obiettivo generale del progetto è quello di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita dei bambini attraverso l’alfabetizzazione, l’inserimento e il sostegno scolastico. Il centro diurno è gestito da personale locale che accoglie i bambini, si occupa delle procedure di

inserimento nel sistema scolastico, fornisce due pasti giornalieri e svolge attività di aiuto compiti per diverse fasce d’età. Molto spesso i bambini accolti nella struttura provengono da famiglie appartenenti alle caste più povere del Paese, che non avrebbero possibilità di riscatto e che non potrebbero mai sostenere spese scolastiche. Un futuro già scritto per molti bambini, che Isla insieme ai suoi sostenitori si impegna a trasformare e riscrivere! Il periodo Covid Gli ultimi due anni sono stati molto difficili. La pandemia ha sconvolto equilibri e generato diverse emergenze. Il Centro Diurno in India è stato costretto a fermare le sue attività a causa di numerosi casi covid nel distretto che hanno coinvolto anche gli operatori. La situazione sanitaria, soprattutto in questo ultimo anno, è stata ingestibile con migliaia di morti, cure inaccessibili per tantissime persone e condizioni igienico-sanitarie disastrose. Date le dimensioni della struttura che ospita il centro e l’impossibilità di procedere in sicurezza si è optato per una momentanea sospensione delle attività. Resta però attivo il supporto economico ai bambini del centro ed alle famiglie del distretto ed il monitoraggio delle loro condizioni di salute, per garantire un tempestivo intervento qualora fosse necessario. Nelle Filippine la situazione è stata diversa. Il Paese sta sperimentando il più lungo lockdown della storia. L’isola di Negros, su cui sorge la struttura, ha chiuso ogni ingresso dal 2020 con brevissime pause subito stoppate a causa dell’aumento dei contagi. La Casa Famiglia non ha mai fermato le sue attività, le bambine accolte in struttura hanno fatto i conti con un radicale stravolgimento delle abitudini: imposibilità di uscire, didattica a distanza, preoccupazione per la situazione generale. Molte persone del posto, che vivono grazie al turismo, hanno chiuso le loro attività e perso il lavoro, andando ad ingrossare le fila già gonfie dei poveri del Paese. L’abbandono minorile è aumentato e in un anno sono arrivati in casa famiglia due nuovi piccolissimi ospiti, abbandonati a meno di un giorno di vita. L’unica speranza è quella che il Paese possa finalmente attuare un’efficiente campagna vaccinale che possa ridurre il rischio di morte e che possa riportare ad una normalità.

Gli obiettivi Isla nasce con il proposito di sostenere i più fragili, quei bambini che non hanno nessuno al loro fianco che possa prendersi cura di loro e vuole esserci, vuol cambiare il loro presente e costruire il loro futuro nel migliore dei mondi possibili. Da sempre investe nell’istruzione, sostenendo il percorso scolastico di bambini e bambine che altrimenti non avrebbero modo di frequentare una scuola e ricevere un’istruzione. Crede fermamente che la realizzazione personale e professionale insieme alla cultura possano mettere fine a quella spirale di disuguaglianza sociale e povertà che attanaglia ancora oggi una grande parte del nostro pianeta. Porta avanti diversi progetti di sostenibilità locale, nell’ottica di dare una spinta, un’alternativa, di essere strumento d’indipendenza e non di mero sussidio. Al momento l’Associazione vive delle donazioni dei propri sostenitori, e dei fondi raccolti attraverso la realizzazione di piccole attività quali mercatini solidali e iniziative di solidarietà gestite dalle varie sezioni regionali. Il ricavato di tali iniziative va quasi interamente a sostegno dei progetti, dei costi del cibo, delle spese scolastiche e mediche degli ospiti delle strutture in maniera diretta e trasparente. Contatti Isla ng Bata – L’isola dei bambini Onlus www.islangbata.it fb: Isla ng Bata – L’isola dei bambini Onlus Instagram: Islangbataonlus info@islangbata.it

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solidarietà

LA NUOVA EDIZIONE TERRE DE FEMMES

Progetto Recup

a cura di m.t. san juan

Il premio Terre de Femmes approda in Italia nel 2016. Da allora, ha continuato ad incrementare le opportunità e a riconoscere l’impegno e il valore delle donne che sempre di più si adoperano per il bene della Natura e del Pianeta. Quest’anno a fronte della situazione complessa che ha colpito tutti, la Fondazione Yves Rocher, supportata da Yves Rocher Italia, ha deciso di continuare a supportare la sua comunità di vincitrici, aprendo per la prima volta le candidature anche a tutte quelle donne che ha premiato nel corso degli anni precedenti. Scopriamo insieme le vincitrici di questa edizione! 1 posto: Rebecca Zaccarini progetto “Recup” 2 posto: Jessica Alessi progetto sulla conservazione dei giganti del canale di Sicilia 3 posto: Daniela De Donno progetto orti di famiglia per Sanganiwa

Rebecca Zaccarini

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1 Premio - Il progetto della prima classificata si chiama Recup, un’associazione di promozione sociale che contrasta lo spreco alimentare attraverso un’azione partecipata e inclusiva. Dal 2016 l’associazione è riuscita a recuperare quasi 100 tonnellate di prodotti ortofrutticoli ancora edibili che diversamente sarebbero stati buttati via e ogni settimana svolge la propria azione in oltre 10 mercati scoperti. Il premio permetterà di continuare l’operato all’interno dell’Ortomercato di Milano per recuperare e distribuire gratuitamente alimenti a persone bisognose, coinvolgendo persone che necessitano di reinserimento sociale, e permetterà di continuare l’attività di sensibilizzazione presso le scuole secondarie di secondo grado. 2 Premio - Il progetto è quello di esplorare e monitorare le acquee del Canale di Sicilia al fine di incrementare le conoscenze sulle popolazioni di cetacei per conoscerne distribuzione, abbondanza e stato di salute, tutelarne la biodiversità, minacciata dalla mancanza di salvaguardia e dalle attività di pesca illegale,

YVES ROCHER ITALIA si fa portavoce del messaggio che tutto il Gruppo Rocher condivide a livello globale: “il nostro obiettivo non é quello di essere l’azienda migliore del Pianeta, ma l’azienda migliore per il Pianeta.

trivellazioni, eccessivo inquinamento, turismo, disturbo acustico etc. Il premio della Fondazione Yves Rocher verrà utilizzato per coprire le spese necessarie a portare avanti la ricerca scientifica, incrementando l’equipaggiamento dell’imbarcazione e attrezzandola per la navigazione di altura. Verranno inoltre implementate le azioni di divulgazione rivolte ai giovani e bambini, con un programma di didattica a bordo. 3 Premio - Il progetto «Sanganigwa Children’s Home» una realtà sempre più autosufficiente e sostenibile. In particolar modo quest’anno, l’autosufficienza dell’orfanotrofio è stata minacciata dalla scarsa disponibilità idrica che compromette la capacità produttiva degli orti. A completamento dell’implementazione di strumenti di contrasto e supporto, si prevede la piantumazione di alcune erbacee perenni e arboree finalizzate al contenimento della malaria, per contrastare l’erosione e incrementare la produttività. Il premio sarà indispensabile per provvedere alla realizzazione delle opere di consolidamento della rete idrica per aumentare la disponibilità di acqua durante tutto il corso dell’anno e consolidare l’incremento della produttività ortofrutticola destinata a contribuire alla sicurezza alimentare dei bambini.

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“YVES ROCHER ITALIA si fa portavoce del messaggio che tutto il Gruppo Rocher condivide a livello globale: il bene comune è nostra priorità e pertanto il nostro obiettivo non é quello di essere l’azienda migliore del Pianeta, ma l’azienda migliore per il Pianeta. Nel 2019 il Gruppo Rocher è stato il primo gruppo internazionale ad avere adottato lo status di “mission-driven Company” introdotto dalla legge francese. Oggi Yves Rocher Italia segue le orme della casa madre e ufficializza il proprio passaggio a Società Benefit. “Una Società Benefit porta in sé la duplice finalità di generare un impatto positivo non solo per gli azionisti ma anche per tutti gli stakeholder. La trasformazione non è solo sulla carta, ma autentica e concreta, in quanto ogni anno le Società Benefit sono chiamate per legge a rendicontare sugli impatti generati e sugli obiettivi che si erano poste l’anno precedente. Con la scelta di diventare Società Benefit abbiamo dato inizio ad un impegno ed una partecipazione ancora più attiva sul territorio per poter essere protagonisti in Italia di un vero cambiamento e, a livello globale, affiancarci a tutte quelle aziende che come noi hanno intenzione di contribuire ad una vera evoluzione di paradigma. Ciò che sembra impossibile oggi, potrebbe essere possibile domani.“ Benoit Ponte, Direttore Generale Yves Rocher Italia

Progetto conservazione giganti

Jessica Alessi

Progetto Orti di famiglia

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Daniela De Donno

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Mascherina FFP2 senza valvola certificata 2163, testata secondo la normativa UNI EN 149:2001+A1:2009 FFP2 NR e conforme al Regolamento (UE) 2016/425. DPI di Categoria III.

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S P E C IALE

s a l u t e

di veronica tarozzi https://www.italiachecambia.org/2021/05/ruolo-medicina-territoriale-covid/

Il ruolo cruciale del medico di famiglia ai tempi del covid

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a medicina territoriale è un presidio fondamentale per essere vicini ai cittadini e ottimizzare il sistema dell’assistenza sanitaria italiana, alleggerendo gli ospedali ed evitando i sovraccarichi. L’emergenza covid ha però evidenziato gravi carenze in tal senso, frutto di una politica sanitaria lacunosa. Ne parliamo con uno dei pionieri della terapia domiciliare precoce per il Covid-19, il Dott. Andrea Mangiagalli, che commenta anche la decisione del Consiglio di Stato di continuare a mantenere in vigore il protocollo ministeriale che prescrive “vigile attesa e tachipirina”. Portiamo alla vostra attenzione l’ultimo appuntamento, in ordine di tempo, del ciclo di “Conferenze a cielo aperto”, organizzato da un gruppo di instancabili attiviste/i, ConsapevolMenti, in collaborazione con il Comitato liberi cittadini Milano, che da tempo sono impegnati nell’arduo compito di portare all’attenzione della cittadinanza milanese argomenti importanti e poco dibattuti, quali, tra gli altri, quello delle cure domiciliari precoci per il Covid-19. Ora, quest’ultimo tema è anche al centro di un recente caso giudiziario, ovvero il ricorso del Ministero della Salute e dell’Aifa contro l’ordinanza cautelare del Tar del Lazio che chiedeva la sospensione immediata del protocollo ministeriale Covid di “vigile attesa e tachipirina”, immediatamente accolto dal Consiglio di Stato. Di questo recente aggiornamento e del ruolo della medicina territoriale nell’ambito dell’emergenza covid abbiamo parlato con il dottor Andrea Mangiagalli. Dott. Mangiagalli, ci racconti cosa è successo l’anno scorso durante le prime fasi del Covid. Risuonano ancora nelle nostre orecchie telefonate di decine e decine di minuti con parenti e famigliari di persone spaventate che non sapevano cosa fare: i pazienti Covid venivano – e vengono tuttora – abbandonati a loro stessi a casa, senza alcuna cura. Una volta peggiorati venivano – e vengono – trasportati d’urgenza in ospedale. Passato il primo mese a vedere gli ammalati che andavano in ospedale e spesso non tornavano più a casa, grazie ad alcuni referti autoptici che erano arrivati dai colleghi dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, avevamo cominciato a capire che il problema non era solamente di polmonite interstiziale come ci era stato raccontato inizialmente, ma di una malattia completamente diversa con eventi trombotici e microtrombotici e, anche grazie a ciò che ci aveva detto il Prof. Pierluigi Viale del Policlinico Sant’Orsola di Bologna riguardo alla tempesta citochinica che scatenava un’infiammazione colossale all’interno dell’organismo, avevamo cominciato a ragionare su quella che è la fisiopatologia della malattia. Così abbiamo cominciato a capire quali armi avevamo a disposizione, che peraltro conoscia-

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Il dott. Mangiagalli

mo molto bene da tanti anni, a partire dall’idrossiclorochina, un farmaco che nasce come antimalarico, ma che è stato studiato per tanti anni anche nelle malattie reumatiche, il quale ha una capacità immunomodulante e antinfiammatoria. In questo modo si è aggiunto un tassello a una cura che era composta anche di farmaci a base di eparina e poi, successivamente, di antibiotici e cortisone. In questa malattia ci sono persone che si sono “opposte” a quello che è stato il pensiero corrente: la prima è stata l’anestesista di Codogno, che ha fatto il test PCR al cosiddetto “paziente 0”, poi ci sono stati gli anatomopatologi di Bergamo (di cui sopra, ndr), che hanno disatteso il limite di non fare le autopsie. In seguito ci siamo stati noi che abbiamo deciso di usare l’idrossiclorochina. Ci sono state persone che hanno deciso di fare qualcosa di diverso, nell’ambito delle loro possibilità: nulla di sconvolgente, ma semplicemente prendendo delle decisioni sulla base di un buonsenso clinico. Quindi il 27 marzo abbiamo incominciato a curare i pazienti a casa insieme a due colleghi, il Dott. Antonio Gobbi e il Dott. Giovanni Moretti: un cardiologo esperto e un medico esperto in medicina cinese che aveva contatti con colleghi di Wuhan. Come vi siete organizzati? Per combattere l’isolamento culturale dei medici di famiglia, abbiamo subito pensato che mettere insieme l’esperienza, le orecchie, gli occhi di molti più colleghi sarebbe stato importante per acquisire informazioni e capire come gestire per la prima volta una malattia che nessuno conosceva. Il gruppo che ho fondato, che si chiama “ Medici in prima linea”, è nato come una banalissima chat su Whatsapp che ha radunato prima tutti i colleghi della zona di Milano in cui esercito e poi si è esteso a molti colleghi nel resto d’Italia. Abbiamo iniziato con un intervento molto selettivo su pazienti ad elevato rischio di evoluzione non favorevole della malattia. Bisogna aggiungere che in 14 mesi li abbiamo trattati a domicilio,

senza alcun supporto strumentale e diagnostico, ma esclusivamente sulla base di sintomi clinici, abbiamo fatto quello che i nostri predecessori hanno sempre fatto: visitare un ammalato, cercare di capire quale sia la situazione e trovare una cura. Questa è stata la vera forza del nostro gruppo: abbiamo fatto di necessità virtù e ci siamo messi insieme, l’intelligenza collettiva che ha creato questa chat ha portato ognuno a discutere casi clinici, anche complessi, a trovare un aiuto, un confronto, un suggerimento. Diversi medici ci chiamano perchè hanno saputo di questa nostra esperienza attraverso i loro pazienti e si uniscono a noi. Adesso siamo arrivati a oltre 240 colleghi. Credo che questo sia l’esempio di quanto è mancato un coordinamento fra medici, sulla base delle conoscenze che abbiamo oggi; non chiediamo molto di più, soprattutto perché nel frattampo abbiamo curato veramente tanti pazienti a casa, senza creare Roccaavuto di Lonato nessun danno. Se avessimo la sensazione che il nostro operato arrecasse qualche danno ai nostri pazienti avremmo smesso già molto tempo fa. Siccome però i risultati positivi continuano ad arrivare, evidentemente ci confermano l’efficacia del nostro modo di agire. Questa credo sia la cosa più importante. Poi, sulla base di questa nostra esperienza, ne sono nate molte altre, come il gruppo Facebook dell’Avv. Grimaldi, Terapia domiciliare Covid e anche un gruppo di colleghi del Friuli Venezia Giulia, gestito dal Dott. Paolo Baron, Medici FVG, con cui collaboriamo e ci sentiamo settimanalmente con webinar di aggiornamento, senza che nessuno ci chieda cosa stiamo facendo. Ormai da 6 mesi, tutte le settimane abbiamo argomenti nuovissimi, dall’ecografia toracica, al confronto con gli infettivologi e con i rianimatori su ciò che è successo e che si può fare: ci siamo auto-organizzati e autoprodotti un aggiornamento interdisciplinare. Come si spiega la recente decisione del Consiglio di Stato di accogliere il ricorso del Ministero della Salute e dell’Aifa contro la sospensiva del Tar per il protocollo basato su “tachipirina e vigile attesa”?

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la battaglia dell’avvocato erich grimaldi e del comitato terapie domiciliari continua Credo che sia una linea che ormai sono costretti a tenere, perché è chiaro che, dopo 14 mesi, ammettere che si poteva fare diversamente non sarebbe convenuto, poiché molti avrebbero cominciato a domandarsi come mai non è stato fatto prima. Credo che su questa cosa si continuerà a dibattere. Palazzo di Varignana Ovviamente la decisione del CdS l’abbiamo accolta male, perché era semplicemente richiesto di cambiare alcune cose: passare da questa tremenda dicitura “vigile attesa” a una “attenta sorveglianza”, già avrebbe cambiato molto: era fattibile trattare i pazienti in fase precoce della malattia con alcuni farmaci che vengono correntemente usati tutti i giorni, spiegare ai medici quando usare il cortisone e quando l’antibiotico, visto che ci hanno accusati di usare il cortisone troppo presto, di usarlo male, di usarlo inutilmente. Poi di fatto, chi come noi cura da oltre un anno il Covid, sa esattamente quando usare il cortisone e quando l’antibiotico. La strategia, secondo me, è stata sempre quella di dire: “Facciamo tutto negli ospedali”. Sapendo che anche il più grande ospedale alla fine si riempie a fronte di numeri che sono nell’ordine delle centinaia di migliaia di persone, non c’è nessuna struttura grande abbastanza e quindi l’idea di non pensare a una strategia ragionando fuori dagli schemi, cosa che noi abbiamo fatto, e questo è stato il danno più grave. Al contrario, le cure precoci o comunque adottate tempestivamente, hanno evitato che la malattia creasse un danno ulteriore. Il concetto che io non accetto e che credo che nessuno di noi abbia accettato fino ad oggi, è che si debba aspettare. L’attesa è accettabile se si tratta di di malattie croniche – ipertensione, diabete, quelle in cui dobbiamo convincere i pazienti a cambiare il loro stile di vita –, ma nelle malattie acute in medicina l’attesa non è mai stata ragionevole. Qual è l’importanza della medicina territoriale? Si è scelto di non avere un esercito disponibile sul territorio e non fidarsi, sia nella prima fase che nella seconda, di noi medici territoriali, che avremmo potuto collaborare con quelli ospedalieri nella cura dei malati meno gravi, con alcune consulenze tempestive senza portare in affanno e a volte al collasso le terapie intensive. Non si è capito per quale motivo questa sinergia non sia stata messa a regime, è veramente sorprendente! La Lombardia non aveva neanche più un’idea di cosa volesse dire governare il territorio, avendolo desertificato negli ultimi quindici anni di riforme sanitarie e questo forse è il risultato che ha condotto al disastro che abbiamo visto3. Quello che abbiamo scoperto però è veramente importante: abbiamo capito che si può fare dell’ottima medicina semplicemente sulla base della clinica, della conoscenza del paziente che molti di noi hanno nei confronti di persone che curano da tanti anni e sulle quali hanno informazioni preziose nei loro archivi e nelle cartelle cliniche, sapendo quali sono le fragilità di quel paziente o i problemi specifici con alcuni farmaci.

Il fatto è che la medicina generale è in grado di fare molto più di quello che le si chiede oggi, come ad esempio stampare ricette od occuparsi di burocrazia: questo non è il nostro lavoro. Noi siamo nati clinici, anzi, devo dirlo: i pazienti si stupiscono che un medico possa fare una diagnosi senza un esame, senza una tecnologia di alta gamma. Noi siamo in grado ancora di operare in maniera artigianale, un mestiere che bisogna imparare anche sul campo, che non si può pensare di conoscere alla fine di sei anni di università. Purtroppo in Lombardia – e non solo in questa regione – nel giro dei prossimi 4-5 anni sparirà una grande quantità di medici di medicina generale, e non solo loro, per cui molti rimarranno senza un medico di famiglia. Non ci saranno nemmeno specialisti – già adesso non se ne trovano più – quindi l’emergenza che ci lascerà il Covid sarà ancora più grande! Avremo tanti pazienti senza medico, l’età media dell’Italia, nonostante il Covid, rimarrà comunque elevata, con tante malattie che nessuno saprà come gestire. Un messaggio e un auspicio per i lettori… Il Covid ci ha insegnato che si è cercato di portare tutto all’interno dell’ospedale, lasciando completamente sguarnito il territorio. Questo è un messaggio importante che dovete ricordarvi: chiederne conto ai vostri amministratori, perché avere una medicina territoriale in questo momento è veramente una risorsa. Ognuno di noi è una piccola monade che porterà questo messaggio ad altri amici, ad altre persone. Immagino che ognuno farà il suo pezzettino di strada per diffonderlo. Aldilà del Covid – che speriamo ormai passi e ci consenta di tornare al nostro lavoro ordinario – occorre rendersi consapevoli che la medicina territoriale dev’essere sostenuta e valorizzata per le capacità che ha saputo dimostrare fronteggiando una malattia nuovissima, che ha preso in contropiede tutti, ma che nonostante questo, ci ha consentito di fare un ottimo lavoro. Questo lo testimoniano i tantissimi pazienti che ci chiamano e continuano a ringraziarci per quello che abbiamo fatto per loro.

L’Unione per le Cure, i Diritti e le Libertà, associazione di cittadini a sostegno del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, in occasione della consegna al Ministro della Salute, Roberto Speranza delle quasi 30 mila sottoscrizioni di cittadini alla petizione per ottenere l’adozione dello schema terapeutico del comitato nelle linee guida del Ministero della Salute e per ottenere la partecipazione dei medici che hanno agito sul campo ai tavoli di lavoro per la revisione dei protocolli di cura domiciliare precoce, ha incontrato alcuni dirigenti del Ministero della Salute, in particolare della direzione generale di prevenzione e dell’ufficio di gabinetto. I l Presidente Ucdl Erich Grimaldi ha relazionato i dirigenti circa il lavoro dei medici che da oltre sedici mesi assistono i malati covid utilizzando uno schema terapeutico diverso da quello licenziato dal Ministero e chiesto ancora una volta di coinvolgerli nella strenua battaglia al Covid. A sostenere le istanze di Ucdl, all’ingresso del Ministero sono arrivati migliaia di cittadini, alcuni di loro guariti dal Covid grazie al lavoro dei medici del Comitato Cura Domiciliare Covid-19. Sempre per sostenere la battaglia per le cure precoci e domiciliari, è intervenuta spontaneamente, a seguito dell’invito rivolto a tutte le forze politiche, anche l’onorevole Giorgia Meloni, la quale si è detta stupita deldelmancato dialogo con coloro che hanno Casa Podestà.Lonato. lavorato senza sosta e come volontari per Biblioteca supportare la cittadinanza a partire dalla prima ondata. “Abbiamo spiegato ai dirigenti ministeriali quanto sia importante il lavoro svolto sul territorio dai nostri medici”, ha spiegato il presidente Erich Grimaldi, “il nostro Consiglio Scientifico consegnerà al Ministero una relazione dettagliata entro le prossime 48 ore, e poi torneremo negli uffici ministeriali la prossima settimana, mi auguro per avviare finalmente la collaborazione tra il Dipartimento di Prevenzione e i medici del Comitato, fino ad oggi impedita senza una comprensibile ragione”. “Quanto accaduto oggi lo dobbiamo a tutti i medici, ai volontari e soprattutto al presidente Grimaldi che non ha mai mollato”, ha dichiarato Valentina Rigano, portavoce Ucdl, “veder riconosciuto il lavoro di oltre un anno sarebbe una vittoria per tutti i cittadini italiani oltre che dare seguito al voto del Senato dello scorso 8 aprile”.

(nella foto a sinistra l’avvocato Grimaldi con l’on Giorgia Meloni durante un momento della manifestazione)

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Il sesso è vita, mantienilo vivo

la manutenzione della coppia il dialogo emozionale

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e nella coppia viene a mancare il dialogo, inevitabilmente la vita sessuale subisce un contraccolpo, diventando anemica e noiosa. La solitudine emozionale che ne deriva potrebbe facilmente condurre alla ricerca di “tromb-amici” vissuti come temporali estivi o amanti stabili nella vita dei coniugi. E qui nasce il primo problema: la scissione tra affettività e sessualità. L’affettivitá abiterà nella rassicurante casa coniugale e la sessualità in una stanza d’albergo, fra le braccia trasgressive e ludiche dell’amante. Una coppia che funziona dovrebbe essere in grado di portare sotto lo stesso tetto e sotto le stesse lenzuola affettività, empatia e sessualità. Si tratta di “manutenere” la coppia e il legame d’amore, dentro e fuori dal letto, ridando parole al corpo, alla pelle, ai sensi ed alle emozioni che si sono assopite col passare del tempo. É difficile vivere in coppia e rimanervi a lungo. Il tempo frenetico in cui viviamo, dove ogni giorno compiamo acrobazie per gestire lavoro, casa, figli, hobby, dove “il dialogo emozionale” viene smarrito e sostituito da “una comunicazione di servizio”, mette a dura prova il legame e l’intimitá della coppia. I preliminari vengono soppiantati da una ses-

a cura della dott.Ssa rosa perosi sualità ginnica ed il rapporto inizia a scricchiolare. Si passa così a prediligere il sesso audace, promiscuo e falsamente appagante dei siti pornografici che fanno dimenticare l’esistenza del corpo dell’altro, della sua anima, del suo mondo. Una presunta scorciatoia verso il piacere dei sensi. La volontà, l’impegno e la “manutenzione” del legame rappresentano i veri preliminari d’amore da mettere in scena ogni giorno nella relazione di coppia. Occorre mantenere una buona intimità con se stessi e con il partner; un’intimità verbale, emozionale e corporea, indispensabile per salvare l’erotismo, la capacità seduttiva e la sessualità. Il rischio altrimenti é quello di naufragare nel mare in tempesta del silenzio dei sensi e della distanza emotiva, finché il sopraggiungere di possibili amanti non li separa. Un suggerimento ai lettori? Bisognerebbe effettuare, di tanto in tanto, un tagliando salute della coppia, che non necessariamente deve diventare una terapia di coppia ma che può aprire a un nuovo codice linguistico, più armonioso, meno conflittuale, indubbiamente più intimo, finalizzato alla salute e qualità della vita di coppia.

Rosa Perosi

Per informazioni: info@rosaperosi.it Instagram: dott.ssa_rosaperosi

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società

L’IDENTIKIT DEL FEDIFRAGO SERIALE manager in pole

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di PAOLO CARLI

hi nella propria vita non ha tradito o non è stato tradito almeno una volta? Da “vittima” o “carnefice”, l’infedeltà è un’esperienza che prima o poi tocca tutti e nessuno vorrebbe mai ritrovarsi nei panni di chi l’ha scoperta. Esistono persone più portate al tradimento di altre? Ashley Madison, la piattaforma online, con oltre 70 milioni di iscritti in tutto il mondo alla ricerca di love affaire extraconiugali, ha indagato su abitudini e status sociale dei propri iscritti, arrivando a stilare un vero e proprio identikit del fedifrago seriale. Partiamo dalla professione: come accade spesso è facile che nella cerchia dei colleghi di lavoro si creino occasioni di “svago sessuale”: a volte momenti di evasione dalla routine soffocante della vita familiare, oppure diversivi per allentare la pressione lavorativa. Ebbene secondo una recente survey di Ashley Madison, tra gli uomini infedeli, il 20% ricopre un ruolo decisionale: 13% è manager e il 7% è un direttore generale, mentre l’8% degli iscritti sono ingegneri. Tra le donne propense al tradimento invece, in testa alle professioni più comuni ci sono le infermiere (10%), a seguire le assistenti amministrative (9%) e le manager (7%). Di fatto, a prescindere dal mestiere, ben il 42% di chi tradisce afferma di essere più soddisfatto del proprio lavoro che della relazione affettiva. Per il 19% degli infedeli, si tratta di fugaci incontri da una notte, per il 27% delle persone invece si arriva a storie di un mese, e ben il 49% dichiara di stabilire relazioni extraconiugali che durano di più, in media fino a oltre un anno. Indipendentemente da quanto duri la passione, chi ha tradito una volta, tendenzialmente torna a farlo. Il 54% degli intervistati dichiara che la propria relazione coniugale dura in media da 17 anni o più, nonostante l’infedeltà. Il 65% di loro dice di essersi impegnato in un matrimonio o convivenza tra i 18 e i 30 anni. Che sia noia, stanchezza, desideri disattesi o aspettative di vita che cambiano, il 56% degli infedeli afferma che la propria relazione è frustrante, ma tollerabile. Il 36% di coloro che dichiarano di essere felici però vanno comunque alla ricerca di rapporti extraconiugali. “La maggior parte degli infedeli è felice, della propria vita e di sé stessi, nonostante giudichi la relazione stabile che sta vivendo noiosa o deludente - spiega la psicologa Marinella Cozzolino, sessuologa clinica e Presidente dell’Associazione Italiana Sessuologia Clinica - Questo accade perché solitamente gli infedeli sono persone in grado di trovare una soluzione a un loro problema, di non scaricare le colpe del fallimento sull’altro, di non passare ore o giorni a lamen-

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tarsi. Sono soddisfatti della loro capacità di risolvere una situazione frustrante senza, però, distruggere il buono che c’è nella relazione con il partner. Una piattaforma come Ashley Madison serve proprio a questo: a permettere un intervento conservativo sulla propria vita e ritrovare energie positive e desideri che possono poi essere utilizzati proprio dentro la coppia”. Secondo i dati emersi dalla survey di Ashley Madison, il 39% dei rispondenti dichiara di essere il primogenito in famiglia e solo l’8% è figlio unico. Per quanto riguarda lo status sociale, il 66% ha una casa di proprietà e l’89% possiede un’auto. Oltre al fatto che in merito al tradimento, il 46% degli italiani dichiara di avere una migliore consapevolezza di sé stesso/a e il 23% ha accresciuto la propria autostima a vantaggio anche della relazione coniugale.

* Sondaggio somministrato a 2.117 iscritti della piattaforma Ashley Madison dal 11 all’26 maggio 2021

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Ottava Edizione - Ritorno al Futuro - Family Edition

Salsomaggiore Terme 15/19 e 24/26 Settembre 2021 Omaggio a Bud Spencer #guardagustagodi #givelove

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Interviste speciali

Una poltronissima all’Arena di verona per lui c’è sempre

giovanni villani Una vita da critico

di lara ferrari

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aria Callas e Renata Tebaldi i miei colpi di fulmine, ma non posso dimenticare l’Otello di Rossellini del 1955. Andavamo alle prove per vedere Ingrid Bergman” Una poltronissima in Arena per lui c’è sempre. Data la assidua frequentazione come critico di opera lirica per le pagine dell’Arena di Verona, Giovanni Villani se l’è conquistata sul campo. Sì, si chiama proprio come lo storico delle cronache fiorentine del Trecento, Giovanni Villani, però il nostro è nato a Verona il 24 maggio 1938, in una famiglia di fornai dedita alla musica, soprattutto lirica, per antica tradizione. Giovanni, la sua passione per la musica viene da lontano, vero ? Eh sì. Mio nonno suonava in orchestra l’ottavino, mio padre strimpellava il violino, sua sorella era diplomata a Bologna in pianoforte, mio fratello fece il Conservatorio (violino). Io fui destinato da mio padre a fargli da contabile per l’azienda di famiglia, anche se di nascosto ho avuto dalla zia i primi rudimenti musicali in pianoforte (solfeggio, armonia e contrappunto) e canto. Per passione personale, poi, mi sono dedicato al sassofono, chissà perché. Il jazz era molto di moda, le voci di Frank Sinatra, Nat King Cole, gli strumenti di Duke Ellington, Charlie Parker, John Coltrane spadroneggiavano. E in tanti cercavamo di imitarli. Sì, ma l’Opera quando si è affacciata nella sua vita? Ancora da bambino sono stato trascinato in Arena, allora frequentatissima dai miei, per cui ho assistito al debutto di Maria Callas (2 agosto 1947 in La Gioconda) e la sera dopo di Renata Tebaldi in Faust: due autentici colpi di fulmine. Non ho più abbandonato l’Arena e l’opera. Naturalmente la vita riserva altre opportunità per vivere: ho continuato infatti il mio cammino amministrativo divenendo il responsabile in diverse aziende (attualmente ho ancora degli incarichi). Agli inizi dei Novanta sono tornato all’Università per laurearmi a Bologna in Storia moderna e al Dams Musica. Ma anche da vecchio non ho ancora abbandona-

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to la vita universitaria: due anni fa ho conseguito una laurea magistrale a Verona, in Arte. Se dovesse riassumere la sua carriera di critico in una frase, quale userebbe? Per essere un critico non basta praticare la musica, bisogna saperla ascoltare nella accezione più vasta possibile. E mai dimenticare di farlo anche quando si crede di conoscere tutto. Da che anno a che anno è stato critico militante (lo è ancora?), e per quali testate? Ho iniziato nel 1987 con il Nuovo Veronese (oggi Telenuovo) che avviava il suo percorso come quotidiano. C’era in programma al Teatro Filarmonico una rassegna dell’Ente Lirico dedicata a Borodin (autore che conoscevo bene). Ho cominciato da lì. Poi nel 1990 mi ha chiamato il quotidiano L’Arena di Verona dove ho fatto molta “panchina”, sostituendo il titolare anche nei lavori più umili: rassegne musicali minori, interviste, cronaca musicale, ecc. Intorno ai primi anni Duemila sono diventato il titolare. Ho appeso i guantoni al chiodo due anni fa. Per la carta stampata ormai l’interesse per la musica classica - operistica non è più quello di un tempo…

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Quali sono gli spettacoli rimasti indelebili nella sua vasta e frastagliata memoria di critico, per bellezza, grandiosità, importanza? L’elenco è lunghissimo. Mi limito a parlare del Teatro Filarmonico e dell’Arena, i due ambiti che ho frequentato in prevalenza. Del primo posso citare due spettacoli: un Orlando furioso di Vivaldi, con una Marylin Horne protagonista insuperabile, la direzione di Claudio Scimone, regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi. E un Principe Igor di Borodin in russo, diretto da Alexander Lazarev con il coro dell’Arena (che studiò il russo per l’occasione). In Arena: un grande balletto, Zorba il greco, diretto da Mikis Theodorakis in persona, con Vladimir Vassilev protagonista nell’ideazione coreografica di Lorca Massine e un Porgy and Bess di Gershwin, con solisti americani, diretto da Lorin Maazel. Altri tempi. Memorabili! Fra i grandi allestimenti delle Aide areniane credo che il merito maggiore debba andare all’allestimento scenico maestoso di Giulio Coltellacci (1972). L’amico Gianfranco De Bosio era concorde con questa mia idea. Veniamo ai personaggi. Quali ha conosciuto da vicino e che cosa può dirci, della star ma anche della persona? Grazie alle interviste ho allacciato molte conoscenze, con cantanti, registi, direttori d’orchestra. Non saprei quali citare in particolare. Fra quelli con cui ho ancora contatti, posso dire:

Katia Ricciarelli, Giancarlo Del Monaco, regista, figlio del grande tenore Mario, il baritono di casa, Simone Piazzola, la cinese Hui He, cocciuta, ma spesso geniale. Tutti amici che si sono spesso

“confessati” o che hanno cercato di saperne di più per migliorare la propria carriera. Ho sempre svicolato quando con loro si finiva per scadere nel chiacchiericcio. Quand’ero più giovane ero sempre alla caccia dell’autografo, ma non ne ho mai fatto una necessità assoluta. Aneddoti e curiosità. Ne avrà a bizzeffe. Ci racconti qualche dietro le quinte. Ci fu l’Otello del 1955 in Arena col grande Roberto Rossellini come regista, che aveva al seguito la moglie, la grande attrice Ingrid Bergman. Assistevamo alle prove (allora si poteva) per vedere lei soprattutto. Otello era Mario Del Monaco, arrivato alle prove quattro giorni prima dell’inaugurazione, quando era già una settimana che Rossellini era al lavoro. Inevitabile l’acceso battibecco al primo contatto fra i due. La querelle continuò poi sulla stampa locale, finché Rossellini decise di togliere la firma e l’opera andò in scena senza regista. Ma la storia non finì lì perché a causa del fumo di un braciere, Del Monaco restò senza voce al termine del primo atto e l’intervallo al secondo durò quasi un’ora finché il soprano Toti Del Monte non convinse Del Monaco a riprendere a cantare. Clamorosi furono anche i preparativi della Carmen del 1961 e il litigio fra Franco Corelli e il direttore americano Fabien Sevitzky che non riuscivano ad accordarsi sui tempi della celebre romanza del fiore. Il direttore voleva contestare il tenore, ma nella contestazione finì lui che dovette ritornarsene in America.

Ennevi foto

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arena di verona

La superba Amneris di Anita Rachvelishvili illumina un’Aida sottile ed intimista

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l colpo d’occhio è sempre quello. L’incanto della pietra, il fascino millenario di geometrie che abbracciano la scena e fanno dell’anfiteatro per antonomasia un teatro al quadrato. Teatro nel teatro. Da 98 stagioni, l’Arena è la promessa mantenuta di un’emozione che, per i molti assiepati sulle gradinate roventi, non fa temere ore di religiosa passione. L’Aida dello scorso 26 giugno era una Prima anomala. Prima recita con scene, terza in assoluto, dopo le due date-evento, in forma di concerto, dirette da Riccardo Muti. Anfiteatro gremito, ultimi posti da litigarsi tra gli avventurosi del last second. Gli allestimenti scenici, necessariamente essenziali, incastonavano la vicenda di guerra e di amore in un Egitto restituito agli antichi fasti grazie alle proiezioni digitali che fondevano reale e virtuale in un unico abbraccio. Affascinante l’intuizione di srotolare la vicenda a partire dalla sabbia, quella del deserto che, nei video proiettati, mossa dal vento, rivelava il patrimonio di bellezza e di enigmi sepolti nel suo sarcofago di granelli. Tra queste dune stava il palazzo del Re, con la sua corte di soldati, sacerdoti, messaggeri, schiavi. Qui, in un gioco di moduli polivalenti, le dimensioni pubblica e privata, militare ed amorosa, trovavano efficace corrispondenza grazie al sapiente uso delle luci. Sul podio dell’Orchestra della Fondazione Arena, Ennevifoto

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di elide bergamaschi

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Diego Matheutz imprimeva all’opera più rappresentata (e più fraintesa) della storia areniana un passo singolarmente interiorizzato, meditativo, forse in più momenti rinunciatario rispetto alle tinte eroiche che pur campeggiano nella scrittura verdiana, ma non per questo meno pregevole nel disegno complessivo. La sua Aida sembrava uscire dalla lezione maturata nei tanti anni trascorsi, dopo la formazione nel Sistema della Simon Bolivar, a fianco di Claudio Abbado, di cui il direttore venezuelano è stato assistente. Una lettura nitida ma soprattutto sobria, dunque, a sottolineare più i silenzi ed il non detto, costruita per sottrazione. In scena era la Amneris di una superba Anita Rachvelishvili a svettare, nella capacità di dare spessore e commovente credibilità al suo personaggio troppo spesso soffocato nella scorciatoia della “cattiva” di turno. Una donna sola sotto la corazza-prigione della figlia del Faraone, capace di una vocalità magnificamente brunita in ogni zona e di quelle minuzie espressive – nei fraseggi, nell’arcata di una dinamica perfettamente costruita – che fanno immediatamente capire di essere di fronte ad un’interprete di rango superiore. Non altrettanto convincente era la protagonista dell’opera, Angela Meade, Aida squillante nella vocalità sempre naturale ma mai davvero addentrata nella dimensione più profonda del canto

che, privato dei pianissimi e di quelle trascolorazioni di cui la scrittura è pervasa, rischiava di suonare stucchevole e poco autentica. Sullo stesso piano il Radames di Jorge de Leon, che ha vestito con dignità ma con qualche semplificazione di troppo i panni sempre ardui di Radames. Regale e senza tempo, invece, l’eleganza che Michele Pertusi ha impresso al suo Ramfis, uomo di pace e di saggezza, ambasciatore di un canto mai tentato dalla spettacolarità. Quanto a magnificenza, sontuoso anche l’Amonasro di Luca Salsi, nella sua unica data scaligera: la dignità imperiosa ma mai eccessivamente muscolare del suo canto imprimevano alla figura del re etiope un’autorevolezza aurea, nutrita da quella capacità di lavorare sulla parola scenica, sugli sfumati, dentro alla parola stessa, che Salsi sta esplorando con sempre maggiore efficacia. Pertinenti anche il Re di Simon Lim, il messaggero di Riccardo Rados, la sacerdotessa di Yao Bohui. Ma Aida è anche coreografie, imprescindibili e qui pienamente azzeccate anche in quanto non soverchianti. Applausi a scena aperta per tutto il corpo di ballo, a partire dalla prima ballerina Eleana Andreoudi. Repliche fino al prossimo 4 settembre.

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arena di verona

Il dittico per eccellenza tra tragedia greca e Cinecittà

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di elide bergamaschi

ua bianco e nero intinti nel seppia. Là una giostra rutilante di colori. Da sempre l’accoppiata Cavalleria Rusticana – Pagliacci, opposti affini e vagamente complementari per sovrastrutture storico-culturali più che per humus di fondo, è garanzia di lacrime quanto di successi al botteghino. Verismo crudo e realismo magico intimamente legati dal filo rosso di trame che vedono intrecciarsi le corde della passione e della vendetta; ritratti di un’Italia marginale, bozzetti stesi a pennellate veloci che subito riportano al mondo postunitario fatto di province remote, irraggiungibili, arroccate nel guscio-armatura di ermetici silenzi e millenarie consuetudini. Era stato il nostro primo titolo, proprio in Arena. Estate 1991. Sul palco, indimenticabili, un Leo Nucci in gran spolvero, costretto a bissare il Prologo, ed una Cecilia Gasdia ancora nella sua prima pelle, funambolica Nedda per vocalità e strepitosa presenza scenica. Lo scorso 2 luglio, alla seconda recita in un anfiteatro con tanti posti incomprensibilmente vuoti (oltre a quelli lasciati liberi dalle norme di sicurezza dovute all’emergenza pandemica), il binomio verista è tornato in cartellone in una restituzione complessivamente efficace il cui baricentro poggiava nella lettura – per diversi aspetti eccessivamente sobria – di Marco Armiliato; una prudenza dovuta in larga misura alle

Pagliacci (Ennevifoto)

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Cavalleria Rusticana (Ennevifoto)

distanze siderali da governare, con orchestra in buca e coro sparso sulle gradinate, che sacrificava delle partiture le tinte più sanguigne e la solenne ampiezza, così come i guizzi ribaldi, ma che portava a casa la affatto scontata tenuta dell’insieme. Nella Sicilia attinta dalla penna di Verga, la Pasqua di sangue trovava opportuna cornice nelle proiezioni da tragedia greca che incastonavano la vicenda tra templi e facciate barocche, contrappuntandone il fasto con scorci di vita di paese: carretti, tavoli, immancabili scene di taverna tra coppole e scialli. Sacro e profano. In questo quadro, la Santuzza di Maria José Siri dava una lezione di vocalità adamantina nello scolpire con accenti e fraseggi sempre levigatissimi l’aspro rovello del suo cuore di donna sedotta e respinta, ben contrappuntata dalla brunita Lucia di Agostina Smimmero, ormai perfetta custode del ruolo, forte di una tecnica precisa e di una poderosissima (talora eccessivamente timbrata) zona grave. Giustamente baldanzoso ma non sempre a fuoco nello scavo emotivo del suo Turiddu ci è parso l’atteso Yusif Eyvazov – dizione chiara e fraseggio scolpito, ma solo parziale adesione alla sfaccettata personalità della figura chiave dell’opera - che trovava tuttavia il suo momento migliore nella scena dell’accorato addio alla madre, prima di affrontare in duello l’Alfio giusta-

mente volgare ed impietoso di Sebastian Catana, e di morire fuori campo. Qualche semplificazione di troppo era nelle scelte della regia che invece trovava pieno riscatto nella messa in scena del capolavoro di Leoncavallo, calandone le vicende in un’immaginaria Cinecittà dove a sfilare, con tanto di mascherina, erano i personaggi e le pellicole salienti della creatività felliniana: Otto e mezzo, Satyricon, Casanova, La strada, Amarcord, Lo sceicco bianco. Maschere tra maschere. Un teatro a quadrato nel quale si inseriva perfettamente la vicenda di una Colombina ed Arlecchino postmoderni, la loro favola di illusioni a buon mercato, subito evaporata nelle ristrettezze di una vita ai margini. Lei trovava in Valeria Sepe una Nedda provocatoria e civettuola, dalla vocalità leggera e pungente; il Canio di Eyvazov esibiva qui una più calibrata muscolarità a scolpire un personaggio inaridito dalla vita e dai rancori. Sullo sfondo, i bravi Tonio di Catana e Silvio di Davide Luciano. Completavano l’ottimo cast i contadini Max René Cossotti e Dario Giogelè, preziosi insaporitori di una serata che valorizzava anche il coro preparato da Vito Lombardi. Ultima recita, imperdibile, il prossimo 14 agosto.

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arena di verona

LA PIOGGIA AFFONDA (MA BENEDICE) UN NABUCCO IN STILE NOVECENTO

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o scorso 3 luglio, è arrivata la pioggia a far naufragare, dopo due tentativi di sospensione, la Prima di Nabucco, terzo titolo dell’intensa estate areniana. Una pioggia non torrenziale ma insistente, che del colossale titolo verdiano – uno tra i più rappresentati ed amati nella storia del Festival – ha permesso di cogliere purtroppo solo i primi assaggi. Poche scene, faticosamente raggranellate mettendo insieme brandelli di ascolto che il costante occhio al cielo non permetteva di cogliere nel pieno della loro bellezza. Eppure, sul podio, la conduzione esperta di Daniel Oren garantiva sin dalle prime note la giusta temperie, fatta di tempi asciutti e sliricati, equidistanti da eccessivi nervosismi così come da slentate mollezze, e conferiva alla narrazione un passo subito efficace. Magnifica, poi, la sua intesa con il coro, disposto sulle gradinate ma perfettamente plastico nell’aderire ad ogni indicazione del direttore. Nell’annata che ancora paga lo scotto dell’emergenza pandemica, l’essenzialità delle scene trovava qui la più alta sintesi in un allestimento tanto scarno quanto felice. Dramma “biblico”, affresco narrante la distruzione del tempio di Gerusalemme e la deportazione del popolo ebraico e del suo profeta Zaccaria a Babilonia da parte di Nabucodonosor, ma anche amorosa disputa tra donne, tra la dolce

di elide bergamaschi

Rula Jebreal Fenena e la ferina Abigaille, che contende alla sorellastra sia il trono babilonese sia l’amore d’Ismaele. Nel dar forma a questo impareggiabile affresco corale, il Nabucco areniano si serviva di una scenografia scarna e cruda, spiccatamente novecentesca: scale di ferro dove fiumi di persone in abiti anni ’40 andavano e venivano; masse umane, esistenze raddensate in destini a scomparsa, portate e de-portate dal vento della storia, attorniate da guardie con manganello e da sinistri lampioni affacciati su altrettanto inquietanti sagome di edifici perse oltre la coltre di nebbia. Impossibile non pensare ai lager, all’indicibile, alla feroce lucidità con cui l’uomo ha saputo disegnare e mettere in scena il Male assoluto. Durante la Sinfonia iniziale, un percorso fotografico sui ledwall snodava immagini provenienti dal MEIS di Ferrara, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, custode di memorie antiche e recenti. Allo stesso modo, la locandina dello spettacolo rievocava la distruzione del Ghetto ebraico nel centro storico veronese, avvenuta circa un secolo fa, all’ombra della torre dei Lamberti. In scena, un cast di primizie: nel ruolo eponimo, la magnifica voce verdiana di Amartuvshin Enkhbat, il baritono venuto dal remoto est, dizione impeccabile ed una sorprendente abilità nell’esplorare ogni sfumatura, ogni risvolto di

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quella parola scenica che Verdi dissemina ad ogni battuta, insieme all’altra beniamina areniana Anna Pirozzi, un’Abigaille a cui sono bastati pochi istanti per rivelare tutta la sua torreggiante statura di interprete dalla vocalità scultorea e perfettamente omogenea in ogni zona; il basso polacco Rafał Siwek dava voce ad uno ieratico Zaccaria, accanto alla brava Fenena della giovane Teresa Iervolino e al sempre pregevole Ismaele di Samuele Simoncini. Nel corso delle recite, tutte dirette da Daniel Oren fino al 1° settembre, si alterneranno altre grandissime voci internazionali, accanto a talenti emergenti: nel ruolo di Nabucco sfileranno Luca Salsi, Sebastian Catana, George Petean, in quello di Abigaille saranno Saioa Hernández e Maida Hundeling; Zaccaria troverà le voci di Vitalij Kowaljow e Michele Pertusi, mentre a vestire i panni di Fenena saranno Annalisa Stroppa e Géraldine Chauvet.

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arte

Fotografia d’eccellenza alla Paci Contemporary Gallery

R

addoppia nel periodo estivo da maggio fino a fine settembre Giampaolo Paci, con gli eventi proposti al pubblico, grazie all’apertura della seconda galleria di Porto Cervo in Sardegna (in foto), che espone in anteprima la grande raccolta “C’era una volta il Cinema”. Douglas Kirkland, Eric Rondepierre, Tazio Secchiaroli, Pierluigi Praturlon, Bert Stern, Carl Perutz, Lawrence Schiller, Milton Greene, Terry O’ Neill sono solo alcuni dei grandi nomi della fotografia presenti in questa esposizione. La rassegna sarà in mostra poi presso la storica galleria di Brescia ad ottobre 2021. Una raccolta di oltre 300 scatti vintage originali tratti dai set dei più famosi film del XX secolo. La raccolta è accompagnata da un nuovo volume con un’introduzione a cura di Alberto Barbera, direttore del Festival del Cinema di Venezia. Lo scatto fotografico che immortala Audrey Hepburn nel suo tubino nero firmato Givenchy e con il suo famoso bocchino in mano, tratto dal set di “Colazione da Tiffany” fa da preludio ad un percorso espositivo che si propone come un lungo viaggio nei film cult del XX secolo. Douglas Kirkland (in foto con Giampaolo Paci) porta in mostra tutte le sue icone: Audrey Hepburn, Brigitte Bardot & Marilyn Monroe. Il leggendario fotografo che ha catturato l’élite di Hollywood è stato la punta di diamante della moda, del fotogiornalismo e della ritrattistica, lavorando per le riviste più rinomate del mondo per oltre 50 anni. Presso la Paci Contemporary Gallery (in foto) al n° 53 di via Borgo Pietro Wuhrer a Brescia abbiamo incontrato il gallerista Giampaolo Paci e gli abbiamo rivolto alcune domande: Come sceglie gli artisti da mostrare in galleria? “Cerchiamo da una parte di guardare a nuovi lin-

Giampaolo Paci e Douglas Kirkland

di barbara ghisi

Sede Paci Contemporary Gallery Brescia

guaggi. Negli ultimi anni abbiamo inserito due fotografi italiani Nicola Civiero e Marina Bolla, con linguaggi completamente opposti. Gli unici italiani tra l’altro che abbiamo nel gruppo. Poi però ricercando nel passato si riescono a rintracciare grandissimi maestri che per qualche motivo il mercato trascura. Li contattiamo e li facciamo riemergere sostenendoli nei nuovi progetti”. In fotografia attualmente è più apprezzata l’estetica o il linguaggio concettuale? “Amiamo presentare e credere nel lavoro dei nostri artisti. Sia che abbia o no riscontro nel mercato attuale. Ovvio che un’opera anche di natura estetica ha maggior impatto rispetto quella solo concettuale”. Quanto incide sulla visibilità della galleria la sede di Porto Cervo? “Tantissimo! Ci ha portato circa l’80% di clienti stranieri. Possiamo dire di essere entrati in collezioni molto importanti a livello internazionale”. Quale fiera d’arte internazionale dedicata alla fotografia le ha dato più soddisfazioni? “Paris Photo! E’ la fiera del settore più importante al mondo. Nell’ultima edizione la Paci Contemporary Gallery era tra le uniche due gallerie italiane selezionate. Siamo sempre presenti comunque anche ad Art Basel Miami e in Italia al Miart a Milano e Artefiera Bologna”. Ha avuto sorprese positive nel corso della carriera da gallerista? “Si! Durante la prima partecipazione a Paris Photo abbiamo azzardato coraggiosamente portando la personale di un artista molto difficile da recepire:

Leslie Krims. Ricordo di aver preso con filosofia la scelta rischiosa dando per certo l’insuccesso di vendite. Invece abbiamo venduto quasi tutto e soprattutto a musei e fondazioni. Addirittura il direttore della Tate Modern di Londra ci ha richiesto un prestito di 15 pezzi per “Performing for the Camera” una delle mostre di fotografia più visitate al mondo negli ultimi vent’anni”. Cosa ne pensa dell’avvento dell’arte digitale e della criptoarte? Non è forse la fotografia il mezzo di passaggio tra immagine reale e digitale? “Si, infatti facemmo una mostra anni fa con un artista francese considerato un pioniere dell’arte virtuale e digitale: Miguel Chevalier. Abbiamo dato attenzione a questo filone anzitempo e siamo ben disposti a svilupparlo se riconosciamo validi progetti”. www.pacicontemporary.com

Sede Paci Porto cervo

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turismo

ARTE URBANA A MANTOVA LUNETTA A COLORI

Un’opera di Corn79 a Lunetta - Ph.Corn79

Di rita bertazzoni

Dodici giorni di arte urbana non stop, 6 artisti italiani e stranieri, 4 nuove opere realizzate in 954 metri quadrati di spazio riqualificato, una mappatura emotiva, un’opera d’arte partecipata e oltre 30 eventi collaterali. Sono i numeri della VI edizione del festival “Without Frontiers, Lunetta a Colori” di Mantova, che dal 2016 sta trasformando una parte della città in un museo d’arte contemporanea a cielo aperto, facendo conoscere in tutto il mondo il quartiere Lunetta. Un progetto ideato e organizzato dall’associazione Caravan SetUp, con il sostegno del Comune di Mantova e il contributo di Tea, e curato dalla critica d’arte Simona Gavioli con l’apporto scientifico di Lavinia Bottini, in collaborazione con l’associazione culturale Il Cerchio E Le Gocce. Tra le principali manifestazioni di arte urbana in Italia, “Without Frontiers, Lunetta a colori” ha coinvolto, in sei edizioni, artisti nazionali e internazionali di fama, impegnati nella realizzazione di opere d’arte finalizzate alla riqualificazione e valorizzazione culturale del quartiere popolare di Lunetta, nella periferia nord della città, che oggi si presenta come un vero e proprio museo a cielo aperto, con 46 opere sviluppate in più di 5.000 metri di superficie. LA CONGIUNZIONE CHE UNISCE Tema dell’edizione 2021, che si è tenuta dal 14 al 26 giugno scorsi, la congiunzione copulativa “e”, secondo l’interpretazione offerta dal saggio “Eros in agonia” del filosofo coreano Byung-Chul Han. Gli artisti ospiti, Tellas (Cagliari), Erosie (Olanda), David De Limón (Spagna), 108 (Alessandria), Corn79 (Torino) e Antonello Ghezzi (Bologna) si sono confrontati con la centralità dell’amore, inteso come attenzione e unione re-

ciproca, contro l’individualismo contemporaneo, concentrato solo sull’Io, che lascia in secondo piano l’Altro. Le congiunzioni copulative, e in particolare la “e”, sono duqnue l’unico modo per esperire in maniera radicale l’Altro. Unione, sinergie, scambio, socialità, relazione, rapporti, connessioni, legami, nessi sono i temi attorno ai quali gli artisti hanno sviluppato le proprie riflessioni, capaci di trasmettere un senso di comunità e familiarità al luogo e alla vita quotidiana del quartiere mantovano. LUNETTA, IL QUARTIERE RIQUALIFICATO “Without Frontiers”, come indica il nome, è un inno all’abbattimento delle frontiere attraverso l’arte, a favore di una continuità culturale capace di unire il centro di Mantova alla sua periferia, costruita a partire dagli anni Sessanta come quartiere dormitorio. Un esperimento artistico, sociale e culturale che continua a crescere. Il festival diventa, infatti, catalizzatore di numerose realtà impegnate nella riqualificazione della zona: il Creative Lab, condominio creativo; ReteLunetta e le associazioni di volontariato che gestiscono la biblioteca locale e tengono corsi di italiano per stranieri, lavorando per combattere le fragilità e dare supporto psicologico a persone in difficoltà; progetti come Lunattiva, che coinvolgono direttamente i cittadini; oltre 100 educatori che si occupano di attività per bambini e adolescenti coordinati dal polo dell’Università di

Brescia con il corso per educatori professionali che ha la sede proprio a Lunetta. GLI ARTISTI E LE OPERE Tellas con “Agorà” ha realizzato una grande opera capace di ridisegnare gli spazi di piazza Unione Europea, David De Limón si è confrontato con le pareti di viale Veneto dando vita a “El color de la vida”, Corn79 ha lasciato il segno sulla parete laterale del NeoLu, il duo Antonello Ghezzi (Nadia Antonello e Paolo Ghezzi) si è cimentato nell’opera performativa e partecipata “Stringere lo spazio di me e te” mentre la combo di Erosie e 108, dal titolo “Aperta” , è stata fatta in via Bolzano all’angolo con viale Marche. Corn79, che ha partecipato ad altre edizioni del festival, ha realizzato un’opera, tra lettering e astrattismo, in viale Valle D’Aosta. IL COMBO WALL DI EROSIE E 108 L’Ambasciata e il Consolato Generale dei Paesi Bassi in Italia hanno scelto il festival Without Frontiers, Lunetta a Colori di Mantova come tappa inaugurale del progetto “HollAndMe - Dutch Street Art In Six Italian Cities”, realizzato in partnership con Inward - Osservatorio Nazionale sulla Creatività Urbana e in collaborazione con sei

El color de la vida di David De Limon

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Acu-Associzioni per la Creatività Urbana. Si tratta di un particolare “viaggio in Italia” che da giugno a ottobre, dopo la prima tappa mantovana, porta in sei città del nostro Paese la creatività di alcuni tra i più famosi Urban Artist olandesi: a Santa Croce di Magliano (con Maaike Canne), a Torino (dove l’ACU Il Cerchio e le Gocce schiera il writer Chas), a Lentini (con Nina Valkhoff) e a Lecce (con Collin Van Der Sluijs). Per arrivare in territorio napoletano che chiuderà il cerchio con un finale a sorpresa. Il combo wall dell’artista olandese Erosie e dell’italiano 108, inaugurato a Lunetta il 25 giugno, rientra in questo progetto. Il loro intervento a quattro mani, “Aperta”, è stato realizzato all’angolo tra viale Marche e viale Bolzano. «Il titolo dell’opera – spiegano gli artisti – rimanda alla riapertura dopo i vari lockdown e all’interpretazione aperta delle forme astratte, sorta di finestre sul mondo”. Grazie alla posizione dell’edificio, visibile da più punti del quartiere e rivolto verso il centro storico della città ducale, il lavoro definisce simbolicamente l’unione fra Lunetta e Mantova, andando così a creare un ponte tra periferia e capoluogo, destrutturando la tradizionale funzione divisoria dei muri. L’AGORÀ DI TELLAS La nuova opera dell’artista di origini sarde ha trasformato Piazza Unione Europea in un’“Agorà” contemporanea, rivisitando la pavimentazione del centro fisico e simbolico di Lunetta. Già durante i primi giorni di lavorazione, l’“Agorà” aveva iniziato a suscitare attenzione fra gli abitanti del quartiere, attraendo bambini e adulti, che hanno interagito tra loro, con lo spazio e con l’artista sempre presente, senza barriere, without frontiers, così com’è nel Dna della manifestazione. Lo spirito di aggregazione ha raggiunto il culmine a opera ultimata quando l’artista, i residenti e gli organizzatori hanno preso possesso della nuova agorà, fondendosi con le forme inedite di questo spazio reinterpretato. Il soggetto si sviluppa a terra, lungo i 954 metri quadrati della piazza circondata da alti palazzi, molti dei quali già “abitati” da altre opere realizzate nel corso delle precedenti edizioni del festival. L’opera di Tellas è la rielaborazione di elementi naturali, fiori e foglie – tratto distintivo dell’artista – su grandi campiture cromatiche. Una scelta ispirata al concetto di nuove connessioni fra uomo e natura. Le tonalità sono state accuratamente scelte dall’artista come eco del paesaggio naturale e artificiale che circonda l’ambiente con cui la nuova piazza entra in risonanza, alternando colori lievi e tinte forti, cariche di vibrante intensità. La realizzazione di “Agorà” è stata supportata da Univer, brand di PPG Architectural Coatings, che ha fornito oltre 1.000 litri di vernici colorate.

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Il quartiere Lunetta PH.Giulia Giliberti

GLI ALTRI PROGETTI ARTISTICI Il duo Antonello Ghezzi, la cui ricerca da sempre mira ad abbattere i muri e le barriere, per costruire ponti e accorciare le distanze tra le persone - ha invitato il pubblico a riunirsi in piccoli gruppi e a stringersi forte le mani per imprimere la propria unione in un frammento di argilla. Si sono create così delle impronte – frequentemente e involontariamente a forma di cuore – come testimonianza tangibile di un legame affettivo. La performance “Stringere lo spazio di me e te” ha dato vita a un’installazione site-specific composta da una serie di piccole sculture in terracotta. Corn79, attraverso lo studio delle lettere, compie un percorso d’indagine su di sé e sulle tematiche che gli stabbo a cuore. L’opera realizzata in viale Valle D’Aosta vuole essere un punto d’incontro tra due tipi di figurazione portati avanti parallelamente nel corso di tutta la carriera, lettering e astrattismo, individuando un punto di unione e fusione in cui l’uno si perde nell’altro. “El color de la vida” di David De Limón fa bella mostra di sé in viale Veneto. L’opera è un gioco di contrasti tra colori caldi, che rappresentano le persone e l’umanità, e colori freddi e scuri che richiamano il vuoto. Attraverso questa alternanza, l’artista realizza la congiunzione copulativa “e”, tema del festival 2021. Le figura umane si uniscono avvicinandosi al sole, rappresentato da un cuore che simboleggia l’amore come forza creatrice. IL FESTIVAL IN NUMERI 6 edizioni 27 artisti murali: Bianco-Valente, Boogie Ead, Corn79, Dado, Elbi Elem, Ericailcane e Bastardilla, Etnik, Fabio Petani, Joan Aguilò, Joys, Mach505, Made514, Mohamed L’ Ghacham, Molis, Mr.Fijodor, Panem et Circenses, Perino e Vele, Peeta, Raul, Telmo Miel, Sebas Velasco, Vesod, XENA/Fatima de Juan, Zedz, Aris, Corn79, Howlers Crew, Zoer 46 opere su grande scala 4.427 metri di superfici dipinte Oltre 130 artisti/gallerie Oltre 2000 presenze a edizione 440 visite guidate 90 progetti dedicati alle famiglie

L’EDIZIONE 2021 12 giorni 6 artisti 4 opere 954 metri quadrati dipinti 3 atelier d’artista attivi grazie al progetto Lunetta Cultural Camp Oltre 30 eventi in collaborazione con Open Festival _ Arteria 1 mappatura emotiva in collaborazione con CChange Festival Mantova LUNETTA 4.000 abitanti 18 etnie 1 sede dell’Università di Brescia - Corso per Educatori Professionali 1 CreativeLab - Spazio Creativo di idee 1 CAG - Centro di aggregazione giovanile 1 Biblioteca di quartiere 1 Scuola primaria Allende 1 Scuola materna E. Berni 1 Sede del progetto LUNATTIVA 1 Festival di arte urbana, Without Frontiers, Lunetta a Colori CARAVAN SETUP L’associazione, che promuove cultura per mezzo dell’arte visiva, nasce nel 2018 su impulso di Simona Gavioli, critico d’arte e curatore indipendente, con l’obiettivo di mettere in atto un processo di rigenerazione urbana e sociale. Caravan, contenitore metaforicamente nomade, vuole accogliere progetti e iniziative per essere incubatore culturale e costruire insieme ad altre realtà una “carovana” che segni una rotta nel panorama dell’arte. Info: www.caravansetup.com www.facebook.com/withoutfrontiersmn

WithoutFrontiers Tellas Credit GianmariaPontiroli

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S P E C IALE

c i n e m a

a cura di marco morelli

Lucrezia Lante della Rovere madrina di Mangiacinema 2.1 Palazzo dei Congressi

Gli Oliver Onions con Bud Spencer e Terence Hill

E’

Lucrezia Lante della Rovere la madrina di Mangiacinema 2.1 - Festa del cibo d’autore e del cinema goloso, Festival ideato e diretto dal giornalista Gianluigi Negri, la cui ottava edizione (Ritorno al futuro - Family Edition) si svolgerà a Salsomaggiore Terme dal 15 al 19 e dal 24 al 26 settembre. La Lante della Rovere, che il 19 luglio ha festeggiato i suoi primi 55 anni, sarà l’ospite d’onore della terza giornata del Festival venerdì 17 settembre: racconterà la sua intensa carriera - tra cinema, teatro e televisione - e ritirerà il Premio Mangiacinema - Creatrice di Sogni. Inoltre presenterà “Benedetta follia”, il penultimo film di Carlo Verdone (uno dei suoi più riusciti), nel quale recita con l’attore e regista romano. Ad accompagnarla e a premiarla, nell’arco della serata, saranno i registi bolognesi Marco Melluso e Diego Schiavo (autori delle docummedie “La Signora Matilde” e “Il conte magico” e vincitori del Premo Mangiacinema Pop nel 2019). La coppia di autori sta preparando il terzo film, “Lu’ Duchessa d’Este - Fama e infamie di Lucrezia Borgia”, con Lucrezia Lante della Rovere protagonista. Un progetto in pre-produzione, del quale verrà proiettato un “assaggio” in anteprima. Infine il maestro pasticciere Alessandro Battistini (Pasticceria Battistini di Parma) presenterà e le dedicherà per l’occasione la sua nuova monoporzione Mangiacinema - Lucrezia. Il battesimo cinematografico con monicelli e i film con Avati e Vanzina Il debutto cinematografico di Lucrezia Lante della Rovere avviene nel 1986 con Mario Monicelli in “Speriamo che sia femmina”. Successivamente viene diretta da Pupi Avati (Premio

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L’attrice romana ritirerà a Salsomaggiore il Premio Mangiacinema per la sua carriera unica tra grande schermo, teatro e televisione

Laura Morante (madrina di Mangiacinema 2019) Rocca Negri di Lonato e il direttore del Festival Gianluigi

Mangiacinema - Creatore di Sogni 2018 e Premio Mangiacinema - Creatore di Incubi 2020) in uno dei suoi film più belli e maggiormente legati al cibo: “Storia di ragazzi e di ragazze” (1989). Poi nel 1990 “Tre colonne in cronaca”, con Gian Maria Volontè, diretta da Carlo Vanzina, su sceneggiatura di Enrico (Premio Mangiacinema - Creatore di Sogni 2016). Altro film importante e “goloso” è “La carbonara” (2000), ultima regia cinematografica di Luigi Magni, nel quale è protagonista al fianco di Nino Manfredi (di cui ricorrono i 100 anni dalla nascita). È stata anche una delle sei attrici italiane a recitare in un film di James Bond: “Quantum of solace” (2008). Il teatro e la televisione Uno degli amori assoluti, per lei, rimane il teatro. Ha recitato in classici tratti da Ibsen, Shakespeare, Pirandello, Strindberg, Oscar Wilde, Molière, Cechov, Mamet. Recentemente è tornata a lavorare con l’ex compagno Luca Barbareschi in “Il cielo sopra il letto” di David Hare. Per la televisione ha recitato, tra le tante produzioni, in “Giorni da Leone 2” di Francesco Barilli (Premio Mangiacinema - Creatore di Sogni 2018), “La strada di casa”, “Bella da morire”. LE MADRINE DI MANGIACINEMA Mangiacinema ha avuto come madrine, nelle precedenti edizioni, Franca Valeri, Milena Vukotic, Paola Pitagora, Maria Grazia Cucinotta (che ha prodotto “Viola di mare” di cui è protagonista la stessa Lante della Rovere), Laura Morante.

Lucrezia Lante della Rovere

MANGIACINEMA 2.1 OMAGGIA BUD SPENCER A cinque anni dalla scomparsa di Bud Spencer (avvenuta il 27 giugno 2016), Mangiacinema torna a celebrare uno degli attori italiani più

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Il mitico Bud Spencer

amati di sempre (anche all’estero), dedicandogli l’omaggio principale della sua ottava edizione. Per ricordare la figura del gigante buono del cinema italiano, l’ospite d’onore della giornata inaugurale di Mangiacinema 2.1, mercoledì 15 settembre, sarà la figlia Cristiana Pedersoli. Già nel 2015 il Festival muovendosi insieme all’amministrazione comunale di Salsomaggiore e con il sindaco Filippo Fritelli, invitò il grande attore per rievocare lo storico record di nuoto che Carlo Pedersoli stabilì il 19 settembre 1950 nella piscina Leoni di Salsomaggiore, diventando il primo italiano ad abbattere la barriera del minuto nei 100 metri stile libero. Purtroppo Bud Spencer fu costretto a rinunciare su consiglio dei medici e nel 2016 Mangiacinema gli dedicò un piccolo e affettuoso omaggio. Nuova location e un giorno in più per Mangiacinema 2.1 Per celebrare degnamente la figura di Bud Spencer, il Festival più pop d’Italia, che quest’anno si chiama Mangiacinema 2.1, ha aggiunto un giorno rispetto ai sette già annunciati. Si svolgerà dunque su due lunghi, festosi e imperdibili weekend: dal 15 al 19 settembre e dal 24 al 26 settembre. Ed avrà come location lo splendido Palazzo dei Congressi, con la bellissima Sala Cariatidi che, per gli otto giorni del Festival, verrà ribattezzata Sala Bud Spencer. Mercoledì 15 settembre si partirà, al pomeriggio, con l’annunciata festa del Made in Salso curata da Ascom e Confesercenti, mentre la serata d’onore con Cristiana Pedersoli, in collaborazione con Infinite Statue del gruppo Cosmic Group di Salsomaggiore, sarà dedicata all’attore dei due “Trinità”, dei quattro “Piedone”, di “Banana Joe”, di “...altrimenti ci arrabbiamo!” e di tanti altri classici con i quali i bambini di ieri sono cresciuti e grazie ai quali gli adulti di oggi amano tornare a sentirsi di nuovo bambini. “Bud - Un gigante per papà” “Sono felicissima - afferma Cristiana Pedersoli - di accettare l’invito di Mangiacinema e di venire a Salsomaggiore, dove mio padre ottenne quello straordinario record settantuno anni fa. Percorse i 100 metri in 59”7. Gli allenatori erano così esaltati che si buttarono vestiti nella vasca per abbracciarlo! Conservò il titolo per dieci anni, continuando a migliorarlo, e per tutto il resto della vita si interrogò sulla differenza tra il successo sportivo e la fama che deriva dal

cinema”. Parlando del suo libro “Bud - Un gigante per papà” (Giunti), la Pedersoli racconterà le avventure, l’amore (anche quello per il cibo) e le passioni (non solo quella per il cinema) di una vita smisurata. Infine introdurrà la proiezione di “Banana Joe”, diretto da Steno 39 anni fa, di cui Bud Spencer fu anche autore del soggetto, film ancora oggi molto attuale per le sue tematiche ecologiche. Anche la serata successiva di Mangiacinema 2.1, giovedì 16 settembre, sarà dedicata all’attore originario di Napoli, con un imperdibile evento che verrà annunciato nel corso dell’estate. Mangiacinema e la riscoperta nel 2015 del record alla Leoni “Nel 2015 - ricorda il direttore artistico Gianluigi Negri - riscoprimmo la storia di quel record che, fino ad allora, era ‘sepolta’ e quasi del tutto dimenticata in città. Un’operazione anticipatrice e analoga a quella successiva del 2019, che ci portò a raccontare un Bertolucci quasi del tutto inedito e ‘salsese’. Purtroppo Bud Spencer, che aveva accettato il nostro invito e che a sua volta ci invitò a casa sua a Roma, fu costretto a rinunciare. L’anno dopo, quello della sua scomparsa, gli dedicammo un piccolo omaggio ricordando la sua grandezza e soffermandoci ampiamente su quello straordinario record sportivo, al quale teneva tantissimo”.Lo scorso anno, infine, l’amministrazione comunale gli ha dedicato un bassorilievo all’interno della piscina Leoni. Oggi l’omaggio principale del Festival del cinema di Salsomaggiore.

(il primo singolo firmato come Guido e Maurizio è del 1963, mentre nel 1971 realizzano le loro prime tre colonne sonore: “...continuavano a chiamarlo Trinità”, “Per grazia ricevuta” e “Trastevere”). Oltre al mezzo secolo di colonne sonore, ricorderanno il grande amico Bud Spencer e regaleranno al pubblico sorprese e anticipazioni. Proprio in questi giorni è uscito il loro singolo “Banana Joe” (feat. Bud Spencer), nel quale, per la prima volta e grazie al ritrovamento di una performance inedita, a cantare è proprio il protagonista della commedia avventurosa di Steno del 1982. Inoltre gli Oliver Onions (ai quali si devono le immortali “Dune Buggy”, “Il coro dei pompieri”, “Flying through the air”, “Sheriff”, ma anche le sigle di “Sandokan”, “Orzowey”, “Spazio 1999”, “Rocky Joe”) presenteranno in anteprima il nuovo e attesissimo album “Future Memorabilia”, in uscita il prossimo ottobre per l’etichetta BMG. I PREMI MANGIACINEMA DELLE PRECEDENTI EDIZIONI Il Premio Mangiacinema - Creatore di Sogni è stato consegnato nelle precedenti edizioni a Enrico Vanzina, Elio Pandolfi, Milena Vukotic, Maurizio Nichetti, Paola Pitagora, Pupi e Antonio Avati, Maria Grazia Cucinotta, Francesco Barilli, Carlo Delle Piane, allo scenografo Lorenzo Baraldi e alla costumista Gianna Gissi, Laura Morante, Renato Pozzetto, Sergio Martino. Il Premio Mangiacinema alla carriera è stato assegnato a Wilma De Angelis, mentre uno speciale Premio Mangiacinema - Creatore di Sogni allo chef stellato Massimo Spigaroli. Il Premio Mangiacinema Pop è stato consegnato, invece, ai registi Marco Melluso e Diego Schiavo, a Gabriel Garko, ai Gemelli Ruggeri, a Stefano Disegni. Il Premio Mangiacinema - Creatore di Incubi è stato ritirato da Pupi Avati, Lamberto Bava, Claudio Simonetti.

AGLI OLIVER ONIONS IL PREMIO MANGIACINEMA - CREATORI DI SOGNI Nell’ottava edizione di Mangiacinema non potevano assolutamente mancare. Gli Oliver Onions (i fratelli romani Guido e Maurizio De Angelis) sono autentiche leggende per le loro colonne sonore per il cinema e per la televisione. Amatissimi anche all’estero, festeggeranno al Festival del cinema di Salsomaggiore 50 anni di colonne sonore e ritireranno il Premio Mangiacinema - Creatori di Sogni. I De Angelis, giovedì 16 settembre, saranno protagonisti della seconda serata del Festival.

PARTNER 2021 Oltre al sostegno del Comune, per l’ottavo anno del Festival del cinema di Salsomaggiore (che porta nella città termale turisti, visitatori e grandi nomi dello spettacolo e del mondo del gusto) il main partner è Gas Sales Energia. Gli Special partner sono Infinite Statue del gruppo Cosmic Group di Salsomaggiore e Conad Centro Nord. Media partner: Radio 24 (con il programma “La rosa purpurea” di Franco Dassisti, da sempre al fianco di Mangiacinema fin dalla prima edizione del 2014), il settimanale Film Tv, l’agenzia di stampa Italpress, l’emittente Teleambiente, le testate GustoH24, Italia a Tavola e Stadiotardini.it. I Premi Mangiacinema 2021 sono opera dell’artista Lucio Nocentini.

“Banana Joe” (Feat. Bud Spencer) ed il nuovo album “Future memorabilia” Gli Oliver Onions racconteranno al pubblico di Mangiacinema 2.1 la loro straordinaria carriera

Mangiacinema 2.1 si svolgerà nello splendido Palazzo dei Congressi: la bellissima Sala Cariatidi si chiamerà, per gli otto giorni del Festival, Sala Bud Spencer.

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S P E C IALE

l i b r i

a cura di paolo carli

rami nazha germogli Tanzer Lifestyle L’autore Rami Nazha

Presentazione Germogli sul lago di Garda

A

Londra esiste un Circolo degli Artisti alle cui riunioni possono partecipare solo aspiranti suicidi. Le regole sono semplici: nessuno deve dire il proprio nome e deve avere una relazione con un altro adepto, né rivelarne il vero nome. Un giovane uomo decide di aderirvi scegliendo il nome di Monet. E Monet è la nostra porta aperta sul Circolo degli Artisti, il circolo di Cézanne, Goya, Renoir, Raffaello i cui mondi sono fatti soprattutto di insicurezze, rimpianti, rimorsi e sofferenze. C’è spazio anche per la gioia e la vita. Ma dal male di vivere non si guarisce facilmente. Ogni membro del circolo porta il proprio fardello e lo condivide con gli altri, perché quello è l’unico posto in cui non si sen tono giudicati, non si sentono “diversi”. Lì sono accettati ed è assolutamente irrilevante se il fardello è reale o immaginario... Germogli, il primo romanzo di Rami Nazha viene definito dall’autore un romanzo di formazione dove il personaggio cardine, Monet, si riscopre una persona nuova costretta a cambiare la sua visione sul mondo. Ma viene definito anche un dramma ed insieme una storia d’amore dove i protagonisti lottano per amarsi, oppure per finire di amarsi incarnando i segni della tragedia greca. Una storia, quella narrata, veramente molto intensa, che non gira intorno alle cose, che non risparmia colpi, dove le emozioni non vengono diluite ma fatte provare sulla pelle del lettore che viene estremamente coinvolto. Un libro dove pittura e letteratura si mescolano, entrambe due grandi “amiche d’infanzia” di Rami Nazha, circondato fin da bimbo dai quadri del nonno che gli fecero scoprire molto

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una storia intensa, dove le emozioni non vengono diluite ma fatte provare sulla pelle del lettore

Claude Monet

ovvero che in una immagine statica puo’ esserci racchiusa una storia più complessa di quella raccontata in un libro e, allo stesso modo, che arrangiare le parole su una pagina era molto simile all’arte che guida il pennello di un pittore. E non è proprio un caso che i personaggi portino i nomi di artisti... Buona lettura!

Biografia Rami Nazha nasce a Damasco, in Siria, nel 1993, da madr eitaliana e padre siriano. All’età di tre anni si trasferisce in Italia, dove prosegue gli studi e consegue la laurea in Studi Internazionali all’Università di Trento. Si appassiona sin da piccolo alla scrittura, alla pittura, e alla recitazione, lavorando con testate giornalistiche locali e giornali web, partecipando a mostre d’arte e, collaborando con alcune compagnie teatrali. Durante il periodo di quarantena del marzo 2020 partecipa a dei concorsi di scrittura, ottenendo numerose pubblicazioni in alcune raccolte di racconti brevi. Il suo primo romanzo, “Germogli”, che tratta tematiche quali la malattia mentale, il suicidio, ed il rimpianto, è ambientato a Londra, città che Rami conosce e vive, poiché buona parte della famiglia paterna vive in Gran Bretagna. Il romanzo nasce per raccontare con voce schietta e trasognata l’amore per la sua compagna, e il suo rapporto con le figure paterne. R ami ama la montagna, la lettura, il buon whisky, e la sua cagnolina. Crede nell’amicizia e nella bellezza della vita, e che ogni persona meriti un’occasione di essere perdonata.

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Libri

in carrozza guida turistica accessibile “

I

di paolo carli

n carrozza!”, si legge urlando come l’augurio di una partenza prima di un viaggio di cambiamento. È questo che vuole essere il nuovo progetto editoriale dell’Associazione di turismo accessibile “Pepitosa in carrozza” pubblicata da Editoriale Sometti: una guida formata da più di 170 pagine dedicate all’accessibilità della città di Mantova e del suo territorio circostante, toccando storia, cultura, accoglienza, cibo ed eventi. Scritta da Valentina Tomirotti, giornalista e Presidente dell’associazione, col supporto culturale della Guida turistica mantovana Lara Casali [www.mantuaonline.it] e della grafica Beatrice Signoretti.

pepitosa in carrozza “Pepitosa in carrozza” nasce nell’agosto del 2019, dall’idea di Valentina Tomirotti, giornalista mantovana e attivista del mondo della disabilità, per comunicare, divulgare e sopperire alla grande mancanza che avviene nel mondo del turismo: non avere una corretta spiegazione di quali ostacoli o possibilità si possono incontrare nelle città o nei luoghi di cultura, cercando di racchiudere tutte le info utili in un unico portale o scrivendo Guide turistiche dedicate. Grazie a questa Associazione, la promozione turistica potrà aprirsi a nuovi canali di comunicazione e rag-giungere ogni utente. Ma alla fine l’Associazione è anche un punto di riferimento charity proprio per il territorio mantovano, attivatore di servizi gratuiti di supporto per il mondo della disabilità: dallo sportello legale allo sportello di abbattimento barriere architettoniche, avvalendosi di importanti professionisti.

Questa guida è già in libreria ed è stata presentata al pubblico lo scorso 25 giugno nella splendida cornice dello Spazio Te a Palazzo Te di Mantova alla presenza di Valentina Tomirotti, in qualità di Presidente dell’Associazione PEPITOSA IN CARROZZA e Francesca Vecchioni, Presidente di DIVERSITY, il Sindaco di Mantova Mattia Palazzi, Davide di Leo in arte “Boosta” e in collegamento l’Assessore bolognese all’accessibilità Marco Lombardo. Undici sono gli itinerari raccontati tra città e provincia. Scegliendo la Guida realizzata dall’Associazione, si hanno tutte le informazioni per conoscere questa città e il suo territorio, imparando ogni suo dettaglio di accessibilità, per non avere brutte sorprese nella visita. Non è una Guida Turistica fatta di divieti o di esperienze impossibili, ma di racconti, anche tecnici, di alternative e di possibilità concrete per farla diventare un diario di viaggio. Un vero supporto turistico per assaporare fino in fondo Mantova e provincia. L’accessibilità raccontata è, sia iconografica con icone dedicate a: rampe, ascensori, percorso al-ternativo, montascale, bagni attrezzati, carrozzina manuale o a motore, sia narrativa, con il racconto dettagliato dell’azione da compiere (altezza scalini, percentuale di pendenza rampe, larghezza e apertura porte e molto altro). Questa Guida offre la reale conoscenza preventiva approfondita dello stato di fatto del luogo: dall’aspetto culturale e divulgativo, alla conoscenza della fattibilità degli itinerari con carrozzina manuale o elettrica, da soli o accompagnare, dettagli fonda-mentali per riuscire ad essere un “turista autonomo” e per sfatare stereotipi che aleggiano nel mondo della disabilità. Questa Guida è utile anche a chi con la disabilità ha poco a che fare: per aprire i confini della mente, per prestare più attenzione quando si compiono azioni in giro per la città (parcheggi, lavori in corso, organizzazione di eventi, etc etc), per condividere un’esperienza o per iniziare a viaggiare in modo consapevole e responsabile.

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La Guida turistica accessibile di “Pepitosa in carrozza” è un progetto replicabile in modo itinerante per altre città e rappresenta solo la 1ª uscita di una vera e propria collana turistica accessibile. La Guida di Mantova si trova in tutte le librerie ed è già in pre-order sul sito dell’associazione. La Guida ha avuto l’appoggio di innumerevoli patrocini e collaborazioni: dal Comune di Mantova, alla Fondazione Palazzo Te, ai vari comuni oggetto degli itinerari fino ad arrivare ad Airbnb e alla Nazionale cantanti, ed è stata realizzata grazie alla contribuzione di Tea spa, Coop Alleanza, Apam e Ortopedia Guadagni di Mantova. “Scrivere una guida turistica durante una pandemia mondiale è un progetto che racchiude tutta la speranza di tornare a viaggiare, che sa di speranza, di consapevolezza che nel momento della ripartenza cambieranno i bisogni e sarà l’occasione per allargare i target, rivolgendosi a tutti. Abbiamo avuto ragione.”, commenta Valentina Tomirotti. “Siamo partiti da Mantova perché è casa e durante la pandemia non potevamo spostarci, ma in cantiere abbiamo già altre realtà interessate ad avere una Guida accessibile per la propria città” ITINERARI DELLA GUIDA:

Per Mantova Viaggiare come un Principe A spasso per la memoria. I luoghi del Ghetto Si va in scena. I palcoscenici mantovani I simboli raccontano la città Mantova acquatica e la natura è sotto casa Street-art di Lunetta. La rinascita di un quartiere multi-etnico Per la Provincia L’ossigeno del territorio: i parchi mantovani Verso la città ideale: Sabbioneta, il principe e la stella Verso il Lago di Garda: sui colli morenici scoprendo Solferino Lungo il grande fiume fino a San Benedetto Po Il Borgo delle Grazie tra Sacro e Profano

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Libri

karhu Il racconto di un salvataggio che aspira al riscatto ad ogni costo

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arhu, l’ultimo romanzo di Davide Savorelli, pubblicato in e-book per i tipi di Ivvi.it, coglie appieno le intenzioni dell’autore: è un pugno nello stomaco del lettore. Comincia come una storia che sembra fatta di consolazione e riscatto, di salvezza e lieto fine, mentre subito dopo diventa una vicenda durissima, fatta di soprusi e dispotismo, connotata da torture fisiche e psicologiche su un bambino e su un animale. La narrazione prende il via da un’orsa che, uscita dal letargo con due cuccioli, ne perde uno tentando di attraversare il lago Vygozero per non morire di fame. L’orsetto viene salvato dalle acque dal pescatore Tapio e dal figlio Kuovo, che ha 7 anni. I due vivono isolati in una baracca al limitare della sterminata foresta di conifere, su un canale emissario. Anche il bimbo non ha più la madre, che se n’è andata lasciandolo con il genitore. E qui si instaura il primo parallelismo tra la creatura selvatica e il piccolo umano: in qualche modo entrambi orfani, tra loro nasce una solidarietà e complicità che si accresce negli anni. Lui battezza l’orso Armas, “Colui che è amato”, mentre Tapio lo chiama sprezzantemente “karhu”, termine generico per “orso” nelle lingue ugro-finniche. Sì perché l’intero racconto si svolge nella Carelia, tra la Russia e Finlandia, in una terra che ha poco da offrire, con il tempo scandito da inverni rigidissimi e dal lento disgelo, dove per sopravvivere si è o taglialegna o pescatori o coltivatori di patate. La civiltà resta lontana dalla vita di padre e figlio e sono poche le loro incursioni in un mondo altro fatto di comunità. Ma proprio in occasione di una visita nel villaggio più vicino per fare provviste, Tapio scopre il modo per fare soldi e così cambiare il suo destino: il giro delle scommesse clandestine dei combattimenti tra animali. Il miraggio di una svolta, il desiderio di abbandonare l’infelicità e la povertà per un miglioramento sociale sono le molle che inducono l’uomo a intraprendere un addestramento spietato nei confronti dell’orso che, di riflesso, si riversa anche sul figlio. I primi successi negli scontri e il flusso di denaro nelle tasche dell’ex pescatore lo rendono ancora più ingordo, avido e feroce, mentre si abbrutisce di vodka e birra. Nel frattempo Kuovo e Armas si sentono più uniti mentre crescono, nel condividere le medesime sofferenze. Così il ragazzo, ormai adolescente, pur essendo sottomesso al padre-padrone, escogita dapprima la fuga per entrambi e poi anche la vendetta sul loro comune carnefice. Ovviamente il finale sarà a sorpresa e quindi niente spoiler, ma è in grado di spiazzare anche il lettore più smaliziato. Il linguaggio scelto per il romanzo è volutamente semplice, scabro, scarno, dove la paratassi è predominante rispetto all’ipotassi. I dialoghi sono pochi e di parole essenziali: quelle del padre sono quasi sempre ordini urlati; quelle del ragazzo sempre obbedienti e dimesse. Ma è dentro di lui che si svolge

n. 2 Aprile-Maggio 2020

di paolo carli

l’autore

il dialogo intimo con Armas, di cui compatisce le angherie subite. È dentro di sé che condanna il genitore. È sempre nel suo monologo interiore che cerca e trova una via d’uscita per sottrarsi, insieme al suo unico amico, l’orso con cui è cresciuto, al destino di dolore che per loro sembra immutabile. Tuttavia ci sarà un bivio da affrontare e Kuovo dovrà fare una scelta che segnerà per sempre la sua vita e quella del karhu. Per ambientazione e tematiche trattate siamo dalle parti del Jack London di “Zanna Bianca” e de “Il richiamo della foresta”, ma l’autore non è esente dalle suggestioni del McCarthy di “Oltre il confine” o de “Il selvaggio” di Arriaga. Per quanto concerne il periodo storico siamo nell’ex Unione Sovietica degli anni ‘80, prima della caduta del Muro, dove solo l’idea di possedere un’automobile era un sogno proibito per la maggior parte delle persone. La sapiente costruzione di questa narrazione, cupa e suggestiva al tempo stesso, rappresenta uno stimolo per il lettore, la cui curiosità viene stuzzicata ad ogni capitolo, costringendolo ad andare avanti fino al finale per scoprire quale sarà l’esito conclusivo. E nessuno di quelli che si approcceranno al testo potrà rimanere indifferente: non è un romanzo page-turner, ma suscita un coinvolgimento emotivo tale per cui il villain risulta davvero odioso e i bersagli delle sue cattiverie inducono un inevitabile moto di compassione ed empatia. Un volume di poche

Davide Savorelli nasce a Poggio Rusco (Mn) nel 1970. Dopo gli studi alla Facoltà di Lettere Classiche all’università di Bologna, ha intrapreso la carriera giornalistica. Giornalista professionista dal 2002, è stato caporedattore del quotidiano “La Voce di Mantova”. Ha pubblicato 2 romanzi, entrambi per la Porto Seguro Edizioni di Firenze: “I giorni prima” (2017) e “L’anno di Silla” (2018). Ha vinto diversi concorsi letterari tra cui “Giallo Fiorentino” nel 2015 con il racconto “Brekekekex” e il “Concorso Nazionale San Lorenzo 2016” con il racconto “L’evo del Prantipiteco”. Nel 2019 è arrivato secondo al premio nazionale “Bognanco Terme” con il racconto giallo “Sciarada”; lo stesso anno è stato selezionato nella cinquina finalista per romanzi gialli inediti del concorso “Nebbia Gialla” di Suzzara (Mn) con il romanzo “Quattro fredde lapidi”, che quest’anno è entra nei finalisti del concorso “Fai viaggiare la tua storia”, su 633 partecipanti, e verrà pubblicato in e-book.. Nel 2020 ha vinto il Concorso Nazionale San Sebastiano “Io ci sono” con il racconto “La chiesina”; è stato selezionato e pubblicato nell’antologia del concorso “Racconti a 4 zampe 2020” di Pistoia con il racconto “Sisifo”; è selezionato e pubblicato nell’antologia “Miedo 2020 – Gli occhi della paura” della casa editrice L’ArgoLibro con il racconto “Passi perduti”; viene scelto come finalista nel concorso “Fantastici Mondi” 2020 di Dreambook Edizioni e pubblicato nell’antologia con il racconto “I dannati del Sécia”. Nel 2021, finora, ha vinto il “Premio Babuk” a Roma con il racconto “Lauda di San Gramo” e pubblicato il romanzo breve “Karhu” per Ivvi Editore; il racconto “L’ultimo tramonto” è stato inserito nell’antologia “Castelli d’Amore” di Belvedere Marittimo (Cs); il racconto “La notte di Alice” verrà pubblicato nell’antologia del 12° concorso “Oceano di carta” a Ravenna; il romanzo “La lingua ingannatrice” si è piazzato al 3° posto nel concorso internazionale “Creati – Vita” di Firenze per le celebrazioni dantesche a tema “Inferno” Altri suoi racconti sono stati pubblicati in diverse antologie.

pagine, insomma, ma una composizione che va dritto al cuore di chi lo leggerà e che difficilmente potrà scordarlo. Per chi volesse acquistarlo, questo il link per comprarlo on line: https://www.ivvi.it/product/ karhu/

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SPECIALE VACANZE E’ tempo di last minute! Un’immersione totale nel verde e la spensieratezza sono i desiderata per l’estate 2021. Grandi spazi, natura immensa e attività open air su misura di divertimento, sono la perfetta ricompensa dopo tanti mesi tra le mura di casa. A Chia (CA), nel Sud della Sardegna, l’Hotel Aquadulci, a pochi passi da Su Giudeu, una delle più belle spiagge d’Italia, propone tante attività per vivere intensamente l’incantevole territorio: dalle passeggiate a cavallo sulla spiaggia, ai tour in mountain bike. Nel gazebo in bambù del suo grande giardino, respirando il profumo del mare, ci si concedono massaggi e trattamenti con l’esclusiva linea cosmetica alle essenze delle piante autoctone dell’isola. (Tel. 070 9230555, www. aquadulci.com). Al Romantik Hotel Villa Margherita di Mira (VE), raffinata villa del 1600 immersa in un grande parco secolare, che sorge sull’argine del fiume Brenta, si può trascorrere un soggiorno rigenerante grazie al percorso di crescita e riscoperta di se stessi, tramite un’esclusiva sessione all’aperto con l’Esperto di Movimento Daniele Vecchioni e il suo team. Esercizi specifici, ginnastica posturale, respirazione, correzione degli errori, camminata e corsa, consentono di prendere possesso di una nuova consapevolezza e di re-imparare a usare il proprio corpo nel modo più naturale e funzionale. (Tel. 041 4265800 www.romantikhotels.com). Dall’infinity pool sul rooftop dell’Excelsior Dolomites Life Resort di San Viglio di Marebbe (BZ), la vista sulle Dolomiti è spettacolare e da sola basterebbe a riconnettersi con la natura. L’hotel però, che è votato alla montagna, propone ogni giorno escursioni guidate a piedi e in mountain bike, partendo direttamente dal resort, che si trova all’ingresso del grande Parco Naturale di Fanes-Sennes-Braies. Per toccare il cielo con un dito, basta lanciarsi in un’esperienza adrenalinica sulla nuova parete di arrampicata sulla facciata del Dolomites Lodge, con via ferrata integrata. (Tel. 0474 501036, www.myexcelsior.com).

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Ancora per avventurosa l’esperienza di rafting con gommone o canoa pneumatica sul fiume Sangro, in Molise. Lungo il percorso, per chi lo desidera, è possibile fare tuffi e nuotare in luoghi che si possono raggiungere solamente percorrendo il fiume. L’arrivo è in un bellissimo laghetto. La connessione totale con la natura è assicurata anche soggiornando nelle casette in pietra e legno, tutte indipendenti, all’albergo diffuso Borgotufi di Castel del Giudice (IS), che si distingue per le sue pratiche sostenibili di rigenerazione del territorio. (Tel. 0865 946820, www.borgotufi.it) Il Romantik Hotel Cappella di Colfosco (BZ), in Alta Badia, a 1645 metri di altitudine, gode davvero di una vista privilegiata sui paesaggi che si snodano tra la Valle Stella Alpina e Passo Gardena, intorno al Sellaronda. Ma questo non è l’unico privilegio: dalla piscina esterna è possibile contemplare direttamente tutta la maestosità delle vette dolomitiche e avere la sensazione di essere protagonisti di un dipinto d’autore. Il panorama impreziosisce l’hotel 5 stelle, che riapre dopo un completo restyling: per quanto riguarda il wellness ad esempio, l’area relax esterna del centro benessere è stata ampliata di oltre 1300 mq, offre una splendida zona relax con lettini a sdraio, lago artificiale e vista idilliaca sulle vette (Tel. 0471836183, www.romantikhotels.com). Nuotare a ridosso delle leggendarie Dolomiti del Latemar e immersi in un giardino di 45mila mq. Si trova nel cuore della Val d’Ega la piscina esterna del Romantik Hotel Post Cavallino Bianco di Nova Levante (BZ), ad un passo dal comprensorio di Carezza e con una vista di incredibile bellezza sulle vette. Uno spazio che, grazie all’ampiezza della vasca (16 x 9 metri) è una vera perla per il benessere e il relax di chi vuole abbandonarsi a lunghe e indimenticabili nuotate. L’albergo offre, inoltre, un centro wellness panoramico di 1500 mq, dove le Dolomiti sono ancora una volta fonte di ispirazione (Tel. 0471613113, www.romantikhotels.com).

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THE FIRST THEMED CAMPSITE IN EUROPE

DOG CAMP

SPEEDY CAMP

APERTO DAL 22 APRILE AL 4 OTTOBRE 2021

WILD CAMP

TIMELESS CAMP

30013 CAVALLINO VENEZIA ITALIA info@unionlido.com - booking@unionlido.com 2020 ifikation

ADAC Klass

mp.de

pinca

• studio15design.it

CLASSIC CAMP


union lido PARK & RESORT la vacanza a 5 stelle di rita bertazzoni e marco morelli


SPECIALE UNION LIDO

A pochi chilometri da Venezia, è un’oasi di benessere immersa nel verde. Con talassoterapia, centro hammam e sport per tutti i gusti. Davanti a un mare cristallino Bandiera Blu, con spiaggia privata e parco naturalistico.

Una vacanza sicura, confortevole, a diretto contatto con la natura. È ciò che cercano i turisti italiani e stranieri che, anche quest’estate, al classico grand hotel hanno preferito strutture immerse nel verde, dove si alloggia in camper, mobile home, bungalows, roulotte, tende all’ombra di grandi alberi, per rilassarsi in libertà, distanziati e senza troppe etichette. La offrono i glamping, i campeggi glamour e chic che uniscono i vantaggi di un soggiorno en plein air ai servizi di un albergo di lusso, con ristoranti di qualità, piscine scenografiche, centri benessere dove si sperimentano i benefici della talassoterapia. Union Lido Park & Resort a Lido di Cavallino, 40 km circa a nord di Venezia, è fra i più famosi ecoglamping d’Europa, tanto da essersi aggiudicato, qualche anno fa, il Green Travel Awards della Federazione Italiana della Stampa come miglior villaggio eco-sostenibile e responsabile. Immerso in 60 ettari di parco, vanta un’area naturalistica dove si ripopolano diverse specie animali, fra cui alcuni uccelli rari, una spiaggia privata di 1,2 km bagnata da un mare Bandiera blu e incorniciata da piccole dune colorate di tamerici. E, poi, talassoterapia, centro hammam e due parchi acquatici con piscine, castelli gonfiabili, scivoli, grotte musicali e cascate, lettini idromassaggio. Nel villaggio non ci sono solo piazzole attrezzate per la roulotte e i camper ma anche diverse unità abitative adatte a tutte le tasche e le esigenze, tra bungalows, maxi-caravan, mobile-homes di design super accessoriate e dotate di ogni comfort, residenze unifamiliari a due piani con piscina e giardino privato e bellissime tende MV Collection di 36 metri quadrati con ampia veranda, arredi coloniali e finiture artigianali. All’interno del grande complesso si può praticare

ogni tipo di sport: golf, equitazione, tennis, basket, tiro con l’arco, calcio e calcetto, beachvolley, windsurf, vela, immersioni e sup, l’ultimo must. E per i più piccoli, un mondo di divertimenti con il team di animazione. Per i ragazzi vengono organizzati tornei d’ogni tipo, una scuola per aspiranti fotomodelle (con tanto di book e sfilata finale), corsi artistici di pittura su ceramica e tante altre attività. Apprezzatissime sono le serate Beach on Fire, con la spiaggia illuminata dai fuochi d’artificio sparati a tempo di musica. BENESSERE A DUE PASSI DAL MARE Mentre bambini e ragazzi si perdono in un mondo di divertimenti nei parchi acquatici con piscine, castelli gonfiabili, scivoli, grotte musicali e cascate, i genitori possono rilassarsi al W 10 Leisure Building, una struttura di design a impatto zero, con illuminazione a LED, uso di energia rinnovabile e di riscaldamento solare. È un centro hammam con vasche interne ed esterne comunicanti, solarium, doccioni cervicali, bagno di vapore aromatico, sala relax interna. È una vera e propria casa del benessere anche il Marino Wellness&SPA, fiore all’occhiello del camp-resort, un esclusivo centro di talassoterapia affacciato al mare con nove vasche di acqua marina a differenti temperature e densità saline (fino a 90 kg/mc di sale del Mar Marto nella prima piscina del percorso), tutte dotate di idromassaggio. Si può scegliere di farsi massaggiare da getti poderosi e delicate bollicine, o avvolgere dalla carezza del sale e delle alghe marine, abbandonarsi ad un rilassante bagno di sole con vista sulle verdi chiome dei pini e sull’azzurro del mare. E, ancora, bagni di vapore aromatico, biosauna, piscina giapponese, docce di essenze e massaggi e sale relax. GUSTOSE ESPERIENZE A Union Lido la proposta gastronomica è particolarmente articolata e curata. Tra ristoranti, bar, pasticcerie, gelaterie, crêperie, rosticcerie non c’è che l’imbarazzo della scelta.

I TURISTI QUEST’ESTATE HANNO SCELTO STRUTTURE IMMERSE NEL VERDE, DOVE SI ALLOGGIA IN CAMPER, MOBILE HOME, BUNGALOWS, ROULOTTES, TENDE, ALL’OMBRA DI GRANDI ALBERI

Specialità fresche ogni giorno si gustano nei 15 bar e 9 ristoranti dove servono ricette di mare e di terra, piatti della tradizione lagunare e raffinate rivisitazioni. Il Sizen Asian Experience è un ristorante con ampia terrazza sul mare che offre un caleidoscopio di variazioni sul tema della cucina asiatica. Non la sola giapponese ma anche coreana, cinese e thailandese, realizzate con prodotti di altissima qualità. Si possono assaggiare il Khao Pad, un varietà di riso fritto tipico della cucina Thai centrale, il Pad Thai, una ciotola di noodles saltati in padella con uova, verdure, tofu, carne o pesce e granella di arachidi. Molte le varietà di ravioli al vapore in diverse forme e con le farciture più fantasiose: carne, pesce, frutti di mare, verdure, misti terra e mare. Nel menu, anche il kebab cinese e gli spiedini di carne tipici della Cina nord occidentale, a base di agnello, pollo, montone, manzo o maiale. Della tradizione coreana va assagiata la La Kimchi Jjigae, una zuppa gustosissima con Kimchi, cipolla, tofu e carne di manzo o maiale.

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SPECIALE UNION LIDO

Il piatto è molto saporito e viene accompagnato da una ciotola di riso bianco per renderlo più delicato. Casa Venezia è pasticceria, gelateria artigianale, focacceria e piadineria artigianale con prodotti made in Italy, un caffè esclusivo per il locale, una linea di bibite prodotte km zero, una birra artigianale fatta a Treviso. Le patatine in sacchetto? Saranno solo un lontano ricordo. La patatina prodotta da Giuseppe Cedrelli di Speedy Chips: è davvero originale. Fritta con la buccia, tagliata da una spirale, viene poi servita con diverse salse e condimenti in formato take away. C’è poi la creperia dove servono anche ottime insalate da comporre a proprio piacimento da una lista di 60 ingredienti. Novità dell’estate 2021 è il servizio delivery per la consegna in piazzola o nelle singole case di qual-

L’UNION LIDO è TRA I PIù FAMOSI ECO-GLAMPING D’EUROPA, TANTO DA ESSERSI AGGIUDICATO, QUALCHE ANNO FA, IL GREEN TRAVEL AWARDS COME MIGLIOR VILLAGGIO ECO-SOSTENIBILE

siasi tipo di alimenti, bevande o gelati dai vari bar e ristoranti del villaggio. Gli amici a 4 zampe sono i benvenuti Per chi arriva con il cane, la zona dedicata è il Dog Camp, con spiaggia attrezzata, piscina, bar e ristorante dove gli amici a 4 zampe sono i benvenuti. Union Lido è entrata nella classifica delle 10 strutture di campeggio italiane pet friendly, ossia le migliori attrezzate per accogliere sia gli animali che i proprietari e Union Lido si è piazzata al primo posto. Il villaggio non ha barriere architettoniche e, grazie al progetto village4all, è interamente accessibile ai diversamente abili. Inoltre, c’è un servizio medico gratuito 24 h 7 giorni su 7

Info: Union Lido, via Fausta 258, Cavallino (Ve), tel. 041.2575111, www.unionlido.com.

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patrizia castelli VI SPIEGO PERCHé FARE UNA VACANZA A UNION LIDO Possiamo dire che Patrizia Castelli ha Union Lido nel proprio Dna: il padre curava piante e fiori del campeggio e lei, da quando vi ha messo piede per la prima volta a 17 anni, come commessa del bazar, da quel momento non se n’è più andata. Nel 1995 ha affiancato il fratello Andrea nell’apertura della gelateria “Delizie di gelato” e per 14 stagioni ha lavorato nella stessa coniugando gli studi e laureandosi in Relazioni pubbliche. Viene scelta in quegli anni per intraprendere una nuova sfida, una vera e propria avventura negli uffici di Union Lido, e nel 2008 inizia il suo percorso: Ufficio qualità, Marketing, Experience e nel 2012 partecipa alla creazione del Lodging Point di cui ne diventa responsabile. Sentendo sempre più questa appartenenza a quella che lei ama definire “Signora Organizzazione”, Patrizia mette testa e cuore ogni giorno in quello che fa, le vengono affidate sempre più responsabilità fino a quando, nel 2017, la sfida più grande di tutte: viene promossa a Direttore Operativo di Union Lido! Dr.ssa Castelli un curriculum incredibile, un percorso che emoziona come una favola: cosa significa per lei lavorare come direttore di Union Lido? Devo dire che è stata una sorpresa enorme diventare direttore operativo: non me l’aspettavo e non aspiravo a ricoprire quel ruolo, per cui è stata proprio una grande emozione. Ho iniziato a conoscere questa struttura un po’ appunto indirettamente: relazionandomi con gli ospiti ho iniziato a capire cosa mi sarebbe piaciuto fare da grande e, difatti, mi sono iscritta all’università tardi, a 27 anni, e mi sono laureata a 34. Mi ero proposta qui e mi hanno assunta nel 2009. Ma è nel 2017 (da pochissimi giorni ero diventata direttore operativo) che ho avuto il battesimo col fuoco perché abbiamo avuto un downburst che ha distrutto larga parte di questo bellissimo resort abbattendo ben 600 pini marittimi: da quel momento drammatico ho imparato molto, iniziando a crearmi giorno dopo giorno, naturalmente, più sicurezze (perché all’inizio le devo dire ero un po’ titubante e, soprattutto, senza esperienza diretta a 360 gradi come in effetti qui ci vuole), facendo tesoro di tanta gavetta, non solo quella di quando vendevo gelati ma, soprattutto, di quella che mi ha portato ad occuparmi un po’ di marketing, poi di qualità, per poi passare ad altro, quando ad esempio ho iniziato ad occuparmi anche delle relazioni con le gestioni, delle relazioni con gli appaltatori, etc. Qui deve sapere che ci sono 550 persone che lavorano e non dico che le conosco proprio tutte per nome, però insomma ci provo (ndr. e sorride). Quali sono state le più grandi soddisfazioni di questi ultimi 10 anni? A livello professionale è stato proprio il notare che nel tempo molte persone hanno iniziato a riconoscermi e a credere nel ruolo che stavo ricoprendo: molti dipendenti e collaboratori sono così cresciuti tenendoli per mano, un po’ alla volta, e sono diventati autonomi dopo aver acquisito un know how e tante capacità aggiuntive, modificando un ruolo che prima era, diciamo così, più di base, mentre

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all’interno di Union lido SI trova tutto ciò che un bambino non può neanche immaginare e un genitore, dall’altra parte, invece ama avere

adesso sono diventati responsabili di qualche reparto. Altra soddisfazione è che tutti i responsabili di reparto sono donne, un grande team dotato di una sensibilità particolare che ci permette anche di anticipare i tempi rispetto, a volte, alla visione di un uomo: un’affermazione non per sminuire il maschio visto che, chiaramente, per determinati lavorio c’è assolutamente bisogno di loro ma solo per dire che qui, a Union Lido, tutti serviamo allo stesso modo e andiamo assolutamente a collaborare tutti per un unico scopo ovvero la soddisfazione del cliente che viene in vacanza. Abbiamo una famiglia, pensi, che sono ben 66 anni ininterrottamente che fanno la vacanza qui da noi a Union Lido. Li avete premiati? Ogni anno facciamo una sorta di premiazione per chi raggiunge il quinto, il decimo anno aggiuntivo di fidelizzazione: andiamo a cena con loro, li omag-

Patrizia Castelli

giamo di un’ osella di vetro fatta a Murano che diventa per loro estremamente significativa. Quali sono le peculiarità e i pilastri che rendono Union Lido una scelta unica? Innanzitutto la varietà di servizi: mi han fermato anche oggi degli ospiti dicendomi che il loro bambino, quando parte da qui, ogni volta piange, perché all’interno di Union lido trova tutto ciò che un bambino non può neanche immaginare e un genitore, dall’altra parte, invece ama avere. Perché una vacanza su queste basi poi diventa puro relax, diventa sicurezza visto che addirittura i bambini possono stare tranquillamente da soli dato che abbiamo una rete comunque di sorveglianza ai massimi livelli. Per quanto riguarda i pilastri, come lei li ha chiamati, posso dirle che ci sono testimonianze che ci dicono quali sono ovvero, oltre la sicurezza, la pulizia, la bellezza e, soprattutto, l’ecosostenibilità che a nostro avviso deve essere sempre più un fiore all’occhiello per Union lido. Noi siamo in questo polmone verde con più di 15.000 piante ad alto fusto che ci consente di dare sicuramente un benessere, un relax ai massimi livelli a tutte le famiglie d’Europa che ci vengono a trovare ogni giorno. Abbiamo infine il pallino per la pulizia perché riteniamo che, non solo oggi in tempo di Covid, ma anche nel passato, così come sarà nel futuro, la pulizia abbia un ruolo fondamentale: a tutti fa piacere se siamo accolti nella pulizia e se sentiamo il suo profumo, perché diventa un biglietto da visita ed è sinonimo di accoglienza anche quello. Glielo posso confermare e le dirò, inoltre, che mi ha stupito, soggiornando ad Union Lido notare, oltre alla pulizia, l’ordine “maniacale” con cui sono tenute le case (non ho mai trovato una casa che abbia qualcosa di rotto o di fuori posto) e gli spazi comuni. Si, esatto, uno dei nostri plus è anche l’intervento tempestivo del personale perché abbiamo muratori, falegnami, idraulici, elettricisti tutti “in casa” pronti a risolvere ogni problema. Quale ritiene siano i vostri competitor in Italia più agguerriti? Cavallino Treporti, che è nostro territorio, si avvale di 28 strutture, 8 delle quali riconosciute dalla maggiore agenzia turistica tedesca come le migliori strutture d’eccellenza in Europa che in tutto sono 250. Ben 8, ripeto, sono concentrate qui, anche se noi siamo i pionieri dell’open air in questo territorio. Un competitor che si sta sviluppando anno per anno è il Marina di Venezia che è sempre in questo territorio, poi ce ne sono alcuni sul lago di Garda, mi viene in mente i Piani di Clodia che è carinissimo, solo che chiaramente parliamo del lago. Quindi se uno vuole il mare posso citare come altri competitor l’Internazionale di Bibione, oppure il Pra delle Torri a Caorle. In quale percentuale di provenienza sono i vostri ospiti? In pre-pandemia eravamo all’85% di nazionalità tedesca ed eravamo, fino a qualche anno fa, con un 10% di turisti della Danimarca. Invece adesso quella fetta di turisti danesi è stata sostituita, gra-

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SPECIALE UNION LIDO

zie alla pandemia, dai turisti italiani e, quindi, siamo tra un 10-15% di nazionalità italiana. Qual è la media di soggiorno in termini di “stazionamento” 7 giorni e, quest’anno, abbiamo notato che, complice magari la mancanza dello scorso anno, andiamo eccezionalmente a 14 giorni, quindi una media di 10 giorni di soggiorno. Il prossimo anno dovremmo tornare più o meno ai numeri precedenti, ovvero a quelli del 2019 quando abbiamo registrato 1.100.000 presenze in una stagione. Gestire un campeggio in Italia tra norme e regolamenti non deve essere affatto facile: cosa si dovrebbe fare per rendere i campeggi italiani “più competitivi” a livello europeo oppure ritiene che siamo già al top? No, non siamo al top, c’è molto da fare: soprattutto dovrebbe essere creata la condizione di snellire i processi che ci permettono di investire ogni anno e di rendere queste strutture eccellenze quali sono. Oggi, quando si ha un progetto da realizzare, si aspetta almeno un anno o due solo per avere i permessi per costruire, il che significa che ci perdiamo due stagioni prima di regalare una novità agli ospiti. Sa qual è la prima domanda degli ospiti che ritornano? Che cosa avete di nuovo quest’anno? Finché andiamo ad installare delle nuove case mobili non c’è nulla da presentare perché sono appunto progetti mobili; quando invece andiamo a costruire abbiamo dei tempi biblici di attesa che non dovrebbero più essere tali se vogliamo davvero offrire l’eccellenza e il made in Italy. Quando poi pensiamo che l’open air in Italia costituisce il 13% del fatturato e del pil nazionale crediamo allo stesso modo che dovremmo avere molta più voce in capitolo rispetto all’hotellerie che ha bisogni e caratteristiche completamente diversi da noi.  Un anno come il 2020 ha sicuramente cambiato i vostri obiettivi e programmi: come vi siete preparati per questa stagione... il covid secondo lei fa sempre paura? Noi abbiamo avuto proprio l’anno scorso la capa-

Ogni anno facciamo una sorta di premiazione per chi raggiunge il quinto E il decimo anno aggiuntivo di fidelizzazione cità di aprire, primi in Italia, il 20 maggio quando ancora tutti gli altri erano chiusi, soprattutto quando l’incertezza era tangibile perché i tedeschi non potevano entrare nel confine italiano. I primi li abbiamo avuti noi, con una visibilità nazionale, il 3 giugno e in massa sono arrivati poi il 20 giugno.

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Nel weekend del 2 giugno avevamo ad Union Lido ben 3000 italiani, soprattutto veneti, perché non si potevano spostare se non a livello intraregionale: per cui noi la pandemia l’abbiamo colta come un’opportunità non solo per testare le misure chiaramente prescritte in epoca covid, ma anche per dare la possibilità a chi campeggiatore non è di vivere il campeggio anche per un solo giorno attraverso il “day camp”. Chi voleva essere campeggiatore per un giorno veniva qui, si registrava, viveva tutta la giornata in una piazzola, utilizzava tutte le strutture, e alle ore 23:00 se ne andava dal camping. E’ stata un’opportunità per far conoscere a tanti turisti italiani, che non ci conoscevano, la nostra realtà. Per il 2021 avete pensato a condizioni, prezzi oppure offerte particolari? Certamente. Vorrei sottolineare che l’anno scorso abbiamo rimborsato al 100% tutte le cancellazioni: abbiamo avuto 8000 prenotazioni da rimborsare e l’abbiamo fatto, e questo c’è valso molto in termini di credibilità e d’immagine perché tutti coloro che lo scorso anno avevano cancellato non solo hanno riprenotato quest’anno, ma lo hanno fatto non per 1 ma per 2 settimane. Quest’anno abbiamo ridotto la policy di cancellazione fino a 7 giorni prima dell’arrivo quindi fino all’ultimo momento ci si poteva cancellare, qualora ci fosse stata naturalmente causa forza maggiore a livello istituzionale oppure l’impedimento di venire fino a qua. Allora a volte tutto il male non vien per nuocere: pensa che questa pandemia possa offrirci la possibilità di cambiare in meglio qualcosa del vecchio modello turistico? Sì, volendo sì, soprattutto rispetto appunto all’ecosostenibilità. Noi dobbiamo pensare che la sostenibilità non è solo quella ambientale, ma è anche quella responsabile a livello sociale per lasciare un ambiente che sia sicuramente tutelato e migliore anche per le giovani generazioni.

Noi ad Union lido abbiamo cercato già di eliminare la plastica totalmente anche per il take-away: tutti i materiali che noi utilizziamo, infatti, sono compatibili con l’ambiente e riciclabili. Come comunicate l’offerta Union lido? Ci affidiamo ai portali, alla stampa e alle fiere, quest’ultime fino a prima della pandemia perché lì, soprattutto, c’è il contatto diretto con l’ospite. E poi ci sono i pacchetti social e Instagram, Facebook, Pinterest ma soprattutto c’è il passaparola che è quello vincente. Per quanto riguarda il nostro sito internet cerchiamo di essere sempre in aggiornamento perchè tante sono le informazioni, soprattutto la velocità di cambiamento: a tal proposito abbiamo un team social che è composto da quattro-cinque persone che si occupano anche di rispondere alle recensioni. Quanto ritiene affidabili o svantaggiose le recensioni degli utenti? E’ giusto rispondere a critiche spesso gratuite oppure fuori luogo? Dipende. Rispondere sempre è in ogni caso la miglior cosa perché io do la possibilità al lettore, che deve farsi un’idea di Union Lido, di vedere quanto puntuali siamo nella risposta e quanto siamo a conoscenza di ciò che è successo. Ma, soprattutto, rispondiamo sempre per trasmettere a chi deve arrivare a Union Lido che siano trasparenti ed affidabili, certi che rimarrà soddisfatto della sua vacanza. A chi vorreste arrivare in termini di utenti che già non annoverate? Stiamo guardando ai paesi dell’est in particolare alla Polonia e alla Repubblica Ceca, mentre abbiamo già iniziato, timidamente in realtà, con l’Ungheria e diciamo che abbiamo già raccolto qualche segnale. Sono paesi che stanno sicuramente evolvendo molto più di noi anche a livello produttivo e perciò ci auguriamo che anche questo posso contribuire ad estendere le nazionalità che già abbiamo e, quindi, ad ospitarli nei vari periodi dell’anno, perché purtroppo siamo sempre carenti nella bassa stagione. Un consiglio che darebbe al lettore che deve scegliere per la vacanzauna struttura come la vostra? Consiglio vivamente Union Lido a chi vuol arrivare in un contesto dove la natura primeggia, dove ci sono delle bellissime strutture come i parchi acquatici, le aree Spa, un mare bandiera blu, tantissime attività sportive e di animazione, etc. e dove, dall’altra parte, prendendo una bicicletta si può esplorare la laguna veneta, ad un passo da Venezia, che si raggiunge comodamente in barca in poco meno di mezz’ora. Siamo veramente un posto ideale dove fare vacanza. Siamo alla fine di questa piacevole intervista. Un’ultima domanda: se le dico come vede il mondo del campeggio e dei villaggi tra 10 anni? In espansione. Assolutamente sarà il futuro e sarà probabilmente più campeggio che hotel a mio avviso. Anche in città non penso che sarà difficile trovare, sempre di più, forme di hotel diffuso, oppure addirittura di campeggi che nascono anche nei centri storici. ( Marco Morelli )

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n. 2 Aprile-Maggio 2020


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S P E C IALE

v a c a n z e

a cura di di marco morelli

Isole Canarie, le dieci spiagge da non perdere Spiaggia di El Hierro

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Conosciute come “las afortunadas” (le fortunate), le Canarie sono un arcipelago baciato dal sole e da temperature favorevoli tutto l’anno. La destinazione perfetta per una vacanza al mare in una cornice di una bellezza mozzafiato: centinaia di spiagge paradisiache che riescono a soddisfare proprio i desideri di tutti, dalle famiglie con bambini piccoli, agli amanti degli sport acquatici, a chi invece preferisce rilassarsi in spiaggia lasciandosi coccolare dalle onde del mare. È difficile stabilire quali siano le spiagge più belle dell’arcipelago, ma dieci si distinguono dalle altre per il paesaggio, la sabbia e la qualità dell’acqua. 1.Spiaggia di El Golfo, Lanzarote Questa meravigliosa spiaggia di Lanzarote è fatta di ciottoli di lava nera e le scogliere che delimitano il suo piccolo golfo sono altrettanto spettacolari: le loro forme sono state “disegnate” dalla forza del vento nel corso dei secoli. La spiaggia è protetta da una corona di scogli che affiorano dall’acqua, contro cui si infrangono le onde dell’oceano. Alle spalle di El Golfo si trova un lago che si è formato all’interno del cratere di un antico vulcano e caratterizzato da una colore verde intenso, dovuto alle alghe che si trovano sul fondo, in netto contrasto con la sabbia nera e lo sfondo rosso, arancione e giallo delle scogliere. 2.Spiagge nelle dune di Corralejo, Fuerteventura Nove chilometri di spiagge incantevoli delimitate dalle Dune di Corralejo, le più grandi

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Ogni angolo dell’arcipelago lascia a bocca aperta: per chi sogna la spiaggia perfetta, ecco le dieci imperdibili per bellezza, sabbia e qualità dell’acqua Spiaggia nelle dune di Corralejo

delle Isole Canarie. Questo è un luogo dove le acque turchesi lambiscono un litorale ricoperto di sabbia bianca e fine, formatasi naturalmente dall’erosione delle conchiglie marine. Eccellente per l’esfoliazione, questa particolare forma di sabbia ha reso queste spiagge un’autentica spa naturale con vista sulle isole di Los Lobos e Lanzarote. 3.Playa del Ingles, Valle del Gran Rey, La Gomera Dagli anni settanta, Playa del Inglés a La Gomera è stata una destinazione leggendaria per i movimenti “hippy” e alternativi. A differenza di altre spiagge incontaminate delle Isole Canarie, questa destinazione è vicina a ristoranti, divertimenti e altri servizi. C’è persino un centro sportivo. Con una breve passeggiata si arriva alla sabbia vulcanica dove ci si può rilassare e godersi la vista delle montagne e dell’oceano infinito. 4.Cala Tacorón, El Hierro El Hierro offre uno dei tesori più preziosi delle Canarie, e l’intero potenziale dell’isola non può davvero essere apprezzato senza fermarsi qui. Nonostante le sue piccole dimensioni, la Cala di Tacorón, nel sud dell’isola, è un vero e proprio gioiello e merita di essere visitata tutto l’anno per godere delle acque atlantiche più tranquille di tutta la regione: non per niente questa parte dell’oceano è chiamata il Mar de las Calmas. È un luogo indimenticabile, dove una palette di blu oceano si mescola al nero vulcanico e alle tonalità di rosso e ocra della collina di El Julán. Una destinazione totalmente incontaminata con sabbie morbide e multicolori, perfetta per un bagno rilassante.

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le Canarie sono un arcipelago baciato dal sole e da temperature favorevoli tutto l’anno

Spiaggia di Nogales La Palma

5.Spiaggia di Nogales, La Palma La spiaggia di Nogales, una delle migliori di La Palma, esemplifica ciò che questa bella isola ha da offrire: montagne, sentieri, lava, oceano e paesaggi verdeggianti. Situata nella città settentrionale di Puntallana, la sua sabbia vulcanica nera con sfumature di blu e grigio, le sue spettacolari scogliere e il possente Atlantico l’hanno inserita nella nostra lista: non solo per i surfisti e gli appassionati della natura ma anche per gli amanti della solitudine, dei bei panorami e dei sentieri naturali. Quando le acque sono calme, la possibilità di poter fare un meraviglioso bagno lo rende un luogo quasi senza eguali a La Palma. 6.Playa de Papagayo, Lanzarote Nel sud di Lanzarote si trova una delle spiagge più popolari dell’isola, Papagayo, una cala di sabbia bianca di dimensioni ridotte ma di grande bellezza. A forma di baia o di conchiglia (alcuni locali preferiscono chiamarla così), Papagayo conquista per la sua acqua cristallina e verde smeraldo che rimane ferma tutto il giorno come in una piscina. È perfetta per praticare lo snorkeling e per godere della bellezza delle sue profondità o lasciare che i bambini sguazzino senza preoccupazioni.

9.Spiaggia di Maspalomas, Gran Canaria La spiaggia di Maspalomas si trova nel sud di Gran Canaria, affiancata dalla Riserva Naturale delle Dune di Maspalomas e dal resort di Maspalomas. Con un mare calmo e tre chilometri di sabbia dorata, e la vasta gamma di hotel e appartamenti disponibili nelle vicinanze, Maspalomas è una destinazione ideale per le vacanze in famiglia e il luogo perfetto per trascorrere giornate sotto il sole. Per un’esperienza romantica, basta dirigersi verso le dune la sera e guardare il sole tramontare dietro il faro di Maspalomas. 10.Spiaggia di Benijo, Tenerife Anche se si può visitare in compagnia, e ci sono altri bagnanti intorno, la solitudine e la serenità della spiaggia di Benijo e la sua posizione in una zona di grande bellezza la rende un punto di riferimento quando si tratta di un’esperienza alternativa a Tenerife. Situata nel Parco Rurale di Anaga (Parque Rural de Anaga) nel nord-est dell’isola, la spiagga si trova, un po’ come l’oro alla fine dell’arcobaleno, al termine di una strada che si snoda attraverso una foresta di laurisilva con una vista spettacolare sull’Atlantico.

El Golfo Lanzarote

Casa del Podestà.Lonato. Biblioteca

Playa de las Conchas La Graciosa

7.Spiaggia di El Médano, Tenerife Nel sud di Tenerife si trova una delle spiagge preferite dagli abitanti dell’isola: El Médano, una spiaggia di sabbia dorata, acque poco profonde e onde moderate, con tutti i servizi necessari per una spiaggia urbana. Nel corso del tempo il centro di El Médano è diventato la “seconda casa” per molti isolani ed è un luogo molto popolare per il kitesurf grazie ai venti costanti. La sera la città è molto vivace, una cornice perfetta per divertirsi dopo una giornata trascorsa in spiaggia all’insegna del relax. 8.Spiaggia di Las Conchas, La Graciosa La Graciosa, accanto a Lanzarote, è la meno popolata delle Isole Canarie. Las Conchas è un vero tesoro nascosto nel nord-est e non si può non visitare. È una spiaggia di sabbia chiara che si inserisce nel blu dell’oceano che cambia continuamente tonalità.

Spiaggia di Benijo

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“EXPLORE FRANCE 2021”

IL TURISMO IN FRANCIA È GREEN, SLOW E SOSTENIBILE

Amboise credit MaxCoquard Bestjobers com

di Rita Bertazzoni

È uscito il nuovo magazine “Explore France”. Una guida perfetta per ritornare a viaggiare in Francia con un’edizione interamente dedicata al turismo sostenibile, verde e slow. Un “fil vert” unisce le varie propose di viaggio, nelle località più belle della nazione, in perfetta sintonia con la nuova campagna sulla destinazione Francia, “Quel che conta davvero”. Un’art de vivre nel segno dell’autenticità e della sostenibilità, un turismo lento che rispetta la natura e l’ambiente. Lo ha spiegato bene Frédéric Meyer, Direttore Atout France Italia: “Il lockdown dovuto alla pandemia ci ha fatto riscoprire i veri valori del viaggio, ‘quel che conta davvero’, secondo il significativo titolo della nuova campagna europea della destinazione Francia, avviata proprio per la ripresa. Sono l’autenticità, la sostenibilità, l’arte di vivere i valori fondanti del nuovo turismo in Francia. E la nuova parola d’ordine è turismo slow, rispettoso delle risorse ambientali del pianeta in cui viviamo”. Per questo, è stato scelto, come protagonista della cover story di quest’anno, Yann ArthusBertrand, famoso fotografo, giornalista, documentarista e ambientalista che ha ideato il progetto della Terra vista dal cielo e oggi, con il suo ultimo filmato, Legacy, punta il dito su ciò che lasciamo in eredità alle nuove generazioni, stimolando una riflessione su cosa si può fare per salvare il nostro Pianeta. SEGUENDO IL FIL VERT Explore France ci accompagna alla scoperta di vari sentieri da percorrere a piedi, a cavallo, in bicicletta (369 percorsi di Grande Randonnée!), itinerari famosi come il Cammino di Santiago, la Via Francigena, i cammini di Mont Saint Michel, giardini spettacolari, noti e meno noti

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Alain DOIRE Bourgogne Franche Comte Tourisme

Hôtel de la Marine@J-P. Delagarde CMN

della Valle della Loira, attorno ai castelli, come quello di Chaumont, scenario di un celebrato Festival dei Giardini. Fra le nuove tendenze, la silvoterapia nei boschi, forest bathing e lo yoga in natura spopolano ovunque. E l’impegno per la sostenibilità coinvolge anche le città, sempre più verdi: Parigi, Angers, Nantes, Metz, Amiens, Lione sono le più green di Francia. La gastronomia non è da meno e questa tendenza è riconosciuta dalla nuova “stella verde” Michelin: nel magazine la testimonianza dello chef “macaron vert” Jean-François Bérard, a La Cadière d’Azur, è imperdibile. Molti, dunque, i suggerimenti per vacanze slow: da Rennes, green e felice, a Nantes, eletta ca-

pitale verde europea, dalla Valle della Loira, con i suoi magnifici Castelli, i parchi e i giardini scenografici, all’Alsazia, autentica e conviviale con i suoi vigneti. E, poi, la Borgogna, regione gourmande per definizione, la Corsica, selvaggia e splendida per attività outdoor, e tutto il Sud della Francia, Provenza in primis, regione di prossimità per il mercato italiano. Vacanze indimenticabili in Costa Azzurra con Nizza e il suo grande patrimonio culturale e gastronomico, Biot e l’arte del vetro, Mougins e Picasso. Nel Vaucluse si scopre il nuovo parco naturale intorno al mitico Mont Ventoux e nuovi percorsi di land art. La Nuova Aquitania, la grande regio-

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ne di Bordeaux, è un modello perfetto di turismo verde e slow: 17 400 km2 di spazi naturali, il Parco nazionale dei Pirenei, 5 Parchi naturali regionali, 2 Parchi naturali marini, 1 Riserva della Biosfera Unesco, la Valle della Dordogne, 21 riserve naturali nazionali, 273 siti Natura 2000, 97 hotel «Ecolabel». Nantes vive nel segno della creatività con una città fra le più innovative, che ha saputo reinventarsi grazie all’immaginazione di artisti, architetti e paesaggisti attenti al bello e al rispetto ambientale. RENNES, GREEN & HAPPY Lo stesso si piò dire di Rennes, bella capitale e porta della Bretagna, eletta come prima città felice di Francia per l’alta qualità della vita. Merito dei suoi grandi e numerosi spazi verdi: 868 ettari green, dal parco Les Tanneurs, al parco Oberthür, al Parc du Thabor in pieno centro, a Les Gayeulles, enorme area boschiva. E nella foresta di Rennes, quasi 3.000 ettari di superficie, ci sono oltre 80 km di sentieri accessibili anche in mountain bike. Una città a misura d’uomo dove è piacevole passeggiare, a piedi o in bicicletta, per le vie del centro, caratterizzate da edifici moderni che convivono con le famose case a graticcio di cui Rennes vanta la più grande concentrazione dell’Ovest di Francia (286!). Ogni sabato mattina, poi, va in scena il Marché des Lices, il secondo più grande a livello nazionale, con oltre 400 produttori. Un must per la gastronomia. Tutta da scoprire è la città contemporanea, con il centro culturale Les Champs Libres dell’archistar Christian de Portzamparc, il centro Rennes Métropole, con il Musée de Bretagne, l’Espace des sciences e il Planétarium, l’Écomusée du Pays de Rennes, il Museo di Belle Arti e il Frac Bretagne, in un sorprendente edificio firmato Odile Decq, vicino al monumentale “L’Alignement du XXI siècle” di Aurélie Nemours. E ancora l’esplanade Charlesde-Gaulle di Christiande Portzamparc, il Cap Mail di Jean Nouvel, la stazione del metro Pote-

Chenonceau credit_MaxCoquard Bestjobers com

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Axis DroneMairie de Cannes

Gordes ©P.Giraud OTLMV

rie di Norman Foster. Una città in continua evoluzione. Nell’Hôtel-Dieu, l’ex ospedale, gli spazi che ospitavano la maternità oggi sono diventati il cuore di un interessante progetto fra cultura, sport e gastronomia, con The Roof Rennes e il Bistrot Origine. Il Convento dei Giacobini, invece, si è trasformato in museo bellissimo che fino al 29 agosto ospita la Collezione Pinault di arte contemporanea. Imperdibile, Rennes è facile da raggiungere in poco più di un’ora dalla capitale francese (www. destinationrennes.com). LA NUOVA PARIGI, VERDE E SOSTENIBILE Parigi si sta trasformando in una grande capitale ecologica, con un obiettivo ambizioso: arrivare a zero emissioni di CO2 e 100% di energie rinnovabili entro il 2050. La transizione ecologica è già cominciata da tempo. La città ha scelto di creare un fondo di investimento su misura, Paris Fonds Vert, per un intervento globale nei settori dell’energia, della mobilità, dell’edilizia, della qualità dell’aria, e naturalmente del verde. Per raggiungere il 100% di energie rinnovabili Parigi punta a una serie di azioni virtuose: riciclo e recupero del 100% dei rifiuti e trasporti pubblici “puliti” entro il 2025. Entro il 2030, il piano d’azione ridurrà le emissioni di gas serra del 50%, i consumi del 35% per raggiungere il 45% di energia rinnovabile. Entro il 2050 il 20% dei tetti parigini sarà dotato di impianti solari, verranno eco-ristrutturate un milione di case e tutti i nuovi edifici costruiti nella capitale saranno a bassa

emissione di CO2 e ad energia positiva. Inoltre, rispetto al cambiamento climatico e al rialzo delle temperature, l’obiettivo di Parigi è rendere più verde e più fresca la città con il 40% del territorio in superfici vegetali permeabili entro il 2050. Già oggi Parigi è una città verde, costellata di orti urbani e di parchi, ma intende fare di più: rendere accessibili al pubblico almeno 300 aree e percorsi verdi entro il 2030 e creare una rete di piccole foreste urbane entro il 2050, inventando un nuovo paesaggio metropolitano. Senza rinunciare alla sua cultura, all’arte, alla bellezza, Parigi si sta trasformando in una grande capitale verde. Nuove eccezionali aperture suggeriscono di ritornare nella capitale dove ha riaperto da poco la mitica Samaritaine, con l’ultima novità del gruppo Cheval Blanc: un eccezionale hotel di 72 camere in stile contemporaneo. Riaperto al pubblico dopo un colossale restauro anche l’’Hôtel de la Marine di Place de la Concorde con una visita guidata multimediale di grande suggestione. Ed è appena stata inaugurata La Bourse de Commerce in un’ex sala della borsa del grano del ‘700, trasformata in museo dall’architetto giapponese Tadao Ando. Ospita la famosa collezione di François Pinault, con opere contemporanee, installazioni, sculture, fotografie e dipinti di straordinario valore. Inoltre, dal 18 settembre al 3 ottobre l’Arco di Trionfo sarà “impacchettato” secondo l’ultimo progetto di Christo. Per informazioni: www.france.fr

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Gallo Rosso: la vacanza che ti meriti Gallo Rosso è il marchio che riunisce oltre 1600 agriturismi in Alto Adige. Stare in mezzo alla natura, godersi spettacolari panorami sulle montagne, gustare prodotti deliziosi fatti in casa e concedersi il lusso di allontanarsi dal mondo: questo è una vacanza con Gallo Rosso! Aprire la finestra al mattino e farsi travolgere dall’aria fresca e pura di montagna, sedersi poi al tavolo per una fantastica colazione preparata dalla contadina con uova fresche delle galline del maso, il latte delle mucche, le marmellate, le torte e il pane fatto in casa sono esperienze uniche e indimenticabili, attimi che sembreranno durare per sempre. Oggi piú che mai abbiamo bisogno di ritrovare l’equilibrio, di vivere la natura e di avere libertà di movimento. Scappa dalla città e concediti un po’ di tempo nella natura incontaminata! Scegli il maso che preferisci su www.gallorosso.it

Gallo Rosso – Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Sudtirolesi Via C. M. Gamper 5, 39100 Bolzano Tel. 0471 999 308, info@gallorosso.it



LUXURY places Quando il turismo sceglie l’eccellenza

HOTEL MEDITERRANEO Lusso, design e sicurezza a 5 stelle di Rita Bertazzoni

Ci sono luoghi che non si dimenticano, dove si vorrebbe tornare ogni volta che si può. Per la bellezza e l’eleganza degli ambienti, la cura dei dettagli, l’accoglienza calorosa ma discreta, fatta di tante piccole e preziose attenzioni. Per l’atmosfera, raffinata ed esclusiva, che si respira in ogni istante, insieme alla bellezza di scorci che lasciano senza respiro. L’Hotel Mediterraneo Sorrento è uno di questi. Adagiato in uno dei punti più suggestivi della costiera sorrentina, nel comune di Sant’Agnello, vanta unavista spettacolare sulle isole dell’arcipelago campano, Ischia e il Vesuvio. Dopo un’importante ristrutturazione curata dall’architetto Manuela Mannino dello studio THDP di Londra, ha inaugurato la stagione estiva con una stella in più, la quinta, e uno speciale protocollo Safe Stay che garantisce la massima sicurezza in termini di pulizia e sanificazione delle stanze e protezione delle persone contro la diffusione del Covid-19. Una storia centenaria L’art de l’accueil all’hotel Mediterraneo ha una storia lunga oltre 100 anni. Fu costruito nel 1912 come residenza privata etrasformato in albergo più di 60 anni fa da Antonietta Lauro, nonna e bisnonna degli attuali proprietari, nonché sorella del famoso armatore Achille Lauro e moglie di un noto costruttore della zona, Giuseppe Maresca. Alla fine della Seconda guerra mondiale, durante la guerra civile, la dimora ospitò i profughi del nord sfollati dal governo provvisorio, i quali, una volta finita la guerra, non vollero far ritorno nelle loro case e chiesero di poter soggiornare in un luogo così bello. Così i sei figli di Antonietta ebbero l’idea di trasformare la loro casa in albergo, chiamandolo “Terminus” perché si trovava alla

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fine della strada. In seguito, il nome fucambiato in “Mediterraneo” come omaggio al ‘Mare Nostrum’. Nel corso degli anni l’edificio ha subito diverse trasformazioni, sia interne che esterne, passando da tre a quattro stelle negli anni ‘70 quando l’hotel divenne molto rinomato, per poi conoscere unperiodo di decadenza nei primi anni ‘90. La ristrutturazione totale degli anni 2000 è riuscita a riqualificarlo come meritava, segnandol’inizio di un percorso di crescita che non si è mai fermato fino ad oggi quando, in seguito ad un’ulteriore ristrutturazione della lobby, dei ristoranti, della Spa e delle camere, è arrivata anche la quinta stella.

Adagiato in uno dei punti più suggestivi della costiera sorrentina vanta una vista spettacolare sulle isole dell’arcipelago campano #theplacetobe L’hotel Mediterraneo vuole essere come una “grande casa” dove sentirsi a proprio agio, rilassarsi e trascorrere momenti di divertimento in un’atmosfera elegante e curata ma amichevole, non formale. È la nuova idea del lusso: bellezza, leggerezza e relax. Per godere dello spirito del luogo, dei suoi profumi e dei suoi colori. Il nuovo concept di ristrutturazione, ideato da Manuela Mannino, rispecchia questa filosofia, coniugando glistandard internazionali dell’hôtellerie di lusso con la valorizzazione del legame con il territorio. Le 61 camere, belle e luminose, di cui 4 Junior Suite e 2 Family, sono realizzate con materiali e colori tipici della costiera: tavoli e comodini con piani in lava vesuviana, pavimento in parquet che richiama le palafitte costruite sul mare per ampliare i piccoli lidi sorrentini, lampade che si ispirano a quelle dei pescatori, decorazioni e armadiature in ottone, tipico della tradizione artigianale napoletana. Il richiamo del mare e del paesaggio si traduce in varie tonalità di turchese, petrolio e blu abbinati tra di

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loro con estremo gusto. L’hotel ha una piscina esterna circondata da un giardino che profuma di essenze mediterranee e una discesa al mare diretta sulla bella spiaggia della Marinella dove è riservata un’area esclusiva per i clienti. Chi vuole esplorare la costa da una prospettiva privilegiata può noleggiare privatamente la barca dell’albergo con skipper, visitare le isole dal mare, cenare a bordo, ma anche prenotare visite in aziende vinicole della zona e altri servizi extra personalizzati. Esperienze di gusto Diversi concept di ristorazione in un unico hotel e un comun denominatore: qualità a 360°, stagionalità e territorialità. La ricerca dell’Executive Chef Giuseppe Saccone, che ha vinto negli ultimi tre anni il premio 100 Chef Awards, è volta ad esaltare le eccellenze campane con ricette tradizionali rivisitate in chiave contemporanea dove i prodotti Dop del territorio sono protagonisti. Il ristorante Vesuvio Roof, un luogo elegante e romantico con un’incredibile vista sul Golfo di Napoli. La sala è decorata con vari omaggi al Vesuvio, dalle opere dell’artista Napoletano Gennaro Regina ai piatti realizzati in lava. Nel menu sfilano il baccalà, la ricciola, i crudi di mare, il calamaro ripieno, le paste fatte in casa, il vitellone dell’appennino campano e una pregiatissima carne di bufalo, da accompagnare ad una ricca e pregiata carta dei vini. L’Aqua Pool Lounge grill & pizza conbar, aperto a pranzo, propone una selezione di carni e pesci da grigliare, insalate ricche e gustose, pasta e la tradizionale pizza sorrentina cotta nel forno a legna. E poi c’è il Vista Sky Bar, il roof-top bar con un panorama mozzafiato, aperto anche agli esterni, ideale per aperitivi al tramonto e serate musicali. Con una selezione di cocktail e finger food eccezionali.

Diversi concept di ristorazione in un unico hotel e un comun denominatore: qualità a 360°, stagionalità e territorialità.

Relax per il corpo e la mente Nascosta nelle antiche fondamenta in tufo, la nuova intima Spa Le Pietre è un’oasi di relax, illuminata da luce naturale di giorno e da una suggestiva volta stellata di sera. Per un viaggio sensoriale tra le essenze della terra campana, si possono scegliere i Signature rituals, fiore all’occhiello del centro benessere. II trattamento di punta “Le Pietre Ritual” usa le pietre basaltiche vulcaniche, checonservano a lungo il calore, e le pietre del Mediterraneo, che mantengono il freddo: un percorso che coinvolge il fisico e la mente, purificare il corpo e riequilibra la psiche.

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Safe Stay Al Mediterraneo la sicurezza sanitaria è una priorità. Per questo l’hotel ha aderito al Protocollo “Safe Stay” di Federalberghi Penisola Sorrentina. Tutto il personale è stato vaccinato e viene sottoposto a tampone settimanalmente mentre i clienti, se non hanno già ricevuto due dosi di vaccino, possono alloggiare in albergo solo con un tampone (antigenico o molecolare) negativo effettuato nelle 48 ore precedenti. Se non ce l’hanno, possonoeffettuare il tampone, su richiesta, direttamente in struttura. Sono esentati coloro che hanno un certificato medico di guarigione da Covid-19 contratto negli ultimi sei mesi. Inoltre, l’hotel Mediterraneo garantisce la massima pulizia e sanificazione delle camere e di tutte le aree comuni, munite di appositi kit di sanificazione per le persone, ampi spazi e distanziamento in piscina e sulla spiaggia, così come tra i tavoli del bar e dei ristoranti all’interno dell’hotel, menù digitali e informazioni sul web, staff con mascherina, uso individuale della Spa. Info: mediterraneosorrento.com

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tURISMO

TERME DI CERVIA, LE VIE DEL BENESSERE di rita bertazzoni

Minimalismo e comfort negli alloggi nomadi Nel cuore della costiera romagnola, dove il mare incontra la terra e il sole riscalda l’acqua trasformandola in bellissimi cristalli di sale, nascono le Terme di Cervia, da oltre sessant’anni punto di riferimento per chi vuole sperimentare l’azione benefica della balneoterapia, associata a trattamenti con fanghi, massoterapia, inalazioni. E da quest’anno anche speciali tecniche di respiro, per contrastare le problematiche fisiche e psicologiche causate dalla pandemia e, primi in Italia, la mindfulness in acqua termale, una modalità inedita che abbina la meditazione guidata al galleggiamento in vasca. UN GIOIELLO DEL MODERNISMO Costruito tra il 1960 e il 1961 su progetto dell’architetto Carlo Viganò per essere funzionale ai trattamenti e alle cure termali, lo stabilimento di Cervia è indubbiamente un edificio di grande pregio estetico, una delle strutture più caratteristiche del Modernismo novecentesco. Elegante, in stile razionalista addolcito da tratti di liberty geometrico, si inserisce armoniosamente nella pineta, sviluppandosi

su tre livelli che non superano in altezza gli alberi circostanti. Sulle facciate, i rivestimenti in klinker marrone, i vetri colorati e le finiture metalliche dialogano con le ampie vetrate, creando continuità tra interno ed esterno. Così quando si è dentro, a bagno in una delle vasche termali o distesi sulle chaise longue per il relax, ci si sente immersi in uno scenario naturale pacificante e l’edificio diventa un elemento del paesaggio. “ORO BIANCO” E “ORO NERO” Le Terme sono legate a doppio filo alla storia di Cervia, antico borgo di salinari, oggi Città del Sale. Dalle sue famose saline si ricava un pregiatissimo “oro bianco”, il Sale Dolce di Cervia appunto, l’Acqua Madre, ossia il residuo liquido del processo di cristallizzazione del cloruro di sodio, e un fango termale dalle proprietà eccezionali. L’acqua madre ha una concentrazione salina fino a tre volte superiore a quella del mare, con notevoli virtù antinfiammatorie e analgesiche, ideale per la cura di artrosi, reumatismi, osteoporosi e problematiche respiratorie e dermatologiche. In particolare, contiene l’alga Dunaliella, dalle virtù antiage

e antiossidanti, ricchissima di betacarotene e ottimo fattore protettivo per la pelle durante l’esposizione solare. Quanto al Fango Liman, che si forma dalla lenta sedimentazione dei sali minerali e dei microrganismi nel fondo dei bacini di raccolta del sale, è un materiale organico vivo che coadiuva l’effetto curativo. Le Terme di Cervia sono l’unico luogo in Italia dove si può trovare un limo paragonabile, come efficacia terapeutica, a quello del Mar Morto. IMMERSIONI RISANANTI La balneoterapia si basa sulle proprietà curative dell’Acqua Madre salsobromoiodica proveniente dalla Salina di Cervia, presente nelle tre vasche della piscina termale coperta, una delle più grandi a livello europeo, suddivisa in tre distinti ambienti: la vasca termale lunga 20 metri, con una profondità che va da 1,10 a 1,30 metri, è la più adatta all’attività motoria in acqua, quella da 10 metri e profonda 1,70 è ideale per vivere l’esperienza della sospensione in acqua. Entrambe hanno una temperatura costante di circa 33° C e un’acqua ricca di sali minerali con un contenuto tre volte superiore a quello dell’acqua marina. Una terza vasca, anch’essa lunga 10 metri, è riempita di acqua madre ipertonica, con una concentrazione di sali e oligoelementi cinque volte superiore perfino a quella del Mar Morto, che è notoriamente il bacino a più alta salinità del mondo. I benefici all’organismo sono innumerevoli: cloruri, sodio e bromo sono antiinfiammatori, antisettici e stimolanti, i solfati hanno proprietà antibatteriche e immunomodulanti, il magnesio svolge un’azione favorisce la mobilità articolare, riattiva la circolazione sanguigna, aiutando a contrastare la cellulite e a bruciare calorie. RESPIRA, SEI ALLE TERME! È la novità 2021. Il progetto “Respira, sei alle Terme” nasce per rispondere alle problematiche causate dal Covid-19, non solo per chi si è ammalato ma anche per chi ha sofferto dell’inattività fisica imposta dal lockdown. Oltre alle cure inalatorie con Acqua Madre, le Terme di Cervia propongono diverse attività,

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come gli esercizi di ginnastica respiratoria all’aperto, guidati da un istruttore qualificato che insegna a respirare correttamente e a migliorare la capacità polmonare, riducendo lo stress a vantaggio del corpo e della mente. Sono semplici, adatti a tutte le età e piacevoli da fare mentre si è avvolti dall’aria balsamica della pineta. Il programma prevede anche percorsi mindfulness associati alla balneoterapia: una modalità inedita che abbina la meditazione guidata al galleggiamento in acqua termale. Si impara a connettersi in modo consapevole con il proprio respiro e il momento presente, sperimentando benefici attestati da numerosi studi scientifici: riduzione di ansia, depressione, stress, disagi psicologici ed emotivi, insonnia, diminuzione dei dolori cronici, miglioramento dell’umore e senso di benessere generale. ELISIR DI BELLEZZA L’Acqua Madre entra come elemento attivo, insieme ai pregiati fanghi neri e ad estratti di piante, nella linea cosmetica della Terme di Cervia, Liman Termae. Una serie di prodotti per il viso e il corpo che non contengono petrolati, parabeni, conservanti e coloranti chimici e sono concepiti per proteggere la naturale bellezza della pelle, per questo adatti anche alle pelli più sensibili e delicate. Molti contengono un altro ingrediente sorprendente, la Fitomelatonina, una forma di melatonina di origine vegetale, con effetto rivitalizzante e idratante, capace di proteggere dalle aggressioni dell’ambiente esterno e dallo stress ossidativo. E c’è pure la Salicornia, che cresce spontaneamente in Salina, stimola il metabolismo cellulare e idrata in profondità la pelle, tonificandola al tempo stesso. Altro elemento presente nei prodotti Liman Termae è l’alga Dunaliella, nutritiva, potente antiossidante, fonte naturale di betacarotene,

in grado di previene i danni causati dal fotoinvecchiamento. Tutti i prodotti si trovano presso il punto vendita delle Terme e online. OASI DI BENESSERE, DENTRO E FUORI Immerse nell’ampia pineta, le Terme di Cervia sono il luogo ideale dove lasciare alle spalle la stanchezza e risvegliare le proprie energie. Non tutti le frequentano per ragioni puramente mediche. Molte sono le persone che le scelgono per sperimentare le proprietà benefiche dell’acqua salina e del fango termale in un contesto naturale rilassante, inserendo la visita alle Terme in un percorso più ampio che comprende attività sportive outdoor e la scoperta di un territorio gioviale e accogliente. Ventisette ettari di parco naturale, all’interno del Parco del Delta del Po, circondano le Terme: vale la pena di esplorarli sui sentieri segnalati dove si può pedalare, correre, fare sport o anche semplicemente camminare in silenzio, respirando il profumo del mare e quello dei pini, nella speranza di avvistare qualche animale selvatico che vive in libertà. Poco distante c’è una fattoria dove, invece, hanno trovato casa gli animali recuperati in stato di abbandono o in difficoltà. I percorsi termali si possono, inoltre, integrare con escursioni e visite guidate a Cervia e al suo Museo del Sale, al Centro Visite Salina di Cervia, alle altre località turistiche della riviera romagnola, come Milano Marittima e Cesenatico, all’area protetta Foce del Bevano, una delle aree naturalistiche più suggestive e meno conosciute nel Parco Regionale del Delta del Po, da scoprire grazie alle idee di viaggio proposte da Ravenna Incoming (ravennaincoming.it). Immancabile, quindi, una tappa a Ravenna con i suoi capolavori del Romanico e, quest’anno, le mostre e le iniziative legate ai 700 anni dalla morte di Dante Alighieri (vivadante.it) .

SPECCHI DI SALE Macchina fotografica in mano e binocolo al collo, non si può perdere la visita alla Salina di Cervia, un ambiente unico per interesse naturalistico e paesaggistico, inserita nel Parco del Delta del Po. È un esempio perfetto di equilibrio tra uomo e natura: i salinari convogliano le acque nelle vasche di raccolta del sale, dei fanghi, dell’Acqua Madre in un ciclo inesauribile in cui il mare, vero padrone del luogo, mantiene intatta la sua ricchezza di elementi oligominerali mentre il cielo si popola di numerose specie di uccelli acquatici, avocette, cavalieri d’Italia, garzette, germani, fenicotteri rosa e molti altri. All’interno della Salina si trova il Centro Visite, uno dei più importanti osservatori per lo studio e il censimento delle migrazioni degli uccelli lungo la direttrice adriatica. È da qui che partono le visite guidate alla salina e, in particolare, alla Salina Camillone, rimasta inalterata dagli anni ’50: la produzione avviene ancora come un tempo, artigianalmente, con attrezzi in legno e le antiche procedure. Se ne occupa il Gruppo Culturale Civiltà Salinara che produce un sale riconosciuto Presidio Slow Food.

Info: www.terme.org

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turismo

IN BICICLETTA in trentino ALLA SCOPERTA DEI BORGHI PIÙ BELLI

A

ppartati tra le montagne, quasi a cercarne una rassicurante protezione, circondati dai boschi o da distese coltivate che nei secoli sono stati fonte di sopravvivenza per le loro comunità, i borghi del Trentino aprono le porte facendo parlare le corti con le tipiche fontane in pietra, affreschi e segni del sacro sulle facciate, i porticati, i fienili e i ballatoi in legno dove ancora si fanno essiccare le pannocchie di granturco oppure le noci. Si parcheggia la bici e il viaggio ha così inizio, per ogni borgo. San Lorenzo, borgo del benessere. Situato ai piedi delle Dolomiti di Brenta, questo borgo è nato dalla fusione di sette Ville: Berghi, Pergnano, Senaso, Dolaso, Prato, Prusa e Glolo. Camminando senza fretta tra le stradine delle sette frazioni si possono ancora osservare rare architetture rurali caratterizzate da elementi architettonici unici come i “pont”, le rampe carrabili per accedere ai depositi di fieno, gli essiccatoi e i fienili nella parte alta delle abitazioni. Quasi a sottolineare il potere rilassante di questo borgo si scopre che maestri yogi e altri professionisti del benessere operano proprio qui. San Lorenzo è inoltre la patria della ciuiga, un insaccato presidio slow food al quale è dedicato un intero weekend di festa nel cuore dell’autunno. Si può degustare al Ristoro Dolomiti di Brenta, all’ingresso della Val d’Ambièz, magari

a cura di marco morelli

Tenno ph. Daniele Lira

Murales a Balbido ph. Luciano Gaudenzio

dopo un’escursione. A San Lorenzo si arriva comodamente in bici da Molveno, costeggiando il lago fino all’Oasi di Nembia. Per proseguire, l’alternativa alla provinciale è lo sterrato che scende in località Deggia, passando dal Santuario della Madonna di Caravaggio e dalla frazione di Moline prima di salire a San Lorenzo. Chi non si spaventa per le salite può partire anche da Comano Terme. Questa località termale è ideale anche per raggiungere, senza faticare troppo, altri due borghi, Rango e Canale di Tenno. Rango ph.Daniele-Lira

San Lorenzo ph.Daniele-Lira

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Rango, dal cuore rurale. Salendo verso l’altopiano del Bleggio con le sue antiche pievi, attraverso un paesaggio rurale disegnato dalle coltivazioni della patata di montagna, si giunge a Rango. Il “portech de la Flor” è la prima tipica struttura abitativa che salta agli occhi. È il nucleo più antico e monumentale del borgo, esempio per tutti gli altri “porteghi” che nel tempo hanno impreziosito l’abitato. Portici, cantine, androni, grandi fontane e recinzioni in pietra, vie lastricate ed antiche dimore, si osservano nel cuore del borgo. Un vero compendio di architetture rurali giudicariesi, che sembrano vivere in quel passato di pastori, greggi, pellegrini, mercanti e viaggiatori. Pochi minuti di passeggiata separano il borgo di Rango da Balbido, il paese dipinto, per i murales colorati che ne decorano

le case. La Noce del Bleggio, oggi presidio Slow Food, è alla base di tante gustose ricette locali e le hanno dedicato anche una facile passeggiata che si sviluppa su strade di campagna, tra prati e campi coltivati. Per una fetta di torta alle noci cotta nel forno a legna c’è il Panificio Riccadonna, mentre nel vicino abitato di Cavrasto l’Azienda agricola Il Noce è specializzata in prodotti a base di noci del Bleggio, dolci, pesti, olio e altro ancora. I borghi di San Lorenzo e Rango sono tra le mete del “KilometroZero Unesco bike tour”, un’esperienza in bici abbinata alla scoperta dei sapori locali grazie ad un voucher degustazioni da acquistare (euro 19,00) presso gli uffici dell’Apt. Il tour prosegue ora verso il Lomaso, prima in direzione di Fiavè con il sito palafitticolo Patrimonio Unesco e da lì verso il Passo del Ballino, porta di accesso al Garda trentino. E in discesa verso il Lago di Tenno dalle acque color turchese e quindi Ville del Monte, l’Ora del Garda che sale dalla conca di Riva trasporta già profumi di ambiente mediterraneo. Canale di Tenno, atmosfere medievali. Un’ultima salita ed ecco le prime case in pietra di questo borgo, un nucleo medievale fiero di un trascorso rurale antico di secoli. Qui si passeggia sui viottoli selciati dove si affacciano i caratteristici avvolti delle antiche abitazioni in pietra, passando sotto archi, porticati e robuste mura che collegano le abitazioni l’una all’altra. Uno dei riferimenti nel borgo, conosciuto anche all’estero, è la Casa degli Artisti “Giacomo Vittone” che ospita, da marzo a dicembre, esposizioni ed eventi artistici. La Locanda del Borgo nella piazzetta centrale è il posto giusto per uno spuntino e per assaggiare la vera specialità di questa zona, la carne salada. Un’alternativa è il Ristorante Antica Croce, a Tenno. Mezzano, per una fuga romantica. Nella valle di Primiero, con le sue artistiche architetture in legno ed i suoi panorami dolomitici, questo borgo è un serbatoio di vita alpina e miniera inesauribile di idee che si materializzano davanti al visitatore negli angoli più nascosti: lungo le strette vie (le “canisele”), nelle piazzette, all’ombra dei ballatoi, di questo vibrante e unico museo sotto il cielo. Da visitare semplicemente passeggiando lungo alcuni percorsi tematici che invitano a rintracciare tra le case i “segni sparsi del rurale”, ma in particolare le celebri cataste di legna che qui si fanno arte grazie all’iniziativa Cataste&Canzei. Al Caseificio di Primiero si può acquistare la famosa tosèla, formaggio fresco tipico di questa zona e in estate anche il burro Botìro di malga e dopo un giro nel paese si può sostare al Ristorante la Lontra. La pista ciclabile in Valle di Primiero, inizia a Masi di Imer: pianeggiante, collega tutte le località compreso Mezzano, che dista solo 1,5 km da Imer e 3 km da Fiera di Primiero.

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ISOLA DI ALBARELLA Un paradiso di vacanza! L’Isola di Albarella è un’oasi naturale all’interno del Parco regionale del Delta del Po, a circa 30 km da Chioggia (Venezia), ed è una delle mete turistiche più eleganti e curate dell’Adriatico. Tra le sue lagune, le sue valli e i suoi boschi di pini marittimi, paesaggi riconosciuti come patrimonio Unesco, vivono migliaia di esemplari di animali selvatici, che contribuiscono a creare all’interno dell’Isola un ecosistema unico ed emozionante. L’isola si estende per 528 ettari coperti dalla macchia mediterranea, con 2 milioni di alberi di 150 specie arboree diverse. Paradiso per gli sportivi, le sue strade senza traffico e i percorsi sterrati diventano lo scenario perfetto per praticare ciclismo, running, nordic walking o semplicemente camminare respirando aria incontaminata. Si può nuotare liberamente scegliendo tra mare e laguna, oppure preferire di passeggiare a cavallo, frequentare un corso di tennis (si può contare sulla presenza di 24 campi in terra rossa) o praticare diving. All’interno dell’Isola si trovano anche campi da calcio e da beach volley, quattro piscine di cui una olimpionica, un campo di esercitazione per il tiro con l’arco, la scuola di vela, windsurf, kite, sup ed equitazione. All’interno dell’Isola si possono vivere esperienze uniche e in completa sicurezza con tutta la famiglia. Attività sportive, giochi e laboratori per bambini di tutte le età sono proposti quotidianamente dall’animazione, insieme a escursioni, tornei e momenti di relax per i più grandi. L’Isola di Albarella fa parte del polo turistico e immobiliare del Gruppo Marcegaglia. Acquisita dal Gruppo nel 1988, l’Isola è una realtà a carattere privato che rappresenta un esempio quasi unico a livello europeo per la complessità del suo sistema. L’offerta turistica propone di affittare ville e appartamenti, oppure di soggiornare presso gli hotel. Il mercato di riferimento è per il 24% italiano, 40% tedesco, 24% russo e dell’est Europa. L’Isola di Albarella ha deciso di posizionarsi sul mercato in maniera univoca, per veicolare con un’apposita strategia le proprie caratteristiche che la rendono un’isola unica e

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speciale, facendo vivere ai propri ospiti esperienze indimenticabili. Per questo è nato il nuovo brand dell’Isola di Albarella, riassumibile nella frase “L’Isola green dove fare sport immersi nella natura”. Si parte dal concetto di Isola, un territorio circondato dall’acqua, dal mare alla laguna, che si distacca da tutto quello che è ordinario e diventa anzi un luogo isolato e meditativo, quasi spirituale. Green invece è il termine che identifica l’attenzione che si dimostra in ogni azione e comportamento promosso verso l’ambiente: dalla raccolta differenziata all’abolizione della plastica, dall’uso di biciclette per gli spostamenti ai progetti di ripopolamento boschivo, l’ambiente nell’isola è interesse e patrimonio di tutti, dai proprietari agli ospiti. Il tutto inserito in un contesto naturale tutelato dall’Unesco, il Parco del Delta del Po, con animali selvatici che interagiscono con gli ospiti, come daini, lepri, fenicotteri e uccelli di moltissime specie diverse che si possono incontrare solo in questo territorio. Un contesto valorizzato dal progetto “Immersi nella natura” progettato dallo studio Coloco di Parigi per vivere gli spazi di Albarella anche fuori della stagione estiva e ammirare i colori e le fasi delle stagioni e della natura. Senza dimenticare l’attenzione rivolta anche ai bambini, che in questo contesto possono crescere seguendo attività e laboratori educativi progettati per insegnare il rispetto per l’ambiente, l’amore per lo sport, le scienze e le arti, divertendosi in un contesto sicuro e a contatto con la natura. I bambini, infatti, sono gli adulti di domani: investire su di loro, significa investire sul miglioramento della società del futuro. Un brand che è nato dalla stessa percezione degli ospiti che hanno vissuto e continuano a scegliere di vivere l’Isola, in collaborazione con tutti gli uffici che rispondono quotidianamente alle esigenze degli ospiti e, anzi, cercano di anticiparle in un clima di miglioramento continuo dell’esperienza offerta.

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speciale albarella

L’

isola di Albarella è una perla sempre più “green”. Sulla scorta del progetto “Immersi nella natura” varato nel 2018 e realizzato dallo studio Coloco di Parigi, che ha previsto una serie di interventi per riqualificare il patrimonio naturale e ambientale dell’Isola, attraverso una concezione contemporanea del paesaggio e una nuova visione urbanistica, l’isola è diventata un autentico Paradiso come l’ha definita anche l’attrice Belen che ha scelto l’isola per le proprie vacanze estive. “Immersi nella natura” è stato un progetto di arricchimento biologico volto ad avviare una nuova dinamica ecologica, un giardino in movimento che ha previsto piantumazioni di specie autoctone di alberi e arbusti nelle aree dell’Isola più colpite dal downburst del 10 agosto 2017 impostando una dinamica ecologica che segue e accompagna i tempi di rigenerazione naturali delle aree verdi. ALBARELLA SPLASH L’ESTATE IN FAMIGLIA È ALL’INSEGNA DEL DIVERTIMENTO Il sole non è più timido e con l’alzarsi delle temperature il Centro Sportivo è un vero paradiso per il divertimento di tutta la famiglia. Perché ad Albarella il divertimento fa rima con Pianeta Acquatico. Qui tutto è pensato per rendere la vacanza indimenticabile, sia ai grandi che ai piccini, grazie a spazi e iniziative pensate per il benessere di tutta la famiglia. Uno dei fiori all’occhiello e autentica novità dell’estate è Albarella Splash. Nell’area piscine è stato installato un parco acquatico galleggiante dove divertirsi con i tuffi, salti, scivolamenti e provare a stare in equilibrio. Il percorso si snoda in quarantacinque metri composto da dodici attrazioni alte circa due metri. Un insieme colorato di giallo e di blu con scivoli, piccoli tunnel, gradini e reti da dove poter saltare in acqua. Oltre alla piscina olimpionica, regolamentare per ogni competizione agonistica, si trovano anche una piscina per il nuoto di bambini e principianti, due piscine relax e una con lo scivolo per bambini. Per prendersi una pausa merenda tra un bagno e l’altro, si può scegliere il bar o il ristorante del centro che propongono panini, toast, gelati o pranzi leggeri, gustose insalate e fresche macedonie da gustare a bordo piscina. C’è pure l’area dedicata e

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attrezzata con ombrelloni e lettini sia sul lato prato sia sul lato “spiaggia”, creato con sabbia bianca per favorire il comfort e il relax. Un corner è dedicato anche ai trampolini per i tuffi con una piscina profonda quattro metri per le immersioni. L’area è sempre presidiata, durante gli orari di apertura al pubblico, dal servizio di salvataggio. AD ALBARELLA SI PUÒ ANCHE LAVORARE CON UNA SCRIVANIA VISTA MARE In questi tempi sospesi in cui lavorare da casa è diventata quasi la normalità c’è anche chi ha fatto dello smart working un’opportunità. Per conciliare le esigenze di chi lavora in remoto con la voglia di staccare la spina. L’ idea speciale è quella di soddisfare le necessità di un lavoro moderno che ben si combina con lo sport all’aperto. Basta portarsi il computer. Perché la parola d’ordine è staycation, a metà tra lavoro e vacanza con la possibilità di fermarsi per qualche giorno o di rimanere fino a quando una persona lo desidera.

Quindi per chiunque volesse trasferirsi e immergersi nella natura la scelta è ampia tra ville, residence, case a schiera e appartamenti o scegliere una Suite dalle linee moderne dell’Hotel Capo Nord o il panoramico Golf Hotel che si affaccia su di un manto verde. Tra una call e una riunione virtuale ci si può rigenerare con una passeggiata nel verde perché Albarella è l’Isola green per eccellenza. Perché non godersi una camminata all’ombra degli alberi profumati o semplicemente andare in bicicletta su un percorso che si snoda lungo tutto l’Isola. Fermandosi magari ad ammirare uno spettacolare tramonto tra il cielo e gli orti di mare. Utile e prezioso anche il servizio delivery a partire dalla colazione, pranzo e cena direttamente consegnato dove soggiorni. A casa tua. Disponibile anche il take away. Un’occasione per fondere il business e il tempo libero in un luogo ideale dove ci si concede la sensazione di bellezza della natura e si porta avanti il lavoro.

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LA STORIA DELL’ISOLA La storia di Albarella, fino agli anni 40 del Novecento, è legata a quella di Rosolina. E’ solo nel 1949 che l’Isola viene venduta al Cavalier Scagliarini di Bologna, che la fa rivivere risistemandola e portando nuovi abitanti attirati dalla possibilità di lavoro. L’alluvione del ’51 prima e la fragilità degli argini poi, porta a ulteriori cessioni dell’Isola, ormai disabitata e completamente naturale: nel ’59 diventa di proprietà dei fratelli Pasotto, veronesi, che la fanno diventare tenuta di caccia per i militari della base Nato di Verona, nel ’60 subentra il Conte Chiericato, vicentino, che la affida all’avvocato ticinese Armando Pedrazzini. E’ proprio dall’innovativa visione di Pedrazzini che si sviluppa il concetto di “Isola club”, con quote investimento vendute prima ai manager europei e poi a società di investimento. Nel ’67 questo gran-

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de progetto viene presentato alla stampa proprio nella Camera di Commercio di Rovigo. Piano piano l’Isola viene realizzata così come è ora, costruendo strade, argini, infrastrutture, attracchi e i primi lotti abitativi insieme all’hotel Capo Nord. Negli anni ’70 si completa il suo sviluppo con il Campo da Golf e i fiordi. Un progetto così grande e ambizioso che si scontra con un periodo di recessione, che vede la rilevazione delle quote maggioritarie dell’Isola da parte del Credito Svizzero, fino al 1988 quando Albarella Srl viene acquistata dal Leone di Mantova, l’imprenditore Steno Marcegaglia e i poteri amministrativi e di gestione dell’Isola vengono affidati al Consiglio di Comunione. Da questo momento inizia il grande sviluppo turistico di Albarella per arrivare a diventare la perla del Delta del Po che oggi tutti noi conosciamo.

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Quando il turismo sceglie l’eccellenza

BORGO BACCILE RESORT & WINERY UN SOGNO ABRUZZESE INCASTONATO TRA MARE E MONTAGNA

a cura di Marco Morelli

Punteggio altissimo, di 9.6 su Booking.com, giudizio complessivo “eccezionale” con reviews davvero lusinghiere. Qualche esempio: “Location bellissima, accogliente, ti fanno sentire come a casa. Anzi, meglio” dice la coppia svizzera; “Straordinario borgo immerso nella tranquilla campagna abruzzese, fra vigne e ulivi. Proprio un meraviglioso soggiorno”, commenta a sua volta l’ospite single italiano. E quell’altro: “Breakfast eccellente, posizione stupenda, personale fantastico”. Ancora: “Servizi e cura dei dettagli di altissimo livello. Bella la piscina a sfioro sul vigneto e da lode la colazione. Gentilissimo e molto preparato tutto lo staff. Grazie!”. Si parla di Borgo Baccile: nuovo luogo dell’ospitalità e dell’accoglienza (e anche del buon cibo, dper le splendide colazioni e per i menu degli eventi speciali, firmati dallo chef Tany Moscone), archetipo stesso di un borgo italiano, con il fascino della storia e però anche la comodità della contemporaneità. Si trova tra mare e montagna, in Abruzzo, a Crecchio (Chieti). La firma è quella di Vini Fantini, nucleo originario del grande e prestigioso Fantini Group; il luogo, come detto, è un Abruzzo incantato e incantevole, che sembra sospeso geograficamente a metà – da una parte le onde dell’Adriatico, direzione Ortona; dall’altra le rocce della Maiella – ma ancor più è al di fuori del tempo. Un paradiso bucolico. LA STORIA “Nella piazzetta ogni sera era una festa: tutti i contadini della zona, di ritorno dalle campagne, si riunivano lì ed erano suoni, canti e balli. Era magico”, raccontava nonna Rita Baccile, memorie dell’anteguerra, quando questa era una delle contrade più popolose proprio di Crecchio, paesino – con tanto di castello medioevale - at-

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tualmente con meno di 3mila anime in provincia di Chieti, 200 metri sul livello del mare, l’estate è fresca e gradevole. Ora quella piazzetta è di nuovo tutto un sorriso, popolata di grazia: merito dei nipoti. Che hanno fatto rinascere, appunto, Borgo Baccile. BORGO BACCILE Cosa sia Borgo Baccile è presto detto, se si lavora un po’ coll’immaginazione e ci si proietta con la fantasia in uno di quei piccoli nuclei rurali che costellano soprattutto la nostra Italia centrale, case di pietra e profumo di storia. Gemme incastonate nel verde e che hanno patito negli scorsi decenni il progressivo fenomeno

Nata da tre anni, la struttura per l’ospitalità eco-chic di Fantini Group, , ottiene reviews entusiastiche dalla sua clientela internazionale. dello spopolamento, quasi una desertificazione. Borgo Baccile – 40 sue famiglie presero la via dell’Argentina e dell’Australia, in anni bui - a un certo punto stava per cadere a pezzi e rischiava di vedere persa anche la sua anima profonda, se non fosse intervenuta la famiglia Sciotti, che di qui è originaria, alcuni edifici furono costruiti dai loro avi sul finire del Settecento. Rita Baccile e Domenico Sciotti, genitori di quel Valentino Sciotti fondatore e attuale amministratore delegato di Fantini Group, sono cresciuti nel Borgo; i loro nipoti, figli di Valentino, hanno così voluto dar nuova linfa alle loro radici, con un progetto di riqualificazione – affidato all’architetto Rocco Valentini - ambizioso, rispettoso e appassionato, come sa concepire solo chi è legato anche sentimentalmente a un luogo. Dice Valentino Sciotti: «Per noi è completamento. Siamo un’azienda vitivinicola nata da un sogno, senza vigneti, senza cantine, senza linee d’imbottigliamento. Siamo andati molto oltre le aspettative più rosee, continuiamo a crescere, abbiamo creato un grande gruppo e ora persino

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Borgo Baccile, gioiellino nel campo dell’ospitalità, apprezzato dalla clientela di tutto il mondo. Gli stranieri vogliono visitare il nostro territorio perché apprezzano i nostri vini; cercano quindi una struttura che sia a noi associata. Ecco Borgo Baccile by Fantini: soddisfa il loro immaginario». LA RINASCITA Nel 2013 l’inizio dei lavori. Oggi il Borgo si presenta come un nucleo di splendide casette (in tutto quattro appartamenti con cucina e sei camere nel nucleo centrale) ricavate dalle antiche abitazioni, ma anche dal fienile e dalle stalle, il tutto vocato all’ospitalità vera, rurale, sul modello dell’albergo diffuso. Tutt’intorno, la natura: boschi, vigneti e uliveti, questi ultimi testimonianza di secolare operosità, in una delle stanze ora rimesse a nuovo è stato ritrovato un frantoio del 1500. E proprio a Borgo Baccile Valentino Sciotti senior, nonno del Valentino di Fantini Group, prese a produrre vino. “Era un maestro!”, dice Rita, ossia sua figlia. C’è da crederle. I nomi delle dimore di Borgo Baccile richiamano ciò che fu: “La stalla di Rosina”, appartamento su due livelli dove in altri tempi dormiva un asino – Rosina appunto - a pianterreno, gli Sciotti di due generazioni fa al primo piano; “La casa del peparo”, perché il bisnonno degli Sciotti più giovani era venditore di spezie... E così via. COSA OFFRE Borgo Baccile, dopo una lunga ristrutturazione, è stato aperto nel 2018. Oltre all’abbraccio con la natura e a un’ospitalità rurale ma di classe, dotata di tutti i comfort, offre una magnifica piscina a sfioro con acqua salata, la vista spazia sulla campagna circostante; poi l’utilizzo gratuito di biciclette da passeggio o di bike per percorsi più impegnativi; la possibilità di pianificare visite nella cantina di Vini Fantini, con degustazione delle loro eccellenze, ma anche di oli extravergini preziosi e di prodotti tipici locali.

Lasciatevi affascinare anche voi dalle antiche case in pietra, dalla piscina a sfioro, dalla cucina “vera” della signora Elodia

Grazie alla collaborazione con piccole organizzazioni dei dintorni, si possono organizzare di giorno in giorno numerose attività. Ad esempio: canoa sul Tirino, uno dei fiumi più puliti d’Europa; oppure escursioni a cavallo nella riserva di Punta Aderci, una delle tre spiagge selvagge più belle d’Italia; oppure rilassarsi lungo la nuova pista ciclopedonale, un ex-tracciato ferroviario proprio dirimpetto la costa adriatica, quasi sospeso sulle onde, giù il cavalletto e si è già immersi in un bagno ristoratore… E ancora, gli ospiti possono godersi il panorama di Rocca Calascio, splendido castello abruzzese; oppure perdersi nei vicoletti caratteristici di Santo Stefano di Sessanio, all’interno del Parco del Gran Sasso. Il mare dista dal Borgo Baccile solo sette chilometri; gli ospiti del Borgo possono disporre del loro ombrellone privato. UNA STRUTTURA ECO-CHIC Borgo Baccile è dotato di pannelli fotovoltaici che assicurano quasi completamente il fabbisogno energetico della struttura. Non utilizza gas; ha adottato una politica no waste e di totale rispetto ambientale, con la scelta di materiali bio e riciclabili. Ecosostenibilità nei fatti. LA RISTORAZIONE Già al momento della stupenda e ricca colazione – torte e croissant home made, tanto per citare alcune delle squisitezze a disposizione degli ospiti, ogni giorno – si coglie un altro aspetto straordinario di Borgo Baccile. Ne è protagonista l’esperta signora Elodia, depositaria di ricette d’antan: basta chiederle di voler pranzare o cenare al Borgo – in alternativa la vicina Crecchio offre molti locali di cucina tipica – e lei si metterà al mattarello e ai fornelli, per preparare con sapienza delizie dal profumo di una volta: sagne fatte in casa, agnello, taglieri di formaggi e salumi e così via degustando.

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Ovviamente si può anche scegliere di andare a cogliere direttamente le verdure necessarie nell’orto, o di tirare la pasta appena prima di scottarla nell’acqua bollente. Insomma: si mangia quello che si è prodotto in proprio, coi consigli preziosi di Elodia. UN LUOGO PER EVENTI PRIVATI… CON UN TOCCO GOURMET Borgo Baccile è anche a disposizione per eventi privati – dispone di una sala da 150 posti – in collaborazione con lo chef Tany Moscone, che studia menu su misura e valorizza nei suoi piatti le eccellenze dell’Abruzzo. Lavori in corso: dal maggio 2022 la sala principale potrà ospitare fino a 250 persone, sedute. UNA STRUTTURA ANTICA MA GIOVANISSIMA C’è Elodia, certo, quasi una mamma. Ma per il resto Borgo Baccile è stato ideato ed è gestito da uno staff tutto under 30: la responsabile dell’accoglienza e delle colazioni è Alessia Sciotti, 24 anni; il fratello Domenico Sciotti, 27 anni, è invece il “tuttofare” ufficiale, perché ama curare il giardino, seguire gli animali (come i tre asini mascotte del Borgo: Gelsomino, Asia e il neonato Pasqualino, venuto alla luce nei giorni di Pasqua 2021) e così via. E poi nel team – coi galloni da direttore - c’è un amico di famiglia, Gabriele De Luca, 25 anni. Ci racconta Domenico, più noto come Nico: «I nostri clienti – molti gli stranieri – ricercano qui calma, serenità, l’emozione che deriva dalle cose semplici: scrutare un cielo stellato, godere del silenzio della campagna, raccogliere un pomodoro nell’orto, osservare il processo di vinificazione by Fantini. Oppure, se lo desiderano, andare a recuperare un uovo appena deposto, da usare subito in cucina». Un sogno abruzzese a occhi aperti.

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tURISMO

LE TANTE DECLINAZIONI DELLA NATURA ALPINA a cura di m.t. san juan

“Treehugging”, passeggiate con l’erborista, trekking tra opere d’arte ad alta quota, yoga a 2000 metri, camminate nel Parco Bionenergetico, energia dei cristalli e dei luoghi naturali e altri temi cari a chi si rivolge alla natura come fonte di benessere A passeggio con l’erborista, tra i piu’ bei paesaggi alpini Con l’erborista dell’hotel Lac Salin Spa & Mountain Resort di Livigno si passeggia nella natura scoprendo le proprietà delle erbe alpine. La passeggiata è seguita da un seminario il cui titolo “I benefici delle erbe alpine” svela già il tema: la ricetta del benessere naturale non è più segreta. Una passeggiata nel bosco apporta tanti benefici: secondo gli studi effettuati dalla Nippon Medical School di Tokyo, la camminata tra gli alberi attiva il sistema immunitario e regola gli ormoni dell’umore e dello stress. I boschi di conifere con pino silvestre, abete bianco, abete rosso e larici aiutano a rigenerarsi, dimenticando l’ansia e il nervosismo. All’aperto, insieme all’erborista, ci si immerge letteralmente in un bagno nel bosco, durante

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Smach - Xinge Zhang & Jiaqi Qiu, “Fragile as a Rainbow”, 2021, installazione ambientale, location Pra de Pütia.

il quale si percepiscono i suoni del vento e il cinguettio degli uccelli, il profumo della resina dei pini, i delicati passi degli scoiattoli. Elisir di lunga vita il cui punto di forza diventa il “Bare Footing” praticato durante l’escursione: si può sperimentare il brivido di camminare a piedi nudi nell’acqua fredda del torrente, sentire la durezza dei sassi e la morbidezza del muschio e del fango. Si può salire anche al “Lac Salin”, il celebre lago salato di Livigno da cui l’hotel ha preso il nome. Anche nella realizzazione della spa, il lago salino ha avuto un ruolo importante: tra le pareti di vetro, legno e pietra è stato ricreato un raffinato luogo di benessere dove immergersi letteralmente nel piacere di bagni rigeneranti, a cominciare dall’idromassaggio salino ispirato dal lago salato “Lac Salin”. Nell’acqua piacevolmente tiepida sono disciolti minerali e sale, un toccasana che rinvigorisce corpo, mente e spirito: questa vasca si trova in un’intima stanza, ci si sdraia (letteralmente) nell’acqua che si colora grazie ad uno scenografico gioco di luci e si galleggia senza pensieri, la leggerezza dell’acqua salata trasforma la vasca idromassaggio in un posto speciale dove

fluttuare leggeri. L’esperienza è particolare: sulle labbra si sente il sapore stravagante dei minerali (iodio, potassio e magnesio) che si mescolano a quello classico del sale. Un connubio che stimola il gusto. Ma non solo: l’acqua salata rafforza il sistema immunitario, il cuore e rinvigorisce la pelle. Info: www.lacsalin.com Biennale d’arte in formato trekking sulle Dolomiti Un percorso originale è quello proposto dalla biennale SMACH, Land Art nelle Dolomiti: camminare non è solo un ottimo modo per tenersi in forma, ma come ben sanno gli addicted è anche una pratica meditativa e se a questo aggiungiamo la fruizione delle 10 opere di Land Art vincitrici del concorso internazionale SMACH, l’esperienza si fa irripetibile. In linea con la sua filosofia green, SMACH offre un ambiente espositivo totalmente a cielo aperto. La biennale è situata interamente nelle aree protette dei Parchi Naturali del Puez Odle e di Fanes/Senes/Braies. I siti delle opere sono raggiungibili solo con mezzi consentiti dal regolamento di salvaguardia dell’ambiente che le ospita, pertanto sono suggerite varie alternative di percorsi di trekking. Le opere esposte sono in dialogo non solo con l’ambiente naturale in cui si collocano, ma anche con il patrimonio culturale, storico ed architettonico dei territori dolomitici, in uno scambio costruttivo e proficuo di valori locali, nazionali ed internazionali. I percorsi giornalieri sono ideali per chi ha in mente di raggiungere solo determinate località, selezionando preventivamente le opere da fruire; queste destinazioni possono essere distribuite in un periodo di vacanza più lungo che comprenda anche altre offerte del territorio. Per chi invece desidera visitare tutta la biennale ed i suoi 10 siti deve considerare una visita della durata complessiva di tre giorni. La proposta di trekking dedicata dura tre giorni e include due notti di pernottamento in rifugio: in tre tappe si scoprono tutti i 10 siti che ospitano la biennale. Il tragitto totale è di

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72,5 km, per una durata complessiva di oltre 25 ore, i siti si trovano tra i 1.100 e i 2.300 mt. di altitudine. La prima tappa è di 14 km e va dal paesino di Rina al passo delle Erbe; la seconda raggiunge La Crusc percorrendo 25 km; con l’ultima si scende fino a Pederü per 18,5 km. I pernottamenti in Rifugio sono inclusi nella quota di partecipazione che può essere con o senza guida (rispettivamente 340 € e 610 €). Info: https://www.smach.it/trekking Una volta terminata la visita artistico-naturale, si può prolungare il soggiorno a “Anton luxury stay”, dove design e architettura offrono la possibilità di soggiornare in appartamenti raffinati, nel cuore della caratteristica cittadina di Brunico. E’ questo il mood con il quale gli ospiti vengono accolti da Otmar Michaeler, il proprietario e imprenditore nel turismo, che ha dedicato la piccola struttura al padre Anton che descrive cosi: “Un albergatore molto generoso, che mi ha sempre permesso di agire liberamente, dandomi l’immancabile fiducia e oggi anche io posso ospitare con la stessa passione, ma unendo il design e l’architettura alla natura dei miei luoghi”. Info: www.anton-luxurystay.com L’energia dei cristalli di montagna e il potere curativo delle erbe alpine negli esclusivi trattamenti spa dello Josef Mountain Resort di Avelengo Arriva direttamente dai boschi e dalle vette che abbracciano Avelengo, a pochi km da Merano, l’energia di cui abbiamo bisogno per questa lenta e tanto desiderata ripartenza. Profumi, colori, fiori, erbe, pietre, legni: tutto del bosco è esperienza sensoriale. E per godere delle splendide sensazioni che la Natura ci regala lo Josef Mountain Resort ha pensato di portare il bosco all’interno della

spa attraverso trattamenti unici e rigeneranti che utilizzano esclusivamente ingredienti e principi attivi di provenienza locale certificata, 100% Made in Alto Adige: dai prati alpini arriva il fieno per i tradizionali “bagni di fieno”; i pregiati oli essenziali Bergila, utilizzati per bagni, impacchi e massaggi, provengono da Falzes, vicino a Brunico; mentre la linea Rosalpina & alpine herbs, ricca di estratto di rododendro e preziose cellule fotostaminali della ditta Piroche di Merano, è protagonista nei trattamenti viso/corpo rivitalizzanti e rigeneranti. Non solo. Molte sono le erbe e i cristalli di montagna che fanno parte degli esclusivi rituali di benessere presenti nel menù della Forest Spa: signature treatments, peeling, bagni e impacchi si avvalgono del salutare potere di lavanda, pino mugo, ginepro e rosmarino per infondere energia e armonia al corpo e sfruttano tutta la forza di nobili pietre naturali come il cristallo di rocca, la pietra più positiva che la Terra ci ha regalato, per riequilibrare le vibrazioni corporee e lasciare una profonda sensazione di stabilità e benessere. Da non perdere il peeling corpo alla polvere di cristallo di rocca esfoliante ed energico, che purifica e detossina a fondo la pelle lasciandola morbida e luminosa. Ottimo trasmettitore di energia il cristallo di rocca aiuta a rigenerare i tessuti corporei, rallenta l’invecchiamento, aumenta le difese immunitarie e agisce sulla sfera nervosa equilibrando tutte le funzioni. Prezzi del soggiorno a partire da Euro 118,00 a persona al giorno in camera doppia Superior. Info: https://www.josef.bz/it

Josef Mountain Resort percorso benessere

Una passeggiata nel bosco imparando a respirare, alla scoperta dei luoghi magici del SILENA di Valles Saranno la posizione privilegiata, la luce che illumina e riscalda gli ambienti, il silenzio che

ovatta l’atmosfera e la natura che entra in punta di piedi in tutti gli spazi dell’hotel, ma non c’è dubbio che il SILENA sia davvero un luogo speciale, il buen retiro ideale per regalarsi un break dedicato al proprio benessere psicofisico e assorbire tutta l’energia che arriva dal bosco. Qui le experience rigenerative sono tante: dalle sessioni yoga indoor o sui prati intorno all’hotel al relax nella “stanza del silenzio” con vista sulle montagne, dalle meditazioni guidate con le campane tibetane nel Giardino dell’Essere al “dolce far niente” nella spa panoramica sulla terrazza, luogo energetico a un passo dal cielo. Fuori dall’hotel, poi, parte un sentiero che attraverso la torbiera e il bosco di conifere conduce a un ruscello dove è d’obbligo fermarsi per catturare tutta l’energia dell’acqua che scorre veloce e per regalarsi un rinvigorente percorso Kneipp. Imperdibile però l’escursione con esercizi di respirazione nei luoghi energetici intorno a Valles: seguendo passo passo Ida, istruttrice certificata, si impara a respirare, ad ascoltare se stessi e ad acquisire un forte senso di fiducia, gratitudine e forza interiore. Un invito a rilassarsi in modo dolce e attivo, facendo il pieno di energia, scaricando lo stress e massaggiando gli organi interni attraverso il respiro. Info: https://www.silena.com/it/thesoulful-hotel/

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tURISMO

IDEE PER VACANZE SPECIALI, DALL’AUSTRIA AL SALENTO Hotel Bonfanti

a cura di m.t. san juan

AUSTRIA: AQUA DOME, LE TERME PIU’ INNOVATIVE DELL’ARCO ALPINO Attorno al tempio termale di AQUA DOME, le terme più innovative e scenografiche di tutto l’arco alpino, ci sono 250 vette di tremila metri, 1.300 chilometri di sentieri, 852 chilometri di piste ciclabili, 43 percorsi per mountain bike, 32 singletrail, 110 chilometri di sentieri segnalati, 20 chilometri di percorsi pianeggianti per il nordic walking, 700 vie di arrampicata in diverse zone, 20 palestre di roccia, 8 ferrate, 4 ferrate per famiglie. E se dopo lo sport i numeri continuano, declinati al benessere? Più di 10 piscine di acqua termale, 2 piscine saline, 10 saune, biosaune e bagni turchi dove rigenerarsi, un aquafun per le famiglie con scivoli e giochi d’acqua, e tante sale relax dove riposare per incamerare energia per la giornata di sport successiva. L’AQUA DOME è un tempio del benessere, dove assaporare il lusso del riposo assoluto. Qui si allargano gli spazi, gli orizzonti e si prolunga il tempo. Oltre alle piscine, nella zona sauna del centro termale, ci sono saune per tutti i gusti, per provare l’esperienza più adatta ai propri desideri: con gettata di vapore o accompagna-

mento musicale, con effetti di luce o aromi speziati, con scrub pulizia o solo una sauna pura. Info: www.aqua-dome.at AUSTRIA: IN CARINZIA, LE PROPOSTE DELL’HOTEL EGGERHOF Incastonata tra le montagne, la splendida cittadina di Mallnitz è raggiungibile in modo green, con i treni che fermano direttamente alla stazione ICE di Mallnitz - Obervellach. Situata a 1200 metri di quota, è la base di partenza ideale per andare alla scoperta del Parco Nazionale Alti Tauri o per scalare l’Ankogel, montagna simbolo del luogo. Con il Mobility Pass ci si muove comodamente con il trekking-bus gratuito del Parco Nazionale. L’hotel Eggerhof ha preparato per l’estate un pacchetto “Family Special 7” che comprende 7 notti in mezza pensione, a partire da 360 euro a persona, con tantissime attività incluse. Visitando il sito www.vacanzeinaustria.com c’è la possibilità di richiedere l’invio gratuito del catalogo o di iscriversi alla newsletter mensile; nel sito si trovano le presentazioni degli hotel dell’Associazione Austria per l’Italia (l’associazione che raggruppa gli hotel dove si parla italiano)

con immagini, proposte di itinerari in città e in montagna e una sezione dedicata alle news e alle offerte speciali del momento. Un’altra sezione raccoglie moltissimi pacchetti per tutte le tematiche, sia estive che invernali: arte e cultura, soggiorni per famiglie, terme e cure, benessere e bellezza, vacanze attive, golf, equitazione, bici e mountain bike, sci e sport invernali, vacanze in moto, o all’insegna di caccia e pesca nella natura austriaca. INFO: https://www.vacanzeinaustria.com/ hotel/hotel-in-austria/dettagli/hotel-eggerhof-3693.html ALTO ADIGE: L’HOTEL PER FAMIGLIA SONNWIES Per i bambini, l’Hotel Sonnwies di Luson, vicino a Bressanone, è il paradiso dalle mille possibilità di divertimento: la mini fattoria biologica situata dietro l’hotel sembra uscita dal libro delle fiabe. Animali da prendere tra le mani, aria sana di montagna, fieno nella stalla: per i bambini, il maso della famiglia Hinteregger con oltre 30 capi di bestiame, è un vero e proprio paradiso: è il luogo dove vivere una vacanza disegnata con cura, durante la quale rilassarsi nelle esclusive villas con piscina privata, sauna privata, vasca idromassaggio e solarium privato e durante la quale risvegliare gusto e olfatto con le degustazioni personalizzate insieme al sommelier. I bambini si divertono grazie alle 70 ore di assistenza e animazione, ai 10.000 mq di natura e parco giochi, ai tantissimi spazi dove i bambini di ogni età trovano davvero di tutto: dalla piscina con tanto di schermo gigante per vedere i cartoni animati come al cinema agli scivoli d’acqua; dalla parete di arrampicata al mini zoo; dai laboratori alle gite tematiche in malga. Info: www.sonnwies.com ALTO ADIGE: un tuffo nel laghetto privato? Al Bonfanti si può Non si fa trovare impreparato all’appuntamento con l’estate il Bonfanti Design Hotel di Chienes, in Val Pusteria. Approfittando della chiusura forzata degli ultimi mesi, l’hotel si è rifatto il look e ha inaugurato la nuova stagio-

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Aqua Dome

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ne con un abito nuovo, progettato e ridisegnato per regalare ai propri ospiti un’esperienza unica fatta di emozioni, comfort, relax e buon gusto. E tra la sauna esterna immersa nella natura con grandi vetrate direttamente sul bosco in cui è possibile assistere anche al rituale dell’aufguss con il maestro di sauna , il rinnovato centro wellness indoor con una spettacolare piscina design e la nuova snow room dove lasciarsi avvolgere dalla magia dei paesi nordici ricreata grazie alla neve (vera), spunta un bellissimo ed esclusivo laghetto balneabile, un’oasi di benessere di 300 mq immersa nel verde con lettini e ombrelloni e una vista privilegiata sulle cime e il cielo azzurro. https://www.bonfanti-hotel.com/bonfantidesign-hotel LOMBARDIA: LO SCI ESTIVO A BORMIO È AL GHIACCIAIO DELLO STELVIO, PIÙ VASTA AREA SCIABILE DELLE ALPI Tutta la neve che ci è mancata questo inverno, aspetta gli appassionati dello sci al Ghiacciaio dello Stelvio: è finalmente aperta la più vasta area sciabile estiva delle Alpi. Circondati dalle imponenti vette del gruppo Ortles-Cevedale, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, si trovano oltre 20 km di tracciati, tra il Passo dello Stelvio (2.758 m s.l.m.) e il Monte Cristallo (3.450 m. s.l.m.). 8 piste, tra rosse e blu e 2 piste da fondo, con ben 6 impianti di risalita (di cui 2 funivie e 4 skilift) che collegano il Passo al Rifugio Livrio. Questi i numeri del comprensorio dello Stelvio, la meta ideale per tutte le esigenze di allenamento da quello amatoriale, di appassionati e famiglie, fino a quello agonistico e professionistico. Sono tanti infatti i campioni che, ogni estate, scelgono la neve perfetta del Ghiacciaio per i loro ritiri ed allenamenti. L’alta quota, le piste ben battute ed innevate, con neve naturale, sono uno straordinario campo di allenamento per

Ghiacciao dello Stelvio

chi pratica snowboard, sci, fuoripista, fondo o qualunque altra disciplina sulla neve. Info: www.bormio.eu PUGLIA: VIVOSA APULIA RESORT, I COLORI DEL MARE DEL SALENTO Immerso nella natura, il Vivosa Apulia Resort è uno dei pochi resort in Salento direttamente affacciato sul mare. E che mare! Qui, le sfumature del turchese e dell’azzurro si mescolano con il cielo: lo sguardo accarezza l’orizzonte e l’atmosfera di relax e di vacanza pervade i 23 ettari nei quali è incastonato il Vivosa Apulia Resort, con formula all inclusive. La spiaggia privata con lettini e ombrelloni (e un suggestivo ristorante la sera) è un highlight davvero

Vivosa resort

unico in Salento e offre agli ospiti il privilegio di respirare l’aria della vacanza tra concerti delle cicale, sciabordio delle onde e vento tra gli alberi. Per raggiungere la splendida spiaggia, si cammina attraverso i giardini fioriti che circondano le scenografiche piscine disposte su diversi livelli, poi ci si immerge qualche minuto nella pineta per poi “sbucare” tra le dolci dune di sabbia e vedere davanti il mare. Info: www.vivosaresort.com

Passeggiate in Carinzia

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Hotel Sonnwies

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MERCATO BEAUTY Sud-Est asiatico al Top! I mercati del Sud-Est Asiatico sono da alcuni anni al centro dell’attenzione di analisti ed esperti economici: la regione, che comprende Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Filippine, Singapore, Tailandia e Vietnam, ospita una popolazione di oltre 750 milioni di persone, e grazie alla fondazione nel 2015 dell’ASEAN Economic Community – AEC – e ad accordi di libero scambio tra gli stati membri, si è imposta come riferimento per le relazioni commerciali di multinazionali e investitori. Il settore beauty è una delle categorie che guidano lo sviluppo del Sud-Est Asia, grazie ad un sistema che coniuga una strutturata industria locale all’attrattiva dei brand internazionali e del lusso, ed è questa la ragione che ha spinto il network internazionale Cosmoprof nel 2019 a intraprendere un nuovo progetto nella regione, con Cosmoprof CBE Asean, manifestazione fieristica in programma a Bangkok, in Tailandia. Secondo le analisi di Euromonitor International, agenzia internazionale specializzata in ricerche di mercato, nel triennio 20162019 la crescita media annua dell’area superava il 6%, e quasi tutti gli stati membri hanno retto all’impatto economico e sociale della pandemia, registrando un fatturato complessivo nel 2020 di oltre 27,7 miliardi di dollari.

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Il primo mercato nel Sud-Est Asiatico in termini di fatturato annuo è l’Indonesia: il paese ha registrato un incremento medio annuo dell’ 8% tra il 2016 e il 2019, e nel triennio 2019-2022 le previsioni di Euromonitor confermano una crescita media annua del 6,3%, fino a giungere nel 2022 ad un valore stimato di 11,2 miliardi di dollari. Tra le categorie più performanti, il mass beauty e i prodotti skincare e haircare, ma è soprattutto la cosmesi halal ad essere protagonista dei consumi nazionali. In Indonesia si stima una crescita della popolazione musulmana entro il 2050 ad una percentuale doppia rispetto al resto del mondo, e la proposta cosmetica nel paese è sempre più legata alle direttive del BPOM, autorità statale che regola le importazioni e la commercializzazione di prodotti alimentari, farmaceutici e beauty. Il BPOM gioca un ruolo strategico nei piani di sviluppo delle multinazionali interessate ad esportare nel paese, e le severe norme che controllano la conformità ai principi halal dei prodotti beauty spesso rallentano i normali flussi commerciali. La Tailandia ha chiuso il 2020 con un valore complessivo di 6,8 miliardi di dollari.

Il paese ha saputo imporsi nel panorama internazionale grazie ad una politica lungimirante di accordi commerciali e sviluppo di infrastrutture. Dopo aver registrato, a causa della pandemia, un calo tra il 2019 e il 2020 pari allo 0,9%, la Tailandia sta ritornando a valori positivi grazie soprattutto alla forza strategica della Thai Beauty, con brand locali che continuano a diffondere principi e trattamenti legati alla cultura thai. Il paese è un polo di riferimento per innovazione e qualità ed è tra i principali fornitori di prodotti beauty in Cina, Giappone e Sud-Corea. Nel 2022 secondo Euromonitor il comparto beauty tailandese raggiungerà i 7,1 miliardi di dollari, con una crescita annua media nel prossimo biennio superiore al 2%. Tra le prime 10 potenze per il settore risultano anche Filippine, Malesia e Vietnam, che insieme coprono 8,8 miliardi di dollari del fatturato nel Sud-Est Asia. Le Filippine hanno subito un’importante battuta di arresto nel 2020, con un calo di fatturato del 4,1%, ma nel prossimo biennio Euromonitor prevdere una crescita tra il 3 e il 5,7%. La Malesia registrava una crescita media annua superiore al 6% nel triennio 2016-2019, e dopo aver chiuso il 2020 con un leggero rialzo (+1,6%) nel 2021-2022 ritornerà ad una crescita media annua del 6,5%. A guidare la risposta all’emergenza pandemica nella regione sono state soprattutto le ottime performance dell’e-commerce e dei nuovi canali di vendita digitali, in particolare in Vietnam, dove le percentuali di vendita di prodotti beauty ha raggiunto il 9,7% nel 2020. Anche Singapore e Indonesia hanno registrato un incremento di vendite sui canali digitali, con percentuali superiori all’8% in entrambi i paesi. Myanmar, Cambogia e Laos ad oggi raggiungono complessivamente un fatturato di poco superiore agli 800 milioni di dollari, ma le percentuali di crescita registrate nel corso degli ultimi anni lasciano presagire importanti opportunità. Il Myanmar nel triennio 20162019 ha registrato un +20% medio annuo, superando il 2020 con un +9,4%, e nel prossimo biennio il tasso di crescita previsto è dell’11%. Il Laos ha registrato una crescita costante del 13% fino al 2019, chiudendo il 2020 con una crescita dell’11,9%. Per Laos e Cambogia, Euromonitor prevede una crescita da qui al 2022 di poco inferiore al 10%.

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S P E C IALE

m a t r i m o n i

a cura di v. corini

5 tendenze nozze alle quali gli sposi dicono “Sì” Rocca di Lonato

I

l settore nuziale è finalmente ripartito in pompa magna: le coppie hanno ripreso con l’organizzazione delle proprie nozze, lasciata in standby negli ultimi mesi a causa della pandemia, e, insieme a loro, anche tutto il comparto dei matrimoni si è riattivato. Già dalla seconda metà di giugno si stanno celebrando moltissimi matrimoni: da un lato le coppie che hanno dovuto rimandare le nozze a causa della pandemia, dall’altro, coloro che si sono fidanzati recentemente e hanno fissato la loro data per questo periodo o nei prossimi mesi. Con la nuova ripartenza e in attesa di scoprire quali saranno i nuovi trends per l’anno a venire, Matrimonio.com, parte del gruppo The Knot Worldwide e portale leader del settore nuziale in Italia, ha voluto capire insieme a wedding planner e futuri sposi quali siano le tendenze che spopoleranno tra i matrimoni in calendario nei prossimi mesi. Da questo studio è nato il Top Wedding Trends Report, che racchiude le tendenze più votate dalle coppie internazionali che si sposeranno nel 2021-2022, realizzato a partire dalle risposte di wedding planner e più di 6.500 coppie provenienti da Italia, Spagna, Francia, Messico e Brasile. Ecco quindi 5 tendenze nozze alle quali gli sposi diranno “Sì, lo voglio!” nei prossimi mesi. 1. Abito da sposa: un mix di eleganza e sobrietà color bianco Esiste un abito da sposa per ogni stile, su questo non c’è dubbio. Secondo il Libro Bianco del Matrimonio pubblicato da Matrimonio.com in collaborazione con Google ed ESADE Business School, infatti, 6 spose su 10 considerano indispensabile che il vestito rispecchi il loro stile abituale. Ma vediamo nello specifico quali sono

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le coppie hanno ripreso con l’organizzazione delle proprie nozze, lasciata in standby negli ultimi mesi a causa della pandemia

le preferenze in merito all’abito delle spose che convoleranno a nozze nei prossimi mesi: •Bianco, sobrio ed elegante. La maggior parte delle spose italiane sogna un abito bianco, sobrio ed elegante: è lo stile scelto dal 31% delle intervistate. •Tessuti leggeri. Le spose cercano comodità e semplicità e per questo puntano su tessuti leggeri: questo è lo stile preferito da circa il 25,4% delle spose italiane, che prediligono linee pulite e minimal. Anche negli altri Paesi è una tendenza in crescita, come per esempio in Spagna (47,9%) e in Francia (35,1%). •Spalle scoperte. Il 22,3% delle spose italiane opterà per un abito che metta in risalto le spalle, per donare un tocco sexy al look, senza rinunciare all’eleganza. Questo dettaglio viene scelto dal 32,8% delle spose messicane e dal 26,4% delle spose brasiliane. •Pantaloni e jumpsuit. Al momento sono scelti da una minoranza di future spose (1,3%) ma rappresentano sicuramente una tendenza che denota personalità e innovazione e che non dovremmo perdere di vista. Ma quanto sono disposte a spendere le spose italiane per il proprio abito da sposa? Sempre secondo il Libro Bianco del Matrimonio, la spesa media di un vestito da sposa in Italia è di 2.138€, escludendo scarpe ed accessori. 2. Bouquet da sposa: lunga vita al minimal Rappresenta uno degli accessori più emblematici della sposa: il bouquet. Dopo l’auge delle maxi composizioni, bouquet messy e a cascata, le spose più innovative puntano su bouquet minimal ed essenziali, che prevedono solamente 1 o 2 tipologie di fiori all’interno della loro composizione: è l’opzione scelta dal 30,8% delle spose. Anche il mini bouquet torna a bussare alla porta,

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Matrimonio.com ha voluto capire quali siano le tendenze che spopoleranno tra i matrimoni in calendario nei prossimi mesi più in linea con i matrimoni dal mood minimalista e semplice a cui assisteremo prossimamente: è infatti scelto dal 26,42% delle intervistate. 3. Abito da sposo: smoking blu intenso Negli ultimi anni si è parlato molto di sposi dallo stile casual, tuttavia uno degli outfit preferiti dagli sposi è lo smoking blu intenso. La maggioranza dei futuri sposi italiani (ben il 67,7%) opta per questo stile, in netto vantaggio sul secondo stile, ovvero lo smart casual (13,4%) con completi spezzati in cui si abbinano diversi colori e tessuti per dare un tocco di freschezza allo stile classico. Lo stesso smoking blu intenso è scelto dal 49,8% degli sposi spagnoli e dal 43% di quelli francesi: i dati sottolineano che la classicità rimane un tratto distintivo negli outfit del nostro Paese rispetto al resto d’Europa. A titolo generale, secondo il Libro Bianco del Matrimonio, il 58,8% degli sposi si affida ad atelier specializzati per trovare l’abito del grande giorno, il 29,9% si reca in un negozio di abbigliamento mentre il 12,5% opta per la sartoria. 4. Decorazioni: esplosione di fiori e angoli vintage Per gli amanti dei fiori, ecco il nuovo trend “esplosione floreale”: strutture di grandi dimensioni adornate con fiori per donare alla location di nozze un elegante tocco alla english garden. A scegliere questo elemento decorativo è il 44,7% degli sposi italiani, il che lo converte in un vero e proprio must. Per le coppie, è importante dare agli invitati l’impressione di essere immersi nella natura, anche quando il ricevimento si svolge in un ambiente chiuso. In questo contesto, le piante, gli alberi e i fiori stabilizzati hanno un ruolo fondamentale. Anche gli angoli vintage, con l’utilizzo di mobili e arredi da interno in ambienti esterni, diventano un punto di riferimento per il 43,8% delle coppie italiane. Oltre ad arricchire visivamente l’allestimento della location, questi spazi sono anche molto utili: possono infatti essere usati come base per un photocall, come cornice per il seating plan o per appoggiare le bomboniere. Gli usi da dare a questi elementi decorativi sono molteplici e attireranno l’attenzione degli invitati grazie alla loro fotogenicità dando personalità all’ambientazione. 5. Ingresso sposi: auto d’epoca

È uno dei momenti più attesi del grande giorno: l’ingresso degli sposi al ricevimento. In questo caso, la tradizione vince e ben il 42,6% delle coppie intervistate sceglie un’auto d’epoca per raggiungere i propri invitati. Al secondo posto, con il 38,7% delle preferenze, si attesta l’opzione dell’auto di alta gamma. Inizia a intravedersi una speciale attenzione in merito all’aspetto eco-friendly: l’11,36% dichiara che opterà per un veicolo ecologico. Solo una piccola percentuale, il 7,10%, utilizzerà una motocicletta. In linea generale, secondo il Libro Bianco del Matrimonio, solo il 22% delle coppie italiane sceglie di utilizzare un veicolo proprio per questa occasione. Non resta quindi che attendere di vedere se le indicazioni dei wedding planner e le preferenze dei futuri sposi combaceranno con le tendenze che vedremo per il prossimo anno e goderci tutti i matrimoni che il 2021, finalmente, ci regalerà. È possibile scaricare l’intero Rapporto Top Wedding Trends cliccando l’immagine. Matrimonio.com Matrimonio.com è un portale parte del gruppo leader del settore nuziale, The Knot Worldwide, pensato per aiutare gli sposi a organizzare il giorno più felice della loro vita. Grazie alla sua presenza internazionale ha creato la community nuziale e il mercato virtuale di nozze su Internet più grandi a livello mondiale. Dispone di un database con oltre 700.000 professionisti del settore nuziale e offre alle coppie strumenti per preparare la lista di invitati, gestire il budget, trovare fornitori, etc. The Knot Worldwide opera in 16 paesi tramite diversi domini come Bodas.net, WeddingWire. com, TheKnot.com, Matrimonio.com, Mariages. net, Casamentos.pt, Bodas.com.mx, Casamentos.com.br, Matrimonio.com.co, Matrimonios. cl, Casamientos.com.ar, Matrimonio.com.pe, Hitched.co.uk, Hitched.ie, Casamiento.com.uy, WeddingWire.ca e WeddingWire.in.

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aziende italiane l’impresa di fare impresa

a cura di Marco morelli

Goodmorning Paper La (s)travolta del packaging Si è tenuta presso il Castello Scaligero di Valeggio sul Mincio una conferenza-evento organizzata da Goodmorning Paper Srl per presentare il nuovo catalogo, con ospite d’eccezione il testimonial “atomico” chef Andrea Mainardi, nonchè approfondire le tematiche legate all’imminente entrata in vigore della Direttiva Europea SUP che mette a bando posate, piatti, cannucce, mescolatori per bevande ma anche tazze e contenitori per alimenti e bevande in polistirolo espanso e tutti i prodotti in plastica oxo-degradabili Goodmorning Paper è presente sul territorio nazionale da ormai 6 anni ed è orgogliosa dei traguardi raggiunti, felice di aver acquisito credibilità in molte realtà della GD, della Ristorazione Collettiva e non, dell’Alta Pasticceria e Panificazione. L’attenzione verso il corretto utilizzo di qualsiasi imballaggio destinato al confezionamento alimentare, il corretto smaltimento e la giusta comunicazione sono stati punti di partenza che hanno permesso all’azienda di affrontare, preparati, i cambiamenti della nuova normativa Proprio per questo Goodmorning Paper ha deciso di ampliare la sua gamma introducendo: - Articoli in Plastica “Dura” quindi per natura riutilizzabili ed infrangibili, adatti soprattutto dove richiesto il connubio tra SICUREZZA ED ELEGANZA

L’AZIENDA È PRESENTE SUL TERRITORIO NAZIONALE DA 6 ANNI ED È ORGOGLIOSA DEI TRAGUARDI RAGGIUNTI E DELLA CREDIBILITÀ ACQUISITA IN MOLTE REALTÀ DELLA GD, DELLA RISTORAZIONE COLLETTIVA E NON, DELL’ALTA PASTICCERIA E PANIFICAZIONE. (principali sostituti di Ceramiche e Vetro - Articoli in Cartoncino 100 riciclabile nella Carta che presentano rivestimenti ridotti come coating in antiumido e antigrasso - Articoli in Fibre Vegetali come canna da zucchero, Polpa di Cellulosa, Foglia di Palma e Legno Durante l’evento sono intervenuti la dr.ssa Veronica Paon, assessore all’ecologia del Comune di Valeggio sul Mincio che ha argomentato sulle criticità che un Comune affronta della gestione degli eventi/manifestazioni con somministrazione di cibo; la dr.ssa Chiara Martinelli Presidente di Legambiente Verona che ha chiarito lo studio condotto sulla presenza delle microplastiche nei mari e nei laghi; il dr. Thomas Pandian, Direttore Generale Consiglio di Bacino Verona Nord che ha gentilmente chiarito come attualmente gli impianti di recupero dei rifiuti si stanno strutturando per recepire nuovi materiali monouso biodegradabili compostabili; Davide Fumaneri, presidente di Garda Green, associazione con cui Goodmorning Paper ha appena stretto un accordo per sviluppare il progetto legato alla lotta allo spreco alimentare che coinvolge realtà della ristorazione del lago di Garda. A seguito della conferenza si è tenuto uno showcooking durante il quale lo Chef Andrea Mainardi ha intrattenuto gli ospiti spiegando la ricetta del risotto alla carbonara. Nadia e Roberto del Ristorante la Borsa hanno poi presentato “Capriccio d’estate” - Tortelli con basilico, robiola, pomodorini e olio extravergine Garda Dop. Per concludere la Pastry Chef Debora Vena ha confezionato in un bellissimo vasetto riutilizzabile personalizzato Goodmorning Paper un cremoso al cream cheese francese con gelée di ciliegia e lamponi su base di biscotto fragrante ai semi. Il tutto arricchito dalle proposte del Cocktail Catering Artemisia. Goodmorning Paper ha colto l’occasione per ringraziare il Comune di Valeggio per il patrocinio, la Proloco di Valeggio e L’associazione “Percorsi “per la concessione della location della attrezzatura, nonchè Flover per l’allestimento.

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gusto

a cura di Marco morelli

AALTO MILANO

Il ritorno atteso della stella che puo’ cominciare a brillare ALTO è l’unico ristorante a Milano ad aver ottenuto la stella lo scorso novembre, a un anno esatto dalla sua apertura. Il riconoscimento, arrivato per l’edizione 2021 della Guida Michelin, premia il linguaggio gastronomico inedito del locale, quello di cucina libera, interpretata dallo chef Takeshi Iwai, che finalmente riapre le porte con un nuovo menù. Questa è l’occasione imperdibile per poter degustare per la prima volta i piatti dello chef dopo il conferimento da parte della “rossa”. Un menu che presenta al pubblico la sua filosofia di cucina libera: libera di essere italiana, giapponese, entrambe le cose o nessuna delle due. Il ristorante AALTO è il secondo ristorante del IYO Group di Claudio Liu a potersi fregiare della stella Michelin. #CUCINALIBERA La cucina libera di AALTO non ha bisogno di un riferimento geografico o stilistico per essere definita. È una cucina creativa in cui materie prime, tecniche, ricette e richiami culturali parlano di un mondo interconnesso e globale, senza confini di tempo e spazio. Una cucina che non mette al centro lo storytelling dei piatti, ma il gusto e la ricerca di concetti come sapore, tecnica, qualità, equilibrio, eleganza. Da AALTO qualità e sostenibilità sono uno stile di vita e valori imprescindibili, ma lontani da ogni retorica del chilometro zero, delle nonne, del “fatto come una volta” e di una storia gastronomica che crea differenze piuttosto che generare nuove ricchezze.

La cucina libera non fa contaminazione, perché non ha appartenenze e non ha origini, attinge ad un patrimonio infinito di saperi, tecniche, riferimenti che la rende nuova e in evoluzione continua, al pari della cultura e della creatività umana. La cucina libera annulla gli schemi, cancella classificazioni e modi precedenti di incasellare l’esperienza gastronomica. Una vera rivoluzione delle regole del gioco. La libertà di AALTO diventa espressione dei suoi protagonisti: autenticità contemporanea, mente aperta, curiosità implacabile e passione per il proprio lavoro. La materia è al centro di tutto, per lo chef Takeshi Iwai. Il suo credo gli impone di valorizzare, senza stravolgere, ingredienti “che devono essere ineccepibili”. Prima la scelta, fra contadini o fornitori selezionatissimi, poi il pensiero dell’esecuzione per ottenere la massima espressione attraverso i metodi più diversi, antichi o contemporanei, classici o rivisitati. Obiettivo: il gusto, da raggiungere senza porsi ostacoli e inseguendo la propria creatività. “La mia cucina non è fusion, ma gioca tra culture diverse. Tutte.” Takeshi Iwai. LA STIMOLAZIONE DEI CINQUE SENSI La riapertura porta con sé la presentazione di un nuovo menu, il primo stellato, e frutto di mesi di ricerca e sperimentazione. Due menù degustazione, da 8 e 5 portate (140€ e 115€), e una carta, tutti espressione della cucina libera. La degustazione è per chi ama rischiare, l’espressione più creativa della cucina

e caratterizzata da sapori definiti. La carta ha piatti più confortanti, per raccontare con due proposte differenti la medesima filosofia. I due menù degustazione sono pensati per far vivere un viaggio nel pensiero gastronomico della cucina libera. Scampi e semi, un piatto giocato sulle consistenze, Lingua di manzo, salsiccia di Bra, pepe verde fermentato e Polpo-bushi e Risotto aspro, fiori di sakura, gelato di alga kombu e ostrica, in cui il gusto si esprime potente e denito. Una profumata Anguilla cotta alla carbonella con tataki di manzo e liquirizia, e un predessert con Mela verde, sedano, granita di kombucha di verbena e olio di lemongrass e ginepro così croccante che suona in bocca. Alla carta, piatti come il Risotto allo zafferano, granchio e limone, gli Gnocchi di ricotta, spinaci e shiso con salsa al frutto della passione e pepe; Rombo alla brace, beurre blanc, erbe e uova di trota. A chiudere i dessert, come il Gelato alla mandorla tostata, rabarbaro, shiso rosso e lamponi, senza latte o glutine, e la golosa Sfoglia al cioccolato e gelato al latte affumicato con cristalli di sale Maldon. Sempre in carta, il signature dish: gli Spaghetti alla tsukemen, declinati questa volta nella versione cacio e pepe con brodo di anguilla in saor. Un classico spaghetto ma da mangiare con un gesto giapponese e ispirato ai soba alla tsukemen. NEL CUORE DELLA MILANO COSMOPOLITA AALTO prende il nome dalla piazza in cui si trova, intitolata all’architetto finlandese Alvar Aalto, padre del Movimento Moderno. Una piazza pedonale, sospesa, sotto la torre residenziale Solaria – la più alta d’Italia – e delimitata dagli edifici della Torre Solea e Torre Aria. Il desing del locale è stato progettato dall’architetto Maurizio Lai. Uno spazio coerente con la filosofia della cucina libera, in un insieme di materiali naturali atti a creare molteplici suggestioni. Materia e superfici si compongono e si scompongono in un dinamismo continuo, in linea con l’inesauribile moto della cucina. Nel Quartiere di Porta Nuova, le finestre di AALTO si affacciano su una nuova Milano, unica città in Italia a poter ospitare questo progetto che concorre al dibattito gastronomico internazionale delle capitali mondiali del food come New York, Londra, Parigi, Singapore, Bangkok o Shangai. RISTORANTE AALTO Piazza Alvar Aalto/Viale della Liberazione 15 20124, MILANO Tel. +39 02 250 62 888

Spaghetti tsukemen al cacio e pepe con brodo di anguilla in saor

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Ufficio prenotazioni: booking@aalto-restaurant.com Orari di prenotazione: 12.30-14.00 / 19.00-21.30 chiuso lunedì a pranzo e domenica www.aalto-restaurant.com IG: @aalto.restaurant

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FB: @aaltocucinalibera

Chef Takeshi Iwai

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territorio

Brescia La Provincia dei Sapori Il formaggio Bagoss

a cura di v.corini

Dai formaggi di malga ai pregiati pesci di lago, dagli insaccati alle farine, dai grandi vini ai rinomati olii, sino al pregiatissimo caviale: i sapori della provincia di Brescia sono molteplici e intriganti, come il mutevole e affascinante paesaggio di questa terra lombarda che nel giro di poco più di 100 km spazia dalle cime alpine alle tiepide acque dei laghi. Un viaggio in provincia di Brescia è anche un viaggio attraverso i suoi sapori inediti e genuini, tutti da scoprire e da gustare. La sua offerta enogastronomica è infatti straordinariamente ricca e variegata in virtù della diversità del suo territorio e del microclima influenzato da vette, colline e laghi: 8 le aree in cui si suddivide (oltre a Brescia, i laghi di Garda e Iseo, la Franciacorta, le Valli Camonica, Trompia e Sabbia con il lago d’Idro, la Pianura bresciana), ciascuna con una propria gamma di eccellenti prodotti (molti dei quali tutelati dai marchi DOC, DOP, IGT, IGP e Presidio Slow Food) e tipicità enogastronomiche. Un patrimonio cospicuo, da anni oggetto di un costante processo di tutela e valorizzazione da parte di enti, strade e consorzi deputati, che nel 2017 ha trovato riscontro internazionale del proprio valore grazie al riconoscimen-

to “European Region of Gastronomy”, conferito alla provincia bresciana, insieme alle aree limitrofe di Bergamo, Cremona e Mantova, nell’ambito del progetto East Lombardy (www. eastlombardy.it). Per scoprirlo, e scoprirne storie e volti dei protagonisti, basta consultare il sito www.laprovinciadeisapori.it e gli account ufficiali Instagram e Facebook di Visit Brescia (dove sono visibili tutti i video), che narrano le varie zone attraverso i metodi di lavorazione dei prodotti, le ricette tramandate di generazione in generazione, per giungere al racconto di come l’alta cucina contemporanea faccia ampio uso delle materie prime del territorio, portando sulle tavole dei ristoranti stellati sapori secolari interpretati in chiave attuale. Gli ambassador A guidare il pubblico alla scoperta dei luoghi tramite i relativi prodotti sono alcuni brand ambassador d’eccezione, ovvero produttori locali che raccontano dei loro prodotti e dei metodi di lavorazione e chef dei ristoranti stellati della provincia di Brescia, che hanno realizzato con questi ingredienti una ricetta classica o da loro rivisitata, a cui viene abbinato un vino locale.

Questi i produttori: Mario Pazzaglia (caviale), Riccardo Geminati (Monococco Shebar), Nadia ed Elisa Turelli (olio DOP laghi lombardi Sebino), Ferdinando e Andrea Soardi (sardine), Cristina Peroni (formaggi caprini), Umberto Guidi (miele), Marco Berta (farine), Lorenzo Mingotti (carne di manzo), Jessica Bettoni (Silter DOP), Stefano Ferrari e Giovanni Passeri (patata di Monno), Gabriella Proserpio (agrumi), Mauro Grazioli (zafferano), Mauro Beltrami (Nostrano Valtrompia DOP), Stefania Reali (erbe aromatiche), Nadia Melzani Bali (Bagòss) e Sabrina Lee (piccoli frutti). Questi gli chef stellati: Gionata Bignotti (La Rucola 2.0), Simone Breda (Sedicesimo Secolo), Riccardo Camanini (Lido 84), Giuliana Germiniasi (Capriccio), Philippe Léveillé (Miramonti l’altro), il Maestro pasticcere Iginio Massari (Pasticceria Veneto), Alfonso Pepe (Leon D’Oro) e Daniele Zani (Al Gambero). I vini in abbinamento alle loro ricette sono Franciacorta Brut Millesimato DOCG, Franciacorta Pas Dosè DOGC, Lugana DOC, Botticino DOC, Riviera del Garda Classico DOC – Rosso, Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC – Chiaretto, Capriano del Colle DOC, Vino IGT di Valle Camonica.

Una terra dallo straordinario patrimonio enogastronomico. Prodotti e piatti della tradizione e creazioni contemporanee di chef stellati.

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Sardine di Monte Isola

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Un patrimonio cospicuo, da anni oggetto di un costante processo di tutela e valorizzazione

Il Ricettario in omaggio I tesori gastronomici di ciascuno degli 8 territori e le ricette sono stati narrati dal 19 maggio alla prima settimana di luglio da “Brescia. La Provincia dei Sapori”, campagna multicanale ideata da Visit Brescia per valorizzare il vasto patrimonio enogastronomico locale ed ora sono tutti a disposizione di viaggiatori e gourmet. Non solo. Dal sito www.laprovinciadeisapori.it si potrà scaricare il Ricettario in formato e-book PDF gratuito. All’interno vi si trovano le ricette della tradizione, quelle realizzate dagli chef stellati utilizzando i prodotti del territorio e i vini proposti in abbinamento.

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Per informazioni: www.visitbrescia.it

1. Caviale 2. Limoni 3. Zafferano 4. Salumi

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Casoncelli e Franciacorta Ph.Comune di Brescia-Albatros Film

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Piazza Santa Elisabetta 3 · Firenze · Tel. +39.055.2737673


Le Creazioni Gourmet dello Chef 2 Stelle Michelin Rocco De Santis nella storica Torre della Pagliazza, nel Cuore di Firenze.

info@ristorantesantaelisabetta.it · www.ristorantesantaelisabetta.it


gusto

Particolare Milano la gustosa ricetta dell’estate

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a cura di m.morelli

alvolta è proprio un particolare a fare la differenza. Ogni luogo può essere “particolare” ma questa è la scommessa di un trio di soci con in comune la passione per la ristorazione: uno chef, Andrea Cutillo e il maitre e sommelier Luca Beretta. Hanno creato la loro tana, che vuole essere un punto di accoglienza per tutti coloro che vogliono uscire e sentirsi a casa, che desidererebbero un cocktail ma forse anche una cena, che arrivano per un aperitivo post lavoro e si trovano in un giardino di oltre 100 mq nascosto a Porta Romana, in via Tiraboschi 5. La cucina dello chef Andrea Cutillo Una cucina creativa e mediterranea, un’attenta selezione di piccoli produttori e una forte attenzione a privilegiare l’allevamento italiano ed etico, una filiera pulita di approvvigionamento degli ingredienti della cucina. Una cucina che è senza fissa dimora, concreta e senza voli pindarici, ma di sostanza e d’effetto: tanti crudi, un salto in Spagna per la ricerca della carne più prelibata, qualche spunto dall’Asia. Una carta dei vini selezionata privilegiando piccoli produttori come grandi realtà legate al territorio nazionale, tante bollicine e diversi vitigni autoctoni rendono la carta completa da nord a sud Italia senza annoiare anche il consumatore più esigente. Ampia mescita anche in aperitivo che cambia di settimana in settimana in base ai piaceri del

UNA CUCINA CHE È SENZA FISSA DIMORA, CONCRETA E SENZA VOLI PINDARICI, MA DI SOSTANZA E D’EFFETTO

POLPO TRE COTTURE, PATATE, PIMENTON E PIQUILLO Ingredienti per 4 persone: 1 polpo intero da circa 1 kg 200 gr patate 1 cucchiaino pimenton (in alternativa paprika forte) 4 peperoni piquillo 1/2 cipolla dorata 1 litro olio di girasole Sale, pepe bianco e olio evo

Chef Andrea Cutillo

sommelier Luca Beretta. Il ristorante è totalmente plastic free, con asciugamani nei bagni riciclabili e una filosofia che si sostanzia nella lotta allo spreco dei rifiuti in cucina e al risparmio energetico (si avvale del fornitore elettrico Lifegate). Doppio dehors Particolare Milano riapre con un doppio dehors, ovvero con il giardino interno di oltre 100 mq nel cuore di Porta Romana e oltre 50 coperti con il nuovo dehors fronte locale che diventa lounge bar per aperitivi. Dopo la lunga chiusura del lockdown la proprietà vuole puntare in alto e stanno cercando nuovo personale da assumere. Ampliata anche la carta champagne per la parte di lounge bar nel dehors esterno e interno con divanetti, così da creare un vero e proprio angolo champagnerie. E per il futuro verrà realizzata un’ulteriore terrazza con orto per aggiungere altri 30 coperti al dehors interno. “Vogliamo puntare in alto e aggiungere sempre più qualità alla nostra proposta, ampliando la carta vini e champagne, dando spazio all’aperitivo e alla carta del menu, ampliando gli spazi esterni con un nuovo dehors e realizzando un’altra terrazza che risulterà sopraelevata al giardino interno, con un orto da cui lo chef Andrea Cutillo possa attingere per delle creazioni a km zero” racconta Luca Beretta maitre e sommelier di sala.

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Procedimento: Pulire le patate e mezza cipolla, tagliare finemente e cuocere in un pentolino con un filo di olio evo, sale e pepe bianco. Aggiungere acqua a coprire e lasciar bollire per circa 20 minuti. Aggiungere un cucchiaino di pimenton e frullare fino ad ottenere una crema liscia. Cuocere il polpo in abbondante acqua per circa 55 minuti e raffreddare. Tagliare ogni tentacolo in tre pezzi, friggere in olio di girasole per circa 2 minuti, scolare e ultimare la cottura sulla griglia per altri 2 minuti. Versare due cucchiai di crema di patate sul fondo del piatto, adagiare sopra il polpo e i peperoni precedentemente tagliati a julienne.

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gusto

alfio ghezzi indiscusso protagonista della cucina stellata italiana

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a cura di m.morelli Preparazione 20 minuti Cottura 5 minuti Per 6 persone

avvero un percorso particolare quello che ha portato lo chef Alfio Ghezzi ad essere un importante protagonista della cucina stellata italiana: prima la montagna trentina, in cui è nato e cresciuto, gli ha fatto amare la terra e i suoi prodotti; poi gli anni di formazione e pratica con Ettore Bocchia, con Gualtiero Marchesi a Erbusco e a Roma, con Andrea Berton e con la famiglia Lunelli alla Locanda Margon lo hanno ispirato e portato a realizzare la propria idea di cucina. “Il mio percorso è stato atipico, perché scansionato da tre periodi ben distinti: dopo i primi studi ed esperienze da cuoco, mi sono iscritto alla facoltà di Lettere di Trento, abbandonata poco dopo per dedicarmi per 6 anni all’insegnamento di cucina e pasticceria a Riva del Garda. Alla fine, nel 2003, ho iniziato la vera e propria carriera da chef che mi ha portato ad elaborare il concept di SENSO, prima al Mart di Rovereto e oggi con la Famiglia Risatti ad EALA, nella splendida cornice di Limone sul Garda.” FINE DINING SENSO Un’esperienza plurisensoriale quella di Fine Dining SENSO presso EALA, ristorante Gourmet guidato da Alfio Ghezzi, Executive Chef di EALA insieme a Akio Fuijta, Resident Chef di EALA. Una sala che si affaccia sul lago e la presenza di soli 7 tavoli garantiscono la massima privacy ed esclusività dell’esperienza. A Fine Dining SENSO di EALA, lo Chef Alfio Ghezzi ha dedicato un menu degustazione che segue le stagioni ed interpretazioni della molteplice natura di EALA. Il tutto accompagnato da un’ampia selezione di vini, birre artigianali, nettari di frutta, distillati e caffè speciali, tra cui il Personal Blend Alfio Ghezzi. Aperto 5 sere a settimana, anche ad ospiti esterni, dalle 19:30 alle 21:30. Chiuso il lunedì e il martedì. www.ealalakegarda.it

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Ingredienti 6 Filetti di Salmocarpio da 80 gr 18 rapanelli 30 fiori di erba cipollina panna 12 gr di sale 25 gr di zucchero 35 gr di aceto di mela aneto

Chef Alfio Ghezzi

EALA CUISINE-RICETTA DAL MENU “OMAGGIO AL GARDA” SALMIOCARPIO E RAPANELLI Un sapore delicato e un alto valore nutrizionale, il Salmiocarpio è il protagonista di questa ricetta inedita creata da Alfio Ghezzi per EALA, nuovo hotel 5 stelle L che ha recentemente aperto le sue porte a Limone sul Garda (BS). E se il territorio lacustre è stata la fonte di ispirazione principale per la realizzazione della filosofia e dell’architettura della struttura, non poteva mancare una ricetta che utilizzasse un animale endemico del Lago e una delle specie più pregiate di acqua dolce. Abbinato al sapore lievemente piccante e pungente dei rapanelli, al lieve aroma dei fiori di erba cipollina e all’acidità dell’aceto di mele, farà scoprire nuove frontiere di gusto. Salmiocarpio e rapanelli è inserito all’interno del menu degustazione “Omaggio al Garda” del Ristorante Gourmet Fine Dining SENSO.

Procedimento: Dopo aver eviscerato i salmocarpi, filettare e spinare. Privare i filetti della pelle, refilare la pancia, la coda e la parte iniziale, conservare solo il cuore del filetto che avrà una forma di cilindro. Recuperare le code e le pance e passarle in un mixer con la stessa quantità di panna, rilevare il gusto con sale e aneto tritato e frullare fino ad ottenere una farcia. Questa andrà spalmata su un foglio di pellicola con uno spessore di 2 mm e di seguito, con questa, si avvolgeranno i cilindretti ottenuti, in modo che ogni filetto sia avvolto dalla farcia aromatizzata al timo. Lavare e tagliare sottilmente i rapanelli a rondelle e farli marinare per un’ora con 12 gr di sale e 25 gr di zucchero quindi sciacquare e condire con 35 gr di aceto di mela; lasciare in marinatura per un’altra mezzora. Con le rondelle di rapanelli preparare delle corolle intercalando i rapanelli all’interno di un anello di acciaio. Cuocere i salmocarpi in forno a vapore a 65°C per circa 6 minuti; togliere dal forno, levare dalla carta pellicola e fiammeggiare, quindi impiattare affiancandoli con le corolle di rapanelli ed ultimare con i fiori di erba cipollina e con dell’olio extravergine Garda Dop.

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Chef giuseppe raciti LA PASSIONE IN CUCINA PER IL LIMONE DELL’ETNA

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a cura di v.corini

a passione per la cucina di Giuseppe Raciti nasce in tenera età. A 13 anni inizia a muovere i primi passi nella ristorazione locale. Appena adolescente parte per la Svizzera, esperienza che lo legherà indissolubilmente alla cucina d’eccellenza. Rientrato in Sicilia, consolida la sua esperienza professionale presso il San Domenico di Taormina e dopo un’altra breve parentesi svizzera sotto la guida di Mirto Marchesi decide di tornare definitivamente in patria come capo Chef dello Zash Country Boutique Hotel, in provincia di Catania. Nel 2019 arriva il grande traguardo, ottenendo la prima stella Michelin. TAGLIATELLE DI SEPPIA AL LIMONE DELL’ETNA IGP La scelta di proporre questo piatto è legata a una volontà ben precisa: utilizzare “totalmente” il limone. Nella preparazione, infatti, c’è l’acidità del succo, che serve per candire la buccia e dare dolcezza al piatto, e la sapidità della parte bianca, che compensa la parte acida del limone. Con le foglie essiccate, invece, si può creare la polvere da usare nella decorazione. Il risultato è un piatto gustosissimo con un utilizzo al 100% dell’ingrediente e, di conseguenza, nessuno spreco. Per preparare questo piatto sono necessari 800gr di seppie, 200gr di zucchero, 10 limoni, olio EVO q.b., pepe nero q.b., sale di Maldon q.b. e maggiorana q.b. Dopo aver lavato e pelato i limoni, tagliare la scorza alla julienne e farla sbianchire con tre passaggi in acqua calda. Con la polpa del limone ottenere 200gr di succo e metterli sul fuoco in un pentolino assieme a 200gr di zucchero, fino a quando quest’ultimo non sarà del tutto sciolto. A questo punto, aggiungere la buccia dei limoni precedentemente tagliata e sbianchita e lasciarla candire per 20 minuti. Fatto questo, si può cominciare a lavorare sulle seppie. Dopo averle pulite e private della pelle, queste vanno arrotolate, aiutandosi con della pel-

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NEL 2019 E’ ARRIVATO IL GRANDE TRAGUARDO, OVVERO IL CONSEGUIMENTO DELLA PRIMA STELLA MICHELIN

colerà, avrà bisogno di altro tempo; viceversa, se resterà saldamente al suo posto, sarà pronta. A questo punto, con la marmellata ancora calda, si possono riempire i barattoli precedentemente sterilizzati, avvitandoli con cura e lasciandoli riposare a testa in giù.

Chef Giuseppe Raciti

licola, e riposte nel congelatore per 48 ore. Una volta pronte, vanno tagliate finemente e fatte rinvenire in acqua tiepida per circa due minuti. Scolate e asciugate le seppie e il piatto è quasi pronto: è sufficiente condirlo con olio evo, sale di Maldon e, naturalmente, con il limone candito preparato in precedenza, aggiungendo infine un ciuffetto di menta come decorazione. MARMELLATA DI LIMONE DELL’ETNA IGP La marmellata di limoni è una preparazione molto particolare, perché contemporaneamente al suo interno si riscontrano note dolci, acide e amare. La delicatezza e la peculiarità del suo gusto nascono proprio da questo contrasto. Una buona marmellata di limoni richiede frutti della miglior qualità, non trattati, freschi e meglio se maturi. La sua preparazione richiede 1kg di limoni, 700g di zucchero, acqua q.b. e, a piacere, mezzo baccello di vaniglia. I limoni devono essere lavati sotto acqua corrente e spazzolati, dopodiché, una volta asciugati e rimossi gli estremi e i semi, vanno tagliati a fette sottili. Le fette vanno immerse in acqua fredda in un recipiente e lasciate a temperatura ambiente per 24 ore: un passaggio, questo, che dopo aver scolato le fette andrà ripetuto una seconda volta. A questo punto le fette scolate vanno unite a 350ml di acqua e allo zucchero, per poi venire cotte a fuoco medio per 40 minuti, mescolando di tanto in tanto. Trascorsi i 40 minuti previsti, sarà la consistenza della marmellata a rivelare l’avanzamento della cottura: se, messa su un piattino inclinato,

IL LIMONE DELL’ETNA IGP E L’INTERVENTO SUL TERRITORIO PER LA SUA TUTELA La coltura del limone è presente alle falde dell’Etna da oltre due secoli. Oggi, nonostante non abbia più quella valenza economica goduta per gran parte del Novecento, continua a essere una produzione solida e ben radicata nella zona. Come detto, la peculiarità del Limone dell’Etna IGP nasce soprattutto dal terreno che dà nutrimento alla pianta: il suolo vulcanico è infatti estremamente fertile e ricco di sostanze nutrienti, oltre a essere costantemente battuto dalla brezza marina. Ma gli elementi distintivi di qualità del Limone dell’Etna IGP nascono anche da una particolare tecnica colturale (la cosiddetta “forzatura”, o “secca”) che ne permette la raccolta anche fuori stagione. Infatti, produce una fioritura estiva che genera un frutto da raccogliere l’estate successiva chiamato Verdello per il colore pallido della buccia. Questa è una vera eccellenza che si produce solo in Sicilia. Tutte queste particolarità si concretizzano al momento dell’utilizzo a tavola in un’elevata qualità degli oli essenziali della buccia e nelle pregiate caratteristiche chimico-fisiche del succo.

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OILBAR&BISTRÒ

Seguici sui social per scoprire i tanti eventi in programma per i mesi di agosto e settembre Ci trovate su Facebook e Instagram APERTO DAL LUNEDì AL VENERDì DALLE ORE 9.00 ALLE 21.00 IL SABATO E LA DOMENICA DALLE ORE 10.00 ALLE 15.00 E DALLE 18.00 ALLE 22.00

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gusto

Il formaggio del Casaro nasce così il Silter a 1.800 metri di quota

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a saggezza dei vecchi di montagna. Un giorno il papà gli disse: «Il cibo non serve solo per sfamarci, deve aiutarci a stare bene». Andrea Bezzi, a 1.800 metri di quota, produce solo formaggi biologici a latte crudo da brune alpine e altre razze tipiche di montagna. Continua a fare quello che ha sempre visto fare a casa. Quegli alpeggi nei quali accompagnava le mucche gli hanno trasmesso l’amore per natura, animali e cibo sano. Oggi è uno degli artefici del Silter Dop: il formaggio parzialmente scremato simbolo della Valle Camonica che viene messo a stagionare in cantine naturali tra legno e pietre per un periodo che può raggiungere gli otto anni. Andrea è un “casaro resistente”, termine che indica quei produttori che continuano a lavorare negli alpeggi e nelle baite, dediti a conservare le antiche tradizioni, i pascoli aperti e, attraverso il proprio lavoro, difendono la biodiversità. Ottiene il latte dalle sue sessanta mucche brune alpine e altre razze tipiche di montagna, lasciate libere per metà dell’anno che mangiano erbe in estate, fieno locale con aggiunta di erba medica, semi di lino e mais d’inverno. L’uso del latte crudo permette di trasmettere al Silter aromi affascinanti e ogni volta diversi: dal timo serpillo, alle erbe officinali fino al gusto amaro del tarassaco. Merito di questo tipo di caseificazione: il latte lavorato a temperatura ambiente preserva più proteine, calcio e vitamine. Resta quindi vivo e naturale, con i batteri “buoni” che possono proseguire il loro lavoro e aumentare il benessere di chi prova questo formaggio così prezioso.

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a cura di di m.t. san juan

Andrea Bezzi con i suoi formaggi (Ph. Andrea Zampatti)

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gusto

Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo di Marsala Gourmet di Sicilia

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a cura di marco morelli

na terra baciata dal sole, e benedetta da prodotti che vengono esaltati nella profumatissima cucina di alta tradizione: la Sicilia è un vero paradiso per chi ama la buona tavola. E con la voglia di tornare ad assaporare il gusto pieno della vita Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo – LUXURY WINE RESORT di Marsala invita a trascorrere un soggiorno all’insegna dei piaceri enogastronomici, un tuffo nella sensualità che avvolge ogni aspetto della vita mediterranea. T ra i menu speciali che offre il Ristorante, i food lovers devono assolutamente provare Ori di Sicilia, nel quale sono protagoniste le eccellenze sicule, tra cui “l’oro rosso del Mediterraneo” ovvero il gambero rosso di Mazara; “l’oro verde”, il pistacchio di Bronte; l’ “l’oro nero”, il cioccolato di Modica; “l’oro giallo”, l’olio EVO: colori e sapori intensi per un viaggio nel gusto puro. Il menu Erbe della tenuta vede protagoniste le erbe aromatiche che crescono all’interno del Baglio, in abbinamento principalmente con il pesce, spicca il menù Vini in cucina che salta l’uso del vino di produzione propria nella cottura di pietanze gourmet. Per passione e tradizione, ancora oggi, sotto l’attenta gestione della famiglia si producono 8 tipologie di vino, tra cui il famosissimo vino da meditazione Marsala D.O.C., lo Zibibbo, l’Inzolia, il Grillo, il Nero d’Avola, il Merlot ed un profumatissimo e delizioso olio extra vergine d’oliva. Il menu degustazione – di carne o pesce – vede ognuna delle cinque portate accompagnata da un differente calice di vino, mentre il menu della tradizione consente di assaporare i piatti più tipici della cucina siciliana. E’ disponibili anche un ricco menu alla carta che prevede piatti gourmet e piatti flambé, ci sono tutti gli ingredienti per una cena perfetta. Il ristorante, certificato dall’AIC (Associazione Italiana Celiachia), offre anche pietanze gluten free, vegetariane e vegane. Mangiare e bere bene qui è una cosa seria! Gli ospiti hanno la possibilità di visitare il baglio e la cantina di affinamento, per conoscere le caratteristiche architettoniche della struttura, gli antichi attrezzi di lavoro e naturalmente per gustare una selezione di vini e l’olio EVO della tenuta accompagnati da prodotti tipici in abbinamento. La storia di Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo è molto antica: la “Casa Fortificata”, protetta da alte mura, da un grande portale in ferro battuto e da un’imponente torre merlata, proteggeva i raccolti e le produzioni agricole. La sua produzione fu molto apprezzata già dal Settecento, testimonianza ne è l’antica etichetta di vino “Oneto dei Principi di San Lorenzo” conservata nella cantina della tenuta che riporta

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lo stemma degli Oneto e quello dei Sacri Palazzi Apostolici, di cui fu fornitrice ufficiale. E la tradizione incontra la contemporaneità all’ora del tramonto, che ogni giorno qui dipinge il cielo con riflessi meravigliosi, grazie all’aperitivo con un calice di vino o con un originale “Signature Cocktail Baglio Oneto”, naturalmente a base di vini prodotti dalla tenuta. Un brindisi alla vita! Per informazioni: Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo Luxury Wine Resort Contrada Baronazzo Amafi 8 91025 Marsala (TP) Tel. 0923 746222 WhatsApp 377 3271098 www.bagliooneto.it info@bagliooneto.it

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aziende italiane l’impresa di fare impresa

a cura di Marco morelli

follador

Una nuova brand image Valorizzare l’esclusività di un marchio stimato e premiato a livello internazionale, creare una corporate image elegante, contemporanea e riconoscibile, per esprimere l’identità del brand incontrando il gusto di una clientela esigente e cosmopolita. Sono questi gli elementi trainanti del restyling completo dell’immagine di prodotto, a cui Follador Prosecco brinda in questi giorni con grande soddisfazione. Dopo mesi di elaborazione, il progetto porta con sé la rivisitazione di alcuni degli elementi grafici predominanti: primo fra tutti il logo, ora bianco per assumere rilievo e visibilità o grigio scuro per le etichette dei frizzanti. Colori e disposizione dei contenuti puntano a valorizzare la chiarezza delle etichette, mentre ne resta invariata la tipica forma a rombo, carattere distintivo dei vini Follador dal 1769. La capsula è realizzata in un’unica gradazione di colore, limitando il contrasto al rifilo liscio su fondo goffrato: un intervento che permette alla bottiglia di acquisire maggior slancio e modernità. Anche la grafica dei cartoni da imballo è rivisitata, con un gioco prospettico di rombi che richiamano la tonalità del prodotto contenuto. Ma la novità più esclusiva e interessante è l’attribuzione di un nome ben preciso a tutti i vini,

CHIAREZZA DEI CONTENUTI, RICONOSCIBILITÀ IMMEDIATA E UNO STILE ELEGANTE E CONTEMPORANEO CARATTERIZZANO CON ORIGINALITÀ 5 LINEE DELLA STORICA AZIENDA DI VALDOBBIADENE

resi ancor più caratteristici e identificabili al primo sguardo. I prodotti sono suddivisi in 5 linee, che spaziano dai D.O.C. e D.O.C.G., fra i quali appare il Brut NANI DEI BERTI, ora catalogato “Rive di Col San Martino”, fino ai classici frizzanti. Una categoria è dedicata ai due Spumanti Millesimati JOANI e KLEOFE e un ultimo assortimento ai Rosé, con il nuovo Prosecco D.O.C. LAELIA. Le denominazioni dei prodotti sono ispirate ai termini tipici del Territorio, così come agli antenati della famiglia Follador, per omaggiare quei valori cardine sui cui si è costruita in oltre 2 secoli un’intera filosofia produttiva. In alcuni casi vi è un riferimento alla peculiarità che maggiormente caratterizza il vino in questione: è il caso di XZERO, il cui titolo si riferisce all’assoluta assenza di zuccheri residui. Cristina Follador, sales e marketing manager dell’Azienda, ha seguito in prima persona tutti i passaggi che hanno condotto a questo rinnovamento, ispirando e orientando l’opera dei diversi designer che vi hanno contribuito. Adesso che il restyling è completo, dichiara: “Sono certa che il pubblico degli estimatori del nostro Marchio apprezzerà la nuova impronta di stile che abbiamo offerto al prodotto, rendendolo ancora più attraente e connotato. È un abito realizzato con cura sartoriale, che rappresenta pienamente l’Eccellenza dei prodotti Follador”. Il nuovo packaging punterà a consolidare il mercato nazionale e oltreconfine riportando in ogni etichetta la memoria di un passato familiare antico, i cui principi si rispecchiano nella bellezza di un territorio privilegiato, tra le Dolomiti e Venezia. Spirito di squadra, impegno e attenzione alla salute dell’ambiente tengono legate a doppio filo ben 9 generazioni, custodi della più autentica tradizione vinicola di eccellenza. www.folladorprosecco.com

Da sinistra Mariacristina, Emanuela, Michele e Francesca Follador

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S P E C IALE

v i n i

a cura di di marco morelli

franciacorta, 1200 etichette per brindare all’estate

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l Franciacorta, con il suo effervescente perlage, è il vino dell’estate. Simbolo stesso di glamour e dell’Italian Style, il più pregiato fra le bollicine italiane con la sua vivacità accompagna brindisi e degustazioni, dona piacere, leggerezza e gioia di vivere. E, nelle sue varie tipologie, è l’abbinamento perfetto a tutto pasto per accompagnare piatti di mare e di terra, tradizionali o innovativi. A proporre ai wine lovers il più vasto assortimento di vini della Franciacorta sono le Cantine di Franciacorta di Erbusco, dal 1994 enoteca di riferimento del territorio e luogo prediletto degli appassionati dell’eccellenza del vino. Il suo elegante open – space di oltre 500 mq mette in vetrina il più ampio e completo assortimento di vini della Franciacorta a prezzi di cantina. Una vera vetrina del territorio: vi sono infatti presenti tutti i produttori con ben 1200 etichette, in modo da poter offrire a consumatori ed enoturisti la possibilità confrontarle, sceglierle, degustarle, scoprendo comodamente in un solo luogo la straordinaria varietà, ricchezza e qualità della proposta enologica franciacortina. A pochi minuti dal casello autostradale di Rovato, lungo la strada che porta al lago d’Iseo, con un comodo parcheggio il Wine Store dal concetto contemporaneo e dall’atmosfera informale ed accogliente, è aperto dalle 9,00 alle 19,30 con orario continuato, anche nei giorni festivi. Vi si trovano anche un’importante selezione di vini delle principali zone vitivinicole italiane e straniere, prodotti gastronomici di altissima qualità accuratamen-

A proporre ai wine lovers il più vasto assortimento di vini della Franciacorta sono le Cantine di Franciacorta, dal 1994 enoteca di riferimento del territorio

te selezionati (come marmellate, sott’oli, formaggi, salumi, oli e aceti balsamici, miele, salse, thè, biscotti, cioccolato e tanto altro) oltre linee particolari di accessori per servire e degustare il vino. In un piccolo caveau sono custodite le rarità, ad iniziare da vini introvabili e annate storiche, per venire incontro alle richieste degli intenditori più esigenti. Il Wine Bar annesso all’enoteca, con l’ombreggiato portico che si affaccia su un luminoso e curato giardino, è la cornice ideale per una sosta rilassante e gustosa en plein air. Il luogo perfetto per sorseggiare un aperitivo a base di Franciacorta scelti nell’amplissima selezione del Wine Store. Oppure per pranzare con un appetitoso tagliere di salumi e formaggi, freschi e sfiziosi piatti come risotti e insalate a cui abbinare il Franciacorta preferito, che è possibile scegliere tra un’insuperabile gamma di possibilità. Se non si può passare nel Wine Store, grazie al comodissimo e-commerce è sempre possibile ordinare i prodotti di Cantine di Franciacorta e riceverli direttamente casa. Informazioni: Cantine di Franciacorta Via Iseo, 98 - Erbusco (Bs) Tel. +39 030 775 1116 - www.cantinedifranciacorta.it - info@cantinedifranciacorta.it

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vinoteca

EXPLORER, IL NUOVO VINO DI FAMIGLIA OLIVINI Di MARCO MORELLI

Famiglia Olivini, cantina che da oltre cinquant’anni produce vini nel territorio, votato al Lugana, a sud del Lago di Garda, ha dato vita a un nuovo vino bianco che va ad ampliare una già variegata proposta: Explorer. Il vino Explorer nasce dalla volontà di esaltare le qualità dell’Incrocio Manzoni 6.0.13, un vitigno particolare che cresce negli unici terreni a terrazzamento dell’azienda, e le peculiarità del Trebbiano di Lugana, uva coltivata in terreni argillosi. L’Incrocio Manzoni si è dimostrato un vitigno dall’innata ripetibilità qualitativa, e proprio questa sua caratteristica è alla base di questo nuovo blend che sa esprimere le particolarità e il meglio di entrambe le uve impiegate. Explorer, vinificato attraverso criomacerazione per estrarre al meglio gli aromi primari, viene affinato in acciaio e barrique (40%), cosicché gli aromi terziari possano evolversi al meglio. Il vino, frutto della vendemmia 2018, si esprime con un naso ricco, quasi aromatico, dal profilo balsamico fresco di salvia, completato da albicocca matura e frutta gialla in genere e sottofondo di pietra focaia. Alla bocca è secco con ottima acidità, con un incredibile volume e spessore che lo rendono infinitamente lungo e persistente. L’etichetta fa da contraltare a un altro grande vino di Famiglia Olivini: il Notte a San Martino, un Benaco Bresciano IGT Merlot. Al posto della luna ha trovato spazio un sole dorato e il nero della notte ha lasciato spazio al bianco, tutto da esplorare.

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La famiglia Olivini

«La scelta di vinificare e utilizzare l’Incrocio Manzoni per creare Explorer – spiega l’enologo Antonio Crescini – deriva dalla consapevolezza dell’alto livello qualitativo di queste uve provenienti da vigne di ormai dieci anni. Precedentemente venivano vinificate per tagliare il Lugana, ma data la quota di taglio irrisoria, si perdevano quasi completamente».

A PROPOSITO DI FAMIGLIA OLIVINI La storia della cantina Famiglia Olivini prende vita dalla passione di un imprenditore bresciano per la campagna. Era il 1970 quando tutto ebbe inizio e quello che un tempo era forse solo un hobby oggi, grazie al passaggio di consegne ai nipoti nel 1999, è un progetto in continua crescita ed evoluzione. Giorgio, Giordana e Giovanni, i nipoti, scelgono quotidianamente di condividere un legame che i genitori Graziella e Giulio da anni sentono per questa terra. Una passione sincera, la stessa che la famiglia ripone per l’attività siderurgica, per un patrimonio trasmesso dai nonni. Il percorso dell’azienda si lega a quello professionale dell’enologo Antonio Crescini che da oltre vent’anni segue l’attività in vigna e la produzione in cantina. Produzione che è diversificata nei Lugana Doc (che comprende il metodo classico), Chiaretto, rosé e vini rossi. La gamma si completa con tre grappe e un olio.

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EXPLORER BENACO BRESCIANO IGT BIANCO Vino ottenuto dall’attenta selezione di uve Turbiana coltivata nella zona più argillosa e tipica della Lugana e Incrocio Manzoni 6.0.13 coltivato in una piccola porzione di terreno aziendale che si discosta dal resto per caratteristiche pedologiche e morfologiche, essendo l’unica posizione dei nostri terreni situati su un terrazzamento. Il vino si esprime con un naso ricco quasi aromatico dal profilo balsamico fresco di salvia, completato da albicocca matura e frutta gialla in genere e sottofondo di pietra focaia. Alla bocca è secco con ottima acidità incredibile volume e spessore che lo rendono infinitamente lungo e persistente.

DENOMINAZIONE DI ORIGINE Benaco Bresciano IGT Bianco Chef Alfio Ghezzi

UVAGGIO Trebbiano di Lugana e Incrocio Manzoni 6.0.13

RESA PER ETTARO 80-90 quintali

VINIFICAZIONE Raccolta manuale in cassette, pressatura soffice, criomacerazione pellicolare per 12/18 ore a 10°C, fermentazione alcolica operata da lieviti selezionati a temperatura controllata.

ANALISI CHIMICA Grado alcolico 13%vol; Acidità totale 6.2 g/l; Zuccheri residui inferiori a 2 g/l

ANALISI ORGANOLETTICA Colore giallo paglierino scarico, spiccata mineralità accompagnata da sentori balsamici di salvia e fruttati di albicocca e frutta gialla in genere. Il gusto è secco e asciutto, di gran volume e persistenza.

ABBINAMENTI Ideale nell’abbinamento con il cibo al pasto, accompagna egregiamente piatti di pesce di mare crostacei e seppie. Eccezionale nell’abbinamento con i formaggi grassi.

Società agricola Olivini s.s., San Martino della Battaglia, Località Demesse Vecchie, 2 +39.030.9910268 - info@olivini.it

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tokio 2021 n. 2 Aprile-Maggio 2020

Dopo un anno di attesa, tra defezioni e focolai di Covid-19, sono iniziati i Giochi giapponesi. Tante le speranze azzurre tutte riposte nei nostri 384 atleti in gara in 36 discipline.

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S P E C IALE

o l i m p i a d i

di michele pavese

(tratto da SPORTFACE.IT)

Atene 1896, La storia della PRIMA Olimpiade moderna

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“Tu chiamale se vuoi… emozioni”. L’esperienza dei Giochi Olimpici è senza dubbio incomparabile, un’avventura entusiasmante che ogni atleta sogna di vivere almeno una volta. Non esiste evento in grado di appassionare, tenere col fiato sospeso e regalare emozioni come un’Olimpiade, non c’è manifestazione che celebri meglio lo sport e i suoi protagonisti. In poco più di due settimane si condensa un’attesa lunga quattro anni, dove si fondono gioie e dolori, paure e speranze, e si raccoglie ciò che resta del senso epico dell’esistenza. Ed è proprio questo, forse, che spinge milioni di persone ad appassionarsi alle gesta di campioni spesso sconosciuti e a seguire le più svariate discipline, anche solo per un breve periodo. Come gi eroi dell’Antica Grecia, forti, leali e coraggiosi, tanto belli quanto virtuosi, i partecipanti ai Giochi di ieri e di oggi incarnano quell’ideale di perfezione cui tutti (o quasi) tendono per vivere in modo sereno. Lo diceva anche Voltaire: per essere felici occorrono l’anima di un saggio e un corpo d’atleta. Dal mito di Olimpia a De Coubertin. Il viaggio olimpico è lungo quasi ventotto secoli. La sua idea nasce, cresce, muore e risorge in Grecia, culla della civiltà occidentale. Olimpiade era il termine usato anticamente per designare il periodo di quattro anni che intercorreva tra una celebrazione e l’altra dei Giochi Olimpici dedicati a Zeus, organizzati nella città di Olimpia dal 776 a.C., all’interno del ciclo dei cosiddetti Giochi Panellenici (che includevano anche i Giochi Pitici, Nemei e Istmici). Erano competizioni riservate a cittadini maschi liberi, adulti e di stirpe greca e comprendevano gare di stadion (i moderni 200 metri piani, l’unica disciplina praticata per circa mezzo secolo), diaulos (400 metri), dolichos (4440 metri), corsa nei carri, lotta libera, pugilato, pancrazio, pentathlon (lotta, stadion, salto in lungo, tiro del giavellotto e lancio del disco) e corsa con le armi. Prima di questa data, però, potrebbero esserci stati altri agoni, le cui origini sono misteriose e si nascondono nelle pieghe di racconti leggendari, come quelli narrati dal grande poeta Pindaro negli Epinici. A porre fine a questa tradizione millenaria (dopo ben 292 edizioni) fu l’Imperatore romano Teodosio I, nel 393 d.C., influenzato dall’allora vescovo di Milano Ambrogio, che considerava i Giochi come una festa pagana. Il loro declino, in realtà, era già cominciato da tempo e si deve collegare ai tanti avvenimenti che hanno caratterizzato la storia ellenica per più di un millennio, al tramonto delle tradizioni classiche greche e allo svilimento della figura dell’atleta. I Giochi, così, cessarono di raccontare le loro meravigliose storie per quasi 1500 anni, fino a quando alcuni scavi riportarono alla luce i resti di Olimpia, sotterrata probabilmente da un de-

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vastante terremoto (o da un violento tsunami) nel VI secolo. L’antico stadio, tracce dell’ippodromo e il ginnasio furono ritrovati nel 1881 da una spedizione comandata da Ernst Curtius, docente di filologia e archeologia all’Università di Berlino, ma già nel secolo precedente si era riacceso l’interesse, grazie anche alla diffusione in Europa della corrente artistica e letteraria del neoclassicismo. La “moda” di riproporre le tradizioni dell’antichità contribuì anche alla rinascita del mito di Olimpia: in diverse zone del Vecchio Continente (e anche in Canada) s’istituirono competizioni ispirate al Giochi di un tempo. Le più importanti ebbero luogo proprio in Grecia, volute dal mecenate romeno Evangelis Zappas, che mise a disposizione un’ingente somma di denaro per ripristinare i giochi olimpici. Con l’aiuto di re Ottone I, nel 1859 Zappas riuscì a creare il primo Concorso olimpico, che si disputò nelle vie e nelle piazze di Atene. L’idea, per quanto apprezzabile, mostrava diverse falle organizzative (accanto ad alcune discipline ”classiche” vi erano competizioni folcloristiche

Pierre de Coubertain

come la corsa nei sacchi o la scalata all’albero della cuccagna) e la sua risonanza fu minima, limitata ai confini greci. Il mecenate morì qualche anno dopo, lasciando una cospicua eredità che servì per la ricostruzione dello stadio Panathinaiko, dove si tennero i successivi Concorsi e, come vedremo, i Giochi della I Olimpiade moderna. Pierre De CoubertinLa svolta decisiva fu attuata solo qualche anno più tardi, grazie all’opera infaticabile del pedagogista francese Pierre de Fredi, Barone de Coubertin. Influenzato dai viaggi in Inghilterra, dall’amicizia con William Penny Brookes e dalla “rivoluzione pedagogica” promossa dal pastore anglicano Thomas Arnold, De Coubertin cominciò a considerare l’educazione sportiva come uno strumento fondamentale al servizio della crescita dei giovani. Mosso da un grande spirito propositivo e Rocca di Lonato da una visione utopistica della società, in cui tutti dovrebbero rispettarsi e comportarsi lealmente, senza alcuna distinzione, il barone fu il primo a intravedere nello sport e nella filosofia dell’olimpismo delle potenzialità mai riconosciute prima. Per favorire la diffusione di questo messaggio, sarebbe stato necessario soltanto fornire alla gioventù di tutto il mondo un’occasione per incontrarsi e vivere insieme un’autentica festa di sport. Il 25 novembre 1892, durante le celebrazioni per il quinto anniversario di fondazione dell’USFSA (Unione delle Società Francesi degli Sport Atletici), De Coubertin illustrò la sua idea di far rinascere i Giochi Olimpici in chiave moderna. La proposta, però, fu accolta inizialmente con poco entusiasmo, perché si scontrava con la “nobiltà” di alcune discipline e con i soliti nazionalismi difficili da abbattere. Ma l’aristocratico francese – discendente del celebre spadaccino Cyrano de Bergerac – non si lasciò prendere dallo sconforto, sfruttando con grande arguzia ogni minima occasione. In particolare, De Coubertin si inserì nel dibattito sulla distinzione tra dilettantismo e professionismo, che stava catalizzando l’attenzione di tutte le società sportive (non solo francesi) alla fine dell’Ottocento; Il tema fu trattato ufficialmente nel Congresso Internazionale del 16 giugno 1894, aperto nell’anfiteatro della Sorbona sulle note dell’inno di Apollo, rinvenuto nel 1883 tra le rovine di Delfi e composto da Gabriel Fauré. È il primo, storico Congresso Olimpico, al quale parteciparono quasi tutte le personalità più in vista dell’epoca: oltre a stabilire i principi del dilettantismo, sancì anche la rinascita definitiva dei Giochi Olimpici. De Coubertin, infatti, con un colpo da maestro, era riuscito a inserire all’ordine del giorno la sua proposta, che venne finalmente accettata. Il 23 giugno, a conclusione del Congresso, fu istituito il Comitato Internazionale dei Giochi Olimpici, con il compito di organizzare la prima Olimpiade dell’era moderna. Nel primo bollettino ufficiale, redatto dallo stesso De Coubertin, compaiono i nomi dei membri del neonato CIO (tredici in tutto, tra

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cui l’italiano Ferdinando Lucchesi-Palli), presieduti dal greco Demetrius Vikelas. L’idea iniziale era di assegnare la manifestazione a Parigi, nel 1900, in contemporanea con l’Esposizione universale. La paura che il pubblico perdesse interesse per l’evento, però, portò De Coubertin ad anticipare i tempi e a designare Atene come città ospitante. I Giochi Olimpici di Atene 1896. “Dichiaro aperti i primi Giochi olimpici internazionali di Atene. Lunga vita alla Nazione, lunga vita al popolo greco!”. Con queste parole, lunedì 6 aprile 1896, Re Giorgio I di Grecia sancì l’inizio di una nuova era per lo sport mondiale, davanti agli 80.000 spettatori presenti nello stadio Panathinaiko, messo a nuovo e restaurato una seconda volta grazie alla donazione del filantropo George Averoff. La scelta della data per la cerimonia di apertura non fu casuale: il 6 aprile, infatti, era il giorno in cui si celebrava l’anniversario dell’indipendenza greca. Un’orchestra di nove bande e centocinquanta coristi eseguì l’inno (diventato ufficiale solo nel 1958), scritto dal poeta Kostis Palamas e composto da Spyridon Carlo AiroldiSamaras. Alla prima Olimpiade parteciparono tredici Nazioni (Grecia, Australia, Austria, Bulgaria, Cile, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Svezia, Svizzera, Stati Uniti e Ungheria) e 285 atleti, la maggior parte di casa. L’Italia non ebbe rappresentanti, anche se è nota la vicenda di Carlo Airoldi, corridore nato a Origgio nel 1869. Airoldi tentò di prendere parte alla maratona con scarsa fortuna: la sua richiesta d’iscrizione fu respinta dal CIO, che lo considerò un professionista a causa di un premio ricevuto per la partecipazione alla Torino-Marsiglia-Barcellona dell’anno prima. Una beffa davvero atroce per un ragazzo giunto ad Atene da Milano dopo un viaggio a piedi di ventisei giorni e 1330 km. Alcune fonti storiche riportano anche la presenza di Giuseppe Rivabella, nato ad Alessandria e specialista nel tiro a segno. Secondo il giornalista greco Vladis Gavrilidis, Rivabella fu addirittura ammesso alla gara di Carabina militare, dove non riuscì a entrare nel lotto dei dodici finalisti. Gli atleti si cimentarono in nove discipline (inizialmente dovevano essere 11, come sancito dal bollettino n.3 del CIO, ma le gare di vela e canottaggio furono annullate a causa delle avverse condizioni climatiche) e 43 competizioni totali. I vincitori furono premiati con una medaglia d’argento e una corona d’olivo, mentre i secondi ricevettero una medaglia di bronzo e un ramo d’alloro. La distribuzione delle tre medaglie tradizionali (oro, argento e bronzo) fu introdotta solo da Londra 1908.

Spyridon Louis

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Atletica – Il primo campione della storia delle Olimpiadi moderne fu l’americano James Brendan Connolly, studente di Harvard, che trionfò nel salto triplo con la misura di 13,71. Connolly non era uno specialista (eccelleva nel salto in alto, dove fu battuto dal connazionale Clark) e partecipò alla finale solo perché la squadra statunitense non aveva concorrenti da schierare. Il favorito francese Alexandre Tuffère si fermò a 12.70, quasi ridicolizzato dal rivale, che lasciò cadere il suo berretto in un punto distante da quello in cui era atterrato Tuffère e planò esattamente sopra, tra lo stupore generale. Gli americani dominarono quasi tutte le 12 gare (tranne 800 e 1500, vinti dall’australiano Flack, e la maratona), ma fu un altro francese, Albin Lermusiaux, ad attirare le attenzioni degli addetti ai lavori, correndo i 100, gli 800, i 1500 e la maratona indossando dei guanti bianchi in pelle, “in onore del re”. Ciclismo – Il velodromo di Neo Phaliron, costruito grazie all’aiuto di George Averoff, ospitò cinque delle sei gare su due ruote. Oltre ai tre ori conquistati da Paul Masson, la Francia gioì anche per il successo di Léon Flameng e per il suo bellissimo gesto di fair-play. Nella 100 km, il corridore transalpino si fermò sportivamente per attendere il suo avversario, il greco Georgios Kolettis, rimasto bloccato a causa di un guasto alla bicicletta. Risolto il problema, i due ripartirono insieme e Flameng tagliò il traguardo con ben 11 giri di vantaggio. La Grecia si rifece grazie Aristeidis Konstantinidis, che vinse l’unica corsa su strada (87 km), battendo anche la sfortuna: cambiò ben tre bici e distaccò il tedesco Goedrich di oltre 20’. Ginnastica – Otto gare nel segno della Germania. Il mattatore fu Hermann Weingärtner, a medaglia ben cinque volte (tre successi, di cui due di squadra). Parteciparono anche Alfred e Felix Flatow, che portarono a casa cinque medaglie. Di origine ebrea, fuggirono dalla Germania nel 1935, ma furono catturati in Olanda e morirono nel campo di concentramento di Theresienstadt nel 1942. Nel concorso delle parallele a squadre era presente anche Dimitrios Loundras, di soli 10 anni, il più giovane partecipante nella storia delle Olimpiadi. Lotta – Il ginnasta tedesco Carl Schuhmann (campione nel volteggio) fu l’unico atleta a vincere una medaglia d’oro in due discipline diverse. Il combattimento finale contro il greco Tsitas, in programma il 10 aprile, venne interrotto dopo 40’ dal principe ereditario Costantino, ansioso di rientrare a casa prima che facesse buio. Il giorno dopo Schuhmann schienò l’avversario impiegando un quarto d’ora. Nuoto – La storia del diciottenne ungherese Arnold Guttmann, due ori nelle gelide acque della baia di Zea, è singolare. Guttmann, infatti, è conosciuto come Alfrèd Hajòs, nome che scelse per praticare l’attività sportiva dopo la morte del padre, annegato nel Danubio. Studente di architettura all’Università di Budapest, faticò per ottenere il permesso di partecipare ai Giochi. Vinse i 100 e 1200 stile libero, meritandosi il soprannome di “delfino ungherese”, nonostante il cognome significasse “marinaio”. Scherma – Nell’impianto dello Zappeion si distinsero soprattutto i fiorettisti francesi e gli sciabolatori greci. Nelle fasi eliminatorie fu ancora protagonista il principe Costantino: costrinse involontariamente i giudici a far ricominciare il duello dell’austriaco Schmal (specialista nel ciclismo, disciplina in cui vinse la 12 ore su pista) perché era arrivato in ritardo e non aveva assistito alle prime fasi. Schmal si innervosì e perse l’opportunità di passare il turno. Sollevamento Pesi – Lo scozzese Launceston Elliot e il danese Viggo Jensen furono gli assoluti protagonisti delle due gare. Nel sollevamento a due mani, la delegazione britannica polemizzò con la decisione di Re Giorgio I che, vista la

James Brendan Connolly,

situazione di parità tra i due, assegnò la vittoria allo scandinavo per aver dimostrato maggiore tecnica. Elliot si riscattò nel sollevamento a una mano, poi si cimentò anche nella lotta grecoromana, dove fu battuto da Schuhmann contro ogni pronostico. Tennis – Veni, vidi, vici. Potrebbe riassumersi così l’incredibile esperienza olimpica dell’irlandese John Pius Boland. Arrivato in Grecia per assistere ai Giochi su invito di uno degli organizzatori, si ritrovò catapultato sui campi del Tennis Club (iscritto, pare, a sua insaputa) e vinse sia nel torneo singolare, sia nel doppio, in coppia con il tedesco Friedrich Traun. Tiro a Segno – Al poligono di Kallithea, come detto, probabilmente gareggiò anche un atleta italiano, Giuseppe Rivabella. Il tiro a segno fu l’unica disciplina in cui i greci (trascinati dalle performance di Ioannis Fragkoudis e Georgios Orfanidis) dimostrarono di essere realmente competitivi, rubando la scena ai fratelli americani John e Sumner Paine e alle loro armi di ultima generazione. La Maratona – Il mito di Filippide, l’emerodromo che corse da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria sui persiani nel 490. a.C., colpì il filologo della Sorbona Michel Bréal, amico di De Coubertin. Si decise, così, di commemorare quell’impresa epica, dedicandole una corsa da disputare sullo stesso percorso attraversato da Filippide, lungo 40 km. Dei diciassette atleti alla partenza, ben 13 erano greci, a testimonianza dell’importante significato della gara per tutto il popolo ellenico e della grande voglia di vincerla. Il pubblico del Panathinaiko non rimase deluso, perché a entrare per primo nello stadio, acclamato da una folla di 100000 persone, fu Spyridon Louis, un pastore proveniente dal villaggio di Maroussi. Louis entrò nella leggenda coprendo il percorso in 2h58’50” e da quel momento diventò un eroe nazionale. Poco più di un secolo dopo, lo stesso onore sarebbe toccato al nostro Stefano Baldini, il secondo “Dio di Maratona” della storia. Il 15 aprile 1896, re Giorgio I pronunciò per la prima volta la formula di chiusura: “Dichiaro chiusi i Giochi della I Olimpiade”. I Giochi fecero breccia nel cuore dei greci, al punto che la loro delegazione propose di rendere Atene sede permanente della manifestazione. De Coubertin, però, aveva già deciso il contrario, designando Parigi come seconda città ospitante. Terminava così il primo capitolo di un libro infinito e ricco di storie, scritto dagli uomini e dalle loro straordinarie gesta umane e sportive.

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sport

a cura di michela Toninel

federica pellegrini lascia il nuoto Nella notte tra martedì e mercoledì Federica Pellegrini ha disputato l’ultima finale olimpica nei 200 metri stile libero della sua carriera, nella specialità di cui detiene il record del mondo dal 2009 e diciassette anni dopo l’esordio di Atene: è arrivata settima. Era la sua quinta finale olimpica nei 200 stile libero, raggiunta a quasi 33 anni. L’ha conclusa con un tempo di 1:55.91, circa due secondi in più di quello della vincitrice, la ventenne australiana Ariarne Titmus, e sotto il suo tempo stagionale, motivo per cui si è detta soddisfatta. L’argento è andato a Siobhan Haughey di Hong Kong, il bronzo alla canadese Penny Oleksiak. Dopo la finale Pellegrini ha detto: «È stato un bel viaggio, me la sono goduta. Sono felice anche del tempo. E’ il mio ultimo 200 a livello internazionale, a 33 anni è il momento migliore.

Il tennis internazionale a Verona Il grande tennis ATP torna a Verona dopo 31 anni. Dal 16 al 21 agosto si svolgeranno gli Internazionali di Tennis, gara inserita nel Challenger-80 Tour ATP che richiamerà giocatori professionisti dal 100 al 400 del ranking mondiale. Le qualificazioni agli Internazionali si terranno il 15 ed il 16 agosto e permetteranno di inserire come wild-card alcuni fra i più promettenti giocatori veronesi ed italiani. Tutte le partite saranno anche trasmesse in diretta streaming. L’ultimo torneo internazionale venne disputato a Verona nel 1990 col tennista veronese Corrado Aprili in semifinale e come vincitore l’olandese Richard Krajicek che si aggiudicò anche il torneo di Wimbledon nel 1996, arrivando alla quarta posizione assoluta nel ranking mondiale nel 1999. La manifestazione ha il patrocinio del Comune di Verona ed è realizzata in collaborazione con l’Associazione Tennis Verona che ospiterà sui suoi campi la manifestazione. Alle qualificazioni del torneo di singolare maschile parteciperanno 16 giocatori, e 32 al main draw; al doppio maschile 16 coppie.

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Sono fiera di essere stata capitana negli ultimi mesi. Lascio una squadra mai così forte, ci sarà un bel nuoto nei prossimi anni in Italia». Dopo la finale dei 200 stile libero Pellegrini resterà a Tokyo per disputare le staffette (4×100 sl, 4×100 mx, 4×200 sl). La sua carriera dovrebbe inoltre proseguire ancora dopo i Giochi, almeno per le gare dell’International Swimming League, a Napoli da agosto a settembre. Finita la sua avventura olimpica, Federica Pellegrini ha ufficializzato il fidanzamento con il suo allenatore, il 39enne pesarese Matteo Giunta. “Se non ci fosse stato Matteo probabilmente avrei smesso qualche anno fa”, ha rivelato in un’intervista al Tg1. “Matteo è stato un grandissimo allenatore e un compagno di vita speciale, spero lo sarà anche in futuro”. Poi la Divina ha spiegato il suo riserbo sulla love story: “La priorità era tenere l’immagine dell’allenatore e dell’atleta separati e siamo stati bravi molto in questo. è stata una persona fondamentale, una delle piu’ importanti in questo percorso sia umano che sportivo”.

La mattina del 4 Giugno, l’evento sportivo è stato presentato a Palazzo Barbieri dal sindaco Federico Sboarina e dall’assessore allo Sport Filippo Rando, insieme agli organizzatori Viktor Galovic e Carlo Piccoli, oltre al presidente dell’Atv Alfonso Sonato. Gli Internazionali di Tennis sostengono la Fondazione Ippocampo per la cura dei ragazzi autistici. “In queste settimane sta succedendo qualcosa di incredibile – ha detto il sindaco -, si è creata una grande squadra che, dopo le difficoltà vissute, sta spingendo insieme per la ripartenza. Il grande tennis internazionale è un’altra importantissima occasione per Verona, che ha lo sport nel suo Dna e che accoglie con entusiasmo questi Internazionali. E così, dagli spettacoli allo sport, dalle grandi realtà alle piccole associazioni, registriamo grandi ritorni che segnano passi fondamentali per ricominciare più forti di prima. Dalle finali di Champions League di Volley, al Giro d’Italia, al ritorno del Maestro Muti in Arena, la città ha bisogno di tutto questo. Anche per ridare slancio ed entusiasmo ai giovani”. “Verona, finalmente, è alla ribalta internazionale anche nel tennis, dopo più di trent’anni. Un’altra eccellenza sportiva che va ad aggiungersi a quelle che già abbiamo – ha detto Rando -. Ringraziamo gli organizzatori per l’impegno e per aver gettato il cuore oltre l’ostacolo, in un momento economico e sociale davvero complesso. Nonostante questo avete creduto in un progetto ambizioso e la città ve ne è grata”.

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GIRO DELLE DOLOMITI SPORT E NATURA 6 giorni per pedalare assieme alla scoperta delle terre dell’Alto Adige: dal 19 al 25 luglio si terrà il 44° Giro delle Dolomiti. Questa manifestazione internazionale per cicloamatori su bici da strada, unica nel suo genere, è stata pensata per i ciclisti di tutto il mondo che si vorranno mettere alla prova su famose salite, tratti cronometrati, su una parte della tappa del Giro d’Italia delle Dolomiti del Brenta e su strade incantevoli, in un territorio unico e Patrimonio dell’Unesco. Dopo l’annullamento dell’evento del 2020 a causa della pandemia, riparte la macchina organizzativa dell’associazione sportiva dilettantistica “Giro delle Dolomiti”

SEVENTWENTY™ PER PEDALARE SICURI Dopo 5 anni di test e studi di sviluppo arriva su mercato il nuovo casco 7.20 che promette di essere più sicuro grazie alla struttura a nido d’ape in elastomero (tecnologia HexaGo) con cui è fatto. Infatti, in caso di impatto, la struttura flessibile si comprime e si deforma per asorbire gli urti e le forze sia lineari che rotazionali. Il nome del brand, Sevenwenty, si riferisce alla somma degli angoli interni che, per ogni esagono, risulta sempre 720°, come l’esagono al centro del casco. Il fondatore dell’azienda Patrick Pedevilla, ha investito sulla sicurezza quando le figlie hanno iniziato a pedalare e oggi tutti i bikers possono avere un casco che offre la massima sicurezza possibile e che protegge il data center di ogni persona! 720protections.com

jesolo

BIKE E BOAT PER TUTTI Jesolo è una località famosa per il mare e la movida estiva, ma la laguna veneta offre anche entusiasmanti tour in bicicletta alla scoperta di affascinanti scorci di terra e mare o di borghi e strade lontane dal traffico dove flora e fauna vivono ancora indisturbate. Un bel giro lo si può fare con le guide mountain-bike di “Laguna e-Bike” (con sede nel litorale di Jesolo) che hanno pensato a percorsi sensoriali accompagnati. I tour comprendono il noleggio di bici elettrica, l’accompagnamento con guide certificate, il trasporto in barca e il pranzo; tutte le esperienze sono pensate per grandi e piccoli, famiglie, coppie o amici e anche per piccoli animali (accompagnati con appositi carrellini). Tra le attività più particolari ci sono il tour “Airone” sull’Isola di Sant’Erasmo, patrimonio dell’Unesco, e famosa per essere l’unica isola di Venezia percorribile in bici e la più grande in Europa per la coltivazione delle Castraure (carciofici); il tour “Fenicottero” e “Cocal” nella laguna di Venezia, nelle aree di Lio Piccolo e Lio Maggiore, cioè in zone protette e patrimonio dell’Unesco tra borghi molto antichi e fondati prima dell’Isola di Venezia. Con i tour in bici si possono anche scoprire le usanze culinarie dei territori della Serenissima, come con il tour “Colazione Contadina” che si svolge dalle 6:30 alle 9:30 e che ha una interessante offerta gourmet e una durata che permette di non rinunciare alla giornata di mare. Fb: bikelabjesolo www.lagunaebike.it

GARDACQUA

acqua E SPORT Al via le attività acquatiche e outdoor nel centro sportivo Gardacqua, che si trova nel comune di Garda, in provincia di Verona. Dopo la pausa forzata, dovuta alla pandemia, è iniziata a pieno ritmo la riapertura delle piscine esterne e degli spazi wellness. Gli sportivi possono ora allenarsi nella piscina sportiva esterna o nei campi da beach volley e calcetto, oppure utilizzare il parco solarium con lettini e ombrelloni; chi è in cerca di svago può rilassarsi nelle piscine relax riscaldata e salina o farsi coccolare con massaggi, trattamenti viso e corpo, saune e bagni di vapore nel centro wellness e spa o nel giardino privato. A disposizione dei clienti ci sono

anche la piscina divertimento, la piscina baby e l’area attrezzata per i più piccoli. Da giungo a settembre il centro ospita varie attività ludico-sportive per bambini da 3 a 6 anni, con campus estivi e particolari attività a tema artistico o linguistico. Il “Summer Camp” comprende il corso di nuoto con insegnante specializzato, psicomotricità, attività motorie e di avviamento agli sport di calcio, basket, rugby e pallavolo. Sabato 24 luglio è in programma una giornata speciale dedicata alle famiglie e allo sport in collaborazione con Gardaland e Prezzemolo (la mascotte del parco divertimenti gardesano). Per info: 045.6270563 www.gardacqua.org.

che fu fondata più di 40 anni fa a Bolzano e che, senza scopo di lucro, ha organizzato ininterrottamente ogni anno questa settimana sulle due ruote unica nel suo genere per far toccare con mano le montagne altoatesine. Le iscrizioni si potranno fare sia al giro completo che solo per alcune delle singole tappe (quest’ultime saranno ammesse entro le ore 18.00 del giorno precedente alla tappa) e fino al raggiungimento di massimo 600 iscritti. Da questa edizione è stato pensato anche un pacchetto speciale per gli accompagnatori degli atleti (Giro Guest) con proposte allettanti sia turistiche che sportive, come la visita a Bolzano, trasferte in van per seguire la gara sull´Alpe di Siusi e Sellaronda, un tour in Val di Non con visita al castello di Thun e degustazioni di birra e vino, oltre alla pedalata con guida al lago di Caldaro per incontrare a Cortina, sulla Strada del Vino, i ciclisti dopo la prova della Team Crono. Le 6 tappe previste saranno: Mendelparadies powered by Marlene (domenica 25 luglio); Seiser Alm powered by Alpe di Siusi (lunedì 26 luglio); Dolomiti del Brenta powered by Sportler (martedì 27 luglio); Sellaronda powered by Q36.5 (giovedì 29 luglio); Rosengarten powered by Cofidis (venerdì 30 luglio); Team Crono Unterland powered by Alperia (sabato 31 luglio) per un totale di 600 km e un dislivello di 11.826 m. Il “campo base” del giro ciclistico sarà la Fiera Bolzano. www.girodolomiti.com


S P E C IALE

m o t o r i

a cura di paolo carli

Trecento bolidi nel mito di nivola La trentunesima edizione del Gran Premio Nuvolari 2021 prenderà il via da Mantova il prossimo venerdì 17 settembre per farvi ritorno domenica 19. A trenta giorni dalla chiusura delle iscrizioni, cresce il fermento organizzativo attorno all’evento che porterà nella città natale del grande “Nivola” il gotha dell’automobilismo storico internazionale. L’aspettativa di partecipanti e pubblico è alle stelle, nell’anno che segna da una parte il ritorno tanto atteso alla convivialità e alla socialità, e dall’altra un importante traguardo per l’Ente Organizzatore, Mantova Corse, che nel 2021 spegne 40 candeline di appassionata ed instancabile attività nel settore. Ai nastri di partenza dell’apprezzatissima gara storica di regolarità ci saranno quest’anno circa 300 vetture, selezionate da un’apposita commissione, e in larga parte provenienti dall’estero, a testimoniare la consolidata rilevanza internazionale dell’evento. A garantire prestigio e supporto all’iniziativa, la conferma di blasonati sponsor, quali l’austriaca Red Bull leader mondiale delle bibite energetiche, la casa orologiera franco/svizzera Tag Heuer e l’italianissimo Gruppo Finservice, importante service company nel settore della finanza agevolata. «L’edizione XXXI del Gran Premio Nuvolari 2021 – dichiarano i soci Claudio Rossi, Luca Bergamaschi e Marco Marani – sarà ricca di novità e certamente non tradirà quel sentimento di meraviglia e profonda emozione che la nostra straordinaria Italia riserva ai conduttori di altrettanto eccezionali gioielli su quattro ruote. Oltre ai feedback entusiasti di concorrenti e appassionati, una cosa che ci rende particolarmente orgogliosi – aggiungono i tre – è il rapporto di collaborazione e fiducia che si è instaurato all’interno del nostro Staff e con tutti gli enti amministrativi esterni (Comuni, Province, ecc..) che, anno dopo anno, partecipano al nostro entusiasmo e ci sostengono in procedure burocratiche altrimenti molto impegnative. A ulteriore segnale della nostra gratitudine alla comunità e al territorio, ricordiamo altresì che Mantova Corse è impegnata dallo scorso anno in un’iniziativa di ecologizzazione denominata “GPN Green”: infatti, con l’obiettivo di compensare l’impatto ambientale provocato dalla circolazione delle vetture storiche partecipanti all’evento, al termine della manifestazione verranno piantumate in aree selezionate piante ad alto fusto in grado di neutralizzare l’emissione di Co2». IL PROGRAMMA 2021 Il giovedì 16 settembre, sarà il giorno dedicato alle verifiche tecniche e sportive, con un’appendice anche nel primo mattino del venerdì 17. Alle ore 11.00 del venerdì 17, la partenza da Piazza Sordello. La prima giornata, vedrà gli equipaggi attraversare le suggestive strade dell’Emilia, fino ad arrivare all’Autodromo di

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Rocca di Lonato

Modena, dove si terrà il break per il pranzo e le prove cronometrate. Il percorso si snoderà poi tra i dolci pendii Appenninici, attraversando i celebri passi Raticosa e Futa, fino al Mugello Circuit, l’autodromo toscano di Formula 1. La discesa romagnola verso l’Adriatico porterà il museo viaggiante a Cesenatico, per la rinfrancante e prestigiosa cena presso il Grand Hotel Leonardo da Vinci*****. A seguire, pernottamento a Rimini. Sabato 18 settembre la seconda tappa, la giornata più intensa del Gran Premio Nuvolari, vedrà un percorso rinnovato: da Rimini verso Urbino, poi il passo di Bocca Serriola, Città di Castello, fino a Magione, all’Autodromo dell’Umbria, il Lago Trasimeno e il break al Golf Club Lamborghini di Panicale. Controlli a timbro a Castiglione del Lago, Cortona e in Piazza Grande ad Arezzo. Nel pomeriggio gli equipaggi percorreranno le strade del Viamaggio verso l’Adriatico. La Repubblica di San Marino accoglierà la carovana con l’ultimo gruppo di prove cronometrate della giornata. Il controllo a timbro si terrà in Piazza della Libertà, all’apice del Monte Titano. Nel tardo pomeriggio, l’arrivo a Rimini, lungo l’iconica passerella di Piazza Tre Martiri. La serata di Gala si svolgerà nella meravigliosa cornice del Grand Hotel di Rimini*****, impareggiabile location d’allure felliniana. Domenica 19 settembre, il ritorno verso Mantova. La tratta più decisiva per decretare i vincitori, che dovranno destreggiarsi tra le ultime ed insidiose sfide. Le prove cronometrate di Meldola apriranno l’ultima tappa del GP Nuvolari, seguite dal passaggio dalla Scuderia di Formula 1 Alpha Tauri di Faenza. Dopo lo scenografico transito da piazza Ariostea a Ferrara, gli equipaggi rientreranno in terra mantovana. I controlli a timbro di Bondeno,

Poggio Rusco, San Giacomo, Bondanello ed il pranzo nella magnifica abbazia di San Benedetto Po chiuderanno la competizione. Piazza Sordello a Mantova abbraccerà nuovamente i concorrenti per la parata d’arrivederci. La gara si svolgerà nel rispetto delle normative F.I.A, F.I.V.A. e A.C.I. Sport, e coprirà in totale un percorso di circa 1.100 km tra le bellezze centro-settentrionali italiane, attraversando paesaggi suggestivi di Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Umbria e Toscana. Web site: www.gpnuvolari.it Instagram: @granpremionuvolari Facebook: Gran Premio Nuvolari

Foto Copyright Christian La Greca

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Casa del Podestà.Lonato. Biblioteca

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MOTORI

Nuova BMW Serie 2 Coupé concentrato di tecnologia a favore della sportività

S

di PAOLO CARLI

i apre un nuovo capitolo per la storia degli iconici modelli compatti supersportivi BMW. V errà definito un nuovo punto di riferimento per il piacere di guidare all’interno della fascia premium di questa classe di veicoli. La nuova BMW Serie 2 Coupé rappresenta un concentrato di tecnologia a favore della sportività tipica del Gruppo con uno sviluppo incentrato sull’eccellenza dinamica, sul design sportivo, su potenti motori e una sofisticata tecnologia del telaio e assetto. Il suo aspetto indipendente, il motore a benzina a sei cilindri in linea al top della gamma, la trazione posteriore e i componenti del telaio ripresi dalla BMW Serie 4 differenziano la nuova BMW Serie 2 Coupé dalla compatta BMW Serie 1, ponendo al contempo le basi per attributi prestazionali che vanno oltre la portata di qualsiasi rivale nel segmento. La nuova BMW Serie 2 Coupé segue quindi le orme della leggendaria BMW 02, che 55 anni fa fece da traino per la progettazione dei modelli a due porte compatti e irresistibilmente sportivi del marchio. Oltre ai notevoli progressi delle caratteristiche dinamiche, la nuova BMW Serie 2 Coupé offre un ambiente premium ancora più di classe e innovazioni all’avanguardia nei settori del funzionamento e della connettività. I progressi compiuti rispetto al modello precedente si riflettono anche in una gamma molto più ampia di sistemi di assistenza alla guida. La nuova BMW Serie 2 Coupé ha celebrato la sua prima mondiale al Goodwood Festival of Speed in Inghilterra l’8 luglio 2021. La compatta quattro posti sarà costruita nello stabilimento BMW di San Luis Potosí in Messico. Un modello ad alte prestazioni della BMW M GmbH completerà la gamma al lancio sul mercato all’inizio del 2022. La nuova BMW M240i xDrive Coupé (consumo di carburante combinato: 8,8 - 8,1 l/100 km [32,1 - 34,9 mpg imp] nel ciclo WLTP; emissioni di CO2 combinate: 200 - 185 g/km nel ciclo WLTP) utilizza il motore sei cilindri in linea da 275 kW/374 CV e la trazione integrale intelligente per generare un’esperienza di guida di eccezionale ricchezza emotiva. I clienti possono scegliere anche tra le varianti con un motore a benzina o diesel a quattro cilindri, i quali incanalano la loro potenza su strada attraverso le ruote posteriori.

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MOTORI

pet friendly BMW X7 pensata in esclusiva da BMW Italia con Poldo Dog Couture

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MW Italia in collaborazione con Poldo Dog Couture ha presentato a Milano la BMW X7 xDrive40d customizzata da Poldo Dog Couture. L’auto è corredata da un esclusivo kit da viaggio per cani appositamente creato per la BMW X7 che permetterà ai piccoli amici di affrontare gli spostamenti nel più totale comfort. La BMW X7 è la prima auto a unire esclusività e abitabilità di un modello di lusso con le proprietà di guida degli Sports Activity Vehicle (SAV). L’ultimo e più grande modello della famiglia BMW X apporta una nuova percezione di spazio nel segmento del lusso, grazie alle dimensioni importanti, al design di alta classe dei suoi interni e all’allestimento all’avanguardia. Allo stesso tempo, l’avanzata tecnologia di assetto e trasmissione della BMW X7 assicura performance da fuoristrada, comfort di guida superiore e la maneggevolezza su strada per cui i SAV sono rinomati. L’elegante intervento di Poldo Dog Couture è stato studiato da Rossella Barbuto, socio dell’azienda, la quale ha voluto interpretare quest’auto in una chiave più femminile, ispirandosi agli Anni ’60, al fascino italiano della “Dolce Vita”, trasferendole, così, un senso di notevole libertà e comfort senza paragoni. A livello di motorizzazione, in linea con i valori di entrambe le aziende, è stata scelta un’auto

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di PAOLO CARLI

mild Hybrid 40d in grado di ottimizzare l’efficienza del propulsore grazie a un generatore elettrico a 48 V di supporto al motore termico che contribuisce a ridurre l’apporto di CO2 nell’aria, mentre per gli esterni si è optato per un colore panna che rievocasse l’estate. Per quanto riguarda gli interni, Rossella spiega: “Ho immaginato di viaggiare in un’auto proiettata nel XXI secolo, sostenibile e con tutti i sistemi di sicurezza disponibili, ma in grado di evocare quel calore che solo l’utilizzo di materiali nobili sono in grado di far vivere”.

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MOTORI

dacia duster L’ARMA SEGRETA CONTRO I GRAFFI

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di PAOLO CARLI

arliamo di ski di protezione! Questo è il nome che viene dato a quei pezzi di plastica che si trovano sotto i paraurti anteriore e posteriore e che servono per proteggere la parte inferiore del veicolo in caso di piccoli urti quotidiani. Gli ski hanno anche una funzione estetica e contribuiscono a migliorare il look dei paraurti. Dacia, fedele al suo spirito intelligente e alla ricerca dell’essenziale, ha rimesso in discussione il metodo di produzione degli ski di protezione optando per pezzi tinti in massa. IL MIGLIOR RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO SENZA RINUNCIARE ALL’ESTETICA Sanam, 31 anni, Designer Colori e Materiali di Dacia, è oggi il nostro “maestro di … ski”: «La progettazione degli ski di protezione di Nuova Dacia Sandero Stepway e di Nuovo Dacia Duster illustra il nostro obiettivo, che è quello di offrire ai clienti soluzioni intelligenti, dove si vada all’essenziale, per fornire il miglior rapporto qualità/prezzo, senza mai rinunciare all’estetica. Questo si ottiene soprattutto lavorando su processi di produzione economici che prendono in considerazione anche la dimensione ecologica.» Il metodo di produzione tradizionale degli ski di protezione consta di due fasi. Si parte dall’iniezione di un materiale plastico, il polipropilene, in uno stampo per dar forma al pezzo. In un secondo momento, dopo l’iniezione, si procede alla verniciatura o al rivestimento con un altro pezzo imbutito, ad esempio, cromato, per conferire agli ski un valore aggiunto estetico. UN COLORE INALTERABILE La Marca Dacia ha scelto un’altra strada. Su Nuova Dacia Sandero Stepway e Nuovo Dacia Duster, gli ski di protezione sono tinti in massa. Questo significa che il materiale plastico utilizzato, che costituisce il corpo del pezzo, è già colorato. Il colore è pertanto inalterabile, a differenza dei classici strati di vernice. Sanam precisa: «Quando si verniciano pezzi esterni come gli ski, anche se con vernici molto resistenti, i colpi e i graffi finiscono per alterare la vernice con il passare dei chilometri fino, a volte, ad eliminarla del tutto. Con la tecnica del tinto in massa, la durabilità del pezzo è nettamente superiore.» Gli inevitabili colpi e graffi subiti dagli ski potranno sicuramente lasciare delle tracce, ma queste risulteranno quasi invisibili, dato che il colore originario è preservato. UN METODO SEMPLICE, VIRTUOSO ED EFFICACE Questo metodo di produzione consente di mantenere inalterato nel tempo il colore degli ski e rende possibile una crescita del mix, dal punto di vista del design, passando dai pezzi neri a quelli grigi … ugualmente robusti, non più cari, ma molto più eleganti da un punto di vista estetico.

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Tutto questo con un potenziale risparmio per il proprietario del veicolo, che non avrà più bisogno di far sostituire il pezzo graffiato per preservare l’aspetto generale della sua Sandero Stepway o del suo Duster. Nei processi di produzione, la semplicità è spesso anche la madre di tutte le virtù. Per cui gli ski tinti in massa si realizzano con un’unica operazione, l’iniezione del materiale plastico, contro un minimo di due operazioni per gli ski verniciati o ricoperti da altri pezzi. Questo comporta, in ultima analisi, anche la riduzione dei costi di industrializzazione a vantaggio dei clienti e un approccio più ecologico. A livello di ecologia, i vantaggi degli ski tinti in massa non si fermano qui, come ci spiega meglio Sanam: «I pezzi monomateriale, in questo caso esclusivamente in plastica, sono molto interessanti in termini di riciclabilità. Al contrario, quando gli ski sono cromati o composti da più materiali, non sarà necessariamente altrettanto facile riciclarli. Oggi la questione della riciclabilità dei componenti è fondamentale per un designer della Marca Dacia.»

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PALAZZO DUCALE

MANTOVA

uno dei complessi monumentali più

GRANDI D’EUROPA

www.mantovaducale.beniculturali.it





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