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DEI PET NELLE NOSTRE CASESecondo la suggestiva ipote si del premio Nobel Konrad Lorenz (E l’uomo incontrò il cane) tutto iniziò il giorno in cui un uomo ricoperto di pel li trovò un cucciolo di lupo e lo portò nella propria dimora per far divertire i propri bim bi. L’affezione per gli animali prende quindi origine decine di millenni fa, sebbene le sue manifestazioni più eclatanti siano figlie degli ultimi nostri decenni. La società del mondo oc cidentale è oggi percorsa da un sentimento di rispetto e protezione verso il mondo animale che via via è andato sempre più accentuando si, fino ad assumere i connotati di vera e pro pria espressione e atteggiamento culturale. Sull’argomento si sono espressi alcuni grandi nomi della storia contemporanea e non. Sen tiamoli.
“La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali” (M. Gandhi) Chi non ha mai avuto un cane non può sapere cosa significhi essere amato. (Arthur Shopenauer) L’amore disinteressato verso tutte le creatu re viventi è l’attributo più nobile di un uomo (Charles Darwin). Fino alle parole di Madre Teresa di Calcutta: “Perché amare gli anima
li? Perché ti danno tutto, senza chiedere nien te. Perché contro il potere dell’uomo con le armi sono indifesi. Perché sono eterni bambi ni, perché non sanno cos’è l’odio né la guerra. Perché non conoscono il denaro e si consola no solamente con un posto dove rifugiarsi dal freddo. Perché si fanno capire senza proferire parola, perché il loro sguardo è puro come la loro anima. Perché non conoscono né l’invidia né il rancore, perché il perdono è ancora na turale in loro. Perché vivono senza avere una lussuosa dimora. Perché non comprano l’a more, semplicemente lo aspettano e perché sono nostri compagni, eterni amici che niente potrà separare. Perché sono vivi. Per questo e altre mille cose meritano il nostro amore. Se impariamo ad amarli come meritano sarem mo molto vicini a Dio.” Espressioni a volte un poco sdolcinate, ma chi sente vivo il rapporto con gli animali non le tro verà così lontane dal vero.
Vari altri fattori poi contribuiscono a favorire in teresse e dedizione verso gli animali fino a ren dere il rapporto con loro, per alcune persone, addirittura preferibile a quello con gli umani. Il nostro atteggiamento verso gli animali, sia domestici che non, è cambiato nel corso del tempo. Il numero di animali domestici e la
NEL RAPPORTO DOMESTICO CON L’UOMO.L’INCREMENTO di giacomo gabriele morelli
spesa dedicata alla loro cura sono aumentati pro gressivamente, tanto che oggi sono considerati dalla maggior parte dei rispettivi proprietari come membri della famiglia a tutti gli effetti. Oggi siamo sempre più consapevoli che gli ani mali sono esseri senzienti che meritano rispetto e una vita dignitosa
La maggior parte delle persone empatizza con la sofferenza degli animali, anche se a dire il vero la risposta è in gran parte limitata agli animali da compagnia e a quelli oggetto di osservazioni na turalistiche, escludendo poco coerentemente la moltitudine di animali destinati all’alimentazione umana.
Una lucida analisi del rapporto con gli animali domestici è espressa dalla sociologa Lucia Mon tesi sulla rivista “CentroPagina” del 23 maggio 2022: “I nostri animali da compagnia, come esito dell’allevamento selettivo che li ha prodotti, man tengono anche in età adulta caratteristiche infan tili che favoriscono negli esseri umani risposte di accudimento. Inoltre, in millenni di convivenza con l’uomo, animali come i cani hanno imparato a comunicare con noi con espressioni e gestuali tà, e questo favorisce l’empatia nei loro confronti. Con gli animali non ci sentiamo in competizio ne, non ne temiamo il tradimento; possono pro teggerci, non ci fanno sentire soli, sono più docili e accondiscendenti; nei confronti degli animali non abbiamo gli stessi pregiudizi che abbiamo verso le persone. Dagli animali non ci sentiamo giudicati, non dobbiamo preoccuparci di cosa pensano di noi, della loro opinione, come ci ac cade con le persone; ci sentiamo accettati come siamo. Non c’è ipocrisia, non c’è finzione, non c’è manipolazione. Con loro ci sentiamo più liberi di esprimere le emozioni senza vergognarci. Se un animale ci respinge, gestiamo il rifiuto come naturale e lo mettiamo in conto proprio per il suo essere animale, non ci ferisce né ci spaventa o offende quanto il rifiuto da parte di esseri umani. Otteniamo una gratificazione narcisistica nel fatto di avere qualcuno che dipende totalmente da noi, che appaga il nostro bisogno di nutrire e proteg gere e che ci fa sentire potenti.”
Tutto questo porta spesso a ritrovare nel rapporto con un animale ciò che di gratificante non si rie sce o non si è riusciti ad ottenere con i propri pari. Pensiamo a coloro che hanno difficoltà a ritrovare nel prossimo calore umano, affetto e compagnia. Specialmente in casi di disabilità, di anzianità, di malattia, di sofferenza psicologica, nonché in casi di rapporti familiari non soddisfacenti.
Occorre anche dire che questo nostro rapportar ci con gli animali, per cogliere aspetti gratificanti per noi stessi, talvolta porta a dimenticare e sot tovalutare le loro necessità, sottoponendoli a co ercizioni comportamentali che possono provocare loro sofferenza.
Da loro non riceviamo proteste, se non segnali di disagio nei casi più gravi, e quindi perseveriamo inconsciamente nella nostra “umanizzazione im posta”, in forte contrasto però con il loro reale be nessere, obbligandoli a vivere in ambienti per loro ristretti, a subire toelettature insopportabili, a non far questo, a non far quello, e via dicendo.
Un aspetto curioso, ed in un certo senso deci samente deviante da ogni logica, riguarda poi la constatazione che per molte persone i sentimenti verso gli animali sono più accentuati che non ver so i propri simili. «Amo tanto gli animali, mi com muovo di più se vedo soffrire un animale che una persona! Mi vergogno a dirlo ma è così, mi fa quest’effetto». La sensibilità verso gli animali tende ad equipararsi a quella che si riserverebbe ad un bimbo, ma non certo ad un adulto. Sempre la dott.ssa Montesi ci spiega: “Ciò che suscita i nostri sentimenti non dipende dall’ap partenenza a una specie o all’altra, ma ha a che fare con vulnerabilità e impotenza percepite. Gli animali, come i bambini, non sono in grado di aiu tare se stessi facilmente, non possono difendersi dal pericolo e far valere i propri diritti come pen siamo possa fare un essere umano adulto. Bambini e animali sono completamente in balia degli altri per ottenere cibo, protezione, riparo. Li vediamo innocenti e indifesi e siamo spinti ad aiutarli e proteggerli, mentre non attribuiamo la stessa innocenza agli umani adulti. Nel caso di bambini e animali che subiscono vio
lenze, escludiamo totalmente una loro responsa bilità nell’essere maltrattati, mentre nel caso degli esseri umani adulti non escludiamo in modo così categorico che possano avere una qualche re sponsabilità per la propria situazione.”
Questo coinvolgimento psicologico, talvolta forte, verso la vulnerabilità degli animali ha portato negli ultimi decenni alla creazione di veri e propri mo vimenti, “animalisti” e non, imperniati sul perse guimento del benessere animale.
Alle prime clamorose manifestazioni pubbliche contro l’allevamento e la soppressione di specie selvatiche per la produzione di pellicce, si sono via
via affiancate quelle per gli abbattimenti a scopo alimentare dei grandi cetacei marini, quelle per l’abolizione degli esperimenti a scopo farmaceuti co, quelle contro l’esercizio delle attività venatorie, quelle votate all’abolizione dell’impiego degli ani mali nei circhi, quelle riguardanti la qualità della vita delle specie allevate per scopo alimentare, e molte altre focalizzate sulla battaglia contro i mal trattamenti animali di ogni genere. Tutto questo ha comportato in molti ambienti pro duttivi e commerciali veri e propri stravolgimenti di normative, se non veri e propri divieti, e molte bat taglie aventi i fini sopra citati sono ancora in corso.
L’impatto sociale può avere effetti altisonanti. Si pensi, ad esempio, all’abolizione della corrida in Catalogna, una pratica con tradizioni secolari che rappresentava una fonte turistica vitale per Barcellona e relativa regione. Canili, “gattili”, cen tri per il recupero di animali selvatici feriti, centri per il recupero di deviazioni comportamentali di animali domestici e via dicendo sono proliferati un po’ ovunque, e innumerevoli sono le persone che a tutto ciò si dedicano, anche con esclusivo volontariato.
Questa evoluzione ideologico-culturale del mondo occidentale sta producendo effetti anche nelle aree in cui il rapporto uomo-animale subisce an cora i costumi più antiquati, aborriti dalle società più evolute.
Certamente il rapporto con un “pet”, con un ani male d’affezione è ben diverso da quello che si instaura con un animale che ci fornisce solo so stentamento alimentare. Al di là della legittimità di voler imporre rapidamente a popoli arretrati quei cambiamenti che da noi sono stati raggiunti solo da pochi decenni come frutto di un’evoluzione di pensiero difficile da far recepire a coloro che in un animale vedono solo un possibile pasto, l’argo mento assume risvolti di enorme importanza ed attualità analizzandolo dal punto di vista sanita rio; e questo a livello mondiale.
Se ad esempio l’origine del Covid lascia dubbiosi coloro che non credono che essa sia provenuta dai sordidi mercati di animali cinesi destinati all’a limentazione, ciò non toglie che altre patologie che hanno pesanti effetti sulla salute dell’economia
mondiale, con risvolti economici altrettanto gravi, provengano dalle assurde condizioni in cui sono allevati certi animali destinati alla macellazione.
E’ risaputo che l’assiepamento “industriale” a scopo di profitto di migliaia di capi favorisca tra essi il fiorire di patologie anche trasmissibili all’uo mo (ad esempio influenza aviaria, ecc.) per le quali in genere non esiste profilassi o, nel caso di profilassi antibiotiche possibili, una contaminazio ne delle carni che con la costante assunzione di queste ultime può danneggiare i nostri organismi.
La nostra attuale resistenza a molti antibiotici na sce proprio dall’inconscia loro assunzione tramite carni di animali con essi trattati.
Ecco quindi come l’amore e il rispetto per gli ani mali può essere salutare per il nostro animo, ma avere diretti riscontri anche per la nostra salute in generale.
E se il concetto di “amore per gli animali” lo si riuscisse ad estendere a tutta la Natura, ecco che anche il rispetto per tutto ciò che di vegetale fa parte della vita dell’uomo ostacolerebbe le vio lenze delle produzioni forzate a scopo di profitto, garantendoci sicuramente migliori prospettive di salute.
Homo homini lupus”, che a senso è traducibile in “l’uomo è lupo per l’altro uomo”, è una ci tazione latina espressa circa 2300 anni fa dal commediografo romano Plauto e che fu riutilizzata due millen ni dopo dal filosofo inglese Hobbes per spiegare quella che per lui era la principale caratteristica dell’uomo: l’egoismo.
Cosa possa aver a che fare l’egoismo con gli eventi riportati nelle cronache attuali non è difficile constatarlo: le vicende più drammatiche e social mente più impattanti provengono sempre dalla ricerca di una suprema zia del tutto cieca verso gli equilibri del vivere civile, e spesso, quel che è più subdolo, agitando ai quattro venti questi ultimi come scusa per giustifi care azioni deprecabili.
Ci ritroviamo così a dover fare i conti con inevitabili sofferenze sociali alle porte. Dopo una crisi economica globale, aggravata successivamente
pure dall’ancora irrisolta pandemia, eccoci a dover affrontare le conse guenze,per noi economicamente ben più gravi,di ciò che dopo la guerra nei Balcani speravamo di non dover più vedere.
Tutto lascia supporre che, di fronte al quadro sociale che si creerà, per ora venduto dai politici come una minac cia e non come una certezza, occor rerà raschiare in fondo al barile per trovare le risorse per superare i pros simi mesi, nella speranza che, non si sa come,la diplomazia internazionale riesca ad evitare ulteriori tragedie.
Il mondo che le ultime generazioni in genuamente sognavano, in cui certi popoli fornissero le materie prime, altri la tecnologia, altri le risorse ali mentari, altri la manodopera, ecc., in un mosaico pacifico di equilibri alme no formali, continua ad essere una mortificante utopia.
Le proposte commerciali natalizie che i media stanno già immettendo in modo intempestivo, o forse astuto per cogliere l’attimo prima dell’arrivo
delle bollette di elettricità e gas di Novembre-Dicembre, non ci facciano perdere di vista i valori reali della vita. Tra un mese e mezzo potrebbero ren dersi necessari sforzi di solidarietà sociale verso i più bisognosi, che po trebbero gratificarci più dell’acquisto strenna del cellulare di ultima gene razione.
La fuga di italiani all’estero siamplifica sempre più. Al 1° gennaio2021 sono 5.652.080 gli italianiche hanno lasciato la nazione. 12
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Mantovano ma residente sul Lago di Garda, da 27 anni lavora nel campo della comunicazione e del marketing. Classe 1974, Art Director di MCG, è anche presidente di Grinder, Agenzia di Comunicazione, e co-fondatore di Advance Group. 57
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L’autonomia regionale dovrebbe interessare tutte le regioni italiane, sia perché lo pre vede un articolo della nostra Costituzione, sia perché è il primo passo per definire uno Stato federale.
Nel nostro Paese fino a questo momento solo alcune Regioni hanno chiesto l’autono mia differenziata. A livello romano ancora nulla è stato deciso in questa direzione, solo un gran parlare, ma i risultati stanno a zero.
L’autonomia è acquisizione di responsa bilità amministrativa nella gestione delle deleghe nel rapporto fra cittadino e ammi nistrato, che diventa il reale controllore in merito al progetto, ai tempi di realizzazione e alla rispondenza fra la spesa preventivata e la spesa finale.
Forse lo Stato ha pensato al Sud meno organizzato decidendo di mettere dei paletti
per comprare tempo. Si pensi che dalla data dei referendum fatti in Lombardia e Veneto, con cui quasi all’unanimità quelle popolazioni hanno chiesto l’autonomia, sono passati cinque anni.
Il governo di Giorgia Meloni ha dato, dopo la vittoria elettorale, un segnale positivo, affi dando il ministero per gli Affari regionali e le Autonomie a Roberto Calderoli, proveniente da un partito, la Lega, che del federalismo ha fatto una delle sue bandiere.
Il quale ha subito precisato che nella scelta autonomista non c’è alcuna intenzione di dividere l’Italia, ma di valorizzare le peculia rità di ogni singola Regione.
Tant’è che le Regioni che fino ad oggi si sono dimostrate più sensibili sull’autono mia, anche a guida Pd (Emilia Romagna), sono andate alla ricerca delle materie che più specificatamente possono tornare utili
al loro territorio per le condizioni sociali ed economiche. Come dire che le richieste di autonomia sono sulle questioni per cui sono più votate.
Da precisare che Lombardia e Veneto hanno chiesto tutte e 23 le materie pre viste dalla Costituzione. Per queste due Regioni esiste anche la necessità di un certo recupero finanziario, senza far venir meno la sussidiarietà, sul Residuo fiscale; inteso quale differenza tra le tasse pagate allo Stato dai cittadini lombardi e veneti e quanto lo Stato restituisce alla Regione, che è di 54 miliardi per la Lombardia e 15,5 per il Veneto.
Un confronto con due regioni fra le più forti in Europa: Catalogna e Baviera, hanno rispettivamente un residuo fiscale di 8 e di 1,5 miliardi.
di GASTONE SAViO CAPO REDATTORE Gabriele Morelli Lara Ferrari Rita Bertazzoni Anna Maria Catano Silvano Tommasoli Gastone Savio Elena Andreani Alessandra Capato Lisetta Artioli Elena Benaglia Elide Bergamaschi Barbara Ghisi Federico Martinelli Michela Toninel Gianluigi Negri Alessandra Fuse Elena Mantesso M.T. San Juan Vittoria Bisutti Enrico CornoE’ sempre stato il sogno di molti: mollare tutto in Italia e andare a vivere stabilmente in un Paese dal clima perennemente ridente, ricominciando con una nuova attività, magari in campo turistico. Da fantasticheria collettiva da giocatori di supere nalotto, il progetto di un trasferimento all’estero sta diventando oggi invece per molti un’opzione dettata dalla necessità. La disoccupazione, so prattutto giovanile, figlia dell’attuale crisi econo mico-finanziaria nonchè contingente pandemia sta incrementando il fenomeno dell’emigrazione. Non più quindi progetti di sognatori all’insegui mento di una vincita ultramilionaria alla lotteria, bensì sofferte decisioni di espatrio per problemi di lavoro. Il “Rapporto Italiani nel Mondo 2021” realizzato della Fondazione Migrantes, precisa che l’unica Italia che continua a crescere è quella che risiede all’estero: al 1° gennaio 2021 sono 5.652.080 gli italiani residenti all’estero (il 9,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Ita lia) con un aumento del 3% nell’ultimo anno, pari a 166mila presenze. Al contrario l’Italia ha perso 384mila residenti sul suo territorio.
Il 45% degli oltre 5,6 milioni di iscritti all’Aire (l’a nagrafe per gli italiani all’estero) ha tra i 18 e i 49 anni, il 15% sono minori, il 20,3% ha più di 65 anni. La Sicilia è la comunità più numerosa all’estero, con oltre 798mila iscrizioni, seguita da Lombardia, Campania, Lazio e Veneto. Ci sono più italiani in Argentina (884.187, il 15,6%) che in Germania (801.082, 14,2%), tantissimi sono anche in Svizzera (639.508), Brasile, Francia, Re gno Unito e Stati Uniti. I cittadini italiani residenti oltre confine negli ultimi sedici anni sono aumen tati dell’82%, le donne in particolare dell’89,4%. Un processo che è, allo stesso tempo, di femmini lizzazione e di familiarizzazione.
“A partire sono sicuramente oggi moltissime don ne alla ricerca di realizzazione personale e pro fessionale, ma vi sono anche tanti nuclei familiari con figli al seguito, legati o meno da matrimonio”, si legge nel rapporto. Stando ai dati dell’Ufficio centrale di statistica del Ministero dell’Interno ag giornati all’inizio del 2020, su quasi 5,5 milioni di residenti all’estero, le famiglie sono 3.223.486. Da 10/15 anni, inizio del revival della mobilità italiana, c’è stato +76,8% di aumento dei minori; +179% circa l’aumento dei cittadini iscritti all’Aire tra i 19 e i 40 anni; +158,1% i nati all’estero da cittadini Aire; +128,6% le acquisizioni di cittadi nanza e +42,7% le iscrizioni all’Anagrafe con la motivazione espatrio. Le iscrizioni da meno di cin que anni sono aumentate del +24,4%, quelle al di sopra di 10 anni del +127,8%.
E questa comunità italiana d’oltre confine con tinua ad aumentare per nuove partenze che si susseguono, specialmente tra i giovani che col proprio ardimento vivono con meno conflittuali tà la barriera dei confini geografici e il distacca
mento dalle origini. Di fronte ad opportunità che si presentano oltreconfine spesso è la proposta economica che funge da molla iniziale. Occorre però valutare se il gioco vale la candela. Considerati i guadagni lordi previsti, quali sono invece i costi “certi”? Son da valutare innanzi tutto le voci principali legate ad un espatrio, che inconsciamente potrebbero essere sottovalutate, esaminandole singolarmente. Vitto. In questa voce rientrano tutti i costi e la disponibilità di ge neri alimentari e altri prodotti necessari alla vita domestica quotidiana nel Paese in cui si è diret ti. Se è risaputo che vivere a New York, Tokyo o a Londra comporta avere affitti e scontrini della
spesa molto più alti rispetto ad altre città del mon do, non deve trarre in inganno i basso reddito pro capite di Paesi remoti e apparentemente conve nienti. In molte di queste località tanto costano poco i prodotti locali, quanto sono improponibili i prodotti d’importazione; per cui chi volesse con tinuare ad utilizzare cibi e prodotti europei in un paese del terzo mondo potrebbe incorrerebbe in costi inaffrontabili. Un articolo pubblicato dal noto settimanale londinese “Economist“ riporta il sorprendente (non tanto per chi viaggia molto) risultato di una ricerca condotta da ECA Interna tional (la società inglese che si occupa a livello mondiale di sondaggi sul costo della vita): alcune capitali africane possiedono il primato del più alto costo della vita per gli espatriati di tutto il mondo. Harare (Zimbabwe) è la prima in classifica tra le città più care del mondo; Libreville (Gabon) è più cara di Tokyo; Luanda (Angola) è al secondo po sto e a Kinshasa (capitale del Congo), per fare un esempio, un chilo di zucchero costa il doppio che a New York. Andarsene quindi in Africa o ai Caraibi pensando di vivere su di una sdraio a costo zero è il modo migliore per vedersi costretti al ritorno in Italia in tempi brevi.
Paese che vai, clima che trovi. Se emigrare in pa esi a clima equatoriale può far risparmiare sulla spesa annua dell’abbigliamento e del riscalda mento dell’abitazione, scegliere paesi nordici (ad esempio repubbliche baltiche ex-sovietiche) o latitudini dove ci sono forti variazioni climatiche, può comportare invece costi aggiuntivi. A volte nel cambio si guadagna in termini di economicità, altre si è costretti a spendere di più perché ne cessario ripiegare su articoli di importazione.
E’ la voce più pesante nel bilancio familiare. Il co sto molto conveniente in certi paesi “emergenti” non deve però distrarre da quello delle utenze. Acqua corrente potabile, elettricità e gas non
sempre sono usufruibili secondo prezzi e stan dard europei, sia qualitativamente che quantita tivamente. E il tecnico per la lavatrice rotta non lo si trova con una telefonata pronto intervento. In paesi “difficili” è opportuno valutare anche even tuali spese relative a precauzioni per la sicurezza.
Non dare per scontato che circolare in auto sia la stessa cosa in tutto il mondo: ci possono essere sorprese spiacevoli. Meglio informarsi sempre sui costi degli accessori dell’auto (assicurazioni, ma nutenzioni, combustibili), oltre che sugli eventuali trasporti pubblici (esistenza, efficienza) senza di menticare le formalità per la patente.
Telefono e internet sono oramai diffusi ovunque, ma nei paesi in via di sviluppo non sempre le con nessioni sono paragonabili a quelle europee per standard di velocità, e spesso i costi sono decisa mente più alti.
in patria per sé e per la propria famiglia andrebbe ro previsti nel bilancio annuale.
Gli ospedali esteri non funzionano come in Italia. Spesso se non si è dotati di una polizza assicu rativa adeguata viene rifiutato il ricovero. Quindi la voce “salute” va minuziosamente approfondita preventivamente. In genere tutte le capitali del terzo mondo dispongono di un ospedale di eleva to standard, ma i servizi esterni e periferici posso no lasciare molto a desiderare.
Le scuole internazionali sono spesso molto care, ma in alcuni paesi possono essere l’unica alterna tiva all’offerta scolastica locale per i figli.
Viaggi
Pure i costi di eventuali necessari rientri periodici
Occorre una notevole padronanza della nuova lin gua. Il sistema gesticolare italiano stile “io Tarzan tu Jane” non è la base per crearsi un futuro in un nuovo paese. Valutate tutte le problematiche so pra menzionate, occorre infine anche considerare che l’espatrio non elimina costi diciamo “indiretti” da sostenere in Italia nel caso non si taglino com pletamente i ponti col passato.
3,4 è questa la percentuale di immigrati nel Mondo. Le persone che sono nate in un Paese e vivono in un altro sono in costante aumento, naturalmente con differenze sostanziali tra le varie aree. Il nu mero totale di persone immigrate in un altro Paese nel 2017 è stato di 257,7 milioni, di cui il 48,4 % donne, nel 2000 erano 173 milioni mentre nel 1980 102 milioni.
Il continente in cui numericamente ci sono più im migrati è l’Asia con quasi 80 milioni di immigrati, seguita dall’Europa con 77 milioni. In termini di percentuale rispetto alla popolazione però è l’Oce ania ad avere più immigrati che compongono poco più del 20% dei suoi abitanti. Al secondo posto, con il 16% troviamo il Nord America in cui, analiz zando i due Stati più popolosi che lo compongono, possiamo vedere come gli Stati Uniti abbiano il 15% di immigrati ed il Canada il 21% (oltre a questi due il Nord America è composto da Bermuda, Groenlandia e Saint-Pierre e Miquelon che hanno rispettivamente il 30,9%, 10,6% e il 15,7%).
Parlando di singoli stati invece, abbiamo già visto come gli Stati Uniti, con oltre 49 milioni di persone, siano il Paese con più immigrati, seguito dall’Arabia del Sud e dalla Germania con 12,2 milioni e dalla Russia con 11,7 milioni. Parlando in termini di percentuali in base alla popolazione invece le cose cambiano drasticamente.
Gli italiani complessivamente espatriati dal Paese negli ultimi 20 anni sono circa due milioni e mezzo. Con quali risultati? Le statistiche parlano di risultati mediamente soddisfacenti, con fasce di risultati ottimi che controbilanciano i comunque innumerevoli fallimenti. Fondamentali risultano gli approcci effettuati prima dell’espatrio, o effettuando preventivi viaggi esplorativi per conoscere dal vivo le realtà di proprio interesse, oppure ottenendo pre cise informazioni da conoscenti di alta affidabilità già residenti nel Paese considerato. Guadagnare tremila euro al mese a Londra, New York o Dubai sapendo di doverne impiegare 2000 per l’affitto del nuovo appartamento può essere un motivo valido per rimanersene in Italia. Idem guadagnare la stessa cifra in un paese conveniente ma dalla forte instabilità politica (vedasi Paesi africani e medioorientali) o dalle strutture sanitarie inconsistenti o difficili da raggiungere. Spesso la convenienza economica è inversamente proporzionale agli agi. Occorre consapevolezza, rischiare di peggiorare la vita nel tentativo di migliorarsela non sarebbe una grande trovata.
lA
fAMigliAdEVE fAr frontE A spEsE gigAntEschE doVutE A quAnto coMportA il percorso per ridarle la vita.
Avevo 15 anni nel 1972” Anna Bassi, una delle testimonial della Fondazione Airc che pro muove ogni anno la giornata contro il cancro, la malattia che ha colpito Anna quando era una ragazza alle prese con la scuola, inizia sempre con questa frase i suoi racconti inerenti la battaglia che l’ha vista protagonista e vincente. Un autentico sprone per chi è in trincea in questo momento a vivere la drammatica espe rienza della lotta per la vita. Anna si è spesa sem pre nella sua attività di volontariato per l’AIRC con le sue parole non solo “per i ricercatori”, ma per “tutti coloro che grazie alle scoperte della ricerca hanno potuto essere salvati e continueranno a es serlo”. Esatto, avete letto bene, SALVATI!
“Cosa direi a una ragazza che si ammala oggi? Che grazie alla ricerca ha davanti tante strade per corribili, di non aver paura, di affidarsi, di lottare, di vivere con ottimismo e amare la vita”.
Parole incoraggianti, autentiche, importanti che spesso cozzano con situazioni che riscontriamo particolarmente complicate, che metterebbero a dura prova le forze di un gigante, ma nelle quali la scienza ci dice che è d’obbligo confidare! Oggi le vogliamo trasmettere da queste pagine an che a Matilde, 15 anni, di Vicenza, e alla sua fa miglia che sono, come Anna un tempo, in trincea: Matilde lotta con un raro Sarcoma e la sua famiglia fa fronte con coraggio ed abnegazione, oltre alle preoccupazioni, anche alle immense difficoltà quo tidiane che queste situazioni drammatiche porta no intrinseche con sé, logistiche ed economiche.
E da queste pagine vogliamo lanciare un forte messaggio, un appello sincero, certo che in mol ti non rimarranno sordi, né si gireranno dall’altra parte perché queste situazioni ognuno di noi po tremmo viverle domani trovandosi nelle medesi me insormontabili difficoltà.
“Matilde è sempre stata una bambina intelligente curiosa e chiacchierona. Parlava sempre, con le persone, con gli altri bambini e soprattutto con le sue bambole che portava a spasso ovunque nel loro passeggino” ci racconta mamma Elisa che ha dovuto sospendere il proprio lavoro per dedicarsi
completamente a Matilde. “Ha provato parecchi sport: ginnastica artistica, nuoto, danza classica fino a trovare poi la sua passione: danza aerea, quella dove ci si arrotola in un tessuto e ci si sro tola a 5 metri d’altezza. Le piaceva tantissimo ed era veramente portata quando un dolore sordo e acuto alla gamba destra ha iniziato a tormentarla. Per diagnosticare il sarcoma ci hanno impiegato 10 lunghi mesi fatti di visite private dai migliori specialisti con esami vari annessi: vi lascio imma ginare le speranze, le delusioni, i pianti. Matilde ha perso dieci kg in quel lasso di tempo e ha inizia to le terapie che era 35 kg per 1,58 m. Subito dopo la diagnosi di questa rara forma di sarcoma le viene subito fatta la biopsia e qui è cambiata la sua vita e la nostra vita. Da quel momento Matilde ha dovuto camminare solo con stampelle, abbiamo dovuto modificare varie stanze della casa per adattarle alle nuove esigenze.
È passata poi a doversi spostare con una carrozzi na che non entra nella mia auto utilitaria e quindi mi faccio prestare a volte un auto più capiente per portarla in giro o anche solo a Padova dove veni
va ricoverata, a settimane alternate, per i cicli di chemio. Dovrò prendere un’auto più grande, così la situazione è diventata insostenibile.
Ora che ha fatto l’operazione a Bologna dove le hanno sostituito con 2 protesi l’articolazione dell’anca e il femore dovrà reimparare a cammi nare indossando 24 ore al giorno un tutore, imma ginatevi costoso, che blocca anca e gamba a 45 gradi. Dovrà ricevere a casa fisso il fisioterapista per almeno 2 volte al giorno anche solo per an dare in bagno: gli spostamenti, molto complessi, richiedono di non effettuare dei movimenti per non mettere a rischio la possibilità di camminare, quin di serve una persona preparata. Essendo il movimento dell’anca bloccato per al meno un mese a 45 gradi tutti gli spostamenti andata/ritorno per effettuare la chemioterapia a Padova dovranno essere fatti tramite ambulanza: lei non può stare seduta e tutti gli spostamenti sa ranno a nostro carico in termini di spese. Abitiamo al secondo piano di una palazzina senza ascensore, dovremo mettere una piattaforma per poterla fare scendere e salire in casa ma per il mo mento faremo tutto tramite l’ausilio di operatori, a mano, a pagamento.
Matilde è seguita poi da una terapeuta, fondamen tale per poter affrontare questo percorso capitato poi in una fase delicata come l’adolescenza, senza considerare tutta la fisioterapia che le servirà per almeno 5 mesi e l’adeguamento della sua stanza con attrezzature che le consentano di entrare ed
uscire dal letto ( nuovo, con materasso speciale) dove passerà le sue giornate, perché potrà stare solo stesa o in piedi. Come vede le spese sono tante.
La malattia è già di per se difficile, il percorso du rissimo. Non dovrebbe essere così la vita di un’a dolescente, ma lei affronta tutto questo con grinta, tanta forza di volontà e un sorriso per tutti. Un animo così nobile, merita un futuro radioso. Vuole studiare medicina e specializzarsi in pedia tria per aiutare i bambini. Lei dice: “nessun bambi no dovrebbe soffrire”.
E come non darle ragione!
Ho conosciuto la storia di Matilde casualmente, grazie ad un post di Erika Franzoni, amministra trice della pagina “Sei di Montichiari” su Facebo ok, che riportava un articolo di giornale dove si evidenziava l’iniziativa di uno sportivo bresciano, Emanuele Castagna, che dopo aver conosciuto Matilde e la famiglia si è preso la briga di orga nizzare “spiedi” e suggerire una piattaforma di crowfounding GoFundMe per una raccolta fondi per aiutare la famiglia medesima.
“Domenica 16 ottobre sono andato a ritirare un mobile usato a Vicenza e lì ho avuto piacere di conoscere mamma Elisa, Matilde e sua sorella” ci racconta Emanuele (metalmeccanico, non udente dalla nascita, neo eletto consigliere/rappresentan te atleta dell’associazione sportiva “Lodovico Pa voni” sordoparlanti di Brescia) in una lunga “chiac cherata” in chat.
“Ho avuto due sensazioni: la prima la simpatia perché, entrando in casa loro, sono stato accolto con il sorriso; la seconda è stata la paura perché mi sono trovato spiazzato avendo davanti a me questa ragazza della quale ignoravo le condizioni di salute. E’ scattata in me immediatamente la molla dell’essere solidale e, visto che sono abba stanza conosciuto nel bresciano per via dello sport che pratico (sono stato 3 volte campione Italiano di bocce Fssi e campione italiano di Bowling), ho pensato istintivamente di aiutare Matilde con la raccolta fondi suggerendola alla famiglia. Ora ho in programma di organizzare spiedi uno ai primi di dicembre a Brescia e poi ne farò altri. E non solo, ma mi sto muovendo con altre associazioni per quest’inverno e per la prossima primavera. Le cose vengono dal cuore, io sono fatto così, cerco sempre di aiutare i più bisognosi!”
Facendo una ricerca su Internet trovavo strano che il Giornale di Vicenza non avesse riportato una riga su questa vicenda che vede appunto protago nista una famiglia vicentina.
Alzo il telefono e chiamo il collega Renato Mala man, storica firma de “Il Mattino di Padova”, e gli faccio presente la storia di Matilde chiedendogli se ha conoscenze al Giornale di Vicenza per poter dare visibilità a questo appello.
Nel giro di 24 ore il Giornale di Vicenza si muove e pubblica la storia di Matilde.
Il conto corrente di Go Found Me comincia a lievi tare, la generosità della gente vicentina si dimostra emozionante. Ma non illudiamoci, la raccolta fondi per rendere meno problematica questa battaglia a Matilde è appena iniziata. Mi auguro che anche i nostri lettori diano un concreto segno del cuore grande che solo noi italiani sappiamo tirare fuori in questi momenti. Non giriamoci dall’altra parte!
Ciao Matilde, siamo con te!
Angel Fitor (Spagna) osserva due maschi di ciclidi mentre combattono bocca a bocca per una conchiglia di mollusco al cui interno si nasconde una femmina. Angel ha speso 3 settima ne per monitorare il fondo del Lago Tanganyika, cercando di fotografare un confronto come questo, un breve combattimento tra due maschi di ciclidi per una conchiglia usata per la riproduzione.
Nel lago si trovano più di 240 specie di ciclidi e quasi tutte sono endemiche, inclusa questa. Ognuna ha forma del corpo, taglia e comportamenti unici, per riempire una singola nicchia ecologica. Anche se pieno di vita, questo ecosistema incredibile è sotto assedio.
Wildlife Photographer of the Year 2022 rappre senta la mostra di fotografie naturalistiche più prestigiosa al mondo. Per la sua decima edizio ne porterà in mostra a Milano, le 100 immagini premiate nel 2021, nel corso della 57ª edizione del concorso di fotografia indetto dal Natural History Museum di Londra. Quest’anno al contest sono pervenuti quasi 50.000 scatti provenienti da 96 paesi, realizza ti da fotografi professionisti e dilettanti. La mo stra porterà i 100 scatti vincitori negli spazi di Palazzo Francesco Turati, nel centro di Milano, dal 30 settembre al 31 dicembre 2022. Decima edizione nel capoluogo lombardo, or ganizzata dall’Associazione culturale Radice diunopercento, con il patrocinio del Comune di Milano.
Amatissima dal pubblico, l’esposizione presen ta le 100 immagini premiate alla 57ª edizione del concorso di fotografia indetto dal Natural History Museum di Londra che ha visto in com petizione quasi 50.000 scatti provenienti da 96 paesi, realizzati da fotografi professionisti e dilettanti.
Le foto finaliste e vincitrici sono state selezio nate alla fine dello scorso anno da una giuria internazionale di esperti, in base a creatività, valore artistico e complessità tecnica, e ritrag gono animali e specie in estinzione, habitat sco nosciuti, comportamenti curiosi e paesaggi da tutto il pianeta; la natura meravigliosa e fragile, oggi più che mai da difendere e preservare.
Vincitore del prestigioso titolo Wildlife Photo grapher of the Year 2021 è il biologo francese e fotografo subacqueo Laurent Ballesta con Cre ation. Lo scatto ritrae un branco di cernie che nuotano in una nuvola lattiginosa nel momento della deposizione delle uova a Fakarava, Poli nesia francese: momento unico, che si verifica solo una volta all’anno, durante la luna piena di luglio, e sempre più raro dato che la specie è in via di estinzione minacciata dalla pesca intensi va. La laguna polinesiana è uno dei pochi posti in cui questi pesci riescono a vivere ancora libe ri, perché è una riserva e, per fotografarli, Balle sta ha fatto appostamenti per 5 anni insieme a tutto il suo team.
Il giovane indiano Vidyun R. Hebbar è il vincito re del Young Wildlife Photographer of the Year 2021 con la foto Dome home che raffigura un ragno all’interno di una fessura in un muro.
Tra i vincitori di categoria troviamo l’aostano Stefano Unterthiner, con lo scatto Head to head (Comportamento dei mammiferi).
Altri quattro fotografi italiani hanno ricevuto una menzione speciale: i giovani Mattia Terreo, con Little grebe art (Under 10 anni), e Giacomo Re daelli, con Ibex at ease (15-17 anni)), oltre a Ge org Kantioler, con Spot of bother (Urban Wildli fe) e Bruno D’Amicis, con Endangered trinkets (Fotogiornalismo).
Marco Colombo, noto naturalista e fotografo pluripremiato al Wildlife, sarà a disposizione per visite guidate alla mostra a Palazzo France
sco Turati, ogni venerdì (tre turni a partire dalle 18:30 su prenotazione - acquistabili anche on demand).
Inoltre, tre giovedì saranno dedicati a speciali vi site guidate tematiche con esperti fotografi na turalisti: il 10 novembre (h 19:30 e 20:30) Luca Eberle racconterà i Predatori e il 17 novembre, gli Uccelli, l’8 e il 22 dicembre (h 19:30) France sco Tomasinelli approfondirà il Mimetismo. Il Wildlife Photographer of the Year a Milano è una mostra ma anche un grande evento dedi cato alla natura.
L’Associazione culturale Radicediunopercento come sempre propone serate gratuite di appro fondimento e presentazione di libri con rinomati fotografi di natura e divulgatori scientifici che si terranno di sabato alla Casa della Cultura, h 21 via Borgogna 3, Milano (zona San Babila).
Sono stati ospiti il 22 ottobre Bruno D’Amicis, che ha ricevuto una menzione speciale nella se zione Premio storia fotogiornalistica al Wildlife 57 (foto in mostra), con l’incontro Polimitas, le chiocciole più belle del Mondo. Saranno ospiti il 19 novembre Ugo Mellone, fotografo natura lista già premiato al Wildlife, con Il deserto del Sahara: biodiversità al limite, il 3 dicembre i noti fotografi Francesco Tomasinelli e Marco Colombo che insieme a Chiara Borelli di Focus Wild parleranno di Evoluzione e animali incredi bili, e il 17 dicembre Alex Mustard, celeberrimo fotografo subacqueo inglese che parlerà di Fau na selvatica subacquea.
Brent Stirton (Sud Africa) mostra un centro di riabili tazione per scimpanzè orfani, a causa del commercio di carne di fauna selvatica. Molte persone nel mondo alimentano questo commercio sia per le proteine che per il guadagno. Cacciare specie minacciate come gli scimpanzé è illegale ma avviene fin troppo spesso.
Le fotografie di Brent documentano il lavoro del Lwi ro Primate Rehabilitation Center che salva e riabilita primate orfani a causa del bracconaggio. Molti dello staff sono sopravvissuti al conflitto militare in Congo.
Lavorare al centro aiuta anche la loro stessa ripresa.
La direttrice del centro siede con un nuovo orfano mentre lo presenta lentamente agli altri. I giovani scimpanzé ricevono cure in rapporto 1-1 per supe rare i loro trauma fisici e psicologici. Sono fortunati, meno di uno su dieci viene salvato dopo aver visto uccidere tutti gli adulti della sua famiglia per la carne. La maggior parte soffre la fame e il dolore fisico. Canon EOS 5D Mark IV + 16–35mm; 1/250 sec a f5.6; ISO 400
Stefano Unterthiner (Italia) osserva due renne del le Svalbard combattere per il controllo dell’harem. Stefano ha seguito queste renne durante la stagio ne degli amori. Osservando il combattimento, si è sentito immerso “nell’odore, nel rumore, nella fatica e nel dolore”. Le renne sbattevano i palchi finché il maschio dominante (a sinistra) non ha scacciato il rivale, assicurandosi la possibilità di riprodursi. Le renne sono diffuse nell’Artico, ma questa sotto specie si trova solo alle Svalbard. Le sue popolazioni sono influenzate negativamente dai cambiamenti climatici, perché l’aumento di piogge congela il terre no e impedisce loro di accedere alle piante che altri menti starebbero sotto la neve soffice.
Nikon D5 + 180–400mm f4 a 400mm; 1/640 sec a f4, ISO 3200
Svalbard, Norvegia
FOTO 3. Vincitore - Giovani fotografi (15-17 anni)
La ghiandaia che volava in alto Lasse Kurkela (Finlandia) osserva una ghiandaia si beriana volare in cima ad un abete per procurarsi il cibo.
Nella foresta di vecchi abeti, Lasse voleva dare il senso della scala dimensionale alle sue foto di una piccolissima ghiandaia siberiana. Ha usato dei pezzi di formaggio per abituare le ghiandaie alla sua foto camera controllata in remoto, incoraggiandole a per correre una precisa traiettoria in volo.
Le ghiandaie siberiane usano i vecchi alberi come dispense, attaccando con la saliva appiccicosa semi, frutti, piccoli roditori e insetti nelle crepe della cortec cia e nei buchi, tra i licheni penzolanti.
Nikon D5 + 14–24mm f2.8; 1/800 sec a f4 (+0.7 e/v); ISO 6400; controllo remote Vello Kuusamo, Northern Ostrobothnia, Finlandia
Adam Oswell (Australia) porta l’attenzione sui visita tori dello zoo mentre guardano un giovane elefante esibirsi sott’acqua
Anche se questa esibizione è stata pubblicizzata come educativa e come esercizio per gli elefanti, Adam era disturbato dalla scena. Le organizzazioni che si occupano di benessere animale infatti ritengo no che si tratti di sfruttamento, in quanto incoraggia comportamenti innaturali.
Il turismo legato agli elefanti è aumentato in Asia e in Thailandia ora ci sono più elefanti in cattività che in natura. La pandemia ha portato al collasso del tu rismo, con i santuari che non avevano più fondi per poter curare i propri animali.
Nikon D810 + 24–70mm; 1/640 sec a f2.8; ISO 1250
Khao Kheow Open Zoo, Chonburi Province, Thailan dia
FOTO 5. Vincitore - Portfolio Stella Nascente Tempo di terraferma per orsi marini
Martin Gregus (Canada/Slovacchia) mostra gli orsi polari sotto una luce diversa, quando arrivano a riva in estate. Martin ha impiegato tre settimane sulla sua barca per fotografare con diverse tecniche gli orsi polari nella baia di Hudson. Sono soprattutto so litari e sul ghiaccio possono essere disperse su enor mi territori. In estate, sulla terraferma, vivono grazie alle riserve di grasso e con meno urgenza di trovare cibo diventano più socievoli. Senza nulla togliere al problema dei cambiamenti climatici, Martin vuole mostrarli sotto una luce diversa dal solito.
Tempo al fresco
In un caldo giorno estivo due femmine di orso pola re si sono immerse nelle pozze di marea per rinfre scarsi e giocare, e Martin le ha colte con un drone. Per lui, la forma del cuore rappresenta l’apparente affetto fraterno che le lega e “l’amore che le persone devono al mondo naturale”.
DJI Mavic 2 Pro + Hasselblad L1D-20c + 28mm f2.8; 1/400 sec a f3.2; ISO 100
FOTO 6. Vincitore - Ritratti animali Riflesso
Majed Ali (Kuwait) coglie il momento in cui un gorilla di montagna chiude gli occhi nella pioggia.
Majed ha camminato per 4 ore per incontrare Kiban de, un gorilla di montagna di quasi 40 anni. “Più sali vamo, più diventava caldo e umido” ricorda il fotogra fo. Non appena una pioggia rinfrescante ha iniziato a cadere, Kibande è rimasto allo scoperto, godendosi la doccia.
I gorilla di montagna sono una sottospecie dei gorilla orientali e si trovano sopra i 1.400 m di altitudine in due popolazioni isolate, Virunga e Bwindi. Questi gorilla sono minacciati dalla perdita di habitat, tra smissione di malattie, bracconaggio e altro ancora causato dalle attività umane.
Nikon Z6 + 70–200mm f2.8 a 200mm; 1/320 sec a f6.3, ISO 640
Bwindi Impenetrable National Park, Kanungu Di strict, Uganda
TORNANO DAL 24 NOVEMBRE
A CURA di M.T. SAN JUANPiù di 60 casette in legno saranno protagoniste ai mercatini con il loro moderno design, ispirato alle vette che circondano la città, e ospiteran no un’attenta selezione di prodotti, espressione dell’artigianalità del territorio e della tradizione culinaria altoatesina. Tutto da vivere e gustare immersi in un’atmosfera autentica natalizia che probabilmen te è la vera unicità dei Mercatini di Merano tra il fiu me Passirio, i portici, le passeggiate, il Kurhaus, l’il luminazione della città e le montagne tutt’intorno. Ecco una selezione delle cose più belle da visitare durante la prossima edizione:
- Il villaggio tradizionale tirolese sarà riproposto in Piazza della Rena con un progetto tutto nuovo, che porterà in città una tradizionale e accogliente “Almhütte” di ben 100mq, decorata secondo il gu sto natalizio altoatesino, dove si potranno gustare le migliori specialità culinarie locali.
La Almhütte sarà anche sede del Goldys Club, il progetto di successo dedicato ai bambini dove an che gli adulti avranno possibilità di cimentarsi in laboratori pratici, come la preparazione dei cane derli o la creazione di una corona d’avvento. Per gli amanti delle degustazioni ci sarà, inoltre, una speciale degustazione di gin. Non mancheranno i momenti musicali e un programma completo di laboratori, attività e musica, aggiornato sul sito uf ficiale dei Mercatini di Merano.
- L’Albero infopoint, già punto di riferimento nel cuore della manifestazione per farsi guidare tra i
numerosi punti di interesse, quest’anno si arricchi sce di piccole eccellenze dell’enogastronomia del territorio, attentamente selezionate tra le aziende altoatesine. Sempre al suo interno sarà acqui stabile anche la tazza ufficiale dei Mercatini di Merano, che per il suo trentesimo anniversario avrà un prezioso design dorato, imperdibile per i collezionisti. In esclusiva saranno in vendita anche il berretto e la fascia “RE-BELLO x Merano”, 100% cashmere riciclato, 100% Made in Italy sviluppato in collaborazione con Rifo-Circular Fashion, ogget to testimone dell’impegno della manifestazione a rendersi promotore di attività sostenibili. Da non perdere anche le visite guidate, momenti ideali per scoprire cultura, luoghi nascosti e aned doti della città, dalla suggestiva visita guidata “A lume di lanterna” a quella naturalistica “I segre ti di Merano giardino d’inverno”, per scoprire le storiche passeggiate che hanno reso Merano tra le più famose città-giardino.
Molto interessante anche la visita del Kurhaus, gioiello Jugendstil tra i simboli della città, elegante edificio che fa da sfondo ai Mercatini di Merano.
In Piazza Terme torneranno le colorate sfere, eleganti palline di Natale dove degustare ottime pietanze altoatesine accompagnate da una ricca carta vini. È richiesta la prenotazione tramite app, maggiori info su www.termemerano.it. Inoltre, di vertimento all’aria aperta con la pista di ghiaccio, il panoramico Skybar e i Christmas Aperitif ogni sabato mattina fino a Natale, con musica dal vivo.
I Mercatini raggiungono quest’anno un altro tra guardo altrettanto importante, ovvero, la decima edizione certificata “Green Event”. Insieme agli al tri Mercatini Originali dell’Alto Adige, la manifesta zione ha lavorato edizione dopo edizione al miglio ramento della propria impronta ecologica e invita i visitatori a condividere i valori di eco-sostenibilità.
I Mercatini resteranno aperti da lunedì a giovedì, dalle ore 11 alle 19 (gastronomia fino alle 21); ve nerdì, sabato e festivi dalle ore 10 alle 20 (gastro nomia fino alle 22.30); domenica dalle ore 10 alle 19 (gastronomia fino alle 21).
Aperture speciali: 24 e 31 dicembre, dalle ore 10 alle 15.30 (gastronomia fino alle 17). Il mercatino resta chiuso il 25 dicembre.
Territorio e creatività: questi gli ingredienti che hanno caratteriz zato la prima edizione di Cento percento Garda, l’evento enoga stronomico che lo scorso venerdì 21 ottobre ha celebrato le eccel lenze gardesane. Oltre cinquecen to persone hanno partecipato alle tredici cene d’autore che si sono svolte contem poraneamente sulle tre sponde del Benaco coin volgendo alcuni tra i protagonisti della scena cu linaria lacustre. Trentanove chef e il pastry chef Carmelo di Novo hanno creato un menu speciale a sei mani interpretando le eccellenze del territo rio con piatti della tradizione o rivisitati in base al loro stile e alla loro personalità.
“Centopercento Garda è stato uno straordinario laboratorio di condivisione e creatività - spiega El vira Trimeloni, ideatrice del progetto che nasce da un’evoluzione di Fish&Chef - la collaborazione tra i protagonisti delle tredici cene d’autore, provenien ti da tradizioni e stili diversi di cucina, ha favorito l’interazione a tutti i livelli. E dove c’è scambio, c’è crescita. Eventi come Centopercento Garda sono un’occasione unica per sentirsi parte di un pro getto che ha come obiettivo la valorizzazione del proprio territorio e la creazione di cultura gastro nomica.”
Un variegato mosaico di sapori e prelibatezze che ha avuto come unico comune denominatore il Gar da. Anche Leandro Luppi, Chef patron del Risto rante Vecchia Malcesine e ideatore del progetto con Elvira Trimeloni, è soddisfatto della prima edi zione di Centopercento Garda: “Vedere la collabo razione tra chef e produttori è stata un’emozione unica. È sempre difficile far dialogare realtà così differenti, ma il Lago di Garda ha saputo unire gu sti, ricette e persone. Il messaggio che vogliamo trasmettere con questo progetto è che la qualità è trasversale: quando il talento sposa il territorio, il risultato è sempre emozionante. Ringrazio tutti i colleghi che con grande entusiasmo e disponibili tà hanno collaborato al progetto determinandone il successo”.
I trentanove chef, infatti, nei loro piatti hanno dato spazio alle eccellenti materie prime locali prodotte
con attenzione all’ambiente per preservare l’inte grità del patrimonio gastronomico: “un ringrazia mento particolare va anche ai nostri partner e sponsor che hanno reso possibile l’evento” con cludono Elvira Trimeloni e Leandro Luppi. Dalla Garronese Veneta proveniente dagli alleva menti dell’azienda Sartori Carni di Brenzone (VR), al pesce di lago di Trotaoro a Preore (TN), dagli ortaggi, coltivati in modo sostenibile dall’innovati va azienda agricola Baby Greens (BS) e non solo, all’olio, al miele degli apicoltori locali, ai formaggi di capra e alle farine ottenute da grani antichi. Tra i partner dell’iniziativa anche le Tenute Cor dioli (VR), specializzate nell’allevamento di avicoli unendo tradizioni contadine a tecniche moderne di controllo e igiene; Acqua Filette, una tra le acque oligominerali più pure al mondo che sgorga tra le montagne incontaminate dell’Appennino Laziale; Dicisano (VR), un liquore la cui ricetta nasce a Cisano di Bardolino ispirandosi a un’antica ricetta del Lago di Garda e le aziende vitivinicole Cà Ma iol, Cavalchina, Bottenago e Madonna delle Vit torie, che hanno accompagnato i diversi menu con i vini simbolo delle zone di origine. Il Lago di Garda ha unito in questa speciale occasione le province di Brescia, Verona e Trento ed è stato rappresenta to attraverso le sue eccellenze enogastronomiche. Il talento degli chef, la generosità dei partner che
hanno creduto nel progetto e la reciproca collabo razione hanno permesso di dar vita a un evento che è solo l’inizio di un nuovo racconto. www.centopercentogarda.it
Milano torna capitale delle due ruote con Eicma 2022. La 79 edizione del ‘salone’ internazio nale di moto, bici e accessori è in programma dall’8 al 13 novembre a Fiera Milano. Oltre 1.300 i marchi e le aziende in mostra provenienti da 43 Paesi. Alla presentazione, in Regione Lombardia, sono in tervenuti il presidente Attilio Fontana e gli assesso ri Stefano Bolognini (Sviluppo Città metropolitana, Giovani e Comunicazione) e Claudia Maria Terzi (Infrastrutture, Trasporti e Mobilità sostenibile). Con loro anche Pietro Meda, presidente di Eicma e Paolo Magri, presidente di Ancma (Associazione nazionale ciclo motociclo e accessori) Confindu stria.
Eicma 2022, tecnologia e innovazione “Anche in Lombardia il settore è di primo piano – ha sottolineato Fontana – ed è un fiore all’oc chiello della nostra economia. Qui si mette insieme tecnologia e capacità di interpretare l’innovazione nel mondo migliore, realizzando prodotti invidiati in tutto il mondo. Sarà un appuntamento quindi di ulteriore rilancio e di conferma del valore del setto re delle moto e delle bici”. L’evento espositivo più importante e longevo al mondo per l’industria mo tociclistica e ciclistica conferma il suo primato con numeri pre-Covid. Il 58% degli espositori che occu peranno quest’anno i seri padiglioni del quartiere espositivo, uno in più rispetto al 2021, proviene dall’estero, in rappresentanza di 43 Paesi. Oltre il 20% delle aziende presenti si mette in mostra per la prima volta a Eicma.
CRESCE L’ATTESA PER L’ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE DELLE DUE RUOTE DALL’8 AL 13 NOVEMBRE A FIERA MILANO. OLTRE 1.300 I MARCHI E LE AZIENDE IN MOSTRA PROVENIENTI DA 43 PAESI.
Piano per la mobilità ciclistica “È un’occasione importante, per far conoscere la nostra regione – ha detto Terzi – che fa tanto per le due ruote. Siamo stati i primi a dotarci di un pia no per la mobilità ciclistica, attraverso un tessuto di piste ciclabili importanti per il turismo e la vita quotidiana. La bici ha avuto una crescita enorme. I numeri che Eicma ha condiviso in tema di vendita di bici parla di una vera e propria esplosione del fenomeno con la grande realtà delle e-bike. Nel Piano Lombardia abbiamo allocato 146 milioni per realizzare tante ciclovie locali e una parte di quel le nazionali. Sul nostro territorio abbiamo ben tre ciclovie nazionali, la Garda, la Vento e la Sole, ma fino al 2026 siamo impegnati a realizzare ben 500 km di nuove infrastrutture ciclabili. Tante possibili tà di usare le due ruote, protagoniste con quelle a motore della nostra mobilità quotidiana”.
L’eccellenza su due ruote
“Eicma – ha detto l’assessore Bolognini – è una manifestazione molto importante per la Lombar dia, per Milano, per tutto il Paese. Saranno espo ste le eccellenze del mondo delle due ruote, dove tante delle tecnologie e delle aziende sono italia ne. Sarà anche e soprattutto un momento di festa,
di passioni, di emozioni e di ritorno alla normalità. Il fatto che il sistema fieristico di Milano, ospiti Eicma, grazie anche al supporto di Regione Lom bardia, è un segno evidente dell’importanza che la nostra regione ricopre nell’ospitare eventi come questi e di come abbia saputo guidare la ripresa post-pandemia di queste manifestazioni”.
Tra gli ingredienti del successo di Eicma la confer ma di Arena Motolive, il contenitore di eventi live esterni, i test ride di e-bike e un’area ‘Start up’ realizzata in collaborazione con Ice, l’Istituto per il commercio con l’estero, una finestra sul futuro del le due ruote e le aziende più all’avanguardia.
“Questo mix di eventi ed esposizione – ha spiega to Pietro Meda, presidente di Eicma – è la ricetta giusta per suscitare quello che abbiamo chiamato ‘Eicma Effect’, che è anche il claim della nostra campagna promozionale: abbiamo tolto il prodot to e messo le persone coinvolte in questa grande avventura, con quell’espressione di stupore che un grande evento come questo non potrà che lasciare sui volti degli appassionati”.
(fonte www.lombardianotizie.online)
Ritroviamo in calendario da giovedì 24 a sabato 26 novembre 2022, alla fiera di Verona, l’annuale ap puntamento con JOB&Orienta, il salone nazionale dell’orientamen to, la scuola, la formazione e il la voro.
Promossa da Veronafiere e Regione del Veneto, in collaborazione con Ministero dell’Istruzione e Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, la manifestazione continua a raccontare la scuola e il lavoro che cambiano e a farsene palcoscenico. E come sempre si fa promotore di dialogo tra i di versi attori del sistema per favorire uno scambio virtuoso di idee e buone pratiche, e creare ponti tra la formazione e l’occupazione. Il Salone offre, infatti, occasioni di confronto e aggiornamento per gli operatori sui temi chiave dell‘istruzione e della didattica, come pure sulle traiettorie di evoluzio ne del lavoro. Al contempo, consegna a studenti, famiglie e giovani strumenti utili per orientarsi al meglio di fronte alla pluralità di proposte e percor si formativi, come agli scenari occupazionali in co stante mutamento.
Giunto alla 31a edizione, JOB&Orienta integrerà anche quest’anno le proposte in presenza in fiera con un ecosistema digitale interattivo, fruibile at traverso il portale www.joborienta.net. “A.A.A. Accogliere, accompagnare, apprendere in un mondo che cambia” è il titolo che farà da filigrana all’edizione 2022, evidenziando l’orizzon te ampio e globale che ci interroga e ci sollecita. Sullo sfondo un cambiamento che la pandemia, e più globalmente il contesto incerto e inquieto,
RASSEGNA ESPOSITIVA SUDDIVISA
DUE SEZIONI
hanno reso urgente e insieme accelerato. Un cam biamento di cui possiamo e dobbiamo essere tutti protagonisti, puntando a un domani sostenibile e di pace: da trasformare in obiettivo e sfida comuni e da costruire insieme ai giovani fin dalla scuola. Accogliere, accompagnare, apprendere. Tre paro le chiave, legate tra loro a doppio filo, che raccon tano il compito alto a cui siamo chiamati, anche guardando agli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile: per consentire a tutti pari opportunità di formazione e di occupazione e garantire coesione sociale, per far crescere quelle competenze fondamentali al realizzarsi delle tran sizioni ecologica e digitale, riconosciute strategi che per la competitività delle imprese e la tenuta del sistema economico globale oltre che per il fu turo del pianeta.
Come sempre JOB&Orienta sarà strutturato in due dimensioni parallele e complementari. La vasta rassegna espositiva, composta di stand onsite e vetrine virtuali fruibili attraverso mappe interatti ve, vedrà la presenza di scuole, accademie e uni versità, enti di formazione, istituti tecnici superiori (Its), istituzioni, imprese, centri per l’impiego e agenzie di servizi per il lavoro, associazioni di ca tegoria,… Due le macroaree tematiche -“Istruzione ed educazione” e “Università, formazione e lavo
ro”, ciascuna sviluppata in tre percorsi espositivi: “Educazione e scuola”, “Formazione docenti e di dattica innovativa” e “Lingue straniere, turismo e mobilità” per la prima; “Accademie e università”, “Lavoro e alta formazione” e “Formazione profes sionale” per la seconda.
Punto di forza della manifestazione è anche il pa linsesto articolato e vario di eventi, in presenza e in streaming, per i diversi pubblici di riferimento: convegni e dibattiti, seminari formativi, workshop tematici, laboratori interattivi e performance cre ative.
Il Salone è a partecipazione libera, previa registra zione online (link).
JOB&Orienta è anche sui social: Facebook e Facebook Messenger(@joborienta), Twitter (@ Job_Orienta), Instagram (@job_orienta), YouTube (JOB&Orienta).
UN’AMPIA
IN
ESPOSITIVE A LORO VOLTA ARTICOLATE IN SEI PERCORSI TEMATICI CONTRASSEGNATI DA DIFFERENTI COLORI. INOLTRE UN RICCO E VARIEGATO CALENDARIO DI APPUNTAMENTI.
Mercoledì 16 novembre avrà inizio l’undicesima edizione di BookCityMilano, la manife stazione dedicata al libro e alla lettura promossa dall’Assesso rato alla Cultura del Comune di Milano, dall’Associazione BOOKCITY MILANO, costituita da Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli,Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri e Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, e da AIE.
Come nelle precedenti edizioni a tema “Afriche” (2019), “Terra Nostra” (2020) e “Dopo” (2021), quest’anno BookCity Milano, che per natura sfug ge alle etichette tradizionali e alle definizioni grani tiche, intende dare voce e spazio a tutto ciò che è ibrido, senza l’inutile pretesa di definirlo, ma con la curiosità di esplorarlo: per questo motivo, il tema scelto per l’undicesima edizione è “La vita ibrida”, un argomento attuale, figlio della complessità con temporanea.
Il mondo di oggi è ibrido. Ibrido il lavoro, ibrida la vita, sempre più scissa tra online e offline, ibride la comunicazione e la narrazione, ibridi sono l’iden tità e i generi, ibrida è l’esperienza delle nuove generazioni e, dall’alba dei tempi, ibride sono le culture. In un mondo alla ricerca di semplificazioni rassicuranti, la parola ibrido può spaventare; ep pure, ibrido è da sempre il terreno più fertile per il germogliare della cultura e delle arti: ibrido è un invito alla contaminazione feconda delle discipline, all’attraversamento degli steccati della conoscen za, un et et che si sostituisce all’aut aut.
“La vita ibrida” sarà anche protagonista del pro getto BookCity Milano Papers 2022, un’iniziativa nata durante il lockdown del 2020 per coinvolgere le autrici e gli autori internazionali che non poteva no raggiungere Milano; il format, digitale e interna zionale, è divenuto parte integrante della manife stazione e prosegue con un nuovo ciclo di interviste a scrittrici e scrittori stranieri invitati a riflettere sul tema portante dell’undicesima edizione: gli incontri di BCM Papers esplorano “La vita ibrida” adden trandosi nel mondo delle relazioni, dell’identità, de gli stili narrativi, delle discriminazioni, del linguag gio, della distopia e di molto altro ancora. Il panel di autori e autrici sarà composto da: il premio Pulitzer 2022 per la letteratura Joshua Cohen, intervistato da Sofia Mattioli, il National Book Award 2021 Jason Mott con Marco Bruna, il premio Strega Europeo 2021 Georgi Gospodinov in dialogo con Andrea Bajani, Camila Sosa Villada in dialogo con Jonathan Bazzi, Sheena Patel con Oliviero Ponte di Pino, Pamela Paul con Stefania Garassini, Lidia Yuknavitch con Matteo B. Bianchi, Lauren Groff intervistata da Viviana Mazza, Hernán Diaz con Matteo Persivale e una lectio di Jeremy Rifkin. Gli eventi di BookCity Milano Papers saran no disponibili sul sito www.bookcitymilano.it, sul canale YouTube e sulla pagina FB @bookcitymi nel le serate precedenti alla manifestazione, a partire dal 9 novembre.
Anche quest’anno BookCity Milano proporrà un
palinsesto ricco e variegato: tradizionalmente in clusiva, la manifestazione dedicata al libro e alla lettura coinvolge davvero l’intera filiera del libro, dagli scrittori ai fumettisti, editori grandi e picco li ma anche saggisti e illustratori, blogger e librai, influencer del libro, traduttori e bibliotecari, sen za dimenticare studenti, insegnanti, lettori forti e occasionali. Sono oltre 3000 gli autori e le autrici ospiti della manifestazione, con più di 1350 even ti e la partecipazione di 193 editori e 860 classi scolastiche; tante anche le sedi, con circa 290 luo ghi, tra cui 47 librerie e 34 biblioteche su tutto il territorio cittadino. BCM22 segna anche il decimo anniversario di BookCity per le Scuole, che per fe steggiare inaugura un nuovo progetto; 12 le uni versità e le accademie milanesi che partecipano a BookCity Università, con oltre 100 iniziative, senza dimenticare gli eventi e i progetti di BookCity per il Sociale, che raggiunge carceri, ospedali e bibliote che di condominio.
Intitolato Indagare l’animo umano, l’evento di apertura di BookCity Milano 2022 si terrà il 16 novembre alle 20:00 al Teatro Dal Verme: la sera ta avrà come protagonista lo scrittore norvegese Karl Ove Knausgård, noto per il successo delle sue opere autobiografiche, che riceverà il Sigillo della città dal Sindaco Giuseppe Sala e verrà intervista to dallo scrittore e critico letterario Emanuele Trevi,
vincitore del Premio Strega 2021. Per l’occasio ne, la scrittrice Melania Mazzucco, Premio Strega 2003, è stata invitata a riflettere sul tema portante dell’undicesima edizione, quella vita ibrida che si è insinuata nella quotidianità collettiva.
BCM22 sarà anche l’occasione per festeggiare i 10 anni di BookCity per le Scuole, che celebra l’anni versario con un evento realizzato in collaborazione con il Sistema Bibliotecario Milanese e La Lettura Intorno: BCZeta. Istruzioni per l’autogestione delle manifestazioni culturali, un laboratorio partecipa to di progettazione culturale. L’incontro nasce dal nuovo progetto sperimentale di BCM per le Scuole, che ha permesso di coinvolgere un gruppo di gio vani progettisti tra i 15 e i 17 anni nella realizzazio ne di parte del palinsesto di eventi della Biblioteca Chiesa Rossa: attraverso una serie di workshop, il gruppo curatoriale, formato da 12 studentesse e studenti provenienti dalle scuole del Municipio 5, ha delineato i temi d’interesse per i loro coetanei, individuando gli autori da invitare e dando corpo a una visione trasversale sulla politica, sui social network, sulla letteratura, sul carcere, sulle univer sità e sulla scrittura.
Le indicazioni per accedere agli appuntamenti on-line sono disponibili sul sito della manifesta zione.
“TALVOLTA PENSO CHE IL PARADISO SIA LEGGERE CONTINUAMENTE, SENZA FINE.”
VirginiaWoolf
SAN JUAN
L’AMORE PER GLI ANIMALI È CONTAGIOSO. NON SI ACCONTENTA, ALLARGA I PROPRI CONFINI, ETICI E NON SOLO. L’APP ZAMPYLIFE NASCE COSÌ.
L’amore per gli animali è con tagioso. Non si accontenta, allarga i propri confini, etici e non solo. L’app Zampylife nasce così. Oggi, si direbbe, è virale. E si sta attrezzando per andare lontano. La start up e il portale che Edoardo Stoppa ha voluto creare viene da lontano, è l’evoluzione naturale e il bisogno di dare un seguito struttu rato e moderno, etico e di servizi innovativi, ad una storia irripetibile e pionieristica che per pri ma entrò nelle case di tutti gli italiani alle otto e mezza di sera, quando con Striscia la Notizia cambiò radicalmente, e per sempre, l’approccio al modo di fare informazione sugli animali.
Incontriamo Edoardo a Milano, nella sede di Zampylife, accanto al team che lo accompagna in questo innovativo avamposto per il benesse re animale.
Allora, come nasce il tuo progetto? Racconta ci i vostri obiettivi.
“Zampylife nasce da tanti anni di esperienza sul campo, sul territorio, prima con il National Ge ographic, poi con Striscia la Notizia, che mi ha permesso di avere un’esperienza verticale sul mondo degli animali e di costruirmi una relazio ne con le istituzioni e le associazioni. E soprat tutto mi hanno permesso di individuare quali erano i punti di forza e le debolezze di questo mondo in Italia”.
Quindi Zampylife è figlia di una vita spesa al servizio del benessere animale?
“Esattamente. Era da un po’ che volevo creare qualcosa che andasse a mettere ordine in que sto ambito, evitare gli abusi, pensare alla salu te, generare servizi in modo etico e disinteres sato. L’incontro con l’amico Stefano Bardini, che non è del settore, ma è un grande appassionato di animali, ha accelerato questo processo.
Da una comune passione abbiamo unito gli in tenti e dopo qualche mese di “incubazione” ho deciso di partire, sapendo che sarebbe stata un’esperienza coinvolgente per la mia vita. E così è stato!”.
“Abbiamo creato l’app partendo da dei principi basilari. L’app ha due capisaldi istituzionali. Il primo è dare una profilazione a tutti gli animali d’Italia.
Conoscerli, sapere da dove arrivano, dai canili, dall’estero, dai negozi... Se tu dai un ordine a tutto quello che succede, riesci a evitare gli abu si, le importazioni dall’estero, hai una funzione di prevenzione verso il randagismo. Costruisci una filiera di informazioni fondamentale.
Accanto a questo primo pilastro ne abbiamo ag giunto un altro, che dà un ordine alla gestione medico veterinaria, alle profilassi, alle vaccina zioni, ai controlli. Abbiamo creato la cartella sa nitaria”.
Protagonista è quindi il proprietario?
“Certo. L’utente che carica le visite, gli esami, i referti, dà vita ad una banca dati del proprio animale. L’app ti ricorda quindi quando hai in scadenza le vaccinazioni, quando devi fare le profilassi, ti permette di condividere la cartella sanitaria con i veterinari.
E’ un valore che consente di gestire al meglio la salute e il benessere di cani, gatti, cavalli, ma anche pappagalli, cavie, criceti, conigli, pesci...”.
Date molto spazio alla mission etica sulle ado zioni. Perché?
“Perché una delle nostre mission etiche è com battere il randagismo. Abbiamo voluto dare la possibilità ai canili italiani e alle associazioni di volontariato di caricare nell’app gli animali presenti nelle loro strutture e creare una vetri na importante affinché sempre più cani e gatti vengano adottati”.
L’app offre servizi anche rivolti alla salute. Quali?
“C’è una zona Sos, nel caso di un’emergenza viene indicato il centro veterinario più vicino, il telefono e la strada per arrivarci, in modo da rendere più facile la vita in un momento non semplice da gestire; c’è poi la possibilità di se gnalare un Abuso, in tal caso convogliamo la ri
chiesta di controllo alle associazioni più vicine o alle forze dell’ordine se il caso è particolarmente delicato”.
Arriva ora un servizio unico al mondo, la tele medicina. Come mai?
“Accanto a ciò che ha rappresentato il punto di forza dell’app, ora stiamo aggiungendo una se rie di servizi che aiutano nel day by day i proprie tari di qualsiasi animale. Nella salute il tempo è prezioso e fa la differenza. La telemedicina permette direttamente da casa tua di chiamare il veterinario e di avere un consulto immediato con una videochiamata. Ti può risolvere il pro blema, tranquillizzare o, nel caso, indirizzarti il più velocemente nel primo ambulatorio più vi cino. Certo, non sostituisce la visita in presen za ma avere un parere nel giro di un minuto da quando viene attivata la chiamata è molto im portante. E’ il primo servizio al mondo, H24. Ne andiamo fieri. L’approccio al benessere sta cam biando, va colmato un vuoto. Il diritto alla salute è fondamentale. Non è un accessorio, serve un approccio moderno, flessibile, di facile accesso nel momento del bisogno”.
Zampylife è anche un’app etologica. Introduce tra le nuove offerte anche il pet sit ting. E’ così?
“Riconoscere che il nostro animale ha bisogno di relazione è un fatto di civiltà e rispetta l’eto logia. Esistono necessità che, laddove possibile, non possono essere compresse. Abbiamo inse rito il servizio di pet sitting perché sono sempre più le persone che si preoccupano del benesse re del proprio animale e che vogliono evitare di lasciare, per ragioni di lavoro o di necessità, il proprio animale troppo a lungo da solo.
Ci possono essere più opzioni: l’asilo per cani, il pet sitter che viene a casa tua, oppure quello che porta il cagnolino a fare la passeggiata nel parco sotto casa o che propone una “fuga nella libertà” in spazi più grandi e attrezzati, per in teragire con altri suoi simili. Insomma, un venta glio di servizi strutturati ad hoc per i proprietari, per stare col cuore tranquillo, avendo una perso na di fiducia che accudisce il nostro amato ani male. Saranno servizi offerti in modo etico, col senno del buon padre di famiglia, come recita il codice civile. La finalità è offrire un servizio utile per tutti gli utenti dell’app”.
Ora c’è il salto di qualità. La svolta. La raccolta di risorse attraverso MamaCrowd.
Perché questa strada?
“Hai detto bene, è una svolta. Abbiamo impe gnato risorse per creare l’app, l’abbiamo fatta crescere e diventare di riferimento per il benes sere, la salute, le adozioni, accanto ad un porta le con giornalisti professionisti che si adoperano per un servizio informativo utile. Ma se vogliamo crescere affinché Zampy diventi un punto di ri ferimento in Italia e anche all’estero, dobbiamo rivolgerci alla società civile, ai cittadini. Riteniamo che il modo più democratico e popo lare per finanziare un’app, un progetto di questo genere sia quello del crowfunding. Chi è già par te della nostra community, o non lo è ancora, può diventare socio di questa attività, in base alle proprie possibilità. La cifra base di adesio ne è di 250 euro, una cifra non inarrivabile, e che può coinvolgere in tantissimi, per sentire an cora più proprio questo progetto, per crescere insieme”.
“Quando contribuisco con la mia adesione, ac quisto una parte della equity, delle quote sociali di Zampylife. Mano a mano che l’app cresce nei servizi offerti in modo etico, ci sarà un utile, par teciperò agli utili e alla crescita dei valori delle mie quote. Abbiamo inoltre fatto una policy di protezione degli investitori. Il capitale degli inve stitori sarà sempre tutelato. Oltre all’utile, quin di, ci sarà sempre una garanzia certa sul capita le investito per fini etici”.
Edoardo, ci spieghi la differenza tra la pet economy e l’investimento attraverso Mama crowd?
“E’ molto semplice. Una volta c’era una netta divisione tra il profit, le società che tendevano a massimizzare gli utili e il no profit, dove si cer cava di fare beneficenza senza nessuna forma di lucro. Queste formule hanno trovato spesso i propri limiti. Da una parte le aziende si sono rese conto che non possono esserci guadagni sganciati alla sostenibilità dell’azienda, il classi co business col coltello in bocca. Dall’altra il no profit si è reso conto che essere solo no profit limita la crescita e frena quindi i benefici che puoi generare”.
La sintesi è dunque il crowfunding?
“Naturalmente sì! Queste nuove forme di socie tà miste, etiche, benefit, come per una start up innovativa come la nostra, permettono di unire questi due cuori, farlo diventare uno. Tu per cre scere hai alcune attività che sono a pagamento, che portano risorse che vengono reinvestite per crescere, per creare nuovi servizi, per aggiornar li. Da una parte vuol dire offrire servizi assoluta mente senza fini di lucro, etici e dall’altra servizi a pagamento ma con la stessa filosofia che ac comuna tutta la app: il rispetto in una sinergia di valori irrinunciabili”.
Zampylife rappresenta l’evoluzione in atto nel la società rispetto al rapporto con gli animali?
“Sì, ce lo dicono i download dell’app, ce lo con ferma la community che cresce, il numero di animali che viene registrato, il volume di que siti che vengono posti ai servizi di richiesta di Sos. Anche se stiamo attraversando momenti di crisi, l’attenzione verso il benessere animale è cresciuta”.
Ritieni che la madre di tutte le battaglie sia stata la tua esperienza a Striscia la Notizia? “Penso che la visibilità data alle questioni del benessere animale grazie a me con Striscia la Notizia, abbia segnato la svolta. Siamo stati pio
nieri, abbiamo posto al centro dell’attenzione il rispetto, i diritti negati. La grande eco di Striscia alle 20,30 in tv ha cambiato il modo di vedere gli animali. Alle stesse forze dell’ordine, con le quali collaboravamo, arrivavano segnalazioni usando le stesse parole dei nostri servizi.
“Ho visto Striscia che ha detto che questo non si può fare... Ho visto Edoardo dire che non si può tenere il cane in questo modo... Ho visto che si può intervenire”. E’ stato didattico, divulgati vo dare grande visibilità ai temi del benessere. All’inizio mi dissero... “Non farai tanti servizi... Invece ne abbiamo fatti più di mille. E’ stato un piccolo Rinascimento che ha aperto la strada al cambiamento. E ora, guarda dove sono arrivato, con Zampylife. Abbiamo non a caso nell’app la voce Abusi per segnalare ciò che non va. D’altra parte pensa che il 50% delle segnalazio ni che arrivavano a Striscia erano sugli animali. Questo ti fa capire quanto il nostro messaggio abbia generato attenzione nella società. Sono cambiate le leggi. Un giorno mi sono stupito ve dendo Studio Aperto fare una puntata dedicata ai canili, agli abusi... Prima era inimmaginabile. Prima di questi 10 anni di Striscia, gli animali venivano trattati a fine programma, col cucciolo dentro la cesta per alzare l’audience. Nessuno faceva vedere i maltrattamenti. Noi ci siamo riusciti alle 8 di sera, non senza fatica perché eravamo in prima fascia”.
Zampylife dedica grande spazio alle adozioni. Cosa manca secondo te per fermare il randa gismo?
“Si è fatto molto, la politica ha assecondato il cambiamento ma siamo ancora nel guado. Risolvere il randagismo è solo questione di vo lontà. Non c’è la volontà politica di chiudere il rubinetto, in alcune regioni. Occorre agire su due leve. La prima è: cultura, divulgazione, in formazione. La seconda: la volontà politica delle istituzioni. Alla voce gestione del randagismo in alcuni Comuni in Puglia, Calabria, Sicilia, Cam pania.... il budget supera lo stanziamento per la scuola o altri servizi. E’ assurdo! Se incentivas sero le adozioni, la sterilizzazione, il randagismo in 5 anni scomparirebbe. I budget sono enormi, manca la volontà di contrastare il fenomeno. Purtroppo il randagismo fa rima con malammi nistrazione e altri fenomeni che conosciamo. Ho visto Comuni con 5mila abitanti con 350mila euro di budget l’anno per la gestione dei canili.
Ho visto anche stanziamenti da 1,5 milioni. Canili con diaria di 7,5 euro al giorno... in struttu re in sovrannumero. Un’industria. Va fermata!”.
Qual è la battaglia che ricordi di più nella tua lunga esperienza professionale?
“Una di quelle che ha lasciato il segno è senz’al tro Green Hill. Il corso degli eventi è cambiato grazie alle immagini divulgate. Tutto il resto è storia. Per la prima volta è venuto giù quel muro. Realizzammo 35 servizi, alla fine tutti ci vennero dietro, chi più chi meno prendendosi il merito. Striscia ha fatto scuola, abbiamo dato un metodo e creato le condizioni perché nulla fosse più come prima. In un Paese come questo serve coraggio per cambiare. Ma occorre farlo seguendo i tempi, rispondendo a nuovi bisogni. Tutto passa costruendo insieme una community che, come Zampylife, ha più pilastri: il benes sere, l’etica, la salute, le adozioni, la medicina veterinaria, le segnalazioni il pet sitting, servizi e investimenti comuni per evolvere. E’ una nuo va filiera, il futuro è qui che ci aspetta, grazie a quello che siamo stati”.
Politiche di efficientamento, sostenibilità e fles sibilità per far fronte agli extracosti di energia e materie prime. Nuovi investimenti e attenzione alle dinamiche di mercato «tenendo sempre un punto fermo: Fantini vuol dire eccellenza»
Nel terremoto economico e finanziario attuale, che peraltro segue le già difficilissime fasi della pandemia, arriva una piccola contrazione dei vo lumi di mercato ma che risulta ampiamente com pensata dalla crescita del livello qualitativo nella propensione d’acquisto, tanto da generare un significativo aumento di fatturato. Di più: emerge l’ulteriore conferma di come il proprio modello di business “storico” - eccellenza di produzione, tu tela dei partner, customer care, efficientamento, flessibilità - risulti perfetto per i tempi così com plessi che stiamo vivendo, tanto da risultare alla fine oggettivamente premiante pur in mezzo alle tante incognite. Son queste, in estrema sintesi, le “considerazioni di fine vendemmia” che è possibi le trarre dall’analisi dei risultati di Fantini Group, la giovane realtà vinicola abruzzese che, fondata e guidata da Valentino Sciotti, in pochissimi anni è diventata leader tra le aziende esportatrici del Sud Italia, grazie a un’attenta politica votata alla più alta ricerca qualitativa e di marketing.È possibile stilare un primo bilancio, seppur par ziale, di questo complesso 2022 di Fantini, ora che la raccolta delle uve è completata ovunque
PER IL QUINTO ANNO CONSECUTIVO
IL GRUPPO VINICOLO ABRUZZESE E’ STATO PREMIATO CON IL BEST MANAGED COMPANIES AWARD ‘22 DI DELOITTE AZIENDA LEADER TRA LE AZIENDE ESPORTATRICI DEL SUD ITALIA
(ricordiamo che il gruppo applica un modello di di versificazione territoriale, andando così a operare attraverso i propri produttori consociati in aree dif ferenti, soprattutto nel nostro Meridione: Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna, oltre alla Toscana). Intanto, la vendemmia: le sti me sono incoraggianti. Emerge una caratteristica su tutte: l’annata è invero interessante sia a livello quantitativo che qualitativo, ha insomma regalato ottima e abbondante materia prima. Proprio per queste ragioni, Fantini Group ha ancor più poten ziato la propria attività di vinificazione, anche in termini di volumi, proprio perché ha riscontrato i presupposti necessari per scommettere ancora una volta sul proprio futuro. «Intravvediamo una grande opportunità nel lavorare tutto il ciclo pro duttivo, dal chicco d’uva alla bottiglia, per orientar ci in particolare sui prodotti più blasonati e di qua lità. Facciamo insomma un ulteriore investimento
una
Questa rinnovata sfida - per un’azienda che non si stanca mai di crescere - comporta tutta una serie d’interventi per affrontare i punti interrogativi che si affastellano ogni giorno rendendo scivoloso lo scenario economico mondiale: «L’eccellenza della materia prima 2022 dovrebbe rendere un po’ più bilanciati i prezzi di acquisto delle uve e dei prodot ti già lavorati dai nostri partner e dalle cantine con sociate» spiega Piretti. E aggiunge: «D’altro canto, il boom del costo della manodopera e dell’energia ci costringe a fare analisi continue, anche “in cor sa”, al fine di ottimizzare sempre più l’uso delle no stre risorse. Ci troviamo di fronte a una situazione per la quale i prezzi dell’energia - davvero rilevanti per una azienda vinicola, si pensi alle varie fasi di lavorazione, fermentazione e conservazione delle uve - hanno un’incidenza sempre maggiore».
A fronte delle circa 28 milioni di bottiglie prodotte nel 2021, sulla luce di quanto abbiamo detto la previsione del 2022 è di 26,5 milioni di bottiglie, in virtù proprio del calo della domanda nel segmento off trade. «Invece, dal punto di vista del fatturato pensiamo perlomeno di confermare i risultati del lo scorso anno», quindi da un dato attorno ai 91 milioni di euro del 2021 a una previsione tra i 91 e i 93 dell’anno in corso, con rallentamento nel numero di bottiglie ma con un’ottima tenuta sulle marginalità. E poi, l’Ebitda: «Non dovremmo esse re penalizzati, nonostante l’incremento dei costi e grazie alle politiche di variazione dei prezzi concor date coi nostri clienti», conclude Piretti. Si era al quasi 21% di Ebitda dello scorso anno sul prodotto imbottigliato, si passerà attorno al 20,1%. Con un terremoto in corso, non è davvero poco.
Come si esce senza danni dal difficile scenario economico mondiale? Con un approccio unico, si stemico, è la risposta di Fantini. «Partiamo da un dato: la nostra filosofia d’impresa prevede accor di di medio-lungo periodo (da tre a cinque anni) con i produttori sul territorio, che teniamo molto a valorizzare. Le oscillazioni del costo delle uve quindi non sono così violente da un anno all’altro.
Potremmo quasi “approfittarne”, ma noi vogliamo invece garantire una continuità di rapporto proprio perché ciò ci aiuta a coltivare gli standard quali tativi che ci caratterizzano da sempre. Per noi la parte agronomica è importante quanto quella enologica, penso al rispetto del disciplinare, alle best practices, ai protocolli condivisi». Tale model lo vincente aiuta a mantenere e anzi accrescere l’eccellenza. In altr e parole: «La qua lità nel tempo avrà pure un valore! Sono scelte che continuiamo a perseguire, e cerchiamo quindi di intervenire su altri aspetti della gestione, a iniziare dalla ricerca della massima efficienza».
Occorre tener conto di una situazione oggettiva che vede il deflagrare dei costi industriali e di pro cesso, a partire dall’energia per arrivare ai ma teriali enologici, si pensi persino ai lieviti. Come
contenere tali aumenti o addirittura compensarli senza pesare troppo sul bilancio? «Non deflettia mo in alcun modo dalla qualità», Fantini non con templa insomma la skimpflation. Semmai, sceglie di accelerare le iniziative volte alla ricerca della massima efficienza; finisce con l’essere persino più green, contrastando gli extracosti dell’energia con l’adozione sempre maggiore del fotovoltaico. «Lavoriamo “come se dovessimo far da soli”, quin di con una tensione continua all’efficientamento e all’ottimizzazione; certo per ottenere benefici ma mai a discapito della grande qualità». Perché? «Perché abbiamo costruito nel tempo, con grande passione, un solido rapporto con i nostri consuma tori. Non possiamo di sicuro sacrificarlo a fronte a situazioni contingenti, momentanee (o almeno, ci auguriamo che siano tali), per quanto impegnati ve. Questa è la nostra decisione, anche al prezzo di perdere qualcosina in termini di marginalità. Noi
puntiamo sempre a crescere, e non è pensabile continuare a farlo se rinunciassimo alla nostra identità profonda».
Son concetti condivisibili ma che devono essere poi posti in pratica. Come reagire alla mancanza di beni di consumo, ad esempio i prodotti del ve tro? La risposta di Fantini Group viene dalla sua storia: «Abbiamo costruito nel tempo una rete di fornitori alternativi, magari più piccoli. In questa situazione, con nostri investimenti diretti andiamo persino a ridisegnare il design di alcune bottiglie, pur di rispondere alle richieste dei clienti. Abbiamo poi rimodulato i piani di produzione e consegna. Facendo tutto ciò, abbiamo trovato una quadra sufficiente per garantire il livello di servizio che ci contraddistingue da sempre».
Nel 2020, al deflagrare del Covid, Fantini riuscì nonostante tutto a crescere grazie a un celere ri posizionamento sul mercato, virando verso i cana li off trade, verso la grande distribuzione. Oggi la flessibilità del gruppo torna utile, nel momento in cui s’assiste al fenomeno inverso.
Non è l’unica dinamica alla quale Fantini Group vuol dare riscontri. Soprattutto nei Paesi del Nord Europa risulta sempre più impattante la questio ne della sostenibilità, ad esempio cresce l’idea di spostarsi dalla tradizionale bottiglia di vetro ad altre modalità di packaging, più sostenibili, addirit tura col tetrapack, «anche se nel mondo del vino se ne parla malvolentieri soprattutto in quella fa scia medio-alta che ci appartiene. Stiamo studian do questa tendenza, anche per capire se si tratta solo di una moda temporanea o di un dato ormai acquisito e che rimarrà nel futuro». Poi, aumenta la domanda di prodotti bio: «Non è una novità, ma l’ipotesi è che i volumi richiesti dal mercato diven gano sempre più importanti, e questo comportaun ulteriore nostro lavoro sulla filiera. È una sfida di medio-lungo termine sulla quale non ci faremo trovare impreparati».
Fondata ad Ortona nel 1994 da un gruppo di im prenditori del vino guidati dall’attuale ceo Valenti no Sciotti e dall’enologo Filippo Baccalaro, Fan tini Group riunisce 12 grandi realtà enologiche del Sud e Centro Italia, con un modello di business di successo; produce e distribuisce vini di alta qua lità ed esporta in tutto il mondo attraverso una ramificata rete di importatori e distributori (oltre 28 milioni di bottiglie). L’azienda genera la gran parte dei ricavi al di fuori dell’Italia: i suoi principali mercati sono la Germania, la Svizzera, il Canada, l’Olanda, il Belgio e il Giappone. Il suo fatturato è cresciuto dai 79 milioni del 2019, agli 82 milio ni nel 2020e ha raggiunto i 90 milioni del 2021, nonostante le difficoltà del canale Horeca. Per il 2022 è prevista un’ulteriore crescita a 93 milioni di fatturato. Nel 2020 Fantini Group è stato acqui sito da Platinum Equity.
Fantini Group Srl
Via Luigi Dommarco 23, 66026 Ortona (CH) Italia www.fantiniwines.com
Progettiamo e realizziamo case dando loro un’ani ma”: questa la sintesi che sta alla base della filosofia lavorativa di Sergio Roc ca, imprenditore e proget tista creativo, alla guida del brand di architettura “37100”, caratterizzato da una mission precisa, come spiega: «Difendere strenuamente l’artigianato italiano di eccellenza». E per far ciò, a chi si rivolge a lui, egli propone di lasciarsi accompagnare in un viaggio arricchito da incontri e rapporti umani, trasformando la realiz zazione della propria casa in un’avventura di vita.
«Quello che faccio veramente è chiedere ai miei clienti di fare una scelta di cultura nell’affidare una commessa a “37100”; essi così sceglie ranno di condividere una concezione del lavoro ben precisa, col valore aggiunto di supportare piccole imprese – oggi quasi in estinzione – che portano avanti il mestiere come una vocazio ne».
Una vera e propria scommessa, ma anche un invito a tradurre un progetto in un’esperienza: «Alle persone che ci cercano nel desiderio di ide are e costruire la loro casa, spiego che “37100” vende principalmente uomini e passione! Per questo motivo, prima di iniziare un proget to, li accompagno a conoscere personalmente
gran parte degli artigiani che si occuperanno della realizzazione.
Visitiamo insieme laboratori, abitazioni e can tieri, al fine di conoscere persone e famiglie, chi, con il lavoro, difende concretamente il pro prio futuro e quello del territorio in cui vive. Vo glio che conoscano la fatica e la passione che si cela dietro il lavoro artigianale, ma principal mente, faccio in modo che nel proseguo del nostro rapporto, abbiano sempre davanti agli occhi immagini di persone e non di contratti.
Autentici viaggi esperienziali in ambienti ur bani e alpini, mirati a proporre un’architettura etica, dove l’eleganza viene ritagliata “su mi sura”».
Sergio Rocca è nato a Verona da genitori origina ri delle montagne trentine e lombarde: questa provenienza dalle “terre alte” ha segnato il suo destino e impresso un taglio peculiare al suo modo di vivere e progettare: uno stile – sia in città che tra le montagne – essenziale, sobrio, impregnato di un’eleganza intima, che possa es sere percettibile da chiunque entri in tal spazio. «Lo definisco, scherzando, monacale, ma i vuoti ben studiati mi emozionano. Ma il vero proget tista è quello che mette davanti a tutto la sod disfazione del committente, propongo quindi sempre l’architettura in cui credo, ma interpre tando i desideri profondi di chi ho davanti».
Incontriamo Sergio – per cui le “terre alte” non sono solo scenario professionale, ma anche luogo dell’anima, in quanto scalatore estremonel suo habitat, vicino a Madonna di Campiglio, sulle Dolomiti di Brenta, dove ha stabilito la roc caforte delle sue attività, specializzandosi in ri strutturazioni e costruzioni di case di montagna.
Quale è l’influenza di paesaggi di tale impo nente bellezza?
«Progettare in contesti del genere fa sentire privilegiati nel poter lasciare un segno. Ora, ad esempio, sto lavorando ad uno chalet moderno di fronte alla famosa “Bocca di Brenta”, in cui sarà coniugata modernità e tradizione: taglie remo un bel traguardo, malgrado tanti vincoli».
Passando dalla natura all’artificio, riviste e pubblicazioni del settore illustrano spesso case che appaiono più simili a set fotografici che a spazi abitativi, in un’esasperata ricerca estetica, che toglie quell’aspetto di vita che invece fa parte di ogni ambiente vissuto nel quotidiano. Le grandi archistar contempora nee hanno forse dettato un senso unico?
«Per fare una casa speciale serve solo un pro getto ben studiato sulla disposizione degli spazi e due scelte principali: le pavimentazioni e la scelta di finitura dei muri. L’involucro per me è tutto!
A volte, per spiegare questo concetto, dico ai clienti che un salone definito in muri e pavimen tazioni può diventare unico solamente inseren
do nella zona living pochi arredi e un paio di opere d’arte calibrate, che delineano il carat tere di chi vive quello spazio: appunto l’anima! Si può anche adoperare la parola lusso, se la si declina assimilandola alla parola eleganza. Possiamo quindi fare case lussuose in ogni mo mento, anche usando un’economia limitata, ma facendo scelte che si distinguano. Un progetti sta veramente creativo appare proprio in casi come questo, quando con semplici gesti riesce a rendere importante uno spazio».
Appassionato d’arte, Rocca vive la ricerca di og getti come un salvataggio conservativo: «Quan do presento un mobile antico di cui vorrei fosse preso in considerazione l’acquisto, non parlo di denaro e non ho bisogno di spiegare che si tratta di un vero investimento quando si porta in casa un mobile del 1600, ma principalmente, chiedo di diventarne custodi, come hanno fatto altre persone nei secoli».
Esterni, interni, creazioni: quali i tuoi riferi menti?
«Il museo del Louvre ad Abhu Dabi, e alcune opere di Zaha Hadid sono da annoverare tra le nuove bellezze del mondo, ma anche il restauro del Borgo di Cucinelli o di Santo Stefano di Sas sanio sono due capolavori. Se invece parliamo di interiors, le fotografie in ambrotipia di Kurt Moser – Lightcatcher - sono l’esempio della capacità dell’uomo di tornare ad imparare. E la linea di Armani non smette mai di darmi ispira zioni. Se invece dovessi segnalare il nome di un giovane architetto contemporaneo, cito senza ombra di dubbio Pavol Mikolajcak, un esempio di genialità al sostegno delle tradizioni.
Non mancano certo altre opere architettoni che eccellenti, ma in Italia abbiamo smarrito la mission che da sempre stava dietro lo sviluppo dell’edilizia di qualità e dell’architettura: soste nere un comparto nazionale che ci invidiavano tutti per creatività e capacità realizzativa.
Eravamo i primi del mondo e i nostri artigiani erano tutti maestri d’arte, ma li abbiamo lasciati soli in un mercato globale che li ha strangolati velocemente. Le scuole di formazione artigianale sono state dimenticate, e tutte le piccole impre se, che da sempre costituivano l’asse portante del sistema artigianale hanno cominciato a ridur re il personale per riuscire a reggere l’assenza
di lavoro e la pressione fiscale arrivata a limiti insostenibili. Oggi ci ritroviamo completamente senza mano dopera di alta qualità, in un ambito primario del lo stato, e il mondo dell’interior design e dell’e dilizia sono implosi al seguito dell’aumento vertiginoso dei costi di costruzione e materiali».
«In duemila anni di storia, l’Italia ha prodotto in cessantemente meravigliose creazioni che oggi ne costituiscono il patrimonio storico. Volendo parlare solo degli ultimi venticinque anni, per non perdersi in un marasma di disqui sizioni, noi lasceremo capannoni industriali e centri commerciali. Auspico, nel mio piccolo, di contribuire a mantenere una linea etica dell’ar chitettura, diffondendo un credo di bellezza che ci appartiene e che, a mio parere, salvo qualche caso illuminato, è stato completamente smarri to. Un giovane che studia architettura forse oggi sogna di entrare a far parte dell’élite archistar, ovvero clienti ricchi e ampi margini. Di fare il pro fessionista, lasciando il proprio solco, sembra non vi sia più la possibilità, perché la cosiddetta classe media è stata spazzata via, travolta per prima dalle varie crisi finanziarie. Come ha scrit to Guido Maria Brera, imprenditore e finanziere che ammiro: “La piramide sociale è divenuta inscalabile e i giovani di oggi vanno incontro ad un futuro quasi segnato»
Realismo, ma serve comunque un po’ di sano ottimismo per procedere: «Lancio ai giovani mil lennials un messaggio di speranza, per mante nere accesa la fiamma della creatività, che arde da secoli nelle anime di tanti progettisti e desi gner italiani. Ho avuto la possibilità di lavorare a fianco di alcuni imprenditori speciali. Mi hanno
insegnato che la missione del vero manager è quella di condividere la sua fortuna, e ritrasmet tere il sapere che si è ricevuto e costruito in anni di attività lavorativa; per questo, faccio di tutto per aiutare i giovani con cui collaboro e li esorto a fare scelte corrette, improntate non solo sulla ricerca del guadagno per alzare la loro qualità
di vita, ma anche sulla volontà di voler principal mente crescere come persone.
Uso con loro spesso una frase che ho condiviso nel progetto di VRclimbFILM, la casa cinema tografica che ho fondato con Nicola Tondini, il famoso scalatore italiano: “Non saliamo per arrivare in cima, ma per continuare a salire!”».
UN LIBRO CHE VA OLTRE UNA SITUAZIONE INDIVIDUALE E CI CONSEGNA UN MONDO, QUELLO DELL’AVVOCATURA, SOSPESO FRA LE ISTITUZIONI GIURIDICHE (MAGISTRATURA) DA UN LATO E LE SOCIETÀ CIVILE (I CLIENTI) DALL’ALTRO.
Avolte le tristi circostanze della vita si trasformano in opportunità in tellettuali. Non avrei mai pensato che la scomparsa dell’avvocato Angelo Villini, mio caro amico, si sarebbe trasformata in una sor ta di indagine sociologica sulla identità sociale della stessa avvo catura. Lo studio di questa impor tante professione è sul piano sociologico sufficiente mente arretrato. Eppure, si tratta di una professione cruciale che, negli ultimi decenni, ha accresciuto i propri orizzonti e che comprende al suo interno si tuazioni personali e lavorative molto diversificate”.
Sono le parole usate dal Prof. Costantino Cipolla, stimato e conosciuto docente di Sociologia, a pre sentazione del libro in memoria dell’avv. Angelo Vil lini del quale ricorre, in questo mese di Novembre, il terzo anniversario di morte.
Lo abbiamo incontrato nella sua abitazione di Gui dizzolo dove, da Bologna ove risiede, ama spesso tornare.
Come nasce Prof. Cipolla d’idea di questo libro Questo libro ha una storia complessa che si perde negli anni, deriva dal fatto che Angelo Villini con me ha raggiunto il dottorato di ricerca in Criminologia presso l’Università di Bologna.
Il dottorato prevedeva una relazione finale, una tesi vera e propria, lui la fece sul fine vita e sul testamen to biologico, tematiche che oggi sono di straordina ria attualità.
Nonostante le mie insistenze, vuoi per questioni pro fessionali, vuoi per motivi personali non trasformò mai quella tesi in un libro.
Dopo un po’ di anni la moglie Lisetta, decise di sua spontanea volontà, sempre con il mio contributo, di dedicare un libro alla cucina della sua terra ovvero la cucina delle colline moreniche che contornano il lago di Garda, il volume da lei curato ha come titolo “Una cultura alimentare di collina” edito da Franco Angeli nel 2018.
Questo testo ha un po’ scosso Angelo e quindi ha iniziato a desiderare di tornare sui suoi passi e scri vere qualcosa intorno al problema del fine vita e di come morire; ma irruppe in modo improvviso la ma lattia che lo ha portato rapidamente alla morte. Ricordo era una sera caldissima di fine luglio 2019 ci trovammo io, lui e Lisetta nella loro casa in col lina a Volta Mantovana, dove dalle dieci di sera si
sente quel freschino che arriva dalle montagne, attraversa le colline e arriva fino all’inizio della pia nura, insieme ipotizzammo di redigere un libro sulla professione dell’avvocato, e sulle sue innumerevoli sfaccettature.
Quella sera lì ci lasciammo con l’impegno di risentir ci dopo qualche settimana.
Purtroppo la sua malattia progrediva inesorabile giorno dopo giorno, dopo quella sera non ci siamo più visti, Angelo era molto riservato sulla sua ma lattia, mi sentii più volte con la moglie sapendo e rendendomi conto che la situazione peggiorava e venivano così a mancare i presupposti per il prose guo del nostro progetto.
Nella primavera del 2020, dopo qualche mese dalla sua morte, la moglie mi propose di mettere le mani in un libro che in qualche modo avesse a che fare con Angelo, io avrei curato la parte editoriale, lei avrebbe sostenuto la parte economica, la pubblica zione sarebbe stata con un editore nazionale. Tutto ciò voleva dire mettere un po’ di risorse sui gio vani e un po’ di risorse sull’acquisto del libro e allora mi lasciai convincere, anche perché negli ultimi anni eravamo diventati molto amici, lui era diventato il
mio avvocato di vita quotidiana ma soprattutto dopo l’esperienza universitaria mi aveva attribuito una di mensione di serietà e confidenza che sinceramente non mi sarei mai aspettato.
E da lì siamo partiti con l’idea di fare il libro post mortem.
Come sono stati articolati i capitoli?
Abbiamo fatto una scelta, di cui mi assumo la re sponsabilità, sempre in accordo con Lisetta, La prima parte è una sorta di analisi sociologica, la seconda una analisi di capitoli più tecnici relativi alle tantissime cause fatte da Angelo e la terza parte in vece è una raccolta di testimonianze più private e famigliari, poi io ho deciso di fare una intervista alla moglie che è risultata la più complessiva sull’identi tà della vita di Angelo a che fa comprendere appieno il suo percorso professionale che è a mio avviso un percorso di grande interesse soprattutto perché è figlio di persone assolutamente umili.
Ci tengo a citare il contributo delle due figlie, la più giovane che attualmente prosegue le orme del pa dre con un contributo molto interessante sull’evo luzione della professione di avvocato e di come si socializza un avvocato quando esce dall’università, la figlia più grande invece con un ricordo più intimo e famigliare.
Queste tre aree le abbiamo individuate e abbiamo cercato chi poteva scrivere i vari capitoli consideran do che tutti quelli che hanno scritto sono in qualche modo legati da un punto di vista affettivo, professio
nale e storico ad Angelo. La riflessione è sull’iden tità sociale della professione avvocatizia visto che è poco studiata, non solo sul piano sociologico, ma nelle sue componenti tecniche e tutto ciò che ruo ta intorno all’attività dell’avvocato, con riferimento sempre ad Angelo Villini. Il discorso poi si espande ad una riflessione sull’av vocatura nazionale in generale, come ad esempio il problema della leadership, di come si costruisce uno studio legale, di quali sono i rapporti tra un do minus e i suoi collaboratori, insomma tutta una serie
di riflessioni che compongono il libro.
La parte tecnica è stata redatta da giovani studiosi bravissimi che hanno riempito alcuni aspetti dall’av vocatura, c’è inoltre una parte più privata scritta da amici, alcuni molto affettuosi.
Voglio ricordare che hanno contribuito alla redazio ne del libro più di 25 persone e ne avevamo indivi duato anche altre che però non hanno aderito per ragioni di salute, malattie o impegni di lavoro.
Come e’ caduta la scelta sui vari autori?
Sostanzialmente come abbiamo già accennato, io e Lisetta abbiamo fatto una rassegna di coloro che a vario titolo avevano ruotato intorno alla vita di Ange lo Villini.
Abbiamo perso molto tempo nei contatti, complice anche la pandemia ed il lockdown.
Noi abbiamo cercato di tenere dei livelli diversi, quel li rigorosamente scientifici, quelli testimoniali avvo catizi e quelli poi testimoniali, cercando di lavorare in modo che il tutto fosse comunque di qualità, di livello, il libro vuole essere un libro scientifico.
Quindi la scelta è dipesa da noi, ma molto è dipeso dalla disponibilità degli altri.
Quale e’ stata la reazione del mondo togato al li bro?
Premetto che io sono un sociologo non conosco l’ambiente avvocatizio se non attraverso i rapporti che si possono instaurare nel corso della vita; da osservatore esterno una delle cose che mi ha colpi to è che nessuno si aspettava una cosa del genere, non è usuale, non esiste un libro così, non solo a Mantova, io ho cercato al di là degli accademici che fanno cose accademiche, sulle attività professionali fuori dalle accademie un libro così è del tutto sor prendente.
Quindi direi che la prima cosa è stata la sorpresa, poi la sorpresa si è trasformata in curiosità, come dire: ”Cosa ci sarà mai in un libro così!”, questa è la cosa che mi ha colpito di più.
Non ci sono state recensioni sfavorevoli, almeno che io sappia, d’altronde quando una persona si trova in mano un libro di 250 pagine come questo, potrebbe succedere ci sia una diversa reazione che in qualche modo definirei di benevole invidia o gelosia.
Posso dire che il sottoscritto con Lisetta abbiamo condiviso e percorso tutte le modalità di coinvolgi mento delle persone che potevano scrivere qualco sa di rilevante su Angelo Villini, abbiamo lavorato su questo libro più di due anni e mezzo, è pur vero che c’è stato il Covid ma tanto lavoro è stato fatto on line, è un testo non comune, può avere successo o non averlo, può avere delle conseguenze o non averle, soprattutto in un territorio nel quale una pubblica zione così esce dagli schemi, specialmente se con sideriamo che l’avvocato oggi ha un ruolo rispetto al passato molto diverso, più popolare, intersecato con tutti, che interviene in mille modi, che deve mediare tra la giurisprudenza magistrale, i magistrati e la po polazione, insomma che è in mezzo a mille riflessio ni, contrasti e alla fine, come si legge in un capitolo del libro quando deve decidere è isolato ed è solo. Credo e penso pertanto che questa sia in qualche modo la cosa rilevante.
A livello di opinione pubblica ha suscitato molto clamore perché anche le persone comuni hanno partecipato alle presentazioni del libro, devo dire in modo inconsueto e inedito, richiedono una copia del volume a volte con qualche difficoltà a consegnarlo in quanto in molti casi bisogna spedirlo con pacco postale in luoghi lontani.
Tengo a sottolineare che questo libro, per un esplici to volere della famiglia è stato donato a tutti coloro che hanno conosciuto Angelo Villini e che desidera no avere un suo ricordo.
Sono convinto che tutto ciò si protrarrà nel tempo .
Costantino Cipolla
L’identità sociale dell’avvocato
FRANCO ANGELI EDITORE
La sfida è ambiziosa: arrivare ad almeno 52.000 MW di capacità fotovoltaica entro il 2030, con una crescita dell’82% fra il 2025 e il 2030. E il vantaggio non è solo di natura ambientale, visto l’obiettivo di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, ma anche di aumentare la resilienza degli agrosistemi ai cambiamenti e migliorare l’efficienza energetica. La strategia delle energie rinnovabili, a livello eu ropeo inserita nei progetti «Green Deal» e «Fit for 55», richiede impegno, ma allo stesso è alla por tata degli operatori, purché si semplifichino gli iter autorizzativi e procedurali.
E anche l’agricoltura, attraverso veri e propri «si stemi» agrovoltaici giocherà un ruolo nella diffu sione dell’energia pulita, anche se ad oggi solo l’11,5% della potenza fotovoltaica installata in Italia (pari a 2.497 MW) è generata da 38.115 im pianti installati nelle aziende agricole (il 4,07% del totale degli impianti).
I numeri, forniti da Nicola Colonna del Diparti mento sostenibilità dei sistemi produttivi e territo riali del Gruppo agrivoltaico sostenibile di Enea, sono stati illustrati nel corso del webinar modera to da Giulio Meneghello (caporedattore di Qua lEnergia, partner dell’evento) sulle “Applicazioni fotovoltaiche per le imprese agricole italiane”, organizzato da Fieragricola Tech, manifestazione in programma a Veronafiere i prossimi 1 e 2 feb braio e dedicata, come ha ricordato Sara Quotti Tubi (event manager di Fieragricola), «ha tre focus specifici nell’ambito delle tecnologie: le energie rinnovabili in agricoltura, l’agricoltura digitale e la smart irrigation».
L’Italia, grazie alla dotazione finanziaria prevista dal Pnrr, può contare su un piano di risorse pari a 1,10 miliardi di euro per gli impianti agrovoltaici di medie e grandi dimensioni e su 1,5 miliardi di euro per la realizzazione del cosiddetto Parco agrisola re, così da incentivare l’installazione di pannelli ad energia solare sui tetti di edifici ad uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale. Di queste tematiche si parlerà anche alla prima edizione di Fieragricola Tech, evento verticale ri volto a promuovere l’innovazione come soluzione
alle esigenze di incrementare le produzioni agri cole, ridurre gli sprechi, assicurare una gestione sostenibile delle risorse idriche, promuovere una sostenibilità economica, ambientale e sociale ga rantendo piena attuazione alle soluzioni di econo mia circolare, automazione e competitività delle imprese agricole e delle filiere primarie.
«Fra i benefici dell’agrovoltaico – ha riassunto Mi chela Demofonti, coordinatrice del gruppo di lavo ro Agro-Fv di Italia Solare – vi è la possibilità dell’u tilizzo simultaneo del territorio per l’agricoltura e per la produzione di energia elettrica da fotovoltai co, che permette così di aumentare la resilienza dei terreni agricoli, diversificare le fonti di reddito e creare valore aggiunto alle aree rurali».
Secondo i calcoli di Italia Solare, entro il 2030 sono necessari 41,4 GW di nuove installazioni fotovoltaiche e la nuova potenza, in particolare, richiederebbe circa 54.000 ettari di superficie, il 30% della quale potrebbe sfruttare i tetti.
«Pertanto – ha reso noto Michela Demofonti –la superficie agricola necessaria è di meno di 38.000 ettari, equivalente allo 0,23% della super ficie agricola totale».
Per rispettare gli ambiziosi obiettivi europei è ne cessario, tuttavia, un cambio di marcia. Lo ha ri ferito Marino Berton di Esco Agroenergetica (CiaAgricoltori Italiani): «Nel corso del primo semestre 2021 sono stati installati in Italia impianti foto voltaici per 362 MW, mentre, a partire dal pros simo anno e per tutto il prossimo decennio, sarà
necessario installare mediamente 2.500 MW ogni semestre, cioè quasi sette volte tanto», ha calco lato. Sarà sicuramente utile, per Berton, «cogliere l’opportunità offerta dalla futura costituzione di numerose comunità energetiche, nelle quali gli agricoltori produttori di energia potranno parteci pare, fornendo un contributo alla produzione di rinnovabili al servizio della comunità e ottenendo benefici economici. E a livello comunitario, l’Unio ne europea sta mettendo a punto una strategia per promuovere le Comunità energetiche rurali, che rappresentano una nuova opportunità».
Fra impianti elevati da terra, interfilari, verticali, gli impianti agrovoltaici che adottino soluzioni integra tive innovative «devono svilupparsi in modo da non compromettere la continuità delle attività di colti vazione agricola e pastorale, anche consentendo l’applicazione di strumenti di agricoltura digitale e di precisione – ha specificato Nicola Colonna di Enea –. Il decreto legge 77 del 31 maggio 2021 prevede infatti che l’accesso agli incentivi per gli impianti sia subordinato alla contestuale realizza zione di sistemi di monitoraggio che consentano di verificare l’impatto sulle colture, il risparmio idrico, la produttività agricola per le diverse tipologie di colture e la continuità delle attività delle aziende agricole interessate».
Giovedì 10 novembre 2022 appro da per la prima volta a Mantova Mario Benecchi con il corso “Im prenditore sei libero o schiavo della tua azienda?”, organizzato da Apindustria Mantova, Evo Im prese, MiTo Solutions (partner Evo Imprese per Mantova, Vero na e Trento). Il corso è tenuto dal noto formatore Mario Benecchi, CEO di Evo Imprese. Da oltre venti anni sostiene le aziende a crescere ed espander si tramite la formazione e strumenti specifici di crescita personale e manageriale. Il suo obiettivo principale, che condivide con i partner dell’evento, è quello di contribuire al rilancio economico dell’I talia. E’ autore dei libri di business “Credo Creo, ri trova te stesso e realizza i tuoi sogni”, “Odontoiatra dieci e lode” e “Vendere per Vincere”.
Mario, perché hai deciso di venire a Mantova a presentare questo corso?
Mantova vanta un tessuto imprenditoriale molto forte e dinamico. Con i nostri strumenti possiamo aiutare gli imprenditori a sviluppare più veloce mente il loro business ed essere un acceleratore per lo sviluppo.
“Sei libero o schiavo della tua azienda?” è una domanda scomoda per gli imprenditori di oggi. Perché?
Perchè la maggior parte degli imprenditori, senza rendersene conto, si è trovata imprigionata nella cella dorata dove vive: l’azienda. “Non è l’impren ditore lo strumento dell’azienda, bensì l’azienda lo strumento dell’imprenditore”. Con il passare del tempo l’imprenditore non è più libero, diventa indi spensabile e senza di lui l’azienda non sopravvive. E’ continuamente preso dalla logica e diventa così schiavo del sistema che ha creato o ereditato e si trova ostacolato nel progettare lo sviluppo.
Qual è la tua visione dello sviluppo dell’impren ditore italiano?
Per certi versi, l’Italia è la migliore per creatività, resilienza, problem solving, capacità di innovare, ma oggi deve trovare la forza di fare alcune evo luzioni. Deve avere capacità di internazionalizzare
anche le aziende piccole, capacità di digitalizzare; portare procedure e gestione (ambito in cui l’im prenditore italiano è generalmente carente). In definitiva, l’imprenditore deve ripartire dalla sua storia, perché l’Italia era nel G8 come vero e pro prio leader economico, ruolo che oggi ha perso. In Italia abbiamo avuto grandi maestri: Olivetti, Ferrari, Del Vecchio, Ferrero, Aponte, Barilla, solo per citarne alcuni. Bisogna ripartire da noi, i figli di Leonardo, di Michelangelo, gli eredi di Giulio Romano e Leon Battista Alberti. Sono loro i nostri modelli perché hanno creato imprese che tutto il mondo ci ammira da secoli.
Che strumenti hanno a disposizione oggi le im prese per evolvere in questa direzione?
“Le imprese oggi devono ispirarsi allo human ma nagement, ovvero la gestione ottimale delle per sone. In futuro la tecnologia sostituirà le profes sioni di base e la partita si giocherà con i vantaggi competitivi creati dalle organizzazioni. Quindi, il capitale umano farà la differenza in positivo per gli imprenditori, in un mondo in cui capitale eco nomico, finanziario, informativo, tecnologico sono accessibili a tutti. La vera partita si giocherà cre ando organizzazioni efficaci con risorse umane
abili e coese.
Cosa ti aspetti da questo corso e dal contatto con gli imprenditori di questo territorio che si sviluppa tra Lombardia, Veneto, Emilia e Lago di Garda?
Voglia di crescere e fare bene, persone eccezionali con grande forza e desiderio di ottenere risultati.
Persone che hanno donato tutta la loro vita per l’impresa e mi aspetto che vogliano ancora dire la loro in ambito nazionale e internazionale.
C’è un messaggio che desideri lanciare al tuo pubblico, affinchè possa arrivare preparato all’appuntamento?
1. La crisi è la nuova normalità: basta lamentarsi e iniziamo a concentrarci sull’espansione del nostro sistema.
2. Il cambiamento è anch’esso la nuova normalità. Lo si cavalca ottenendo valore solo con la forma zione costante e continua.
3. Dobbiamo iniziare a concentrarci di più sui passaggi generazionali perché le imprese fami gliari sono il tessuto del sistema paese e dobbia mo trovare tutti insieme le modalità efficaci per il passaggio generazionale, punto critico del nostro sistema economico.
Ilaboratori pH furono tra i protagoni sti delle indagini di laboratorio che portarono alla scoperta della frode perpetrata mediante adulterazione di vino da tavola con il metanolo, acca duta nella prima metà degli anni ’80, che provocò avvelenamenti e intossi cazioni.
L’importanza del comparto enogastronomico ita liano è cosa ormai risaputa. Ulteriore credito a questa affermazione arriva dall’ultima indagine condotta da Coldiretti che afferma che, nel corso dell’estate 2022, un italiano su due ha scelto un prodotto alimentare come souvenir. Tra le specialità più acquistate, secondo l’indagi ne, vi sono i formaggi, davanti a salumi, dolci, vino e olio extravergine d’oliva. In ultimo, si evidenzia che circa un terzo della spesa totale degli italia ni durante le vacanze è destinata al consumo di pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche ad acquisti di cibo di strada, specialità enogastronomiche o souvenir. Questi dati fanno ben capire quanto sia importan te essere certi che quanto mangiamo o compria mo da regalare rispettino le norme e le leggi in vigore.
Le frodi alimentari consistono nella produzione e nel commercio di alimenti che non rispettano le leggi in vigore nel settore eno-gastronomico e può essere realizzata attraverso quattro principali processi di manipolazione:
- Adulterazione: prevede l’alterazione della strut tura originale di un cibo sostituendo alcuni suoi elementi con altri estranei, generalmente di qua lità inferiore;
- Contraffazione: consiste nel far apparire un pro dotto come genuino. In realtà, l’alimento è prodot to inserendo sostanze diverse da quelle che nor malmente sono previste;
- Sofisticazione: prevede l’aggiunta di sostanze estranee alla composizione normale di un alimen to;
- Alterazione: prevede un processo naturale di degenerazione di un alimento che porta a modifi carne la composizione e le caratteristiche chimicofisiche
L’obiettivo di ognuno di questi metodi è quello di aumentare il profitto finale riducendo, se possibi le, i costi di produzione.
I laboratori pH hanno iniziato a lavorare nel cam po del testing food proprio scoprendo una frode accaduta nel corso dei primi anni ’80, quando lo scandalo dei vini contenenti metanolo (si trattò di adulterazione) colpì tutta l’Italia. Nei secoli, i pro dotti maggiormente frodati sono sempre stati pro prio vini, ma anche oli, formaggi e miele. Oltre all’etichettatura, importante strumento a tu tela del consumatore, anche le attività di testing sugli alimenti, come la bromatologia e l’analisi dei
residui, sono fondamentali per scoprire eventua li frodi. La bromatologia è la scienza che studia la composizione, le caratteristiche e le proprietà chimiche, chimico-fisiche e fisiche degli alimen ti. Rientra negli interessi della bromatologia, per l’appunto, lo studio dei metodi di indagine rivolti a svelare sia frodi e sofisticazioni alimentari, sia contaminazioni da additivi illeciti o da sostanze tossiche.
“Nel tempo, e anche grazie alla globalizzazione –spiega Marco Santovito, Customer Service Food - Food Contact dei laboratori pH di TÜV Italia – le sofisticazioni alimentari si sono amplificate, ma fortunatamente le autorità ed i laboratori di analisi stanno al passo per impedire, per quanto possibile, frodi commerciali o sanitarie.
I laboratori pH pongono un focus particolare in merito soprattutto alle recenti sofisticazioni che si riscontrano su: Pesce (congelato ma venduto per fresco, vendita di specie diverse da quelle di chiarate, etc.); Olio (venduto come extra vergine di oliva, ma in realtà prodotto con olio di semi e l’ag giunta di clorofilla); Carne (provenienti da animali ingrassati con sostanze non consentite o addirittu ra mischiate con carni di altri animali meno pregia ti (carne bovina tagliata con carne di suino). E chi più ne ha più ne metta; purtroppo, lo sviluppo tec nologico ha favorito anche questo tipo di attività”
La stagione della zucca è arri vata e con essa tutti i rituali e le tradizioni a cui è legata. Nei conventi veniva usata per scacciare i pensieri impuri, in diverse tribù africane, invece, come elemento di purificazio ne; i greci la consideravano un anafrodisiaco, cioè qualcosa che inibiva il desiderio sessuale, e in altre parti del mondo era ritenuta un simbolo di denaro (se volevi avere soldi non dovevi mangiare zucche!). Ma al di là del simbolismo, la zucca è nota per le sue grandi proprietà nutrizionali e per i suoi nume rosi usi in cucina. È un alimento ricco di vitamine e minerali che offre molti benefici per la salute, ma secondo gli esperti di www.clinicabaviera.it, una delle aziende leader in Europa nel settore dell’of talmologia, non è solo utile alla salute in generale, è anche essenziale per quella degli occhi. La zucca è una fonte notevole di vitamine A, C, B1, B2, B3 e B9, è inoltre ricca di calcio e contiene vari tipi di carotenoidi che agiscono come antios sidanti per l’organismo, oltre a ferro, magnesio, potassio e fosforo. È uno degli alimenti più com pleti e benefici per la salute, in quanto favorisce la formazione dei globuli bianchi che aiutano a raf forzare il sistema immunitario e la produzione di enzimi riparatori; è anche un alimento ideale per chi vuole perdere peso in quanto contiene più del 90% di acqua, e la vitamina C aiuta a proteggere l’organismo. Oltre a tutto questo, la zucca è un
grande alleato per i nostri occhi. Gli esperti di Clinica Baviera spiegano i suoi bene fici per la salute visiva:
1. Grazie alla vitamina C in essa contenuta, l’azio ne distruttiva dei radicali liberi viene neutralizzata, e questo è un bene per la vista, e migliora, tra l’al tro, la visione notturna.
2. La vitamina A previene l’invecchiamento visivo, proteggendo gli occhi da malattie degenerative come la degenerazione maculare o la cataratta.
3. L’acqua contenuta nella zucca migliora la quali tà del sangue che irriga la zona oculare, attivando le funzioni cerebrali essenziali per il corretto fun zionamento dell’apparato oculare.
4. La vitamina B protegge dalle radiazioni violette, evitando problemi alla retina e al cristallino.
5. Il betacarotene contribuisce alla formazione e alla riparazione dei tessuti molli, come le membra ne mucose, quindi previene la secchezza oculare.
6. Promuove la formazione di globuli bianchi, che rafforzano il sistema immunitario e quindi la ri sposta efficace dell’organismo contro l’attacco di agenti infettivi negli occhi.
7. Il ferro contenuto nella zucca contribuisce alla formazione dei globuli rossi che forniscono ossi geno ai tessuti.
8. Il potassio che possiede aiuta il corretto funzio namento del sistema nervoso, regola la pressione sanguigna e facilita il corretto funzionamento del le vene e delle arterie degli occhi.
9. La zucca possiede minerali che nutrono i capillari e migliorano la vista. Inoltre, le vitamine in essa con tenute prevengono le malattie derivanti da problemi di affaticamento degli occhi, come il glaucoma.
10. Il magnesio svolge un ruolo essenziale per la vista, in quanto è fondamentale per la resistenza all’insulina. Se non lo si assume a sufficienza può insorgere il diabete, malattia strettamente legata alla vista, che può portare a complicazioni come la retinopatia diabetica.
Il dottor Antonio Todaro, Medico Chirurgo di Clini ca Baviera, spiega: ”Questo è il periodo dell’anno in cui si parla di più di zucche, e spesso solo per il loro legame con Halloween, così consolidato in tutti i Paesi; ma non tutti sono consapevoli delle numerose proprietà che il loro consumo ha per il nostro organismo. Noi di Clinica Baviera vorrem mo incoraggiare gli italiani non solo a decorarle in questi giorni, ma anche a cucinarle di più a casa, poiché hanno una moltitudine di proprietà per la salute in generale e per la salute visiva in parti colare”.
Mens sana in corpore sano: è da duemila anni che ci ricordano come l’equilibrio della mente e quello del corpo debbano viaggia re nella stessa direzione, eppure continuiamo a di menticare che quello che mangiamo ha un impatto concreto sulla nostra salute mentale e che alcu ni trucchetti alimentari possono realmente farci stare meglio. Lo scorso 10 ottobre si è celebrata la giornata mondiale della salute mentale e mai come quest’anno il tema è discusso sui social e in TV; CiboCrudo, il principale produttore italiano di cibo plant-based e crudista, fa il punto sul tema presentando 5 abitudini alimentari a beneficio del benessere della mente.
1.Non concentrarti sulla perdita di peso, con centrati sulla tua salute Sei a dieta? Sappi che focalizzarsi solo ed esclusi vamente sulla forma fisica, tagliando drasticamen te gli alimenti che ingerisci, ti porta ad avere uno stato d’animo negativo - spiegano gli esperti di CiboCrudo. Il corpo percepisce i nostri cattivi pen sieri come fonte di stress, col risultato contropro ducente di ostacolare il dimagrimento, perché per il nostro corpo il grasso è una risorsa. Molto meglio - e più efficace! - avere un approccio positivo, foca lizzato sul benessere che ricaveremo da un corpo più sano, e incentrato su un’alimentazione bilan ciata, che porta energia e salute. Un corpo meno stressato è un corpo più confident, maggiormente in grado di rispondere alle nuove scelte alimentari e di raggiungere un obiettivo di salute.
2.Mangia frutta e verdura - anche essiccata È stato dimostrato che consumare frutta e verdu
ra - non solo al naturale, ma anche frullata o es siccata naturalmente - apporta benefici alla salute mentale, influenzando positivamente la qualità del sonno, l’umore, la creatività, l’autostima, i livel li di stress, l’ansia e il benessere mentale genera le. Tra i frutti di stagione troviamo castagne, mele, pere, uva e kaki: prodotti disponibili anche tutto l’anno in versione essiccata - come gli straordinari anelli di mela di CiboCrudo. Frutta e verdura forni scono vitamine e minerali che, oltre a supportare le funzioni cerebrali, alimentano i batteri utili nel nostro microbiota intestinale.
3.Prenditi cura del tuo intestino (che è il tuo se condo cervello)
L’alimentazione corretta è importante per salva guardare l’asse intestino-cervello, la rete di comu nicazione all’interno del corpo umano che collega il sistema nervoso centrale e quello enterico - loca lizzato nello spessore della parete intestinale, nel pancreas e nella cistifellea. Alcuni studi scientifici rilevano che un blocco o anche solo delle difficoltà del tratto gastrointestinale può alterare la relazio ne intestino-cervello e può influenzare negativa mente l’umore, la consapevolezza di sé e la salu te mentale. Come evitare questo rischio? È bene sapere che una connessione sana tra il cervello e l’intestino si basa su un microbiota intestinale sano, possibile anche grazie ad un’alimentazione salutare, piena di frutta e verdura. Uno studio ha rivelato che mangiando fino a 30 varietà diverse di vegetali a settimana aumentano i batteri sani nel nostro intestino: maggiore equilibrio non significa solo una migliore digestione, ma anche un mag gior benessere mentale.
4.Cerca cibi antinfiammatori Una ricerca pubblicata dall’International Journal of Environmental Research and Public Health, ri vela che seguire una dieta antinfiammatoria più aiutare a ridurre il rischio di depressione. Ma in cosa consiste? Partiamo da un assunto: l’infiam mazione è l’insieme di reazioni chimiche che il cor po sviluppa per ostacolare eventuali virus o batteri che tentano di attaccarlo. È quindi un processo naturale e positivo, ma che può rivelarsi contro producente. In questo ecosistema entra in gioco anche l’alimentazione, perché quello che mangia mo è importante anche per attenuare o prevenire la risposta infiammatoria. Cosa mangiare? Frutta e verdura, innanzitutto, da associare a nutrienti come noci, semi oleosi come quelli di lino o di chia, cereali integrali e olio d’oliva: contengono grassi sani come gli omega-3, che hanno dimostrato di apportare benefici alla salute mentale miglioran do l’umore, diminuendo i sintomi depressivi e ridu cendo i rischi di sviluppare malattie neurologiche. Di contro, è importante ridurre l’assunzione di cibi infiammatori che possono esacerbare i sintomi della depressione: zuccheri aggiunti, bibite gassa te e cibo spazzatura.
Una buona notizia per tutti: alcuni recenti studi scientifici proverebbero che chi mangia regolar mente cioccolato fondente ha un rischio minore di sviluppare depressione. Se questo non dovesse bastare agli scettici possiamo dire che è ormai ac certato che i suoi polifenoli hanno effetti positivi sul nostro umore: la metilxantina, ad esempio, sti mola il sistema nervoso senza produrre dipenden za, ma garantendo una sensazione di benessere e miglioramento del rendimento fisico; caffeina e teobromina, invece, agiscono sulla concentrazio ne. Il cacao fornisce anche magnesio - un minera le utilissimo per permettere al nostro organismo di adattarsi allo stress - ed è una potente riserva di triptofano, amminoacido importantissimo per il buonumore perché precursore della serotonina. L’alternativa al cioccolato fondente? Possiamo mangiare i semi di cacao crudi, interi o in granella. Meno dolci, ma in grado di appagare anche l’olfat to con il loro profumo incredibile.
I prodotti di CiboCrudo rappresentano un unicum nella produzione del nostro Paese perché tutti gli alimenti venduti sono crudi, o sono stati sottoposti ad un processo di manipolazione a temperature non superiori a 42°, in maniera tale da preser varne tutte le virtù nutrizionali. Prodotti vegetali, crudi, certificati biologici, naturalmente senza glu tine, essiccati a basse temperature: gli alimenti di CiboCrudo sono pensati con l’obiettivo di donare benessere a chi li acquista, in concordanza con i numerosi studi scientifici che promuovono il con sumo di alimenti con bassi livelli di manipolazione e cottura. Il processo di selezione delle materie prime e di produzione di cibi e superfood avviene valorizzando le più nobili culture di produzione in tutto il mondo.
o scorso giovedì 20 ottobre 2022, presso la Chiesa dei Disciplini a Castiglione delle Stiviere, si è tenuto l’evento culturale “Ozonoterapia nel trattamento del Long Covid”, organizzata dall’associazione culturale Francesco Gonzaga. Presenti alla serata anche il sindaco di Castiglione delle Stiviere Enrico Volpi, il presidente dell’associazione organizzatrice Aldo Botturi e il vicepresidente Ferdinando Luciani, quest’ultimo nel ruolo di moderatore. La serata culturale ha avuto come tema centrale il Long Covid e l’utilizzo dell’ossigeno ozono tera pia come trattamento per alleviare gli strascichi
dell’infezione da Sars-Covid-19. Relatore della serata il Dott. Antonio Galoforo, ozonoterapeuta con esperienza trentennale, primo medico italiano a suggerire l’uso dell’ozono come soluzione per affrontare il Covid durante le fasi ini ziali della pandemia, membro del consiglio direttivo SIOOT (Società Italiana Ossigeno Ozono Terapia), direttore scientifico di alcuni importanti studi in ma teria e Presidente di due associazioni no profit: O3 For Africa Onlus e Ozono Solidale Onlus.
Come illustrato dal Dott. Galoforo, l’ozono ha ori gini antiche, ma rappresenta a tutti gli effetti la medicina del futuro: quando entra a contatto con il corpo umano, si trasforma in un potentissimo antiossidante e svolge un’importante attività an timicrobica, antinfiammatoria e di rigenerazione cellulare. Grazie a queste caratteristiche, l’ossi geno ozono terapia trova applicazione nella cura di svariate patologie degenerative: dall’apparato osteo arto muscolare a quelle neuro vascolari, fino a malattie autoimmuni. Di recente anche nell’af frontare la fragilità cognitiva, grazie ad una ricerca realizzata dal team del Dott. Galoforo finanziata interamente dal Ministero della Salute. Dopo questa panoramica sull’ossigeno-ozono te rapia quale innovativo trattamento contro varie patologie, l’attenzione si è spostata sull’argomen to centrale dell’evento, la Sindrome Long Covid. Questa sintomatologia è uno strascico dell’infezio ne e si manifesta attraverso sintomi diversi, che
variano da persona a persona, tra cui stanchezza severa, vertigini, cefalea, disturbi della memoria e della concentrazione, dolori muscolari diffusi, af fanno e altri. Tutti sintomi piuttosto frequenti tra coloro che sono stati colpiti dalla malattia: colpi sce infatti circa il 30-50% dei pazienti.
Il Dott. Galoforo ha evidenziato che in questo fran gente l’ozonoterapia sistematica, che a Castiglio ne si può fare a BenacusLab, svolge un’importan te azione di ripristino delle funzionalità corporee precedenti all’insorgere dei sintomi. Si è riscontra to infatti che sottoporsi a ossigeno-ozono terapia garantisce un recupero più rapido e stabile, nello specifico: •miglioramento della respirazione
•riduzione della stanchezza e miglioramento del le prestazioni •scomparsa della sensazione di vertigine e cefa lea
•aumento della capacità di concentrazione •miglioramento della qualità del sonno
Come emerso dall’intervento del Dott. Galoforo, l’ossigeno ozono terapia è dunque un valido al leato per aiutare le persone che hanno superato l’infezione da Covid-19 senza danni o con danni polmonari, vascolari, immunitari e neuronali e per tornare a una vita normale.
Per maggiori informazioni sul Dott. Galoforo e l’o zono terapia rimandiamo al sito internet: www.galoforo.it
Presentata lo scorso otto bre a Milano la campagna di sensibilizzazione “Oltre le Apparenze”, promossa da Janssen Immunology in collaborazione con Asso ciazione Malati Reumatici Emilia-Romagna (AMRER), Associazione Nazionale “Gli Amici per la Pelle” (ANAP), Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR), Asso ciazione Psoriasici Italiani Amici della Fonda zione Corazza (APIAFCO) e Associazione nazio nale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare (APMARR) e dedicata alla malattia psoria sica.
La campagna si pone come obiettivo quello di sensibilizzare il largo pubblico, con un’attenzio ne particolare a medici e pazienti, sulla malattia psoriasica e le sue possibili manifestazioni, fa vorendone così una diagnosi precoce che è fon damentale per intervenire con le giuste terapie e garantire dunque una migliore qualità di vita per i pazienti che ne sono affetti. Ma non solo, intende infatti dar luce sulle nu
merose associazioni pazienti esistenti, che da anni supportano coloro che soffrono di queste patologie croniche.
Punto chiave della campagna è il superamento delle apparenze.
Questo concetto è stato rappresentato visiva mente da Massimo Valenti, che ha realizzato una serie di illustrazioni ad hoc in cui la comu nicazione fa leva sul mostrare come ci sia più di quello che appare, riprendendo dunque il nome stesso della campagna.
Le illustrazioni fanno parte di una famtastica mostra virtuale che sarà allestita sul sito web Psoriasi360.it, che raccoglie anche la voce dell’illustratore e le testimonianze di medici e pazienti, alla quale si potrà accedere anche tra mite QR code disponibile su volantini e roll-up disposti in alcuni ospedali aderenti all’iniziativa delle regioni Lombardia, Campania ed EmiliaRomagna. Per la tappa lombarda gli ospedali sono: Spedali Civili - Brescia, IRCCS Ospeda le San Raffaele – Milano, IRCCS Humanitas Research Hospital – Rozzano, Ospedale San Gerardo - Monza, Ospedale Luigi Sacco – Mi lano, Presidio Ospedaliero “Alessandro Man
zoni” – Lecco.
“Oltre le apparenze” è una campagna itinerante che oltre a Milano proseguirà quest’anno con altre due tappe: a Napoli il 7 novembre, con un focus sull’appropriatezza terapeutica, e a Bologna il 21 novembre, dove saranno proprio le associazioni pazienti a dare il loro contributo sull’identificazione dei bisogni insoddisfatti e sulla gestione a lungo termine della patologia cronica.
Sono circa 20 milioni – 2 milioni e mezzo in Italia1 – le persone che in Europa convivono con malattie croniche immuno-mediate come la psoriasi e l’artrite psoriasica. Si tratta di malattie che impattano pesantemente sulla vita dei pazienti: dolore, stanchezza, incapaci tà di svolgere le attività quotidiane, ma anche ripercussioni psicologiche come ansia, stress e depressione.
La psoriasi è una malattia cronica recidivante della cute che colpisce circa 2 milioni di persone in Italia2. È caratterizzata da evidenti lesioni cutanee che possono presentarsi in aree limi tate o estese del corpo. «Non esiste una causa univoca della malattia. Alcuni eventi possono però contribuire a scatenarla in persone già predisposte, come traumi, infezioni, stress e farmaci», spiega Antonio Costanzo, Direttore del reparto di Dermatologia all’Istituto Huma nitas di Milano e Segretario Generale e Vice presidente dello European Dermatology Forum (EDF). «Comunicare al paziente la diagnosi di psoriasi non è mai una cosa facile, perché si tratta di una malattia con cui dovrà convivere e sulla quale non si può sapere a priori quale sarà l’evoluzione. Oggi però disponiamo di te rapie che possono migliorare sensibilmente la qualità della vita, poiché permettono di ridurre significativamente le lesioni, alleviando di con seguenza i sintomi».
Una delle principali manifestazioni della malat tia psoriasica è l’artrite psoriasica, una malattia infiammatoria cronica che provoca dolore, rigi dità e gonfiore delle articolazioni. Fino al 30 per cento dei pazienti con psoriasi può svilupparla nel tempo. «Sebbene la maggior parte delle per sone sviluppi artrite psoriasica successivamen te all’insorgere della psoriasi, non è infrequente che avvenga il contrario e ciò costituisce chia ramente un potenziale ostacolo alla diagnosi», chiarisce Lorenzo Dagna, Primario dell’Unità di Immunologia, Reumatologia, Allergologia e
Malattie Rare, IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. «Come la psoriasi, anche l’artrite psoria sica è una malattia cronica dall’evoluzione in certa, ma può essere associata ad organi vitali come il cuore e i polmoni, oltre a determinare un possibile danno irreversibile alle articolazio ni. Con i più nuovi farmaci a disposizione del reumatologo, è tuttavia possibile combattere e prevenire con maggiore forza la malattia e le sue complicanze».
«Un trattamento si dimostra efficace quando porta ad una riduzione delle lesioni superiore al 90 per cento, e indirettamente ad un migliora mento della qualità della vita del paziente. Oggi sono a disposizione molti farmaci che per mettono di raggiungere questo risultato, ma è importante decidere su quale meccanismo in fiammatorio intervenire a seconda del paziente da trattare», continua il professor Costanzo. «Abbiamo a disposizione diversi farmaci biologi ci già approvati o in fase di approvazione con cui intervenire, ma la scelta di quello corretto può essere fatta solo se si guarda alla malattia nel suo complesso, considerandone ogni aspetto», conclude il professor Dagna. Appare dunque chiaro come sia fondamentale sin da subito una stretta cooperazione tra dermatologo e reuma tologo, al fine di garantire al paziente la terapia più appropriata.
«”Oltre le apparenze” è una campagna che ha l’obiettivo di venire incontro ai pazienti favo rendo una diagnosi precoce con un interventotempestivo e adeguato. È importante essere a conoscenza della correlazione tra psoriasi ed artrite psoriasica, in modo da poter prendere decisioni più consone e mirate. Sensibilizzare il grande pubblico ma soprattutto medici e pa zienti è dunque uno degli strumenti più efficaci a nostra disposizione», afferma Daniele Conti,
Direttore dell’Associazione AMRER. «Collaborazioni e campagne come questa sono molto importanti per promuovere la ricerca e l’informazione, ma anche per fare network tra i vari enti che si occupano di questa problematica. È fondamentale per chi soffre di malattia psoriasica potersi rivolgere ad un centro esperto del settore, dove dermatologi e reumatologi col
laborino in un approccio multidisciplinare nella gestione di ogni paziente, al fine di instaurare quanto prima un approccio terapeutico perso nalizzato», conclude Valeria Corazza, Presiden te dell’Associazione APIAFCO.
«L’obiettivo della campagna “Oltre le apparen ze” è quello di portare alla luce i rischi e le mani festazioni della malattia psoriasica, che va ben oltre le lesioni cutanee, per quanto già queste, da sole, possano essere debilitanti per il pazien te», aggiunge Danilo Arienti, Therapeutic Area Medical Manager, Janssen Italia. «In tal senso, la parola di clinici e ricercatori può coinvolgere la popolazione sull’importanza delle visite di con trollo e di interventi tempestivi per il migliora mento della salute dei pazienti, mentre gli stessi pazienti e i loro caregiver possono raccontare e condividere le loro storie di vita, di lotta e di vitto ria. Vogliamo far capire ai pazienti che in questa battaglia non sono da soli, specialmente dopo due anni di pandemia. Possiamo e dobbiamo far fronte comune, porci degli obiettivi condivisi, e raggiungerli insieme».
«Il lavoro che sta facendo Regione Lombardia, at traverso la Riforma del potenziamento della Leg ge Sanitaria, è quello di garantire una maggior e più attenta valutazione nei confronti del pazien te, in particolare del paziente cronico. Questo anche grazie ai presidi territoriali di prossimità, che permettono di essere vicini al paziente con strutture di supporto», aggiunge Riccardo Pase, Componente III Commissione Sanità e politiche sociali e Presidente VI Commissione Ambiente e protezione civile di Regione Lombardia. «Sulla psoriasi sono stati fatti due ordini del giorno di cui sono firmatario, che richiamano l’attenzione sia sull’implementazione del percorso di cura per il paziente, che prevede la costituzione di un osservatorio epidemiologico specifico per la ma lattia, sia l’istituzione di un percorso diagnostico terapeutico assistenziale specifico per la gestio ne clinico assistenziale del paziente affetto da psoriasi. Sono attenzioni puntuali che, inserite grazie a questi provvedimenti all’interno della legge regionale, sottolineano ancora di più la vicinanza al paziente, caratteristica che Regione Lombardia considera come una priorità da so stenere e portare avanti».
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Da più di 20 anni mi occupo di adolescenti, inizialmente in studio privato ed in seguito anche presso il Tribunale per i Minorenni di Brescia, dove ho avuto la possibilità di incontra re e ascoltare migliaia di mino ri, italiani, stranieri e di tutti i ceti sociali.
Che cosa è cambiato in questi ultimi anni? Innanzitutto l’utilizzo sempre più massiccio di internet che ha cambiato non solo il modo di lavorare, di informarsi, di comunicare, ma so prattutto ha cambiato il modo di entrare in rela zione, anche quando si parla di sesso.
Tutti i ragazzini oggi hanno la possibilità, già a partire dagli 8/9 anni, di utilizzare uno smartphone o un ipad dal quale poter accedere alla rete in forma autonoma, senza il controllo dei genitori. E qui iniziano i problemi: - la quantità di tempo trascorso online. Tante ore, troppe, di giorno e di notte, sempre connes si. Ho ascoltato ragazzini che mi dicevano di non riuscire ad andare a scuola perché avendo chat tato tutta la notte, la mattina erano stanchi, non avevano la forza per andare a scuola; ragazzini che avrebbero voluto interrompere l’utilizzo del web ma non riuscivano a farne a meno; ragaz zini che si isolavano, rimanendo letteralmente chiusi in stanza tutta la giornata a navigare.
- la specificità dei siti frequentati. Giochi e porno. I giochi, che noi potremmo pensare es sere innocui, in realtà nascondono delle insidie perché anche chi è male intenzionato sa che i ragazzini stanno ore a giocare al pc e queste persone cercano di conquistarsi la fiducia della “preda”, presentandosi come persone amiche ed affidabili, scrivono insistentemente, cercan do di ottenere appuntamenti anche fuori dalla chat; fanno regali, promesse e pian piano si insinuano nella vita della vittima, per conoscer ne abitudini e punti deboli. I ragazzini vengono adescati online attraverso le lusinghe, i compli menti, le promesse di regali o doni in denaro. Utilizzare queste lusinghe, per cercare qualcosa che vada oltre la conoscenza o l’amicizia sana e disinteressata, è davvero un gioco da ragaz zi. Allo stesso modo, per i ragazzini, è semplice cadere nella trappola e fidarsi di chi si presenta con buone intenzioni o con regali. Lo scopo nella maggior parte dei casi è di natu ra sessuale. Oltre ai giochi, i giovani praticano Cybersex (sesso virtuale, pornografia); questa pratica è molto diffusa per varie ragioni: la co noscenza del sesso tramite web è immediata e di facile accesso; spesso è al di fuori del control lo degli adulti di riferimento; porta ad un soddi sfacimento sessuale più rapido; protegge dalle potenziali e più probabili delusioni che derivano dal mettersi in gioco in una relazione reale. - l’utilizzo del sexting. Si riferisce alla pratica di inviare testi, messaggi, video o immagini a
contenuto sessuale esplicito, attraverso l’uso di dispositivi informatici. In Italia è considerato reato quando vede coinvolti minori di 18 anni. Funziona in questo modo: una persona scrive un messaggio oppure si fa un video o una foto mentre si spoglia, assume pose sensuali, prati
ca autoerotismo, e ne invia il contenuto magari alla persona che piace, ma da qui perde il con trollo sul materiale inviato col rischio che venga diffuso in modo inaspettato.
Spesso questo fenomeno dà origine a episodi di bullismo, poiché chi possiede immagini e video sessualmente espliciti, li usa per ricattare chi ne è protagonista. Il materiale condiviso diven ta un’arma nelle mani di persone che prendono di mira la vittima “protagonista” del video, che viene perseguitata, insultata, presa in giro dai pari (Cyberbullismo) e bollata.
Quindi la vittima tende ad isolarsi, con vissuti di vergogna, senso di colpa, depressione e inade guatezza. Questo accade più frequentemente di quanto si pensi che fotografie o video privati dei nostri ragazzi finiscano online senza che questi abbiano mai dato l’autorizzazione.
E’difficile spiegare loro quanto questo fenome no possa essere rischioso e pericoloso, anche se nasce come un gioco o in maniera innocen te. Anche se è fatto per e con amore.
CHIEDIAMOCI: Ma perché diversi ragazzi preferi scono le relazioni virtuali a quelle reali?È chiaro come la relazione virtuale abbia evi dentemente caratteristiche differenti da quel la reale, in quanto una relazione reale implica necessariamente un incontro, un confronto, maggiori aspettative, maggiore paura di delu dere o di essere delusi, maggiore esposizione al giudizio dell’altro e un flusso di emozioni più coinvolgenti, a partire dallo stesso contatto tra corpi. Nella relazione virtuale invece, grazie alla distanza e all’anonimato è possibile esercitare maggiore controllo, maggiore libertà di sceglie re o di andarsene, maggiore libertà di fare azio ni (o prestazioni sessuali) che non farebbero mai nella vita reale. L’attenzione è convogliata più sul proprio piacere sessuale che sull’altro e su come si sta in relazione con lui e in qualche modo la pratica sessuale viene completamente scissa dalla persona che la esercita: la presta zione dell’altro serve a procurare eccitazione e piacere sessuale, a prescindere da chi la eroga, che avvenga in diretta o in differita.
In ottica di psicopatologia potremmo affermare che il problema consiste non tanto o non solo nell’abuso di cybersex, ma nella PAURA dell’al tro, PAURA di esporsi, PAURA di non essere ac cettati per quello che si è, PAURA del confronto e del giudizio, PAURA di rimanere soli, PAURA di non essere come gli altri si aspetterebbero da noi, PAURA di esprimere i propri desideri e i pro pri bisogni. Ritengo sia necessario comprende re meglio questo fenomeno per riuscire a dare delle risposte ai nostri giovani che entrano in questo loop erotico virtuale magari concretiz zando un programma formativo educativo fin dalle scuole primarie rivolto anche alle famiglie e al corpo docenti affinché aiutino i ragazzi a fare un uso della rete più sano e consapevole.
In questo articolo rivediamo un aspetto dell’er gonomia che viene spesso trascurato comple tamente. La presenza del mal di schiena e di alcuni oggettivi problemi ad esso correlato (lo zainetto scolastico, il banco scolastico, la postu ra) offrono una necessità in più di intervento (per il Gruppo di Studio della Scoliosi la prima Back School per questa fascia di età risale ai primi anni ‘80). Siamo però del parere che la neces sità deve diventare una possibilità finalizzata di intervento educativo basato sulle indicazioni dell’ergonomia in un’età principe, per insegnare che l’ergonomia serve soprattutto a pensare a come gestire al meglio le proprie strutture rispet tando le esigenze del proprio lavoro quotidiano. Una preoccupazione comune nei genitori degli alunni è il peso dello zainetto: può comportare lo sviluppo di danni permanenti alla colonna (sco liosi o dorso curvo) e/o mal di schiena, special mente nei ragazzi che già risentono di una malat tia della colonna vertebrale?
Allo stato attuale delle ricerche, non siamo in gra do di individuare quale fattore (lo zainetto o il mal di schiena) venga per primo, cioè non siamo in
grado di stabilire un rapporto causa/effetto de finitivo.
I parametri correlati allo zainetto (fatica a portar lo, sentirlo pesante, tempo in cui viene portato) sono fattori di rischio per il mal di schiena, ma non sono pericolosi in sé (forse con la sola ecce zione del tempo di trasporto). Il pericolo deriva da una combinazione tra peso dello zainetto e fisico più debole. Ne consegue che i ragazzi che si alle nano, che fanno più sport a scuola e fuori, sono in grado di sopportare meglio lo zainetto e quindi di avere anche meno mal di schiena.
Regole essenziali sono: una cultura del movimen to come momento fondamentale della preven zione di tutte le patologie muscolo-scheletriche in generale e di quelle vertebrali in particolare; una gestione posturale “ergonomica” del proprio corpo, principalmente rispetto alle esigenze del lavoro di scolaro, rendendo però chiaro come la prevenzione parta proprio dalla gestione quoti diana corretta e non da situazioni esterne estem poranee.
Secondo i dati della GSS nella determinazione del peso quotidiano intervengono sia le richieste del corpo docente di ogni singola classe, sia le scelte quotidiane di ogni ragazzo.
Questi sono presumibilmente due tra i livelli più importanti sui quali si debba intervenire se si vuo le modificare la situazione attuale. Ci rivolgiamo quindi agli insegnanti ed ai genitori degli studenti nell’ esporre ora alcune semplici regole, dettate dall’esperienza maturata durante le ricerche, che dovrebbero rientrare nell’ educazione del ragazzo in età scolare.
Lo zainetto scolastico è “come un vestito”: la taglia non deve essere troppo grande.
Uno zaino troppo grande rispetto al fisico di chi lo deve portare non può essere indossato corretta mente; è così impossibile avere una distribuzione valida del carico sulla schiena.
Uno zainetto scolastico di grandi dimensio ni sarà probabilmente uno zainetto di grande peso.
I ragazzi hanno la tendenza a portare a scuola materiale inutile.
Maggiore è la capienza dello zaino, quindi, mag giore è la probabilità che sia più pesante perché non esiste quella sia pur minima inibizione al ca rico inutile imposta da limiti fisici di spazio.
Uno zainetto scolastico con apertura a soffiet to offre un maggior volume e dà un maggiore sbilanciamento posteriore.
L’apertura a soffietto (tramite apposite cerniere) dello zaino è oggi presente in quasi tutti i modelli in commercio.
Il problema è che, una volta aperto il soffietto, aumenta la distanza del carico dal baricentro corporeo (la leva si allunga); questo comporta un potenziale sbilanciamento posteriore, con conse guente alterazione della pastura (sbilanciamento anteriore) per mantenere il baricentro (del pro prio corpo + lo zainetto) entro la base d’appoggio e non cadere indietro. Ne consegue che, proprio quando il carico è maggiore, e quindi il ragazzo ha bisogno di una leva meno lunga, la leva viene invece aumentata. Un altro problema collegato a questo è il fatto che i ragazzi, una volta aperto il soffietto, non lo richiudono, anche quando non è più necessario: ne consegue un aumento peren ne del braccio di leva.
Uno zainetto scolastico senza schienale provoca un accumulo del peso verso il basso (effetto a “sacco di patate”).
Lo schienale permette di mantenere il contenuto dello zainetto contro il tronco, con uno scarico del peso lungo tutta la colonna vertebrale. Viceversa, la sua assenza provoca un accumulo di tutto il carico verso il basso, con un aumento del braccio di leva.
Lo zainetto scolastico vuoto ha un proprio peso che contribuisce al totale.
Apparentemente questa regola ha scarso signifi cato, eppure esistono zainetti esteticamente mol to elaborati, con parti metalliche che alla fine lo rendono magari più bello, ma sicuramente anche più pesante.
Le bretelle devono essere ampie ed imbottite per distribuire meglio la pressione sulle spalle ed avere un maggior comfort durante il trasporto. E’ sempre meglio che ci sia una cintura
addominale con fibbia Tutti gli zaini di montagna di un certo livello sono dotati di questo accesso rio indispensabile che consente di scaricare par te del peso sul bacino. E’ opportuno che ci sia una solida e confortevole maniglia Questo acces sorio consente da un lato un agevole sollevamen to dello zaino, dall’altro di alternare le modalità di trasporto quando necessario.
Come riempire lo zainetto scolastico?
L’obiettivo è quello di mantenere il baricentro dello zainetto vicino a quello corporeo, con una riduzione del braccio di leva. Partire dallo schienale. Introdurre per primi i dizionari e/o i libri più grandi e pesanti e, se possibile,sovrapporli l’uno all’altro in altezza mantenendoli aderenti allo schienale. Introdurre quindi libri più leggeri ed a seguire i quaderni o altro di dimensioni, volume e peso minore. Nella tasca esterna mettere solo materiale molto leggero.
COME INDOSSARE LO ZAINETTO SCOLASTICO
L’obiettivo è quello di evitare quei sovraccarichi bruschi istantanei che possono essere all’origine di dolori.
1. Metterlo su un ripiano (ad esempio un tavolo sufficientemente alto, o al limite il banco scola stico).
2. Flettere ginocchia ed anche anziché la schiena 3. Indossarlo
4. Sollevarlo mantenendolo contro la schiena.
L’obiettivo è quello di distribuire correttamente il carico, in modo simmetrico e con il minor braccio di leva possibile, sulle spalle, scaricando anche parte del peso sul bacino. Inoltre si intende cer care di alternare gli sforzi imposti al rachide.
1. Regolare la lunghezza delle bretelle in modo che la parte inferiore dello zainetto indossato non oltrepassi la linea delle anche.
2. Utilizzare entrambe le bretelle.
3. Usare la cintura di fissaggio addominale.
4. Mantenere lo schienale aderente alla schiena. 5. Saltuariamente si può usare lo zainetto scola stico, se il suo peso non è eccessivo, come cartel la utilizzando l’apposita maniglia
L’obiettivo è quello di evitare quegli incidenti da carico alterato o da sovraccarico (istantaneo o permanente) che possono creare danni al singo lo studente od ai suoi compagni.
1. Non sovraccaricarlo con materiale inutile o complementare.
2. Non sollevarlo rapidamente.
3. Non correre.
4. Non portarlo su una spalla sola.
Genesi, che da oltre 20 anni commercializza e produce ar ticoli per il Pilates, il fitness, lo yoga, la fisioterapia e la riabili tazione, nel 2022 ha puntato tutto su Spinefitter, “Perché è lo strumento perfetto per i no stri tempi”, commenta l’ammi nistratore delegato di Genesi, Emiliano Cais. “Si impara ad usarlo facilmente, grazie alla guida di un trainer, ma si può utilizzare anche a casa, da soli o per delle lezioni online. Si acquista ad un costo accessibile, non è ingom brante ed è davvero semplice, pur essendo molto efficace”, spiega.
Sviluppato in Germania, grazie alle intuizioni di Nina Metternich, fisioterapista e osteopata, e di Katrin Zinke, terapista dello sport e insegnante di Pilates, Spinefitter è composto da 28 palli ne di schiuma poliuritanica, affiancate su due file. È perfetto per togliere tensione alla colonna vertebrale, allungandosi, supini. Ma può essere anche il supporto per decine di esercizi diversi. In appoggio con il collo o con le spalle, sistemato sotto le mani o i piedi, in quadrupedia. Natural mente, grazie alle sue 28 sfere, rilassa muscoli e fascia, crea spazio, allenta il dolore causato dalla sedentarietà e da tensioni muscolari. E permette di fare workout creativi dedicati a equilibrio, mobi lità, flessibilità.
Con il mal di schiena si sta fermi, si riposa. Poi pas serà. Ci siamo ormai abituati a sentircelo ripetere. Ma ora non è più così.
Alla fine del 2021 è stata pubblicata una revisio ne della Academy of Orthopedic Physical Therapy (www.orthopt.org), la più grande organizzazione mondiale che si occupa di ricerca, formazione e sviluppo nell’ambito delle terapie fisiche ortope diche. Un lavoro sviluppato da Uwe Mehrmann, consulente scientifico, fisioterapista ed esperto di biometria, e da Ina Hein bioingegnere e quali ty manager per prodotti dedicati alla salute e al benessere.
Hanno riassunto 18 studi in ambito fisioterapeu tico che hanno coinvolto 180 volontari, tra i 18 e gli 84 anni. Persone con mal di schiena, dolori alle spalle o alle braccia, tensione al collo. Senza trau mi o gravi malattie.
Il risultato ha completamente stravolto l’approccio al banale mal di schiena: il sistema giusto per af frontare il dolore lombare cronico e acuto, non è più il riposo, l’immobilità, ma la mobilizzazio ne, combinando terapia manuale e movimento, guidato.
I partecipanti al test scientifico sono stati seguiti e sottoposti a controlli per 6 settimane. Hanno preso parte ad una lezione di gruppo settimanale e poi hanno praticato da soli a casa, seguendo il programma messo a punto dagli esperti, un wor kout semplice, di 10 minuti, da praticare due vol te alla settimana, con Spinefitter, un tool nuovo, semplice ed efficace, creato proprio per togliere tensione, dolore, alla schiena.
“Abbiamo migliorato la flessibilità della colonna e delle spalle, in particolare tra zona cervicale, toracica e spalle. Alla fine dello studio possiamo affermare che i partecipanti al test hanno ogget tivamente incrementato la mobilità della schiena. Inoltre durante le 6 settimane di training tutti han no confermato di vivere le loro attività quotidiane con meno limiti, stress e fatica emotiva”, confer ma Uwe Mehrmann.
Serviranno altri studi per avere la conferma scientifica del risultato, ma è già estremamente importante quanto si è scoperto, anche perché conferma che chiunque abbia una problematica muscolo- scheletrica alla schiena, senza un pro blema specifico, trae vantaggio dall’ attività mo toria. Sovvertendo , quindi, un pensiero comune, ormai datato, legato all’immobilità, come opportu nità per togliere il dolore.
Per lo studio si è proposto un training, sia in pa lestra che a casa, con Spinefitter, un attrezzo semplice quanto efficace, che ambisce a diven tare prodotto medicale.
“Per questo lo studio sull’efficacia dei workout con Spinefitter deve seguire tutti gli obblighi previsti dalla legge”, aggiunge Mehrmann. Spinefitter è formato da 28 palline di schiuma po liuretanica, abbinate 2 a 2.
“Avevo bisogno di un attrezzo che mi aiutasse a ricreare il movimento nella colonna vertebrale, vertebra dopo vertebra, anche quando non potevo intervenire sui pazienti con le mie mani ”, spiega Nina Metternich, osteopata e fisioterapista che, con Katrin Zinke, terapista dello sport, ha creato questo tool.
Spinefitter, con le sue palline fisse, elastiche, gom mose, è in grado di far articolare il movimento. Di creare spazio, lunghezza, nella colonna. Ma non solo. Regala immediatamente una sensazione di rilassamento. Ed è efficace da subito, semplice mente poggiandoci sopra la schiena. La sua forma assomiglia a quella di una colonna vertebrale, pur essendo colorato, pop, divertente.
È nato come supporto per i fisioterapisti, ma es sendo così facile è un attrezzo perfetto per essere utilizzato anche a casa, da soli, con poche, sempli ci istruzioni. E non solo per la schiena. È davvero versatile. Puoi sistemarlo, anche orizzontale, sotto la zona lombare, il collo o il dorso. Puoi cammi narci sopra, sfidandoti per migliorare la stabilità. O come supporto, sotto i talloni o le mani, quando cammini o fai i push up. E mentre ti muovi, toglien do chiusura, tensione, le palline vanno a stimolare molti dei punti di passaggio dei meridiani energeti ci. Quasi come fosse un massaggio shiatsu.
Spinefitter si trova su www.pilatesshop.it in 4 co lori, a 129 €, compresa la cinghia per il trasporto.
Spinefitter Linum è un accessorio prezioso, un cuscino di semi di lino da scaldare (ma anche da raffreddare) per amplificare gli effetti beneficidell’attrezzo. È venduto a 39,90 €.
La collezione Uomo FW 22_23 del brand AERO NAUTICA MILITARE immagina il futuro ripensando al passato e cercando ispirazione nel presente. La grande attenzione alla qualità dei materiali, del le lavorazioni e dei lavaggi, si intreccia alla conti nua ricerca di performance ottimali, che si traduce con l’utilizzo, in alcuni capi specifici, di tessuti in novativi, ecologici e sostenibili. Grazie alle quattro anime di questa collezione – Active, Pilot, Urban, Heritage – la FW 22_23 sarà un mix di modernità e tradizione, di comodità e stile.
ACTIVE: in evoluzione costante, i capi Active pre sentano linee ergonomiche confortevoli e un fit funzionale. Grande attenzione è riservata ai capi spalla, realizzati con moderne tecniche di produ zione e con materiali esclusivi. I colori principali sono il beige, il viola e il nero, con dettagli impor tanti come fodere, zip e ferma-coulisse a contrasto in giallo fluo.
PILOT: linea di ispirazione military dallo stile in confondibile, improntata al presente e dedicata ad un target trasversale. I tessuti utilizzati sono performanti e di grande livello qualitativo, con fi niture moderne e dettagli unici; i patch sono quelli storici, nella loro versione originale, caratterizzati
da cromatismi accesi e audaci. Ai capi iconici ven gono affiancati capispalla innovativi, per scaldare con stile la prossima stagione fredda. Completa la linea una piccola capsule dedicata alle Frecce Tricolori, contraddistinta dalla presenza di patch, grafiche e ricami, una reinterpretazione in chiave contemporanea delle grafiche di archivio della PAN. La gamma cromatica rispetta i colori caratte rizzanti del brand: nero, verde militare e camoufla ge con tocchi di giallo e azzurro cielo.
URBAN: capi basici, dalle linee pulite e mai scon tate, adatti ad affrontare le sfide della nuova quo tidianità. Facili da indossare, sono tutti realizzati con tessuti esclusivi e confortevoli, dalle caratteri stiche innovative e di prima qualità. Ogni dettaglio è studiato ad hoc, le grafiche sono molto discrete, tono su tono e mai invasive, con piccoli dettagli di colore che ne evidenziano i particolari. I colori del la FW saranno classici e neutri: blu, tortora, grigio e bianco illuminati da una nuance rosso aranciato calda e intensa.
HERITAGE: questa linea ripercorre la storia di AERONAUTICA MILITARE con uno sguardo al fu turo: ogni capo racconta qualcosa e rappresenta il percorso di crescita del brand. Per la FW22_23
si è scelto di celebrare il 32° Stormo di Amendo la, uno Stormo da interdizione dell’Aeronautica Militare con molteplici compiti operativi, uno dei reparti più all’avanguardia della nostra Forza Ar mata. Grafiche e stampe si ispirano ai simboli del 32°, un falco con gli artigli protesi verso il basso, e dei suoi Gruppi. Viene utilizzato, sia come patch che come dettaglio, il Tricolore: un omaggio al Pae se e all’italianità del marchio. I capi Heritage mixa no qualità e comfort e, pur mantenendo memoria delle proprie radici, sono rivisitati in chiave più moderna e dimostrano un forte contenuto di inno vazione e ricerca. Colori dominanti sono il bianco, il rosso e il verde, in tutte le sue sfumature autun nali, abbinati ai toni delicati del blu e del tortora, con vivaci pennellate di arancione a contrasto.
La donna AERONAUTICA MILITARE della prossima stagione FW ha un’identità forte e grintosa, è dinamica e piena di energia, ama indossare capi dalle linee rigorose e pulite e dalle forme fluide. Ricerca una moda all’avan guardia dove giocano un ruolo fondamentale i tessuti e i dettagli accattivanti come un picco lo cuore dentro la O di AERONAUTICA e le per sonalizzazioni “Enjoy your Aeronautica jacket” e “Aeronautica keeps you warm” nelle fodere dei capispalla. Una collezione che ha due ani me AERONAUTICA LOVERS e AERONAUTICA DAILY distinte ma complementari, in grado di esprimere outfit unici e originali che si posso no mixare e sovrapporre a piacere.
Aeronautica Lovers: riflettori puntati sui capi spalla che sono realizzati con materiali otte nuti grazie al riciclo: piumini e giacconi green per chi veste con sensibilità rispetto alle te matiche ambientali. Maglieria devorè ispirata ad un gusto antico per chi ama distinguersi, pantaloni perfetti in ogni occasione, felpe in jersey morbide e calde, tute che diventano un capo eclettico da indossare, non solo in pale stra ma anche durante il resto della giornata. Colori dominanti il nero e il bianco ghiaccio, mentre l’arancione è il fil rouge che lega tutta la collezione.
Aeronautica Daily: per affrontare la quotidia nità con originalità, comfort e stile servono capi funzionali, leggeri e attenti alla qualità
dei materiali e all’ambiente. Capispalla in pelo sintetico, in piumino, in eco montone che saranno i protagonisti di questo inverno, ca paci di accompagnarci durante tutto il giorno con look minimal, ma anche nei momenti di relax. Outfit pratici e versatili in cui si posso no cogliere gli elementi iconici tipici dello stile Aeronautica Militare. Colori principali il bianco ghiaccio, il nero, il rosa, il verde e l’azzurro e un’originale stampa camouflage, fantasia in tramontabile dello stile military.
Il XXII Festival Verdi di Parma ha portato per la prima volta una sua produzione al Teatro Girolamo Magnani di Fidenza mettendo in scena Il trovatore, l’opera che inaugurò il Teatro della cittadina nel 1861. Il dramma lirico in quattro parti di Giuseppe Verdi su libretto di Salvadore Cammarano, tratto dal dramma El Trovador di Antonio Garcìa Gutiérrez, andato in scena sabato 24 settembre 2022, ha avuto tra i suoi tratti distintivi la regia di Elisabetta Courir, coadiuvata da i costumi di Marta Del Fabbro e dalle luci di Gianni Pollini. Nitida e addentrata la direzione di Sebastiano Rolli, alla testa della Filarmonica Arturo Toscanini e del sempre ottimo Coro del Teatro Regio di Parma, preparato da Martino Faggiani. In scena, una svettante Anna Pirozzi sostitu iva l’indisposta Silvia dalla Bennetta; accanto ad una così scolpita Leonora stavano il pregevole Manrico di Angelo Villari, il brunito Conte di Luna di Simon Me chlinski e l’intensa Azucena di Rossana Rinaldi (Azuce na), Alessandro Della Morte (Ferrando), Davide Tusca no (Ruiz - Un messo), Ilaria Alida Quilico (Ines), Chuanqi Xu (Un vecchio zingaro).
Un grazioso e godibile ritratto di una donna decisa a riappropriarsi dei pro pri desideri. Maria è una donna delle pulizie, che è riservata, timida e goffa. Quando viene assegnata alla Scuola di Belle Arti, incontra Hubert, il biz zarro guardiano della scuola (Fonte mymovies.it)
Emma Thompson brilla in una commedia sulla sex positivity dai ritmi serrati e dall’animo tenero e divertente. Un’insegnante in pensio ne, vedova, si rivolge a un’agenzia di gigolò e sceglie di incontrare Leo Grande. Tra i due nascerà un rap porto di fiducia che porterà Nancy a riscoprire se stessa. (Fonte mymovies.it)
Un film fatto di sketch umoristici e tentativi di superare il trauma. Un connubio difficile da tenere in equi librio. Sud America, 1960. Un so pravvissuto all’Olocausto solitario e scontroso si convince che il suo nuovo vicino non è altro che Adolf Hitler. (Fonte mymovies.it)
Un film fatto di luci e ombre, magni fico nella fotografia ma ridondante e sin troppo didascalico nella scrittura. Un artista geniale e sovversivo che vive con il peso di una condanna a morte e su cui sta per allungarsi l’Om bra di un implacabile potere occulto. (Fonte mymovies.it)
Lo straordinario Stockhausen di Stim mung, lo scorso 18 settembre nella cornice della Basilica di S. Bar bara, MantovaMusica – nella sua declinazione più avanzata verso i territori del XX secolo quale è Eterotopie – ha estratto dal cappello magico il Messiaen dei Vingt Regards sur l’Enfant Jesus, altra pietra miliare del Novecento, affidandola alla lettura asciutta e lucida, straordinariamente sorvegliata, di Alfonso Alberti Interprete da sempre rivolto all’investigazione dei linguaggi contemporanei, il pianista milanese ha tenuto il numeroso pubblico intervenuto avvinto alla forza della sua narrazione. Un racconto asciugato da quella straripante opulenza che la penna di Messiaen imprime su un pianoforte cosmico; piuttosto, una lente di precisione puntata nei risvolti della pagina, a scandagliarne il fondo, a coglierne i richiami sottesi, i ritorni, i presagi, quasi a farne la bussola di un labirin to cifrato, coraggiosamente espugnato a memoria. Di grande suggestione, mentre le ombre si allungava no, il gioco di luci ad illuminare i vari Regards, quasi a contrappuntarne la tinta con suggestive pennellate cromatiche. Pura commozione.
Con la Terza Sinfonia di Beethoven ha preso avvio, lo scorso 8 set tembre la quinta edi zione del Festival Pia nistico Internazionale Bartolomeo Cristofori. Un concerto eroico anche per la smaglian te prova offerta, in apertura di serata, da Georgy Tchaidze, pri ma stella di un firmamento di nomi eccellenti. La sua impronta granitica al servizio di una narrazione sempre immaginativa ha infatti scandito con superba autore volezza il trittico di movimenti che compone il secondo Concerto di Shostakovich. Partitura in pericoloso bilico tra scoppi di giocosa spavalderia ed anse di struggen te lirismo, il Concerto trovava nell’interpretazione del pianista georgiano l’angolazione di una lettura intensa, snudata delle maschere della sua esibita strumentalità e dalle spezie di un graffiante humor. Applausi scro scianti per un debutto perentorio, firma dei soli eroi.
A quale età ha iniziato a dipingere?
“Sicuramente da quando ero molto piccola, nello studio di mio padre Ugo Stingo, affermato pittore napoletano, che da sempre ha messo a mia di sposizione colori e tele. Conservo ancora un mio pasticcio su cartoncino in cui sono impresse le mie manine! Ricordo anche che ho dipinto qual che volta insieme ai miei nonni paterni, entrambi piuttosto bravi”.
Quali personaggi l’hanno sostenuta nell’am biente dell’arte e quali l’hanno ostacolata?
Ci racconta un epi sodio curioso del suo percorso artistico?
I suoi ritratti sono richiesti in tutta Italia e all’e stero. Ornella Stingo operante nel mantovano da tempo attraverso la sua collaboratrice, dal suo ne gozio di Bologna realizza in pittura ogni desiderio. Noi l’abbiamo incontrata per intervistarla. Come si definisce Ornella Stingo e perché? “Poliedrica come mi definiscono tutti i miei clienti. Mi piace spaziare in ogni direzione, lavorando con stili e tecniche molto differenti tra loro e non solo nel campo della pittura ma anche nella scultura, vetrofania, incisione e grafica. Amo trasformare in immagini e colori tutte le idee che mi frullano in testa, senza fossilizzarmi su un solo stile, tema o tecnica”.
“Tra i vari clienti vip del mondo dello sport, del cinema, della musica e della cultura che posso annoverare dopo 23 anni di attività, ho avuto il piacere di avere come cliente Philippe Daverio che ha comprato alcuni miei dipinti e commissionato diversi ritratti aumentando il prestigio del mio cur riculum. A sostenermi però è stato Vittorio Sgarbi che mi ha personalmente invitata ad esporre al Padiglione Italia della 54° Biennale di Venezia, dopo aver apprezzato molto una mia performance artistica abusiva ad ArteFiera nel 2012. Ad osta colarmi invece non ci riesce ancora nessuno, per ché essendo un’artista indipendente, non sono ricattabile o sfruttabile e il mio lavoro lo gestisco solamente io”.
Da dove prende spunto per le sue opere? “Solitamente scelgo un tema a seconda delle indicazioni e delle tendenze nel campo dell’arre damento per accontentare il più vasto pubblico possibile. Quando invece sento il bisogno di espri mermi più profondamente e non ho vincoli di com missioni, libero i miei sentimenti che si rivolgono prevalentemente a Gesù, soggetto che ricorre nel le mie grandi tele della serie Dark side”.
L’esposizione di Venezia a Palazzo fran chetti, curata da Victoria Noel-Johnson, presenta circa 140 fotografie di Lee Mil ler e di Man Ray, alcuni oggetti d’arte e documenti video. I visitatori potranno fi nalmente apprezzare a pieno le qualità di questa grande fotografa, il contributo che diede non solo come musa di Man Ray ma soprattutto come professionista alla pari, al punto che sovente si dimentica che fu lei a scoprire, per caso, e a ispi rargli la tecnica fotografica della solariz zazione che Man Ray adottò come firma artistica e per la quale si contraddistinse. Dal 5 novembre al 10 aprile 2023.
RUBENS A GENOVA
Dal 6 ottobre 2022 al 22 gennaio 2023
Genova - Palazzo Ducale, piazza Giacomo Matteotti 9
“Eh... ce ne sono tan tissimi ma sicuramen te le avventure con lo pseudonimo di Stella Rognoni rimarranno nella storia dell’arte, consacrate da prime pagine sui quotidiani e da Vittorio Sgarbi con la sua critica sul catalogo della Bien nale. Raccontarle sarebbe troppo lungo ma forse si trova ancora qualcosa in internet”.
Quale evento nell’ambito artistico le ha dato più soddisfazione e perché?
“La Biennale, come detto, in ambito artistico ed alcune collaborazioni con un’importante galleria di Bologna. Ma la soddisfazione più grande che provo è quando riesco a far emozionare e piange re qualcuno durante una mia (rara) performance”. Quali progetti ha in cantiere per il futuro?
“Il futuro mi preoccupa molto visto il momento che stiamo vivendo. Avendo una partita IVA aper ta, i progetti non sono contemplati!”
Quale è il suo desiderio in campo artistico?
“Mi piacerebbe radunare in un’unica mostra i circa 2.000 ritratti eseguiti ad oggi. Impresa che sarà impossibile!”.
www.ornellastingo.com
Si parla sempre di generazioni agli opposti, di padri che non riescono a dialogare con in figli per divergenze epocali, ecco che Carofiglio ha voluto sviscerare questi problemi metten dosi a tavolino con la propria figlia Giorgia. Nasce così una raccolta di brevi saggi su alcuni temi contemporanei quali il clima, il femminismo, la politica e il cibo affrontati da due punti di vista diversi a tratti opposti, mentre altre volte complementari. Un libro audace che rivela quanto in realtà ci sia in comune tra padri e figli.che da anni tinge i nostri mari di rosso.
Pippa
Ma
attraverso
ecco che arriva una nuova indagine a far capolino nella sua vita. Il fratello del suo amico Connor sparisce e la polizia non vuole fare niente al riguardo. Deve aiutarlo, ma non sa come. Ecco una nuova avventura per Pippa ricca di suspence e colpi di scena.
LA CITTÀ DEL LEONE. BRESCIA NELL’ETÀ DEI COMU
NI E DELLE SIGNORIE
Dal 29 ottobre 2022 al 29 gennaio 2023
Brescia - Museo Santa Giulia
MODA E PUBBLICITÁ IN ITALIA.
1850-1950
Dal 10 Settembre 2022 al 11 Dicembre 2022 PARMA
Fondazione Magnani-Rocca
RAFFAELLO. Annunciazione, Adorazione, Presentazione al Tempio Dal 4 novembre 2022 al 29 gennaio 2023
Milano - Museo Diocesano
In questo terzo capitolo sulla vita di Nerone, Alberto Angela ci porta nella Roma del 64 d.C. C’è appena stato il Grande incendio che ha devastato la città e gli sfollati sono ovunque, serve qualcuno che aiuti a ricostruire il paese dopo questa ter ribile tragedia. Quel qualcuno sarà proprio Nerone che segnerà la rinascita di un paese dilaniato. Nerone però non sarà solo ricordato per questo ma anche per quello che di lì a poco è in procinto di commettere: una strage di cristiani. Alberto Ange la ricostruisce la storia con un piglio fortemente narrativo che ci sembra di assaporare un romanzo e non un saggio storico.
Dopo il grande successo di Era meglio il libro, torna in libreria Valerio Lundini con una nuova raccolta di racconti. Anche questa volta l’ironia e la sagacia del musicista si mescolano a storie assurde e fuori dagli schemi: da stelle dello spettacolo che credono di essere morte a film che viaggiano nel tempo, da video virali con conseguenze penali a tic mentali che diven tano vere e proprie hit internazionali. Cos’altro aggiungere se: è Lundini quindi potete immaginarvi di che cosa stiamo par lando. Divertimento allo stato puro, forse addirittura troppo.
IL PADOVA JAZZ FESTIVAL 2022
Il Padova Jazz Festival 2022 sarà un percorso a stile libero attraverso le innumerevoli possibilità estetiche del jazz: star internazionali (Dave Holland, Kenny Garrett) e nuovi ta lenti emergenti (Joey Alexander, Joel Ross), tradizione (Joe Chambers) e modernità (Lykos), percorsi nel mi glior jazz italiano (Enrico Rava con Danilo Rea, Dario Deidda e Roberto Gatto; Gegè Telesforo; Claudio Fasoli; Roberto Ottaviano; Ruggero Ro bin; Piero Principi) e nel sempre più rilevante jazz al femminile (Linda May Han Oh, Melissa Aldana, Rossana Casale, Silvia Bolognesi). La ventiquattresima edizione del festival si svolge rà dal 3 al 26 novembre: ogni settimana una tripletta di serate consecutive, caratterizzate da una forte coesione tra di loro. Di settimana in settimana, il festival cambierà inoltre residen za, toccando i principali palcoscenici cittadini (Teatro Verdi, Multisala MPX, Centro Culturale San Gaetano) e sedi inedite per la manifesta zione (l’Aula Rostagni dell’Università degli Studi di Padova e l’Auditorium La Casa della Musica di Pianiga).
Il Padova Jazz Festival è organizzato dall’Asso
ciazione Culturale Miles presieduta da Gabriel la Piccolo Casiraghi, con il contributo dell’As sessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Padova e il sostegno del Ministero della Cul tura.
Il primo ‘turno’ del Padova Jazz Festival 2022 si svolgerà dal 3 al 5 novembre, con fenomeni emergenti della scena statunitense e italiana. In questa prima sequenza di concerti spicca la presenza del vibrafonista Joel Ross (il 5 no vembre, Aula Rostagni dell’Università degli Stu di di Padova): gli sono bastati tre dischi, usciti su etichetta Blue Note a partire dal 2019, per far capire che l’albero genealogico dei grandi vibrafonisti jazz ha trovato il suo nuovo discen dente, un artista a tutto tondo, solista fluente, leader creativo, compositore di spessore. Per chi cerca di individuare i fenomeni musicali dell’immediato futuro, Ross è un ‘sorvegliato speciale’.
Lykos (in programma il 4 novembre all’Audi torium La Casa della Musica di Pianiga) è un quintetto lucano di recente formazione votato alla connessione tra i linguaggi sperimentali e le
radici sonore della sua terra: suggestioni medi terranee, jazz afroamericano e improvvisazione pura. Si esibirà assieme alla contrabbassista Sil via Bolognesi, figura già ampiamente affermata in questo stesso ‘terreno di gioco’ musicale. Non propriamente un esordiente, ma sicuramente un artista che capita raramente di poter ascol tare dal vivo nei festival nazionali, è il batterista Piero Principi, al quale è affidata la serata inau gurale, il 3 novembre (Auditorium La Casa della Musica di Pianiga). Uomo dalle forti passioni (è un affermato fotografo e anche pilota di rally), ha dato vita a un brillante organ quartet.
Secondo set: star di ogni età
Il secondo round del Padova Jazz Festival si svolgerà dal 10 al 12 novembre al Multisala MPX, con artisti di assai diversa estrazione, ac comunati da un semplice elemento: lo status di musicisti di culto.
Il 10 novembre salirà sul palco il quartetto Azi za, con il suo impressionante cast: una all stars con Dave Holland al contrabbasso, Chris Pot ter ai sax, Lionel Loueke alla chitarra ed Eric Harland alla batteria. Da un simile quartetto ci si può bene attendere un jazz moderno e vi brante, dal beat fisicamente ed emotivamente travolgente. E per quanto il supergruppo si pre senti come una formazione paritetica, la figu ra di Dave Holland risalta inequivocabilmente come ‘maestro di cerimonie’.
La serata dell’11 novembre porterà una rivolu zione anagrafica, con il trio del pianista indo nesiano Joey Alexander. Ha appena 19 anni eppure già una lunga carriera e molti succes si alle spalle: parliamo infatti del più brillante bambino prodigio apparso nel mondo del jazz nell’ultima decade. Nel 2013 (appena undicen ne) Wynton Marsalis lo invitò a esibirsi al Jazz at Lincoln Center: un’apparizione che lo tra sformò di colpo nella nuova sensazione della scena newyorkese. Da allora il suo talento non si è mai smentito e, anzi, ha continuato a stra biliare: Joey si sta rapidamente trasformando da giovane prodigio ad artista maturo.
Il sassofonista Claudio Fasoli, protagonista il 12 novembre con il suo Next Quartet, rappre senta il lato colto del jazz italiano. Con Next si è aggiudicato il Top Jazz 2021 per il migliore di sco dell’anno: ci troviamo di fronte a un artista in pieno fulgore creativo.
Terzo set: abbinamenti a tema
Per le tre serate previste al Teatro Verdi dal 16 al 18 novembre il Padova Jazz Festival porterà il suo motore ai massimi giri: ogni appuntamento prevede l’esibizione di due gruppi, in abbina menti per nulla casuali.
La sera del 16 sarà dedicata al grande jazz ita liano. Si inizia con il quintetto di Gegè Telesforo, cantante dalle incredibili risorse vocali, celebre anche come personalità radio-televisiva.
La sua musica è un funk aggressivo e purissi mo, in cui gli elementi jazzistici si saldano a una concezione ritmica dominata da un vorticoso senso del groove. A seguire un’abbagliante all stars con Enrico Rava, Danilo Rea, Dario Deidda e Roberto Gatto: un poker di jazzisti italiani tra i più noti a livello mondiale.
Jazz al femminile la sera del 17. La bassista Lin da May Han Oh è una delle prime scelte nella comunità jazzistica newyorkese, contesa tra i più importanti artisti (a partire da Pat Metheny, che l’ha voluta per il suo quartetto). Tra gli in numerevoli ingaggi trova comunque il tempo per portare avanti le sue formazioni, come il quar tetto con cui si presenterà al Verdi. Rossana Casale sarà la seconda protagonista della serata. La celebre cantante, a pochi gior ni dall’uscita del suo nuovo disco, ne porterà in scena il programma musicale dedicato a Joni Mitchell, stella assoluta del cantautorato ame ricano, capace di fondere folk, jazz, pop e rock nelle strofe di una canzone.
Il 18 sarà l’apoteosi del sax. La serata sarà aperta dal quartetto di Melissa Aldana, sasso fonista cilena ormai ‘adottata’ dalla scena jazzi stica newyorkese. Nel suo stile pare non esserci frattura tra la grande tradizione e la contempo raneità. Le darà poi il cambio Kenny Garrett, sassofonista la cui fama rimane legata indisso lubilmente alla sua partecipazione alla band di Miles Davis. Il suo quintetto, decorato dal tocco latineggiante delle percussioni, sa trascinare il pubblico verso finali da standing ovation.
Quarto set: l’età dell’esperienza Tre musicisti che hanno portato alla perfezione il linguaggio dei loro strumenti calcheranno il palco del Centro Culturale San Gaetano per le serate conclusive del festival.
Un grande solista e una ritmica di quelle che fanno la storia sono i presupposti per un’indi menticabile serata musicale. Ed è proprio quel che accadrà il 24 novembre
con il quartetto Passport, nel quale alla batteria e al vibrafono troviamo Joe Chambers, storica icona del batterismo afroamericano, feticcio dell’etichetta Blue Note, che lo impiegò nelle più importanti produzioni discografiche degli anni Sessanta.
Ma la ritmica dei Passport non si ferma qui: ci sono il solido basso di Marc Abrams e soprat tutto Jorge Rossy, indimenticabile per la sua lunga militanza come batterista nel trio di Brad Mehldau. E poi c’è il sax di Pietro Tonolo, uno dei pochi jazzisti italiani a godere della piena e incondizionata stima dei colleghi statunitensi. Di chitarristi prodigiosi e versatili come Ruggero Robin se ne trovano davvero pochi.
La profondità della sua formazione, la vastità degli interessi, la tecnica ineccepibile lo ren dono un artista completo, che ha lasciato una traccia memorabile nel grande pop nazionale ma che si è cimentato ai massimi livelli anche in campo jazzistico. Lo si ascolterà il 25 alla guida del suo trio.
Le recenti vittorie del Top Jazz per il miglior disco dell’anno (nel 2017 con Sideralis e nel 2020 con Resonance & Rhapsodies) hanno riportato sotto i meritati riflettori il sassofonista Roberto Ottaviano. Traguardi raggiunti assieme al suo quintetto Eternal Love, col quale si esibirà in un omaggio a Charles Mingus il 26 novembre come ultimo appuntamento del festival.
Come ormai da tradizione, i concerti principali del Padova Jazz Festival saranno affiancati dagli appuntamenti di Jazz@Bar, che porteranno la musica dal vivo in numerosi locali del centro e della prima periferia.
Diversi appuntamenti esploreranno altre forme artistiche che si sono lasciate permeare dal fa scino della musica jazz, dalla letteratura alle arti visive. Le Scuderie di Palazzo Moroni dal 7 al 30 novembre ospiteranno una mostra del fotografo Mirko Boscolo. Un’esposizione personale degli scatti di Luciano Rossetti sarà invece allestita al Caffè Pedrocchi dal 27 ottobre al 29 novembre. Anna Piratti creerà per il festival un’installazione al Museo Giovanni Poleni presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova (dal 21 ottobre al 19 novembre).
Al Caffè Pedrocchi, Flavio Massarutto presen terà il suo libro Mingus, una biografia a fumetti con le illustrazioni di Squaz pubblicata da Coco nino Press (in data da definirsi).
GGegè Telesforo è un Artista po liedrico e multiforme, innamora to e profondo conoscitore della Musica, che scorre come linfa vitale nelle sue vene, a ritmo sincopato. La curiosità lo spin ge verso orizzonti sempre nuovi, stimolato da bellezze dai mille profumi, sapori e spezie esoti che, ascoltando “storie antiche di figli lontani”.
Ciao Gegè, mi piace molto la definizione di viaggio data da Chatwin: ‘Diversivo, distrazione, fantasia, cambiamenti di moda, di cibo, amore e paesag gio.’ Ne abbiamo bisogno come dell’aria che re spiriamo?
Ti rispondo con un pensiero del poeta Rabindranath Tagore, che ha in qualche modo definito il mio modo di essere e di vivere: ‘La religione dell’Universo è il Movimento. Il peso dell’immobilità rende grevi e soffoca chi non procede oltre’. C’è una pena per il camminatore che è costretto a separarsi da tutto e non possedere nulla. Poiché per le tribù africane tutto ciò che è in movimento è guidato dal ritmo, la poesia di Tagore descrive in toto la mia personalità. Sono un musicista, vivo muovendomi, a ritmo, an dandolo a ricercare e questo è uno dei motivi che mi dà la possibilità di visitare luoghi magici e incontrare persone speciali.
La musica non è solo mero intrattenimento, come ci vuole far credere una certa comunicazione becera radio televisiva, ma è l’arte dell’incontro.
La musica ha il potere di educare a valori alti, non ha confini, non ha barriere di alcun tipo. È un lin guaggio universale ed è un messaggio liquido che arriva ovunque.
Un musicista, dopo aver studiato e appreso il lin guaggio musicale, deve imparare anche la compli cata arte del vivere di musica. Arte che si apprende facendola e frequentando le persone che hanno più esperienza di te.
A 60 anni continuo a vivere di musica con l’obiettivo principale di sentirmi libero di esprimermi e di fare quello che mi piace.
La tua carriera è ricca di momenti indimenticabi li e incontri con persone straordinarie. So che da ragazzino sei salito sul palco e hai suonato la bat
teria insieme al grande Franco Cerri.
Sì, è accaduto a Foggia dove sono nato e cresciu to in una casa piena di vinili jazz e strumenti. Mio papà, architetto, ha sempre avuto il pallino della musica, in particolare del jazz, e quindi capitava spesso di accompagnarlo a concerti organizzati in città o a La Taverna del Gufo, l’unico Jazz Club ac creditato, gestito da suoi amici. Una volta andammo a vedere la performance di Franco Cerri, con Julius Farmer al basso, e Cerri mi invitò alla batteria. Mi precipitai sul palco e mi ritrovai a suonare alcuni brani swingando. Puoi ben immaginare la mia grande emozione! Ed è la stessa che provo ogni volta che salgo su un palco.
Alla fine, è proprio questa emozione che fa da vo lano e coinvolge il pubblico. Tu hai affermato che la musica è ‘una piacevole patologia e una migliore terapia’.
Esatto! Ho realizzato 10 podcast per il nuovo canale digitale RAI PLAY SOUND. Con ‘Riflessioni disordi nate di un malato di musica’ mi sono divertito a ricreare un improbabile ambiente di seduta psicoa
nalitica per ‘musicisti anonimi’ e a raccontare, insie me ad altri due malati di musica, la nostra visione del mondo attraverso le nostre attività. Dal 10 di ottobre sono tornato in TV, su RAI 5, in sieme a Renzo Arbore con il programma ‘Appresso alla musica’. Da casa di Renzo presentiamo alcuni dei momenti più importanti prodotti nelle due sta gioni indimenticabili di ‘DOC’ e momenti di musica inediti, estratti dai nostri archivi.
So che sei molto legato alla cultura africana e que sto si riscontra anche nei suoni e nei colori della tua musica.
Sono una persona curiosa e la musica mi ha dato la possibilità di poter fare molta ricerca. Sono un musi cista ma, al tempo stesso, sono anche un musicolo go. Continuo a divulgare la musica sia alla radio che in televisione e per farlo devi continuamente stare sul pezzo.
Con la pubblicazione de ‘Il Mondo in Testa’, l’ultimo album realizzato in studio e pubblicato durante il pe riodo della pandemia, riflettendo sulle spezie ritmi che che volevo utilizzare all’interno della produzione per creare un mondo ritmico personale, fatto di tutti quegli ingredienti della Musica che più mi piacciono, sono andato a prendere ritmiche africane, sonorità indiane e caraibiche.
Quando mi hanno chiesto che tipo di album fosse, ho risposto di getto: ‘è un album afro-meridionale’. Gli sta bene come vestito, no?
mi. Lo prendo come un grandissimo complimento! Durante le master-class che ho fatto in questi gior ni, parlando con i ragazzi di improvvisazione vocale, ho spiegato loro che non è soltanto un’arte legata al jazz o fare lo ‘scat’ con le sillabe intonate, ma che esiste in tutto il mondo, in ogni tipo di cultura e società. I primi sono stati i griot africani, i custodi della parola, che svolgevano il ruolo di conservare la tradizione orale e tramandarla con canti e melodie estemporanee.
Mi vengono in mente i suoni onomatopeici…
Brava, l’arte dei fonemi. Infatti, quando mi calo nell’arte della musica, automaticamente cerco di proporre vocalmente fonemi che abbiano assonan ze o che comunque ripropongano suoni delle varie lingue di appartenenza delle spezie ritmiche.
Fondamentalmente, credo tu abbia un’Anima ‘bambina’.
Tutti i musicisti ce l’hanno! Quando parliamo tra di noi, diciamo proprio questo: si invecchia fisicamente ma lo spirito rimane sempre giovane, vuole sempre giocare e il nostro gioco è la musica. Come diceva Count Basie, la nostra attività non è legata solo alle 2 ore di musica, ma alle 12 ore di autobus. Tutto quello che è intorno alla musica è il nostro lavoro. Poi saliamo su un palco, torniamo bambini e voglia mo solo divertirci.
Mi piace molto stare a casa. E con il tempo, ho ap prezzatoo di più la fine del viaggio. Il ritorno a casa è un momento piacevole. Sei di nuovo nel tuo mondo, riabbracci i tuoi affetti, tocchi il tuo pianoforte, acca rezzi il tuo cane e il tuo gatto ti viene a fare le fusa. Quando torno a casa dei miei, lì i sentimenti sono ancora più forti. I miei sono anziani e provo un’e mozione diversa. Affiorano tante cose, tanti ricordi, perché ho vissuto un’adolescenza particolare in una città complessa come quella di Foggia, da cui mi sono allontanato per andare all’università a Roma. È stata quasi una liberazione…
Dopo il primo anno, non avendo dato ancora un esa me, visto che ero sempre in giro a suonare, fui ar ruolato per obbligo di leva nell’Arma dei Carabinieri. A distanza di tanti anni, ho ancora un bel rapporto con l’Arma, essendo diventato la voce ufficiale per il loro podcast ‘Cara Repubblica’.
Come hai affrontato il periodo del lockdown?
Ho superato quel periodo con uno spirito diverso, rispetto a molti altri, perché vivo in campagna. Mi sono ritrovato a casa, insieme a mia figlia e ai miei animali, immersi nel verde, con lo studio sempre operativo perché stavo producendo i programmi per Radio 24 e avevo un disco in pubblicazione.
La parte difficile è stata quella di non potere fare con certi live e la mancanza di socialità. Ti confesso che ho il terrore che si possa replicare questa situazione.
Non ancora risollevati dalla pandemia ci siamo ritrovati con l’ennesima guerra. È un’immagine di un mondo all’incontrario dove la normalità è so spesa.
Non possiamo comprendere fino in fondo la follia e le dinamiche che stanno alla base di questo quadro attuale. Ho appena finito di leggere ‘Paranoia’ di Lu igi Zoia, forse uno dei libri più interessanti che ho letto nella mia vita, che spiega, da un punto di vista psicologico e analitico, il pensiero di personaggi che hanno fatto, nel bene e nel male, la storia.
Vorrei mandarne una copia al Cremlino…anzi, molte copie in giro per il mondo! Quello che posso fare da artista è comunicare il profondo disagio che sto pro vando in questo momento storico.
La cosa bella della musica, come diceva Bob Mar ley, è che “colpisce senza fare male”.
SEI SERATE
A INGRESSO GRATUITO
CON GRANDI NOMI DELLA MUSICA E I MIGLIORI ARTISTI DEL GUSTO DEL MADE IN BORGO.
La settima edizione al via il 12 novembre. Apertura e chiusura con la rocker Violante Placido ed il concerto “Joni” di Rossa na Casale. E poi i leggendari Oliver Onions, Omar Pedrini, Tullio Solenghi. Con l’aggiun ta di un Mangiamusica Extra: il concerto di Davide Van De Sfroos nella tappa emiliana del “Maader de Autünn TOUR”
Ritorna Mangiamusica, format identitario e cul turale creato dal giornalista Gianluigi Negri, che ogni anno registra uno straordinario successo di pubblico e critica. Le grandi storie della musica e del gusto approderanno sul palcoscenico del Teatro Magnani di Fidenza (Parma) grazie all’o riginale rassegna, a ingresso libero, la cui settima edizione si aprirà sabato 12 novembre. Cantauto ri, musicisti e artisti saranno “abbinati” ai migliori prodotti del Made in Borgo: a Fidenza (conosciu ta anche come Borgo San Donnino) arriveranno nomi come Violante Placido, gli Oliver Onions, Omar Pedrini (più i Màdrega in apertura di se rata), Davide Van De Sfroos (nella data emiliana del “Maader de Autünn TOUR”), Tullio Solenghi, Rossana Casale (con la sua band al completo, per il tour “Joni” legato al nuovo album in uscita a novembre).
Gli artisti del gusto di questa settima edizione sono i componenti dell’associazione Le Colline di Fidenza (Fabio Pederzani con le farine dell’Azien da Agricola Pederzani, Alberto e Angelo Gallicani con i vini della Cantina Le Antighe, Davide Sam paolo con il miele dell’Azienda 2be(es), Giuliano Persegona del Caeseficio bio Persegona), Gian Luca Cavi di Magritte - Gelati al Cubo, Fabio Ser venti del Caseificio Sociale Coduro, lo chef Dimitri Harding del Ristorante La Valle.
Tutte le serate di Mangiamusica si svolgono al Te atro Magnani di Fidenza ed iniziano alle 21. Sono a ingresso libero fino a esaurimento posti dispo nibili (senza prenotazioni).
Mangiamusica è un progetto fortemente voluto dal Comune di Fidenza e dal suo sindaco Andrea Massari, organizzato dall’associazione culturale Mangia come scrivi, con il supporto di Scaramuz za Fabrizio - Calcestruzzi & Costruzioni, Conad Centro Nord, Gas Sales Energia, Reale Mutua, Vittoria Assicurazioni, Ze.Ba., Gaibazzi Costruzio ni, First Point, Geometra Zerbini Ernestino, Euro auto, Euroservice.
IL FORMAT: NOTE POP, CIBO ROCK “Dal 2016, con Mangiamusica - Note pop, Cibo rock, abbiamo legato il nome di Fidenza al bino mio cibo e musica - afferma l’ideatore e direttore artistico Gianluigi Negri - per raccontare la nostra identità e assaporare le grandi storie della mu sica. Fin da subito è stato un grande successo, crescente di stagione in stagione. Fin da subito la rassegna si è presentata come la ‘gemella’ del Festival Mangiacinema, la cui nona edizione si è tenuta lo scorso giugno a San Secondo Parmen se”.
L’originale format pop, unico in Italia, ha già ospi tato al Teatro Magnani Niccolò Agliardi (vincitore del Golden Globe 2021) con Edwyn Roberts e Enzo Gentile, Piero Cassano (fondatore dei Matia Bazar) con Fabio Perversi e Piero Marras, Flavio Oreglio e Alberto Patrucco, Neri Marcorè, France sco Baccini, Andrea Mirò, Ezio Guaitamacchi & Friends (Paolo Bonfanti, Laura Fedele, Brunella Boschetti) nello spettacolo sui Rolling Stones “Altamont”, Le Sorelle Marinetti, Claudio Simo netti, Vincenzo Zitello & The Magic Door (Giada Colagrande, Arthuan Rebis e Nicola Caleo), Enzo Iacchetti, Davide Van De Sfroos, Roberto Brivio (insieme a Oreglio e Patrucco), Rossana Casale (con il pianista Emiliano Begni), Renato Pozzetto, Enrico Ruggeri e i Decibel, Cristiano Godano, Ro berto Vecchioni, Federico Zampaglione (Tiroman cino), Morgan, Eugenio Finardi (con il chitarrista Giuvazza).
Nel 2020, a causa del covid, la quinta edizione si è tenuta all’interno del Festival Mangiacinema. Protagonisti di Mangiamusica - Mangiacinema Edition sono stati Claudio Sanfilippo, Vincenzo Zi tello, Piero Cassano, Andrea Mirò, Alberto Patruc co, Omar Pedrini, Ezio Guaitamacchi, Brunella Boschetti, Lucio Nocentini, Fernando Fratarcan geli.
Sabato 12 Novembre Violante Placido
Sabato 19 Novembre Oliver Onions
Sabato 26 Novembre Omar Pedrini (+ Màdrega)
Venerdì 2 Dicembre Davide Van De Sfroos (Evento extra)
Sabato 3 Dicembre Tullio Solenghi
Sabato 10 Dicembre Rossana Casale
La Stagione del Teatro Sociale di Castiglione delle Stiviere (Mn) taglia il trentaduesimo traguardo dall’inaugurazione della sua atti vità avvenuta nel lontano 1990. Una programmazione sempre ad altissimo livello, che vede la dire zione artistica del maestro Stefa no Maffizzoni, e che ogni anno propone artisti e attori di fama internazionale; un “fil rouge”, quello della caratura notevole degli spettacoli, presente in termini consistenti anche nella Stagione 2022/23. I primi due spettacoli saranno dedicati ad attori del nostro prolifico territorio ricco di straordinari talenti; il comico bresciano Vincenzo Regis con il suo ultimo spettacolo “Chi la ride la vince” e I Mezzalira con la regia dello scrittore e attore man tovano Raffaele Latagliata.
Si chiuderà l’anno con lo spettacolo “La corsa dietro il vento” col quale si è voluto ricordare i cin quant’anni dalla morte di Dino Buzzati, uno dei più grandi scrittori del Novecento italiano. Il cele bre attore Gioele Dix, ispirandosi a personaggi e atmosfere buzzatiane, parlerà (anche) di sé, dei suoi gusti, delle sue inquietudini, delle sue comi che insofferenze, con l’ironia e il gusto del para dosso.
L’anno nuovo inizierà con “La Vedova allegra”, la regina delle operette; un capolavoro di genuina ispirazione i cui protagonisti sono coinvolti in un vorticoso e divertente scambio di coppie, promes se, sospetti e rivelazioni. Un parapiglia che, come
D/Sè naturale in un’operetta, al termine si ricomporrà nel più classico dei lieto fine.
Lella Costa e Elia Schilton, guidati dalla regia di Serena Sinigaglia saranno protagonisti di “Le no stre anime di notte”, misurandosi con le parole del romanzo di Kent Harouf, sicuramente uno dei più talentuosi scrittori di letteratura americana contemporanea. Una storia di amorosa amicizia, che invita ciascuno di noi a godere della bellezza di piccoli gesti quotidiani.
Con “Delitto di via dell’Orsina” si assisterà ad uno degli atti unici più conosciuti di un gigante della drammaturgia come Eugène-Marin Labiche. Uno spettacolo leggero e divertente, una riflessio ne sull’assurdità della vita in una messinscena orchestrata da Andrée Ruth Shammah di grande impatto ed eleganza che gode delle magistrali in terpretazioni di Massimo Dapporto e Antonello Fassari.
Seguirà “Testimone d’accusa” una delle più belle commedie di Agatha Christie, mai rappresentata in Italia, ma nota al grande pubblico anche gra zie all’indimenticabile film con Marlene Dietrich e Tyron Power, per la regia di Billy Wilder. In scena 12 attori e 6 giurati scelti tra il pubblico prima del lo spettacolo. Un cast d’eccezione, Vanessa Gra vina e Giulio Corso, con Giorgio Ferrara nel ruolo del giudice, guidati da Geppy Gleijeses lo rendono
uno spettacolo imperdibile.
Si concluderà la stagione con l’opera più rap presentata al mondo “Carmen”. Il capolavoro di Georges Bizet, considerata opera nazionale fran cese, trascende ogni distinzione di genere in un meccanismo teatrale perfetto, con situazioni che incarnano conflitti profondi e universali, toccando i vertici più alti della drammaticità. Una produzione maestosa e imponente allestita in prima assoluta nel bellissimo Teatro Sociale.
uando arriva la stagione in vernale Vienna indossa l’abito delle meraviglie: un pirotecnico sfavillare di luci tra caffè stori ci, mostre, balli, eventi che ne svelano il volto più affascinan te, creativo e glamour a cui si aggiungono i colori dei numero sissimi mercatini di Natale. La città della musica e dell’arte, ma anche dei caffè dove sorseggiare il “mélange”, il tipico caffelatte della capitale austriaca accompagnato da una sacher torte, è il luogo perfetto dove sentirsi im mersi nella storia e nelle tradizioni con un occhio alla contemporaneità e al futuro.
L’Hotel Beethoven Wien, si trova a soli due pas si dai luoghi della Secessione e del Modernismo e dai più importanti musei. Ex casa di tolleranza è stata trasformata, dalla sua proprietaria Bar bara Ludwig, in un hotel di design, dove ogni camera racconta una diversa storia, dove ogni dettaglio è specchio di un frammento di storia della città.
Centralissimo, l’hotel si trova nel pieno centro culturale di Vienna: punto di partenza perfetto per esplorare la città a piedi. Due passi appena fuori dall’hotel c’è il Naschmarkt, il mercato del le erbe con oltre 120 bancarelle di frutta e ver dura, spezie e curiosità da ogni parte del mondo, e tantissimi ristorantini gourmet. In 5 minuti a piedi si raggiunge il “MuseumsQuartier”, uno dei maggiori complessi espositivi al mondo. At traversando la strada si arriva al “Kunsthisto risches Museum”, il museo delle belle arti e al “Naturhistorisches Museum” il museo di Storia Naturale. Mentre il celebre Theater an der Wien si trova proprio davanti all’Hotel Beethoven Wien, e lo si può ammirare sorseggiando un caf fè viennese dal mezzanino dell’hotel.
Difficile non emozionarsi Vienna, un tempo Capitale dell’impero asbur gico, ha una ricchissima tradizione artistica. Al Kunsthistorisches Museum, all’Albertina, al Mu seo Leopold e in altri grandi e prestigiosi musei si possono ammirare capolavori realizzati nel corso dei secoli.
Il Belvedere si prepara a festeggiare nel 2023 una grandissima ricorrenza: il tricentenario del la sua costruzione
A partire da dicembre 2022 si susseguirà un’in credibile carrellata di eventi. A dicembre debut ta la rassegna “Il Belvedere. Da tre secoli luogo dell’arte”, allestita all’Orangerie (prosegue per l’intero 2023), che racconta la sua storia, im prontata al potere e alla rappresentanza, alle grandi feste di corte e ad eventi speciali della Storia.
Una mostra straordinaria, rinviata a causa del la pandemia, si inaugurerà all’inizio di febbraio 2023: “Klimt. Inspired by Van Gogh, Rodin, Ma tisse...”. La mostra mette a confronto numerose opere, per un totale di circa 90 lavori di Klimt e di altri artisti.
Ha da poco inaugurato il coinvolgente mondo virtuale e interattivo Mythos Mozart, che si tro va esattamente nel luogo in cui Mozart compose “Il flauto magico” e il “Requiem” e dove morì nel 1791. Il tour di 60 minuti ha inizio in una sala che ha qualcosa di sacrale con 1.500 candele e proiezioni di ombre e suoni e apre ad un per corso interattivo, immersivo ed emozionante alla scoperta della creatività del grande maestro.
Dal 18 al 25 novembre 2022 la Vienna Art Week trasforma per una settimana Vienna in un luogo amato dagli appassionati e degli esper
ti di arte di tutto il mondo e propone una serie di manifestazioni tra rassegne, tavole rotonde, presentazioni, incontri con artisti, visite guidate, installazioni e performance. Ogni anno si svol ge in un distretto diverso, quest‘anno è la volta del VI, quello di Mariahilf, con architetture fir mate Joseph Maria Olbrich, Otto Wagner, Josef Hoffmann e a un passo dal mercato del Nasch markt e la Mariahilfer Strasse.
Luci sul Natale
Da metà novembre 2022 e fino al 6 gennaio 2023 le più belle piazze di Vienna, regalano un’esperienza speciale con bellissimi mercatini natalizi, i “Christkindlmärkte”, un’antica tradi zione che si rinnova ogni anno. Quello più noto e anche il più vasto è certamente il Mercatino viennese di Gesù Bambino, in piazza Rathau splatz con oltre 100 chioschi, un parco illumina to a festa col sentiero dei presepi e la grande pista di pattinaggio. Il fascino imperiale si respira nei mercatini di Natale di fronte alla Reggia di Schönbrunn e al Palazzo del Belvedere Il Mercatino di Natale alla Reggia di Schönbrunn propone tradizionali oggetti di ar tigianato, decorazioni natalizie fatte a mano, concerti di Natale e un ampio programma per bambini, tra cui un laboratorio natalizio. Il Vil laggio natalizio presso il Palazzo del Belvedere è allestito nell’ampio parco ed è immerso in una suggestiva cornice barocca; vi si possono acqui stare articoli di artigianato artistico e assaporare delizie culinarie. Il Mercatino dell’Avvento al Pa lazzo in Villa Liechtenstein quest’anno è alla sua seconda edizione ed è perfetto per tutti coloro che preferiscono un’atmosfera rilassata.
A celebrarla recentemente anche la nuova se rie Netflix L’Imperatrice, sugli schermi dal 29 settembre. A Vienna in molti luoghi si ritrova il suo charme: al Museo imperiale delle Carrozze (Wagenburg), presso il palazzo di Schönbrunn, si possono ammirare la carrozza usata in occa sione del matrimonio, la fastosa carrozza dorata dell’incoronazione della coppia imperiale a Re e Regina d’Ungheria, le carrozze dei figli, quel la usata prima del suo assassinio a Ginevra, e la carrozza funebre imperiale. Ancora alla Wa genburg, si possono ammirare una delle sue sel le personali e uno dei suoi sontuosi abiti di corte, uscito dalla sartoria viennese Fanny Scheiner, di colore nero e con lungo strascico. Due “must” per chi voglia avvicinarsi al personaggio di Sissi sono una visita al museo a lei dedicato all’inter no della Hofburg, il palazzo imperiale nel centro di Vienna, e al castello Schönbrunn, la residen za estiva degli Asburgo, scenari del suo ruolo di Imperatrice. Un itinerario a Vienna sulle tracce di Sissi non sarebbe completo senza una visita al Möbelmuseum, il Museo del mobile, dove si può ripercorrere la storia “dietro le quinte” dei film di Ernst Marischka con protagonista Romy Schnei der. Il Möbelmuseum conserva molti arredi un tempo appartenuti agli Asburgo. Per le riprese dei film vennero infatti utilizzati molti mobili ori ginali che nel museo sono stati sistemati con le medesime ambientazioni dei film.
L’Hotel Beethoven Wien si trova nel cuore di questo straordinario intreccio tra storia, arte, design e tradizione. Tre gli spazi stessi dell’hotel la città si respira in ogni dettaglio. Ogni piano è declinato con un diverso tema legato alla tra dizione e alla cultura viennese: i caffè letterari viennesi (primo piano), la Secessione (secondo piano), la musica e Ludwig van Beethoven (terzo piano), il teatro (quarto piano), personaggi cele bri di Vienna (quinto piano), audaci donne vien nesi di fine secolo (sesto piano). Oggetti e lampa de di Design, manifesti e wallpaper originali della Secessione, arredi e dettagli di stile provenienti da tutta l’Europa danno personalità agli ambien ti e alle camere.
Ogni camera ha una caratteristica di unicità. All’Hotel Beethoven Wien la giornata si apre con la ricchissima prima colazione servita nel mez zanino dell’hotel con vista esclusivissima sulla porta di Papageno del Theater an der Wien, dove Beethoven debuttò per la prima volta con il suo Fidelio. Mentre al Cocktail Bar Ludwig, (aperto dalle 6 del mattino all’1 di notte) ci si ritrova per un drink con gli amici o per un break d’atmosfe ra. I pernottamenti partono da 150,00 euro per due persone.
Barbara, la proprietaria, conosce tutti gli indirizzi più trendy di Vienna e parla perfettamente l’ita liano, suona il pianoforte per i suoi ospiti, e offre dritte e suggerimenti per rendere ogni soggiorno un momento unico.
Dal profumo di zenzero che si libera nell’aria, alle luci colorate delle casette in legno per proporre i meravigliosi manufatti realizzati in legno, fino alle grotte colorate e gli skyline unici. Benvenuti in Val le Aurina, benvenuti nel magico mondo dell’Alpen palace Luxury Hideaway & Spa Retreat.
Un vero paradiso per chi ama la montagna, ma soprattutto per chi ama il relax con una full immer sion nella natura incontaminata, con programmi benessere e idee gourmet, discese sulla neve, ciaspolate, snowboard, fuoripista in slittino, bagni, saune e trattamenti rinvigorenti. All’Alpenpalace Luxury Hideaway & Spa Retreat la vacanza è un’esperienza irripetibile: itinerari ri generanti con particolari trattamenti nella Spa e sperimentazioni gourmet e poi viaggi alla scoper ta dei paesaggi, della natura con servizi esclusivi riservati. Tra le attrazioni da vivere all’aria aperta la discesa romantica in slittino al Monte Spiko, la più lunga dell’Alto Adige, oltre al Klausberg dove, una volta alla settimana, è possibile scendere con lo slittino in notturna. Per gli amanti della discesa lo Ski world Valle Aurina con 73 chilometri di piste situate a meno di dieci minuti dall’hotel. Gli ospiti dell’hotel, in qualsiasi momento, in base alle proprie esigenze, potranno godere di uno spe cial “Vip Ski Transfer” verso le piste chiamando la reception dell’hotel. Per i “fondisti”, gli anelli dell’area Casere, Rio Bianco, Riva di Tures e, per chi vuole esplorare la natura con le ciaspole, il “fine Valle” più affascinante dell’Alto Adige alla chiesetta di Santo Spirito. Una vacanza da favola non poteva che contemplare una passeggiata in carrozza in mezzo alla neve, durante la quale sarà offerto un servizio esclusivo con del vin brulè e bi scottini fatti a mano.
Ma se tutto all’esterno è un sogno, all’interno ci si deve abituare a vivere un’esperienza di puro lusso, tant’è che vengono organizzate settimane dedicate a se stessi. L’ultima proposta la settima na del lusso, quell’esperienza che molte donne definirebbero un colpo di fulmine, quell’attimo che va dritto al cuore e si materializza in trattamenti esclusivi e unici. Per tutto il periodo del soggiorno, giorno dopo giorno, una consulenza personalizza ta con le beauty consultant per studiare, insieme
all’ospite, la routine di bellezza da portare con sé anche al termine del soggiorno, per mantenere gli effetti benefici dei trattamenti per lungo tempo. Non mancheranno le coccole con lo champagne e le piccole dolcezze per il palato. Dal benessere alle emozioni, infatti per chi ama l’adrenalina allo stato puro, la proposta “Al di so pra delle nuvole” per un viaggio panoramico in elicottero sulle cime che racchiudono la Valle più ampia dell’alto Adige, partendo proprio dall’hotel. L’Alpenpalace Luxury Hideaway & Spa Retreat è il rifugio ideale per chi vuole rilassarsi nel lusso. Un’esperienza immersiva, tra le montagne della Valle Aurina, in cui si trova il punto più a nord d’I talia, tradizionalmente riconosciuto nella Vetta d’I talia, al confine con l’Austria. Un vero Eden per gli appassionati della montagna e della tranquillità, alla ricerca di un soggiorno “taylor made” studiato per rendere l’esperienza indimenticabile. Il cinque stelle offre un’esperienza sensoriale a 360 gradi ed elementi di altissimo livello per il wellness nella sua Spa Alpin di 3.000 m². L’eccellenza in ambito beauty è garantita dall’im piego di prodotti La Prairie. A completare la propo sta wellness è il Giardino di 30.000 m², con pisci na all’aperto e idromassaggio, dove la ricchezza
della natura accoglie e favorisce istanti di prezioso relax. Quando si entra nel mondo del benessere tutto cambia e le referenti della SPA, prima di ini ziare ogni attività, incontrano l’ospite per una con sulenza personalizzata.
Ecco allora che le emozioni non hanno tempo né stagione, in Valle Aurina ancora meno in quanto tutto scorre a ritmo slow, tra distese verdi e alte cime, da godersi in piena libertà e, soprattutto, prendendosi il proprio tempo. Le proposte dell’Al penpalace sono quindi quelle occasioni per una fuga dalla città, per dedicarsi attimi di coccole e abbandonandosi a massaggi e trattamenti esclu sivi e unici, in ambienti di grande fascino e con vi sta sul romantico panorama.
di anna maria catano
Dalle distese infinite della pampa argentina alla co smopolita Buenos Aires: l’Argentina è un Paese che ha molto da offrire ai suoi visitatori. Così Visit Ar gentina – attraverso INPROUTR, l’Istituto Nazionale di Promozione Turistica - sbarca in Italia. Un merca to, il nostro, da quasi 40mila arrivi nei primi nove mesi del 2022, con un recupero ad agosto di quasi il 50% dei visitatori rispetto allo stesso periodo del 2019. La natura è stata uno dei fattori chiave del turismo post-pandemico. L’Argentina vanta oltre 41 parchi nazionali e un vasto territorio disseminato di tesori naturalistici. Tra questi, in particolare, la Ruta Natural è un circuito di 17 sentieri e paesaggi mozzafiato che consente esperienze di vita all’aria aperta (www.argentina.travel). Abbiamo intervista to il segretario del turismo argentino Ricardo Sosa. Perché i turisti italiani dovrebbero visitare l’Ar gentina?
Perché l’Argentina ha tutto! È un paese con monta gne meravigliose, mare, fiumi, tanta natura e, fon damentalmente, un popolo super ospitale. Se c’è un Paese che conosce a fondo la capacità ricettiva dell’Argentina è l’Italia, poiché è la nazione che ha portato più immigrati alle nostre terre. In più c’è un volo diretto Aerolineas Argentinas da Roma a Bue nos Aires con 3 frequenze settimanali. Mentre ITA airways propone voli giornalieri.
Quali sono le novità che potrebbero interessare maggiormente il pubblico italiano?
Nel quadro del turismo post-pandemia riteniamo che l’Argentina si distingua per la grande potenza della sua natura e degli spazi aperti. Vorrei segnala re Ruta Natural, un circuito spettacolare con desti nazioni come Esteros del Iberá, Bañado La Estrella o El Impenetrable.
Quali sono i numeri del turismo in Argentina?
Quanti stranieri visitano il vostro Paese e in che percentuale sono italiani?
Nei primi sei mesi del 2022 abbiamo ricevuto 1.367.408 turisti, il che equivale all’ingresso di un viaggiatore internazionale ogni 11 secondi. Se con tiamo le entrate quest’anno la cifra raggiunge i 2,5 milioni di turisti. E’ importante segnalare la buona reazione del mercato italiano con quasi 40mila arrivi nei primi nove mesi dell’anno e una ripresa ad agosto di quasi il 50 % dei turisti rispetto al pre pandemia.
Quali sono i must del turismo argentino?
L’Argentina è divisa in 6 regioni: Buenos Aires, Cór doba, Litoral, Cuyo, Norte e Patagonia. Tutte ottime destinazioni. La vita urbana a Buenos Aires è sem pre affascinante perché è la grande città, la porta della campagna.
A Córdoba, le montagne e i fiumi, aggiunti all’eredi tà storica dei gesuiti, fanno da cornice a un’espe rienza spirituale di assoluto riposo.
Sulla costa la natura prende vita alle cascate dell’I guazú, alle già citate zone umide di Iberá o all’ico nico fiume Paraná, tra tante bellezze. Cuyo significa bella vita.
A Nord i colori e la cultura delle popolazioni autoc tone attirano molto i turisti italiani, mentre la Pata gonia rimane sempre imbattibile.
L’amicizia che da sempre unisce i nostri due Paesi, Italia e Argentina, produce anche eventi culturali e sportivi, che spingono ad attraversare l’oceano?
L’amicizia tra Italia e Argentina è grande perché sia mo uniti da famiglie e amici che sono in entrambi i paesi. La cultura argentina deve molto alla cultura italiana e questo rende il legame forte. In Argenti na, nel mese di aprile, nella città di Termas de Río Hondo, nella provincia di Santiago del Estero, si tiene una delle date del Moto GP. Il golf è un’altra delle grandi proposte sportive, che attrae numero si turisti di fascia alta. E, naturalmente, il calcio è inevitabile.
In alcuni luoghi bisognerebbe arrivarci dal mare, sosteneva Terzani. Vero. L’incanto di un’alba dal ponte più alto - o anche comoda mente dal letto della propria cabina - ha pari solo con l’incanto del tramonto, quando la nave s’allontana dalle luci del porto e si dirige verso l’orizzonte. Emozioni irripetibili. Come navigare sulla nave crociera più grande del mondo. Un turismo lento, straordinario nel la sua diversità.
Lo ammetto: ero curiosa ed entusiasta di salire a bordo della Wonder of the Seas, l’imbarcazio ne più mastodontica finora costruita, ma anche dubbiosa, per non dire scettica, su questo ge nere di vacanza. Turismo stanziale, troppa gen te, lusso esasperato?
Invece…. ho dovuto ricredermi. “Una cosa divertente che non farò mai più”. Penso tra me e me. Se si è divertito perfino quel genio di David Foster Wallace autore del più famoso classico della letteratura umoristica di viaggio beh…..ci posso provare anch’io. E perché mai poi decidere di non ripetere una simile esilarante avventura marina?
Perché sì lo confesso su questa meganave ex tralusso mi sono davvero divertita.
La Wonder of the Seas della Royal Caribbean è un gigante di 18 piani costruito per ospitare fino a 6988 passeggeri cui vanno aggiunti 2300 uomini d’equipaggio. Si raggiunge, insomma, l’incredibile somma di 9288 persone a bordo. Una sbalorditiva città galleggiante.
Inaugurata a maggio Wonder, è una meravi glia di nome e di fatto. Per chi ama i primati di numeri ce n’è in abbondanza: la stazza è di 236,875 tonnellate, i metri di lunghezza sono 362, quelli di larghezza 64. Le cabine 2867.
Un’imbarcazione a “stelle e strisce”
A bordo tutto è esageratamente americano. Sì, signori. Non siete solo su un transatlantico di lusso. Siete su un’imbarcazione a “stelle e stri sce”. Vi ricordate Happy days, la celeberrima serie televisiva? Beh l’atmosfera è quella, 50 anni dopo. Le architetture sono impressionanti, il design avveniristico, le dimensioni esagerate, l’organizzazione perfetta, le tecnologie all’a vanguardia, i colori sgargianti, il cibo a getto continuo. Benvenuti, insomma, in U.S.A.
Si perde un po’ il senso dell’andare per mare ma il divertimento è tanto e assicurato.
Sono una ventina complessivamente, di cui undici a pagamento, i ristoranti dove si può mangiare a qualunque ora ed ogni genere di cucina, dalla pizza al messicano. Fino ai sofisti cati gourmet.
Mentre i quartieri a bordo, ovvero le zone te matiche, sono otto (uno in più rispetto alle al tre navi della compagnia). Ogni area propone agli ospiti attività ludiche, musicali e sportive, intrattenimento e lounge per vivere al meglio le ore del giorno e quelle piccolissime della notte.
Impressionante la Boardwalk, con tanto di gio stra e cavalli in legno laccato e bar con mega schermi per tifare i match più importanti.
Central Park - al ponte 8 - è uno spazio verde con 20 mila piante vere, la zona più raffinata.
Il dress code qui è d’obbligo (anche se poi ognuno gira vestito come vuole e la varietà del le mise serali è fantasiosa ed esilarante).
Come al bar a sbalzo The Vue, al 15 esimo pia no, da dove si gode la vista dell’oceano a per dita d’occhio.
E c’è anche qualche angolino solitario e qual che seggiolone dove accoccolarsi e perdersi ad osservare la vastità liquida delle onde sot tostanti.
Wonder of the Seas è pensata per famiglie con figli di tutte le età. Ci sono svariati spazi per la gioia dei più piccini tra cui il nuovo wonder play scape, a tema mondo sottomarino.
Per i più grandicelli e adulti sale giochi e casinò, una palestra con finestre affacciate sul mare,
un campo sportivo, un minigolf, un anello per il jogging. E ancora per chi vuole rilassarsi la Vita lity Spa con 25 cabine per i trattamenti, medici na estetica, etc.
Il racconto del comandante “La Wonder è uscita dai cantieri di Saint Na zaire, in Francia, dopo due anni di costruzio ne” racconta Rob Hempstead, il comandante. Figlio di marinai, fulminato in giovanissima età dai loro racconti, Rob, originario di Rhode Island, comincia la sua carriera in Marina di ventando ufficiale sulle navi cargo. Poi entra nell’industria della pesca, nel mare di Bering. Fino a che si presenta l’occasione di entrare nel mondo della croceristica. “Quando c’è la motivazione ad imparare si può raggiungere qualunque obiettivo”, sottolinea. Così in soli 5 anni eccolo sul ponte di comando del transat lantico più grande al mondo.
“Una grandissima responsabilità, una organiz zazione piramidale. Solo in pochi se la sento no di accettare simili incarichi”. Destinazione? Dopo aver navigato tutta estate attraverso il Mediterraneo a novembre lascerà il Mare No strum per dirigersi verso l’Atlantico. Così la Wonder tornerà negli Stati Uniti per poi salpare dalla nuova sede di Port Canaveral, in Florida, e raggiungere il mar dei Caraibi fino alle Baha mas, dove navigherà nei prossimi tre anni con approdo anche a CocoCay, l’isola privata della compagnia. Mentre a solcare il Mediterraneo ci sarà la gemella Simphony of the seas. La Royal Caribbean, che ha base a Miami, vanta infatti 42 navi in attività che toccano 240 destinazioni in 61 paesi. Ed attualmente controlla il 25,6% del mercato crocieristico mondiale.
La nave più grande al mondo è un’entusia smante esperienza anche per i viaggiatori più esperti. Un regno del relax di lusso con quattro piscine, solarium, idromassaggi caldi, un parco di giochi acquatici e tante attività adrenalini che: dal FlowRider, simulatore di surf, all’Ulti mate Abyss, lo scivolo più alto mai realizzato sul mare, dalla zip line sospesa al decimo pia no della nave, a un muro d’arrampicata. Fiore all’occhiello di questo gigante degli ocea ni l’entertainment all’americana – e si sa che in questo campo Broadway fa scuola! Gli show prodotti negli studi della Royal Caribbean in Flo rida sono quattro: spettacoli che si alternano su differenti palcoscenici tra acqua, aria, ghiac cio e attrezzature circensi. Il più spettacolare è InTENse, un concentrato di energia e prodezze sportive con un cast tutto al femminile che si esibisce nel nuoto sincronizzato, con tuffi da una piattaforma di 17 metri di altezza, acro bazie aeree e getti d’acqua. Un altro show The Seasons on Ice vede pattinatori professionisti esibirsi su una autentica pista su ghiaccio.
E non poteva mancare una zona riservata agli ospiti vip. Si tratta di due ponti posti al centro della nave, il 17 e il 18 che offrono una serie di suites di varia tipologia con ristorante privato,
lounge, sun deck, piscina a sfioro, bar.
Le stanze vanno dalle grand suite di 35 mq - 28 camere al 17 esimo piano - fino alla ultimate suite, un vero e proprio appartamento su due piani che può ospitare dieci persone ed offre – e come poteva essere diversamente? - tutte le amenities possibili e immaginabili incluso scivolo, ping pong, karaoke. C’è poi la royal loft suite al 18esimo piano: 142 mq con pianoforte e jacuzzi.
Ma lusso estremo a parte, qualunque sistema zione scegliate a bordo non sentirete certo no stalgia di casa.
www.royalcaribbean.com
****S di Ortisei (BZ), più volte premiato da Tripadvisor come il miglior family hotel del mondo, si trova nel cuore di Ortisei (a 1.234 m s.l.m.), in Val Gardena. Un family hotel inegua gliabile che sa sempre stupire. Quest’anno ad accogliere gli ospiti c’è un’ulteriore novità: esclusiva, riservata, unica.
Un rifugio in paradiso: novità 2022. Tra le bel lissime cime dell’altopiano più grande d’Euro pa, c’è una bellissima baita, un nido di legno, con vista sulle cime più belle dell’Alpe. Dalle finestre lo sguardo accoglie in un unico abbraccio una vista senza eguali, con il Sas solungo e il Sassopiatto in tutto il loro splen dore. Ecco la grande novità: da questo inver no la baita sarà prenotabile da chi desidera passare alcuni giorni immerso nella natura e nel silenzio dell’Alpe di Siusi. Per una vacanza direttamente sulle piste da sci.
Piccoli sciatori crescono Al Cavallino Bianco di Ortisei gli impianti sono proprio sulla porta di casa. I piccolissimi pos
sono, addirittura, provare le emozioni delle prime discese con gli sci ai piedi sulla minipista privata di fronte l’hotel, i più grandi in vece, grazie alla scuola interna, partono diret tamente dalla struttura guidati dai maestri di sci e snowboard. Una scuola di sci certificata con 5 cristalli, che attesta la specializzazione nell’insegnamento ai bambini. Per chi è al primissimo debutto l’inizio è dolce e soft con una prima parte indoor su tappetini morbidi con gli sci ai piedi. I più esperti, invece, comin ciano ad esplorare le piste del grande com prensorio che offre discese per tutte le abilità.
Passione neve per tutta la famiglia Sci ai piedi e via sulle piste senza noiose code aspettando il transfer o il pulmino, liberi di tornare in qualunque momento direttamente in hotel senza controllare gli orari dell’ultimo autobus. Piccoli dettagli che fanno di una va canza sugli sci una vacanza tutta da godere, questo è uno dei plus del Cavallino Bianco. Ma non solo. Ognuno qui trova la sua neve, fra i 500 chilometri di piste per lo sci alpino,
che si agganciano al paradiso di possibilità del comprensorio del Dolomiti Superski. Un circo bianco perfetto per le prime discese ma anche per divertirsi su piste più impegnative. Per una giornata da godere in totale tranquil
lità anche da soli, mentre i bambini e i ragazzi si divertono al Mini club. Per chi desidera scia re con chi è esperto dei luoghi, l’hotel mette a disposizione delle guide per sciare su due livelli differenti (medio e avanzato) e per chi vuole migliorare il proprio stile c’è il corso di gruppo per gli adulti.
La scuola di sci del Cavallino Bianco è un’estensione della scuola di sci e snowbo ard di Ortisei, insignita di 5 cristalli, che le conferiscono il grado più alto in termini di qualità. È possibile frequentare corsi esclusivi, singoli e di gruppo, per gli sciatori alle prime armi ma anche per gli adulti.
Al Cavallino Bianco, grazie alla sua posizione privilegiata, in inverno niente è impossibile. E chi ha voglia di godere della magia dei pae saggi imbiancati può esplorare le diverse pos sibilità offerte dagli sport sulla neve, in decli nazioni che contemplano anche passeggiate su sentieri battuti, ciaspolate, nordic walking, lunghe scivolate in slittino fra i boschi, come la bellissima pista che scende dall’alpe Re
sciesa. E ancora: incantevoli giornate lungo i 115 chilometri dedicati allo sci nordico.
Dopo una giornata tra giochi, esplorazioni, passeggiate e nuove esperienze sulla neve è bello ritrovarsi con tutta la famiglia nell’ab braccio dell’hotel rilassandosi nell’area be nessere Aqva-Sana che si distribuisce su 3000 mq tra le diverse piscine, da quella co perta alla vasca esterna con acqua riscaldata e vista sulle Dolomiti, e poi ancora la laguna per famiglie, la vasca per bebè, il mega scivolo e tanti idromassaggi. O regalarsi qualche trat tamento nella SPA che offre un menu ampio di proposte tra rituali per la coppia, massaggi per le neo-mamme e coccole speciali anche per i bebè e i teen.
Le energie dei bambini si sa, sono infinite. E dopo una giornata sulla neve possono conti nuare a giocare nel Lino Land: un intero piano dedicato ai giovani ospiti, aperto tutto il gior no con un ristorante riservato e menu studiati ad hoc dallo chef dove vivere mille avventure tra l’isola dei pirati, la mini-arena sportiva, la casa delle bambole e le tantissime proposte di attività e laboratori guidati da educatori pro fessionisti.
Per i piccolissimi c’è la coloratissima Nurse ry con educatrici qualificate che accolgono i bebè da 1 mese di età con giochi, passeggia te e laboratori pensati ad hoc per i più piccoli.
Tariffe inverno:
Family Smart Suite a partire da € 513 al giorno, per 3 persone (2 adulti e un bambi no), con trattamento in pensione completa All-In Cavallino Bianco.
Single con bambino. Per un soggiorno mi nimo di 3 notti è prevista una riduzione del 25% su tutte le categorie di camera.
Cavallino Bianco
Family Spa Grand Hotel **** Sup. via Rezia 22, Ortisei – Val GardenaTel. +39 0471 783333 info@cavallino-bianco.com www.cavallino-bianco.com
a grande mostra “Rubens a Genova”, a cura di Nils Bütt ner e Anna Orlando ospitata a Palazzo Ducale dal 6 ottobre 2022 al 23 gennaio 2023, è una grande occasione per ri scoprire lo stretto legame tra il Maestro Fiammingo e la città di Genova, e tra questa e Anversa, città natale dell’artista dove egli si stabilì al termine del suo viaggio in Italia nel 1608, quando Anversa vive il suo massimo splendore. Tra il Cinquecento e il primo Seicento Anversa è forse il centro più ricco e il vero polo culturale a nord dell’Italia. Le banchine del porto lungo la Schelda - il fiume che, ieri come oggi, è sinoni mo di benessere ed è parte integrante del pae saggio urbano - offrono uno spettacolo cosmo polita, esotico, di inarrestabile attività. Rubens, dopo aver lasciato Genova e i sontuosi ritratti dell’aristocrazia genovese, conquista subito i vertici della scuola anversese con le grandiose opere eseguite per la cattedrale e con gli intensi rapporti con i collezionisti e gli intellettuali. Oggi, l’opera di Rubens è il filo conduttore di una visita culturale di Anversa, meta impre scindibile per chi vuole dare libero sfogo alla propria passione per l’arte e per chi cerca au tenticità e bellezza: camminando per le strette vie del centro storico, dai nomi che rimandano a un passato di scambi con l’Italia, si toccano luoghi storici che ci raccontano di un artista poliedrico che ha profondamente contribuito a disegnare la principale “città barocca dei Paesi Bassi”.
•Casa-Museo di Rubens (chiusa per lavori di restauro dal gennaio 2023)
L’elegante architettura barocca e il prezioso giardino accolgono i visitatori che vogliono sco
prire questo meraviglioso palazzo progettato da Rubens proprio su esempio dell’architettu ra genovese. Qui l’artista ha vissuto e qui han no avuto sede le sue molteplici attività. Oggi è possibile ammirare una ricca collezione d’arte, inclusi due autoritratti, e visitare interessanti mostre temporanee.
•Museo Reale di Belle Arti Anversa (KMSKA) La “casa dei Maestri fiamminghi” custodisce capolavori di tutta l’arte fiamminga: Rubens ma anche i Primitivi Fiamminghi, Van Eyck ed Ensor. Le sue sale hanno riaperto il 24 set tembre 2022, pochi giorni prima della mostra genovese, in una veste completamente rinno vata e accattivante dopo 10 anni di restauri. Il KMSKA è una sede di rilevanza internazionale che accompagna il visitatore alla scoperta della collezione, abbatte le barriere e mette al centro il dialogo e l’incontro con un’offerta inclusiva, diversificata per ogni necessità; una tappa im mancabile negli itinerari turistici della città, un luogo di grande valore storico-artistico e cultu rale, un vivace punto di incontro e partecipazio ne per cittadini e turisti.
•Casa-Museo Snijders & Rockox
Le dimore storiche dell’amico e mecenate di Rubens, nonché sindaco della città nel 1600 Nicolaas Rockox, e del pittore e disegnatore Frans Snijders, sono unite in un unico percor so espositivo che propone opere del XVI e XVII secolo appartenenti alle due collezioni, oltre a preziosi prestiti di musei belgi e internazionali.
•Museo Plantin-Moretus
Questa casa-museo è l’unica al mondo ad esse re inserita nel Patrimonio Unesco. Ha annessa l’antica tipografia ed è possibile visitare i locali dove sono conservati i macchinari originali coi
quali si è svolta l’attività di stampa, mentre nelle sale private dell’abitazione è conservata l’eccezionale collezione d’arte che comprende opere di Rubens.
•Cattedrale di Nostra Signora Conserva quattro capolavori di Rubens esposti all’interno di un incantevole esempio di archi tettura gotica: Innalzamento della croce (tritti co, 1609-1610), Deposizione dalla croce (tritti co, 1612), Resurrezione di Cristo (trittico, 1612) e Assunzione di Maria (pala d’altare, 1626).
•Chiese di San Carlo Borromeo e San Paolo Due splendide chiese in cui scoprire il barocco fiammingo: a San Carlo Borromeo la facciata della chiesa, la torre, l’altare maggiore e la cap pella dedicata alla Vergine sono in gran parte opera di Rubens, mentre a San Paolo sono con servati cinque inestimabili dipinti del maestro.
•Chiesa di San Giacomo È il luogo di sepoltura dell’artista non distante dalla sua abitazione, lo stesso Rubens ha scelto il suo dipinto “Madonna con i Santi” per ornare l’altare.
Una sorprendente sala da concerto si sviluppa all’interno della Chiesa di Sant’Agostino, par te di quello che un tempo fu un monastero di monaci agostiniani. Per questo gioiello baroc co, Rubens dipinse la tela per l’altare maggio re, oggi al Museo Reale di Belle Arti Anversa (KMSKA).
Anversa contemporanea è diventata una capi tale mondiale della moda, con il Mode Museum a fare da cuore creativo pulsante, e si è riappro priata delle aree più centrali del porto, riqualifi cato grazie a un mix di edilizia residenziale, ser vizi e grandi realizzazioni culturali come il MAS, museo sull’acqua dedicato alla storia e all’i dentità di Anversa, e al Red Star Line Museum, che racconta la storia delle migrazioni europee verso il Nuovo Mondo. Anversa si rivolge alle archistar per ridefinire il proprio baricentro e ilproprio skyline. È il caso del recupero della Port House, la capitaneria di porto: progettata da Zaha Hadid, è divenuta in poco tempo il nuovo simbolo di una città sempre in movimento.
VISITFLANDERS – agenzia per il turismo del governo fiammingo – mira a rafforzare il potere positivo del turismo affinché le Fiandre possa no prosperare come una destinazione turistica d’ispirazione, innovazione e alta qualità a van taggio dei suoi luoghi, dei suoi abitanti e im prenditori e dei visitatori. Il patrimonio culturale e artistico, la cultura della birra, la passione per le due ruote e le attività ricreative negli spazi verdi della regione sono i pilastri principali su cui si basa la promozione turistica delle Fiandre in Italia e nel mondo.
La bellezza all’AQUA DOME è tangibile: in que sto resort termale, incastonato in un paesag gio alpino da fiaba, si entra a contatto con il benessere con tutti i 5 sensi. Per questo mo tivo, l’AQUA DOME compare tra le 7 spa più belle in Europa. E a dirlo è l’autorevole guida “DESTINATION DE LUXE”, che a livello interna zionale gioca un ruolo importante nel classifi care le destinazioni di lusso in tutto il mondo. E’ una sorta di Guida Michelin delle spa. E come non poteva stregare AQUA DOME con le sue piscine, whirlpool, vasche saline, saune, hammam, bagni turchi e sale relax di design? Il lusso è da vivere in tutte le sue declinazio ni, anche immersi nell’acqua tiepida termale nelle vasche esterne che sembrano fluttuare nell’aria. Oppure nelle intime vasche di coppia con vista sull’appuntito campanile del caratte ristico paese di Längenfeld. O ancora i lettini sospesi nella stanza relax, con i mattoncini di sale illuminati.
Questo emozionante centro termale alpino, con i suoi 65.000 metri quadri dedicati al be nessere ha motto “Lift your spirit!”. E non è difficile qui: i percorsi benessere, i trattamen ti, gli ambienti accompagnano gli ospiti a “in nalzare il proprio spirito”. Nell’acqua termale calda che sgorga da una
fonte situata a 1865 metri, si percepisce la forza primordiale di questo luogo magico, situato in una splendida valle del Tirolo: laÖtztal.
AQUA DOME: IL BENESSERE ALPINO Chi ama le Spa trova all’AQUA DOME una grande varietà di saune, piscine, sale relax dove fare rigenerare corpo, mente e spirito: la grandissima zona sauna del centro terma le ospita saune per tutti i gusti, per provare l’esperienza più adatta ai propri desideri: con gettata di vapore o accompagnamento musi cale, con effetti di luce o aromi speziati, con scrub pulizia o solo una sauna pura. Anche la zona docce offre varie possibilità: da una doccia rinfrescante a una pioggia tropi cale, da una doccia a cascata ad un bagno di goccioline di vapore: anche questa è un’espe rienza sensuale. Tra le saune, c’è ad esempio la sauna “Schluchten”, arredata in stile alpino moderno, con camino centrale, questa sauna ha una magnifica vista panoramica: si suda piacevolmente a 70 ° C e, in piena tranquil lità, ci si gode la splendida vista sulla valledell‘Ötztal. Poi fuori si va fuori all’aria aperta. La rustica loft-sauna con travi di legno massiccio e pietra delle montagne della Ötztal è
costruita su diversi piani. Così, scegliendo di sedersi a diverse altezze, si può scegliere la temperatura desiderata. Rilassatevi tra i 60 ° C e 90 ° C. Le gettate di vapore sono a di sposizione ogni 30 minuti. Un bel contrasto è dato dalla struttura in acciaio con la ruota del mulino.
Il calore vero si trova nella sauna “Erdsauna”: l’origine della cultura della sauna. La casetta in legno di pino è semi-interrata, e raggiunge
L’ECCELLENZA IN TERMINI DI WELLNES. PAROLA DI “DESTINATION DE LUXE”, AUTOREVOLE GUIDA INTERNAZIONALE PER VACANZE, HOTEL E DESTINAZIONI DI LUSSO
la temperatura di circa 90°, che sono ben tol lerati. Un ambiente accogliente grazie alle tra vi in legno e al pavimento in pietra naturale. Il camino è inserito con stile nella parete. E dopo le saune, si va nella grotta di ghiac cio con cristalli bianchi di neve fredda sul viso e sulle spalle. Chi appoggia delicatamente il dito sui cristalli di ghiaccio, sente il fuoco degli opposti. Una manciata di freddo calma istantaneamente il calore della sauna. Que sto raffreddamento dal rituale nordico è una vera e propria fonte di giovinezza per la pelle. Nella SPA 3000, ad uso esclusivo degli ospi ti dell’hotel AQUA DOME, si diffonde il profu mo aromatico delle erbe e dei fiori alpini, nei suoi 2.000 metri quadrati vengono propostiagli ospiti le erbe dell‘Ötztal, minerali, fuoco e acqua, tipici e autentici del territorio. Le va sche esterne con l’originale acqua termale di Längenfeld ammaliano per la loro vista pano ramica sulle cime innevate delle montagne circostanti. C’è poi la sauna alle erbe alpine, l’angolo delle tisane così come l’area rilassan te della piscina decorata con muschio vero alle pareti, che garantiscono puro benessere. Una sauna con cristallo dove sdraiarsi libe ramente, lettini idromassaggio e ampi spazi relax si trovano al piano più alto delle terme. Attraverso la grande vetrata, gli ospiti posso no lasciare vagare lo sguardo tra le montagnedella Ötztal e attraverso gli occhi sperimenta re il benessere nel vero senso della parola. La parte con le piscine di acqua termale, con
superficie balneabile di 22 mila mq, invita adulti e bambini a fare il bagno in 6 vasche esterne e due grandi piscine interne oltre alla piscina per l’aquagym. I tre scenografici baci ni di pietra, cemento e vetro dalle linee mini maliste sospesi in aria, sorretti da un pilastro, sono l’emblema di AQUA DOME, la fusione tra natura e innovazione. La parte dedicata ai bambini propone pisci
ne a misura di bambino, spazi gioco e ango li relax per i genitori, stati creati per rendere ancora più divertente la vacanza termale dei bimbi. I più coraggiosi possono scendere sullo scivolo a imbuto “BodyBowl”, dove un piccolo vortice “inghiotte” tutto e porta verso l’uscita, nell’acqua tiepida. Ancora emozioni si prova no nell’ attraversare il gigante scivolo a tubo con effetti divertenti come Sound e Led Show: un’esperienza straordinaria per i bambini (ma anche per gli adulti), che possono addirittura cronometrare il tempo della discesa e fare le gare con i piccoli (e grandi) sfidanti.
Con arrivo la domenica, lunedì, martedì, mer coledì: a partire da 348 euro a persona, in mezza pensione due notti, compreso buono wellness per un trattamento da 30 euro.
Dettagli: https://www.aqua-dome.at/it/offerta/tempodi-rilassamento/
Informazioni: AQUA DOME Tirol Therme Längenfeld, Oberlängenfeld 140, 6444 Längenfeld Austria Tel: +43 5253 6400
Info: www.aqua-dome.at
a cura di marco morelli
C’è un luogo in Austria dove si può mangia re davvero bene. Perché ci sono ristoranti di qualità e di tradizione, ma anche aziende agri cole e artigiani dei sapori che investono sulle materie prime. E’ Graz, capoluogo della Stiria, patrimonio mondiale Unesco per il suo cen tro storico e il castello di Eggenberg, City of Design, sempre per l’Unesco, ma soprattutto città insignita del titolo di Capitale del Gusto, Genusshauptstadt, dal Ministero dell’Agricol tura austriaco già dal 2008. Un titolo conquistato grazie alla passione del la città per la buona cucina, ai suoi ottimi ri storanti, agli chef innovativi, alla gran scelta di materie prime di altissima qualità- dai vini alla frutta, dai formaggi alla carne- che offrono le campagne che abbracciano il centro cittadi no. Un titolo che Graz porta con orgoglio, an che perché i sapori, qui, sono fondamentali. Anche quello del vino che in Stiria è sinonimo di cultura, tradizione, innovazione, passione.
Sono più di 300 le aziende agricole nelle cam pagne intorno a Graz. La concentrazione più alta di tutta l’Austria. Moltissime sono biolo giche, tante, quasi tutte, sono impegnate nel
mantenere prodotti che fanno parte della cul tura locale, varietà di verdure nate per cresce re qui. Come l’insalata Grazer Krauthäuptel, la fresca e croccante lattuga grazese.
O il prosciutto Vulkanland, affumicato con legno di faggio, affinato da almeno 6 mesi di attenta stagionatura. I carnosi fagioli Käfer, grossi e saporiti, da gustare, come vuole la tradizione, in insalata, ma perfetti anche per le zuppe e ottimi in versione dolce.
E poi la mela stiriana, dolce e succosa, il rafa no, potente e vitaminico, perfetto per accom pagnare i bolliti, e il pane, che in città è una vera religione.
E poi, una vera chicca, l’olio di semi di zucca, che nasce dalla pressatura a freddo dei semi della zucca Cucurbita pepo.
Tutelato con il marchio IGP aiuta il cuore, grazie alla ricchezza di omega3, vanta una buona quantità di vitamine, che supportano il sistema immunitario, e mantiene forti e puliti i sanguigni. Ma, soprattutto, è buono.
Ha un sapore intenso e profondo, con un retrogusto di nocciola. E si accompagna be nissimo alle insalate, alle uova, al gelato alla vaniglia, alle zuppe.
Per fare degli acquisti golosi ci sono piccole botteghe artigianali dei sapori, gastronomie gourmand, shop innovativi ma soprattutto i mercati dei contadini. Luoghi dove incontra re chi coltiva la terra, producendo ortaggi di qualità, chi alleva e ne ricava formaggi, salu mi. Ma anche piccoli imprenditori che hanno inventato negozi “vitaminici” o banchetti de dicati ai dolci, sempre a base di materie pri me coltivate localmente. Il mercato di Kaiser Josef Platz, vicino all’Opera è aperto tutti i giorni, ad eccezione della domenica, dalle 6 alle 13, ed è uno spettacolo anche semplice mente da visitare. Sempre ben frequentato, da chi va a fare la spesa come si è sempre fatto, con il cestino di vimini, è un’occasione per immergersi in un’atmosfera vivace, coin volgente, vera. Ai banchi si possono chiedere informazioni, ricette, suggerimenti, anche legati alla coltivazione. È sempre più frequen tato anche il mercato contadino lungo il fiu me Mur, a Lendplatz (aperto tutti i giorni, ad esclusione della domenica, dalle 6 alle 13).
Più raccolto ma sempre ricco di preziose oc casioni per ritrovare sapori autentici. E poi c’è lo shop contadino Stadtbauernladen, che
CI SONO RISTORANTI DI QUALITÀ E DI TRADIZIONE, MA ANCHE AZIEN DE AGRICOLE E ARTIGIANI DEI SAPORI CHE INVESTONO SULLE MATERIE PRIMEph Werner Krug
DEL TITOLO DI CAPITALE DEL GUSTO, GENUSSHAUPTSTADT, DAL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA AUSTRIACO GIÀ DAL 2008
tradotto letteralmente significa negozio citta dino dei contadini. Si trovano pagnotte appe na sfornate, carni di maiale lavorate come da tradizione, marmellate, succhi, sciroppi, frutta e verdura, ma anche vini, liquori, biscotti e pic coli oggetti artigianali, dalle candele ai decori per rendere la casa più bella.
Non ci si può dimenticare del vino, che a Graz è onnipresente. E si gusta, anzi si degu sta, in molte enoteche di grande qualità. Da Wein & Co 600 metri di design in pieno cen tro, si fanno golosi acquisti ma, soprattutto, si possono assaggiare più di 2000 bottiglie diverse, abbinando il vino a pranzi sfiziosi e deliziose cene con tre, cinque o sette portate. Vinothek bei der Oper è la più antica enote ca cittadina, un luogo di delizie e rarità dove concedersi del tempo per sorprendersi e farsi consigliare dagli appassionati padroni di casa, Eva e Karl Lamprecht. Vale la pena fare una visita, poi, anche da Der Steirer, l’enoteca più creativa della città, dove scoprire i miglio ri vignaioli locali, presentati in modo sempre originale, ma anche il meglio della produzione gastronomica regionale E poi, nell’omonimo ristorante, a fianco dello shop, si gustano i sapori stiriani più autentici, anche in versio ne tapas. Imperdibile è pure Josef una vino teca a due passi dal teatro dell’opera dove è di casa la Gemütlichkeit, parola tedesca che riassume il significato di comodità, comfort, star bene. Si bevono, e si possono acquista
re, vini stiriani ma anche oli, sali, formaggi e tante specialità che arrivano delle campagne nei dintorni di Graz. Tutte le enoteche, poi, propongono presentazioni con i produttori, le zioni, degustazioni con sommelier.
Ci sono anche sfiziosi ristoranti con superbe cantine, dove i piatti di chef creativi e innova tivi sono sempre accompagnati da vini di alto livello,. Si può scegliere la trattoria tradiziona le Stainzerbauer un locale specializzato nella cucina stagionale, con prodotti locali, dove trovare una cantina che è un vero scrigno dei tesori. C’è il Restaurant Florian con i suoi piatti della tradizione austriaca, reintepretati, e la sua vasta scelta di vini, soprattutto locali. O Moin dove design e creatività, in cucina e negli arredi, accompagnano una cantina inte ressante, ricca di proposte stiriane. C’è poi il prestigioso Landhaus Keller, nello splendido cortile rinascimentale del palazzo del governo regionale, dove la cucina stiriana raggiunge il suo apice, accompagnata sempre dai miglio ri vini dei produttori locali. Infine il ristorante Erzherzog Johann: raffinato ed elegante, se gnalato da tutte le migliori guide, offre una cantina fornitissima, anche di rarità.
Sino all’autunno, poi, il sapori stiriani si gusta no anche nel meraviglioso parco del Castello di Eggenberg. Il Café Pavillon Eggenberg, all’interno del parco, tra un prezioso giardino in stile inglese e un roseto storico di varietà rare, propone cestini da pic nic zeppi di delizie stiriane- dai pecorini in olio di semi di giraso le con peperoni, cipollotti ed erbette fresche all’insalata stiriana con valeriana, patate, olio di semi di zucca e semi di zucca, per poi concludere con gli strudel di frutta o ricotta, accompagnati da una bottiglia di rosso o di bianco stiriano.
Il cestino per due persone costa 70€, quello famigliare (due adulti e due bambini) 90€. Il castello si può raggiungere, dal centro, con
il tram ma anche con la bici elettrica. Ci sono anche ingredienti inattesi. Per chi cerca un evento che celebri una delle eccellenze stiria ne, ancora poco conosciuto, c’è il Festival del Tartufo, dal 24 ottobre al 6 novembre 2022. Viene proposto un mercato del tartufo stiria no al Paradeishof, ma ci sono anche serate culinarie a tema (anche con tartufi di Alba, dell’Umbria e istriani) ed battute di ricerca, nei boschi intorno alla città. Dedicate anche alla sostenibilità, alla tutela del patrimonio naturale
Infine c’è da segnalare un appuntamento im perdibile per gli amanti del vino. Il 9 novem bre c’è il debutto dello Junker 2022, il vino novello. Un vino che non può essere servito prima del mercoledì precedente San Martino. Produttori, enoteche e Buschenschänken, le mescite di vino e dei prodotti “di casa” dei contadini, proporranno non solo il primo vino stagionale, spaziando dal Moscato allo Schil cher, dallo Zweigelt al Welschriesling, ma an che musica, conferenze, mostre.
Insomma, trasformeranno il vino novello in evento. E sarà un grande evento sul serio per ché i produttori di vino stiriani sono ben 3000 e gli ettari di vigneti sono più di 4300 (www. steirischerwein.at).
Graz Tourismus Herrengasse 16, Graz Tel. 0043/316/80750 http://www.graztourismus.at (anche in italiano)
Italian Taste è aperto anche a chi non soggiorna in questo design hotel dall’anima green, ed è ideale per un viaggio davvero memorabile tra i sapori e i pro fumi della tradizione italiana in una cornice di acco glienza dai toni di una calda esclusività, all’insegna di selezionati ingredienti elaborati secondo originali ricette: autenticità e qualità si incontrano per dar vita ad un mix vivace per un’esperienza che appassionerà anche i palati più curiosi. Lo chef Angelo Alessi ha scelto 5 ingredienti per renderli protagonisti, ciascu no in una serata dedicata, di una vera e propria food experience. La degustazione dei piatti sarà infatti resa ancor più coinvolgente grazie ai segreti e alle curiosità che verranno svelati dallo chef nel corso delle serate, e che daranno modo agli ospiti di com piere un percorso davvero unico e interessante. Davvero originale la cena del 18 novembre durante la quale uno dei “pezzi forti” della cucina tradizio nale italiana, la selvaggina, non avrà più segreti e anche gli scettici potranno apprezzarla in una chiave attuale. Qualche anticipazione? Un prelibato Pro sciutto di cinghiale abbinato a dolcissimi fichi. Il 2 dicembre il pesce di lago gioca in casa con Spa ghettone al Sugo del Garda a base di trota, salmeri no e tinca. Ultimo appuntamento di questa serie, il 16 dicembre, che vedrà un omaggio ad uno dei sim boli della cucina mediterranea: il pesce di mare. Info: www.aqualuxhotel.com
Tris di premi per Follador Prosecco dal 1769 all’International Challenge GILBERT & GAIL LARD 2022, una tra le più autorevoli guide francesi da oltre trent’anni. Con ben tre “DOU BLE GOLD”, la più alta onorificenza assegnata dalla prestigiosa commissione con sede a Bail ly, il team della storica azienda di Col San Mar tino accoglie con fierezza un ulteriore traguardo internazionale.
Sul podio primeggiano XZERO Prosecco Supe riore D.O.C.G. Millesimato Extra Brut, NANI DEI BERTI Prosecco Superiore D.O.C.G. Millesimato Brut e RUIOL CASTEI Valdobbiadene Prosec co Superiore Millesimato D.O.C.G. Extra Dry: etichette che rappresentano l’orgoglio della produzione e già ampiamente riconosciute ai maggiori concorsi d’oltreconfine. “Siamo onorati di aver conquistato con il mas simo apprezzamento una giuria composta da esperti di grande esperienza - sottolinea Cristi na Follador, direttore commerciale e marketing dell’Azienda – queste occasioni permettono a tutto il gruppo di lavoro di brindare assieme ai successi e condividere di persona idee, opi nioni ed esperienze con un’incredibile energia positiva, data dalla condivisione.”
Onestà, creatività e partecipazione sono il credo della famiglia Follador, fulcro di valori e
È in arrivo la stagione preferita dagli amanti delle sere al caldo sul divano, davanti ad una serie TV e con una fumante tazza di tisana tra le mani! E mai come oggi i tisana-lover hanno a disposizio ne un panorama vastissimo di miscele, dalle più classiche a quelle più innovative e golose. Negli ultimi anni, infatti, il consumo di tisane in Italia è esploso, con crescite a doppia cifra che superano anche quello del tè, anche questo in crescita, stimolando gli esperti del settore a proporre ri cette sempre più creative, dedicate soprattutto a millennial e genZ, i nuovi consumatori di questo tipo di bevande.
È proprio a loro che Giusmìn, il tea lab di Milano che sta cambiando il modo di proporre tè e tisane in città, dedica le sue ricette più golose, per una pausa di benessere, senza teina ma ricche di
gusto! La novità della stagione è ispirata ad un milkshake alla banana: una dolce base di honey bush arricchita di fave di cacao e aromi di latte e banana, per un gusto tondo e goloso.
A partire da Ottobre 2022 Villa Gelsomino riserva ai propri ospiti l’opportunità di rendere ancora più unico e indimenticabile il proprio soggiorno sulle colline di Santa Margherita Ligure. Sarà, infatti, possibile prenotare, in abbinamento a una delle suite, il percorso di degustazione “Delicious dinner” che prevede una cena servita nella sug gestiva location del patio o del salone nobile della Villa. Godendosi uno dei panorami più romantici della riviera italiana — il borgo di Portofino e il suo golfo — gli ospiti potranno gustare una cena a cura del rinomato ristorante di Rapallo “Rocco e i suoi fratelli”. In base alle proprie preferenze, sarà possibile scegliere tra due opzioni di menu — mare o monti — che prevedono rivisitazioni in chiave gourmet dei piatti tipici della tradizione Italiana e un’accu rata selezione di vini ad accompagnare ogni piatto.
Il percorso di degustazione “Delicious Dinner” è già pre notatile sulle principali piattaforme (Booking, Tripadvisor, ecc.) al costo di 200 euro a coppia (vini esclusi)
tradizioni tramandate da oltre 2 secoli e mez zo nel territorio di Valdobbiadene, Patrimonio dell’Umanità. La ricetta del successo è definita dall’incredibile combinazione di storia, emozio ne e legame con la propria terra: a custodire il know-how di ben 9 generazioni dedite al mon do del vino sono oggi i fratelli Michele, Cristina, Francesca ed Emanuela Follador, che fin da bambini hanno vissuto da vicino i riti annuali legati alla viticoltura, dal germogliamento, fiori tura, maturazione degli acini, fino alla vendem mia. Assecondando le proprie passioni, ognuno di loro riveste un ruolo preciso nell’azienda di famiglia, per portare alla massima esaltazione una gamma di vini dal perlage fine e bouquet ricco, creati con dedizione nel cuore della Zona del Prosecco Superiore. www.folladorprosecco.com
La Cantina San Michele Appiano ha presentato la nona edizione del vino da sogno di Hans Terzer, in occasione del 31° Merano WineFestival. La cuvée di vini bianchi, creata con selezioni personalmente individuate dal wi nemaker dell’azienda vitivinicola leader in Alto Adige, rappresenta il meglio dell’annata 2018, climaticamente caratterizzata da un buon andamento e da un ciclo ve getativo leggermente anticipato. Frutto del meticoloso lavoro di selezione, in fase di raccolta delle uve e di assemblaggio, APPIUS 2018 dimostra un profilo lineare, dritto e preciso, con una composizione in cui predomina la varietà dello Chardonnay (52%) a cui si aggiungono il Pinot grigio (20%), il Pinot bianco (15%) ed il Sauvignon blanc (13%).
Forse per via di un territorio dalle dimensioni relati vamente ridotte, in cui il vento della novità incontra quello della tradizione e si diffonde con maggiore facilità, l’Alta Valtaro ha saputo intercettare la cre scente passione per il biologico, adattando quella che di fatto, al confine tra Emilia, Toscana e Liguria, è da sempre la norma. In uno dei gioielli naturalisti ci meglio custoditi della provincia di Parma, forme di produzione moderne e modalità contemporanee nel campo della comunicazione e della distribuzio ne si innestano in un approccio ad agricoltura e allevamento fondato, per una questione culturale, sul rispetto dell’ambiente, che si riverbera anche su forme di ospitalità come agriturismi e B&B. C’è perfino un’associazione, i Piccoli Produttori Alta Val Taro, che riunisce questi microscopici eroi del super bio, ognuno dei quali ha una storia di vita en tusiasmante, che probabilmente influisce sul gusto di cibi legati a doppio filo con la natura e con il suo culto.
Ogni lunedì mattina, a Borgotaro, questa tensione al biologico si esprime plasticamente ed espone se stessa sui banchi del mercato di piazza Verdi, dove i produttori locali si raccolgono per offrire un assag gio di quello che può essere acquistato tutti i giorni nelle aziende sparse per la valle.
Tra queste, la Fattoria di Famiglia Querzola si estende su 30 ettari, 8 dei quali consacrati alla coltivazione biologica di mele, pere, ciliegie, frutti di bosco, susine, pesche, albicocche, noci e noc ciole, per un totale di 15mila piante e 40 varietà diverse. Un vecchio fienile in pietra è diventato il laboratorio di trasformazione nel quale, con un’at trezzatura che lavora sottovuoto in tempi ridotti e a basse temperature, vengono prodotti senza addi tivi marmellate, succhi di frutta, creme, mostarde, caramelle, frutta sciroppata o sciroppata e prodotti di gastronomia rurale. Spostandosi ad Albareto, l’a zienda agricola Casa Lanzarotti è la dimostrazione di come la vita nella natura non significhi rifiuto del
la tecnologia e delle innovazioni: con un impianto fotovoltaico che ha consentito di coprire gran parte del fabbisogno di energia elettrica, Iris e Gianluca si dedicano a produzioni rigorosamente biologiche e, per quanto possibile, a km 0, che abbracciano car ni, salumi, uova, verdura, frutta e, di conseguenza, marmellate, succhi e conserve, ma anche pane e dolci di grande qualità, distribuiti in molti locali al di fuori dell’Alta Val di Taro.
Chi pensa che queste fattorie siano fuori dal mon do non sa probabilmente cosa sia il WOOFING, che ogni anno porta ragazzi e ragazze da tutto il pianeta a trascorrere un periodo di lavoro all’aria aperta sui loro terreni in cambio dell’ospitalità e della possi bilità di imparare una nuova lingua e fare un’espe rienza nella natura.
Sul fronte dell’allevamento, il Consorzio Carne Bio Valtaro riunisce allevatori che applicano i regola menti europei, a partire dall’armoniosa integrazio ne all’interno dell’ecosistema e all’utilizzo di foraggi prodotti localmente. Priva di residui chimici, anti biotici, stimolanti di crescita e OGM, la carne del consorzio può essere ordinata anche online o con gruppi di acquisto. Da questa esperienza, è nato BIO BOVE, azienda di produzione e vendita di ham burger con carne biologica, formaggio proveniente dall’Azienda Agricola Biologica Monte Pelpi e pane fresco. Il suo food truck itinerante è un’istituzione per gli escursionisti e i centauri che programmano una sosta gastronomica al Passo Cento Croci.
La miglior compagna per un panino che sprigiona il profumo e il sapore del territorio non può che essere una birra nata dall’amore per la terra e la voglia di sperimentare. Primo birrificio biologico dell’intera Valtaro, Turris Birra propone visite guida te all’azienda e degustazioni su prenotazione nello
stabilimento a conduzione familiare di Borgotaro. Non troppo distante, quello sociale di Borgotaro è uno dei pochissimi caseifici che - grazie all’unione di tutti gli attori necessari per la produzione del Par migiano Reggiano - ancora conserva una modalità di gestione consortile. Le visite guidate con aper tura della forma a mano e piccola degustazione su prenotazione ogni venerdì e domenica d’estate sono il modo migliore per capire il significato della certificazione “di montagna” e in cosa consista la differenza.
Al confine con l’Oasi WWF dei Ghirardi, l’Agrituri smo Ca’ Cigolara non è solamente un pittoresco tentativo di creare un modello alternativo di ospita lità, quello dell’agricampeggio, dove gli alloggi sono delle originali yurte mongole. Oasi di pace dalle suggestioni spirituali, il possto dell’anima creato da Simona e Diego è anche un luogo di coltivazione, al levamento e produzione di prodotti bio, dai più clas sici succhi e marmellate fino alle essenze estratte dalla lavanda che colora il campo.
Ultimo ma non ultimo, l’agriturismo Ca’ Bianca di Ostia Parmense è perfetto per una vacanza nel se gno del relax, tra i frutteti e il bosco del podere. Se è inutile dire che la degustazione dei prodotti - in vendita anche sul sito – è una gioia per il palato, è forse meno scontato parlare delle linea speciale cookies dog, biscotti bio pensati appositamente per i cani, alla farina di canapa, al prosciutto di Parma e al Parmigiano Reggiano di Montagna. Per
a cura di v.corini
Con Trame d’Italia originali itinerari enogastro nomici e culturali nel territorio del Parmense per assaporare l’arte del cibo dell’Emilia.
L’arte del cibo è l’essenza dell’Emilia, la Food Valley italiana dove assaporare i prodotti tipici e le preliba tezze che rappresentano la cultura gastronomica d’Italia nel mondo, come il Parmigiano Reggiano e il Prosciutto di Parma. Nel territorio del Parmense, si può fare esperienza di queste e delle più pregiate produzioni grazie agli originali itinerari di Trame d’I talia – www.trameditalia.it – piattaforma online de dicata ai viaggiatori che vogliono entrare in contat to diretto e con empatia con i luoghi, le persone, le tradizioni, le vite passate e presenti che li animano.
L’itinerario di 2 giorni Food Valley Tasting invita ad un weekend di gusto tra le eccellenze enogastro nomiche emiliane, in un connubio di storia e cul tura. Un viaggio fra i custodi degli antichi sapori, incontrando norcini, produttori di aceto balsamico tradizionale, casari e proprietari di antichi castelli. Il primo giorno i viaggiatori partecipano ad una visi ta guidata al Caseificio Iris a Lesignano de Bagni (PR) immergendosi tra le forme di Parmigiano Reg giano disposte nel magazzino di stagionatura, per poi degustarne diverse tipologie e ammirare il pae saggio seduti sulla grande panchina (la Big Bench della Veggia). In seguito entrano nelle stanze del bellissimo Castello di Montechiarugolo del XII seco lo con i suggestivi camminamenti di ronda, che si trova lungo la Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli e nella zona di produzione della conserva da pomodoro. Il soggiorno è nell’hotel 5 stelle Grand Hotel de la Ville, per ripartire il giorno successivo per il Borgo del Balsamico, dove scoprire tutti i segreti dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Reg gio Emilia e fare una golosa degustazione. Il tour prosegue al Prosciuttificio Leporati a Langhirano, la patria del Prosciutto di Parma, per conoscere e
assaporare in compagnia di un esperto norcino. Il prezzo dell’itinerario è a partire da 259 euro a persona: https://trameditalia.it/parma/tour/foodvalley-tasting/
Tra i sapori della campagna “Natura, silenzio, relax: saper fare e dolce far nien te” è l’esperienza di 2 giorni per i buongustai che vogliono ritrovare la tranquillità e il contatto con la natura. Cuore di questo itinerario è l’atmosfera familiare di una piccola azienda agricola bio e polifunzionale gestita da Stefano e Elisabetta a Fidenza (PR), a pochi km dalla Via Emilia, dove co minciano a nascere le colline e le strade lasciano spazio a campi coltivati, pascoli e boschetti. Qui gli ospiti partecipano a diverse attività e degustano torte salate con verdure dell’orto, formaggi abbinati alle confetture, salumi con giardiniera, godendosi il pernottamento, la cena e la colazione in agritu rismo. L’esperienza continua a bordo di un’e-bike tra gli scenari naturalistici del Parco dello Stirone e del Piacenziano a Salsomaggiore Terme e poi al MUMAB, il Museo del Mare Antico e Biodiversità. L’itinerario di Trame d’Italia per 2 giorni è a parti re da 196 euro a persona: https://trameditalia.it/ parma/tour/natura-silenzio-relax-saper-dolce-farniente/
Il tour gustoso nelle Alte Valli
Un percorso, anche enogastronomico, nelle Alte Valli del Parmense, il più grande bio-distretto mon tano d’Europa. È l’itinerario di 3 giorni proposto da Trame d’Italia per gli amanti della natura e del buon cibo. Si comincia con un tour guidato in e-bike tra gli splendidi panorami del Monte Penna, simbolo e centro delle Alte Valli, per poi partecipare ad una visita guidata con degustazione all’azienda agri cola biologica Amamaja ad Albareto (PR), che ha
recuperato la razza bovina Cabannina, producendo squisite caciotte, ricotte e yogurt, e accogliendo gli ospiti in compagnia di simpatici alpaca. Il pernotta mento e la cena con degustazione vegetariana o ve gana è all’agriturismo Casa delle Erbe, immersi tra profumi di oli essenziali che qui, in Val Taro, vengo no prodotti. Il secondo giorno, l’itinerario prosegue con un giro a cavallo guidato di tre ore con visita al Castello di Bardi, per terminare con un aperitivo e il pernottamento all’agriturismo Casa delle Erbe. L’ultimo giorno, invece, è dedicato ad una visita con degustazione di Parmigiano Reggiano all’Azienda Agricola Brugnoli di Bardi. Il prezzo dell’itinerario, valido fino ad ottobre 2022, è a partire da 565 euro a persona per tre giorni: https://trameditalia.it/par ma/tour/alte-valli/
Tutti gli itinerari, gli eventi, le esperienze, che com prendono anche opportunità di soggiorno e attivi tà di ristorazione ed enogastronomiche, sono su: www.trameditalia.it
a cura di v.corini
Come ogni anno ecco svelata la nuova classifica dei migliori ristoranti italiani che si aggiudicano le prestigiose stelle Michelin. La maggior parte di no vità riguarda la Lombardia, con ben 7 nuovi locali stellati, tra cui spiccano Andrea Aprea a Milano e la città di Pavia, con il ristornate Lino.
La Toscana si piazza al secondo posto in quanto a new entry, con ben 5 novità stellate: in testa il Chic Nonna di Vito Mollica e il Cannavacciuolo Vineyard, incantevole resort unito a una tenuta vitivinicola e immerso della campagna toscana.
5 nuovi ristoranti stellati anche per la Sicilia: 2 stel le Michelin sono state assegnate al St. George di Heinz Beck, e un grande ritorno è quello dello chef Mantarro presso il Principe Cerami di Taormina. In pole anche una nuova stella vegetariana, il Tene rumi, nella suggestiva isola di Vulcano, che si è ag giudicata anche la stella verde per il suo impegno attivo in termini di sostenibilità.
4 novità in Liguria, dove al confine della Francia ri torna una cucina gourmet di mare al Balzi Rossi, già uno dei migliori ristoranti d’Italia in passato, e Casa Buono, piccolo atelier di passione guidato da una giovane coppia.
Bene anche il Lazio, grazie soprattutto alle novità di Roma, dove ben due ristoranti festeggiano due stelle: stiamo parlando di Enoteca La Torre con lo chef Domenico Stile e Acquolina con il giovane Da niele Lippi, entrambe dedicate all’arte culinaria del pesce.
Ma una delle più importanti novità di questo 2023 nella Guida Michelin riguarda l’ormai celebre risto rante Villa Crespi dello chef-patron Antonino Can navacciuolo, che si porta a casa ben 3 stelle.
Crescono le stelle verdi Michelin: i ristoranti attenti alla sostenibilità Sempre più interessanti anche le stelle verdi. Al loro esordio nel 2021 erano solo 13 i ristoranti che si erano aggiudicati l’ambito riconoscimento green, ma già l’anno successivo il numero era più che du plicato passando a quota 30. Oggi, nell’edizione 2023, il numero di stelle verdi in Italia sale addirittura a quota 49.
I Bib Gourmand 2023: cucina semplice e low cost Ricordiamo poi che, sdoganato il luogo comune che la Guida Michelin riservi le sue attenzioni solo a co stosi locali stellati, dal 1997 viene anche pubblica to il Bib Gourmand.
Ciò che accomuna i ristoranti Bib è lo stile di cucina più semplice e facilmente riconoscibile: un ristoran te Bib Gourmand vi lascerà un senso di soddisfa zione per aver mangiato decisamente bene a un prezzo ragionevole, promette Michelin. La 68a edizione della Guida Michelin Italia associa la faccina sorridente dell’Omino che si lecca i baffi a ben 257 ristoranti, di cui 29 novità.
LE NUOVE STELLE MICHELIN 2023
Novità 3 stelle Michelin 2023
Orta San Giulio – Villa Crespi
Novità 2 stelle Michelin 2023
Penango – Locanda Sant’Uffizio Enrico Bartolini
Roma – Enoteca La Torre
Roma – Acquolina
Taormina – St. George by Heinz Beck
Novità 1 stella Michelin 2023
Amalfi – Sensi
Ameglia – Locanda Tamerici
Aosta – Paolo Griffa al Caffe Nazionale
Ariano Irpino – Maeba Restaurant
Ariccia – Sintesi
Bagheria – Līmū
Capolona – Terramira
Casanova di Terricciola – Cannavacciuolo Vineyard
Corvara in Badia – La Stua de Michil
Crema – Vitium
Firenze – Chic Nonna di Vito Mollica
Gabicce Monte – Dalla Gioconda
Lagundo – Luisl Stube
Lallio – Bolle
Lomazzo – Trattoria Contemporanea
Milano – Andrea Aprea Milano – Anima
a cura di marco morelli
Arriva a Milano il primo ristorante interamente de dicato alla cultura spagnola dove gustare l’alta ga stronomia di tutto il paese: Señorío sarà il punto di riferimento a Milano per il patrimonio gastronomico e vitivinicolo iberico, in un contesto più che raffina to che ospiterà l’autentica atmosfera spagnola con un design originale e una proposta culinaria a base di prodotti 100% Hecho en España.
Señorío è sinonimo di distinzione, eleganza e sa voir-faire e questi attributi si riflettono in ogni mi nimo dettaglio, dai complementi per la tavola alle opere d’arte esposte, dai sofisticati materiali utiliz zati per l’arredo ai colori che caratterizzano i diversi spazi. Verde oliva, blu oltremare e bordeaux sono quelli predominanti negli ambienti del ristorante, composto per un totale di 70 posti a sedere dall’ American Spanish Bar con ben 180 tipi di bevan de alcoliche internazionali, poi la sala ristorante e il dehors privée e Vinoteca, uno spazio indipendente dove sono esposte 3650 bottiglie. Diverse sale e al cuni spazi all’interno sono stati progettati per acco gliere anche eventi e incontri privati con la possibi lità di riservare l’intero locale e di richiedere menu personalizzati.
Señorío – capitale gastronomica a Milano – si tro va in Via Bramante 13 ed è aperto dal Lunedì al Venerdì dalle ore 17.00 alle ore 24.00 e Sabato e Domenica dalle ore 12.30 alle ore 01.00.
Señorío, il racconto del patrimonio enogastrono mico spagnolo attraverso l’alta cucina Señorío è un ambiente disteso ed eclettico, dove la tradizione culinaria spagnola e le sue unicità si esprimono attraverso l’alta cucina. Il carattere del la gastronomia spagnola è definito anche dai suoi vini e la Vinoteca di Señorío rappresenta con ben più di 250 etichette il meglio della produzione vi tivinicola del paese. Non può mancare la birra che vanta grande popolarità nella cultura gastronomica iberica: sarà possibile scoprire infatti una variegata gamma di birre del gruppo San Miguel in 15 diffe
renti referenze. Il menu, basato sulla stagionalità dei prodotti e con proposte speciali presenti tutto l’anno, coinvolge ogni regione del territorio spagno lo utilizzando solo prodotti di qualità che arrivano con l’etichetta di tracciabilità e con la denomina zione di origine. Nel menù si trovano dai piatti più famosi e internazionali come la Paella, ai più sco nosciuti oltre i confini della Penisola Iberica come gli stufati, ognuno con le peculiarità delle tradizioni della sua zona. Non mancano le Tapas, segno di stintivo della Spagna in tutto il mondo, che possono consistere in un qualsiasi piatto o stuzzichino e hanno la particolarità di essere servite in piccole porzioni da consumare come antipasto. Queste saranno esposte sul bancone come in ogni tipico bar spagnolo, in una delle due vetrine, attirando da subito l’attenzione degli ospiti. Tra le proposte si tro vano grandi classici adattati all’alta cucina come la tortilla de patatas con cipolla confit o i buñuelos di baccalà con marmellata di pomodoro alla vani glia. Nell’altra vetrina invece vengono esposti i pe sci, i molluschi e i crostacei che arrivano freschissi mi ogni giorno dalle migliori bancarelle di pesce dei mercati della Galizia e di altri luoghi vocati alla pe sca. I molluschi e i crostacei vengono serviti in tre differenti versioni: nella prima, il Cantabrico, i frutti di mare scottati vengono serviti in un vassoio con ghiaccio e accompagnati con diverse salse come la tartara e la romesco; nella Mariscada i frutti di mare e del pesce misto sono cotti alla brace e servi ti. Nell’ultima proposta, la Cazuela de Marisco, gli stessi prodotti sono gli ingredienti principali di una saporita zuppa di mare.
In viaggio per la Spagna assaggiando i piatti tipici in compagnia delle migliori denominazioni vitivinicole
In autunno sarà possibile provare la Romescada de Peix, zuppa di pesce con salsa romesco – a base di pomodoro, aglio, mandorle, nocciole e ñora
- originaria di Tarragona – da accompagnare con il rosè Bierzo DO 2021 di Pago De Los Abuelos, o il Lacón con Grelos, piatto a base di carne tipico del la Galizia in perfetto abbinamento con il rosso La Nit de les Garnatxes Panal Montsant DO 2021 di Celler de Capçanes.
Per l’inverno ci spostiamo ai Paesi Baschi, dove la cucina è sempre stata un importante fenomeno culturale, scopriamo il Baccalà al Pil Pil, cucinato lentamente a bassa temperatura in olio d’oliva, da abbinare con il vino Nº 12 Rias Baixas DO 2021 di Paco y Lola, o i Callos a la Madrileña, uno dei piatti più emblematici del capoluogo spagnolo, che con siste in uno stufato preparato con diversi tipi di car ne. Questo ultimo si può accompagnare con il vino Altos Ibéricos Rioja DOC 2020 di Familia Torres.
Señorío Milano
Via Bramante, 13 Milano Tel: +39 02 3659 931 5 / +39 37 5634 7522 www.senoriomilano.com
La grande stagione del Tartufo Bianco d’Alba è ini ziata e come sempre il Ristorante & Resort stellato di charme La Madernassa di Guarene inaugura la nuova carta con percorsi degustativi che rendono omaggio al territorio e al suo scrigno di prodotti pre giati. L’autunno accoglie Madernassa con due im portanti riconoscimenti, Ivan Delpiano – Ceo e cofounder del Resort - è infatti da poco rientrato dalla Puglia insieme a Giuseppe D’Errico, executive chef al timone della cucina, che ha ricevuto il Premio speciale “FOOD AND TRAVEL CHEF DELL’ANNO” conferito per la tenacia, lo spirito di ricerca e la vo lontà di utilizzare solo materie prime prodotte nel pieno rispetto dell’ambiente e della natura, ed è subito ripartito alla volta di Milano per ritirare, in sieme Giuseppe Palazzo, direttore di sala, il premio per le migliori Carte Vini d’Italia agli Awards della Milano Wine Week 2022.
Importanti riconoscimenti a così breve distanza che testimoniano il lavoro di una grande squadra, di talenti che lavorano fianco a fianco sempre in sintonia per raggiungere l’eccellenza.
“E’ grande l’orgoglio per l’impegno e la passione che contraddistinguono in ogni momento chi oggi è alla guida della cucina e della sala del ristornate La Madernassa, per la loro energia che sa unire e conquistare” sottolinea Ivan Delpiano che con tutta la squadra vuole condividere la soddisfazione per i traguardi raggiunti, soprattutto in un momen to dove le tante difficoltà e i contesti internazionali certamente non aiutano. “Viviamo in un continuo susseguirsi di allarmi, emergenze e urgenze da gestire che non hanno però intaccato l’entusiasmo della grande squadra che si è formata alla Mader nassa - prosegue Ivan Delpiano - un team che ha dimostrato di saper affrontare le sfide restando compatto, che sa trasmettere agli ospiti i valori enogastronomici di un grande territorio come quel lo in cui ci troviamo, un team capace di sintonizzar si con le richieste di chi varca la soglia del Resort per far vivere esperienze culinarie non solo con le
papille gustative ma con tutti i sensi. Esperienze che ancor più, in questo particolare periodo dell’an no, profumano di vino e di tartufo e testimoniano il nostro rapporto indissolubile con il territorio”. Giuseppe D’Errico è emozionato quando afferma: “Ringrazio Francesco D’Errico, mio fratello e chef de cuisine, che sin dall’arrivo alla Madernassa ha condiviso con me questo percorso, e con lui tutta la brigata di cucina e di sala. Un grande grazie alla proprietà per la fiducia che mi riconoscono, l’impe gno con cui in ogni giorno mi guidano in questo am bizioso progetto e non da ultimo tutti i miei affetti, sempre al mio fianco per sostenermi”.
La filosofia del Ristorante La Madernassa, condivi sa dallo chef, è da sempre quella di rispettare la terra ed i suoi ritmi. Ora è arrivato il momento di aprire le porte all’autunno.
“È un privilegio vivere e lavorare in un contesto na turalistico dove Langhe-Roero e Monferrato sono Patrimonio mondiale dell’Umanità, dove Alba è cit tà creativa Unesco per la gastronomia – sottolinea l’executive chef Giuseppe D’Errico – così come cre are dei piatti che possano omaggiare un prodotto tanto raro e prezioso come il Tartufo Bianco D’Alba. Quello che ho cercato di fare è esprimere creatività e personalità concentrandomi sulla materia prima, impiegare fantasia, passione ed esperienza per esaltare ogni sfumatura del pregiato Tartufo, per deliziare chi si siede alla nostra tavola creando in timi momenti percettivi del gusto e dell’olfatto da portare a casa come esperienza da ricordare”.
ORO BIANCO è il percorso che rende omaggio al Tartufo Bianco D’Alba, dove il menù è studiato per esaltarlo al meglio in tutte le sue declinazioni, insie me a tutti gli altri elementi di stagione. Sono cinque portate dove si potrà scegliere di lamellare il pre giato tubero.
NUTRIRSI D’ARTE è il menù che racchiude alcuni
dei piatti più amati sino ad ora, parte del percorso dello chef, ispirati ad opere d’arte che gli sono par ticolarmente care.
MENÙ A MANO LIBERA, per chi vuole abbando narsi in un percorso a sorpresa, dove il viaggio cu linario si fonda sempre su materia prima, tecnica, ricerca ed emozioni da trasmettere.
Il direttore di sala e primo sommelier Giuseppe Palazzo insieme al secondo giovane sommelier Vincent Nuevo hanno lavorato per la scelta dei vini da abbinare ai piatti firmati dallo Chef Giuseppe D’Errico. Ogni scelta è stata ponderata ma anche guidata dall’estro per creare il giusto connubio di piacere con la cucina. “Siamo entusiasti di aver cre ato una carta che abbia ricevuto il PREMIO CARTA VINI Milano Wine Week” racconta Giuseppe Pa lazzo. In questa stagione il tartufo diventa il re del la gastronomia, e noi amiamo abbinarci il barolo, il barbaresco, il roero, perché il territorio svolge il suo matrimonio d’amore in autonomia.
Una famiglia particolare, quella di Filip Matjaž, da sempre de dita all’ospitalità: era il 1908 quando il bis-bis nonno Jože avviava il piccolo albergo “Pri Kočerju”. La figlia Helena diven ne cuoca della corte viennese, mentre Marija replicò l’attività paterna in Croazia, con il “Pri Slovenki”. Nel 1978 Mate, detto Tomi in famiglia, lasciò Bakar con la madre Marija e la moglie Darja alla volta di Por torose, dove aprì un ristorante. Il “Tomi” divenne ben presto molto noto nella zona, raccogliendo il favore di numerosi clienti per oltre trent’anni.
Ciò a cui ha saputo dare vita Filip Matjaž, chef trentenne del COB, lo rende particolarmente adatto a raccogliere l’eredità di famiglia. Il suo locale, a Portorose, ha ottenuto uno dei maggiori riconoscimenti internazionali in campo culinario, una stella Michelin che ha individuato in lui pas sione per la ricerca, con cura e rispetto per i sapori antichi. Questo il fil rouge della carta del locale, che vuole essere un percorso interattivo in cui gli ospiti possano godere di un’esperienza unica nel territorio sloveno.
“Sono davvero felice per questo successo, lo vedo come un invito a dare sempre meglio. Non mi sono mai lasciato intimorire dalle novità, dalle sfide, credo che ci rafforzino. La cucina è una ta
volozza che offre possibilità infinite per dipingere il futuro. Voglio valorizzare il patrimonio culturale del mio Paese, creando esperienze gastronomi che indimenticabili a partire dai prodotti locali.”
La stella va al ristorante di Filip non solo grazie alla delizia dei suoi piatti, ma anche per la sua capa cità di reinterpretare la tradizione pensando fuo ri dal coro. Pur non avendo mai frequentato una scuola di cucina, prima di intraprendere l’avven tura del COB si è guadagnato i gradi sul campo, al Tomi e successivamente in diverse cucine stel late nel mondo. Membro della squadra slovena di cucina juniores, ha vinto più volte i Mondiali e le Olimpiadi di cucina e si è classificato terzo al pre mio per i giovani chef IGCAT i Barcellona nel 2017, diventando rappresentante della Regione Gastro nomica Slovena nel 2021.
“COB è di l’acronimo di Cooking Outside the Box, ovvero: cucinare oltre gli schemi, raccontando le tradizioni gastronomiche istriane reinterpretate in chiave creativa e fantasiosa. Ubicato nella parte alta di Portorose, questo ristorante offre una vista meravigliosa sulla baia di Pirano, mentre gli inter ni si fondono in un design moderno-minimalista dove – tuttavia – trova posto una stufa a legna di 100 anni. In cucina lo chef Filip, dopo numerose esperienze presso importanti ristoranti europei, elabora piatti dai sapori istriani ricchi di originalità
e personalizzazioni. Due i percorsi proposti: da 8 o 15 portate. Per destreggiarvi e scegliere al meglio nell’articolata selezione enoica, vi consigliamo di affidarvi a Patrik, fratello di Filip”.
Al COB è singolare anche la composizione dei menù. In A taste of COB, chef Matjaž ha inserito 8 “eventi culinari”, da consumarsi in circa due ore, durante le quali si si compirà un vero e proprio tour del gusto nel territorio sloveno, raccontato in maniera divertente e interattiva attraverso piatti di carne, di pesce e vegetariani.
Le ore diventano 4 e le portate ben 15 per la COB Full Experience, un’esplorazione più completa del panorama gastronomico sloveno. La COB Experien ce 2.o si concentra invece sulle località turistiche più amate della costa, celebrate da 9 piatti. Varietà, tradizione, rivisitazione, approcci innovativi: come dice la Guida Michelin, il COB merita la tappa.
Prezzi: da 95 euro a persona per il menù da 6 por tate, sino a euro 150 a persona per il menù da 15 portate.
Per informazioni: https://www.portoroz.si/it/esperienze/ gastronomia/i-nostri-rinomati-chef/filip-matjaz https://cob.si/
Il nuovo Weber Genesis.
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Immerso in un giardino secolare di 8 mila mq, circondato da vigneti a perdita d’occhio, Schloss Freudenstein troneg gia su una collina privata: da questa po sizione senza pari si gode di una bellis sima vista su Bolzano, il Catinaccio e lo Sciliar. Siamo a San Michele d’Appiano (411 m s.l.m.), il comune vitivinicolo più grande dell’Alto Adige, a pochi minuti da Bolzano. Schloss Freudenstein, vero e autentico ritiro per l’anima, è un rifugio per esperienze che appagano tutti i sensi. A cominciare dal gusto. Le specialità gastronomiche sono magistralmente orchestrate da Danilo D’Ambra, giovane Chef dallo spirito co smopolita, che per l’autunno sfrutta a pieno i sa pori e i prodotti del territorio altoatesino e dell’orto interno del castello, per un’esperienza culinaria originale e intrigante. “Qui a Schloss Freudenstein abbiamo impostato uno stile di cucina apparente mente semplice, premiando gli ingredienti locali: la parte vegetale, attualmente, è per il 70% autoprodotta nei nostri orti, interno ed esterno, e l’o biettivo è arrivare al 100% l’anno prossimo. In ogni piatto vogliamo valorizzare al massimo 3 ingredienti alla volta, non di più, cercando di esal tarli senza creare troppi scarti: tutto quello che è sfruttabile per altre preparazioni viene conservato (utilizzando anche complesse tecniche giappo nesi) o fermentato, il resto lo ridoniamo alla terra sotto forma di concime. Il nostro menù è estrema mente dinamico: in cucina tutto ruota intorno a quello che l’orto ci regala ogni giorno e proprio per
questo raramente proponiamo due volte lo stesso piatto. Si sentono forti le influenze della tradizio ne altoatesina, tramandate da generazioni, che si legano a proposte che arrivano da tutto il mondo. Ecco perché mi piace sottolineare che cucinare qui allo Schloss Freudenstein è un’esperienza unica e davvero stimolante” spiega lo chef Danilo D’Ambra.
LA CUCINA D’AUTUNNO DI DANILO D’AMBRA Stagionalità e qualità sono i cardini della ristora zione di Schloss Freudenstein, che pone partico lare attenzione al benessere, con un ridotto conte nuto di grassi, per una cucina straordinariamente leggera. In autunno il menù dello Schloss Freu denstein ha come protagonista una vera e propria regina del territorio che circonda il castello: la ca stagna. Nel parco secolare, infatti, sono presenti molti castagni e il menù la ospiterà in numerose preparazioni, dall’antipasto al dolce, passando per i distillati. Una su tutte? La versione moderna del Montblanc con litchi, castagne e marron glacé Grande spazio anche alle radici e ai fiori autunnali. A cominciare dal fiore della senape. “Raccogliamo nel nostro giardino il bocciolo del fiore della sena pe, lo conserviamo e lo utilizziamo nei nostri piatti come se fosse un cappero. Inoltre, raccogliamo gli ultimi fiori estivi, dalla camomilla alla menta, li es sicchiamo e li usiamo per gli infusi che serviamo in hotel nell’area wellness. Con il geranio prepa
riamo invece alcuni piatti di selvaggina, come la sella di cervo” spiega lo chef. “In autunno inizia anche la raccolta del topinambur e di molte altre radici. Nel nostro orto produciamo un topinambur abbastanza piccolo, che viene fermentato e usato poi in alcune preparazioni, come i Lollipop di to pinambur fermentato con crema piccante. Molto interessante anche lo zigolo dolce, detto anche mandorla di terra, un ottimo tubero dal sapore de licato. Così come la castagna di terra (bulbocasta no), una radice che somiglia a una nocciola e che nel gusto ricorda la castagna, con la quale prepa riamo delle Lumache con kefir, castagne di terra e lampone, un piatto decisamente autunnale. Sul fronte delle erbe aromatiche, in autunno diamo spazio all’alloro e soprattutto all’acetosa, di cui sfruttiamo il gusto acidulo che ci aiuta a sgrassare alcuni piatti, come nella Linguina di polenta di Cal daro con gambero di fiume e acetosella”.
Al ristorante di Schloss Freudenstein i piatti pos sono essere gustati à la carte, quindi in massima libertà, o seguendo un menù studiato dallo Chef (menù a partire da ca. 68 Euro per persona, be vande escluse).
Schloss Freudenstein Famiglia Fink/Gostner, San Michele d’Appiano Tel +39 0471 661308 www.schlossfreudenstein.com
Il nuovo menu degustazione Natura pro posto dallo chef Marco Marras racchiu de l’importanza del rispetto per la natu ra e del territorio, della scelta di materia prima locale: a disposizione della cucina oltre un centinaio di differenti tipologie di ortaggi, fiori eduli e aromi.
Il Ristorante Oseleta, una stella Miche lin Guide, è situato all’interno della tenuta di Villa Cordevigo antica dimora settecentesca che oggi ospita un Wine Relais cinque stelle lusso associa to a Relais & Châteaux e Virtuoso Preferred Hotel, che da tempo ha adottato pratiche virtuose nel ri spetto della sostenibilità. Proprio per il suo costan te impegno al rispetto della natura, dal 2022 Villa Cordevigo Wine Relais è entrata a far parte della Sustainability Community di Virtuoso, affiliazione delle più importanti agenzie di viaggio e Travel Advisors del mondo.
L’orto di Villa Cordevigo è coltivato in armonia con i principi di eco-sostenibilità che animano l’intera tenuta e la coltivazione dei Vigneti Villabella che circondano la Villa. È una fonte preziosa non solo di materie prime, ma anche d’ispirazione per lo chef Marras che seleziona qui gli ortaggi che poi utilizza in cucina trasformandoli in piatti di alta cu cina. «In estate l’orto ci offre pomodori, melanza ne, zucchine, porri, cipolle», spiega lo stesso chef Marco Marras che proprio al pomodoro ha dedica to il piatto Pomo... d’Oro, piatto che apre il menù Degustazione natura. «L’orto è molto generoso, anche con le erbe aromatiche come il basilico.
Giornalmente queste materie prime arrivano nella cucina del ristorante compiendo un percorso dav vero molto breve. Per i nostri ospiti è affascinante sapere che gli ortaggi che scorgevano nell’orto mentre stavano nuotando in piscina, sono gli stes si che poi ritrovano a tavola. Sono entusiasti, e incuriositi. C’è grande ascolto da parte loro quan do viene spiegato il menù perché hanno proprio la possibilità di vedere con i loro occhi le materie prime con le quali prepariamo i piatti».
Anche i menù degustazione “Il Viaggio dello Chef” e quello à la carte propongono piatti rea lizzati con materie prime provenienti dall’orto di Villa Cordevigo. «La filiera è cortissima e questo ci permette di scegliere il grado di maturazione degli ortaggi in base al piatto che vogliamo preparare. Per esempio, a seconda della maturazione di un pomodoro, possiamo giocare con la sua acidità e freschezza, e trasformarlo poi in modo diverso. La qualità è molto alta, non ci sono passaggi interme di perché il prodotto arriva direttamente dalla ter ra. Tutto questo è molto stimolante per me e per la brigata nello studio e nella definizione dei piatti», aggiunge Marras.
Assieme agli ortaggi, sono raccolte molte specie di erbe aromatiche: basilico, prezzemolo, maggio rana, timo, aneto, lavanda... Anche le erbe spon tanee che crescono nella tenuta trovano valoriz zazione nei menù: tarassaco, nepitella selvatica, borraggine e menta profumano e insaporiscono
moltissime pietanze. Oltre all’ispirazione fornita dalle stagioni e dall’orto, lo chef Marco Marras attinge a piene mani dalla tradizione culinaria sar da, la sua terra d’origine. Da questa suggestione nascono i Culurgiones di patate e borragine, salsa alla mandorla e limone candito, primo piatto pro posto nel menù degustazione Natura.
Villa Cordevigo Wine Relais è il luogo giusto per chi desidera trascorrere una vacanza outdoor, tra ettari di boschi, ulivi, vigneti e giardini, con la pi scina, l’Essentia Spa, 40 stanze spaziose e suite, una diversa dall’altra, che profumano di classico ma dotate dei moderni comfort, e il ristorante stel lato, l’Oseleta.
Anche a colazione gli ospiti potranno gustare il miele prodotto nella tenuta e bevande e dolci pre parati con i prodotti coltivati nell’orto della Villa: spremute e centrifughe di frutta e verdura di sta gione, dolci come la torta di carote o le crostate, preparati dal pastry chef Imanol Olaechea Ma quez con la pastry sous chef Gabriella Righetti, che seguono la stagionalità di orto e frutteto.
Villa Cordevigo Wine Relais - Ristorante Oseleta Relais & Châteaux Hotel 5*L Cavaion Veronese (VR)
Tel +39 045 7235287 www.ristoranteoseleta.it
Per Natale pensi ad un regalo bellissimo, e buonissimo, e golosissimo? Con La Montina puoi scegliere tra tante combinazioni enogastronomiche, creare la tua confezione, personalizzare con dediche incise i tuoi regali. E naturalmente brindare con un Franciacorta fatto a regola d’arte.
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Sulla strada che porta a San Zeno di Montagna, in una cornice di rara bellezza naturale, e con una splendida posizione panoramica che domi na il lago di Garda e la valle dei Molini, si trova il ristorante “La Casa degli Spiriti”, da 26 anni specializzato nell’alta ristorazione. Risalente all’800 e recentemente ristrutturata, La Casa degli Spiriti offre una cucina che spa zia tra il ristorante gourmet, e il bistrot, fino ad arrivare al wine bar. In carta si trova l’essenza del territorio e dei prodotti locali valorizzando al meglio le eccellenze del lago, da trovare sia nel la formula dedicata ai food lovers sia al bistrot, in una mise più tradizionale.
Con il grande giardino, divani a baldacchino, chaise longue e area relax bucolica, immersa nel verde, il ristorante La Casa degli Spiriti si trasforma nel perfetto table mariage, con la possibilità di realizzare banchetti, ricevimenti e sposalizi con rito civile in loco o con rito religio so nelle chiese romaniche limitrofe al ristorante
Un luogo e un’esperienza indimenticabile an che per provare la nuova cucina firmata dallo chef e proprietario Federico Chignola, ai fornel li dall’apertura di uno dei ristoranti con la vista più affascinante del Lago di Garda.
La cucina si concentra sull’essenza del territo rio e sui prodotti locali: “Di facile comprensione, con grande ricerca e rispetto delle materie pri me, ma innovativa nella designazione di nuovi equilibri e sempre alla ricerca di un’estetica nel piatto” come racconta lo chef Chignola.
La cucina vuole valorizzare il meglio delle eccel lenze del Territorio: pochi ingredienti per piatto, dai sapori netti, precisi, ma dalla grande atten zione estetica della composizione.
I cavalli di battaglia dello chef Chignola sono: Le Cappesante con salsa allo zafferano, chips
Raffinato e prestigioso con menù à la carte, ser vizio elegante e un’atmosfera esclusiva situato nella splendida veranda direttamente in giardi
no con superba panoramica del lago di Garda a 360° e sullo sfondo Verona, la città degli in namorati.
Ambiente informale ma chic, situato su una bellissima balconata con superba vista del lago di Garda dove poter gustare piatti tipici locali e della tradizione mediterranea con servizio vino al bicchiere.
Nell’angolo più trendy della terrazza, una pausa magica per potersi deliziare della squisita caf fetteria accompagnata da fragranti dolci e cre mosi gelati preparati ogni giorno per i più sfizio si dal nostro pasticcere oppure per deliziarsi al tramonto con un aperitivo glamour creato dalle abili mani del barman.
Premiata da Wine Spectator come una delle mi gliori Carta dei Vini in Italia, è il luogo del culto di Bacco, una prestigiosa raccolta di vini che riposano nella cantina e che rappresentano il meglio della produzione vitivinicola locale, na zionale e d’oltralpe.
La Casa degli Spiriti offre ai suoi ospiti un’espe rienza unica ed indimenticabile che verte non solo su una proposta gastronomica d’eccel lenza ma anche sull’organizzazione completa dell’evento.
La proposta, oltre ad un menù esclusivo di si curo effetto, comprensivo di selezionati vini del territorio, include delle iniziative che si adattano a ogni tipo di esigenza: dall’allestimento floreale secondo proprio gusto, alla scelta delle tovaglie di fiandra tra diversi accostamenti di colore, fino alla stampa dei menù per gli ospiti, il tutto cura to e supervisionato dalla Wedding Planner della Casa, Sara Squarzoni.
Novità assoluta degli ultimi anni anche la nuo va Luxury Private Pool, che si trova in un’oasi incantata immersa nel bosco che avvolge il ri storante con una finestra naturale che riprende il panorama del Garda, perfetta non solo per i ricevimenti ma anche per trascorrere giornate di puro relax.
Cantina Riboli, azienda vitivinicola dell’astigiano, si è presentata per la prima volta alla stampa in una location d’eccezione, la terrazza del Copernico S32 di via Sassetti a Milano. L’azienda, nel corso degli anni, ha notevolmente ampliato e diversifica to la propria produzione e ha voluto cogliere l’op portunità per illustrare le caratteristiche dei propri prodotti, la qualità, gli abbinamenti, la passione e la filosofia produttiva.
Tutto questo grazie a Roberto Riboli, il giovane imprenditore vitivinicolo e la mente ideatrice di Cantina Riboli e dei suoi capolavori vinicoli, che ha fatto della sua passione un mestiere, coltivandolo con dedizione, formazione e aggiornamento. Luca Gardini, the “wine killer”, sommelier di fama mon diale ha accompagnato gli ospiti in un racconto che ha fatto vivere loro sensazioni che solo il vino può regalare.
Cantina Riboli nasce negli anni 2000 quando viene acquistata una casa di campagna con annessi 6 ettari di terreno, vitati inizialmente per un ettaro di Moscato d’Asti docg e nove filari de La Barbera. Con il passare degli anni la passione di Roberto Ri boli ha preso il sopravvento, decidendo di entrare pienamente e fortemente nella produzione del vino e nel 2009 sono state vendemmiate e vinificate le prime uve di Barbera, senza esperienza, senza il coinvolgimento di esperti ma solo grazie all’entu siasmo, alla dedizione e allo studio.
La prima annata ufficiale di Barbera d’Asti DOCG viene imbottigliata nel 2013, denominata “Mappa le 61”, derivato dalle coordinate geografiche del relativo vigneto. Grazie all’affiancamento di un eno logo, si iniziano a produrre altri capolavori: Barbera d’Asti DOCG Superiore denominata “Nove Filari”, la vigna originaria, la Barbera d’Asti DOCG Superiore “Mappale 41” e la Barbera d’Asti DOCG “Mappale 61”.
In aggiunta alla rinomata Barbera, Cantina Riboli offre anche dei vini bianchi e da dessert come il Moscato d’Asti DOCG “Fantasia” e due metodi
classici, il Blanc de Blancs e il Blanc de Noirs “Ritenevamo fosse ormai arrivato il momento di presentarci ufficialmente e dare modo a un pubbli co sempre più vasto di avvicinarsi e di degustare i nostri prodotti”, dichiara Roberto Riboli. “Siamo feli ci, molto, di aver avuto modo di raccontare la nostra storia, breve al momento, ma ricca di soddisfazioni che stiamo riscontrando da chi ci viene a trovare in Cantina a da chi acquista direttamente sul nostro sito”.
Nel presentarsi ufficialmente Cantina Riboli ha vo luto che al suo fianco ci fosse un esperto di fama mondiale che potesse accompagnare gli ospiti della serata in un percorso e in un viaggio fatto di sentori, sapori e profumi: Luca Gardini, the “wine killer”.
Classe 1981, Luca Gardini ha mosso i primi passi nel mondo della sommellerie in giovane età, dimo strando un talento e una determinazione tali da permettergli di entrare nella brigata del prestigioso ristorante Enoteca Pinchiorri (*** Stelle Michelin), per poi iniziare una collaborazione di quasi otto anni con lo chef Carlo Cracco, presso il ristorante Cracco (** Stelle Michelin). Luca Gardini è stato nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Re pubblica Italiana il 27dicembre 2018. Nel corso di quest’anno è stato nominato miglior Critico al Mondo per i vini italiani (Best Italy Wine Critic of the World) nell’ambito del concorso BWW (Best Wine of the World Competition) ideato e promosso da Tastingbook.com.
“Siamo contenti che Luca abbia accettato di pre senziare a questo nostro evento”, aggiunge Riboli. “La riconoscibilità che Luca Gardini ha nel mondo del vino è nota a tutti. Averlo incontrato, conosciuto e sapere che si è innamorato dei nostri vini ci riem pie di orgoglio”.
IL NATALE CON CANTINA RIBOLI
La serata è stata anche l’occasione per presentare alcune idee regalo che Cantina Riboli ha pensato per le festività natalizie, per dei regali aziendali o semplicemente per brindare sotto il vischio.
Cantina Riboli nasce negli anni 2000 quanto viene acquistata una casa di campagna con annessi 6 ha di terreno, i quali erano vitati solo per un etta ro di Moscato d’Asti Docg e nove filari di Barbera. Nel 2009 vengono vendemmiate e vinificate le pri me uve di Barbera. Nel 2013 viene imbottigliata la prima annata ufficiale di Barbera d’Asti docg alla quale abbiamo dato il nome “Mappale 61” e da qui ha inizio una nuova avventura totalmente differente dove, grazie all’affiancamento di un enologo, si ini ziano a creare capolavori uno dopo l’altro. www.cantinariboli.com
Una terra meravigliosa per vini rigorosamente unici.
Vini rari, una produzione limitata, originali in ogni aspetto, dalle sensazioni sprigionate nella degustazione all’immagine con cui si propongono ai nostri occhi. Vini in cui è presente il rapporto strettissimo di Luca Anselmi con la Valpolicella, che uniscono la sua storia e la sua visione con la personalità unica del terroir Falezze.
cura di marco morelli
Torrevento, azienda vinicola pugliese di fascia pre mium partner di Prosit S.p.A., gruppo con l’obiettivo di unire cantine italiane rappresentative delle ec cellenze del nostro Paese, continua a portare alto il valore del Made in Italy nel mondo.
La Cantina pugliese è stata insignita dei Tre Bic chieri Gambero Rosso 2023 durante la manifesta zione che si è tenuta a Roma.
Alessandra Tedone, Responsabile Marketing e Co municazione Cantine Torrevento ha commentato: “Il 15 ottobre si è svolta a Roma la cerimonia di premiazione dei nuovi vini Tre Bicchieri organizza ta dal Gambero Rosso con la presentazione della Guida 2023. Per il 15^ anno consecutivo Cantine Torrevento è stata premiata con il riconoscimento del Tre Bicchieri 2023 per la prima volta attribuito al vino Torre del Falco Nero di Troia IGT 2021: dopo Vigna Pedale, Ottagono, Bolonero.. Questo è il 15^ tre bicchieri riconosciuto al vitigno Nero di Troia , unico Nero di Troia tre bicchieri presente in Guida che attesta ancora una volta le grandi potenzialità di questo vitigno autoctono di Castel del Monte.”
Un grande successo per questa importante realtà vitivinicola che ha da sempre un occhio di riguar do non solo per la qualità dei suoi prodotti ma an che per l’ottimo rapporto qualità-prezzo. “Su 455 vini premiati tre bicchieri presenti in guida 2023, il Torre del falco nero di troia è uno dei soli 6 vini sotto la soglia dei 10 euro – prosegue Alessandra Tedone - Un esempio di “sostenibilità economica” a favore di un mercato che vede oggi i consumatori in difficoltà, con ridotto potere di acquisto, ma a cui si vuole offrire grande qualità ad un prezzo “etico e sostenibile”, oltre che competitivo”.
Il premio del Gambero Rosso è solo l’ultimo di un lungo elenco di riconoscimenti ottenuti da Cantine Torrevento negli ultimi mesi, in particolare oltre confine. La Cantina pugliese ha vinto ben 16 me daglie di cui 14 d’oro e 2 d’argento al Mundusvini
in Germania tanto da meritarsi il titolo di “migliore cantina italiana del 31^ summer tasting 2022. L’incetta di premi non si è fermata qui! Ben 5 Gold metal conseguite all’ Asia Wine Trophy 2022 per i vini Vigna Pedale Castel del Monte Riserva Docg 2016, since 1913 Primitivo Puglia Igt 2019, Infini tum Primitivo Puglia Igt 2021, Passione Reale Pri mitivo Appassimento Puglia Igt 2021 e Pezzapiana Castel del Monte Doc bianco 2021. Infine, ancora i vini ottenuti da Nero di Troia salgono sul podio del Concorso internazionale AWC 2022 - Vienna con medaglia d’oro a Vigna Pedale 2016 e Ottagono e argento a Bolonero 2019.
DREAMS HAVE NEVER TASTED BETTER
Stajnbech è un’azienda vitivinicola a conduzione familiare situata a Pramaggiore (VE), tra Venezia e Trieste, nel cuore di una terra dal ricco passato, anticamente chiamata il Vigneto della Serenissima. Risale al 1990 il primo vigneto piantato da Giuliano Valent e Adriana Marinatto, che poi nel 1991 fon dano la cantina. Nata dall’ambizione di raccontare una storia in un bicchiere di vino, questa realtà ve neta si distingue per la cura meticolosa riservata ad ogni fase della produzione. Da sempre infatti, Giu liano e Adriana hanno scelto di puntare alla qualità, ricercando costantemente l’eccellenza,applicando una filosofia che crede nel valore di un prodotto sincero e genuino, e nella passione per il proprio lavoro. Uno stile perfettamente racchiuso nel motto di famiglia: “Coltiviamo Armonie”. Le armonie per Stajnbech sono quelle della natura ma anche delle persone che condividono i medesi mi valori di professionalità e dedizione, uniti all’a micizia e al senso di condivisione, tutti elementi che risuonano tra vigneti, cantina e azienda come in una grande sinfonia corale. L’area in cui sorge la cantina, al confine tra Veneto e Friuli, gode di un clima temperato che unito al suolo ricco di argille grigie consentono alla vite la sua massima espres sione. Dai 17 ettari di uve di proprietà, rigorosa mente selezionate, si producono vini artigianali di altissima qualità, ottenuti ponendo molta attenzio ne al rispetto dell’ambiente sotto il segno dell’eco compatibilità, in vigneto come in cantina.
I vini si distinguono per la spiccata personalità che sanno esprimere e raccontano le tradizioni enologi che del Veneto, coniugandole coi gusti internazio nali. Le linee di produzione si dividono in Superiori e Classici ai quali si aggiungono anche le bollicine con un Prosecco Doc, un Rosè e alcuni distillati del la tradizione. Negli anni, Stajnbech si è affacciata con successo al mercato internazionale, dove oggi gode di un posizionamento ben definito. La perso nalità dei vini ha conquistato nel tempo un pubbli co di esperti e intenditori, raccogliendo importanti consensi ai più prestigiosi concorsi enologici.
150 LISON CLASSICO DOCG È proprio dal vitigno storico prodotto da uve Tocai Friulano al 100%, che viene ricavato il 150 Lison Classico DOCG. Il suo nome é dedicato alla nostra bella Italia che nel 2011, anno in cui é stata rico nosciuta la DOCG, festeggiava i 150 anni di unità. Il colore di questo vino è un classico giallo paglieri no, ma con delicati riflessi verdognoli. All’olfatto risulta intenso, con note floreali di tiglio, glicine e acacia, ma anche menta e vegetale appe na accennato, passando poi a fragranze di frutta esotica. Al palato risulta complesso con note acide ed agrumate e offre una forte persistenza aroma tica. L’alcool non è preminente, grazie ai 12 mesi di affinamento in bottiglia prima di essere commer cializzato. In bocca è molto morbido, persistente, elegante con caratteristico retrogusto di mandorla.
Bosco della Donna Sauvignon IGP è prodotto con uve Sauvignon al 100%. Presenta un colore giallo paglierino con riflessi verdognoli e ha un profumo inconfondibile: varietale aromatico, con note di fiori di sambuco, salvia, peperone e ricorda il bosso tipi co di questa varietà. In bocca è corposo, ha un sa pore morbido e persistente, ma allo stesso tempo fresco ed elegante, con buona sapidità.
Ottenuto per il 70% da uva Refosco e per il 30% da uva Cabernet Sauvignon. Il Refosco dal peduncolo Rosso è un vitigno autoctono del Veneto orientale e Friuli Venezia Giulia, elegante e sontuoso se lascia to affinare a lungo in legno ed in bottiglia. Il connubio di queste uve esaltato da un’affinamen
to di 15 mesi in botti di rovere, vera particolarità di questo vino, dona un’esplosione di frutta e spezie. La buona acidità lo rende elegante ed equilibrato. Di un colore rosso rubino con intensi riflessi viola cei, al naso presenta eleganti sentori di mora, ma rasca, note speziate e terziarie come la vaniglia.
In bocca regala grande spessore: secco, pieno, armonico, con note di cioccolato e frutta rossa ac compagnate da un elegante retrogusto di rovere. Al gusto risulta secco e abbastanza caldo, quindi mediamente morbido, c’è un buon equilibrio tra in tensità e persistenza, non si nota il legno se non marginalmente. Anche in bocca compaiono note come frutta rossa, cioccolato e grazie all’affinamen to si percepisce un piacevole tannino vellutato..
Tutte e tre le etichette presentate hanno ricevu to la Medaglia d’Oro al Berlin Wine Trophy degu stazione estiva 2022, un chiaro segnale del buon posizionamento di Stajnbech sui mercati interna zionali.
Oggi in azienda è attiva già la terza generazione rappresentata dalla giovane Rebecca, classe 1995, enologa, nata e cresciuta in cantina ma con alle spalle anche un’esperienza in California, dove ha potuto arricchire la sua personale conoscenza di questo mondo.
Rebecca è il futuro al quale Giuliano e Adriana Va lent affidano la naturale prosecuzione della tradi zione di famiglia unita all’intraprendenza, l’energia e la visione innovativa dei giovani.
Tenuta Villa Bellini è una promessa di rispetto per un luogo e la sua biodiversità. È cura, tradizione e ambizione.
Via dei Fraccaroli, 6, loc. Castelrotto | San Pietro in Cariano (VR) Shop online : tenutavillabellini.com“È tempo che la Sardegna sia fiera dei grandi ri sultati enologici ottenuti negli ultimi 20 anni. Non lo dico solo per amor proprio, per l’attaccamento alla “maglia”, perché sono i risultati a parlare; già da soli e prima di me”.
A proferire queste parole al nostro magazine è il maitre e sommelier di Senorbì Raffaele Porced du nominato lo scorso anno vicepresidente nazio nale dell’associazione Nuova Ospitalità Italiana. Una carriera in costante ascesa quella di Porced du, nel 2020 premiato con il Grifo Nobile all’An teprima Vino Nobile di Montepulciano (Toscana), assegnato dal Consorzio del Vino Nobile di Mon tepulciano a quelle figure che si sono distinte per la promozione del vino italiano.
Il sommelier della Trexenta si è specializzato in Italia e in Europa e il suo nome ora figura nel go tha dei professionisti internazionali.
“Quali sono i migliori vini della splendida Sarde gna? Altisonanti denominazioni quali il Vermen tino di Gallura, il Cannonau e il Monica di Sar degna, il Carignano del Sulcis, la Vernaccia di Oristano e ben altri a noi piacendo.
Cogliamo qualche dettaglio delle eccellenze Made in Sardinia. Il Cannonau, che ci ha pre sentati e resi famosi in tutto il mondo, si ottiene dall’omonimo vitigno (ben noto anche col nome di Grenache) e risulta come la varietà regionale più coltivata. Il Cannonau è il nostro Cavaliere, e come ogni grande Cavaliere sfila con una Dama accanto: il Vermentino. Da questo vitigno si ottie ne il celebre Vermentino di Gallura DOCG. Al momento unica DOCG della Sardegna ma… tranquilli, prossimamente giungeranno bei rico noscimenti e promozioni. Nel frattempo Canno nau e Vermentino ben rappresentano il cuore pulsante del vasto patrimonio enologico sardo. A tutt’oggi vale un “detto”, dagli echi leggenda ri, secondo il quale i ristoranti non possono di chiarare eccellenza nei menù di pesce se entro la carta dei vini manca il Vermentino di Gallura.
Raffaele PorcedduInsomma, per me che vivo e lavoro al di fuori del la mia Terra Madre, generosa di Natali caldi e appaganti, è motivo di orgoglio presentare e rac contare questa Materia, questa alcolicità illustre espressa in note fruttate, speziate e immerse in colori intensi. Dove elegante sapidità, marina e terrestre, regna sovrana con l’accompagno di profumazioni persistenti. La loro fusione alcolica ormai si distingue e trova la degna collocazione tra i migliori vini che sventolano sotto il Tricolore. W la Sardegna”.
C’è l’associazione sportiva dilettantistica GAAC 2007 VERONAMARATHON A.S.D. dietro la Verona Marathon, la Giulietta&Romeo Half Marathon, la Cangrande Half Marathon, la Last 10k e la Christmasrun di Verona. Un team che, grazie alla fattiva collaborazione con il Comune di Verona, è riuscito in questi anni a fare della maratona di Verona e della Giulietta&Romeo Half Marathon uno degli ap puntamenti del settore più apprezzati in Italia.
E’ tutto pronto per la nuova edizione della Vero na Marathon che si disputerà il 20 Novembre 2022. Riconosciuta da World Athletics e Fidal, GAAC 2007 affonda le proprie radici nella metà degli anni ’50, quando un gruppo di ami ci appassionati di escursioni in altura fondò il “Gruppo Alpinisti Amici del Carega”.
I soci del GAAC si dedicarono alla corsa in mon tagna (specialità della quale Sergio Pennac chioni uno dei soci fondatori – ed il suo il team erano fortemente affascinati). Il passaggio all’atletica leggera avvenne nel 1965 quando nella squadra entrarono alcuni giovani promet tenti che sarebbero poi stati protagonisti di pa gine importanti di storia sportiva. A quel punto Sergio Pennacchioni contattò Dario Bergamini che lo affiancò prima come sponsor e poi come dirigente. Dai primi anni 80 la squadra ha inizia to a raccogliere alcuni nomi d’eccezione tra cui Gelindo Bordin (campione olimpico di marato na a Seul 1988), Francesco Panetta (oro nei 3.000 siepi e argento nei 10.000 ai Mondiali di Roma 1987), Loris Primazzoni ed Alfonso Va licella.
GAAC formò anche una squadra “rosa” di gran de successo in cui ricordiamo Laura Fogli e Ma ria Curatolo.
Il team in quegli anni era supportato dalla ap passionata partnership con il dott. Franco Ci colini – titolare della industria alimentare PAF – che contribuì a far nascere, sotto l’ala della GAAC, l’ATLETICA PAF.
Nel 2019 la Veronamarathon ha visto più di 2000 atleti al traguardo della maratona, circa 2600 tagliare quello della Cangrande Half Ma rathon e ancora 1300 completare la Last 10km. Nel 2019, in 5000 hanno tagliato il traguardo della Giulietta&Romeo Half Marathon e 566 coppie quello della Staffetta Duo.
Il prezzo degli skipass quest’inveerno salirà un po’ dappertutto. crisi energetica, inflazione.. a fronte di un piccolo ritocco del prezzo degli skipass a cui ormai siamo abituati, quest’anno l’aumento sulle montagne italiane è stato misurato ufficialmente “tra il 5% e il 12%”, pur tenendosi tutti una riserva su eventuali picchi nei costi del gas o tassazioni “improvvise” che potrebbero ulteriormente appe santirne il costo. Del resto, l’energia elettrica, che pesava sul fatturato di una società di impianti per circa il 10% e ora per almeno il 30%, accende seg giovie e telecabine ma anche i cannoni dell’inne vamento programmato la cui azione, soprattutto ad inizio stagione, è fondamentsale per preparare quello zoccolo duro di nevbe gelata e compatta che su cui poi si posa la neve naturale e che dura fino a primavera.
Detto questo, il giornaliero del Dolomiti SuperSki in alta stagione (quello di cui gli sciatori hanno bi sogno per il Sellaronda nelle quattro valli ladine)
due anni fa costava 62 € e oggi ne costa 74 €. Costano ancora di più, in proporzione, gli “skipass di valle” che permettono l’accesso agli impianti di un solo determinato comprensorio all’interno del carosello del Dolomiti SuperSki: 69 € di Cortina d’Ampezzo, 68 € in Alta Badia, 59 € in Gardena e, tra le destinazioni più vicine e più amate dai man tovani, 55 € in Fiemme e a SanPellegrino Falcade, e 52 € a San Martino di Castrozza.
A Campiglio e nello Skiarama Dolomiti? Costa 69 € ma si può risparmiare con lo “skipass dinamico” per cui il prezzo online viene ridotto in funzione dell’anticipo con cui lo si acquista dal 3% al 20%.
La soluzione? Provate a pensare di andare a scia re in Friuli Venezia Giulia: natura selvaggia, grande cucina, tanta neve, sei bei comprensori da Tarvisio a Sella Nevea fino a Piancavallo, lo skipass costa 39.50 € ed è l’unico posto che non ha alzato i prezzi rispetto allo scorso anno.
(ENRICO MARIA CORNO)
Half Ma rathon viene posticipata al 13 giugno causa Covid19. Un nuovo percorso e un nuovo arrivo all’interno dello Stadio Bentegodi di Verona por ta gioia e soddisfazione ad atleti e organizzatori che dopo più di un anno di chiusura possono ritornare a correre.
Nel 2021: la
Da qui la significativa scritta stampata nel retro delle Tshirt: “Verona ricomincia a correre” Quest’anno la Hoka Verona Marathon di 42 km, la Zero Wind Cangrande Half Marathon di 21 km e l’ Avesani Last10Km vi aspettano.
Un progetto iniziato nell’autunno del 2019 che avrebbe dovuto concludersi al massimo nell’ar co di un anno. Purtroppo invece la pandemia che ha invaso tutto il mondo ha dilazionato ed allungato i tempi, mettendone più volte a rischio la stessa produzione e realizzazione. Stiamo parlando di “1911. Era biancorossa”, il primo film interamente dedicato al Mantova Calcio che verrà proiettato per la prima volta nella serata di venerdì 11 novembre alle ore 21 presso la Multisala Ariston di via Principe Amedeo a Mantova.
In realtà l’arco temporale che il docu-film pren de in considerazione è legato agli ultimi 60 anni, ovvero dal 1961, quando la squadra biancoros sa allora denominata OZO per l’abbinamento ad una raffineria di petroli debuttò per la prima volta in serie A.
Un’idea nata da Film Commission Mantova e Comune di Mantova per celebrare il passato e gli anni più belli del calcio cittadino, che pur troppo in questo lasso di tempo ha conosciuto anche le amarezze dei fallimenti e di tante ano nime stagioni tra serie C ed anche meno. Sono stati incaricati della produzione e della regia Stefano Mangoni e Mario D’Anna, entrambi mantovani, un binomio che ha già all’attivo di versi film premiati anche nei concorsi specializ zati. I quali hanno contattato anche il giornalista Alberto Sogliani, conoscitore della storia della squadra biancorossa anche di epoche passa te, mettendo a punto un prodotto che ora, dopo tante difficoltà, viene proposto alla cittadinanza anche a futura memoria.
Non è stato un lavoro facile, anche perché si voleva uscire dai canoni del documentario clas sico stile intervista, già elaborato ai tempi del centenario del club sottoforma di due DVD dalla società biancorossa e da Telemantova. Di conseguenza si è pensato ad una sceneggia tura originale, partendo da una vera e propria storia che si snoda secondo un filone ed una trama filmica. Dove si parla di un ragazzino dei giorni nostri, interpretato da Simone Cuffa, fi glio dell’ex giocatore del Mantova Matias, che si trova da solo all’interno dello stadio Martelli. Curioso di ricercare gli angoli più remoti, trova una serie di vecchie fotografie di personaggi in azione che, di volta in volta, si animano e rac contano la loro esperienza con la maglia bian corossa. Tra ritagli di giornale, filmati di epoca e naturalmente interviste realizzate ai giorni nostri.
Sono stati scelti, per opportunità, otto ex calcia tori ognuno rappresentativo di un ciclo in ordine cronologico inverso: partendo dai più vicini a noi, ovvero Gaetano Caridi e Gabriele Graziani, proseguendo poi con Ivano Martini, Sauro Frut ti, Franco Panizza, Ugo Tomeazzi, Dino Zoff ed Angelo Benedicto Sormani. Purtroppo c’è una nota triste e riguarda proprio Panizza, uno dei protagonisti, scomparso la scorsa estate a cui D’Anna, Mangoni e Sogliani si sentono in dovere di dedicare idealmente l’intera produzione. Ne è uscito un film in piena regola, con momen ti di entusiasmo ma anche di commozione che coinvolgeranno gli spettatori toccando i mecca nismi della memoria. Il finale è a sorpresa e farà scaturire una lacrima di commozione a chi ha vissuto questi momenti storici.
“60 anni sono tanti ed è inevitabile che non si possa toccare ogni periodo – dice Alberto Sogliani - Anche perché poi occorre stare nei tempi della produzione filmica e non annoiare il pubblico con una trama eccessivamente lunga.
Ne è uscito un docu-film di circa 90 minuti che speriamo possa piacere alla gente allo stesso modo con cui abbiamo voluto chiudere questo progetto. Malgrado le poche disponibilità eco nomiche ed il Covid che ha ostacolato a più ri prese la realizzazione. Ci teniamo a ringraziare tutti coloro che hanno contribuito, in vari modi, a questa opera che vuole essere idealmente una sorta di regalo alla cittadinanza, tra passa to e futuro. E ci teniamo anche a dire che gli otto personaggi sono solo i rappresentanti di tutte quelle migliaia di persone, tra calciatori, dirigenti, presidenti, tifosi e collaboratori vari, hanno speso parte della loro vita seguendo questi colori ”.
“Abbiamo dovuto fare un grande lavoro di mon taggio e produzione – commenta Stefano Man goni – di conseguenza è stato un progetto im pegnativo e lungo. Ma l’entusiasmo è stato più forte delle difficoltà ed alla fine siamo davvero curiosi di vedere come potrà reagire la gente. Io sono anche tifoso del Mantova da sempre, per cui spero che le emozioni che ho provato nel co struirlo possano essere trasferite il più possibile attraverso lo schermo”.
“Durante il primo lockdown della primavera 2020 – precisa Mario D’Anna – il lavoro ha ine vitabilmente subito un rallentamento. Tra uffici chiusi, gente chiusa in casa e difficoltà anche a trovarci tra di noi per andare avanti nel proget to. Ci sentivamo spesso al telefono e questo ci ha aiutato a vivere in modo un po’ diverso un momento davvero complicato della nostra sto ria recente. La passione nel volerlo chiudere ha prevalso perché pensavamo di avere tra le mani una produzione unica nel suo genere”.
Da sx Stefano Mangoni, Angelo Benedicto Sormani e Mario D’Anna