1 minute read

La vaca mora

Next Article
Paese natale

Paese natale

26

lazzarone, la vaca mora – locomotiva e vagoni – mi era simpatica e utile: vedevo un sacco di gente alla fermata, salivo sui respingenti dell’ultimo vagone per un passaggio fino al non lontano ricreatorio, i finestrini aperti erano bersagli dei cartacei proiettili (pìro·e) della cerbottana, sulle rotaie facevo schiacciare barattoli o altri contenitori quasi sempre vuoti. Più birichinate che cattiverie.

Advertisement

27

La scuola

Tutto questo discorso è nato considerando che quasi nessuno dei bambini va oggi a scuola a piedi, da solo, non accompagnato in macchina dai genitori, mentre ai nostri tempi era il contrario.

Ho ripensato alla scuola nel paese, alla sberla che mi sono preso dall’insegnante, ai sassi caldi che tenevamo nelle tasche d’inverno camminando su strade ghiacciate, alle sli§egade (scivolate) sulle lunghe lastre di ghiaccio (sli§egaro·e) naturali o provocate con secchiate d’acqua, alle grandi stufe della scuola e alla poca legna, a quanto fosse vicina a casa la scuola a Vicenza: volevo parlare di questo ma ho parlato di tante altre cose e mi accorgo che sulla scuola non ho molto da dire.

La sberla dall’insegnante nella scuola del paese è giunta inaspettata ma forse non immeritata. Eravamo in classe, si sentivano gli aerei volare bassi, ripetutamente. Siamo corsi tutti alle finestre a guardare (ma perché non ce l’ha impedito?). Io guardavo, ammiravo, ho espresso ad alta voce la mia ammirazione – “che picchiata!” – e mi sono preso un sonoro schiaffo in faccia: i caccia “americani” stavano mitragliando la stazione, un due-trecento metri davanti a noi … proprio dove l’insegnante abitava. Magari oggi i genitori la denuncerebbero: i miei non lo fecero, anche perché prudentemente non ne parlai, allora.

Alla scuola di Vicenza anche se avessimo avuto l’automobile mai ci sarei andato non a piedi. Nelle strade non c’era gran traffico: biciclette, qualche carro trainato da

This article is from: