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cui era più e altre in cui era meno della media nazionale e zone in cui era più e altre in cui era meno della media regionale.

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Senza le medie statistiche si rischia però una visione del tutto personale e sbagliata della realtà e uno, se non ha frequenti contatti con il restante 90%, può pensare che tutti o quasi si trovino nella sua condizione mentre in realtà fa parte del 10% o meno.

Basandomi solo sulla mia esperienza personale la realtà mi appariva diversa: non ricordo d’avere conosciuto analfabeti se non eccezionalmente. Secondo le statistiche nel 1951 nel Veneto erano il 7% ed è quindi abbastanza normale che fra le persone della mia età non ce ne fossero.

I miei genitori erano nati nel 1908 in un paese a Nord di Vicenza, nella pianura sotto l’Altopiano di Asiago, zona agricola e di guerra quando andavano a scuola. Erano figli di contadini e artigiani ed entrambi sapevano leggere e scrivere correttamente. I miei nonni erano nati nel 1873, 1878, 1882 e 1883: tutti sapevano leggere e scrivere. Tutti quelli che ho conosciuto parlavano in veneto ma leggevano e scrivevano in italiano, più o meno corretto. Avevano qualche difficoltà a parlare italiano ma sicuramente capivano chiunque lo parlasse, capivano un po’ perfino il latino ecclesiale e – magari storpiandolo – lo recitavano pure.

Penso che tutt’ora un veneto venga riconosciuto sia per la cadenza che per la tendenza a sorvolare su doppie ed elle anche se – per il resto – usa un italiano corretto. Quando una quarantina di anni fa ho lasciato il Veneto, tutti quelli che conoscevo parlavano in dialetto, tranne usare l’italiano

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