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L’ambiente è un sistema complesso, le soluzioni facili non funzionano

La siccità di questi ultimi mesi ripropone il tema dei cambiamenti climatici ed in conseguenza rimette in discussione i rapporti tra sistema economico e sistema ambientale. In proposito i proclami, le enunciazioni di principio, le proposte di soluzioni avveniristiche sono molto numerose. Così come frequenti sono le analisi che considerano solo un aspetto specifico del problema ambientale proponendo soluzioni che apparentemente risolvono il problema, ma che in realtà spostano semplicemente il medesimo in altri paesi o in altri settori produttivi.

Le difficoltà che si incontrano con i temi ambientali derivano frequentemente dall’essere l’ambiente un sistema complesso nel quale è necessario tener conto non solo dei singoli elementi ma anche dei legami che si formano tra i medesimi. Inoltre gli interventi dell’uomo, nella maggior parte dei casi, non modificano un solo aspetto dell’ambiente, ma intervengono su vari componenti del medesimo. Ancora va sempre tenuto presente che quando si par-

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di Geremia Gios

Al di là delle posizioni ideologiche su trasporti ed emissioni, uno sguardo ai dati e ai bisogni reali per fermare la distruzione del pianeta come lo conosciamo oggi.

la di sostenibilità, ossia di qualche cosa che deve durare nel tempo, è necessario tenere presente contemporaneamente gli aspetti ambientali, sociali, economici, non solo, quindi, i soli aspetti ambientali.

Prendiamo ad esempio il tema del riscaldamento globale. E’ noto, in proposito che aumenti di temperatura di pochi gradi possono creare notevoli danni economici e, al limite, l’impossibilità per la vita dell’uomo sulla terra. Possiamo, in proposito paragonare la terra al corpo umano. Generalmente ognuno di noi ha una temperatura corporea pari a 36/37 gradi. Se questa temperatura sale di un paio di gradi siamo messi male, se aumenta di 4/5 gradi rischiamo se- riamente di fare una brutta fine. La stessa cosa avviene a livello del pianeta. E’ noto che la maggior parte degli scienziati ritiene che l’aumento di temperatura sulla terra sia la conseguenza dell’aumento della presenza nell’atmosfera dei cosiddetti gas serra. Tra questi di gran lunga il più importante è l’anidride carbonica che deriva, per lo più, dall’utilizzo di combustibili fossili. Considerate le potenziali conseguenze negative dell’effetto serra il dibattito sull’argomento è molto acceso anche in conseguenza dell’orientamento della Commissione dell’Unione Europea che spinge perché a partire dal 2035 non possano più essere prodotte automobili con motori a scop- pio quali quelle attualmente in circolazione. Le attuali automobili dovrebbero, pertanto, essere sostituite da vetture con motori elettrici. Le conseguenze in termini di competitività industriale dei diversi paesi, costi per i consumatori, occupazione sono enormi. In conseguenza la discussione si è accesa e si sono creati due partiti che sostengono l’uno la necessità di arrivare a tale sostituzione l’altro la dannosità della medesima. Frequentemente i sostenitori dell’una e l’altra tesi si arroccano su posizioni ideologiche senza tener conto dei dati effettivi. Proviamo allora a partire da alcune informazioni di base. Il contributo delle emissioni europee è pari a circa il 7,3% dei gas serra complessivamente emessi a livello mondiale. Sempre in relazione al totale mondiale il contributo delle emissioni italiane è pari all’1,2%.

I trasporti sono tra le principali cause dell’emissione di gas serra. In Italia, ad esempio, circa il 30% di tutta l’anidride carbonica dispersa nell’atmosfera deriva dai trasporti (merci e passeggeri). Per questo il tema della sostituzione dei tradizionali motori a scoppio con altre tipologie è al centro delle considerazioni di politica ambientale. Questo anche perché le automobili sono all’origine di un’altra importante forma di in inquinamento costituita dalle polveri sottili (PM10, PM2,5). Polveri sottili che sono fortemente nocive per la salute umana e che si addensano in particolare nelle aree urbane e nei periodi invernali. Rispetto ai limiti di concentrazione delle medesime polveri sottili previsti dall’Unione Europea, ad esempio, nelle aree di fondovalle del trentino tra il 16 e il 25 febbraio 2023 ci sono stati dieci giorni consecutivi di valori superiori al limite considerato ammissibile. Allo stato attuale la tecnologia utilizzabile su larga scala per sostituire i motori a scoppio e costituita dalla trazione elettrica basata su batterie. L’utilizzo di auto elettriche rispetto a quelle a scoppio riduce fortemente l’inquinamento locale ossia la produzione di polveri sottili, mentre allo stato attuale della tecnologia molto più controverso è il contributo alla riduzione dell’inquinamento globale (emissione gas serra). Questo perché la produzione e la ricarica delle batterie richiedono processi che comportano a loro volta emissione di anidride carbonica. Processi che risentono molto delle fonti utilizzate per produrre l’energia elettrica utilizzata (E’ noto in proposito che il carbone inquina molto il fotovoltaico quasi zero). Secondo uno studio recente passare da un’automobile a benzina o a diesel ad una elettrica, tenendo conto del parco automobilistico italiano significa ridurre per ogni chilometro percorso rispettivamente del 18% e del 19% l’anidride carbonica emessa. Si tratta di una percentuale tutto sommato modesta che conferma che per contrastare l’effetto serra come altri aspetti del degrado ambientale non ci si può limitare ad un aspetto. E’ necessario rimettere in discussione l’intero modello di sviluppo e, forse, purtroppo, non siamo ancora pronti per farlo

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