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Siccità, la diga di Bissina in emergenza
Chiare, fresche, dolci acque sì, ma l’acqua di fiumi e laghi può avere caratteristiche simili quando presente in abbondanza. Invece ormai da mesi è poca, troppo poca anche da noi. Come non si è mai visto. Per esserne pienamente consci e prospettare quali azioni di adattamento siano da intraprendere rispetto a questa situazione, tramite l’aiuto della sindaca di Valdaone Ketty Pellizzari, siamo andati a verificare la misura di pienezza della diga di Bissina e le possibilità di ovviare ai disagi ambientali che ne derivano. “Ad oggi nell’invaso di malga Bissina sono presenti 9,5 milioni di metri cubi d’acqua - chiarisce Pellizzari -. La capienza massima complessiva è pari a 71,8 milioni; il riempimento di malga
Bissina quindi è al 15,8%. Per quanto riguarda la neve ce ne sono circa 50 centimetri, l’anno scorso erano 40, insomma davvero pochi; la neve è vitale per le falde acquifere e la pioggia, che speriamo possa arrivare prima o poi, non potrà comunque compensare questa carenza”.
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Una condizione che preoc-
di Mariachiara Rizzonelli
Il
riempimento di malga Bissina è solo al 15,8%. Per quanto riguarda la neve ce ne sono circa 50 centimetri, l’anno scorso erano 40: la situazione è difficile.
cupa lei e gli altri amministratori comunali delle Giudicarie. Se a livello idrico infatti la situazione 2023 replicherà o peggiorerà quella del 2022, gli acquedotti andranno in sofferenza.
“È normale nei nostri paesi veder scorrere l’acqua copiosa dalle fontane e poterla utilizzare senza grande parsimonia per i nostri orti e piccoli campi, ma ormai tutto ciò non è più scontato. Il nostro comune ha però realizzato interventi importanti e vorrebbe farne altrettanti per efficientare la rete acquedottistica locale, consapevoli comunque che se questo periodo di siccità perdurerà purtroppo questo non basterà”, sottolinea la sindaco.
Perciò, come altri comuni, il comune di Valdaone attraverso la società in house GEAS S.p.A. ha anche presentato un progetto sul bando PNRR per la Riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti, progetto che prevede sui tratti di maggiore criticità per perdite operazioni di sostituzione e rinnovamento delle infrastrutture acquedottistiche. La domanda è stata ammessa ma non finanziata, destino che ha riguardato tutte le domande dei Comuni trentini. Il comune di Valdaone avvierà comunque alcuni stralci di questo progetto attraverso il supporto provinciale e utilizzando le proprie risorse economiche. Ed ecco appunto la seconda ragione di preoccupazione, di natura economica questa volta, spiega la sindaca Pellizzari, circa siccità e capacità di continuare a po- ter finanziare come comuni quei servizi che attenuano l’oggettivo svantaggio della perifericità delle nostre zone, servizi che di fatto possono trattenere sul territorio le famiglie e sono in buona parte sostenuti con i finanziamenti ricavati dai canoni idrici.
“Le nostre maggiori entrate sono i canoni idroelettriciricorda Pellizzari - la siccità ha avuto un impatto sulla produzione idroelettrica del Gruppo Dolomiti Energia, gestore degli impianti. Per la società il costo maggiore dell’idroelettrico è legato ai canoni che rimangono sempre invariati nel tempo; l’attuale situazione però, tra costo dell’energia, inflazione e siccità può far implodere il sistema, per non parlare dell’incertezza che permane ancora sulla proroga delle stesse concessio- ni idroelettriche. Insomma si naviga a vista e all’orizzonte c’è solo nebbia e non pioggia purtroppo”.
In ordine invece a possibili interventi di mitigazione di questa situazione siccitosa la creazione di invasi di riserva potrebbe essere attuabile. Alcuni, come ricordava il vicepresidente della Provincia Tonina durante il sopralluogo fatto con il comune alla diga di Bissina ad inizio marzo, sono già stati fatti.
In ordine alla creazione ancora di una cabina di osservazione presso il B.I.M. del Chiese, Pellizzari non crede possa essere troppo efficace: “Ho avuto spesso modo di confrontarmi con i funzionari provinciali dell’APRIE (Agenzia Provinciale per le Risorse Idriche e l’Energia) e ho potuto apprezzare la loro preparazio- ne professionale e la loro approfondita conoscenza del sistema idrico e degli impianti idroelettrici della Provincia di Trento; nel momento in cui si dovessero far valere i propri interessi è fondamentale agire come sistema Trentino. Se non vi sono dubbi nel condividere che tutti i Comuni dell’asta del Chiese debbano unirsi per la salvaguardia del patrimonio ambientale che scorre lungo i nostri territori, dall’altra non ci si deve nascondere il fatto che l’utilizzo dell’acqua per scopi idroelettrici in un periodo di prolungata siccità possono diventare antitetici. Tuttavia, conclude, si può ancora partire da questo stesso assunto per trovare insieme delle soluzioni “non dimenticando il passato e il percorso che ci ha portato alla situazione attuale, ma soprattutto smettendo di navigare a vista, fermandoci, aprendo la mente e progettando soluzioni a medio lungo termine; gli obiettivi devono essere evitare lo spopolamento delle nostre montagne trentine e la continuità produttiva dell’agroalimentare italiano”.