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Cinghiali e cornacchie, continuano gli abbattimenti nel Chiese
di Giuliano Beltrami
Nel 2022 sono stati uccisi in zona poco meno di 200 cinghiali. Caccia anche alle cornacchie, colpevoli di insidiare il granoturco di Storo: nel 2021 ne erano state censite 600, dimezzate l’anno successivo.
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perfino quella dei conigli, in trent’anni o poco più il numero dei residenti è aumentato a dismisura, conquistando anche territori inesplorati. Per capirci, se la partenza (l’immissione) ha visto coinvolti territori di Storo, Darzo e dintorni, con il passare degli anni i cinghiali sono saliti verso nord, arrivando fino nella zona di Boniprati. Ed è inutile rimarcare che ovunque arrivino fanno strage di pascoli e di orti in quota. Come ha denunciato qualcuno, si sono trasformati in una vera peste. Tant’è che la Provincia, ad un certo punto, viste le contestazioni (perché ce ne sono state!) ha emanato provvedimenti che consen- tono di sparare anche fuori dalla stagione di apertura della caccia. A queste vanno aggiunte le uscite non quantificabili effettuate durante la stagione venatoria in concomitanza con la caccia ad altra selvaggina: capriolo, cervo e camoscio. Abbiamo usato il termine “sparare”, che non viene usato ufficialmente. Nel linguaggio paludato dei documenti viene usato il termine “controllo” per dire abbattimento. Evidentemente richiama meno la crudeltà e l’odore del sangue. La sostanza, ovviamente, non cambia. E dice che nel 2022 sono stati controllati nella valle del Chiese poco meno di 200 cinghiali.
Prima forniamo il dato riguardante le uscite, che sembrano moltissime perché sono collettive. A Bondone sono state 173, a Brione 73, a Castel Condino 123, a Cimego 98, a Condino 231, a Pieve di Bono 0, a Storo 1.232, a Bondo 1, a Breguzzo 0, a Daone 211, a Roncone 81. Venendo agli abbattimenti, i dati dicono che a Bondone sono stati cacciati 12 esemplari, a Brione 2, a Castel Condino 16, a Cimego 8, a Condino 35, a Storo 85, a Bondo e Breguzzo 0, a Daone 27, a Roncone 2, per un totale di 196 capi. A questi vanno aggiunti 56 feti, il che tradotto vuol dire che fra le vittime delle uscite ci sono femmine gravide. Non è un dato banale: infatti chi spinge per una riduzione radicale della specie sostiene che il modo più spiccio è quello di abbattere le femmine in primavera, quando sono gravide. Perché va considerato che ogni femmina mette al mondo un massimo di dieci cuccioli alla volta. In passato ci fu chi suggerì un provvedimento drastico, ma proprio perché drastico mai messo in pratica: togliere la licenza per quell’anno ai cacciatori che in primavera non abbattono almeno una femmina.
LA CORNACCHIA IN GABBIA
Qualche anno fa iniziò nelle campagne di Storo la caccia alle cornacchie, colpevoli del grave reato di lesa maestà nei confronti del pregiato granoturco di Storo. Problema: come fare per togliere di mezzo queste bestiacce? Ci scusiamo per l’ironia, povere cornacchie! La soluzione trovata è semplice: installazione di gabbie con richiami, così da convincere le ingenue ad entrare. A Lodrone sono state piazzate due trappole nelle quali sono cascate in totale una novantina di esemplari. Nelle due di Darzo ne sono state prese 112. Nella trappola di Storo ne sono state catturate 22. A margine c’è una notizia tipica dei nostri giorni: una delle trappole è stata vandalizzata, con liberazione degli animali.
Da qualche anno è in voga questa selezione. Per fornire qualche dato, nel 2012 sono state soppresse 106 cornacchie, nel 2014 112, 124 nel 2015, 96 nel 2016, 29 nel 2018, 32 nel 2020.
C’è pure un censimento nella zona di Storo e Bondone. Nel 2021 ne sono state censite 600, dimezzate l’anno successivo.