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Fiavé, approvato il progetto per la rotatoria, rimane l’incognita autorizzazione

Lo scorso 23 febbraio il progetto definitivo é stato depositato in Consiglio a Fiavé: si parla dei lavori di sistemazione a rotatoria dell’intersezione della Statale dei Laghi S.S.421 con la strada provinciale di Fiavé S.P.5 e la comunale per la frazione di Favrio. In poche parole, l’incrocio all’altezza dell’autofficina Speranza, in località Canova.

L’opera é realizzata dal Comune di Fiavé su delega del Servizio Gestione Strade della Provincia. La rotatoria attende da almeno 5 anni, quando nel 2018 la precedente amministrazione Zambotti aveva portato il progetto in Consiglio per la prima volta. Se si vuole essere precisi l’opera, messa in programma già a partire da inizio mandato a maggio 2015, ha visto il primo incontro con la popolazione in data 29 settembre di quello stesso anno. Dopo tanta burocrazia nel 2020, prima del Covid, la rotatoria stava già per partire coi lavori, c’erano accordi con la Provincia già dai tempi della giunta Ugo Rossi. Della rotatoria, a Fiavé, se ne parla quindi da tempo. Di sicuro un lungo percorso. Dopo un blocco da settembre 2020 al 2023, oggi si riprendono in mano le carte dell’opera. Si smuove la situazione? A gennaio nella seduta della giunta provinciale a Comano Terme è stato annunciato che il progetto per la sistemazione della rotatoria era concluso, si parlava di 100 mila euro coperti dalla Provincia su circa 300 mila totali.

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Si farà l’opera? A fine febbraio, in Consiglio comunale, é passato il progetto in via definitiva, ora si aspetta il via libera della Provincia per procedere con bando di gara e appalto dei lavori.

“Ad oggi manca l’autorizzazione da parte della Provincia - spiega l’attuale sindaca di Fiavé Nicoletta Aloisi. - Solo allora potremo procedere con il bando di gara e l’appalto dei lavori.” Per ora quindi non ci si sbilancia nel parlare di tempistiche, anche se dal Comune dicono di sperare in qualche passo ulteriore entro l’anno. “É un’opera strategica per il centro abitato. Al momento - ha ricordato Aloisi - manca visibilità a chi, scendendo da Fiavé, imbocca le strade per Riva del Garda o in senso opposto, per Trento. Si tratta di un ingresso piú sicuro anche verso la frazione di Favrio. A questo si aggiunge il valore all’immagine del paese, di cui l’inserzione é ad oggi l’ingresso principale, anche come accesso ad Erika Eis e al Museo delle Palafitte, patrimonio Unesco.” Si dicono di certo soddisfatti anche dal Gruppo di minoranza del Comune, di cui fanno parte alcuni consiglieri che nel 2018, in carica con la precedente Amministrazione, hanno promosso per primi la strategicità dell’opera. “Quella di oggi è sicuramente una notizia positiva - ha commentato la capogruppo Eddy Calliari. - Da sempre ci premono i temi di viabilità e sicurezza sulle strade. Siamo contenti di aver lasciato in eredità diverse opere, il parcheggio del Polo Museale vicino al cimitero ad esempio. Speriamo vedano una conclusione”.

Si può dire che venerdì 10 marzo è stato un “venerdì nero”? Lo diciamo, perché quel giorno ci ha lasciati un uomo scomodo, si potrebbe dire ingombrante, ma di uno spessore culturale che difficilmente si può raggiungere.

E la disavventura di chi raggiunge vette elevate è quella di sentirsi raggiungere dal basso dalle critiche. Perché l’invidia, la gelosia, il pettegolezzo, sono tutte armi improprie facilmente utilizzabili anche se non si è dotati di una buona mira.

Di Gianni Poletti (morto a 83 anni) hanno scritto e raccontato in tanti. Il Giornale delle Giudicarie mi chiede di ricordarlo, e non è facile farlo dopo averlo già ricordato mettendo inchiostro su altre pagine. Intanto va ricordata la biografia.

Nato subito prima della seconda guerra mondiale in una Storo contadina, com’erano contadine tutte le comunità del tempo, fu mandato in seminario perché gli insegnanti della scuola dell’obbligo erano convinti che lo meritasse. Allora accadeva così: non per niente molti degli uomini di quella generazione che hanno guidato le istituzioni provinciali, che hanno insegnato all’università, che sono finiti al Parlamento, sono passati dal seminario. Quasi tutti passati per studiare, ma usciti senza tonaca. Poletti no: lui era uno che arrivava sempre fino in fondo.

E arrivò in fondo anche lì. Fu consacrato sacerdote e iniziò a celebrare messa: prima in Vallagarina, poi nella chiesa di Santa Maria Maggiore di Trento. Erano gli anni post

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