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Rimuginare, quando “l’aver pensieri” diventa patologico

P er parlare ci serviamo di un macchinario assemblato in modo abbastanza buffo, che ci permette anche di respirare e che emette un flusso sonoro generato dalla glottide, dal palato, dalle corde vocali, dalla lingua, dai denti e dalle labbra. Il nostro cervello invece, che immaginiamo ma che non vediamo, evoca pensieri e soluzioni meravigliosamente varie e oscillanti il più delle volte astratte. Ma a volte si blocca e non è più padrone di se stesso, non abbiamo conoscienza dei limiti e restiamo in attesa di soluzioni che non arrivano. La capacità di pensare è tipica di noi umani, perché ci permette di riflettere, di decidere sul da farsi, di dare un significato alle cose. Ma quando non riusciamo ad innescare una soluzione che ci soddisfa e ci blocchiamo su immagini mentali ripetitive che non ci portano da nessuna parte, allora si instaura una sensazione di impotenza che genera tristezza, malessere ed ansia. Diventiamo apatici e i contenuti del nostro stato mentale non sono risolutivi si genera solo rimuginio! A livello evolutivo il rimuginio equivale ad attivare uno stato di attenzione costante che accresce la tensione come quando si avverte un pericolo che porta all’attacco o alla fuga. Si liberano le sostanze dell’allerta : la dopamina, l’adrenalina, il cortisolo che hanno azione negativa sulla capacità di concentrazione e sull’umore e influenzano il sistema immunitario. Il rimuginio è la malattia del pensare avanti e indietro. Vagare da recriminazioni del passato a timori per il futuro, senza più contatto col presente col quale invece bisognerebbe reagire e agire. I pensieri del rimuginare sono del tutto astratti e non portano all’azione; si ripiegano su se stessi oppure si ampliano e si estendono associati al contenuto di partenza, ipotizzando delle soluzioni che non corrispondono al vero. Generano un enorme dispendio di energia fisica e mentale che alla fine porta al dispendio del tono dell’umore e ampia il vissuto di paura e di minaccia. Si rimugina nella convinzione che pensare ad un problema in modo continuativo sia la via migliore per trovare la soluzione, senza rendersi conto che bloccarsi nel rimuginare diventa un’insidia che non paga, ma che

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Gianni Ambrosini - oncologo può anche intensificare i vissuti pregressi spiacevoli e può compromettere la capacità di elaborare le emozioni. Bisogna imparare a vivere la realtà del presente così come accade, accettando le situazioni negative e spostando l’attenzione sui pensieri positivi. Preoccuparsi del presente può essere funzionale perché ci spinge ad agire per trovare soluzioni. Invece riflettere e fare riferimento in modo ripetitivo e continuato agli stessi vissuti, senza la possibilità di fare passi in avanti che possano essere risolutivi crea ansia, stress e tristezza. Rimuginare,“avere pensieri”, anche preoccupazioni è un fatto assolutamente normale. Diventa patologico quando diventa ossessivo e ripetitivo e non controllabile. Le preoccupazioni possono derivare da esperienze del passato ( tipico degli stati depressivi ) o del presente e del futuro ( tipico degli stati ansiosi) e riferirsi a problemi economici, di lavoro, affettivi, etc. Evocare eventi o ricordi del passato o subire la passività del presente, si crede, serva a ridurre o a placare l’ansia e aiuti a risolvere i problemi facendo adottare decisioni più giuste e a non pensare al peggio. Ma è accertato che non è un atteggiamento corretto perché l’ansia aumenta invece di diminuire; succede perché non è un pensiero positivo, non porta ad alcuna soluzione ma al contrario esagera il problema, aumenta il disagio, impegna le nostre risorse in modo ripetitivo facendoci perdere di vista le soluzioni reali. E’ un atteggiamento che può essere generato da scarsa autostima o da eccessivo perfezionismo oppure da fattori traumatici o negativi o ancora da momenti in cui bisogna affrontare una paura o un evento stressante. Si perde la capacità di fare attenzione al presente in quanto prevale l’esperienza vissuta o si immagina in modo distorto quella futura l’immobilismo mentale, ma dare spazio alla creatività che ognuno possiede, dare cittadinanza al così detto “pensiero laterale”. Bisogna interpretare e interagire con la realtà abbandonando le nostre convinzioni che a volte ci rendono incapaci di scegliere i percorsi più giusti; i pensieri non sono la realtà ma l’interpretazione che noi facciamo della realtà. I pensieri provocano emozioni il rimuginio malessere. Cerchiamo di capire la differenza fra la nostra interpretazione della realtà e i significati che diamo ad essa e che dipendono spesso da esperienze pregresse. I pensieri diventano a volte le storie che ci racconta la nostra mente e quando sono associati alle esperienze della vita possono anche essere assolutamente negativi. Ma il rimuginio non è la soluzione vincente. Sono pensieri inutili e bisogna capire come si generano e imparare a staccarsi da essi. e facendo prevalere l’ansia ci sarà difficoltà a decidere del presente. Possono verificarsi effetti negativi sulla salute come disturbi d’ansia, dell’appetito, del sonno, del sistema nervoso e del sistema immunitario. Smettere di rimuginare non è facile ma è possibile se si riesce ad assecondare la mente, non cercando di controllarla ma portandola su nuovi percorsi che rivolti al futuro provocano motivazione e possono essere curativi. Ma se rivolti al passato generano frustrazioni nel tentativo di cercare spiegazioni non sempre possibili ( … perché proprio a me ?). E’ fondamentale mettere in pratica strategie vincenti ogni volta che si avverte che si sta attivando il processo di rimuginazione. Può funzionare decidere di attivare in momento della giornata “l’incontro” con i pensieri negativi. Non è piacevole pensare negativo ma l’idea di doverlo fare può aiutare a fuggire dal quel momento. L’attività fisica, il movimento modifica l’inattività corporea tipica del malumore, dei momenti in cui prevale l’ansia. Il corpo sollecitato a muoversi modifica la respirazione, il controllo coordinato della muscolatura richiama l’attenzione e genera il rilascio di endorfine, si prova benessere fisico e mentale, la mente si sposta dai pensieri ripetitivi e stressanti. Si possono mettere in pratica le strategie di problem solving : elaborazione di piani e strategie efficaci che portano in genere alla soluzione dei problemi. Nel rimuginare non esiste un problema reale, si crea un percorso fittizio perché ci si preoccupa in maniera generica della possibile evenienza di qualcosa che potrebbe succedere; è immaginare il futuro facendo prevalere le previsioni assolutamente negative. Per star bene bisogna “pensare ed agire”, dobbiamo evitare

Quando non riusciamo ad innescare una soluzione che ci soddisfa e ci blocchiamo su immagini mentali ripetitive che non ci portano da nessuna parte, allora si instaura una sensazione di impotenza che genera tristezza, malessere ed ansia. Se diventiamo apatici e i contenuti del nostro stato mentale non sono risolutivi si genera solo rimuginio!

Il Giornale delle Giudicarie

mensile di informazione e approfondimento Anno 21 aprile 2023

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