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La Liberazione nelle Giudicarie
25 aprile, Festa della Liberazione. Da un bombardamento iniziamo a vedere qualche episodio accaduto nella nostra valle nella primavera del ’45. Riportiamo la testimonianza di Gino Carli, raccolta in un articolo di Alberto Masè pubblicato sul giornale comunale di Comano del 2018. “Squadriglie volanti tedesche sorvolavano i cieli delle Giudicarie, bombardieri a decine, con piccoli caccia che li scortavano. Un giorno ero alla fontana di Vigo Lomaso, si udì un boato enorme, erano cadute tre bombe, senza colpire nessuno.” Qualche tempo dopo a Dasindo “un caccia seguì un furgoncino e lo mitragliò: la donna di Riva che era a bordo morì, l’autista rimase incolume.”
Tutti poi ricordano il passaggio notturno di “Pippo”, nome con cui venivano popolarmente chiamati, nelle fasi finali della seconda guerra mondiale, gli aerei da caccia notturna delle forze Alleate che compivano solitarie incursioni nei cieli italiani. A inizio maggio aumentò il passaggio di soldati tedeschi dal Garda verso nord, e molti paesani scappavano in montagna o si nascondevano. Ancora Carli ricorda che da Dasindo arrivarono tre camionette militari americane, e chiesero a noi bambini di Vigo dove erano i tedeschi.
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Testimonianze di quel 25 aprile 1945 entrato nella storia d’Italia.
“A Campo!” Giunti lì, ci fu una trattativa, l’ufficiale tedesco consegnò la sua rivoltella all’americano. Poi arrivarono tre partigiani della zona con fucili a tracolla, e furono allontanati bruscamente dagli americani. I tedeschi furono lasciati ripartire verso nord. Secondo una testimonianza di Bruno Aloisi di Dasindo, raccolta in una ricerca dei ragazzi della scuola media di Ponte Arche del 1982, “partigiani ce n’erano a Bleggio, Fiavè e Ballino.
A Riva ce n’erano molti, e se le SS scoprivano i rifornimenti di armi e di cibo li uccidevano sul colpo. Un altro testimone di San Lorenzo ricorda che il pri- mo maggio ’45 i tedeschi appena arrivati posero i cannoni a Promeghin. Il giorno dopo nevicò , e arrivò l’ordine di por fine alla guerra. Se ne andarono in direzione Molveno.
Alessandro Bailo di Stenico ricorda che i primi di maggio “la resa delle truppe tedesche agli alleati è avvenuta nella piazza del mercato di Ponte Arche vicino all’albergo Posta. Gli americani si sono comportati dignitosamente, han preso in consegna le armi senza umiliare il nemico”. Adele Daldos di Campo dice che “l’arrivo degli americani fu accolto festosamente. Si sistemarono a Castel Campo, vivevano di scatolette e noi restammo molto stupiti di questo perché erano le prime scatolette che vedevamo. Avevano in bocca strane caramelle che duravano molto: chewing gum e le offrivano alle ragazze ed ai bambini.”
Giuseppina Castagnari di
Sclemo racconta che i tedeschi, accampati nelle scuole, andavano nelle case a barattare oggetti per del cibo. ”Un tedesco venne da me per avere un po’ cibo con una macchina fotografica. Mi raccomandò di tenerla bene perché era un regalo di suo nonno e ci teneva moltissimo. Dopo 11 anni tornò a trovarmi e non si aspettava che possedessi ancora la sua macchina fotografica. Io la avevo conservata e gliela restituii”.
Nel libro del 2001 curato dalla Utetd di Santa Croce di Bleggio, Settimo Bosetti di San Lorenzo in Banale ricorda come fu da reduce il ritorno a casa: si ritrovarono gli affetti ed il calore, a cui però seguì un senso di tristezza. “Mancano tanti amici, dei più non si hanno notizie da tempo. C’è anche miseria, manca il lavoro e per noi reduci si presenta una situazione poco allegra. Chi aveva avuto la fortuna di evitare il servizio milita- re aveva lavorato, c’era chi aveva fatto mercato nero ed era pieno di soldi.” Lo Stato minimizzò, la legge 336 diede 7 anni di prepensionamento agli statali, e gli altri, “cittadini di serie B, la valigia e via di nuovo. Gli anni più belli buttati nella maniera più inutile e tremenda”.
Guardandoci attorno, fra guerre vicine e lontane, ci sembra che purtroppo la storia non abbia insegnato niente. (C.G.)