Prof. Maurizio Carta
Reimmaginare Palermo capitale della cultura
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PALERMO since 1806
Prof. Maurizio Carta
Reimmaginare Palermo capitale della cultura
Tutto il materiale originale contenuto in questo documento è di proprietà dell’autore, Laboratorio di Urbanistica 2 “CreativeCity Lab” e Smart Planning Lab dell’Università di Palermo. Licenza Creative Commons citando la fonte. Si ringrazia Manifesta 12 Palermo e OMA per la gentile concessione dell’utilizzo delle immagini tratte dal Palermo Atlas. Si ringrazia il Comune di Palermo per la gentile concessione dell’utilizzo delle immagini tratte dal Piano Strategico Palermo Metropoli 2025. Si ringraziano gli autori e/o i promotori dei progetti citati per la gentile concessione delle immagini. © Prof. Maurizio Carta, Università degli Studi di Palermo, marzo 2018
Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018 non è un riconoscimento, ma una sfida. La sfida a reimmaginare il futuro a partire dal diverso presente delle città che già hanno iniziato un nuovo processo di sviluppo basato sulla cultura e la creatività.
Maurizio Carta, Unipa
Lo sviluppo sostenibile ha radici culturali e ali creative!
Maurizio Carta, Unipa
CULTURAL CHALLENGES FOR
#GOALSforPEOPLE HOW CREATIVE CITES CAN CONTRIBUTE TO THE RIGHTS TO THE CITY?
#GOALSforPOWER HOW CREATIVE CITES CAN CONTRIBUTE TO THE QUALITY OF LIFE?
#GOALSforPLANET
Maurizio Carta, Unipa
HOW CREATIVE CITES CAN CONTRIBUTE TO THE GOVERNANCE OF CHANGE?
MY VISION
Maurizio Carta, Unipa
La città del futuro sarà una città più intelligente, più sostenibile e più solidale, una città produttrice di nuova cultura urbana: la città creativa 3.0 sarà in grado di competere nel panorama internazionale attraverso la costante interazione tra identità e innovazione ed attraverso la capacità di generare creatività e di alimentare nuovi futuri sostenibili a partire dal proprio patrimonio culturale.
7% 8.2% è il rendimento sociale in Italia della economia culturale
Maurizio Carta, Unipa
del PIL mondiale è prodotto dalle industrie culturali
Maurizio Carta, Unipa
La cultura è fattore primario di sviluppo se in grado di affondare le radici nel palinsesto della storia della città e protendere le sue ali nel progetto di futuro. È un rizoma composto da luoghi e da persone, da patrimoni tangibili e intangibili, ma anche da identità civica e visione. Le politiche culturali, quindi, non devono accontentarsi di attivare eventi e manifestazioni temporanee, ma devono concretizzarsi in luoghi di incontro per la comunità, consolidarsi in servizi permanenti e, soprattutto, migliorare la nostra vita attraverso l’energia propagata dai nuovi epicentri culturali. La cultura come fattore di sviluppo richiede, quindi, un poderoso progetto di città, fatto di pratiche, ma soprattutto di politiche, di strategie a lungo termine ma anche di tattiche quotidiane. Usare la cultura come capitale significa vivificare il patto culturale che sta alla base dell’art. 9 della Costituzione Italiana: «la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Un vessillo dietro il quale combattere la nostra comune battaglia perché l’Italia sia davvero fondata sulla cultura, e per questo, capace di generare lavoro, diritti e felicità dei suoi cittadini.
Maurizio Carta, Unipa
In un paese che voglia riconquistare la dimensione culturale dello sviluppo, Palermo si propone come laboratorio. La sua estesa e profonda armatura culturale, i suoi beni protetti dall'Unesco, l’arcipelago di storia e bellezza che mosaica la città e il cosmopolitismo naturale chiedono politiche integrate, culturali e urbanistiche insieme, che generino nuovi modi di abitare, di muoversi e di produrre. Il patrimonio culturale palermitano pretende di ripensare la pedonalizzazione del centro storico come un nuovo modo di viverlo, chiede la qualità dello spazio pubblico come occasione di democrazia, reclama mobilità sostenibile e innovazione energetica, richiede una fruizione turistica rispettosa dei luoghi e strutture narrative che raccontino il passato prefigurando il futuro. Invoca musei che comunichino la storia in forme nuove e con linguaggi adatti a diversi tipi di pubblico per narrare il futuro possibile. I beni culturali di Palermo pretendono di non essere più isole di qualità protette da una bolla di bellezza in mezzo al degrado, ma chiedono di interagire con i cicli di vita della città concorrendo al modello di sviluppo previsto dal PRG in fase di redazione, pretendendo modelli di gestione efficienti in grado di farli agire come propulsori della qualità della vita quotidiana degli abitanti. Chiedono di essere il genoma della città!
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
UNA AGENDA CULTURALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE: SFIDE
Maurizio Carta, Unipa
Il rapporto Unesco “Re-shaping Cultural Policies” indica che le politiche culturali siano integrate con quelle per la sostenibilità e, soprattutto, nei piani urbanistici.. A Palermo l’urbanistica deve valorizzare il contesto culturale delle azioni di rigenerazione, selezionando le scelte localizzative dei servizi, soprattutto nelle periferie, le direttrici di mobilità e le azioni di riqualificazione ambientale per cogliere dinamismo delle politiche culturali e creative per il raggiungimento degli obiettivi economici e sociali. È anche indispensabile l’attivazione di una batteria progressiva di incentivi fiscali che indirizzino l’inclusione nell’ecosistema culturale di attività creative già forti e lo stimolo di quelle latenti a partire dal capitale sociale delle aree meno centrali. È necessario agire sul capitale sociale agevolando l’autoimprenditorialità e i reticoli associativi, per facilitare la transizione verso i settori dell’economia creativa.
Parafrasando Mahler, usare la cultura come capitale non vuol dire adorarne le ceneri, ma custodirne il fuoco!
Maurizio Carta, Unipa
Serve quindi che il capitale culturale giochi nella borsa dello sviluppo, distribuendo in maniera estesa ed equa il suo valore moltiplicativo. Palermo Capitale della Cultura deve distribuire in tutta la città un vero e proprio "dividendo culturale", una nuova moneta di scambio nell'economia della cultura, uno strumento di equità capace di agire nel mercato della negoziazione degli interessi, ridefinendo priorità e traiettorie di sviluppo. Serve, infine, una corresponsabilità tra pubblico, imprese e società civile, per attivare gli adeguati ritorni sull’investimento – finanziari e sociali – prodotti dall’ecosistema culturale.
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant'è profonda la tana del Bianconiglio
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
LA CULTURA E’ MOTORE DELLO SVILUPPO
Maurizio Carta
Maurizio Carta, Unipa
LA CULTURA È MOTORE DELLO SVILUPPO SE È EDUCATIVA se riduce le diseguaglianze agevolando la localizzazione e la connessione di luoghi della conoscenza diffusa, di centri di aggregazione multiculturale, di epicentri di interpretazione come componenti di una rinnovata pedagogia integrale delle città e come componenti attive nella società della conoscenza.
Maurizio Carta, Unipa
SOU School of Architecture for Children, by Andrea Bartoli and Florinda Saieva Favara, 2016
Maurizio Carta, Unipa
LA CULTURA È MOTORE DELLO SVILUPPO SE È APERTA se rende l’amministrazione pubblica e i gestori di servizi, e i loro dati, facilmente accessibili per chiunque in ogni momento e da ogni luogo al fine di incrementare il principio di sussidiarietà.
Maurizio Carta, Unipa
New Urban Mechanics, by Nigel Jacobs and Kris Carter Boston, 2010
Maurizio Carta, Unipa
LA CULTURA È MOTORE DELLO SVILUPPO SE È SENZIENTE se incrementa e diffonde sensori e attuatori in grado di comprendere in tempo reale i problemi e consentire una soluzione adeguata e tempestiva e il coinvolgimento della comunità nella segnalazione/risoluzione dei problemi.
Maurizio Carta, Unipa
Gaîté Lyrique: Muse numérique d'une Ville-Monde, by Manuelle Gautrand Paris, 2011
Maurizio Carta, Unipa
Sidney
Boston
London
Washington
GEOTAGGERS ATLAS by Eric Fischer, runners Sidney, Boston, London, Washington, 2012
Maurizio Carta, Unipa
GEOTAGGERS ATLAS by Eric Fischer, insiders/outsiders, good and bad places New York, 2013
Maurizio Carta, Unipa
LA CULTURA È MOTORE DELLO SVILUPPO SE CONDIVIDE se offre spazi e servizi pubblici per usi differenti e per utilizzatori differenti nell'arco della giornata per minimizzare i costi di gestione e massimizzare l’efficienza, offrendo occasioni di incubazione, contaminazione e accelerazione all'ecosistema dei talenti e dell'innovazione.
Maurizio Carta, Unipa
Casa Netural, by Andrea e Mariella Matera, 2012
Maurizio Carta, Unipa
AGROCITÉ by Atelier d’Architecure Autogeérée Colombes (Paris), 2009
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
LA CULTURA È MOTORE DELLO SVILUPPO SE È BENE COMUNE se convoglia l'energia partecipativa dei cittadini verso un welfare distribuito e di prossimità che redistribuisca competenze e azioni avvicinando i servizi alla domanda più marginale e adattando le risposte ai contesti sociali.
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
LA CULTURA È MOTORE DELLO SVILUPPO SE È ECOSISTEMICA se produce un ecosistema creativo a partire dal tessuto di scuole, di università, di musei e di centri culturali che diventino incubatori di idee, aggregatore di progetti e acceleratori di imprese creative e innovative rafforzando il rapporto scuolalavoro-ricerca
Maurizio Carta, Unipa
Map of Talents, Creativity and Innovation, by Maurizio Carta Palermo, 2013
Maurizio Carta, Unipa
LA CULTURA E’ MOTORE DELLO SVILUPPO SE È INTRAPRENDENTE se agevola i partenariati pubblico-privato-società civile per la circolarità e autosufficienza dei cicli urbani attraverso la realizzazione di interventi integrati di efficienza energetica, di mobilità sostenibile, di sicurezza degli edifici e di qualità dell’ambiente.
Maurizio Carta, Unipa
BedZED DISTRICT by Bill Dunster London, 2002
Maurizio Carta, Unipa
4x
SONNENSCHIFF SOLAR CITY by Rolf Disch Freiburg, 2004
Maurizio Carta, Unipa
BIQ HOUSE by Arup and Splitterwerk Hamburg, 2013
Maurizio Carta, Unipa
LA CULTURA È MOTORE DELLO SVILUPPO SE È PRODUTTIVA se agevola la nascita e la crescita a livello di quartiere della micro-produzione e della fabbricazione digitale come nuove opportunità di lavoro e come ricucitura del tessuto connettivo dell'insediamento attraverso la responsabilità sociale dell'impresa.
Maurizio Carta, Unipa
Endesa Pavillon, by IaaC Barcelona, 2012
Maurizio Carta, Unipa
REINVENTER PARIS INITIATIVE Paris, 2014
Maurizio Carta, Unipa
PARMENTIER ELECTRICITY SUB-STATION Paris, early XX century
Maurizio Carta, Unipa
ETOILE VOLTAIRE by Olivier Palatre et Atelier Roberta Paris, 2016
Maurizio Carta, Unipa
MASSENA STATION Paris, early XX century
Maurizio Carta, Unipa
REALIMENTER MASSENA by DGT Architects Paris, 2016
Maurizio Carta, Unipa
E PALERMO?
Maurizio Carta
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
il primo seme
Edited by Comune di Palermo, 2013
Palermo, cosmopoli di contrappunti e accordi culturali
Cinque anni fa un seme fu piantato a Palermo, la candidatura a Capitale Europea della Cultura 2019. Il dossier fu preparato attraverso un lungo lavoro di coinvolgimento della cittadinanza, con esperti, istituzioni, imprenditori, associazioni, studenti. La candidatura non passò nemmeno la prima selezione, con grande delusione di tutti noi che vi partecipammo e dei cittadini che ci credevano. Alcuni pensarono, e dissero, che quel seme era di cattiva qualità, infertile, selezionato male e ancor peggio seminato. Non era così, come capita anche in agricoltura quel seme aveva trovato un terreno duro (le criticità della città non ancora risolte) che ne aveva compresso la capacità di germogliare. Ma il seme era buono, forte, rigoglioso e, lentamente, ha spaccato il terreno, frantumando la sua resistenza, producendo le necessarie crepe da cui sono filtrate lentamente l’acqua e la luce necessarie alla sua germogliazione. Quel seme conteneva un Dna forte e generoso, il germe della partecipazione, il nucleo della visione a lungo termine e l’energia delle politiche culturali come alimento della rigenerazione urbana. Quel seme parlava dei giovani e del mare di Palermo, utilizzava i diritti umani come molecola di sviluppo e ridisegnava una città senza recinti e separazioni. Quel seme, testardo, è germogliato e ha dato frutti in seguito. Da quel metodo e da quella visione di città sono nati altri progetti riconosciuti come validi e che hanno consentito a Palermo di diventare la Capitale Italiana della Cultura nel 2018 e di ospitare la dodicesima edizione di Manifesta, diventando così un epicentro mondiale della cultura contemporanea, un luogo attrattore di arte e generatore di creatività, un magnete culturale per la multicomunità culturali. Palermo si offre al mondo come una capitale delle culture perché essa è geneticamente cosmopolita: fenicia e romana nelle forme primigenie e nel linguaggio, araba e normanna nelle strade e nelle architetture, aragonese e angioina nei fasti, liberty nell’eleganza, radicale nelle avanguardie, ibridando culture, accogliendo stili, arricchendo tradizioni.
Maurizio Carta, Unipa
di Maurizio Carta
Maurizio Carta, Unipa
Nulla di quello che dal mondo è transitato per Palermo è rimasto immutato nel suo incontro con la città: le culture, le tradizioni, le architetture, le piante, la cucina, le parole e le arti si sono fatte cosmopolite esse stesse, aprendo la città ad un turbine di segni che esalta la sua pluridentità. Non vi è luogo che non sia palinsesto di identità, ipertesto narrativo di vite, grembo materno di storie. E questo essere contemporaneamente mondo e luogo, Palermo lo ha elevato a visione di futuro, facendolo quotidianità attraverso lo spazio architettonico e urbano. A Palermo il cosmopolitismo, infatti, si fa spazio vissuto, carne viva, nel centro storico, soprattuto nelle sue pieghe ancora effervescenti di vite diverse, nelle sue rughe della storia, e soprattutto nei suoi mercati che stanno cambiando merci, pelle, volto e linguaggi. Un corpo antico tatuato di nuovi segni. La Vucciria e Ballarò, gli antichi mercati, sono perfetta sineddoche delle metamorfosi che stanno cambiando il corpo e l’anima della città. Luoghi di resistenza dell’arte contemporanea e dell’innovazione sociale che si fanno manifesto di rinascita, e oggi campo di sperimentazione sociale e di rigenerazione urbana che si fa piazza, dibattito, incontro, teatro di un futuro che parta dal diverso presente. Ed esperienze analoghe stanno sorgendo al Cassaro Alto, alla Kalsa tra Palazzo Butera e lo Steri, e piazza Magione, ma anche allo Zen e all’Uditore, a Sant’Erasmo e a Borgo Vecchio, testimonianze di tanti segni che vogliono farsi nuovo linguaggio di futuro, di molte tribù che vogliono farsi comunità interagenti. Palermo Capitale Italiana della Cultura non è solo un programma di eventi culturali, molti dei quali site-specific, ma è uno spartito su cui risuona un sublime “contrappunto”, città polifonica che sovrappone nota contro nota, proponendo un ampio e plurale palinsesto che trasmette una idea di città poliglotta e poliforme generata dall’abile uso di differenti toni spaziali, sociali, economici, tangibili e intangibili, estetici ed etici, locali e globali, cosmopoliti, appunto.
UNA CITTA’ DI PORTE LIQUIDE
Edited by Comune di Palermo, 2013
Edited by Comune di Palermo, 2013
Maurizio Carta, Unipa
ma quel seme trovò terreno duro‌
Maurizio Carta, Unipa
Non è un evento con un programma predefinito e circoscritto, ma un ecosistema culturale in continua germogliazione, un rizoma di avvenimenti, che è anche una mappa per scoprire una città a partire dai suoi interstizi, luoghi apparentemente secondari che hanno conservato la forza della loro resilienza per essere energia propulsiva della metamorfosi urbana: una salita che diventa giardino, un orto botanico che si fa sala concerti, un cortile privato che si offre come piazza pubblica. Un programma culturale che genera spazio sociale, in un arcipelago che connette le diverse isole di eccellenza: monumenti, siti, musei, ma anche gallerie o spazi comunitari. Un programma che svela nuovi significati, che rivela nuovi luoghi, o che talvolta ci induce ad avere nuovi occhi. Il lascito più importante di essere capitale della cultura sarà quello di avere cura di quel seme, di coltivarne la crescita non disperdendo la ricchezza del contrappunto, ma accettando la sfida di saper trovare sublimi “accordi” per generare una nuova armonia della città. Perché, come nella musica l’accordo fra due suoni produce l’intervallo che è a sua volta un suono, anche nella città dobbiamo trovare nuovi accordi tra spazi di vita che producano a loro volta nuovi tipi di spazio, intervalli di funzioni, intervalli vegetali, culturali o sociali che arricchiscono la polifonia urbana, tra accordi e contrappunti. Progettare la città cosmopolita, anche attraverso la cultura, l’architettura e l’arte contemporanea, è quindi un’occasione per discutere e progettare un modello di futuro che includa la storia e la memoria degli attraversamenti, delle ibridazioni, delle commistioni, delle metamorfosi in un progetto complessivo che coinvolga l’abitare e l’incontrarsi, il produrre e il creare, i centri storici e le periferie. Un progetto dalle profonde radici culturali e con generose ali creative. Città minerale ma fatta anche di paesaggi che tornano agrari – ancora accordi. Città liquida che riabbraccia il mare ma fatta anche di nuovi spazi collettivi lapidei – di nuovo accordi.
Palermo è stata fondata come “tutta porto” e il mare le ha dato per secoli la sua vitalità, poi è diventata “tutta orto”, giardino paradisiaco di diversità botanica e la natura le ha donato la sua bellezza vegetale, ed è stata anche “tutta arte”, da sempre luogo di artisti sublimi, di correnti artistiche e di avanguardie, spesso autorevole nel panorama internazionale, anche dell’arte contemporanea. Oggi può rinascere dall’essere insieme tutta porto, tutta orto e tutta arte, ripartendo dal rapporto d’amore con il mare, dalla simbiosi con la natura e dalla energia creativa dell’arte. Palermo Capitale della Cultura riparte da quello spirito leggero e impegnato allo stesso tempo che è proprio dell’arte, contaminando musei, spazi espositivi, teatri, librerie, studi, residenze e gallerie per tornare ad essere avanguardia di sperimentazione, di vitalità e di inventiva. Una città che riparta dalla contaminazione delle eccellenze globali delle arti visive e performative con quelle locali, spesso dimenticate o ignorate, ma mai cancellate o sopite, ancora vibranti sotto le macerie della falsa modernità del cieco presente, pronte ad essere la spinta della nuova città. Oggi nel tempo delle migrazioni forzate, nell’era dei cambiamenti climatici, soffocati da emergenze politiche, economiche e sociali, all’umanità che ci abita o ci attraversa dobbiamo offrire non solo compassione o integrazione, ma cura, relazione e contaminazione. Palermo, sineddoche delle città di un diverso presente, si fa terreno di incontro e condivisione, sfida di lungimiranza, perché la cosmopoli culturale è il nostro passato che si fa futuro.
Maurizio Carta, Unipa
[pubblicato su Interni, luglio-agosto 2018]
Maurizio Carta, Unipa
‌ ha avuto bisogno di piÚ tempo per germogliare
Maurizio Carta, Unipa
Edited by PalermoLab (UNIPA), 2017
Maurizio Carta, Unipa
STRATEGIE E AZIONI PER PALERMO CITTA’ DELLA CULTURA
Maurizio Carta
Maurizio Carta, Unipa
A PALERMO CULTURA E’ UN ARCIPELAGO DI CULTURE
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
A PALERMO CULTURA E’ LA VITA DELLE PERSONE
Maurizio Carta, Unipa
PALERMO
social activity
social activity
Maurizio Carta, Unipa
PALERMO
PALERMO
social activity
social activity
Maurizio Carta, Unipa
PALERMO
PALERMO
social activity
social activity
Maurizio Carta, Unipa
PALERMO
Maurizio Carta, Unipa
PALERMO
consumi energetici gennaio
consumi energetici luglio
Maurizio Carta, Unipa
PALERMO
Maurizio Carta, Unipa
PALERMO
people reactivity (special event)
Maurizio Carta, Unipa
A PALERMO CULTURA SONO NUOVI CICLI DI VITA
Maurizio Carta, Unipa
aree dismesse:
Maurizio Carta, Unipa
DYNAMO COMMUNITY Vincenzo Faddetta, Marialuisa Gassisi, Maria Carloatta Giannalia, Fabrizio Giuffrè
Maurizio Carta, Unipa
MAG_ART Giulia Diamanti, Giulia Li Vigni, Aleix Llorenรงe, Martilenia Lo Greco, Dario Restivo
Maurizio Carta, Unipa
VUCCIREAL Gaelle Bogas, Giulio Caruso, Francesco Genovese, Luisa Muscarella, Eliana Puleo
Maurizio Carta, Unipa
ZISA WITH A VIEW Miriam Balsano, Serafina Calcaterra, Sara Dolce, Rosa Marino
Maurizio Carta, Unipa
LAB.ORG Giuditta Lo Tauro, Floriana Mangia, Sara Messana, Luisa Misseri, Alba Scherma
Maurizio Carta, Unipa
A PALERMO CULTURA E’ FLUIDITA’
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
A PALERMO CULTURA E’ PRODUZIONE
Maurizio Carta, Unipa
PALERMOFABCITY: MAPPA DEI TALENTI, DELLA CREATIVITA’ E DELL’INNOVAZIONE
Maurizio Carta, Unipa
DENSITA’, INTENSITA’ E RELAZIONI
MAPPA DEI LUOGHI DEL TALENTI DELLA CREATIVITA’
Maurizio Carta, Unipa
MAPPA DEI LUOGHI DEL TALENTI DELL’INNOVAZIONE
Maurizio Carta, Unipa
TRIBU’, COMUNITA’ E DISTRETTI
PALERMOFABCITY: MAPPA DEI TALENTI, DELLA CREATIVITA’ E DELL’INNOVAZIONE
Maurizio Carta, Unipa
IL GIARDINO PLANETARIO. COLTIVARE LA COESISTENZA
Nel corso della storia, la città di Palermo è sempre stata un laboratorio di differenze, nei secoli meta di un processo migratorio costante attraverso l’alternarsi delle dominazioni: dagli antichi Greci, Arabi e Normanni, fino alle recenti migrazioni contemporanee delle popolazioni provenienti dal Nord Africa, Sud-est asiatico e Medio Oriente, che hanno arricchito e incessantemente ridefinito l’essenza della città e della sua popolazione. Le strade, l’architettura, i giardini, l’eredità culturale e le storie personali di Palermo rappresentano il risultato di un sincretismo di culture che rendono la città un modello in costante evoluzione, metafora delle trasformazioni in corso in tutto il Mediterraneo e oltre. A cura dei Creative Mediator di Manifesta 12 Bregtje van der Haak, Andrés Jaque, Ippolito Pestellini Laparelli, Mirjam Varadinis.
Edited by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Palermo Atlas, lo studio urbano condotto da OMA per questa edizione di Manifesta 12, presenta Palermo come snodo di una vasta geografia di movimenti (di persone, capitali, merci, dati, semi, germi) molti dei quali spesso invisibili, intoccabili e fuori dal nostro controllo. Palermo è una città plasmata da questi flussi che la attraversano, dalla Somalia alla Scandinavia, dall’Indonesia a Gibilterra alle Americhe. Palermo è una città globale, paradigma delle complessità del contemporaneo, dove convergono questioni trans-territoriali cruciali: dal cambiamento climatico ai processi migratori, dall’impatto del turismo ai traffici illegali. A cura dei Creative Mediator di Manifesta 12 Bregtje van der Haak, Andrés Jaque, Ippolito Pestellini Laparelli, Mirjam Varadinis.
nuove mappe
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Reimmaginare Palermo, ricodificare Manifesta
Molti confidano che Manifesta cambierà Palermo, e io tra questi, ma sono invece certo che già Palermo ha cambiato Manifesta. E la micro-storia delle relazioni tra Palermo e Manifesta può dare indicazioni preziose ad altre città che scelgano la strada di un diverso presente fondato sull’arte, sulla cultura e sulla creatività, sulla partecipazione e sul welfare culturale, sulla rigenerazione urbana e umana. Perché Manifesta 12 a Palermo è un utile laboratorio per sperimentare la improrogabile territorializzazione delle politiche culturali e creative. L’incontro con Palermo, ormai due anni fa, ha cambiato Manifesta facendole compiere una metamorfosi di cui le persone e la cultura locale sono stati i catalizzatori. La relazione di Manifesta con Palermo – con il Comune e l’Università, con gli studiosi e i giovani talenti, con gli artisti e gli attivisti, con le associazioni e i cittadini – è stata dirompente per una Biennale innovativa come quella inventata da Hedwig Fijen ventiquattro anni fa e che ha fatto del nomadismo e della fluidità la sua cifra politica e sociale, prima che artistica. Approdando nella fluidità plurale, creativa, conflittuale, policroma di Palermo ne è rimasta sedotta e ne ha tratto l’occasione per rivedere sia la visione che la modalità di relazione con la città ospite: utile indirizzo per altri eventi culturali nomadi. Non è stato ridotto il nomadismo, ma ne è cambiato il carattere: si è fatta urbana. Non è più la leggerezza del passaggio temporaneo alla ricerca di nuova energia la spinta che ne guida il cammino, ma vi è la disponibilità di arare il terreno e seminarlo per far germogliare frutti che rendano rigogliosa la città. Manifesta – sineddoche di altre iniziative artistiche urbane – non ha più la neutralità dell’innesto di arte contemporanea ma ha la responsabilità dell’innesco di processi evolutivi generati dall’arte contemporanea.
Maurizio Carta, Unipa
di Maurizio Carta
Maurizio Carta, Unipa
Con le sue numerose installazioni e performance articolate lungo una ampia geografia urbana, il godimento di Manifesta 12 richiede un approccio triplice: da un lato le opere d’arte stimolano una riflessione critica e militante sui problemi del cambiamento climatico, delle migrazioni, del controllo e dei diritti, dall’altro lato i luoghi prescelti, alcuni aperti al pubblico per la prima volta, reclamano attenzione e accendono lo stupore per la loro bellezza dolente ma ancora vitale, infine la città si fa coprotagonista della nostra meraviglia mostrandosi da improvvisi oculi, completando spesso il senso delle opere con l’evidenza di una città che vive sulla pelle della comunità e sulle pietre degli edifici i temi della Biennale. Così Manifesta si fa un po' meno aerea e più tettonica, genera bradisismi delle comunità con cui entra in contatto, agisce come catalizzatore evidente nel suo manifestarsi, disposto a sparire una volta che la catalisi abbia generato una nuova sostanza urbana, culturale, sociale, economica e, perché no, politica. Si perché politica è questa nuova vita di Manifesta che nasce dai lombi materni di Palermo, tra Santa Rosalia e San Benedetto il Moro. E che una nuova etica abbia animato Hedwig Fijen e il Board, e poi la Fondazione Manifesta 12, è evidente nel primo atto della Biennale: iniziare, fin dall’anno precedente, il percorso curatoriale con uno studio urbano affidato ad OMA e in particolare alla sensibilità, rispetto e creatività di Ippolito Pestellini Laparelli e del team dei creative mediator composto, oltre che dallo stesso Pestellini, da Bregtje van der Hawk, Andrés Jaque e Mirjam Varadinis. E il primo esito di quasi sei mesi di intenso percorso della città, di archeologia delle sue comunità e di interpretazione delle diversità è stato il Palermo Atlas. Un atlante che racconta, senza pretese di esaustività ma con stimoli di complessità, le molte Palermo che oggi convivono in un profondo palinsesto di valori e visioni e in un intricato reticolo di spazi percepiti, di spazi concepiti e di spazi vissuti, tutti insieme costituenti quella eterotopia di spazio e società che è sempre stata Palermo. Uno «strumento di sviluppo sostenibile per guidare e radicare l’eredità di Manifesta 12 per i prossimi anni», lo definisce Hedwig Fijen.
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Maurizio Carta, Unipa
Un iper-atlante mi piace definirlo, un atlante di atlanti, un racconto di racconti, una mappa di mappe, un ritratto di persone e di spazi, una quadreria di architetture e paesaggi. Ippolito Pestellini lo dichiara espressamente nella sua introduzione: «non c’e un solo modo per avvicinarsi a Palermo, perché la città non può essere ridotta ad una singola identità o a definizioni precise: essa è un vitale e dinamico mosaico di frammenti e identità che emergono dal palinsesto di incontri e scambi di culture differenti che hanno reso intrinsecamente cosmopolita e sincretica la città. Più che una città, Palermo è lo snodo di una geografia allargata di flussi […], un laboratorio di impollinazione incrociata e un incubatore di condizioni globali. Palermo è paradigma del mondo nuovo». Iniziare il progetto curatoriale di una Biennale di arte contemporanea con uno studio urbano non vuol dire solo che è mutata la visione e la missione dell’evento, ma vuol dire anche accettare la sfida di compromettersi con la complessa transizione di una città verso la contemporaneità, accettare la battaglia di contribuire a realizzare un futuro possibile. Manifesta rivela Palermo come Giardino Planetario, un «arcipelago del globale, non una città globalizzata, quanto piuttosto un incubatore di differenti condizioni globali che fanno della città l’affresco più seducente e potente dell’Europa e del Mediterraneo», una città di incompiute e mai realizzate, ma anche di culti e culture, una epifania quotidiana di bellezza archeologica, architettonica e artistica, ma anche uno scrigno dell’immaginario visivo e cinematografico mondiale. L’Atlante è una fonte preziosa per la città, di conoscenza e di ispirazione, di analisi e denuncia. Ma lo è soprattutto per me, urbanista impegnato da anni a capire, progettare e trasformare la città. E non perché vi trovi informazioni che non conoscevo – si, ci sono anche quelle – ma perché il Palermo Atlas è una potente macchina della verità, ci rivela Palermo attraverso le sue ricchezze e contraddizioni, ci mostra luoghi in ripresa ma anche comunità in attesa, ci mostra come eravamo nel passato e come saremmo in un differente presente capace di attivare un diverso futuro possibile.
Maurizio Carta, Unipa
Dobbiamo vedere con occhi nuovi la bellezza e la ricchezza quotidiana che ci circondano e che abbiamo la responsabilità di arricchire e tramandare: talenti all’opera, scuole di resistenza, paesaggi resilienti, dismissioni creative punteggiano la città offrendo a noi urbanisti, e non solo, potenti punti appoggio per una ascensione senza inutili orpelli, usando mente e mano, verso il nuovo livello di una Palermo che si manifesta. L’Atlante è ricco di mappe e dati, di immagini e diagrammi, e ogni volta che lo sfogliate vi svela nuove indicazioni, come se ogni volta che lo chiudete il Genio di Palermo si divertisse a spostare le pagine e ad aggiungerne di nuove. Manifesta ci stimola a progettare Palermo lavorando sull’identità senza annullare le differenze, trovando nuovi equilibri ma anche più solide equità, immaginando armonie senza cadere nell’omologazione, riconnettendo le parti diversificandole. Genera progetti che indaghino Palermo come centro di produzione culturale, e la sua relazione con gli eventi culturali, che modellino la natura urbana come modello per lo sviluppo di nuove forme di coesistenza, che governino il ruolo dell’innovazione digitale e sociale nella progettazione delle città resilienti. Per esplorare il progetto di futuro fondato sul diverso presente è stato lanciato nell’ottobre 2017 il progetto Manifesta 12 Studios, curato da Ippolito Pestellini Laparelli e da me, che mette insieme in un’unica piattaforma quattro centri di ricerca di architettura (Palermo Lab dell’Università degli Studi di Palermo, AA Museum Lab dell’Architectural Association School of Architecture di Londra, Complex Project della Delft University of Technology e ADS8 del Royal College of Art di Londra). Gli esiti dei lavori degli studenti, dei tutor e dei mentor (circa 400 persone a cui si aggiungono il centinaio di soggetti locali coinvolti) sono esposti nella mostra omonima allestita all’ex mulino di Sant’Antonino. La domanda che attraversa Manifesta è: come progettare il futuro di una città contemporanea che ha fatto della coesistenza, dell’ibridazione e della molteplicità il suo carattere distintivo? E questa domanda ci obbliga ad una risposta non consuetudinaria.
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Maurizio Carta, Unipa
Palermo deve tornare ad essere una città che guarda al Mediterraneo e al Mondo, ai flussi e alle reti che ci attraversano, essere metropoli generosa con le città che la circondano, usare un approccio olistico ma sapere attuare pratiche locali, agire per agopunture che sappiano diramare i loro effetti sul corpo vivo della città. Palermo – e Manifesta l’ha percepito e amplificato – non può più avere un solo centro, perché si sono moltiplicati i centri differenti, i nuovi epicentri di socialità della città metropolitana e progressivamente policentrica. E dalle periferie oggi vengono potenti segnali di innovazione sociale, di ribellione civica, di nuovi modi di abitare e di lavorare. Riserve preziose per la resilienza della città, e fonti di resistenza all’eterno presente. Questa per me è la sfida più seducente: reimmaginare Palermo mentre Palermo ricodifica il ruolo di una Biennale nomade di arte contemporanea dedicata alla “coltivazione della coesistenza” e – aggiungo io – alla germogliazione della consistenza, nel mirabile senso con cui la proponeva, purtroppo senza completarne l’argomentazione, Italo Calvino nelle sue Lezioni Americane, in una oscillazione epistemologica tra solidità e coerenza, tra identità e apertura. E il frutto più prezioso della consistenza è la dimensione etica della nostra azione. Visitare Manifesta 12 richiede un approccio multisensoriale: le opere e le installazioni artistiche colpiranno il vostro senso estetico e politico con la potenza della denuncia di condizioni globali e locali di diseguaglianza e intolleranza. I palazzi, i cortili e le piazze i cui sono collocate colpiranno il vostro lato emotivo con la loro potente bellezza, con la loro decadenza che reclama nuova vita, con la loro precedente clausura che pretende di colmare le storie non raccontate in tutti questi anni. Infine la città, quella che vedete dalle finestre, dagli anfratti, dalle terrazze, dai vicoli, vi richiama all’azione, vi incanta senza sedarvi, e vi spinge ad essere i paladini del suo cambiamento, vi arruola nella nostra battaglia di futuro.
Maurizio Carta, Unipa
E allora, con il Palermo Atlas come sottotesto, immergetevi nella Kalsa, il quartiere epicentro di Manifesta, e iniziate da Palazzo Butera, nuova specie di spazio museale accuratamente restaurato da Massimo Valsecchi per essere un motore di ricerca, un atlante di arti e linguaggi, ma anche edificio poroso che ricongiunge la città al suo mare. Godetevi le policrome installazioni dei Fallen Fruit che contendono agli affreschi del soffitto il vostro sguardo, e poi proseguite per Palazzo Forcella-De Seta, bricolage di architetture ed epoche che contiene le opere di Forensic Oceanography e di Patricia Kaersenhout. Entrate a Palazzo Ajutamicristo e, dopo aver telefonato ad una spia in giro per il mondo in un gioco di specchi in cui lei non sa di essere spiata da voi, salite al terzo piano dove le opere di John Gerratd, Rayyane Tabet e Lydia Ourahmane vi apriranno gli occhi sulla pervasività dei network transnazionali di controllo dei dati, delle risorse, delle persone. Passando dal giardino inconsueto dei Cooking Sections, arrivate all’Archivio di Stato nell’ex Convento della Gancia in cui i Masbedo vi aprono una stanza delle meraviglie stracolma di faldoni, libri, documenti, pratiche – forme pre-digitali di controllo – in cui un burattino animato da Mimmo Cuticchio vi inviterà a liberarvi dei fili che codificano le vostre vite. E poi l’olio di Per Barclay, su cui si specchia la Cavallerizza di Palazzo Mazzarino, e la sontuosità di Palazzo Costantino vi daranno un momento di tregua, prima di rituffarvi nell’emozione vegetale dell’Orto Botanico in cui Alberto Baraya, Leone Contini, Michael Wang generano nuove nature impollinando materia vegetale e minerale, in connessione con il giardino progettato da Gilles Clément, insieme ad abitanti, scuole e associazioni, per lo Zen. Appena sotto la “vergogna” di Pizzo Sella, aggredito negli anni Settanta dalla speculazione e dal patto scellerato tra mafia, politica, imprenditori e professionisti, in cui i Rotor creano un dispositivo per restituire alla collettività la bellezza di quel luogo, superando l’ipocrisia dell’azione esclusivamente giudiziaria che non rigenera il paesaggio deturpato ma lo cristallizza nel limbo dell’incompiuto.
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
[pubblicato su Doppiozero, 5 luglio 2018]
Maurizio Carta, Unipa
Manifesta non vi propone un programma precompilato, ma siete voi i coder che generano, in un tripudio open-source, una personale geografia di luoghi che ricompone in innumerevoli modi le tre sezioni principali, Garden of Flows, che esplora la tossicità ambientale, Out of Control Room, che investiga il potere di controllo globale, e City on Stage, dedicato alla rigenerazione urbana, lungo i 21 luoghi e 60 installazioni del programma generale e i 90 eventi collaterali, intessuti di ulteriori iniziative che sono scaturite in emulazione, in contrasto, in sintonia, in uno spartito corale dove tutta Palermo risuona delle coesistenze che l’arte contemporanea genera. Palermo è stata fondata come “tutta porto” e il mare le ha dato per secoli la sua vitalità, poi è diventata “tutta orto”, giardino paradisiaco di diversità botanica e la natura le ha donato la vitalità della sua bellezza vegetale, ed è stata anche “tutta arte”, da sempre luogo di artisti sublimi, di correnti artistiche e di avanguardie, spesso autorevole nel panorama internazionale, anche dell’arte contemporanea. Oggi può rinascere dall’essere simultaneamente tutta porto, tutta orto e tutta arte. Non si tratta solo di un gioco linguistico, ma è la sintesi delle tre identità – anzi re-identità – che possono definire, accelerare e focalizzare la grande metamorfosi della città del diverso presente che rigenera il futuro a partire dal suo migliore passato. Ripartendo dal rapporto d’amore con il mare, dalla simbiosi con la natura e dalla energia creativa dell’arte. E questa, per me, è l’eredità che lascerà Manifesta, nuovi occhi per guardare la città, ma soprattutto un nuovo modo di raccontarla, di percorrerla, di avere cura della nostra meraviglia, sorgente del nostro desiderio di conoscere, come scriveva Aristotele nella Metafisica I.
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Palermo Atlas by Ippolito Pestellini Laparelli (OMA) for Manifesta 12, 2017
Manifesta 12 Studios è un progetto di Ippolito Pestellini Laparelli, Creative Mediator di
Lungo l’arco di due semestri, i quattro laboratori internazionali hanno investigato, studiato e delineato scenari futuri per la città di Palermo. Concepito come un progetto di ricerca a lungo termine e sviluppo progettuale all’interno di Manifesta 12, e liberamente ispirato al Palermo Atlas realizzato da OMA, i quattro studi coinvolti hanno lavorato a stretto contatto con esperti del territorio, attivisti, accademici e cittadini affrontando diversi temi: Palermo come centro di produzione culturale e il suo rapporto con Manifesta come evento temporaneo e come istituzione; natura e “giardinaggio” come possibili piattaforme per formulare nuove dimensioni di coesistenza e pratiche urbane; domestic institutions come modelli alternativi di partecipazione politica e rappresentanza civica; il ruolo del digitale nel processo di pianificazione di città resilienti. Gli esiti dei progetti condotti dagli studi sono esposti in una mostra collettiva nel novecentesco ex Mulino di Sant’Antonino – una delle principali sedi di UNIPA – e, durante i mesi di Manifesta, attiveranno una serie di performance e azioni in città.
Maurizio Carta, Unipa
Manifesta 12 e partner di OMA, che mette insieme in un’unica piattaforma quattro rinomati centri di ricerca di architettura: • Università degli Studi di Palermo, Italia, Scuola Politecnica, Dipartimento di Architettura: Maurizio Carta, Alessandra Badami, Renzo Lecardane, Marco Picone, Filippo Schilleci, Zeila Tesoriere • The Architectural Association School of Architecture di Londra, UK: Giulia Foscari, Harikleia Karamali, Giacomo Ardesio • Delft University of Technology, Olanda: Paul Cournet, Ippolito Pestellini Laparelli, Giulio Margheri, Mariapaola Michelotto. • The Royal College of Art, Londra, UK: Anna Puigjaner, Ippolito Pestellini Laparelli, Marina Otero Verzier.
Il contributo del Dipartimento di Architettura di Unipa si sostanzia attraverso il PalermoLab, un collettivo di laboratori progettuali che agisce come una agenzia di didattica-ricerca-progettazione per produrre soluzioni innovative. Palermo è affrontata come una hyper-city, città di città, arcipelago di spazi e comunità multiple e plurali che richiedono un approccio transcalare per re-immaginare spazi pubblici, architetture, infrastrutture e paesaggi per i tempi che cambiano. La mostra rivela una Palermo del diverso presente raccontando storie di luoghi e persone, ibridando punti di vista e metodologie e proponendo progetti, politiche ed azioni concrete sullo spazio urbano. Creatività, energia, innovazione, resilienza e partecipazione sono risorse e potenza per progettare una città fondate sulla cultura, sulla creatività, sulla cooperazione, sul ritorno della natura e della manifattura. Palermo è progettata come città aumentata, dispositivo abilitante e generativo, attraverso alcune aree progetto disposte lungo due dorsali: il Waterfront e la Circonvallazione, proponendo nuove funzioni ecologiche, culturali, sociali e produttive per gli spazi in transizione, attorno ai seguenti temi: spazi temporanei, riciclo e riuso, community hub, interculturalità dello spazio pubblico, fabcity, epicentri creativi, efficientamento energetico, natura urbana, infrastrutture verdi e blu, pianificazione partecipata, la città del mercato. Gli studenti dei laboratori coinvolti hanno elaborato più di venti progetti, tutti realizzabili che, oltre a dare risposte alle esigenze dei luoghi presi in esame, coinvolgono direttamente le comunità nella loro realizzazione e soprattutto nella loro cura. L’obiettivo didattico e sperimentale è ridisegnare la città, ricomponendo conflitti, tra centro e periferie, tra città e mare, tra sotterraneo ed aereo, tra natura e artificio, tra architettura e infrastruttura, tra spazio e società. Sarà l’occasione per produrre effetti creativi di rigenerazione urbana e umana attorno ai luoghi interessati dagli eventi della Biennale, e per completare il processo già avviato a Palermo di restituzione dello spazio urbano ai cittadini attraverso la creatività e il rigore del progetto. Tutta la mostra è basata sull’interattività con il visitatore che è stimolato a interagire con i progetti, a portarne via alcune parti, ad avere un approccio sensoriale ed emozionale con le proposte in modo che diventino proposte corali e come tali possano essere portate avanti come esito di una comunità, nello spirito di Manifesta 12. Il cambiamento ambientale e il ripensamento dei modelli di sviluppo chiedono di progettare le città come risorse generative per riattivare i meccanismi vitali per entrare nel Neoantropocene.
Maurizio Carta, Unipa
Università di Palermo, Palermo, Italia PALERMO LAB, DARCH HYPER-CITY STUDIO: AUGMENTED PALERMO
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
A PALERMO CULTURA E’ CONNESSIONE
Maurizio Carta, Unipa
FLUID AND CREATIVE KALSA by Cosimo Camarda, Maurizio Carta e Barbara Lino Palermo, 2017
Maurizio Carta, Unipa
Palermo non è solo la città ospite di Manifesta 12, ma ne utilizzerà la forza creativa e per accelerare e focalizzare la metamorfosi della città riacquisendo la sua natura cosmopolita, frutto della forza delle sue radici e della leggerezza delle sue ali, capace di guardare le comunità locali e di vivere il mondo dell’arte contemporanea. Tra gli interventi frutto di questa accelerazione è l’apertura di Palazzo Butera verso il limitrofo Complesso Monumentale dello Steri dell’Università di Palermo. Non più solo due complessi museali di altissimo livello per contenuti e bellezza degli edifici, ma il primo nucleo di un ecosistema culturale che coinvolge l’intero quartiere della Kalsa, epicentro di Manifesta. L’interfaccia tra ricerca, arte e comunicazione tra Palazzo Butera e lo Steri è agevolata dal loro attraversamento dal mare verso la città e viceversa, attraversando mura, cortili, androni e manifatture seguendo il filo di secoli di storia urbana.
Maurizio Carta, Unipa
PALAZZO BUTERA
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
LO STERI
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Maurizio Carta, Unipa
Un nuovo collegamento pedonale tra Palazzo Butera e il Complesso Monumentale dello Steri è un lascito concreto di Manifesta che offre alla città uno spazio dell’arte e del pensiero che si configura come un intervallo di oscillazione tra la fantasia e la ragione, tra la visione del mondo artistica e quella scientifica, tra razionalità ed emozione. L’integrazione culturale e fisica tra il Sistema Museale Universitario e il MuseoPalazzo Butera, progettata congiuntamente tra la Fondazione Palazzo Butera e l’Università di Palermo, diventa una interfaccia narrativa tra patrimonio tangibile e intangibile, luogo urbano in cui il cittadino viene educato, informato, formato e reso consapevole della sua appartenenza ad una pluralità di culture. Palermo si fa città educativa capace di incoraggiare l’esplorazione e la sperimentazione, di promuovere l’innovazione, il mutamento e la tolleranza, offrendo continue sfide alla conoscenza, alla partecipazione e allo sviluppo.
Maurizio Carta, Unipa
FLUID AND CREATIVE KALSA by Cosimo Camarda, Maurizio Carta e Barbara Lino Palermo, 2017
Maurizio Carta, Unipa
A PALERMO CULTURA E’ FUTURO
Maurizio Carta, Unipa
Il Progetto Kalsa, redatto da Maurizio Carta, Barbara Lino e Cosimo Camarda, in partenariato con la Fondazione Palazzo Butera, il Sistema Museale di Ateneo e l’Ufficio Tecnico dell’Università di Palermo, parte dall’epicentro culturale Butera-Steri per estendere i suoi effetti di rigenerazione e sviluppo all’intero quartiere della Kalsa, per farlo diventare un distretto creativo della città.
a Palermo lo sviluppo culturale è una sfida etica!
maurizio.carta@unipa.it
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PALERMO since 1806
RESEARCH STUDIOS