Il transistore bipolare a giunzione
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Obiettivi u Descrivere la struttura fisica del transistore bipolare. u Illustrare il principo di funzionamento e l’importanza del trasporto dei portatori minoritari nella regione di base. u Studiare le caratteristiche del transistore ai terminali. u Illustrare la differenza tra i dispositivi npn e pnp. u Ricavare il modello del trasporto del transistore bipolare. u Definire le quattro regioni di funzionamento del BJT. u Illustrare le semplificazioni del modello per le diverse regioni di funzionamento. u Descrivere l’origine dell’effetto Early e illustrarne il modello. u Presentare il modello SPICE del BJT. u Illustrare esempi relativi all’analisi del caso peggiore e all’analisi Monte Carlo per le reti di polarizzazione.
Il transistore bipolare a giunzione (Bipolar Junction Transistor o BJT) fu inventato alla fine degli anni Quaranta da un gruppo di ricercatori dei Bell Laboratories: Bardeen, Brattain e Shockley. L’invenzione fu resa nota in una conferenza stampa nel 1948, e il transistore fu reso disponibile nel 1952 su pagamento di una licenza di soli 25 000$. Dieci anni dopo, nel 1956, gli inventori furono insigniti del premio Nobel. Il primo transistore in silicio fu sviluppato presso la Texas Instruments da Gordon Teal, e le prime radio a transistori furono commercializzate. Un’altra tra le prime aziende ad acquisire la licenza del transistore fu la Tokyo Tsushin Kogyo, che nel 1955 divenne la Sony Corporation. La Sony in seguito produsse una radio a transistori con una strategia di mercato basata sull’idea che ognuno potesse avere una radio personale; fu cosı` che il transistore entro` nel mercato dei prodotti di massa. Un resoconto molto interessante di questi e altri sviluppi della storia del transistore bipolare puo` essere trovato in [1, 2] e nei riferimenti in essi contenuti. Il transistore bipolare e` stato il primo dispositivo a stato solido a tre terminali a godere di un ampio successo commerciale; i motivi di tale successo sono legati alla struttura del dispositivo, in quanto la sua regione attiva, collocata nella regione di base, e` situata all’interno del dispositivo stesso, ed e` quindi meno sensibile alla presenza dei difetti che si formano nelle regioni superficiali. Per tale motivo era piu` semplice realizzare transistori bipolari anziche´ transistori MOS.
I primi transistori bipolari furono commercializzati verso la fine degli anni Cinquanta. All’inizio degli anni Sessanta furono realizzati i primi circuiti integrati: porte logiche con resistori e transistori, e amplificatori operazionali contenenti alcuni transistori e resistori. Anche se il MOSFET rappresenta la tecnologia dominante nei moderni circuiti integrati, i transistori bipolari sono tuttora ampiamente utilizzati nei circuiti analogici discreti e integrati. In particolare, il transistore bipolare e` il dispositivo preferito in molte applicazioni in cui e` richiesta un’elevata velocita` oppure elevata precisione. Esempi di tali applicazioni sono i sistemi di comunicazione wireless. La tecnologia bipolare silicio-germanio rappresenta la tecnologia a maggior velocita` di funzionamento per la realizzazione di circuiti trasmettitori su silicio. Il transistore bipolare e` costituito da una successione di tre regioni di semiconduttore drogato, e presenta due forme: il transistore npn e il transistore pnp. Il funzionamento del transistore e` basato sul trasporto dei portatori minoritari, per diffusione e deriva, nella regione centrale, cioe` nella base, del dispositivo. Poiche´ gli elettroni hanno mobilita` e diffusivita` maggiore rispetto alle lacune, le prestazioni del transistore npn sono naturalmente migliori rispetto a un dispositivo pnp. Nello studio dei circuiti analogici vedremo che il transistore bipolare presenta un guadagno di tensione superiore a quello dei FET. D’altra parte, la resistenza di ingresso del BJT e` molto piu` bassa, ed e` necessario