Storia del cinema. Un’introduzione. 5e - Capitolo 4

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La Francia negli anni Venti

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Nel decennio successivo alla prima guerra mondiale la produzione francese venne colpita da una crisi economico-produttiva i cui effetti furono accentuati dalla concorrenza dei film hollywoodiani. In quel periodo si affermò il cosiddetto movimento impressionista che, riducendo i costi necessari per realizzare i film, intendeva promuovere un cinema d’arte. Attraverso il contributo fattivo di autori come Epstein, Gance, L’Herbier e la parallela riflessione condotta da critici e teorici come Delluc e Moussinac, prese forma e fu subito riconosciuto un movimento che faceva della photogénie il suo punto di forza. La capacità di trasfigurazione estetica del cinema era tale da far acquisire agli oggetti e alla realtà visibile un nuovo significato. Sostenuto e divulgato attraverso l’attività di riviste cinematografiche e cineclub, l’impressionismo fu presto affiancato da altri movimenti d’avanguardia come il dadaismo, il surrealismo e il Cinéma Pur che proponevano un modello di cinema sperimentale e antinarrativo, libero dai condizionamenti dell’industria.

4.1 L’industria cinematografica francese dopo la prima guerra mondiale La produzione cinematografica in Francia subì un rapido declino durante la prima guerra mondiale, a causa dell’assorbimento delle risorse causato dall’impegno militare. Probabilmente, il neonato movimento degli impressionisti beneficiò proprio di questa disastrata situazione economica perché le case di produzione erano disposte a fare esperimenti alla disperata ricerca di una valida alternativa al cinema di Hollywood. Negli anni Venti crebbero le importazioni di film stranieri, dapprima soprattutto dagli Stati Uniti, quindi anche da altri Paesi come Germania e Regno Unito, mentre le esportazioni rimasero modeste e i film riuscirono raramente a coprire i loro costi senza ricorrere a una distribuzione all’estero. Così divenne manifesta la necessità di un cinema nazionale in grado di opporsi alla concorrenza straniera, sia in Francia sia all’estero. Un altro fattore di ostacolo alla produzione fu la mancanza di unità. Dopo che Pathé e Gaumont ebbero concentrato la loro attività su distribuzione ed esercizio, la produzione, a parte le rare società grandi e medie, si frantumò in una costellazione di piccole case attive per la durata di un film o poco più. Di conseguenza, buona parte dei film di questo pe-

riodo era a basso costo e, anche considerando gli anni in cui l’industria registrò un lieve rialzo, la media dei costi per un lungometraggio si aggirava intorno ai 30.000 dollari (1927), o ai 40.000 (1928); nello stesso periodo, il budget per un film prodotto a Hollywood superava i 400.000 dollari. Inoltre le attrezzature a disposizione erano ormai obsolete, ancora legate ai mezzi e ai teatri di posa in vetro costruiti prima della guerra. A differenza dei registi americani, che avevano sperimentato le diverse possibilità offerte dall’illuminazione artificiale, normalmente i registi francesi lavoravano soprattutto con la luce naturale, creando zone d’ombra all’interno del set. Lo sviluppo delle tecniche di illuminazione crebbe negli anni Venti, ma con costi ancora troppo elevati per un utilizzo diffuso. Infine gli studi non disponevano di larghi spazi circostanti, come accadeva in America o in Germania; al contrario, essendo ubicati per lo più nei sobborghi parigini, erano circondati da case e strade di periferia. In parte per queste limitazioni, in parte per un desiderio di realismo, i registi francesi si servirono per le loro ambientazioni di castelli, vecchi palazzi e altri edifici storici, oppure ricorsero al paesaggio naturale e ai villaggi rurali. 47


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