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Disturbi dissociativi P.M. Boato
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INTRODUZIONE
Il primo autore che si occupò approfonditamente della dissociazione fu Pierre Janet (Janet, 1889). Egli elaborò una teoria che metteva in relazione esperienze traumatiche, isteria e fenomeni dissociativi. Secondo il suo modello emozioni violente impediscono che determinate esperienze vengano integrate nella coscienza. Esse divengono invece “idee fisse subconscie, dissociate dalla coscienza, che si manifestano come percezioni somatosensoriali, comportamenti automatici, incubi e flashback”. Per Janet sia i disturbi dissociativi che quelli somatoformi (cioè fisici, ma senza un riscontro organico) rientravano nel concetto di isteria, ed erano riconducibili a dissociazioni dovute a eventi traumatici, gravi malattie o esaurimento (Janet, 1907). Il modello di Janet fu modificato da Freud e Breuer che interpretarono la dissociazione come un meccanismo di difesa utilizzato da soggetti traumatizzati per proteggersi da emozioni travolgenti. Queste emozioni potevano essere trasformate, o “convertite”, in sintomi fisici che permettevano loro di manifestarsi senza che il materiale traumatico divenisse conscio. Queste prime teorie sostenevano dunque che dissociazione e conversione hanno un’origine psicologica simile e causano un ampio gruppo di disturbi come amnesie, fughe, disturbi di identità e anche sintomi pseudoneurologici motori e sensitivi. Questi fenomeni tendono a presentarsi associati negli stessi soggetti, tipicamente dopo una storia di eventi traumatici, e sono spesso associati a un’elevata suggestionabilità e a una buona risposta all’ipnosi (Brown et al., 2007). Le prime due edizioni del DSM furono basate su questi concetti. Il DSM II contemplava la nevrosi isterica, sottotipizzata in “di conversione” e “dissociativa”. Le edizioni successive adottarono invece un approccio puramente descrittivo, che prescindendo da ipotesi eziologiche fece sì che disturbi post-traumatici, disturbi di conversione e disturbi dissociativi venissero separati. Questo poteva creare l’impressione di condizioni cliniche tra loro indipendenti, a dispetto della somiglianza dei processi psicologici sottostanti e delle crescenti evidenze di una comune eziologia traumatica. Nel DSM-5 c’è stato un maggior riconoscimento della comune origine traumatica di disturbi diversi. In due capitoli successivi sono stati riuniti i disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti e i disturbi dissociativi.