Psicologia dello sviluppo di: Patrick Leman

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Capitolo 1

Psicologia dello sviluppo: temi e contesti

Introduzione La psicologia dello sviluppo si propone di identificare e descrivere i cambiamenti – oltre che scoprire i processi sottostanti tali cambiamenti – che si verificano nel comportamento e nei processi cognitivi (relativi al pensiero), emotivi e sociali dell’individuo nel corso della vita, al fine di comprendere come e perché avvengono. In altre parole, gli psicologi dello sviluppo sono interessati a cosa cambia con la crescita e a come avvengono questi cambiamenti. Per comprendere i fenomeni alla base dello sviluppo del bambino i ricercatori elaborano teorie e progettano studi empirici al fine di testarle. I progressi compiuti in questo senso rendono possibili applicazioni pratiche utili a promuovere uno sviluppo sano e rimuovere alcuni degli ostacoli che impediscono tale sviluppo. Nel corso del manuale esamineremo diverse aree della psicologia dello sviluppo: ogni capitolo prenderà in esame i principali risultati di ricerca relativi a queste aree, oltre che le principali teorie proposte per spiegare tali risultati. Ci concentreremo, inoltre, su ciò che accade quando si manifestano dei problemi nel normale processo di sviluppo e ci focalizzeremo sui cambiamenti nel corso del passaggio dal concepimento alla nascita, alla vita adulta e fino alla terza età. Nei Capitoli 2 e 3 verranno delineate rispettivamente le teorie e i metodi di ricerca, in modo da fornire ai lettori il contesto necessario a comprendere la psicologia dello sviluppo nei domini che poi si affronteranno nel resto del libro. Nel corso dell’opera presenteremo gli studi, sia classi© Monkey Business Images/ShutterStock


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2 Capitolo 1 ∎ Psicologia dello sviluppo: temi e contesti

ci che contemporanei, condotti nell’ambito della psicologia dello sviluppo. Sebbene non fosse immaginabile trattare la totalità della letteratura sulla psicologia dello sviluppo, si è comunque mirato a trattare la disciplina nella maniera più approfondita possibile, con una prospettiva che fosse rappresentativa a livello internazionale. Nello specifico, ciascun capitolo descrive in dettaglio un macro-tema e la letteratura associata, evidenziandone allo stesso tempo le questioni centrali e le problematiche emergenti. Allo scopo di approfondire alcuni temi di ricerca e favorire l’acquisizione di strategie d’intervento nel campo dell’educazione, abbiamo inserito diversi “box” che contengono approfondimenti riguardanti le principali aree dello sviluppo psicologico nell’arco di vita. In particolare, abbiamo deciso di offrire alcuni spunti di riflessione in merito a tematiche attuali e in alcuni casi oggetto di accesi dibattiti, come per esempio la maternità surrogata. Allo scopo di descrivere l’ambiente affettivo all’interno del quale cresce e si sviluppa il bambino sono stati inseriti approfondimenti riguardanti il ruolo dell’adulto nel favorire lo sviluppo dei processi di autoregolazione del bambino, l’attaccamento alla figura paterna e una descrizione delle problematiche psicologiche che possono insorgere nella madre nel periodo perinatale, individuando fattori di rischio e fattori di protezione. Abbiamo voluto, inoltre, inserire nel testo alcuni spunti riguardanti l’ambiente del nido che rappresenta spesso la prima occasione di distacco del bambino dalla famiglia. Particolarmente significativa, a tal proposito, risulta la fase di inserimento, a cui è stato dedicato un box. È stato inoltre analizzato lo sviluppo del linguaggio in questa fase d’età fornendo alcune indicazioni utili in merito alla figura dell’adulto e al ruolo di supporto che può svolgere in queste prime tappe dello sviluppo. Particolare attenzione è stata posta al contesto scolastico, a cui abbiamo dedicato una serie di box riguardanti lo sviluppo dei prerequisiti dell’apprendimento, la didattica metacognitiva, i processi di autovalutazione dei bambini e una descrizione della normativa riguardante i bambini che presentano disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e bisogni educativi speciali (BES). In merito alla sfida rappresentata dalle nuove tecnologie a scuola sono state descritte inoltre nuove metodologie didattiche tra cui il modello flipped classroom. Allo scopo di affrontare alcune problematiche riguardanti il rapporto tra pari, abbiamo inserito un approfondimento riguardante il cyberbullismo insieme a un box in cui vengono descritte alcune tecniche di riduzione del pregiudizio. È stato inoltre inserito un approfondimento riguardante le manifestazioni del trauma in età evolutiva e, infine, un box riguardante un tema che rappresenta spesso un tabù e una grande sfida in ambito educativo: l’elaborazione del lutto in età evolutiva. Ciascun box è costituito da una breve premessa teorica e, quando possibile, da una descrizione di strategie utili a supportare il bambino nel suo processo di crescita, nei diversi ambiti dello sviluppo: affettivo, cognitivo e sociale. I box non hanno certo la pretesa di offrire un quadro esaustivo dei temi in oggetto; l’intento è, piuttosto, offrire alcune conoscenze di base riguardanti temi solitamente non trattati nei manuali di psicologia dello sviluppo insieme ad alcuni suggerimenti pratici. Nella parte finale di ogni capitolo si trova un riassunto e i riferimenti a possibili letture di approfondimento, classiche e contemporanee. ◼

Psicologia dello sviluppo Ambito di studio che cerca di comprendere e spiegare il cambiamento delle capacità cognitive, sociali e di altro tipo nei seguenti modi: primo, descrivendo le variazioni dei comportamenti osservati nel bambino; secondo, scoprendo i processi che vi stanno alla base.


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Capitolo 1 ∎ Psicologia dello sviluppo: temi e contesti

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∎∎∎∎∎∎ OSSERVAZIONI SCIENTIFICHE SULLO SVILUPPO EDUCATIVO Le domande sulle origini delle abilità psicologiche hanno affascinato i filosofi per molto tempo. È solo poco più di un secolo fa, tuttavia, che i ricercatori hanno iniziato a studiare i processi evolutivi con metodi empirici. Le prime osservazioni scientifiche sullo sviluppo potrebbero essere state quelle di Charles Darwin, che aveva condotto studi sulle capacità sensoriali dei neonati e le emozioni nei bambini piccoli (Cairns e Cairns, 2006). È interessante notare, in effetti, che è solo intorno al periodo dell’opera di Darwin che gli studiosi iniziano realmente a considerare l’infanzia come una fase di vita diversa distinta da quella adulta. Per la maggior parte della storia a noi nota, infatti, ben poco è stato scritto riguardo ai bambini o all’infanzia (Aries, 1962). Tutto considerato, le persone vedevano i bambini come adulti in miniatura, una prospettiva influente sul modo in cui venivano trattati ai tempi. Molti di loro, per esempio, erano spesso lavoratori nei campi, nelle fabbriche o nelle miniere ed è solo nel tardo XIX secolo che si assiste all’introduzione delle prime leggi contro il lavoro minorile, per proteggerli da questo tipo di sfruttamento. Oggi, nel XXI secolo, le ricerche di psicologia dello sviluppo interessano le esperienze quotidiane delle persone di ogni età, dal periodo prenatale a quello senile: per esempio, il pensiero degli psicologi dello sviluppo ha influenzato la politica sociale e la legislazione in merito a bambini, famiglie e alla cura degli anziani (Renninger e Sigel, 2006). Per capire lo studio scientifico dello sviluppo umano è importante che prendiamo in considerazione i temi centrali che hanno arricchito il dibattito alla base della disciplina. Riteniamo importante, inoltre, che il lettore prenda confidenza con le principali posizioni teoriche e i metodi di ricerca utilizzati.

∎∎∎∎∎∎ I TEMI DELLO SVILUPPO Nel corso degli studi sullo sviluppo, gli scienziati hanno esaminato e discusso numerosi temi chiave o domande ricorrenti in materia di crescita psicologica. Questi temi riguardano: le origini del comportamento umano; la specificità o generalità del cambiamento; le forze individuali o contestuali che definiscono e dirigono lo sviluppo. I tre argomenti si ripeteranno spesso nel corso del libro, mentre discuteremo i molteplici processi dello sviluppo: biologici, cognitivi, linguistici, emozionali e sociali.

∎∎∎∎∎∎ Le origini del comportamento: natura e cultura La maggior parte dei teorici contemporanei riconosce che lo sviluppo umano è influenzato sia da caratteri ereditari che da caratteri ambientali (le espe-


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rienze vissute in un certo ambiente). Il disaccordo riguarda quanto peso abbia ciascuno di questi due fattori nello sviluppo: la questione di come dovremmo interpretare la relazione tra eredità e ambiente viene spesso espressa nei termini dello scontro tra innato e acquisito (o dibattito nature vs nurture – natura vs cultura). Oggi quasi nessuna teoria supporta in modo semplicistico solo una delle due posizioni estreme: al contrario, i teorici dello sviluppo odierni hanno osservato il modo in cui sia i fattori biologici che quelli ambientali, o caratteri innati e acquisiti, interagiscono tra loro per produrre le variazioni nello sviluppo degli individui. Per fare un esempio di come l’interazione natura-cultura si espliciti, la ricerca sul maltrattamento minorile ha scoperto che i soggetti con determinate caratteristiche genetiche hanno maggiori probabilità di manifestare problemi comportamentali rispetto a coloro che non le possiedono (Plomin et al., 2001). Quando i bambini con questa predisposizione genetica vivono in un ambiente ostile, hanno maggiore probabilità di essere maltrattati rispetto ad altri bambini. La combinazione tra le caratteristiche ereditate, il modo in cui si esprimono a livello comportamentale e l’ambiente ostile, quindi, mette a rischio quel particolare bambino. Le persone non sono semplici contenitori passivi di informazioni: esse esplorano il mondo che le circonda e si sforzano di comprenderlo. L’interazione tra geni e ambiente è un processo attivo e dinamico, al quale l’individuo contribuisce in maniera importante.

∎∎∎∎∎∎ Descrivere il cambiamento nello sviluppo: continuità e discontinuità Un altro dibattito affrontato dagli psicologi dello sviluppo riguarda il come descrivere l’andamento del cambiamento nel corso della crescita. Gli andamenti fondamentali al centro del dibattito sono due: alcuni psicologi vedono lo sviluppo come un processo continuo (sviluppo Sviluppo continuo Pattern di continuo) in cui ogni nuovo evento si sviluppa a sviluppo in cui le abilità cambiano partire dalle esperienze precedenti (Figura 1.1a). Sein modo omogeneo e graduale. condo i sostenitori della continuità lo sviluppo è un’accumulazione armoniosa e regolare di abilità e i cambiamenti si sommano o si sviluppano a partire da abilità già acquisite, in maniera cumulativa o quantitativa, senza salti improvvisi tra un cambiamento e quello successivo. Per molti comportamenti, questa sembra una spiegazione adeguata: per esempio, quando si apprende una nuova abilità – nuotare, diciamo – assistiamo a un miglioramento quotidiano e graduale. A volte, tuttavia, notiamo una variazione improvvisa delle nostre capacità: mentre ieri nuotavamo con una certa bravura, oggi sembra si sia verificato un miglioramento istantaneo e che l’allenamento stia finalmente dando i suoi frutti. In confronto ai cambiamenti incrementali precedenti, le variazioni più recenti sembrano più di natura qualitativa e le nostre bracciate rapide e continue hanno poco in co-


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Livello dello sviluppo

Periodo dello sviluppo

Livello di utilizzo

5

Strategia 5

Strategia 2 Stadio VI

Strategia 3

Stadio V Strategia 4

Strategia 1

Stadio IV Stadio III Stadio II Stadio I

Nascita

2 anni

Nascita

Età (a)

2 anni

Nascita

Età (b)

2 anni Età

(c)

FIGURA 1.1 Continuità e discontinuità dello sviluppo infantile. La teoria della continuità (a) vede lo sviluppo come una serie di variazioni graduali di capacità, abilità e comportamenti priva di cambiamenti bruschi. La teoria della discontinuità (b) propone una sequenza di cambiamenti improvvisi, simili a degli scalini, ognuno qualitativamente diverso da quelli precedenti. Gran parte degli studiosi dello sviluppo contemporanei adottano una terza teoria, che afferma che lo sviluppo è per lo più continuo ma inframmezzato da transizioni che potrebbero sembrare brusche o inaspettate. Per esempio, il modello di Siegler delle “onde sovrapposte” (c) suggerisce che a qualsiasi età i bambini usano una varietà di strategie per pensare e imparare. Il loro utilizzo diminuisce con l’aumentare degli anni e dell’esperienza e quelle più efficaci finiscono per predominare solo dopo un processo graduale. Il risultato finale, da un’ottica a lungo raggio, è che lo sviluppo si mostra generalmente continuo, ma da un esame più approfondito si può osservare la presenza di una serie di specifici cambiamenti qualitativi. Fonte: parte (c) adattata da Siegler, 1996.

mune con quelle agitate e incerte con cui abbiamo iniziato. Quest’ultimo tipo di cambiamento ha catturato l’attenzione degli psicologi che considerano lo sviluppo come disconSviluppo discontinuo Pattern di sviluppo in cui i cambiamenti tinuo (sviluppo discontinuo): questa ipotesi paraavvengono in maniera improvvisa, gona lo sviluppo a una serie di gradini o fasi separate risultando in una successione di in cui, nel passaggio dall’uno all’altro, le abilità delstadi qualitativamente differenti l’individuo si riorganizzano in una serie di compor(periodi) dello sviluppo. tamenti qualitativamente nuovi (Figura 1.1b). Buona parte dei ricercatori contemporanei considera lo sviluppo come un processo per la maggioranza continuo o quantitativo, che però viene interrotto da periodi discontinui di cambiamento di tipo più qualitativo (Figura 1.1c). Alcune ricerche recenti hanno cercato di comprendere se le esperienze individuali aiutano o interrompono le continuità comportamentali, e come. Sebbene un’interruzione di questa continuità possa suonare problematica, non è detto che lo sia in tutti i casi: Rutter, Kreppner e O’Connor (2001),


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per esempio, hanno trovato che i bambini cresciuti in istituti in condizioni di deprivazione (mancanza di cure individualizzate e inadeguata stimolazione a livello sociale, fisico, relazionale ed emotivo) hanno vissuto un cambiamento positivo dopo essere stati adottati da famiglie accudenti.

∎∎∎∎∎∎ Periodi critici e sensibili Gli psicologi dello sviluppo si sono chiesti se alcune esperienze siano particolarmente importanti a certe età. Si parla di periodo critico (critical period) in riferimento a un particolare momento nello sviluppo in cui l’individuo deve essere esposto a certe esperienze per acquisire determinate abilità; tali esperienze sarebbero indispensabili ai fini dello sviluppo tipico. Gli psicologi che si sono occupati dello studio dello sviluppo del linguaggio, in particolare, si sono chiesti se esista un periodo critico affinché l’individuo impari a parlare. In un lavoro seminale del 1967 Lenneberg individuava il periodo critico nella fascia d’età compresa tra i 18 mesi e la pubertà. Locke (1995) aveva riportato diverse prove a favore delle tesi di Lenneberg. Rispetto all’apprendimento di una seconda lingua era stato trovato che gli immigrati che erano arrivati negli Stati Uniti da bambini, prima dei 7 anni, mostravano un livello di competenza linguistica pari a quello dei nativi. Coloro che erano arrivati dopo i 15 anni, invece, mostravamo scarsa competenza anche quando avevano trascorso nel nuovo Paese un numero di anni pari all’età delle persone più giovani. Il legame tra età e apprendimento linguistico è stato confermato, almeno per le seconde lingue, anche se non vi sono prove che esista un termine preciso per l’acquisizione di tale abilità. Le ricerche effettuate si discostano, infatti, sull’età critica sebbene concordino nel ritenere che ci sia un declino costante delle capacità di apprendere una seconda lingua mano a mano che aumenta l’età di inizio per l’apprendimento, soprattutto per le componenti hard del linguaggio (fonologia e morfosintassi). L’apprendimento del lessico, invece, sembra essere indipendente dall’età di esposizione (Dörnyei, 2009). Altre prove a favore delle tesi di Lenneberg da parte di Locke (1995) riguardavano gli studi sull’esposizione ritardata al linguaggio nei bambini audiolesi; gli effetti dei danni cerebrali a diverse età (in questo caso Locke, rispetto a Lenneberg, aveva abbassato da 10 a 5 anni l’età entro la quale è possibile trasferire funzioni linguistiche dall’emisfero sinistro al destro in seguito a lesioni); le storie di bambini cresciuti in isolamento. I risultati di questi studi non sono tuttavia univoci come abbiamo visto: è difficile stabilire con precisione un’età che si possa definire “critica”; gli studi, inoltre, sono difficilmente replicabili. Pensando agli studi sui bambini cresciuti in isolamento, per esempio, le prove vengono desunte da esperimenti in cui è probabile che altre condizioni, oltre alla deprivazione linguistica, come la denutrizione, la violenza, l’isolamento sociale, possano svolgere un ruolo im-

Periodo critico Periodo dello sviluppo (intervallo di età) in cui determinate esperienze sono indispensabili perché si verifichi uno sviluppo tipico.


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portante nel determinare il risultato finale. Tuttavia, sarebbe impensabile e non etico crescere bambini in isolamento per scopi scientifici. Oggi si preferisce parlare di periodo sensibile (sensitive period) in riferimento ai momenti nel corso dello sviluppo durante i quali la persona ha maggiori probabilità di acquisire certe abilità particolari. In caso di assenza o manifestazione tardiva di queste esperienze, però, lo sviluppo tipico può avvenire comunque.

Periodo sensibile Periodo dello sviluppo (intervallo di età) in cui determinate esperienze sono importanti per uno sviluppo tipico. Se in questo periodo non si verificano tali esperienze, tuttavia, lo sviluppo tipico potrebbe ancora avvenire.

∎∎∎∎∎∎ Sviluppo dominio-generale o dominio-specifico Una domanda che ha affascinato molti teorici di questa disciplina riguarda la misura in cui lo sviluppo di una nuova abilità o capacità ha conseguenze sugli altri domini. Torniamo all’esempio del nuoto: quando impariamo un nuovo modo di nuotare (per es., un nuovo stile, come il dorso) questa nuova abilità potrebbe riversarsi sulle altre abilità motorie. Prendendo l’esempio del dorso, questo nuovo stile richiede di portare le braccia all’indietro sopra la testa per muoverci in acqua, per cui ci si potrebbe chiedere se praticare questa postura possa aiutarci in altri campi, per esempio battere un servizio a tennis o sollevare pesi sopra la nostra testa. Questo Sviluppo dominio-generale L’idea si può considerare un influsso dominio-generale che i processi di sviluppo possano (domain-general). avere un impatto sulla formazione Gli psicologi, però, sono divisi rispetto alla misura di un’ampia serie di competenze. in cui lo sviluppo si possa considerare dominio-generale: Piaget è forse l’esempio più chiaro della categoria dei sostenitori di questa ipotesi. Come si vedrà nel Capitolo 9, la sua idea era che quando i bambini sviluppano un nuovo tipo di pensiero logico, questo abbia un impatto su diverse altre abilità, come per esempio il pensiero che riguarda lo spazio, i numeri o la categorizzazione. Altri psicologi tendono a vedere lo sviluppo come maggiormente dominio-specifico (domain-speSviluppo dominio-specifico L’idea per cui lo sviluppo delle varie cific): per loro lo sviluppo in un determinato dominio abilità avviene in maniera procede in maniera relativamente indipendente dallo indipendente (separata) e ha un sviluppo negli altri domini. Questo punto di vista impatto limitato sulle competenze suggerisce che se un bambino compie un progresso negli altri domini. in matematica, queste nuove abilità eserciteranno una scarsa influenza in altri ambiti. È utile notare che ci sono dei punti in comune tra il dibattito dominio-generale vs dominio-specifico e il dibattito natura vs cultura. I teorici che sostengono l’esistenza di abilità cognitive innate le definiscono spesso dominio-specifiche (per es., Chomsky, 1965; Pinker, 1994). Non è detto che questo sia sempre vero, tuttavia, e già altri hanno affermato che lo sviluppo dominio-specifico non implica necessariamente una forte influenza dei caratteri ereditari (Karmiloff-Smith, 1992).


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∎∎∎∎∎∎ LE PROSPETTIVE SULLO SVILUPPO Il cambiamento che caratterizza lo sviluppo umano può essere descritto utilizzando diversi livelli di spiegazione, e forse anche a più di un livello alla volta. Questo implica che gli psicologi dello sviluppo hanno avuto a disposizione una varietà considerevole di modi per analizzare tale cambiamento. In questo paragrafo descriveremo alcune delle prospettive e dei dibattiti più influenti, che si troveranno poi anche nel corso del libro.

∎∎∎∎∎∎ Caratteristiche individuali e influenze contestuali Gli psicologi dello sviluppo hanno concentrato diversamente la loro attenzione sulle caratteristiche dell’individuo o sulle influenze contestuali o situazionali. Molti risolvono la controversia adottando un punto di vista interazionista, ponendo in rilievo il ruolo duplice dei fattori individuali e contestuali (Magnusson e Stattin, 2006). Per esempio, i bambini con tratti aggressivi della personalità vanno spesso in cerca di contesti in cui possono sfogare queste caratteristiche, per cui hanno più probabilità di unirsi a una gang o iscriversi a un corso di karate piuttosto che di unirsi a un coro o a un club degli scacchi (Bulloch e Merrill, 1980). Se si trovano in ambienti che non gli permettono o non stimolano il comportamento aggressivo, però, come il coro o il club degli scacchi, potrebbero avere meno probabilità di assumere atteggiamenti ostili e forse potrebbero anche mostrarsi amichevoli e cooperativi.

∎∎∎∎∎∎ Contesti culturali I ricercatori che studiano l’influenza del contesto sullo sviluppo hanno analizzato diversi setting, tra cui quello domestico, quello scolastico e quello di quartiere. L’analisi del ruolo del contesto ha anche portato a un aumento dell’interesse riguardo l’influenza esercitata dalla cultura sullo sviluppo. Si sa che i bambini cresciuti nelle fattorie in Cina, in un kibbutz in Israele, in un villaggio in Perù o in un sobborgo di Berlino fanno tipi di esperienze molto diverse, che poi vanno a influenzare il loro sviluppo. Per esempio, in alcune culture i bambini sono esortati a camminare da soli fin da una tenera età, per cui hanno spesso occasione di praticare le nuove abilità motorie. In altre culture i bambini vengono portati in braccio o in fasce per lunghi periodi di tempo, il che riduce le loro possibilità di imparare a camminare fino a che non sono più grandi. Esaminare lo sviluppo in diverse culture fornisce informazioni sulla variazione del potenziale e dell’espressione umana, che può essere indotta dalle circostanze diverse in cui si cresce (Rogoff, 2003). Queste differenze culturali non si manifestano solo al di là dei confini nazionali, ma anche all’interno dei singoli Paesi.


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∎∎∎∎∎∎ La prospettiva ecologica Un approccio che ha cercato di connettere, da un punto di vista psicologico, le influenze esercitate dalle diverse aree della vita è la prospettiva ecologica (ecological perspective). Questa teoria mette in rilievo l’importanza di comprendere non solo le relazioni tra l’organismo in via di sviluppo (il bambino) e i diversi sistemi di ambienti (per es., la famiglia e la comunità) ma anche le relazioni tra i sistemi ambientali stessi. Urie Bronfenbrenner (1979; Bronfenbrenner e Morris, 2006), il principale fautore della prospettiva ecologica, ha fornito una struttura teorica che descrive i livelli dei sistemi ambientali o contestuali che influenzano lo sviluppo del bambino. Come mostrato in Figura 1.2, questi sistemi ambientali vanno dagli ambienti di cui il bambino fa esperienza più immediata e diretta ai contesti più remoti: il microsistema è l’ambiente in cui il bambino vive e interagisce con le persone e le istituzioni a lui più vicini; il mesosistema include le relazioni reciproche tra i componenti del microsistema: i genitori interagiscono con gli insegnanti e il sistema scolastico, mentre i membri della famiglia e i coetanei del bambino possono mantenere relazioni con un’istituzione religiosa, e così via; l’esosistema è composto dagli ambienti che hanno impatto sullo sviluppo del bambino, ma con cui in gran parte non esiste un contatto diretto: per esempio, il lavoro di un genitore può influenzare la vita del bambino se richiede che viaggi spesso o ritorni a casa tardi la notte; il macrosistema rappresenta gli schemi ideologici e istituzionali di una particolare cultura o sottocultura. Questi quattro sistemi, infine, cambiano nel tempo in un processo che Bronfenbrenner ha denominato cronosistema: con il passare del tempo sia il bambino che l’ambiente che lo circonda sono sottoposti a dei cambiamenti che possono originarsi dal singolo (per es., pubertà o malattie gravi) o dal mondo esterno (per es., la nascita di un fratellino, il divorzio dei genitori o anche una guerra). Per Bronfenbrenner lo sviluppo è composto dalle interazioni del bambino in crescita con un contesto ecologico in mutamento, in tutta la sua complessità.

Prospettiva ecologica Prospettiva che sottolinea l’importanza di comprendere non solo i rapporti tra gli organismi e i vari sistemi ambientali, ma anche le relazioni tra i sistemi stessi.

∎∎∎∎∎∎ La prospettiva del ciclo di vita Un’altra prospettiva relativamente recente considera lo sviluppo nel corso della vita dell’individuo. Nei primi anni la maggioranza degli psicologi dello sviluppo ha concentrato i propri sforzi di ricerca sulla comprensione dei cambiamenti nel comportamento e del ragionamento dei neonati e dei bambini. Questo era dovuto in parte al presupposto che negli anni dell’infanzia il cambiamento fosse più pronunciato, per cui studiarlo massimizzava le probabilità di trovare cosa cambiasse e di identificare i processi sottostanti. Sempre più ricercatori, tuttavia, si sono resi conto che focalizzare l’attenzione sui primi anni dello sviluppo era limitativo e avrebbe potuto tralasciare diversi aspetti che si verificano dopo l’infanzia e nel corso della vita adulta.


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MACROSISTEMA eologie della ini e id cult ura itud Att ESOSISTEMA lia allargata Famig

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FIGURA 1.2 Il modello ecologico dello sviluppo di Bronfenbrenner. Bronfenbrenner sottolinea l’importanza per il bambino in via di sviluppo delle interazioni all’interno del micro e mesosistema con le persone e le istituzioni a lui più vicine, ma anche degli effetti sulla sua vita di una serie sempre più ampia di istituzioni, atteggiamenti e credenze sociali e culturali nell’ambito dell’eso e del macrosistema. Il fatto che tutti i sistemi variano nel tempo è rappresentato dal cronosistema. Fonte: per gentile concessione di James Garbarino.

Prospettiva dell’arco di vita Ipotesi sullo sviluppo come processo che continua nel corso dell’intero ciclo di vita, dal periodo neonatale alla terza età. Coorte di età Persone nate nella stessa generazione.

La prospettiva del ciclo di vita (lifespan perspective) include nei propri studi anche i fattori storici che potrebbero influenzare lo sviluppo psicologico (Baltes et al., 2006). Questo fenomeno è generalmente noto come effetto coorte di età (age cohort effect) dove coorte di età sta per un gruppo di individui nati nello stesso anno o in generale durante uno stesso periodo storico. Mentre la coorte si sviluppa, i suoi


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membri condividono le stesse esperienze storiche: per esempio, i bambini nati in certi anni possono aver vissuto la propria adolescenza e la prima età adulta in uno scenario di grande turbamento sociale. Queste esperienze in comune possono portare la coorte a sviluppare problemi specifici e distintivi, come il disturbo da stress post-traumatico (DPTS) negli ex militari che hanno vissuto una guerra, o come le società dove un rapido cambiamento sociale ha causato il turbamento delle strutture familiari, delle relazioni e dei ruoli. La prospettiva del ciclo di vita, dunque, punta alla necessità di considerare un tipo di contesto diverso – quello storico – quando si conduce e si valuta una ricerca.

∎∎∎∎∎∎ RIEPILOGO La psicologia dello sviluppo si propone di scoprire i processi sottostanti alla crescita, al comportamento e all’apprendimento. In passato gli psicologi dello sviluppo si sono divisi spesso in favore di posizioni empiriche o innatiste, ma la maggioranza dei teorici moderni riconosce l’importanza di entrambe. Molti psicologi si interessano di scoprire i modi in cui i fattori ereditari e ambientali interagiscono per produrre i cambiamenti durante lo sviluppo. Gli studiosi sono stati impegnati in diversi dibattiti, come per esempio quello per capire se lo sviluppo si potesse descrivere come un processo continuo in cui il cambiamento avviene gradualmente e senza interruzioni nel tempo, oppure come una serie di gradini o fasi qualitativamente diverse. Altri dibattiti miravano a capire se l’influenza dello sviluppo è dominio-generale o dominiospecifica, dove avviene lo sviluppo e se esistono periodi critici o sensibili. Dato che ci sono modi diversi in cui si può descrivere lo sviluppo, ci sono numerose prospettive a disposizione. I dibattiti di particolare importanza riguardano quali siano i fattori con maggiore influenza sullo sviluppo, se quelli individuali o contestuali. La maggioranza degli studiosi, comunque, concorda nel dire che il contesto culturale è un elemento importante da tenere in considerazione. Una maniera utile di esaminare lo sviluppo proviene dalla prospettiva ecologica, che evidenzia l’importanza di comprendere la relazione tra gli organismi e i vari sistemi ambientali, quali la famiglia, la scuola, la comunità e la cultura. La teoria ecologica di Bronfenbrenner afferma che lo sviluppo comprende le interazioni tra i bambini (e le loro relazioni in progressivo cambiamento) con i seguenti sistemi ecologici: microsistema, mesosistema, esosistema, macrosistema e cronosistema. La percezione o la comprensione soggettiva del bambino riguardo all’ambiente e al suo ruolo attivo di modifica dell’ambiente sono aspetti importanti di questa prospettiva. Di recente le prospettive storiche hanno esaminato l’influenza degli eventi di coorte sullo sviluppo. Gli psicologi che hanno condotto i propri studi in quest’ottica si sono interessati, in particolare, degli effetti degli eventi storici sullo sviluppo umano.


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