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2 Fondamenti di microeconomia
Le principali normative antitrust americane sono state redatte oltre un secolo fa, quando la teoria economica, al di là delle originali e intuitive osservazioni di Adam Smith, offriva poche informazioni sui risultati di mercato. Una formalizzazione di tali osservazioni e dei benefici della concorrenza rispetto al monopolio stava appena cominciando a prendere forma in opere accademiche destinate ai professionisti, soprattutto in Principles of Economics vol. 1 (1890) di Alfred Marshall. Sarebbe dovuto passare del tempo prima che fosse sviluppata una conoscenza altrettanto rigorosa di quello che accade nella “zona grigia” compresa fra concorrenza e monopolio e altro tempo ancora prima che essa fosse introdotta nel curriculum di studi di economia. Eppure, una solida conoscenza dei mercati perfettamente concorrenziali e completamente monopolizzati è, già di per sé, piuttosto illuminante. Infatti, tali modelli continuano a fornire utili punti di partenza per interpretare molto di quanto si legge nei quotidiani economici e rivelano le teorie fondamentali che stanno dietro alle politiche pubbliche volte a diminuire il potere di monopolio. Per tali motivi, in questo capitolo si passeranno in rassegna i principali modelli della concorrenza perfetta e del monopolio.
2.1
Concorrenza e monopolio: i due estremi della performance del mercato
La trattazione dei modelli della concorrenza perfetta e del monopolio sarà per necessità breve: ci si concentrerà sul comportamento delle imprese volto alla massimizzazione dei profitti e sui risultati di mercato che esso implica. Si darà per appresa la derivazione della domanda aggregata del consumatore per il prodotto che definisce il mercato di interesse: questa curva di domanda di mercato descrive la relazione fra l’ammontare che i consumatori sono disposti a pagare per unità del bene e la quantità aggregata del bene consumato. La Figura 2.1 mostra un esempio di curva di domanda di un mercato e, più nello specifico, una curva di domanda lineare di mercato, che può essere descritta dall’equazione P = A – BQ. Quando si scrive la curva di domanda in questo modo, con il prezzo collocato nella parte sinistra, essa prende spesso il nome di curva di domanda inversa.1 L’intercetta verticale A rappresenta la disponibilità 1
Il motivo di tale terminologia è che in microeconomia di solito si immagina la quantità richiesta come la variabile dipendente (parte sinistra dell’equazione) e il prezzo come la variabile indipendente (parte destra dell’equazione). Tuttavia, quando le imprese scelgono le quantità e il prezzo viene modificato per uguagliare domanda e offerta, è preferibile collocare il prezzo di mercato nella parte sinistra: di qui la funzione di domanda inversa. Dalla nostra discussione dovrebbe risultare chiaro che la curva di domanda del mercato può essere intesa come la sommatoria orizzontale della curva di domanda individuale di ciascun consumatore. Non si tratta, tuttavia, della sommatoria orizzontale della curva di domanda che si rivolge a ciascuna impresa.