Psicologia Generale - Cap. 4 Stati di coscienza

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CAPITOLO

Stati di coscienza Uno sguardo d'insieme Il Massachusetts Institute of Technology è noto per essere una scuola molto impegnativa e Scott Krueger era pronto ad affrontarla. Si era diplomato quasi con il massimo dei voti e nessuno dubitava che sarebbe stato in grado di bilanciare il suo ruolo di matricola di ingegneria con l’abitudine a far le ore piccole in compagnia degli amici. Ma a Boston, esiste un altro aspetto della MIT: le sue trenta confraternite studentesche che sono un’attrazione irresistibile per i giovani rampanti che amano i party. Scott Krueger non era pronto per questo. Durante i festeggiamenti della Settimana Greca, l’iniziazione alla Phi Gamma Delta (una delle confraternite) venne superata dopo aver ingoiato l’equivalente di 16 bicchierini di superalcolici in un’ora. I suoi compagni lo trasportarono nella sua stanza, nella residenza di Boston, e notarono che non riusciva a respirare bene. Gli uomini del soccorso trovarono Krueger in coma. Il suo livello di alcol nel sangue era uno sconcertante 0,41; il limite legale per poter guidare è di 0,08. O il sangue di Krueger era così saturo di alcol da impedire all’ossigeno di arrivare al cervello o era soffocato nel suo vomito. Dopo alcuni giorni i suoi genitori prostrati staccarono le macchine che lo tenevano in vita (Rosenberg e Bai, 1997, p. 69). Il binge drinking – cioè bere cinque bicchieri di fila di super alcolico per i maschi e quattro per le femmine – è molto comune nei campus delle università. Sebbene la maggior parte dei bevitori siano più fortunati di Krueger, ognuno si mette seriamente a rischio. Infatti, ogni anno migliaia di persone muoiono per complicazioni da overdose di alcol o droga e un numero molto maggiore diventa dipendente da vari tipi di sostanze. Cosa porta gli individui a utilizzare l’alcol o altri tipi di droghe che alterano la coscienza? In questo capitolo cercheremo di rispondere a questa domanda considerando la natura dello stato di coscienza sia normale sia alterato. Lo stato di coscienza riguarda la consapevolezza delle sensazioni, dei pensieri e dei sentimenti provati in un dato momento. Lo stato di coscienza è la comprensione soggettiva sia dell’ambiente che ci circonda sia

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del nostro mondo interno privato, nascosto agli osservatori esterni. Nello stato di coscienza vigile siamo svegli e consapevoli dei nostri pensieri, delle nostre emozioni e delle percezioni. Tutti gli altri stati di coscienza sono considerati stati alterati di coscienza. Tra questi, il sonno e i sogni avvengono naturalmente, l’uso di droghe e l’ipnosi, al contrario, sono metodi per alterare deliberatamente il proprio stato di coscienza. Poiché la coscienza è un fenomeno così personale, gli psicologi talvolta sono stati riluttanti a studiarla. Dopo tutto chi può dire che la coscienza di una persona sia simile o diversa da quella di un’altra? Sebbene i primi psicologi, come William James (1890), ritenessero fondamentale lo studio della coscienza, gli psicologi successivi hanno suggerito che esso andasse al di là dei confini della disciplina. Hanno sostenuto che la coscienza potesse essere compresa solo contando, in modo “non scientifico”, su ciò che i partecipanti all’esperimento raccontavano delle proprie esperienze e che i filosofi, e non gli psicologi, fossero più adatti a speculare su problemi spinosi quali “se la coscienza è separata dal corpo fisico, come fa un individuo a sapere di esistere?”; “come sono legati l’un l’altro il corpo e la mente?” e “come facciamo a capire in quale stato di coscienza siamo in un certo momento?” (Rychlak, 1997). Gli psicologi contemporanei rifiutano l’idea che lo studio della coscienza non sia adatto al campo della psicologia. Invece, sostengono che siano molti gli approcci che permettono lo studio scientifico della coscienza. Per esempio, i neuroscienziati comportamentali possono misurare i modelli di onde cerebrali in condizioni di coscienza che vanno dal sonno alla veglia al trance ipnotico. E nuove conoscenze sulla chimica delle droghe, come marijuana e alcol, hanno permesso di capire i meccanismi attraverso cui producono i loro effetti piacevoli – così come quelli spiacevoli (Damasio, 1999; Sommerhof, 2000). Qualsiasi sia lo stato di coscienza in cui ci troviamo – veglia, sonno, ipnosi o indotto da droghe – il suo studio risulta al tempo stesso intrigante e complesso.

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