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Capitolo
Gli strumenti dell’analisi normativa
3
Obiettivi di apprendimento Dopo aver letto questo capitolo, gli studenti dovrebbero essere in grado di: • illustrare cosa si intende per economia del benessere; • illustrare, anche graficamente, una scatola di Edgeworth e spiegare perché è uno strumento che può essere utile per confrontare allocazioni alternative; • definire cosa si intende per allocazione Pareto efficiente e per miglioramento paretiano; • definire i seguenti concetti: curva dei contratti, frontiera delle possibilità produttive, saggio marginale di trasformazione, saggio marginale di sostituzione, funzione del benessere sociale; • spiegare cosa significa fallimento del mercato e quali sono i casi principali in cui si verifica.
Nel capitolo precedente abbiamo analizzato gli strumenti dell’analisi positiva, ossia come studiare in che relazione stanno, per esempio, le imposte sul reddito e l’offerta di lavoro ma in qualità di cittadini siamo chiamati costantemente a valutare il ruolo dello Stato nell’economia. Detto altrimenti, spesso ci troviamo di fronte a domande quali: le imposte sul reddito andrebbero aumentate? C’è bisogno di asili-nido sovvenzionati dallo Stato? Si devono fare controlli più severi sulle emissioni di fumi delle auto? L’elenco è pressoché infinito. Data l’estrema varietà delle attività economiche dello Stato, è necessario un quadro di riferimento generale per decidere se un determinato intervento pubblico sia o meno desiderabile. Senza questo quadro di riferimento qualsiasi intervento finisce per essere valutato al di fuori del contesto e diventa difficile perseguire una politica economica coerente.
3.1
L’economia del benessere
Il quadro di riferimento utilizzato per analizzare gli effetti degli interventi pubblici è l’economia del benessere, la branca della teoria economica che si occupa di stabilire la desiderabilità sociale di allocazioni economiche alternative. In questo capitolo delineeremo i fondamenti dell’economia del benessere, che è un approccio utile a distinguere le condizioni in cui ci si può attendere che il mercato funzioni adeguatamente da quelle in cui non produce i risultati desiderati.
3.1.1
L’economia di puro scambio
Prendiamo in esame un sistema economico molto semplice, in cui ci sono due persone che consumano due beni disponibili in quantità fisse. In questo caso l’unico problema economico consiste nell’allocazione dei due beni tra i due consumatori. Nonostante la semplicità del modello, tutti i risultati ottenuti possono essere estesi a sistemi economici con molti beni e persone1 e il caso di due beni e due consumatori viene analizzato in questa sede solo per ragioni esplicative. 1 Si veda il Capitolo 11 di Henderson e Quandt (1980), in cui i risultati vengono ottenuti mediante il calcolo matematico.
Economia del benessere Branca della teoria economica che si occupa di stabilire la desiderabilità sociale di allocazioni economiche alternative.
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26 Parte Prima
Oggetto e strumenti dello studio dell’attività finanziaria pubblica
Figura 3.1 La scatola di Edgeworth La scatola di Edgeworth illustra le possibili distribuzioni di due beni tra due soggetti (Adamo ed Eva). La base della scatola (Os) rappresenta la quantità totale di un bene (per esempio il cibo), mentre l’altezza (Or) rappresenta l’ammontare totale dell’altro bene (l’abbigliamento). In corrispondenza del punto v Adamo consuma la quantità Ou di abbigliamento e Ox di cibo, mentre Eva consuma la quantità O‘y di cibo e O‘w di abbigliamento.
Scatola di Edgeworth Strumento di analisi utilizzato per illustrare la distribuzione dei beni in un contesto formato da due beni e due individui.
Capi di abbigliamento all’anno
r
y
v
u
O Adamo
O'
Eva
w
s
x Cibo all’anno
Chiamiamo Adamo ed Eva i due consumatori e ipotizziamo che i due beni siano cibo e abbigliamento. Lo strumento di analisi, che va sotto il nome di scatola di Edgeworth,2 illustra la distribuzione di cibo e abbigliamento tra Adamo ed Eva. Nella Figura 3.1 la base della scatola di Edgeworth, Os, rappresenta il numero totale di cibo disponibile in quell’economia; l’altezza, Or, è il numero totale di capi di abbigliamento. Le quantità di beni consumati da Adamo sono misurate in termini di distanze dal punto O, quelle di Eva in termini di distanze da O'. Per esempio, Adamo, con l’allocazione di risorse rappresentata dal punto v, consuma la quantità Ou di abbigliamento e Ox di cibo, mentre Eva consuma O'y di cibo e O'w di abbigliamento. Qualsiasi punto all’interno della scatola di Edgeworth rappresenta una qualche allocazione di cibo e abbigliamento tra Adamo ed Eva. Supponiamo ora che a entrambi sia associato un insieme di curve di indifferenza3 di forma tradizionale che rappresentano le loro preferenze relative al cibo e all’abbigliamento. Nella Figura 3.2, entrambe le mappe di curve d’indifferenza sono sovrapposte alla scatola di Edgeworth, le curve che si riferiscono ad Adamo sono indicate con la lettera A e quelle che si riferiscono a Eva con la lettera E. Curve di indifferenza con numero di pedice più alto rappresentano livelli di soddisfazione (utilità) più elevati. Adamo migliora la sua condizione se si trova sulla curva di indifferenza A3 anziché sulla A2 o A1, mentre Eva accresce il suo benessere se si posiziona sulla curva E3 invece che sulla E2 o E1. In generale, l’utilità di Eva aumenta man mano che si sposta di posizione verso il basso e verso sinistra, mentre quella di Adamo cresce man mano che si muove verso l’alto e verso destra. Supponiamo che venga scelta arbitrariamente una distribuzione di cibo e abbigliamento, per esempio il punto g nella Figura 3.3. Ag è la curva di indifferenza di Adamo che passa per il punto g ed Eg è quella di Eva. Adesso poniamoci il seguente interrogativo: è possibile una ridistribuzione tra cibo e abbigliamento tale che Adamo migliori la propria condizione, mentre Eva non peggiori la sua? Riflettendo per un momento scopriamo che tale allocazione si ha nel punto h: Adamo accresce il proprio benessere perché per lui la curva di indifferenza Ah rappresenta un livello di utilità superiore rispetto ad Ag; d’altronde, nel punto h, Eva non peggiora la propria condizione perché si trova sulla sua curva di indifferenza originaria, Eg. 2 3
Dal nome dell’economista inglese Edgeworth (1845-1926). Per capire come si costruiscono e cosa rappresentano le curve di indifferenza, si veda l’appendice al volume.
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Capitolo 3
Gli strumenti dell’analisi normativa 27
Figura 3.2 O'
r
E1
E2 Capi di abbigliamento all’anno
Eva
E3
O Adamo
A3
A2
A1
s
Cibo all’anno
O'
r Eg
Eva
g
Capi di abbigliamento all’anno
h
p
Allocazione Pareto efficiente
Ap Ah Ag
O Adamo
Figura 3.3 Come migliorare la condizione di Adamo senza peggiorare quella di Eva Spostandosi dal punto g al punto h, fino al punto p, l’utilità di Eva rimane invariata, mentre quella di Adamo aumenta. In p non è possibile che la condizione di uno dei due migliori senza peggiorare quella dell’altro. Pertanto il punto p rappresenta un’allocazione Pareto efficiente.
s Cibo all’anno
Ma si può accrescere ulteriormente il benessere di Adamo senza che Eva veda peggiorare la sua condizione? Questo è possibile fino a quando Adamo si può spostare su curve di indifferenza più alte purché intersechino la curva Eg. Il procedimento può continuare finché la curva di indifferenza di Adamo tocca appena la curva Eg, come in p nella Figura 3.3. Da qui, l’unico modo per porre Adamo su una curva di indifferenza più elevata di Ap comporterebbe mettere Eva su una inferiore. Un’allocazione come quella del punto p viene definita Pareto efficiente,4 perché non vi è più possibilità di migliorare 4
Curve di indifferenza in una scatola di Edgeworth Le curve di indifferenza di Adamo ed Eva rappresentano le loro preferenze per cibo e abbigliamento. Adamo migliora la sua condizione quanto più si sposta in alto a destra della scatola. Eva, invece, la migliora quanto più può spostarsi in basso a sinistra.
Dal nome dell’economista italiano Pareto (1848-1923).
Pareto efficiente Allocazione di risorse tale che nessun individuo è in grado di migliorare la propria condizione senza peggiorare quella dell’altro.
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28 Parte Prima
Oggetto e strumenti dello studio dell’attività finanziaria pubblica
Figura 3.4 r
Capi di abbigliamento all’anno
Come migliorare la condizione di Eva senza peggiorare quella di Adamo Spostandosi dal punto g al punto p1 l’utilità di Adamo rimane invariata, mentre quella di Eva aumenta. In p1 non è possibile che la condizione di uno dei due migliori senza peggiorare quella dell’altro. Pertanto il punto p1 rappresenta un’allocazione Pareto efficiente.
O' Eg
Eva
g
Ep
1
Allocazione Pareto efficiente
p p
1
Ag O Adamo
Miglioramento paretiano Riallocazione delle risorse che migliora la condizione di un individuo senza peggiorare quella dell’altro.
Cibo all’anno
s
la condizione di un individuo senza peggiorare quella dell’altro. L’efficienza paretiana è il criterio più diffuso per valutare quanto sia desiderabile un’allocazione di risorse. Un’allocazione non è Pareto efficiente se comporta degli “sprechi”, nel senso che è possibile migliorare la condizione di un individuo senza peggiorare quella di nessun altro. Quando gli economisti utilizzano il termine efficiente, di solito pensano all’efficienza paretiana. Un concetto collegato a quello di efficienza è quello di miglioramento paretiano, che è una riallocazione delle risorse che migliora la condizione di un individuo senza peggiorare quella dell’altra persona. Nella Figura 3.3 lo spostamento da g a h è un miglioramento paretiano come quello da h a p. Il punto p non rappresenta l’unica allocazione Pareto efficiente che si sarebbe potuta ottenere partendo dal punto g. Nella Figura 3.4 vediamo se sia possibile migliorare la condizione di Eva senza ridurre l’utilità di Adamo. Con un ragionamento analogo a quello fatto per la Figura 3.3, Eva deve spostarsi su curve di indifferenza situate più in basso, a condizione che l’allocazione rimanga su Ag. Seguendo questo procedimento si individua un punto come p1, in cui il benessere di Eva è aumentato (passando dalla curva di indifferenza Eg alla Ep1) mentre quello di Adamo è rimasto invariato (rimanendo sempre sulla curva Ag). Pertanto, per definizione, p1 è un’allocazione Pareto efficiente. Finora abbiamo considerato spostamenti che migliorano la condizione di un individuo lasciando l’altra persona allo stesso livello di utilità. Nella Figura 3.5 prendiamo in considerazione allocazioni che, a partire dal punto g, migliorano la condizione di entrambi. In p2, per esempio, Adamo si trova in una condizione migliore che nel punto g (perché Ap2 è situata più in alto di Ag); lo stesso vale per Eva (poiché Ep2 si trova più in basso di Eg). Il punto p2 è Pareto efficiente perché in quel punto è impossibile accrescere il benessere di una persona senza ridurre quello dell’altra. Dovrebbe ormai essere chiaro che, partendo dal punto g, si può individuare tutta una serie di punti Pareto efficienti che però differiscono per la quantità di risorse assegnata a ciascun individuo. Ricordate che il punto iniziale g era stato scelto arbitrariamente, ma possiamo ripetere il procedimento per trovare allocazioni Pareto efficienti partendo da qualsiasi altro punto. Se il punto k nella Figura 3.6 avesse rappresentato l’allocazione originaria, sarebbero state individuate allocazioni Pareto efficienti come p3 e p4. Questo procedimento porta a indi-
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Capitolo 3
Gli strumenti dell’analisi normativa 29
Figura 3.5 Eva O'
r Eg Ep
g
Capi di abbigliamento all’anno
2
p p2 p1
Come migliorare la condizione sia di Adamo sia di Eva Spostandosi dal punto g al punto p2, migliora la condizione sia di Adamo sia di Eva. In p2 non è possibile che la condizione di uno dei due migliori senza peggiorare quella dell’altro. Pertanto il punto p2 rappresenta un’allocazione Pareto efficiente.
Ap
2
Ag O Adamo
s
Cibo all’anno
Figura 3.6 Eva O'
r k
Capi di abbigliamento all’anno
g
O Adamo
p4 p3
p p2 p1
Che cosa accade partendo da un punto diverso? Se partissimo dal punto k, saremmo comunque in grado di riallocare i beni migliorando la condizione di un individuo senza peggiorare quella dell’altro. Uno spostamento verso p3 o p4 rappresenterebbe un miglioramento paretiano.
s Cibo all’anno
viduare tutta una serie di punti Pareto efficienti all’interno della scatola di Edgeworth. Il luogo in cui si situano tutti questi punti viene definito curva dei contratti, ed è indicato con mm nella Figura 3.7. Si noti che, per essere Pareto efficiente (cioè per trovarsi su mm), un’allocazione deve essere rappresentata da un punto in cui le curve di indifferenza di Adamo ed Eva si toccano appena. In termini matematici si dice che le curve sono tangenti, cioè hanno la stessa pendenza.
Curva dei contratti Luogo in cui si situano tutti i punti Pareto efficienti.
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30 Parte Prima
Oggetto e strumenti dello studio dell’attività finanziaria pubblica
Figura 3.7
Eva
La curva dei contratti Ciascun punto nella scatola di Edgeworth nel quale la curva di indifferenza di Adamo è tangente alla curva di indifferenza di Eva è un punto Pareto efficiente. Il luogo dei punti Pareto efficienti prende il nome di curva dei contratti.
r
O'
m
Capi di abbigliamento all’anno
p4 p3
p
p2
Curva dei contratti
p1
m O Adamo
Saggio marginale di sostituzione Saggio a cui un individuo è disposto a scambiare un bene in cambio di un’unità aggiuntiva di un altro bene.
Cibo all’anno
s
In economia, il valore assoluto della pendenza della curva d’indifferenza indica il rapporto al quale l’individuo è disposto a scambiare un bene per una quantità aggiuntiva dell’altro, ed è detto saggio marginale di sostituzione (Marginal Rate of Substitution, MRS) tra i due beni.5 L’efficienza paretiana richiede quindi l’uguaglianza dei saggi marginali di sostituzione per tutti i consumatori: Adamo MRSca
=
Eva MRSca
(3.1)
Adamo è il saggio marginale di sostituzione tra cibo e capi di abbigliamento per in cui MRSca Eva è quello di Eva. Adamo, mentre MRSca
3.1.2
Frontiera delle possibilità produttive Luogo dei punti che indica la quantità massima di un output che si può produrre, data la quantità dell’altro output e degli input.
La produzione
La frontiera delle possibilità produttive. Finora abbiamo ipotizzato che le quantità di beni disponibili fossero fisse. Vediamo che cosa accade quando gli input produttivi possono essere spostati dalla produzione di generi alimentari a quella di abbigliamento, in modo che le quantità dei due beni siano modificabili. Fintantoché i fattori vengono usati in modo efficiente, se si producono più generi alimentari, la produzione di abbigliamento deve necessariamente diminuire, e viceversa. La frontiera delle possibilità produttive, rappresentata nella Figura 3.8 da CC, indica la quantità massima di capi di abbigliamento che si possono produrre in corrispondenza di quantità date di cibo e dati gli input.6 Come mostra la figura, una delle possibilità è che nel sistema economico considerato si produca una quantità Ow di capi di abbigliamento in corrispondenza della quantità Ox di cibo. Si può anche aumentare la produzione di cibo da Ox a Oz, pari alla distanza xz. A tale scopo si devono sottrarre input alla produzione di abbigliamento per destinarli a quella di cibo. Se si vuole che la produzione di quest’ultimo aumenti di xz, quella di 5 6
Il saggio marginale di sostituzione viene definito in modo più accurato nell’appendice al volume. La frontiera delle possibilità produttive può essere derivata da una scatola di Edgeworth le cui dimensioni rappresentano le quantità di input disponibili per la produzione. Questa curva viene tracciata in base all’ipotesi ragionevole secondo cui il valore assoluto della sua pendenza aumenti costantemente man mano che ci spostiamo lungo la curva stessa: più generi alimentari si producono, più sono i capi di abbigliamento cui si deve rinunciare per produrre un’unità in più dei primi.
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Capitolo 3
Gli strumenti dell’analisi normativa 31
Capi di abbigliamento all’anno
Figura 3.8 Frontiera delle possibilità produttive La frontiera delle possibilità produttive indica le possibili combinazioni di produzione di due beni (per esempio cibo e abbigliamento). Se gli input sono utilizzati in modo efficiente, un aumento della produzione di cibo comporta una diminuzione della produzione di abbigliamento e viceversa. Il saggio al quale l’economia può “trasformare” l’abbigliamento in cibo prende il nome di saggio marginale di trasformazione.
C
|Pendenza| = saggio marginale di trasformazione
w y
C
O
x
z
Cibo all’anno
abbigliamento deve ridursi di una quantità pari alla distanza wy. Il rapporto tra la distanza wy e quella xz è detto saggio marginale di trasformazione tra cibo e abbigliamento (Marginal Rate of Transformation, MRTca) perché indica il saggio al quale il sistema economico può “trasformare” l’abbigliamento in cibo. Come il MRSca misura il valore assoluto della pendenza di una curva d’indifferenza, il MRTca misura quello della frontiera delle possibilità produttive. Si può anche esprimere il saggio marginale di trasformazione in termini di costo marginale (Marginal Cost, MC), il costo aggiuntivo di produzione di una o più unità di output. A tale scopo, si ricordi che la società può aumentare la produzione di cibo di xz solo rinunciando a una quantità pari a wy di abbigliamento. La distanza wy rappresenta il costo addizionale dell’incremento della produzione di generi alimentari, che indicheremo con MCc. Analogamente, la distanza xz è il costo aggiuntivo da sostenere per produrre un incremento di abbigliamento MCa. Per definizione, il valore assoluto della pendenza della frontiera delle possibilità produttive è dato dalla distanza wy divisa per xz, ossia da MCc/MCa. Ma, sempre per definizione, la pendenza della frontiera delle possibilità produttive è il saggio marginale di trasformazione. Abbiamo quindi dimostrato che: MRTca
=
MC c
(3.2)
MC a
Condizioni di efficienza in presenza di produzione variabile. Quando la quantità di cibo e abbigliamento è variabile, la condizione dell’efficienza paretiana posta nell’Equazione (3.1) deve essere estesa per diventare: MRTca
=
Adamo MRSca
=
Eva MRSca
(3.3)
Per capire il perché, utilizzeremo un esempio aritmetico. Supponiamo che per una data allocazione di risorse il MRSca di Adamo sia 1/3 e il MRTca sia 2/3. Data la definizione di MRTca, partendo da questa allocazione si potrebbero produrre due capi di abbigliamento
Saggio marginale di trasformazione Saggio al quale il sistema economico può trasformare un bene in un altro bene; corrisponde alla pendenza della frontiera delle possibilità produttive.
Costo marginale Costo di produzione di un’unità aggiuntiva.
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32 Parte Prima
Oggetto e strumenti dello studio dell’attività finanziaria pubblica
aggiuntivi rinunciando a tre unità di generi alimentari. Data la definizione di MRSca, se Adamo perdesse altre tre unità di prodotti alimentari, avrebbe bisogno solo di un capo di abbigliamento in più per mantenere il livello originario di utilità. Pertanto, si potrebbe migliorare la condizione di Adamo inducendolo a rinunciare a tre unità di cibo e “trasformando” questi ultimi in due capi di abbigliamento, senza ridurre il benessere di nessun altro consumatore. Questo scambio è sempre possibile fintantoché il saggio marginale di sostituzione non è uguale a quello di trasformazione. Solo quando le pendenze delle curve sono uguali è impossibile ottenere un miglioramento paretiano, quindi MRTca = MRSca è una condizione necessaria per l’efficienza paretiana. Il saggio al quale si possono trasformare unità di cibo in abbigliamento (MRTca) deve essere pari a quello al quale i consumatori sono disposti a scambiare cibo per capi di abbigliamento (MRSca). Utilizzando l’Equazione (3.2) si possono reinterpretare le condizioni dell’efficienza paretiana in termini di costo marginale. Basta sostituire l’Equazione (3.2) nell’Equazione (3.3) per ottenere: MC c MC a
=
Adamo MRSca
=
Eva MRSca
(3.4)
quale condizione necessaria per l’efficienza paretiana.
3.2
Il primo teorema fondamentale dell’economia del benessere
Avendo specificato le condizioni necessarie per l’efficienza paretiana, possiamo chiederci se un sistema economico può raggiungere questa allocazione delle risorse. La risposta dipende dalle assunzioni che facciamo circa l’operare degli agenti economici, consumatori e produttori. Se ipotizziamo che (1) tutti i consumatori e produttori agiscono da concorrenti perfetti, ovvero nessuno di loro ha potere di mercato e che (2) esiste un mercato per tutti i beni, il primo teorema dell’economia del benessere stabilisce che le risorse vengono allocate in maniera Pareto efficiente. Detto altrimenti, un’economia concorrenziale alloca “automaticamente” le risorse in modo efficiente, senza alcun bisogno di intervento esterno (teoria che ricorda la “mano invisibile” di Adam Smith). Da un certo punto di vista, il primo teorema fondamentale non è altro che un’enunciazione formale di un fatto noto da tempo: quando si tratta di fornire beni e servizi, i sistemi basati sulla libertà d’impresa sono estremamente efficienti.7 Per una dimostrazione rigorosa del primo teorema fondamentale del benessere sono necessari strumenti matematici piuttosto sofisticati, mentre noi forniremo una spiegazione intuitiva. L’aspetto essenziale della concorrenza è che tutti gli individui considerano i prezzi come dati, perché ogni consumatore (e produttore) consuma (e produce) una quantità così piccola rispetto al mercato che le sue azioni da sole non possono modificare i prezzi. Si dice anche che sono price taker. Nel nostro esempio, questo significa che il cibo ha lo stesso prezzo (Pc) sia per Adamo sia per Eva e così è pure per l’abbigliamento (Pa). Un risultato fondamentale della teoria delle scelte razionali8 è che la condizione necessaria perché Adamo massimizzi la sua utilità è la seguente: Adamo MRSca
=
Pc Pa
(3.5)
7 Secondo Marx e Engels, “la borghesia, al potere da meno di cent’anni, è riuscita a creare forze produttive più vaste e imponenti di quanto non abbiano fatto tutte le generazioni precedenti messe insieme”. (Manifesto comunista, Parte prima, Tucker 1978, p. 477). 8 Il procedimento per giungere a questo risultato viene illustrato nell’appendice al volume.
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Capitolo 3
Gli strumenti dell’analisi normativa 33
Analogamente, affinché Eva massimizzi la sua utilità dovrà essere soddisfatta la seguente condizione: Eva MRSca
=
Pc Pa
(3.6)
Insieme, le Equazioni (3.5) e (3.6) implicano che: Adamo MRSca
=
Eva MRSca
Questa è identica all’Equazione (3.1), una delle condizioni necessarie per l’efficienza paretiana. Tuttavia, come abbiamo sottolineato nel paragrafo precedente, dobbiamo prendere in considerazione anche il lato della produzione. Un risultato fondamentale della teoria economica è che un’impresa concorrenziale che massimizza i profitti produce output fino al punto in cui si uguagliano prezzo e costo marginale. Nel nostro esempio, questo significa che Pa = MCa e Pc = MCc, cioè che: MC c
=
MC a
Pc Pa
(3.7)
Si ricordi però, dall’Equazione (3.2), che MCc/MCa non è altro che il saggio marginale di trasformazione. Pertanto possiamo riscrivere l’Equazione (3.7) come segue: MRTca
=
Pc Pa
(3.8)
Prendiamo ora in esame le Equazioni (3.5), (3.6) e (3.8) e osserviamo che Pc/Pa compare Adamo = MRS Eva = MRT , che è al secondo membro in tutte e tre, ciò implica che MRSca ca ca appunto la condizione necessaria per l’efficienza paretiana. Quindi, se c’è concorrenza e tutti i consumatori hanno come obiettivo la massimizzazione dell’utilità e i produttori quella del profitto, si ottiene un’allocazione efficiente delle risorse. Infine, possiamo sfruttare l’Equazione (3.4) per esprimere le condizioni per l’efficienza paretiana in termini di costo marginale. Basta sostituire l’Equazione (3.5) o (3.6) nella (3.4) per avere: MC c MC a
=
Pc Pa
(3.9)
L’efficienza paretiana richiede che vi sia lo stesso rapporto tra i prezzi dei beni e i loro costi marginali e la concorrenza fa sì che questa condizione venga soddisfatta. Il costo marginale di un bene è il costo aggiuntivo che la collettività deve sostenere per produrlo. In base all’Equazione (3.9) l’efficienza implica che il costo aggiuntivo di ogni bene sia equivalente al suo prezzo.
3.3
Il ruolo dell’equità e il secondo teorema fondamentale dell’economia del benessere
Se i mercati concorrenziali funzionano adeguatamente e allocano le risorse in modo efficiente, quale ruolo deve svolgere lo Stato? Sembrerebbe appropriato un intervento pubblico finalizzato semplicemente a creare un contesto in cui siano tutelati i diritti di proprietà e la concorrenza possa operare. Lo Stato dovrebbe assicurare soltanto l’ordine pubblico, l’amministrazione della giustizia e un sistema di difesa nazionale, poiché qualsiasi altro intervento sarebbe superfluo. Tuttavia, questo ragionamento si basa su una comprensione superficiale del primo teorema fondamentale perché la situazione è molto più complessa. In primo luogo, nell’analisi condotta fin qui abbiamo ipotizzato
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34 Parte Prima
Oggetto e strumenti dello studio dell’attività finanziaria pubblica
Figura 3.9
Eva r
O'
m
p3
Capi di abbigliamento all’anno
L’efficienza contrapposta all’equità Il punto p5 è Pareto efficiente mentre il punto q non lo è. Tuttavia, la società potrebbe preferire il punto q in quanto fornisce una distribuzione egualitaria dei due beni.
q
p5
m O Adamo
Frontiera delle utilità possibili Luogo dei punti che indica l’utilità massima di un individuo, data l’utilità dell’altra persona.
s Cibo all’anno
che l’efficienza sia l’unico criterio per stabilire la desiderabilità di un’allocazione, mentre non possiamo dare per scontato che l’efficienza paretiana sia di per sé desiderabile. Per comprendere il motivo, ritorniamo al modello semplificato in cui la quantità totale di ciascun bene è fissa. Esaminiamo la Figura 3.9, che riproduce la curva dei contratti mm ricavata nella Figura 3.7. Confrontiamo le due allocazioni p5 (nell’angolo in basso a sinistra della scatola) e q (situata vicino al centro). Poiché p5 è situata sulla curva dei contratti, per definizione è Pareto efficiente. Al contrario, q è inefficiente. Ne consegue che l’allocazione p5 è migliore? La risposta dipende da cosa si intende per “migliore”. Se la collettività preferisce una distribuzione relativamente egualitaria9 delle risorse, q può essere preferita a p5, anche se non è Pareto efficiente. Il punto fondamentale è che il criterio di efficienza paretiana in sé non è sufficiente a determinare un ordinamento di allocazioni alternative delle risorse. Sono richiesti invece espliciti giudizi di valore sull’equità della distribuzione delle utilità. A proposito, si osservi che la curva dei contratti stabilisce implicitamente una relazione tra la massima utilità che Adamo può ottenere per ogni livello di utilità di Eva. Nella Figura 3.10 l’utilità di Eva viene indicata sull’asse orizzontale, quella di Adamo sull’asse verticale. La curva UU è la frontiera delle utilità possibili, è derivata dalla curva dei contratti e indica l’utilità massima di un individuo dato il livello di utilità dell’altra persona.10 Il punto p̃5 corrisponde al punto sulla curva dei contratti nella Figura 3.9. In questo punto l’utilità di Eva è relativamente alta rispetto a quella di Adamo. Il punto p̃3 nella Figura 3.10, corrispondente a p3 nella Figura 3.9, è l’esatto opposto. Il punto q̃ corrisponde al punto q nella Figura 3.9. Poiché q non si trova sulla curva dei contratti, q̃ deve essere situato all’interno della frontiera delle utilità possibili.
9 In corrispondenza dell’allocazione q, infatti, le quantità dei due beni allocate ai due individui sono pressoché uguali. Si parla quindi di distribuzione egualitaria. Come vedremo meglio più avanti (Capitolo 7), però, una distribuzione egualitaria non è necessariamente quella ritenuta socialmente preferibile dalla collettività. In questo e nei prossimi capitoli utilizzeremo il termine distribuzione equa per indicare l’allocazione socialmente preferita e non come sinonimo di allocazione egualitaria. 10 A differenza di quanto detto nella Nota 6 a commento della frontiera delle possibilità produttive, la pendenza della frontiera delle utilità possibili non necessariamente aumenta in maniera costante.
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Capitolo 3
Gli strumenti dell’analisi normativa 35
Utilità di Adamo
Figura 3.10 La frontiera delle utilità possibili La frontiera delle utilità possibili indica l’utilità massima che un individuo può raggiungere, data l’utilità dell’altro. I punti sulla curva sono Pareto efficienti mentre quelli all’interno della curva non lo sono.
U ~p 3
~ q
~ p5
U Utilità di Eva
Tutti i punti situati sulla frontiera delle utilità possibili o al di sotto sono raggiungibili per la collettività; tutti quelli al di sopra non lo sono. Per definizione, tutti i punti sulla curva UU sono Pareto efficienti, ma rappresentano distribuzioni delle risorse e quindi delle utilità di Adamo ed Eva molto diverse. Qual è l’allocazione migliore? O meglio, quale tra i punti della UU rappresenta l’allocazione migliore? Di solito si risponde a questo interrogativo postulando l’esistenza di una funzione del benessere sociale;11 questa funzione è una rappresentazione delle preferenze della società sulla distribuzione delle utilità tra Adamo ed Eva. Dal punto di vista algebrico, il benessere sociale (welfare, W ) è una qualche funzione F ( ) dell’utilità di ciascun individuo: W = F (UAdamo, UEva)
(3.10)
Supponiamo che il benessere sociale aumenti quando aumentano UAdamo o U Eva, in altri termini che la società migliora la sua condizione quando la migliora uno qualsiasi dei suoi membri. Si osservi che non abbiamo detto alcunché riguardo al modo in cui la collettività esprime queste preferenze. Se i membri della collettività non fossero in grado di mettersi d’accordo sull’importanza relativa da assegnare all’utilità di ciascun individuo, non è possibile individuare alcuna funzione del benessere sociale. Per il momento, supponiamo però che questa funzione esista. Come dalla funzione di utilità di un individuo si ricava una mappa di curve d’indifferenza, dalla funzione del benessere sociale si ottiene una serie di curve d’indifferenza relative alle alternative allocazioni di utilità individuali. Un esempio di mappa di curve d’indifferenza sociali è rappresentata nella Figura 3.11; la pendenza negativa delle curve indica che, se l’utilità di Eva diminuisce, il livello di benessere sociale può rimanere invariato solo a condizione che aumenti l’utilità di Adamo e viceversa. Il benessere sociale cresce man mano che ci si sposta verso l’alto e verso destra; questo perché, a parità di altre condizioni, l’aumento dell’utilità di un qualsiasi individuo aumenta anche il benessere sociale.
11
Sulle diverse funzioni del benessere sociale che si possono adottare torneremo nel Capitolo 7.
Funzione del benessere sociale Rappresentazione delle preferenze della collettività rispetto alla distribuzione delle risorse tra i suoi membri.
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36 Parte Prima
Oggetto e strumenti dello studio dell’attività finanziaria pubblica
Utilità di Adamo
Figura 3.11 Le curve di indifferenza sociale Le curve di indifferenza sociale indicano le combinazioni di utilità individuali che la collettività ritiene essere tra loro equivalenti. Il benessere sociale aumenta man mano che ci si sposta in alto a destra.
Benessere sociale crescente
Utilità di Eva
Nella Figura 3.12 le curve di indifferenza sociale sono state sovrapposte alla frontiera delle utilità possibili della Figura 3.10. Il punto i è meno desiderabile del punto ii (il punto ii si trova su una curva di indifferenza sociale più esterna rispetto a i) anche se i corrisponde a un’allocazione Pareto efficiente e ii no. Ciò significa che, in base ai giudizi di valore della collettività, espressi per mezzo della funzione del benessere sociale, una distribuzione più equa12 delle risorse è comunque preferibile anche se non è efficiente. Naturalmente, il punto iii è preferito tanto a i quanto a ii e rappresenta un’allocazione sia efficiente sia “equa”. Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, in base al primo teorema fondamentale dell’economia del benessere, in un sistema economico concorrenziale si ottiene un’allocazione delle risorse che appartiene alla frontiera delle utilità possibili. Tuttavia, non c’è motivo di ritenere che tale allocazione sia anche quella che massimizza il benessere sociale. Possiamo dunque concludere che, anche quando il sistema economico determina un’allocazione delle risorse Pareto efficiente, può essere necessario l’intervento pubblico per ottenere una distribuzione “equa” delle risorse. Ma lo Stato deve intervenire direttamente sul funzionamento del mercato per muovere l’economia verso il punto, ovvero l’allocazione di risorse, in cui il benessere sociale è massimo? Per esempio, deve scontare i prezzi dei beni acquistati dai più poveri? La risposta a questi interrogativi è negativa. In base al secondo fondamentale teorema dell’economia del benessere la collettività può raggiungere qualsiasi allocazione efficiente nel senso di Pareto a condizione che (1) gli agenti siano lasciati liberi di contrattare (proprio come se fossero in una scatola di Edgeworth) e che (2) l’allocazione delle risorse sia quella preferibile, realizzata attraverso trasferimenti in somma fissa o lump-sum. Detto altrimenti, se lo Stato ridistribuisce equamente il reddito e lascia operare il mercato concorrenziale, le allocazioni raggiunte autonomamente dalla collettività stanno sulla curva delle utilità possibili e sono eque. L’implicazione importante del secondo teorema dell’economia del benessere è che, almeno in teoria, gli aspetti relativi all’equità si possono tenere separati da quelli relativi all’efficienza. In pratica, tenere separate efficienza ed equità è piuttosto complesso. Infatti, da un lato, le allocazioni socialmente preferibili sono molteplici (su questa questione torneremo nel Capitolo 7), dall’altro, non sempre il loro raggiungimento è possibile. Si noti, infatti, che il secondo teorema dell’economia del benessere stabilisce che l’allocazione delle risorse preferibile deve essere realizzata con
12
Si veda la Nota 9.
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Capitolo 3
Gli strumenti dell’analisi normativa 37
Utilità di Adamo
Figura 3.12 Massimizzazione del benessere sociale Il punto i è Pareto efficiente, ma il benessere sociale è più elevato in corrispondenza del punto inefficiente ii. Il punto iii è sia efficiente sia equo.
i
iii
ii
Utilità di Eva
imposte e sussidi in somma fissa (detti anche lump-sum). Detto altrimenti, l’intervento pubblico di ridistribuzione delle risorse deve essere condotto con strumenti che non alterino il comportamento di consumatori e produttori. Gli effetti di imposte e sussidi sui comportamenti individuali, infatti, modificano la frontiera delle utilità possibili. In altre parole, potrebbe accadere che, spostandosi lungo la curva delle utilità possibili per cercare un’allocazione socialmente preferita, l’intervento pubblico modifichi la forma stessa della frontiera. Le imposte e i sussidi in somma fissa sono commisurate a caratteristiche non modificabili dei contribuenti, per cui la loro introduzione non induce modifiche nei comportamenti e, quindi, l’insieme delle allocazioni efficienti esistenti. Per trovare un sistema di imposte e sussidi in somma fissa che realizzi un’allocazione delle risorse equa, l’operatore pubblico dovrebbe però avere moltissime informazioni sulle preferenze e sulle caratteristiche di tutti i contribuenti. È per questo che si ritiene pressoché impossibile raggiungere questa allocazione e si considerano le prescrizioni del secondo teorema dell’economia del benessere come puramente teoriche. Al di là degli aspetti distributivi, un altro motivo per cui il primo teorema fondamentale non esclude la possibilità dell’intervento pubblico dipende dal fatto che alcune condizioni necessarie per la sua validità possono non essere soddisfatte dai mercati. Come dimostreremo in seguito, quando mancano queste condizioni, l’allocazione delle risorse determinata dall’operare del libero mercato può non essere efficiente.
3.4
I fallimenti del mercato
Nel famoso film Casablanca, ogni volta che pare ci sia qualcosa che non quadra, il capo della polizia dà ordine di “fermare i soliti sospetti”. Analogamente, ogni volta che i mercati sembrano non riuscire ad allocare le risorse in modo efficiente, gli economisti fanno ricorso allo stesso insieme di possibili cause del presunto fallimento: il potere di mercato e l’assenza di mercati.
3.4.1
Il potere di mercato
I teoremi fondamentali sono validi solo se tutti i consumatori e i produttori non hanno potere di mercato, ovvero sono price taker. Se alcuni consumatori o/e produttori non sono price taker, ma hanno la facoltà di influire sui prezzi, in generale l’allocazione delle risorse sarà inefficiente. Perché? Un’impresa che detiene un certo potere di mercato può essere in grado di far salire il prezzo al di sopra del costo marginale offrendo una quantità minore
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38 Parte Prima
Oggetto e strumenti dello studio dell’attività finanziaria pubblica
Monopolio Forma di mercato nella quale tutta la domanda è soddisfatta da un unico produttore.
rispetto a quella che offrirebbe un produttore concorrenziale. Pertanto, l’Equazione (3.9), una delle condizioni necessarie per l’efficienza paretiana, non è soddisfatta. Alla produzione di quel bene viene destinata una quantità insufficiente di risorse. Le situazioni in cui i produttori determinano il prezzo sono diverse. Il caso limite è quello del monopolio, che si verifica quando nel mercato c’è solo un’impresa e l’entrata di altre è bloccata. Anche nel caso dell’oligopolio, cioè quando i produttori sono un numero ristretto, può darsi che le imprese di un settore riescano a far salire il prezzo al di sopra del costo marginale. Infine, in alcune industrie operano molte imprese, ma ognuna di esse gode di un certo potere di mercato perché i prodotti che ciascuna di esse offre sono tra loro differenziati. Per esempio, sono moltissime le imprese che producono scarpe da atletica, eppure tanti consumatori considerano le Reebok, le Nike e le Adidas come beni diversi.
3.4.2
Informazione asimmetrica Situazione in cui una delle parti coinvolte nella transazione dispone di informazioni che l’altra non possiede.
Esternalità Situazione in cui il comportamento di un individuo influisce sul benessere di un altro senza modificare i prezzi di mercato.
L’assenza di mercati
La dimostrazione dei teoremi fondamentali si basa sull’ipotesi che esista un mercato per ogni singolo bene. In effetti, se per un determinato bene non esiste un mercato, non possiamo aspettarci che il mercato assicuri una sua allocazione efficiente. Si pensi, per esempio, alle assicurazioni, un bene molto importante in un mondo caratterizzato dall’incertezza. Esistono eventi contro i quali non ci si può assicurare. Immaginate, per esempio, di volervi assicurare contro il rischio di diventare poveri e chiedetevi: in un sistema concorrenziale ci sarà mai un’impresa che troverà remunerativo offrire una “assicurazione contro la povertà”? È molto probabile che la risposta sia negativa, perché se qualcuno di voi acquistasse una polizza di questo tipo, potrebbe poi decidere di non impegnarsi più di tanto nel lavoro. Per scoraggiare questo tipo di comportamento, la compagnia di assicurazioni dovrebbe controllare i suoi clienti per essere in grado di stabilire se chi dichiara un reddito basso è stato effettivamente vittima di circostanze sfortunate o se non si è impegnato abbastanza. Tuttavia, questi controlli sarebbero difficili e costosi ed è per questo che non esiste un mercato delle assicurazioni contro la povertà. Il mercato non esiste perché c’è un problema di informazione asimmetrica: una delle parti coinvolte nella transazione (l’assicurato) dispone di informazioni che l’altra (l’assicuratore) non possiede. I sistemi previdenziali pubblici (su cui torneremo a lungo nei Capitoli 10, 11 e 12) si spiegano proprio perché l’assicurazione contro la povertà non è un bene disponibile nel settore privato. Il premio che si paga su questa “polizza” sono le imposte che si versano quando si è in grado di produrre un reddito. Se ci si trova in condizioni di povertà il sussidio viene percepito sotto forma di assegni integrativi. L’altro tipo di inefficienza che può derivare dalla mancanza di un mercato prende il nome di esternalità, situazione in cui il comportamento di un individuo influisce sul benessere di un altro in modi che non si riflettono sui prezzi dei mercati esistenti. Immaginiamo, per esempio, che il vostro compagno d’appartamento si metta a fumare grossi sigari inquinando l’aria che respirate e procurandovi notevole fastidio. Perché questa è una questione di inefficienza? Quando fuma sigari, il vostro compagno di appartamento consuma una risorsa scarsa: l’aria pulita. Tuttavia, poiché non esiste un mercato dell’aria pulita, il vostro compagno non è costretto a pagarla e di conseguenza ne fa un uso “indiscriminato”. In questo caso il sistema dei prezzi non fornisce un segnale corretto riguardo al costo opportunità di un bene. Le esternalità trovano facile interpretazione nell’ambito dello schema analitico fornito dall’economia del benessere. Ricavando l’Equazione (3.9) abbiamo ipotizzato, implicitamente, che il costo marginale fosse il costo marginale sociale e che rappresentasse il valore di tutte le risorse della collettività utilizzate per produrre un’unità in più del bene. Nel nostro esempio, invece, per il vostro compagno di appartamento fumare i sigari comporta un costo marginale privato inferiore al costo marginale sociale, perché non deve pagare per l’aria pulita che consuma. Il prezzo di un sigaro riflette il costo marginale privato e non anche il costo marginale sociale, come dovrebbe. Di conseguenza, l’uguaglianza (3.9) non è soddisfatta e si ha un’allocazione inefficiente delle risorse. Si noti che l’esternalità non è necessariamente un fenomeno negativo, ma può essere anche qualcosa di positivo, nel senso che comporta un beneficio. Si pensi, per esempio, a uno studioso di biologia
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Capitolo 3
Gli strumenti dell’analisi normativa 39
molecolare che pubblica i risultati della sua ricerca sui geni che si rivela utile per una società farmaceutica. Nel caso delle esternalità positive, il mercato destina una quantità troppo piccola di risorse all’attività che genera benefici esterni. Strettamente connesso alle esternalità è il caso del bene pubblico, che per definizione è un bene il cui consumo è non rivale e non escludibile. La non rivalità significa che il consumo di un bene da parte di un individuo non impedisce a qualsiasi altro di usufruirne. Un bene si dice non escludibile quando l’esclusione di uno o più individui dal consumo è o troppo costosa o tecnicamente impossibile. L’esempio classico di bene pubblico è il faro: quando è acceso, tutte le navi nelle vicinanze ne traggono vantaggio, ma il fatto che una persona si avvalga dei servizi offerti dal faro non impedisce agli altri di fare altrettanto contemporaneamente. Ugualmente non è possibile escludere una o più navi dall’uso del faro. Nell’usare il faro, gli individui possono essere incentivati a nascondere l’utilità che ne traggono. Supponiamo che il faro rappresenti un vantaggio per una certa nave, ma chi la conduce sa che, se il faro è acceso, può usufruirne indipendentemente dall’averlo o meno pagato. Il comandante della nave potrebbe affermare che a lui il faro non serve, sperando di ottenere una “corsa gratis” dopo che altri l’hanno pagata. Purtroppo tutti hanno lo stesso incentivo, quindi può darsi che il faro non venga costruito, anche se si potrebbero trarre enormi vantaggi dalla sua costruzione. Detto altrimenti, il meccanismo del mercato può non riuscire a convincere gli individui a rivelare le proprie preferenze riguardo ai beni pubblici, e questo può far sì che vengano impiegate risorse insufficienti per produrli.
3.4.3
Sintesi
In base al primo teorema fondamentale dell’economia del benessere un sistema economico concorrenziale determina un’allocazione Pareto efficiente delle risorse senza alcun intervento pubblico. Tuttavia non è scontato che un’allocazione efficiente delle risorse sia di per sé socialmente desiderabile; alcuni sostengono che si deve tenere conto anche dell’equità. Inoltre abbiamo appena dimostrato che nei sistemi economici non tutte le condizioni per la concorrenza perfetta sono soddisfatte per tutti i mercati e non tutti i mercati sono presenti. Di conseguenza, se l’allocazione delle risorse determinata dal mercato è inefficiente, l’intervento pubblico può migliorare l’efficienza economica. Va sottolineato che, se i problemi di efficienza giustificano l’intervento dello Stato, questo non è necessariamente auspicabile. Il fatto che l’allocazione delle risorse determinata dal mercato sia imperfetta non significa che lo Stato possa fare meglio. In alcuni casi, per esempio, il costo di costituzione di un ente pubblico per far fronte a un’esternalità potrebbe superare il costo dell’esternalità stessa. Inoltre, anche gli organi di governo pubblici, come le persone, possono commettere errori. Alcuni sostengono, anzi, che lo Stato è incapace di operare in modo efficiente, quindi anche se in teoria può migliorare l’allocazione delle risorse, in pratica non lo farà mai. Questa tesi è estrema, ma sottolinea il fatto che l’economia del benessere aiuta solo a individuare situazioni in cui l’intervento pubblico potrebbe portare a una maggiore efficienza.
3.5
Una valutazione dell’economia del benessere
Nonostante l’economia del benessere fornisca il quadro generale a cui tradizionalmente si fa riferimento per riflettere sul ruolo dello Stato nell’economia, è vero che ci sono aspetti della stessa teoria che sono ancora oggetto di discussione. Innanzitutto, l’approccio che abbiamo cominciato a illustrare si basa su una visione strettamente individualistica, che mette al centro di tutto l’utilità degli individui e la sua massimizzazione. Ciò diventa particolarmente evidente con l’introduzione della funzione del benessere sociale, l’Equazione (3.10). Secondo quell’equazione, una buona società è tale se i componenti sono tutti soddisfatti. Come si è detto nel Capitolo 1, però, gli obiettivi della società possono essere altri: massimizzare il potere dello Stato, glorificare Dio ecc. In questi casi l’economia del benessere non apparirà come un utile strumento di analisi.
Bene pubblico Bene o servizio il cui consumo è non rivale e non escludibile.
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40 Parte Prima
Oggetto e strumenti dello studio dell’attività finanziaria pubblica
Bene meritorio Bene che lo Stato dovrebbe fornire indipendentemente dal fatto che i componenti della società lo richiedano.
Dal momento che l’economia del benessere mette in primo piano le preferenze degli individui, presuppone che le persone siano le uniche in grado di valutare cosa dia loro soddisfazione. Un punto di vista opposto, che una volta fu riassunto efficacemente da Thomas O’Neill, ex portavoce della Camera dei rappresentanti statunitense, è che “spesso quello che il popolo americano vuole non è il suo bene”. Se si ritiene che le preferenze degli individui siano manipolate e indotte, una teoria che indichi come massimizzare l’utilità è sostanzialmente irrilevante. Musgrave (1959) ha elaborato il concetto di beni meritori per descrivere i beni che lo Stato dovrebbe fornire, indipendentemente dal fatto che i componenti della società li richiedano. Il sostegno pubblico alle arti viene spesso giustificato su questa base: le opere liriche e i concerti dovrebbero essere forniti pubblicamente anche se gli individui non sono disposti a sostenerne i costi. Ma, come hanno osservato Baumol e Baumol (1981, pp. 426-427), «il termine bene meritorio diventa un modo formale per esprimere il semplice giudizio di valore secondo cui le arti sono un bene per la società e quindi meritano di essere sostenute finanziariamente ... [l’]approccio del bene meritorio in realtà non giustifica la sovvenzione, si limita a inventare termini per esprimere il desiderio di farlo».
Un altro possibile problema del quadro di riferimento offerto dall’economia del benessere è che la preoccupazione principale sembrano essere i risultati. Le situazioni vengono valutate in base all’allocazione delle risorse e non alle modalità con cui si è determinata. Forse una società dovrebbe essere giudicata in base ai processi messi in atto per giungere all’allocazione e non solo in base agli effettivi risultati. Gli individui sono liberi di stipulare contratti? Le modalità con cui si effettuano le scelte pubbliche sono democratiche? Se si accetta questo punto di vista, l’economia del benessere ha scarsa rilevanza normativa. D’altro canto, il grande vantaggio dell’economia del benessere sta nel fatto che offre un sistema coerente per valutare interventi pubblici di natura differente. Dopo tutto, ogni intervento pubblico comporta la riallocazione delle risorse e il fine ultimo dell’economia del benessere consiste nel valutare allocazioni alternative delle risorse. La struttura dell’economia del benessere ci obbliga a porci tre interrogativi fondamentali ogniqualvolta si discuta l’opportunità di un intervento pubblico. 1. Avrà conseguenze desiderabili dal punto di vista della distribuzione? 2. Aumenterà l’efficienza? 3. Può essere ottenuto a un costo ragionevole? Se la risposta a questi interrogativi è negativa, probabilmente il mercato dovrebbe essere lasciato libero di operare. Naturalmente, per rispondere a queste domande possono essere necessarie indagini approfondite e, nel caso della prima, anche la formulazione di giudizi di valore condivisi.
Appendice 3.1 Il surplus del consumatore e del produttore In questo capitolo abbiamo visto che la riallocazione delle risorse influisce sul benessere degli individui. Spesso però vogliamo sapere non solo se un determinato cambiamento migliora o peggiora la condizione degli individui, ma anche di quanto. Supponiamo, per esempio, che inizialmente il prezzo delle mele sia di 40 centesimi per unità, ma che in seguito scenda a 25. È evidente che, grazie al cambiamento, i consumatori di mele migliorano la loro condizione. Ma possiamo quantificare questo miglioramento del loro benessere? Il surplus del consumatore è uno strumento per ottenere questa misura.
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Capitolo 3
Gli strumenti dell’analisi normativa 41
Prezzo per mela
Figura 3A.1 Il surplus del consumatore
e
62 ¢ Surplus del consumatore originale
40 ¢
h c
d
25 ¢ i
Omele Aumento del surplus del consumatore dovuto al prezzo inferiore g Oḿele
Dmele
20
65
100
Mele
Per capire meglio, consideriamo la curva di domande di mele, Dmele, rappresentata nella Figura 3A.1. Supponiamo che i consumatori possano ottenere tutte le mele che domandano al prezzo corrente di mercato di 40 centesimi. In tal caso, a questo prezzo, la curva di offerta di mele, Omele, è una retta orizzontale. Secondo il grafico, la relativa quantità domandata è 65 mele. Supponiamo ora che vengano destinati più terreni alla produzione delle mele e che la curva di offerta si sposti in O'mele. Con il nuovo equilibrio il prezzo scende a 25 centesimi e il consumo di mele sale a 100. Di quanto è migliorata la condizione dei consumatori? Un altro modo per porre la questione consiste nel chiedersi quanto sarebbero disposti a pagare i consumatori per potere consumare 100 mele al prezzo di 25 centesimi anziché 65 al prezzo di 40. Per rispondere a questo interrogativo, va ricordato innanzitutto che la curva di domanda indica l’importo massimo che gli individui sarebbero disposti a pagare per ogni mela che consumano. Consideriamo una quantità qualsiasi di mele, per esempio 20. L’importo massimo che gli individui saranno disposti a pagare per la ventesima mela è la distanza dalla curva di domanda misurata sulla verticale, ossia 62 centesimi. In effetti, all’inizio i consumatori dovevano pagare solo 40 centesimi per mela. In un certo senso, quindi, all’acquisto della ventesima, i consumatori avevano un surplus pari a 22 centesimi. La differenza tra quanto gli individui sarebbero disposti a pagare rispetto alla somma che devono pagare in realtà è detta surplus del consumatore. Naturalmente si potrebbe ripetere lo stesso esperimento per qualsiasi quantità, non solo per 20 mele. Quando il prezzo è di 40 centesimi per mela, il surplus del consumatore a ogni livello di output è uguale alla distanza tra la curva di domanda e la retta orizzontale che rappresenta l’offerta in corrispondenza di un prezzo pari a 40 centesimi. Sommando il surplus di ogni mela acquistata, troviamo che il surplus totale del consumatore quando il prezzo è 40 centesimi è dato dalla superficie ehd. Più in generale, il surplus del consumatore è la misura della superficie al di sotto della curva di domanda e al di sopra della retta orizzontale al prezzo di mercato. Quando il prezzo scende a 25 centesimi, il surplus del consumatore è ancora dato dalla superficie al di sotto della curva di domanda e al di sopra della retta orizzontale al prezzo corrente; poiché il prezzo adesso è pari a 25 centesimi, la superficie è eig. Il surplus del consumatore è quindi aumentato della differenza tra la superficie eig ed ehd, la superficie higd. Pertanto, la superficie sottostante la curva di domanda e compresa tra i
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42 Parte Prima
Oggetto e strumenti dello studio dell’attività finanziaria pubblica
Il surplus del produttore
Salario all’ora
Figura 3A.2
20 15
O m
n
q
Riduzione del surplus del produttore quando il salario o diminuisce
r
s 2000
Ore di lavoro all’anno
due prezzi misura il valore attribuito dai consumatori alla possibilità di acquistare mele al prezzo inferiore. Per applicare questo procedimento a un problema effettivo, il ricercatore deve conoscere la forma della curva di domanda e questa informazione si può ottenere utilizzando uno o più strumenti dell’analisi economica positiva illustrati nel Capitolo 2. Il surplus del consumatore è quindi uno strumento utile per misurare le variazioni di benessere determinate da cambiamenti nel contesto economico. Per analogia con il surplus del consumatore possiamo definire il surplus del produttore come l’importo di reddito che gli individui ricevono in più rispetto a quello che domanderebbero per fornire un determinato numero di unità di un certo fattore. Per misurare il surplus del produttore, esaminiamo la curva di offerta di lavoro di Giovanni (O), rappresentata nella Figura 3A.2 Ogni punto sulla curva di offerta di lavoro indica il salario per ora domandato per indurre Giovanni a fornire il numero corrispondente di ore di lavoro. La distanza tra qualsiasi punto sulla curva di offerta di lavoro e il salario orario è quindi la differenza tra il pagamento minimo che Giovanni deve ricevere per quell’ora di lavoro e l’importo che riceve effettivamente (il salario). Pertanto, la superficie al di sopra della curva di offerta e al di sotto del salario è il surplus del produttore. Per comprendere meglio in che cosa consista il surplus del produttore, immaginiamo che Giovanni lavori 2000 ore all’anno a un salario di 20 euro all’ora, ma che poi il suo salario scenda a 15 euro all’ora. Di quanto peggiora la sua condizione in seguito a questa diminuzione del salario? Una possibile risposta a questo interrogativo è che, se lavorava 2000 ore e ora guadagna 5 euro in meno all’ora, la sua condizione è peggiorata di un importo pari a 10 000 euro. Ciò corrisponde alla superficie mqon nella Figura 3A.2. Tuttavia, l’analisi del surplus del produttore ci dice che questa risposta non è esatta. Prima della riduzione del salario, il surplus di Giovanni è dato dalla superficie msn. Quando il salario scende a 15 euro, il surplus di Giovanni diminuisce ed è dato dalla superficie qsr, e la perdita è pari alla superficie mqrn, inferiore a quella indicata nella prima risposta, ossia la superficie mqon. La prima risposta indica un valore superiore della perdita di benessere perché ignora il fatto che, quando il suo salario diminuisce, un individuo può sostituire al lavoro il tempo libero. Benché sia certo che il crescente consumo di tempo libero non compensa del tutto la diminuzione di salario, comporta comunque un beneficio.
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• L’economia del benessere studia come confrontare allocazioni delle risorse alternative. • Un’allocazione Pareto efficiente si ha quando non è possibile migliorare la condizione di un individuo senza peggiorare quella di un’altra persona. Una condizione necessaria per l’efficienza paretiana è che il saggio marginale di sostituzione tra due beni sia uguale al saggio marginale di trasformazione. Per l’economista l’efficienza paretiana è il punto di riferimento per valutare le prestazioni di un sistema economico. • Il primo teorema fondamentale dell’economia del benessere afferma che, sotto certe condizioni, il meccanismo del mercato concorrenziale porta a risultati Pareto efficienti. • È evidente che l’efficienza paretiana è un criterio insufficiente per valutare l’equità di allocazioni alternative. La collettività può preferire un’allocazione inefficiente sulla base dell’equità, della giustizia o di qualche altro criterio. Ne consegue una possibile ragione per un intervento pubblico nel sistema economico.
• La funzione del benessere sociale sintetizza le preferenze della collettività in relazione all’allocazione delle risorse tra i suoi membri e può essere utilizzata per trovare l’allocazione delle risorse che massimizza il benessere sociale. • Una seconda ragione a sostegno dell’intervento pubblico nel sistema economico sono i fallimenti del mercato che si verificano nei casi in cui c’è potere di mercato o assenza di questo. • Il fatto che il mercato non allochi le risorse in modo efficiente non significa necessariamente che lo Stato possa fare meglio. • L’economia del benessere si fonda su una visione individualistica della società e non pone particolare attenzione ai processi messi in atto per raggiungere i risultati. • Pertanto, anche se fornisce un quadro di riferimento coerente e utile per analizzare la politica economica, rimane un approccio controverso.
Domande di riepilogo 3.1 In quali dei seguenti mercati è probabile che si realizzi un equilibrio efficiente? a. Le assicurazioni contro le inondazioni degli edifici situati in vicinanza delle spiagge. b. Le cure sanitarie. c. Il mercato azionario. d. I personal computer. e. I prestiti universitari. f. Le assicurazioni automobilistiche. 3.2 Consideriamo un sistema economico composto da due individui, Enrico e Caterina, che consumano due beni, pane e acqua. Supponiamo che a causa di un’improvvisa siccità le autorità decidano di allocare tutta l’acqua disponibile in misura uguale tra i due individui. Al fine di impedire che un individuo “sfrutti” l’altro, nessuno dei due può cedere acqua in cambio di pane. Raffigurate la situazione descritta attraverso la scatola di Edgeworth, e spiegate perché probabilmente non è Pareto efficiente. 3.3 Il Governo francese tassa i film di produzione estera ed eroga un sussidio all’industria cinematografica nazionale. Questa politica è coerente con un’allocazione delle risorse Pareto efficiente? [Suggerimento: considerate un modello in cui i consumatori scelgono tra due beni, “film stranieri” e “film nazionali”. Mettete a confronto il saggio marginale di sostituzione tra i due beni con il relativo saggio marginale di trasformazione.]
3.4 Ogni estate il comune di Roma organizza alcuni concerti gratuiti. Queste iniziative possono essere giustificate alla luce dell’economia del benessere? Mettetele in relazione al concetto di bene meritorio. 3.5 Il vostro aereo precipita nell’Oceano Pacifico e fate naufragio con un altro passeggero su un’isola deserta. Sull’isola non c’è nulla da mangiare ma, fortunatamente, le onde portano a riva una scatola contenente 100 confezioni di noccioline. Rappresentate in un diagramma le possibili allocazioni di questa piccola economia con due individui, un bene e nessuna produzione, e spiegate perché tutte le allocazioni sono Pareto efficienti. Tutte queste allocazioni sono anche eque? 3.6 Secondo Papa Giovanni Paolo II, “[l’]ordine sociale sarà più solido, quanto più … non opporrà l’interesse personale a quello della società nel suo insieme, ma cercherà piuttosto i modi della loro fruttuosa coordinazione”. Secondo questo criterio i mercati costituiscono un “ordine sociale” positivo? Qual è la rilevanza del primo teorema fondamentale dell’economia del benessere ai fini della vostra risposta? 3.7 Consideriamo un sistema economico composto da due individui, Vittoria e Alberto, e due beni, tè e biscotti. Alberto e Vittoria sono disposti a scambiare due tazze di tè con una scatola di biscotti. Inoltre, se l’economia producesse una tazza di tè in meno, le risorse rese disponibili dalla minor produzione di tè potrebbero essere usate per produrre tre scatole di biscotti.
soluzioni sul sito web dedicato al volume
Riepilogo
soluzioni sul sito web dedicato al volume
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L’allocazione delle risorse di questo sistema economico è Pareto efficiente? Se non lo è, dovrebbe essere prodotta una maggior quantità di tè o di biscotti? 3.8 Indicate se ciascuna delle seguenti affermazioni è vera, falsa o incerta, giustificando la vostra risposta. a. Se tutti hanno il medesimo saggio marginale di sostituzione, allora l’allocazione delle risorse è Pareto efficiente.
b. Se l’allocazione delle risorse è Pareto efficiente, allora tutti hanno lo stesso saggio marginale di sostituzione. c. Un individuo che fuma produce un’esternalità negativa. d. Il secondo teorema fondamentale dell’economia del benessere afferma che l’allocazione delle risorse prodotta da un mercato concorrenziale è socialmente desiderabile.