CAPITOLO
1 Le basi dell’economia L’età della cavalleria è finita; è subentrata quella dei sofisti, degli economisti e dei calcolatori. Edmund Burke
1.1 Introduzione Ora che siete all’Università vi chiederete perché studiare economia. Ci sono diversi buoni motivi: la speranza di arricchirsi, il desiderio di comprendere le leggi della domanda e dell’offerta, di capire perché i computer e la rivoluzione informatica stanno cambiando la nostra società o perché le crisi finanziarie abbiano effetti negativi e prolungati sulla crescita economica nel mondo. Benché tutti questi motivi, e molti altri, siano certamente validi, esiste una ragione primaria per imparare i princìpi dell’economia. Durante il corso della vita un individuo deve affrontare la brutale realtà dell’economia: come elettore, per esempio, deve prendere decisioni su questioni (quali il commercio internazionale, l’impatto economico di Internet o il necessario compromesso tra inflazione e disoccupazione) impossibili da comprendere fino a quando non si sono apprese le basi di questa materia. La scelta di una professione costituisce senza dubbio la decisione economica più importante che un individuo deve prendere: il suo futuro dipende infatti non solo dalle sue capacità personali, ma anche dal modo in cui le forze economiche al di fuori del suo controllo influenzeranno lo stipendio che egli percepirà. L’economia, inoltre, può aiutare l’individuo a scegliere il modo più adatto per investire i propri risparmi; e anche se lo studio di questa materia non può trasformare nessuno in un genio, senza dubbio costituisce un notevole aiuto. Dunque, siete già convinti che l’economia è di per sé una materia affascinante, come generazioni di studenti hanno già potuto constatare.
1.1.1 Scarsità ed efficienza: i temi gemelli dell’economia Che cosa studia l’economia? Negli ultimi cinquant’anni il suo studio è stato in continua espan-
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sione. Perché? Per definire il campo di studio, possiamo affermare che l’economia1: analizza l’influsso delle istituzioni e della tecnologia di una determinata società sui prezzi e sull’allocazione delle risorse tra usi alternativi; indaga sul comportamento dei mercati finanziari, compresi i tassi di interesse e i prezzi delle azioni; esamina la distribuzione del reddito e indica i modi in cui si possono aiutare i poveri senza compromettere l’efficienza del sistema economico; studia il ciclo economico e le modalità di impiego della politica monetaria per attenuare le oscillazioni di disoccupazione e inflazione; studia i modelli degli scambi e del commercio internazionale tra i Paesi e analizza l’impatto delle barriere commerciali e della globalizzazione; esamina la crescita nei Paesi in via di sviluppo e propone metodi per incoraggiare l’impiego efficiente delle risorse; si chiede come si possano utilizzare le politiche pubbliche per perseguire obiettivi importanti quali la rapida crescita economica, l’uso efficiente delle risorse, la piena occupazione, la stabilità dei prezzi e l’equa distribuzione del reddito. Riassumendo le definizioni fornite emerge tuttavia un tema comune: l’economia è lo studio del modo in cui le società utilizzano risorse scarse per produrre beni utili, e di come tali beni vengono distribuiti tra i diversi soggetti. L’elenco contiene numerosi termini specialistici dell’economia. Per avere la padronanza della materia è infatti necessario conoscerne il vocabolario specifico. Se il significato di un determinato termine o locuzione non è chiaro, si consiglia di consultare il glossario alla fine di questo volume, in cui sono riportati i principali termini tecnici dell’economia utilizzati nel testo. Tutti i termini in grassetto sono definiti nel glossario.
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PARTE I Concetti di base
Questa definizione comprende i due concetti chiave dell’economia: le risorse sono scarse e la società deve utilizzare tali risorse in modo efficiente. Cosa è la scarsità? Immaginiamo un mondo dove sia possibile produrre quantità infinite di ciascun bene o dove i desideri umani siano completamente soddisfatti. Potendo disporre di tutto ciò che desiderano, gli individui non si preoccuperebbero di amministrare il proprio reddito; le imprese non dovrebbero crucciarsi per il costo del lavoro o l’assistenza sanitaria; i governi non dovrebbero arrabattarsi con le imposte e la spesa pubblica perché tutto questo non sarebbe di alcun interesse per i cittadini. In un tale paradiso tutti i beni sarebbero liberi, come lo sono la sabbia del deserto e l’acqua del mare. Tutti i prezzi sarebbero pari a zero e i mercati non sarebbero necessari: l’economia non avrebbe alcuna utilità o interesse. Ma nessuna società ha mai realizzato l’utopia delle possibilità illimitate. Il nostro è un mondo dominato dalla scarsità e pieno di beni economici. Si ha una situazione di scarsità quando i beni sono limitati rispetto ai desideri. La realtà è che se si sommano tutti i bisogni è facile rendersi conto che non esistono beni e servizi sufficienti per soddisfare anche solo una piccola parte del desiderio di consumo di ciascuno. Il prodotto nazionale dell’Italia o degli Stati Uniti dovrebbe essere molto superiore per garantire al cittadino medio un tenore di vita pari a quello medio di un medico o di un giocatore di calcio di serie A. Inoltre, al di fuori di questi Paesi, in particolar modo in Africa e in Asia, centinaia di milioni di persone soffrono la fame e vivono di stenti. Dunque, è importante che un sistema economico utilizzi al meglio le proprie risorse limitate e questo porta al concetto di efficienza, ovvero il miglior utilizzo possibile delle risorse economiche al fine di soddisfare i bisogni e i desideri degli individui. Formalmente: si dice che il sistema economico produce in modo efficiente quando non è in grado di migliorare le condizioni economiche di un individuo senza peggiorare quelle di un altro. L’essenza dell’economia consiste nel riconoscere la realtà della scarsità e quindi nel pensare a come organizzare la società in modo tale da utilizzare le risorse disponibili nel modo più efficiente possibile.
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1.1.2 La logica economica La vita economica è una rete estremamente complessa di attività in cui gli individui acquistano, vendono, concludono affari, investono, fanno opera di persuasione e lanciano minacce. Lo scopo ultimo della scienza economica e di questo libro è comprendere questa complessa attività. Ma come svolgono il loro compito gli economisti? Per comprendere la vita economica utilizzano il metodo scientifico, che comporta l’osservazione dei fenomeni economici e il ricorso a statistiche e dati storici per interpretarli. Per fenomeni complessi come l’effetto dei disavanzi di bilancio o le cause dell’inflazione, la ricerca storica ha fornito spunti preziosi. Spesso l’economia si fonda su analisi e teorie che consentono ampie generalizzazioni, per esempio riguardo ai vantaggi offerti dal commercio internazionale e dalla specializzazione o agli svantaggi causati dai dazi doganali e dai contingentamenti. Inoltre, gli economisti hanno elaborato una tecnica particolare, denominata econometria, per l’applicazione dei metodi statistici ai problemi economici. Grazie all’econometria gli economisti possono vagliare montagne di dati per estrarne semplici relazioni. Infine, nel ragionamento economico vi sono tre errori comuni da cui dovete guardarvi, perché le relazioni economiche sono spesso complesse e comprendono molte variabili diverse. Primo errore: errore del post hoc. Questo errore riguarda l’inferenza di causalità: si verifica quando supponiamo che, dal momento che un fenomeno si è verificato prima di un altro, il primo abbia provocato il secondo2. Un esempio di questa sindrome si è avuto durante la Grande Depressione degli anni Trenta negli Stati Uniti. Alcune persone avevano notato che i periodi di espansione economica erano preceduti o accompagnati dall’aumento dei prezzi e conclusero perciò che il rimedio adeguato per la depressione fosse l’aumento dei prezzi e dei salari. Questa idea portò a tutta una serie di norme e leggi per sostenere i prezzi e i salari in modo inefficiente. È quasi certo che, lungi dal favorire la ripresa economica, queste misure probabilmente la rallentarono. Secondo errore: Ignorare l’ipotesi di parità delle altre condizioni (ceteris paribus). Per non commette Post hoc è un’abbreviazione di post hoc, ergo propter hoc. Tradotto dal latino significa “dopo di ciò, quindi a causa di ciò”.
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re errori occorre ricordare che tutti i fattori, tranne quello considerato, vanno mantenuti uguali o costanti. Per esempio, potremmo voler sapere se l’aumento delle aliquote fiscali farà salire o scendere il gettito fiscale. Alcuni sostengono che la riduzione delle aliquote fiscali incrementerà le entrate fiscali riducendo contestualmente il disavanzo di bilancio. A dimostrazione della loro affermazione citano i tagli alle imposte di Kennedy e Johnson nel 1964, che ridussero notevolmente le aliquote fiscali e furono seguiti da un aumento del gettito fiscale nel 1965. Sostengono dunque che aliquote fiscali più basse determinano entrate fiscali maggiori. Dove sta l’errore? In questo ragionamento si trascura la crescita economica tra il 1964 e il 1965. Poiché in quel periodo i redditi personali aumentarono, crebbero anche le entrate fiscali sebbene le aliquote fiscali fossero più basse. Studi accurati indicano che il gettito sarebbe stato ancora maggiore se non fossero state ridotte le aliquote nel 1964. Nell’analisi non si mantengono costanti tutti gli altri elementi (cioè i redditi totali). Quando si analizza l’impatto di una variabile sul sistema economico occorre mantenere costanti tutte le altre condizioni. Terzo errore: errore di aggregazione. A volte supponiamo che ciò che vale per una parte del sistema sia valido anche per l’intero sistema. In economia, però, scopriamo spesso che il tutto è diverso dalla somma delle parti. Quando si suppone che ciò che vale per una parte sia valido anche per il tutto si commette l’errore di aggregazione. Le affermazioni che seguono potrebbero sorprendervi se ignoraste l’errore di aggregazione: (1) se un agricoltore ha un raccolto eccezionale ottiene un reddito maggiore; se tutti gli agricoltori hanno un raccolto eccezionale, il reddito agrario scenderà. (2) Se un individuo percepisce molto più denaro, le sue condizioni miglioreranno; se tutti vengono pagati molto di più è probabile che le condizioni della società peggiorino. Questi esempi non presentano tranelli, ma sono piuttosto la conseguenza dell’interazione tra individui. Spesso il comportamento dell’insieme appare molto diverso da quello della singola persona.
1.1.3 Microeconomia e macroeconomia Nel corso dell’ultimo secolo l’economia ha proposto spiegazioni sui guadagni derivanti dal commercio internazionale, consigli su come ridurre la disoccupazione e l’inflazione, formule per l’investimento
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dei fondi pensione e perfino proposte di vendita dei diritti di inquinamento. In tutto il mondo gli economisti lavorano per raccogliere dati e migliorare la nostra comprensione delle tendenze dell’economia, al servizio del fine ultimo della scienza economica: migliorare le condizioni economiche degli individui nella loro vita quotidiana. Redditi più elevati permettono una buona alimentazione, case riscaldate e acqua calda; significano acqua potabile sicura e vaccini contro le epidemie che da sempre flagellano l’umanità. Ma redditi più elevati significano molto di più: consentono agli Stati di costruire scuole in modo che i giovani possano imparare a leggere e sviluppare le capacità necessarie per inventare nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale o per condurre ricerche scientifiche approfondite nel campo della biologia, per scoprire nuovi vaccini per nuove malattie. L’analisi economica moderna è costituita da due rami, microeconomia e macroeconomia, che convergono per formare il nucleo distintivo dell’economia politica. Adam Smith è di solito considerato il fondatore della microeconomia, la branca dell’economia che oggi si occupa del comportamento di singole entità, quali i mercati, le imprese e le famiglie. In The Wealth of Nations Smith affrontò il modo in cui vengono fissati i singoli prezzi, studiò i meccanismi di determinazione dei prezzi di terra, lavoro e capitale e analizzò i punti di forza e di debolezza del meccanismo dei mercati, ma identificò soprattutto le importanti proprietà di efficienza dei mercati, la “mano invisibile” che produce un bene comune, al di là delle azioni di singoli individui miranti al perseguimento dei propri interessi. Ancora oggi questi sono argomenti di discussione importanti e, benché lo studio dell’economia abbia certamente compiuto enormi passi avanti dai tempi di Smith, egli continua a essere citato da politici ed economisti. La macroeconomia, la branca dell’economia che si occupa dell’andamento complessivo di un sistema economico, non esisteva nella sua forma moderna fino al 1936, anno in cui John Maynard Keynes pubblicò la rivoluzionaria General Theory of Employment, Interest and Money. A quel tempo l’Inghilterra e gli Stati Uniti soffrivano ancora della Grande Depressione degli anni Trenta, mentre il tasso di disoccupazione raggiungeva un quarto della forza lavoro. Nella sua nuova teoria Keynes sviluppò l’analisi delle cause dei cicli economici in
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cui si alternano fasi di elevata disoccupazione e inflazione. La macroeconomia odierna si occupa di un’ampia gamma di settori, dalla determinazione dell’investimento e del consumo totali, alla gestione del-
la moneta e dei tassi di interesse da parte delle banche centrali per arrivare alle cause delle crisi finanziarie internazionali e infine ai motivi per i quali la crescita è rapida in alcuni Paesi e stagnante in altri.
1. 2 I tre problemi dell’organizzazione economica Qualsiasi società umana (che sia un Paese altamente industrializzato, un’economia pianificata o una tribù completamente isolata) deve affrontare e risolvere tre problemi economici fondamentali. Deve infatti stabilire cosa, come e per chi produrre, perché ogni sistema economico dispone di una dotazione di risorse limitate: lavoro, conoscenza tecnica, fabbriche e strumenti, terra, energia; nel decidere cosa e come produrre, in realtà il sistema economico stabilisce a chi distribuire le proprie risorse tra le migliaia di beni e servizi possibili. Quanta terra sarà utilizzata per la coltivazione del grano? Quanta ne servirà per costruire case? Quante fabbriche produrranno computer e quante pizza? Quanti tra i nostri bambini da adulti praticheranno uno sport a livello professionale, quanti diventeranno economisti o programmatori informatici? Questi tre problemi fondamentali dell’organizzazione economica, cosa, come e per chi, sono importanti oggi quanto lo erano all’inizio della civiltà umana, perché di fronte all’evidenza che i beni sono scarsi rispetto ai bisogni, un sistema economico deve decidere come affrontare il problema della limitatezza delle risorse. Si deve scegliere tra vari panieri di beni possibili (il cosa), selezionare una tecnica di produzione tra le diverse disponibili (il come) e infine decidere chi saranno i consumatori dei beni prodotti (il per chi). Esaminiamoli più da vicino. Cosa produrre e in quali quantità? Una società deve stabilire quale quantità di ciascun bene o servizio produrre e quando produrla. Oggi produrremo pizze surgelate o camicie? Poche camicie di alta qualità o molte di qualità inferiore? Utilizzeremo le risorse scarse per produrre molti beni di consumo (per esempio, pizze surgelate) oppure limiteremo la produzione di beni di consumo e aumenteremo quella di beni di investimento (macchine per fare la pizza) che incrementeranno la produzione e il consumo di domani?
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Come produrre? Una società deve stabilire a chi spetta il compito di produrre, con quali risorse effettuare la produzione e quali tecniche produttive utilizzare. Chi coltiva la terra e chi insegna? L’elettricità si ottiene dal petrolio, dal carbone o dal sole? La produzione nelle fabbriche sarà effettuata da esseri umani o da robot? Per chi produrre? Chi gode i frutti dell’attività economica? La distribuzione del reddito e della ricchezza è equa? Come è ripartito il prodotto nazionale tra le famiglie? Esistono molti poveri e pochi ricchi? Chi ha redditi elevati? Gli insegnanti, gli atleti, i lavoratori dell’industria automobilistica o gli imprenditori di Internet? La società assicurerà la sussistenza ai poveri oppure i cittadini dovranno lavorare per mangiare?
1.2.1 Input e output Per rispondere a queste tre domande, ogni società deve effettuare delle scelte relative agli input e output del sistema economico. Gli input sono beni o servizi utilizzati dalle imprese nei loro processi produttivi. Un sistema economico impiega la tecnologia esistente per combinare gli input al fine di produrre gli output. Gli output sono i diversi beni o servizi utili risultanti dai processi produttivi, che possono essere consumati oppure impiegati nella produzione successiva. Consideriamo la “produzione” della pizza: la farina, l’acqua, il calore, il forno a legna e il lavoro specializzato del pizzaiolo sono gli input, mentre la pizza gustosa è l’output. Nel campo dell’istruzione gli input comprendono le ore di lezione, i laboratori, le aule, i libri di testo…, mentre gli output sono cittadini istruiti, produttivi e ben retribuiti. Un’altra definizione del concetto di input è data dai fattori di produzione. Questi ultimi possono essere classificati in tre grandi categorie: terra, lavoro e capitale. La terra, o più in generale le risorse naturali, rappresenta i doni della natura impiegati nei proces-
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CAPITOLO 1 Le basi dell’economia
si produttivi: comprende la terra in senso stretto, utilizzata per l’agricoltura o per la costruzione di case, fabbriche e strade, le risorse energetiche che forniscono il carburante per le auto e il riscaldamento delle case e, infine, le risorse non energetiche come rame, minerale di ferro e sabbia. Nel nostro mondo congestionato, la sfera delle risorse naturali potrebbe essere ampliata fino a includere le risorse ambientali, quali l’aria pulita e l’acqua potabile. Il lavoro è costituito dal tempo impiegato dall’uomo nella produzione: il lavoro nelle fabbriche automobilistiche, l’aratura dei campi, l’insegnamento nelle scuole o la preparazione di pizze. Migliaia di occupazioni e compiti, a tutti i livelli di specializzazione, ricadono nella categoria del lavoro, il più noto e importante tipo di input per un’economia industriale avanzata. Le risorse di capitale costituiscono i beni durevoli di un sistema economico, che vengono prodotti al fine di produrre altri beni. I beni capitali includono macchinari, strade, computer, utensili, autocarri, acciaierie, automobili, lavatrici ed edifici. Come si vedrà in seguito, l’accumulo di beni capitali specializzati è essenziale per lo sviluppo economico. Volendo riaffermare i tre problemi economici in termini di input e output, una società deve decidere: (1) cosa produrre e che quantità di output, (2) come produrre, vale a dire con quali tecniche combinare gli input per produrre gli output desiderati, (3) per chi produrre gli output e come distribuirli.
1.2.2 Economie di mercato, pianificate e miste Esistono modi diversi attraverso i quali una società può rispondere alle domande cosa, come e per chi. Le società sono organizzate in sistemi economici alternativi e l’economia studia i diversi meccanismi a disposizione di una società per l’allocazione delle proprie risorse scarse. In generale si possono distinguere due modi fondamentalmente diversi in cui organizzare un sistema economico: nel primo caso, in un’economia pianificata, lo Stato prende la maggior parte delle decisioni economiche, e coloro che si trovano al vertice della gerarchia impartiscono le direttive economiche ai soggetti situati più in basso. In un’economia pianificata lo Stato risponde alle principali domande economiche tramite il possesso delle risorse e il suo potere di imporre le proprie decisioni.
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Nel secondo caso, opposto al primo, in un’economia di mercato, le decisioni vengono prese dai mercati sui quali gli individui o le imprese accettano di scambiare input e output, di solito tramite pagamenti in denaro. In quasi tutti i Paesi democratici sono i mercati a risolvere la maggior parte dei problemi economici, e gli individui e le imprese private prendono le principali decisioni sulla produzione (il cosa), con le tecniche meno costose (il come) e sul consumo (cioè, come spendere i redditi, il per chi). Nessuna società contemporanea appartiene completamente a una di queste due categorie opposte; esistono piuttosto economie miste, che comprendono alcuni elementi delle economie di mercato e altri delle economie pianificate. Anche in quelle che chiamiamo economie di mercato lo Stato riveste un ruolo importante, in quanto modifica il funzionamento del mercato imponendo leggi e norme che regolano la vita economica, fornisce servizi di istruzione e di ordine pubblico, regolamenta questioni relative all’inquinamento e agli affari. La maggior parte delle società contemporanee è caratterizzata da un’economia mista. Attenzione Economia positiva ed economia normativa Quando si riflette su problemi di carattere economico è necessario attuare una distinzione tra questioni di fatto e questioni di giustizia. L’economia positiva descrive i fatti di un sistema economico, mentre l’economia normativa i giudizi di valore. L’economia positiva si occupa di problemi quali: perché i medici guadagnano più dei portieri? Il libero scambio incrementa o riduce i salari della maggioranza dei lavoratori? Qual è l’impatto dei computer sulla produttività? Pur trattandosi di domande alle quali è difficile rispondere, la soluzione può essere ricavata facendo riferimento all’analisi e ai fatti empirici. Per questo motivo tali domande si collocano all’interno dell’economia positiva. L’economia normativa riguarda princìpi di carattere etico e norme di equità. Si dovrebbe chiedere ai poveri di lavorare se vogliono ricevere i sussidi dello Stato? Si dovrebbe aumentare la disoccupazione per assicurare che l’inflazione da prezzi non acceleri troppo? Gli Stati Uniti dovrebbero dividere la Microsoft in più società perché ha violato le leggi antitrust? Per domande di questo tipo non esistono risposte giuste o sbagliate, in quanto si tratta di problemi che riguardano l’etica e i valori piuttosto che i fatti, e che possono essere risolti soltanto in seguito a decisioni politiche e non tramite l’analisi economica.
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1. 3 Possibilità tecnologiche della società 1.3.1 La frontiera delle possibilità produttive I Paesi non possono avere tutto ciò che desiderano, ma sono limitati dalle risorse e dalla tecnologia a loro disposizione. La necessità di scegliere tra opportunità limitate diventa drammatica in tempo di guerra. Nelle discussioni volte a stabilire se gli Stati Uniti avessero dovuto o meno prender parte alla guerra in Iraq, alla gente interessava sapere se stornare dall’economia pubblica e destinare all’occupazione e alla ricostruzione dell’Iraq 50, 100 miliardi di dollari o un importo ancora più elevato. E perché ci preoccupiamo della manutenzione dei sistemi elettrici in Medio Oriente piuttosto che di quelli del Midwest degli Stati Uniti? Maggiore è il prodotto destinato a fini militari, meno ne resta per i consumi e gli investimenti pubblici. Supponiamo il caso estremo di un sistema economico che produca soltanto due beni economici: cannoni e burro. I cannoni, ovviamente, rappresentano le spese militari, mentre il burro indica le spese civili; supponiamo che il sistema decida di impiegare tutte le proprie energie per la produzione del bene civile, il burro: la quantità di burro che può essere prodotta ogni anno è limitata dalla quantità e qualità delle risorse del sistema economico in questione, nonché dall’efficienza produttiva con cui esse vengono impiegate. Supponiamo che la tecnologia e le risorse disponibili consentano di produrre una quantità massima di burro pari a 5 milioni di kilogrammi e quindi zero cannoni. Come seconda ipotesi estrema, supponiamo che tutte le risorse vengano invece impiegate per la produzione di cannoni; anche in questo caso, data la limitatezza delle risorse, il sistema economico è in grado di produrre soltanto una quantità limitata di cannoni. Supponiamo che l’economia possa produrre 15 000 cannoni di un determinato tipo e quindi zero burro. I due esempi riportati sono casi estremi, ma esistono molte altre possibilità intermedie: se si è pronti a rinunciare a una parte di burro, si possono produrre alcuni cannoni; privandosi di una quantità di burro ancora maggiore, il numero di cannoni che possono essere prodotti aumenta. Lo schema delle diverse possibilità è illustrato nella Tabella 1.1. La combinazione F indica il caso estremo in cui si produce soltanto burro e nessun cannone, mentre la combinazione A illustra l’estre-
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mo opposto, dove tutte le risorse vengono impiegate per la produzione di cannoni. I casi intermedi (B, C, D, E) mostrano come, rinunciando a quantità sempre maggiori di burro, sia possibile produrre quantità crescenti di cannoni. La tabella evidenzia la capacità di uno Stato di trasformare il burro in cannoni. Ovviamente, il burro non viene trasformato in cannoni fisicamente, ma con l’alchimia del trasferimento delle risorse economiche da un utilizzo all’altro. Le possibilità di produzione del nostro ipotetico sistema economico sono indicate con maggior chiarezza nella Figura 1.1, dove il burro è misurato sull’asse orizzontale e i cannoni su quello verticale (se il significato dei grafici non è chiaro o avete dubbi sul metodo di trasformazione di una tabella in grafico, consultate l’Appendice alla fine di questo Capitolo). Il punto F nella Figura 1.1 viene tracciato in base ai dati della Tabella 1.1, contando 5 unità di burro verso destra sull’asse orizzontale e salendo di 0 unità di cannoni sull’asse verticale; analogamente, E si ottiene spostandosi a destra di 4 unità di burro e salendo di 5 unità di cannoni; per tracciare il punto A occorre infine spostarsi di 0 unità di burro e salire di 15 unità di cannoni. Tracciando un punto per ciascuna posizione intermedia, che rappresenta ogni diversa combinazione di cannoni e burro, si ottiene la curva (in colore) della frontiera delle possibilità produttive indicata nella Figura 1.2. Tabella 1.1 La scarsità delle risorse determina l’alternativa cannoni-burro. La scarsità delle risorse e la tecnologia implicano che la produzione di burro e cannoni sia limitata. Spostandosi da A a B fino a F si trasferiscono lavoro, macchinari e terra dall’industria dei cannoni alla produzione di burro. Possibilità alternative di produzione Possibilità
Burro (milioni di kg)
Cannoni (migliaia)
A
0
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B
1
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C
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9
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F
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C
A
B
Cannoni (migliaia)
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15 C
9
D
6 E 3
0
B C D
9 U
6
I
E
3
1
2 3 4 Burro (milioni di kilogrammi)
F 5
Figura 1.1 Le possibilità di produzione illustrate da un grafico. Questa figura mostra le combinazioni alternative delle coppie di produzione tratte dalla Tabella 1.1.
La frontiera delle possibilità produttive (o FPP) indica le quantità massime di produzione ottenibili da un sistema economico, date la conoscenza tecnologica e la quantità di input di cui dispone. Essa rappresenta il menu di scelte a disposizione della società. Applicazione della frontiera delle possibilità produttive La frontiera delle possibilità produttive della Figura 1.2 indica il rapporto cannoni-burro, ma la medesima analisi può essere applicata a qualsiasi altra combinazione di beni. Quindi, più risorse vengono impiegate dallo Stato per costruire autostrade, meno ne rimangono per produrre beni privati (come le case); se si incrementa il consumo di generi alimentari è necessario ridurre quello di vestiario; più la società decide di consumare oggi, minore sarà la produzione di beni capitali per aumentare la produzione di beni di consumo in futuro. I grafici delle Figure da 1.3 a 1.5 mostrano alcune importanti applicazioni della frontiera delle possibilità produttive. La Figura 1.3 illustra l’effetto della crescita economica sulle possibilità di produzione di un Paese: l’aumento degli input di capitale e lavoro e il miglioramento della tecnologia determinano uno spostamento della frontiera delle possibilità produttive; al crescere dell’economia uno Stato può quindi ottenere maggiori quantità di tutti i beni.
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12 Cannoni (migliaia)
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Figura 1.2 La frontiera delle possibilità produttive (FPP). Una curva continua collega i punti che rappresentano le possibilità di produzione, in base al quale la società può decidere di sostituire i cannoni con il burro, per dato livello di tecnologia e data quantità di input. I punti situati al di fuori della frontiera (per esempio, il punto I) sono inattuabili o impossibili. Qualsiasi punto all’interno della curva, per esempio U, indica che l’economia non ha raggiunto l’efficienza produttiva, come avviene durante le fasi negative del ciclo economico, quando la disoccupazione è elevata.
Sempre la Figura 1.3 mostra come i Paesi poveri debbano impiegare gran parte delle loro risorse per la produzione di generi alimentari, mentre nei Paesi ricchi l’aumentare del potenziale produttivo determina una maggiore disponibilità di beni di lusso. La Figura 1.4 illustra la scelta tra beni privati (acquistati a un determinato prezzo) e beni pubblici (pagati tramite le imposte). I Paesi poveri possono permettersi solo una quantità minima di beni pubblici, ma la crescita economica determina un aumento del prodotto di beni pubblici e di conseguenza una migliore qualità di vita. La Figura 1.5 mostra la scelta di un sistema economico tra beni da consumare subito e beni di investimento o beni capitali (macchinari, fabbriche …). Sacrificando il consumo presente e producendo maggiori quantità di capitale, l’economia di uno Stato può crescere più rapidamente, rendendo possibile la produzione di quantità maggiori di entrambi i beni (di consumo e capitali) in futuro.
1.3.2 I costi opportunità La vita comporta numerose scelte: poiché le risorse sono scarse dobbiamo sempre stabilire come
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PARTE I Concetti di base
spendere il tempo o i redditi limitati di cui disponiamo. Quando decidete se studiare economia, acquistare un’auto o andare all’università dovete sempre considerare quanto vi costerà questa decisione in termini di opportunità alle quali avete rinunciato. Il costo della migliore alternativa alla quale avete rinunciato è il costo opportunità insito nella decisione. Il concetto di costo opportunità può essere illustrato utilizzando la FPP. Esaminiamo la frontiera nella Figura 1.2, che mostra l’uso alternativo di
risorse per la produzione di cannoni e di burro. Supponiamo che lo Stato decida di aumentare gli acquisti di cannoni da 9000 unità nel punto D a 12 000 nel punto C. Qual è il costo opportunità di questa decisione? Potremmo calcolare il costo in termini monetari, ma in economia è sempre necessario sollevare il velo rappresentato dal denaro per esaminare il reale impatto di decisioni alternative. Dal punto di vista più elementare, il costo opportunità insito nello spostamento da D a C è costituito dal burro cui si deve rinunciare per produrre i can-
Figura 1.3 La crescita economica determina uno spostamento della frontiera delle possibilità produttive verso l’esterno. (a) Uno Stato povero impiega quasi tutte le proprie risorse per la produzione di generi alimentari e gode di pochi agi. (b) L’aumento degli input e i cambiamenti tecnologici spostano la frontiera delle possibilità produttive verso l’esterno. Con la crescita economica uno Stato si trasferisce da A a B, dove la Stato può incrementare il consumo sia dei beni di prima necessità sia (più che proporzionalmente) dei beni di lusso. (a) Stato povero
Bl
A
Bn
Beni di lusso (automobili, home theatre...)
Beni di lusso (automobili, home theatre...)
Bl
(b) Stato con reddito elevato
B
A
Bn Beni di prima necessità (generi alimentari...)
Beni di prima necessità (generi alimentari...)
Figura 1.4 Le economie devono scegliere tra beni pubblici e beni privati. (a) Uno Stato povero consuma gran parte delle proprie risorse per nutrirsi. Ben poco rimane quindi per i beni di lusso, come le automobili, o per i beni pubblici, come le autostrade, la sanità o la ricerca scientifica. (b) Un’economia industriale moderna è più ricca e decide di spendere una parte maggiore del proprio reddito in beni o servizi pubblici (strade, difesa, protezione ambientale, sanità, istruzione). (a) Società povera
Beni privati
B
A
A
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(b) Società ricca
Beni pubblici
Bpu
Beni pubblici
Bpu
Bpr
Beni privati
Bpr
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CAPITOLO 1 Le basi dell’economia (a) Prima dell’investimento
I Investimento di capitale
Investimento di capitale
I
A3
(b) Dopo l’investimento
Sta Sta to Sta to
to 3
2 B3
1 B2
A2 0
A1
C
Consumo presente
0
9
B1
C
Consumo presente
Figura 1.5 L’investimento per il consumo futuro richiede sacrifìci per il consumo presente. Uno Stato può produrre beni da consumare subito (pizze e concerti) oppure beni di investimento (autocarri e case). (a) Tre Stati partono dal medesimo livello. Hanno la stessa frontiera delle possibilità produttive indicata nella figura a sinistra, ma i loro tassi di investimento sono diversi. Lo Stato 1 non investe per il futuro e rimane fermo ad A1, destinando l’intera produzione al consumo. Lo Stato 2 riduce leggermente il consumo e destina una parte della produzione all’investimento, collocandosi nel punto A2. Lo Stato 3 riduce notevolmente il consumo presente ed effettua cospicui investimenti. (b) Negli anni seguenti gli Stati che investono di più migliorano le proprie possibilità di produzione. Quindi, la frontiera delle possibilità produttive del prospero Stato 3 si sposta notevolmente verso l’esterno, mentre la frontiera delle possibilità produttive dello Stato 1 rimane ferma. Lo Stato 1 rimane a B1, gli Stati 2 e 3 che effettuano elevati investimenti avranno livelli elevati di investimento e consumo in futuro in B2 e B3.
noni aggiuntivi. In questo esempio, il costo opportunità di 3000 cannoni in più è pari a 1 000 000 di kilogrammi di burro cui si è rinunciato. Consideriamo invece l’esempio reale del costo di apertura di un pozzo petrolifero nei pressi del Parco del Ticino. Chi vuole aprirlo sostiene che il pozzo avrà un costo ridotto perché le entrate turistiche del parco ne saranno influenzate a malapena, ma un economista risponderebbe che le entrate in termini monetari sono una misura del costo troppo riduttiva. Dovremmo chiederci invece se le caratteristiche uniche e preziose del parco potrebbero essere intaccate dalla presenza di un pozzo petrolifero. con il conseguente inquinamento acustico, idrico e atmosferico e la diminuzione del valore del parco per i visitatori. Seppur in termini monetari il costo può essere ridotto, il costo opportunità del patrimonio naturale perduto potrebbe essere ingente. In un mondo dominato dalla scarsità, la scelta di un bene implica la rinuncia a un altro. Il costo opportunità della decisione è il valore del bene o servizio cui si è rinunciato.
1.3.3 Efficienza Nelle spiegazioni fornite fino a questo momento abbiamo dato per scontato che il sistema econo-
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mico operi in modo efficiente, che si trovi quindi sulla frontiera delle possibilità produttive e non al suo interno. È importante ricordare che efficienza significa che le risorse dell’economia vengono utilizzate al meglio per soddisfare i bisogni e i desideri degli individui. Un aspetto importante dell’efficienza economica globale è l’efficienza produttiva. L’efficienza produttiva si ha quando la società non può aumentare l’output di un bene senza ridurre quello di un altro bene. Un sistema economico efficiente si trova sulla frontiera delle possibilità produttive. Vediamo perché l’efficienza produttiva esige che ci si trovi sulla frontiera delle possibilità produttive. Partendo dalla situazione indicata dal punto D nella Figura 1.2, supponiamo che il mercato richieda un ulteriore milione di kilogrammi di burro. Se i limiti mostrati dalla frontiera delle possibilità produttive non fossero noti, si potrebbe pensare di incrementare la produzione di burro senza ridurre quella di cannoni, per esempio spostandosi al punto I, a destra di D; il punto I è però situato al di fuori della frontiera, nella zona “impossibile”: partendo da D non è possibile produrre una quantità maggiore di
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PARTE I Concetti di base
burro senza rinunciare a qualche cannone, quindi il punto D è efficiente mentre I è impossibile. La frontiera delle possibilità produttive è utile per illustrare un ulteriore problema relativo all’efficienza produttiva: se ci si trova sulla frontiera delle possibilità produttive, aumentare la produzione di un bene inevitabilmente significa sacrificare altri beni. Se si producono più cannoni, significa che si sta sostituendo il burro con i cannoni. In un’economia di piena occupazione la sostituzione è una regola e la frontiera delle possibilità produttive illustra il menu delle scelte della società. Risorse inutilizzate e inefficienza Persino gli osservatori casuali della vita moderna sanno che alcune risorse della società sono inutilizzate: lavoratori disoccupati, fabbriche inattive e terreni incolti. Se sono presenti risorse inutilizzate, il sistema economico non si trova sulla frontiera delle possibilità produttive, ma piuttosto in un punto al suo interno. Nella Figura 1.2 il punto U, situato all’interno della FPP, rappresenta la situazione in cui la società produce soltanto 2 unità di burro e 6 unità di cannoni; se fossero impiegate le risorse inutilizzate, sarebbe possibile incrementare la produzione di tutti i beni, e il sistema economico si sposterebbe da U a D producendo maggiori quantità sia di burro sia di cannoni e migliorando la propria efficienza. Una fonte di inefficienza si riscontra durante i cicli economici: per esempio dal 1929 al 1933, durante la Grande Depressione, la produzione complessiva negli Stati Uniti diminuì del 25% circa. Tale situazione non fu provocata da uno spostamento della frontiera delle possibilità produttive verso l’interno, quanto piuttosto dal fatto che le politiche monetarie e fiscali e altri fattori ridussero la spesa e spinsero l’economia all’interno della frontiera delle possibilità produttive. Situazioni di questo tipo si verificano nei periodi di recessione economica. Con il calo del prodotto totale dell’economia statunitense nel 1982 o nel 1991 (o durante la stagnazione dell’economia giapponese negli anni Novanta) la produttività sottostante dell’economia non registrò un declino improvviso. Piuttosto, le frizioni e il calo della spesa pubblica spinsero temporaneamente l’economia all’interno della sua FPP. Le depressioni dei cicli economici non sono le uniche ragioni per cui un sistema economico si situa all’interno della frontiera delle possibilità
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produttive. Una delle più drastiche riduzioni della produzione si verificò all’inizio degli anni Novanta quando alcuni Paesi abbandonarono il sistema di pianificazione socialista a favore di un’economia di libero mercato: i mutamenti dirompenti del sistema organizzativo e produttivo determinarono una diminuzione della produzione e un aumento della disoccupazione quando le imprese cercarono di adeguarsi alle nuove modalità dei mercati e alle nuove regole del capitalismo. In nessun periodo della storia in tempo di pace si è mai assistito a riduzioni della produzione drastiche quanto quelle dei cicli economici reali delle economie postsocialiste. Per quanto dolorosa fosse questa transizione verso il mercato, la contrazione registrata da quasi tutti i Paesi post-comunisti fu solo temporanea. Le economie che avviarono tempestivamente riforme radicali (come la Polonia e la Slovenia) registrarono per prime un’inversione di tendenza e superarono i livelli di prodotto reale presenti prima della transizione. Le loro FPP si spostano ancora una volta verso l’esterno. I Paesi restii alle riforme come l’Ucraina o quelli devastati da guerre come la Serbia hanno assistito a un costante declino del prodotto reale interno e del tenore di vita nazionale. Nel concludere questo Capitolo introduttivo torniamo brevemente al tema iniziale: perché studiare economia? Forse la migliore risposta a questa domanda è quella fornita da Keynes nelle ultime righe della sua General Theory of Employment, Interest and Money: “[...] le idee degli economisti e dei filosofi politici, così quelle giuste come quelle sbagliate, sono più potenti di quanto comunemente si ritenga. In realtà il mondo è governato da poche cose all’infuori di quelle. Gli uomini della pratica, i quali si credono affatto liberi da ogni influenza intellettuale, sono spesso gli schiavi di qualche economista defunto. Pazzi al potere, i quali odono voci nell’aria, distillano le loro frenesie da qualche scribacchino accademico di pochi anni addietro. Sono sicuro che il potere degli interessi costituiti si esagera di molto, in confronto con l’affermazione progressiva delle idee. Non però immediatamente, ma dopo un certo intervallo; giacché nel campo della filosofia economica e politica non vi sono molti sui quali le nuove teorie fanno presa dopo che essi abbiano passato l’età di venticinque o trent’anni; cosicché le idee che i pubblici funzionari e gli uomini politici e perfino gli agitatori applicano agli avvenimenti correnti non è probabile che siano le più recenti. Ma presto o tardi sono le idee, non gli interessi costituiti, che sono pericolose sia in bene che in male”.
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CAPITOLO 1 Le basi dell’economia
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Guida per lo studio Per ripassare i concetti fondamentali 1.1 Introduzione 1. Che cos’è l’economia? È lo studio di come le società decidono di utilizzare le risorse produttive scarse suscettibili di impieghi alternativi per produrre beni di vario genere e distribuirli tra i diversi individui. Studiamo l’economia non solo per comprendere il mondo in cui viviamo ma anche i tanti mondi possibili che i riformatori ci propongono costantemente. 2. I beni sono scarsi perché gli individui desiderano molto più di quanto il sistema economico sia in grado di produrre. I beni economici sono scarsi, non liberi, per cui la società deve effettuare una scelta tra i beni limitati che si possono produrre con le risorse disponibili. 3. La microeconomia si occupa del comportamento di entità individuali, come i mercati, le imprese e le famiglie. La macroeconomia osserva l’andamento del sistema economico nel suo insieme. Nell’affrontare tutta l’economia, a prescindere dalle distinzioni tra microeconomia e macroeconomia, si deve fare attenzione a non cadere nell’errore di aggregazione e in quello del post hoc; inoltre si deve ricordare il principio della parità di altre condizioni. 1.2 I tre problemi dell’organizzazione economica 4. Ogni società deve rispondere a tre domande fondamentali: cosa, come e per chi. Cosa e quanto produrre dei numerosi beni e servizi possibili? Come utilizzare le risorse per produrre tali beni? Per chi si producono i beni (qual è la distribuzione del reddito e del consumo tra diversi individui e classi sociali)? 5. A queste domande le società rispondono in modi diversi. Le principali forme di organizzazione economica oggi esistenti sono l’economia pianificata e l’economia di mercato: l’economia pianificata è diretta dal controllo centralizzato dello Stato; l’economia di mercato è invece guidata da un sistema informale di prezzi e profìtti in cui gran parte delle decisioni vengono prese da individui e imprese private. Tutte le socie-
tà, in realtà, presentano combinazioni diverse di economia pianificata e di economia di mercato, pertanto sono dette economie miste. 1.3 Possibilità tecnologiche della società 6. Date le risorse e la tecnologia a disposizione, le scelte produttive tra due beni (per esempio, burro e cannoni) possono essere sintetizzate nella frontiera delle possibilità produttive, che mostra la relazione esistente tra la produzione di un bene (i cannoni) e la produzione di un altro bene (il burro). In un mondo dominato dalla scarsità, la scelta di un bene o servizio implica la rinuncia a un altro. Il valore del bene o servizio cui si rinuncia è il costo opportunità. 7. L’efficienza produttiva si ha quando non è possibile aumentare la produzione di un bene senza ridurre quella di un altro bene. Questa situazione è illustrata dalla frontiera delle possibilità produttive. Quando un sistema economico opera in modo efficiente (è situato sulla frontiera delle possibilità produttive), può incrementare la produzione di un bene solo diminuendo la produzione di un altro bene. 8. Le frontiere delle possibilità produttive illustrano numerosi processi economici fondamentali: come la crescita economica spinga la frontiera verso l’esterno; come lo sviluppo di uno Stato sia accompagnato dalla scelta di quantità relativamente inferiori di generi alimentari e altri beni di prima necessità; come una collettività debba scegliere tra beni privati e beni pubblici e, infine, come le società scelgano tra beni di consumo e beni capitali, che incrementano il consumo futuro. 9. Talvolta le società si trovano all’interno della frontiera delle possibilità produttive. Quando il tasso di disoccupazione è elevato o l’attività economica è ostacolata da rivoluzioni o da conflitti politico-sociali, il sistema economico è inefficiente e opera all’interno della frontiera delle possibilità produttive.
Per fissare i concetti chiave Concetti fondamentali scarsità ed efficienza beni liberi e beni economici macroeconomia e microeconomia economia normativa ed economia positiva errore di aggregazione, errore del post hoc “a parità di altre condizioni”
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Problemi chiave dell’organizzazione economica cosa, come e per chi sistemi economici alternativi: – economia pianificata – economia di mercato economie miste
Scelta tra le diverse possibilità di produzione input e output frontiera delle possibilità produttive efficienza produttiva e inefficienza costo opportunità
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PARTE I Concetti di base
Domande per studiare e autovalutarsi
Soluzioni sul sito web dedicato al volume
1. Studiare o andare a lavorare? Questo è un tipica scelta che si presenta ai ragazzi alla fine delle scuole superiori. Perché dover scegliere è inevitabile? Quali sono i fattori che determinano le scelte? 2. Spiegate i meccanismi dello scambio volontario. 3. I diamanti sono scarsi? Sono anche utili? Discutete l’utilità dei diamanti in una sfilata di moda e in un tenda in mezzo al deserto.
4. Fate degli esempi da cui si evince perché la specializzazione produttiva aumenta la produttività. 5. Illustrate i legami tra vantaggi comparati e risorse naturali.
Domande e problemi per esercitarsi 1. Il grande economista inglese Alfred Marshall (1842-1924) inventò molti strumenti della moderna economia, ma si preoccupava soprattutto della loro applicazione ai problemi della società. Nella sua lezione inaugurale scrisse: “La mia più grande ambizione è aumentare il numero di laureati che l’Università di Cambridge manda nel mondo con menti fredde e cuori caldi, pronti a dedicare parte delle loro migliori abilità ad affrontare la sofferenza sociale che li circonda; decisi a non accontentarsi fino a quando non avranno reso disponibili tutti i mezzi materiali di una vita nobile e sofisticata”. [Pigou, A.C. (a cura di), Memorials of Alfred Marshall, MacMillan and Co., London, 1925, p. 174 (con leggere modifiche).] Spiegate come una mente fredda potrebbe fornire l’analisi economica positiva per mettere in atto i giudizi di valore normativi del cuore caldo. Siete d’accordo con la visione di Marshall del ruolo del docente? Accettate questa sfida? 2. Il defunto George Stigler, un eminente economista conservatore di Chicago, scrisse quanto segue: “Nessuna società pienamente egualitaria è mai stata in grado di costruire o mantenere un sistema economico progredito ed efficiente. Secondo l’esperienza universalmente condivisa è necessario un qualche sistema di retribuzione differenziata per stimolare i lavoratori”. (The Theory of Price, 3a ed., MacMillan, New York, 1966, p. 19.) Queste affermazioni rientrano nell’economia positiva o normativa? Discutete il punto di vista di Stigler alla luce della citazione di Alfred Marshall nella domanda 1. Esiste un conflitto tra le due posizioni? 3. Definite con cura tutti i seguenti termini e fornite degli esempi: frontiera delle possibilità produttive, scarsità, efficienza produttiva, input, output. 4. Man mano che le persone si arricchiscono, il tempo diventa per loro la risorsa più scarsa. Supponete di essere ricchi, ma di avere solo alcune ore di tempo libero la settimana. Date
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alcuni esempi delle misure che prendereste per risparmiare tempo. Confrontate l’uso del tempo di una persona ricca con quello di una persona povera. Supponete che con gli input di lavoro Econolandia produca acconciature per capelli e camicie e abbia mille ore di lavoro a disposizione. Un’acconciatura richiede mezz’ora di lavoro, mentre una camicia ne richiede 5. Elaborate la frontiera delle possibilità produttive di Econolandia. Supponete che le invenzioni scientifiche abbiano raddoppiato la produttività delle risorse per quanto riguarda la produzione di burro lasciando invariata quella della produzione di cannoni. Modificate la frontiera delle possibilità produttive della Figura 1.2 per illustrare questo nuovo trade-off. Molti scienziati ritengono che le risorse naturali si stiano rapidamente esaurendo. Supponiamo che esistano soltanto due tipi di input (lavoro e risorse naturali) che producono due beni (concerti e benzina) e che la tecnologia della società non abbia fatto alcun progresso. Indicate gli effetti provocati nel tempo sulla frontiera delle possibilità produttive dall’esaurimento delle risorse naturali. In che modo nuove invenzioni e miglioramenti tecnologici potrebbero modificare la risposta fornita? Sulla base di questo esempio, spiegate perché si dice che “la crescita economica è una gara tra sfruttamento e invenzioni”. Supponiamo che disponiate di 10 ore per prepararvi per le prove di economia e storia. Tracciate una frontiera delle possibilità produttive per i voti tenendo presente le risorse di tempo limitate a vostra disposizione. Se non studiate in modo efficiente (ascoltate musica a volume alto o chiacchierate con gli amici), dove si collocherà l’output costituito dal voto ottenuto rispetto alla frontiera delle possibilità produttive? Cosa accadrebbe alla frontiera delle possibilità produttive dei voti se aumentaste l’input di studio da 10 a 15 ore? In alternativa, tracciate la frontiera delle possibilità produttive dei due beni “voti” e “divertimento”, e sulla frontiera localizzate la vostra posizione e quella dei vostri compagni meno studiosi.
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