25 Gennaio 2014 Voce ai giovani

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Anno 38 - 25 Gennaio 2014 - Numero 4

Settimanale indipendente di informazione

euro 0,50

di Francesco Fotia

Imma Guarasci porterà in scena “La partita di scacchi” Cornice teatrale, il campo di internamento di Tarsia PER INTRODURRE E DIVULGARE

ESPONENTI DEL NOVECENTO

Antonio Serra e il suo tempo e il trattato sull’oro di Napoli...

L’Unical celebra quel gran genio di Eduardo De Filippo

Il libro scritto da Oreste Parise sarà presentato lunedì 27 a Cosenza

Università della Calabria e istituzioni per «un’arte che non è una tra le altre»


II

sabato 25 gennaio 2014

Meno soli, più assistiti Rossano, assistenza scolastica, priorità ai bimbi diversamente abili

Progetto che non si arrende Assistenza fisica. Massima priorità ai bambini diversabili ed alle famiglie che necessitano di questo essenziale supporto. Questo servizio non può e non deve essere una speculazione per coloro che, evidentemente, hanno interpretato diversamente gli obiettivi del progetto, intendendolo come un’occasione lavorativa e clientelare e non come una prestazione finalizzata, esclusivamente, al benessere dei bambini. Amministrazione comunale intenzionata ad andare avanti e garantire lo svolgimento dell’attività assistenziale. 450mila euro i fondi di bilancio recuperati dai tagli effettuati su altri capitolati, e stanziati per garantire la continuità scolastica, per i prossimi 18 mesi, ai bambini disabili. Il mio appello è rivolto soprattutto alle organizzazioni sindacali e ad un loro intervento responsabile nel merito della vicenda. È quanto dichiarato dal sindaco Giuseppe Antoniotti, nel corso di un proficuo e positivo confronto tenutosi nella sala giunta della sede municipale, con una delegazione dei genitori dei bambini che hanno diritto al servizio. All’incontro hanno partecipato anche l’assessore alla pubblica istruzione Stella Pizzuti, il dirigente del settore Giuseppe Passavanti, la responsabile Sigismina Promenzio ed il presidente della commissione bilancio Natale Chiarello. Abbiamo fatto e continueremo a fare il possibile - afferma il primo cittadino - per non penalizzare i cittadini più bisognosi e disagiati. Abbiamo la coscienza a posto perché, nonostante le gravi difficoltà economiche, in modo prioritario, non è stato tagliato nulla sul capitolo dei servizi sociali. Anzi, così come in questo caso, sono state investite maggiori risorse rispetto al passato. Ecco perché mi sento mortificato vedendo, invece, che molte figure che gravitano attorno a questa vicenda, sono probabilmente infervorate da altre motivazioni e da altri obiettivi. Da più parti, infatti, si è avuta l’impressione di una volontà di rallentare la ripresa del servizio, che, ribadisco, è e deve essere considerato come una prestazione finalizzata, esclusivamente, al benessere dei bambini disabili ed un supporto alle loro famiglie. Sia chiaro, non ammettiamo speculazioni. Andremo avanti - continua Antoniotti - e lo faremo come sempre rispettando i criteri di legge previsti. La cifra stanziata nel nuovo capitolato prevede 40 assistenti fisiche per

«Questo servizio non può e non deve essere una speculazione per coloro che, evidentemente, hanno interpretato diversamente gli obiettivi del progetto» afferma il sindaco Giuseppe Antoniotti

tre ore al giorno, per 18 mesi. Se avessimo optato per 45 operatrici, avremmo rischiato di dover interrompere l’attività di assistenza a giugno o di offrire un servizio ridotto alle famiglie. È ovvio che il nostro intento è quello di reperire fondi extrabilancio che ci consentirebbero di implementare e rimpinguare il servizio, ma ad oggi, non possiamo fare diversamente per evitare che vengano penalizzati gli utenti, che vivono già una condizione di per sé disagiata. Il confronto di oggi, serve proprio a sottolineare la vicinanza delle Istituzioni ai cittadini e, contemporaneamente, a chiedere manforte ai diretti interessati nell’assumere decisioni che li coinvolgono direttamente. Mi preme ribadire, infine, che i 450mila euro stanziati per il servizio, sono stati attinti esclusivamente dal bilancio comunale. Non abbiamo ricevuto alcun finanziamento da parte della Regione Calabria, né della Provincia che, al contrario, ha interrotto, ormai da due anni l’assistenza scolastica negli Istituti superiori. Nel corso della riunione i genitori, di concerto con l’amministrazione comunale hanno ribadito tre concetti fondamentali sui quali dovrà basarsi il servizio di assistenza fisica: che non vengano ridotte le ore di sostegno; che non si verifichi il rischio di una riduzione delle operatrici ad anno scolastico in corso; e che i loro ragazzi in un totale clima di integrazione con i compagni di classe, concludano regolarmente il corso di studi annuale. Tra le novità del capitolato è previsto, inoltre, da parte della nuova ditta che gestirà il servizio, il supporto di figure specializzate, tra le quali due educatori ed uno psicologo che garantirà il counseling scolastico di ascolto e comunicazione, dedicato alle famiglie.


sabato 25 gennaio 2014

Un click per non perdere la Memoria Cosenza, lunedì 27 gennaio un link sulla web tv comunale al servizio di scuole e cittadini

La Shoah da ricordare alle nuove generazioni In occasione della ricorrenza del giorno della memoria, l’assessorato alla Cultura del Comune di Cosenza ha deciso di dedicare per l’intera giornata del 27 gennaio il palinsesto della propria Web Tv al tema della Shoah. Tutti i cittadini e, soprattutto, le scuole avranno a disposizione filmati e una selezione accurata di link a fonti multimediali a cui accedere per riflettere sull’orrore dell’antisemistismo e della persecuzione razziale. «Abbiamo pensato di legare la Shoah alle nuove generazioni - ha dichiarato l’assessore alla Scuola e alla Cultura Geppino De Rose attraverso strumenti a loro più familiari e di più facile accesso. Ecco perché, pur rispettandone motivazione e procedure, abbiamo evitato di organizzare l’ennesima occasione seminariale o convegnistica. La Web Tv ci è infatti sembrata la modalità più diretta per consentire ai docenti di organizzare nelle scuole momenti di sensibilizzazione, partecipazione e informazione. Non crediamo che esista una sola giornata della memoria. Le ferite di Auschwitz sono ferite dell’umanità che la memoria deve mantenere vive, sempre». «Spiegare a quasi 70 anni di distanza il significato del 27 gennaio 1945 e dell’apertura dei cancelli di Auschwitz - prosegue l’assessore- può apparire semplice. Non è così: la Shoah non può tradursi in un “evento-passerella” annuale con relativo merchandising. Troppi sono, purtroppo, i focolai di fanatismo antisemita ancora in giro per l’Europa e anche nel nostro Paese. Occorre che nelle scuole si faccia strada la percezione di un rischio reale di intolleranza razziale che il Paese deve combattere attraverso la formazione e la sensibilizzazione». «Ai nostri straordinari docenti sta ora il compito di decodificare i contenuti dei filmati nei linguaggi più appropriati alle specificità dei loro giovani allievi. Se l’esperimento funzionerà - conclude l’assessore De Rose - pianificheremo attività di ideazione e realizzazione di materiali multimediali sul tema complessivo della Memoria all’interno della Città dei Ragazzi. Una sorta di laboratorio permanente di arti visive sulla Memoria che i nostri bambini dedicheranno alla Shoah, ai tanti crimini razziali della storia umana ma anche alle tante identità culturali minoritarie presenti nella nostra città». Alle scuole e ai cittadini, per accedere ai filmati, basterà utilizzare il sito istituzionale del Comune (www.comune.cosenza.it), visualizzare sulla schermata iniziale (in basso a destra) il logo Web Tv e avviare la propria navigazione web.

Filmati e una selezione accurata di link a fonti multimediali a cui accedere per riflettere sull’orrore di antisemistismo e persecuzione razziale

Cosenza, anagrafica per i senza fissa dimora

La Via dell’Accoglienza L’amministrazione comunale di Cosenzainforma che è stata istituita un’area di circolazione territorialmente non esistente, alla quale viene attribuita la denominazione di “Via dell’Accoglienza” destinata all’iscrizione anagrafica dei cittadini “senza fissa dimora”. Si tratta di un fenomeno emergente nella nostra città come segnalato di recente al sindaco Mario Occhiuto dalla Federazione “Casa dei diritti sociali-Focus-Cosenza”. L’assenza di una fissa dimora è causa primaria di esclusione sociale, in quanto il soggetto in tale condizione, è di fatto privo di alcun domicilio. Allo status di cittadini senza fissa dimora sono connesse infatti diverse problematiche, prima fra tutte quella legata all’assistenza sanitaria. «Il Comune di Cosenza - è il commento del sindaco Occhiuto con questa azione dà seguito a quanto è nel suo Dna di città accogliente ed inclusiva, ed aggiunge un tassello a quanto l’amministrazione comunale si prefigge in termini di iniziative tese a favorire l’inclusione sociale». Il settore Affari generali ha dunque predisposto l’iscrizione anagrafica dei cittadini senza fissa dimora, sulla scia di quanto avvenuto in altri Comuni italiani, vedi Roma, che fin dal 2002 ha istituto un’apposita posizione anagrafica. In questa area di circolazione, a Cosenza denominata “Via dell’Accoglienza”, saranno iscritti con numero progressivo dispari: a) i “senza fissa dimora” che eleggono domicilio nel Comune di Cosenza ma che, in realtà, non hanno un vero e proprio recapito nel Comune stesso; b) le persone che, non avendo né dimora abituale né domicilio in alcun Comune, abbiano diritto all’iscrizione per nascita, così come prescritto dalla legge anagrafica, dal relativo regolamento di esecuzione e dalle disposizione impartite dall’Istat. Si prende atto che, poiché l’indirizzo anagrafico di “Via dell’Accoglienza” risponde ad una convenzione e non ad un reale indirizzo di dimora, ogni notizia diretta agli iscritti, s’intende notificata a tutti gli effetti, con la pubblicazione all’Albo Pretorio, così come previsto dall’art. 143 del Codice di Procedura civile.

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sabato 25 gennaio 2014

Giornata della Memoria sul campo Il 28 gennaio l’attrice e regista Imma Guarasci porterà in scena “La Partita di scacchi”

di Francesco Fotia

La Giornata della Memoria come momento di condivisione e riflessione sul dramma per eccellenza: lo sterminio degli ebrei, sistematicamente condotto dalla dittatura nazista, e ribattezzato in modo agghiacciante proprio dai suoi ideatori ed esecutori “soluzione finale”; eliminare dal mondo, e per sempre, le tracce di un popolo perseguendo l’omicidio sistematico: il genocidio. L’arte, particolarmente il cinema e il teatro, ha più volte tentato, con toni diversi e fortune alterne, di mettere in scena quello che in molti hanno definito “l’irraccontabile”.

Va sul palco ciò che è irraccontabile Assolutamente suggestiva la cornice dello spettacolo teatrale: il campo di internamento di Ferramonti di Tarsia alle porte di Cosenza

Una materia delicata, quella dell’olocausto, che sin dalle sue rappresentazioni è sempre stata oggetto di forti attenzioni e, non raramente, di critiche. È accaduto anche per due capolavori assoluti del cinema, Schindler’s list di Steven Spielberg e La vita è bella di Roberto Benigni: il primo, vincitore, tra i tanti altri premi, dell’Oscar per la Migliore regia e come Migliore film, accusato di aver rappresentato il dramma in modo troppo “patinato”, il secondo di aver girato una commedia sul tremendo sfondo di un campo di concentramento. Ma se la memoria è un dovere dell’uomo contemporaneo, l’arte non deve e non può sottrarsi allo destino. È così che il 28 gennaio, l’attrice e regista Imma Guarasci porterà in scena La Partita di Scacchi - performance di corpi, voci e suoni. Il titolo prende spunto da Il Settimo sigillo, visionaria e preziosa pellicola firmata Ingmar Bergman, in cui un cavaliere si gioca la propria vita in una partita a scacchi con la morte. Assolutamente suggestiva la cornice dello spettacolo teatrale: il campo di internamento Ferramonti di Tarsia, alle porte di Cosenza, testimone di un triste passato che, pur con le dovute distinzioni, non ha risparmiato la nostra regione. La performance, scritta a quattro mani con Carlo Fanelli, docente di Estetica del teatro e Drammaturgia all’Università della Calabria, è tratta da Testimonianze e memorie di Paolo Salvatore - Direttore del campo di Ferramonti, recentemente pubblicato. La Partita di Scacchi è uno spettacolo curato dall’associazione culturale e teatrale “Maschera e volto” di Rossano, e verrà rappresentato all’interno della rassegna “La settimana della memoria”, indetta dalla Fondazione Museo della Memoria, presieduta da Francesco Panebianco, e dall’amministrazione comunale di Tarsia, guidata dal sindaco Antonio Scaglione, all’interno della quale saranno ospitati anche opere cinematografiche e visite guidate. «Era nostro interesse - ha dichiarato Imma Guarasci - portare in scena uno spettacolo nato dal bisogno di dedicarsi all’impegno civile nei confronti di una storia oscura e fortemente drammatica. Ne La Partita di Scacchi i personaggi, oppressi e oppressori, sono figure che si muovono come pedine su una scacchiera, animate da un gioco teatrale in cui vincitori e vinti si scambiano i ruoli. Nessuno - ha

La locandina dell'evento Sopra, Imma Guarasci Qui sotto: il campo di Ferramonti e la regista a fianco di Vichy Macrì e Carmelo Giordano In alto a destra, l'ingresso del campo di Auschwitz

proseguito - vince né perde, e gli spettatori assistono al gioco senza tifare per gli uni o per gli altri. Nel corso dello spettacolo gli attori interagiscono con suoni, luci e altri corpi, con fotografie e video d’epoca, riportando nell’attualità del “qui ed ora” le sensazioni che un luogo come il campo d’internamento di Ferramonti ha la potenza di evocare». L’attrice e regista calabrese, formatasi con laboratori tenuti da artisti di fama mondiale come Eugenio Barba, Julia Varley e Chiara


sabato 25 gennaio 2014

Giornata della Memoria sul campo

Guidi, da anni si occupa di formazione teatrale e laboratori di teatroterapia. Un background tecnico ed emotivo che da tempo la spinge a seguire le vie di un teatro al servizio della crescita: «La Partita a Scacchi - ha spiegato - è un esempio di teatro civile, sociale e politico. Un teatro che sia capace di insegnare i valori della polis e della civiltà, che possa formare gli uomini, intesi come attori sociali capaci di esprimere pensieri e agire consapevolmente. Un teatro, in definitiva, che possa porsi come strumento di supporto anche alle attività scolastiche, rivolto alle nuove generazioni ma anche ad un pubblico eterogeneo, desideroso di conoscere la Storia». Gli interpreti della performance, che sarà rappresentata a partire dalle ore 09,00 di martedì, saranno Carmelo Giordano, Vichy Macrì, la stessa Imma Guarasci, Teresa Zaccaro, Angelo Pagliaro e la piccolissima Ginevra Fanelli. Le coreografie sono a cura di Vicky Macrì,

le foto di Pietro Scarcello, i costumi Rosalba Catte e l’organizzazione Riccardo Baffa. Al termine de La Partita di Scacchi seguirà un dibattito arricchito dalla presenza di Dina Smadar e Judit Itzkah, nate a Ferramonti nel 1943, anno della liberazione del mezzogiorno d’Italia per mano degli Alleati.

L’importanza della memoria Si stima che durante il secondo conflitto mondiale, fra il 1939 e il 1945, furono uccise circa 6 milioni di ebrei. Shoah (in ebraico, devastazione, desolazione) è il termine con il quale, nel 1940, gli ebrei di Palestina incominciarono a riferirsi alla deportazione degli ebrei polacchi. Occorre ricordare che lo sterminio messo in moto dalla macchina nazista riguardò anche zingari e omosessuali, accusati, nel primo, caso di essere “nemici della patria” in quanto apolidi e, nel secondo di corrompere la moralità del popolo germanico. L’Onu ha istituito la Giornata della Memoria, il 27 gennaio, nel 2005; la data celebra simbolicamente l’anniversario dell’ingresso delle truppe sovietiche ad Auschwitz, il più tristemente famoso dei campi di concentramento nazisti. Ogni anno, in questo giorno, numerose sono le iniziative organizzate da istituzioni e associazioni; eventi che, con il progressivo e inarrestabile venire meno dei testimoni diretti, hanno l’onere di aiutare a non dimenticare. Il campo di internamento di Ferramonti fu aperto nel 1940. Tra i più grandi d’Italia, al suo interno ospitò forzatamente ebrei e apolidi in genere, prima dell’arrivo delle truppe inglesi nel 1943. Il campo, il primo ad essere liberato, fu anche l’ultimo ufficialmente chiuso, 11 dicembre del 1945; al suo interno, dove si stima siano state rinchiuse almeno 1600 persone, sono state rinvenute strutture adibite a scuola, anfiteatro e altri luoghi di culto. Contrariamente a quanto accaduto in diverse parti d’Italia e d’Europa, agli internati di Ferramonti fu data spesso l’opportunità di lavorare anche all’esterno del campo. In queste circostanze, non mancarono le occasioni di solidarietà e di aiuto da parte della popolazione di Tarsia.

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sabato 25 gennaio 2014

L’arte che suona Con la scomparsa di Vincenzo III De Bonis si chiude la vicenda umana e artistica di una dinastia di liutai di Bisignano

Quelle mani nodose

De Bonis al lavoro

Con la scomparsa di Vincenzo III De Bonis si conclude la vicenda umana ed artistica di una dinastia di liutai di Bisignano, in Calabria, rappresentata in questi ultimi decenni, dai due fratelli, Nicola e Vincenzo De Bonis. La dinastia dei De Bonis risale al 1700 ed è stata costituita, in massima parte, da artigiani del legno che suona che si sono dedicati alla costruzione di strumenti semplici, fatti a mano, con l’uso di attrezzi ed utensili primitivi, spesso realizzati in proprio. Nell’Ottocento e Novecento questa categoria di artigiani si dedicò soprattutto alla costruzione di strumenti popolari, chitarre e, soprattutto chitarre battenti che venivano utilizzati per accompagnare le feste e le ricorrenze tradizionali come i canti dei contadini che celebravano il raccolto del grano e la vendemmia. Questi tipici strumenti costruiti dai “chitarrari” di Bisignano venivano portati nelle fiere e nei mercati tradizionali che si svolgevano in determinati periodi dell’anno, nei paesi dell’altopiano silano e, ancora di più, nei centri che si affacciano sul mar Jonio calabrese. Alla costruzione delle chitarre battenti (così dette per il modo in cui vengono suonate), si dedicava tutta la famiglia in modo da essere assemblate e completate per il giorno di questa o quella fiera. I due fratelli De Bonis, Nicola e Vincenzo, nell’angusta bottega di via Giudecca, a Bisignano, in Calabria, riuscirono a compiere quello che viene definito “il miracolo della liuteria De Bonis”. Dalle mani nodose di questi due mirabili artisti sono usciti strumenti, chitarre classiche da concerto, mandolini dalle forme più varie, violini e chitarre battenti di straordinaria fattura che nelle mostre più selezionate e nei concorsi nazionali ed internazionali di liuteria classica e moderna, hanno superato tutti i confronti, ottenendo i premi più importanti e i più alti riconoscimenti. Per circa settant’anni la bottega d’arte di via Giudecca, in Bisignano, è stata meta continua di artisti, appassionati cultori dell’arte liutistica, studiosi, musicisti e curiosi che pendevano dalla labbra del maestro Nicola prima e del maestro Vincenzo, fino a qualche mese addietro, per ascoltare la loro storia, la loro passione, il loro impegno per un’arte sublime nella quale sono riusciti ad essere sempre i primi, tanto da essere considerati alla pari dei più celebrati maestri liutai di tutti i tempi come gli Stradivari, gli Amati, i Guarneri ecc. Le più alte cariche dello Stato hanno, più volte, sottolineato le capacità ed i superbi risultati raggiunti dai fratelli De Bonis, assegnando loro le più alte onorificenze. In questi ultimi mesi l’amministrazione comunale di Bisignano, il sindaco, Umile Bisignano ed il vicesindaco ed assessore alla Cultura, Damiano Grispo, hanno voluto dare vita all’ambizioso progetto denominato “Bisignano, risuona la musica di un borgo che vive “ che ha come obiettivo quello di dimostrare come i beni culturali e le tradizioni del territorio possano costituire una vera risorsa che, attraverso un adeguato piano di marketing territoriale, può garantire un significativo contributo allo sviluppo economico locale. Il progetto è stato presentato ufficialmente nel corso di una manifestazione svoltasi nel salone degli Specchi del Palazzo della Provincia di Cosenza, alla presenza di uno scelto pubblico di invitati e rappresentanti delle pubbliche istituzioni che hanno condiviso il progetto come: Fondazione Carical, Banca Bcc Mediocrati, Regione Calabria, Provincia di Cosenza, Camera di Commercio di Cosenza. Per onorare la memoria dei fratelli Nicola e Vincenzo De Bonis, quest’ultimo scomparso da alcune settimane, è stata organizzata dall’amministrazione comunale, in collaborazione con la “Liuteria De Bonis” la manifestazione “La musica tocca le corde del cuore”, alla quale hanno preso parte amici, conoscenti ed ex allievi del maestro Vincenzo che si sono piacevolmente intrattenuti a ricordare alcuni episodi relativi alla personalità del celebre maestro, suonando anche diversi strumenti di sua fattura. Con lo stesso scopo, organizzato dall’amministrazione comunale in collaborazione con l’associazione musicale “Note di Valle Crati” presieduta da Francesco Guido, nell’ex chiesa di San Giuseppe degli Scolopi, ora sede del Museo diocesano di Arte sacra, ha avuto luogo un concerto di musica classica con la partecipazione dell’orchestra di flauti “Veipo flute choir e vocal ensamble” diretta dal maestro Veiro Sirignano.

Ferite profonde...

Polvere nel vento Il senso della Memoria La Biblioteca comunale “Corrado Alvaro” di Castrolibero, in collaborazione con la Biblioteca nazionale di Cosenza e la fondazione Ferramonti organizza una settimana di incontri dal 27 al 31 gennaio sul tema Shoah. Questo il programma completo: Lunedì 27 gennaio Ore 10.30 Biblioteca Comunale “Corrado Alvaro” Inaugurazione mostra bibliografica e di pittura Interventi: Giovanni Greco (Sindaco di Castrolibero), Luca Gigliotti (assessore con delega alla biblioteca), Elvira Graziani (direttore Biblioteca nazionale). Coordina Anna Canè (bibliotecaria). Ore 18.00 Biblioteca Comunale “Corrado Alvaro” Proiezione documentario a cura della Fondazione Ferramonti Incontro-dibattito con il Carlo Spartaco Campogreco (docente Storia contemporanea, Università della Calabria). Coordina Vittorio Scarpelli (giornalista Gazzetta del Sud). Intermezzi poetici a cura del poeta Maurizio Esposito. Mercoledì 29 gennaio Biblioteca Comunale “Corrado Alvaro” Ore 16.30 Cineforum dedicato ai ragazzi dell’Istituto d’istruzione superiore Interventi: Rachele Montesanti (docente di storia), Matteo Dalena (giornalista Gazzetta del Sud). Coordina Ester Mele (Comitato biblioteca). Venerdì 31 gennaio Biblioteca nazionale, Piazzetta Toscano (Cs) Ore 10.00 “Le note della memoria” Concerto pianistico del maestro Alessandro Marano La manifestazione è stata curata da Milena Pantusa, Maria Grandinetti, Maria Luisa Tavolato, Annarosa Vece, Sarina Carbone, Salvatore Piraine, Giovanna Florio, Mario Guido Perri (Biblioteca Nazionale), Anna Canè, Matteo Dalena, Ester Mele (Biblioteca Comunale di Castrolibero “Corrado Alvaro”). Con la collaborazione scientifica del prof. Carlo Spartaco Capogreco. Esposizione degli artisti Ucai: Francesco Bitonti,Grazia Calabrò, Luigi Caputo, Stanislao De Rose, Giuliana Franco, Maria Antonietta Gullo, Rita Mantuano, Assunta Mollo, Santina

Biblioteche in sinergia

Cooperazione pro cultura Incontro tra l’assessore del Comune di Castrolibero Luca Gigliotti e la direttrice della Biblioteca nazionale di Cosenza Elvira Graziani al fine di realizzare una serie di eventi a carattere culturale mensili che coinvolgeranno la Biblioteca nazionale e la Biblioteca comunale “Corrado Alvaro” nello spirito di una cooperazione tra le due realtà, per favorire, la diffusione della cultura del libro, la rivalutazione e il rilancio delle biblioteche da riconsiderare, come luoghi di condivisione di pensieri, di emozioni, di sentimenti, luoghi di conoscenze e di conoscenza. L’avvocato Gigliotti ha espresso la sua ferma volontà e la sua piena collaborazione per la realizzazione di eventi culturali che contribuiscano a rilanciare la Biblioteca di Castrolibero, nell’ottica della creazione di una rete di scambi culturali tra Castrolibero, Cosenza e le altre realtà limitrofe. Ogni mese verrà realizzato un evento in collaborazione con la Biblioteca nazionale importante presidio culturale di Cosenza che curerà mostre bibliografiche, convegni e manifestazioni con le scuole.


sabato 25 gennaio 2014

VII

Paziente monitoraggio Risultati del Progetto Pon sul servizio di gestione integrata e sostenibile del ciclo acqua-energia nei sistemi di drenaggio urbano

Prime gocce di ricerca Dopo due anni di impostazione dei prototipi sperimentali nell’area dell’Università della Calabria con relativi studi di osservazione e ricerca, analisi e percorsi formativi professionali riservati ad un nucleo di giovani ingegneri appositamente selezionati, si è dato spazio, nella sede dell’University club, ad una prima sessione divulgativa sui risultati fin qui raggiunti con il progetto Pon01_02543, denominato “Servizio di gestione integrata e sostenibile del ciclo acqua-energia nei sistemi di drenaggio urbano”, con responsabile scientifico la professoressa Patrizia Piro, del dipartimento di Ingegneria civile dell’ateneo di Arcavacata. Un progetto che ha incentivato la cooperazione e i legami tra le diverse aziende del settore delle acque e gli enti di ricerca in una logica di coerenza con le strategie di programmazione nazionale e comunitaria. Una sessione di discussione, apertasi con l’ introduzione del responsabile scientifico del progetto, Patrizia Piro, ed i saluti del rettore dell’Università, Gino Mirocle Crisci, del direttore del dipartimento di Ingegneria civile, Paolo Veltri, del presidente dell’Ordine degli ingegneri di Cosenza, Menotti Imbrogno, particolarmente seguita da esperti nazionali della materia sulla sostenibilità ambientale, da referenti di società leader del settore acqua-energia e di aziende partner del progetto. Il progetto ha trovato al suo interno delle caratteristiche lavorative mediante le attività di ricerca e di sviluppo sperimentale riguardanti il controllo degli afflussi alla rete di drenaggio, il controllo del carico inquinante dalle acque di dilavamento, i benefici termo-energetici delle installazioni e la potenzialità di riuso delle acque meteoriche, inquadrabili nel settore delle Best management practices (Bmps), come opere a basso impatto ambientale. Nei contenuti con apposite relazioni ci sono entrati nell’ordine: Antonio Cenedese, del dipartimento di ingegneria civile edile e ambientale dell’Università “La Sapienza” di Roma; Patrizia Piro, del dipartimento di ingegneria civile dell’Università della Calabria; Luca Lanza, del dipartimento di ingegneria civile, chimica e ambientale dell’Università della Calabria; Nilo Pacenza, della Sm&s srl; Natale Arcuri e Marilena De Simone, del dipartimento di ingegneria meccanica, energetica e gestionale dell’Unical; Gennaro Nigro e Gianluca Zecca, della Spa Servizi progetti appalti; Marco Carbone e Giuseppina Garofalo, del dipartimento di ingegneria civile dell’Unical; Salvo Volo, della Sering ingegneria srl.

Dopo due anni di impostazione dei prototipi sperimentali nell’area dell’Unical con studi di osservazione e ricerca, analisi e percorsi formativi professionali si è dato spazio a una prima sessione divulgativa sui risultati fin qui raggiunti

Dagli interventi è scaturito un quadro esaustivo della impostazione ed esecuzione del progetto che a distanza di due anni può essere inquadrato nei seguenti tre canali di merito applicativo: a) Per la realizzazione del prototipo di dispositivo compatto in caditoia per il trattamento delle acque meteoriche di dilavamento si è individuata una tecnologia innovativa che consente il trattamento/rimozione degli elementi inquinanti presenti nelle acque di dilavamento all’ingresso in caditoia. Tali prototipi sono stati installati all’interno di siti sperimentali quali: un’autorimessa nella zona industriale di Rende, un piazzale del porto di Gioia Tauro e un’area di parcheggio nel comune di Cerisano. Sui siti sperimentali è attualmente in atto una campagna di monitoraggio e raccolta dati. b) Per quanto riguarda il modulo di gestione e ottimizzazione delle prestazioni acqua-energia di sistemi a verde pensile in clima mediterraneo, è stata installata una tipologia di copertura a verde pensile sul cubo 46C dell’Unical attraverso la definizione di una o più configurazioni costruttive ottimali sia dal punto di vista energetico che di gestione degli afflussi meteorici. È attualmente in atto la campagna di monitoraggio sulle grandezze climatiche, termo-fisiche ed idrologiche-idrauliche. c) Il servizio di pianificazione e progettazione del drenaggio urbano attraverso tecnologie sostenibili di riduzione degli afflussi e del carico inquinante ha avuto come obiettivo la progettazione e la realizzazione di un sistema di pavimentazione permeabile innovativo che consenta la riduzione degli afflussi e delle concentrazioni inquinanti provenienti dalle acque di dilavamento stradale, e di una fascia filtro, realizzata con vegetazione autoctona. In conclusione sui siti sperimentali - è stato sottolineato nel corso dei lavori - realizzati presso l’Università della Calabria e la città di Palermo, è attualmente in corso una campagna di monitoraggio e campionamento per la misura delle portate idriche in ingresso e in uscita dal sistema, nonché dei dati relativi al controllo degli effetti finali sulle qualità delle acque, con studi sui processi di rimozione dell’azoto e sui diversi ruoli delle specie vegetali ed animali. Franco Bartucci


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sabato 25 gennaio 2014

Nomine e responsabilità Unical, Roberto Musmanno delegato alla Ricerca e al Trasferimento tecnologico

Il magnifico rettore dell’Università della Calabria, Gino Mirocle Crisci, ha nominato il professor Roberto Musmanno delegato alla Ricerca e al Trasferimento tecnologico. Il docente, ordinario di Ricerca operativa, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Mi sono ben chiare l’importanza e la delicatezza della responsabilità che il rettore Crisci ha inteso affidarmi, così come le aspettative legate alla scelta di annoverarmi tra i suoi principali collaboratori. È un incarico che mi onora profondamente e rispetto al quale saprò certamente assicurare l’impegno e la dedizione necessari.

Una struttura al servizio dei Dipartimenti Ricerca e trasferimento tecnologico sono, assieme alla didattica, le missioni strategiche dell’Università, per cui c’è la consapevolezza di aver assunto un incarico particolarmente impegnativo e sui cui risultati il rettore, gli organi di ateneo e l’intera comunità accademica ripongono, appunto, importanti aspettative. Per questo motivo, i ringraziamenti per la fiducia accordatami che rivolgo al rettore non sono rituali. L’obiettivo, per ciò che concerne l’ambito specifico della mia competenza istituzionale, è di creare una struttura che agisca, in modo proattivo, a servizio dei dipartimenti. Una realtà che, mi auguro vivamente, possa essere percepita come tale e basata su principi che considero fondamentali per raggiungere qualunque risultato: organizzazione e integrazione, diffusione e trasparenza dell’informazione, condivisione e partecipazione, responsabilità e ruoli chiari».

«È un incarico che mi onora profondamente e rispetto al quale saprò certamente assicurare l’impegno e la dedizione necessari» Roberto Musmanno

Nella sezione Calabria

Diritto, Management, Etica e Giustizia dello sport

Nino Russo presidente Società chimica italiana

Unical, master di II livello

Il professor Nino Russo, professore ordinario di Chimica generale ed inorganica presso il dipartimento di Chimica e Tecnologie chimiche dell’Università della Calabria, lo scorso 10 gennaio è stato eletto, per il triennio 2014-2016, presidente della sezione Calabria della Società chimica italiana. La Società chimica italiana è una antica e prestigiosa società scientifica e conta circa 3.000 iscritti, riunendo tutti i chimici italiani che operano nelle Università, nei centri di ricerca, nelle scuole secondarie, nei laboratori pubblici e privati e nell'industria pubblica e privata.

Chi ama lo sport. Chi lo pratica. Chi vuole acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per intraprendere un’attività professionale in questo settore. Si apre ad un ampio e variegato ventaglio di interessi e scelte la nuova proposta formativa messa in campo dal Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche dell’Università della Calabria attraverso il master di II livello in “Diritto, management, etica e giustizia dello sport” che si svolgerà nell’ateneo calabrese da marzo a dicembre 2014. «Si tratta - spiega il professor Marcello Piazza, responsabile del master - di un’iniziativa pressoché unica, un’opportunità di indubbio interesse nel panorama formativo di secondo livello nel Mezzogiorno d’Italia che si rivolge a quanti intendono operare in maniera qualificata nel mondo dello sport che richiede, al pari di altri settori, competenza, conoscenze specifiche e specialistiche qualificate. In particolare - aggiunge il professor Piazza - la preparazione fornita dal Master è orientata all’accesso ed alla formazione in itinere nelle carriere di ogni fascia di soggetti che già operano o hanno interesse ad operare nel mondo dello sport. La figura che in definita il Master intende formare - conclude Piazza - potrà trovare sbocco occupazionale come dipendente delle società sportive, ma anche come consulente per gli enti sportivi e le società private». Il bando, scaricabile sul sito www.unical.it, fornisce maggiori informazioni sulle caratteristiche del master e sulle modalità di iscrizione.


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Posti tutti da scoprire Presentato il Calendario 2014 della Provincia di Cosenza

I giorni della “Terra mediterranea” Ritorna il tema del Paesaggio nelle bellissime immagini di “Terra mediterranea”, il Calendario 2014 della Provincia di Cosenza presentato dal presidente Mario Oliverio in una affollatissima Sala Nova dell’Enoteca regionale del palazzo di Piazza XV marzo. Con le foto realizzate da Francesco Martorelli, Francesco Milito, Antonio Renda, Francesco Tosti, Mario Tosti, la nuova pubblicazione, attesissima, porta attraverso i dodici mesi dell’anno in un viaggio da una costa all’altra, tra le montagne, sino al fertile interno della provincia cosentina. Una terra di grande valore paesaggistico, connotato da stupefacente varietà, un grande archivio di storia, culture, natura, di persistenze delle civiltà che si sono succedute, intrecciandosi tra loro in una fusione unica che ha arricchito la stessa storia del Mediterraneo. Elementi, tutti questi, di richiamo per chi voglia mettersi alla sco-

zione geografica di una terra che si trova nel cuore del Mediterraneo. Area strategica, cui guarda la fondazione Europa Mezzogiorno Mediterraneo che stiamo rilanciando nelle attività che tenderanno soprattutto alla valorizzazione delle relazioni euromediterranee». Il Calendario 2014 è in già distribuzione, con una spedizione dedicata per le comunità cosentine all’estero. Una copia in risoluzione web sarà scaricabile a breve dal sito istituzionale www.provincia.cs.it.

perta di questa grande parte di Calabria, ritratta con abilità ed arte nel calendario, così come nella mostra fotografica “Terra mediterranea” con le immagini di Antonio Renda, ospitata per l’occasione nell’Enoteca Regionale della Provincia di Cosenza. «Il calendario della Provincia - ha detto nel presentarlo il presidente Oliverio- è una tradizione, rispettata anche per quest’anno. La pubblicazione è attesa, particolarmente all’estero, presso le nostre comunità nel mondo che la espongono con orgoglio e per le quali rappresenta un filo robusto nel legame con la terra d’origine. E’ uno strumento importante, per comunicare e quindi promuovere il territorio, affermarne, valorizzarne i più marcati tratti identitari. Per il 2014 ritroviamo protagonista il Paesaggio, con scatti che arricchiscono quello rappresentato nelle passate edizioni». «Proprio il paesaggio - ha affermato ancora Oliverio - è la nostra più importante risorsa, assolutamente peculiare grazie alla colloca-

Una terra di grande valore paesaggistico, connotato da stupefacente varietà, un grande archivio di storia, cultura, natura, di persistenze delle civiltà che si sono succedute, intrecciandosi tra loro in una fusione unica


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sabato 25 gennaio 2014

Per introdurre e divulgare Il libro scritto da Oreste Parise ed edito da Ecra, sarà presentato lunedì 27 gennaio, alle 9:30 nella sala De Cardona della Bcc Mediocrati Cosenza

Antonio Serra e il suo tempo Autore del “Breve trattato delle cause che possono far abbondare li regni d’oro e d’argento dove non sono miniere; coll’applicazione al Regno di Napoli”, nell’unica traccia che ha lasciato di sé dichiara la sua origine cosentina nel frontespizio Antonio Serra non è solo il nome di una strada o di un istituto scolastico cosentino. Secondo un famoso economista del secolo scorso, Joseph Shumpeter, è stato il primo economista della storia moderna. Non la pensavano così Karl Marx e Friedrich Engels che considerarono Serra “solo” un monetarista, in una polemica culturale che appare lontanissima al comune sentire di oggi. Antonio Serra, autore del Breve trattato delle cause che possono far abbondare li regni d’oro e d’argento dove non sono miniere; coll’applicazione al Regno di Napoli, nell’unica traccia che ha lasciato di sé dichiara la sua origine cosentina nel frontespizio. Era il 1613. Sono passati 400 anni. Lo scorso mese di ottobre si è svolto a Napoli un vero e proprio simposio culturale, intorno alla figura e alle teorie di Antonio Serra. Due giorni di studi che hanno raccolto ricercatori provenienti da ogni parte del mondo. La Bcc Mediocrati, che pure ha partecipato a quelle giornate, ha perciò pensato di dare alle stampe un testo su Serra, accogliendo la proposta avanzata dal giornalista Oreste Parise. Un testo che fosse, nello stesso tempo, introduttivo e divulgativo. Antonio Serra e il suo tempo, questo il titolo del libro, vuole essere proprio questo: una guida per coloro che non hanno mai sentito parlare di Serra e della sua teoria economica, oltre che uno stimolo ad approfondire l’argomento per saperne di più. Per non limitare al solo territorio cosentino la conoscenza di questa importante figura della storia dell’economia moderna, la Banca ha coinvolto la casa editrice nazionale del movimento del Credito Cooperativo, Ecra, che ha inserito il testo nel proprio catalogo provvedendo alla distribuzione sull’intero territorio nazionale. Antonio Serra, il suo tempo, il libro scritto da Parise ed edito da Ecra, saranno presentati lunedì 27 gennaio, alle ore 9.30, nella Sala De Cardona della Bcc Mediocrati. Al convegno parteciperanno, oltre all’autore, i professori Rosario Patalano dell’Università Federico II di Napoli; Erik S. Reinert, dell’Università di Tallin (Estonia) e Alessandro Mazzitelli dell’Università della Calabria.


sabato 25 gennaio 2014

Esponenti del Novecento Università della Calabria e istituzioni insieme per celebrare De Filippo «Un sentito e doveroso omaggio ad uno dei massimi esponenti della cultura italiana del Novecento»: così Roberto De Gaetano, ordinario di Filmologia nonché presidente del corso di laurea magistrale in Linguaggi dello spettacolo del cinema e dei media, presenta il progetto: “I giorni e le notti: l’Arte di Eduardo”, organizzato dall’Università della Calabria insieme ad altri atenei e istituzioni meridionali in occasione del trentennale della morte di Eduardo De Filippo, avvenuta a Roma il 31 ottobre 1984. Oltre all’Unical, capofila del progetto coordinato dallo stesso De Gaetano e da Bruno Roberti, sono coinvolte le Università di Salerno (con la Fondazione Salerno contemporanea), Messina (attraverso il Centro interdipartimentale di studi sulle arti performative), l’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, il Centro sperimentale di Cinematografia/Cineteca nazionale Cinema Trevi, la fondazione “Eduardo De Filippo”, l’Associazione nazionale dei critici di Teatro, il Teatro Quirino/Teatro stabile della Calabria e “Teatri uniti”. Le iniziative che vedranno impegnata l’Unical, attraverso il Cams (Centro arti musica e spettacolo) e in collaborazione con l’associazione culturale “Fata Morgana”, si svolgeranno nel Teatro auditorium dal 3 al 7 febbraio e continueranno nel mese di maggio con una serie di laboratori e spettacoli. Per gli altri atenei, invece, sarà il turno di Salerno dal 24 al 26 febbraio, dal 27 al 28 marzo e il 15 maggio; dell’Università di Messina, il 15 e 16 settembre; e poi dell’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli dal 30 al 31 ottobre 2014. «L’arte di Eduardo - scrivono De Gaetano e Roberti nella presentazione dell’evento - non è una tra le altre. È qualcosa di più, è l’arte capace nel suo essere diurna e notturna allo stesso tempo di riprendere la linea scettica del “dramma borghese” per calarla nella tradizione delle maschere popolari italiane; di promuovere la lingua “bassa” del dialetto a lingua “alta” del pensiero; di dare corpo e cove sulla scena e sullo schermo ad un “romanzo teatrale” dove i destini dell’uomo incrociano quelli della storia; di attraversare momenti e movimenti storici (neorealismo) declinandone la drammaticità in forme fantasmatiche e grottesche; di pensare e costruire una commedia, anche cinematografica, dove il colore “rosa” dei giovani e del futuro è schiacciato da quello “nero” dei vecchi; di restituire impietosamente le forme dell’istituzione cardine della famiglia; di perseguire la ricerca impossibile, ma irrinunciabile, dell’umanità dell’umano, che la grande arte non ha smesso e non smetterà mai di compiere, radicando questa ricerca nello spaziotempo di una nazione, l’Italia, e di una città, Napoli; in definitiva, di riconsegnarci l’approdo ultimo, novecentesco, di un sentimento scettico e disincantato del mondo, di una condizione esistenziale segnata dalla solitudine come ritiro dalla vita, anche se “A vita, secondo me, significa tutto. E dicendo tutto, voglio dicere tutto” (Mia famiglia). È per questo - concludono - perché la sua arte ci riguarda da vicino, e da molto vicino riguarda la storia e l’identità di un secolo e di una intera nazione, che quest’anno, nel trentennale della morte, ne vogliamo parlare, affinchè il ricordo sia la forma viva per una comprensione del presente ed una apertura del futuro».

Quel gran genio di Eduardo

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Tempo ed eternità Ars Enotria, associazione culturale ha organizzato, a Rende, un incontro culturale sulla poetessa

Alda Merini tra i Miti “Ars Enotria”, associazione culturale della dottoressa Martire, presso la sala congressi dell’Hotel Mercure di Rende ha organizzato il 18 gennaio un incontro culturale su Alda Merini, ospite il poeta e professore Flavio Nimpo, che associando la figura della Merini nel suo essere triforme l’ha incarnata in tre figure del mito Cassandra, Proserpina e Saffo. Erano presenti la professoressa Ventura e l’assessore Corigliano, le artiste Anna Stella Cirigliano alla viola e Rosanna Cirigliano all’arpa che hanno introdotto in musica l’evento. Una triade mitologica quella che incarna la poetica della Merini e che con la rappresentazione pittorica degli artisti, Toscano, Prete e Crovara, ha dato anche un aspetto visivo al personaggio della poetessa con la possibilità di contemplare le opere e tuffarsi in un mondo e in un percorso di emozioni e sbigottimento. La poetessa stessa affronta nelle sue poesie le tre immagini del passato come l’urlo di Cassandra, ma anche di Proserpina che la stessa in un passo descrive come una deliziosa donna di cui il demonio s’innamora e trascina all’inferno.

Quia a lato, Alda Merini Sopra, il tavolo dei relatori: da sinistra Martire, Ventura, Corigliano, Nimpo e le artiste, lettrice e musiciste

Linea di scissione e velo di demarcazione tra eternità e tempo; lei stessa si presenta come Proserpina nella sua poesia che descrive il suo nascere a Primavera, il 21 marzo, un aprire di zolle che la porta, alla luce folle; come Proserpina piange sempre la sera forse come se fosse preghiera. Alda è donna speculare di una dea, dice Nimpo, un ciclo sottile di rinascita, che la rende orfica nella sua essenza; Orfeo cantore primo per antonomasia dell’anima immortale. In un testo la Merini si descrive come il poeta che grida e non trova parole, la ninna nanna che fa piangere i figli, la vana gloria che si lascia cadere, il manto di metallo di una lunga preghiera di un passato cordoglio che non vede la luce. Il grido della Merini è un velo avvolgente secondo, il poeta Nimpo, che a un certo punto si sposta e rivela la stessa poetessa triforme: poeta delle tenebre e della luce, del mistero e dell’insondabile, del baratro e del precipizio, abissi e inferi e nello stesso tempo dello slancio verso una visione paradisiaca. Linea di scissione e velo di demarcazione tra eternità e tempo. Il tratto orfico della dimensione umana e poetica della Merini si lega al mistero e all’oracolare, dice Flavio Nimpo, ed è proprio in ciò che lei palesa il volto legato alla figura di

Ospite il poeta Flavio Nimpo che ha associato la Merini a tre figure del Mito: Cassandra, Proserpina e Saffo

Cassandra, la sacerdotessa del vero, che come tutte le verità non è amato. Nel diario di una diversa troviamo la Merini marchiata come la "pazza", ma il tema della follia lucida e del vedere le cose per come davvero sono non poteva che mostrare nella poetica meriniana tutto ciò: «Io quando scrivo (recita la Merini in questo diario) è come se dormissi ed entrassi nel profondo della mia anima e il risveglio mi fa paura.». Le poesie, dice la Merini, sono un riflesso molto lontano dalle sensazioni che ha provato in quanto il vero diario non potrà mai essere scritto dal momento che certo un patire non si può e non si sa raccontare e solo nel profondo dell’anima propria c’è questa consapevolezza; vittima del suo stesso mistero. Ed è in ciò che si può accostare alla figura di Cassandra, come dispensatrice di verità arcane e oracolo delle stesse, silenzio che parla e notte che partorisce speranze di luce; impasto di deserto e di svelamento, come Cassandra lei è unicità duplice, magica e misterica notte, che avvolge e custodisce segreti e verità universali. La stessa sua figlia Barbara Carniti la descrive come chiusa in una sua dimensione di silenzio e occhi d’incanto, un uccellino che sa cosa significhi sentirsi palpitare dentro un altro cuore, brama dello spazio che consente di saltare il fosso della divina sapienza, lanciare un urlo immane di silenzio e toccare al cuore. Saffo-Merini un connubio che racchiude mito, poesia e amore; intreccio inesorabile di susseguirsi di fughe e dedizioni. L’amore per Alda è il sostegno stesso, è rovente, un mito, stimolo vivente e universale che rende il volto dell’amato, un paesaggio di rose selvagge a sognare di lui come si sogna del vento. Amore e mito sono esperienza completa in liriche particolari della Merini come in Paura dei tuoi occhi. Una sorta di sacralità dei sentimenti e dell’amore vissuto, in cui la parola contempla l’amore, ma va anche oltre, un tratto ironico, che la porta a non definirsi poetessa d’amore, poiché lei è anche poetessa della vita, quello specchio umano, che diventa un particolare che si traduce in un umano universale. All’amore non si resiste, perché le mani vogliono possedere la bellezza e vivere duemila sogni fino al bacio sublime. La Merini scrive degli amori: non sono eterni e segreti, essi sono impossibili, cose che non accadono, cose da niente oppure cose da tutti che entrano ed escono dal ventre di donna e che violano continuamente, non hanno sostanza, ma una composizione eterea che passa addirittura dal cuore, prefigurazione in quanto la persona amata diventa la quinta essenza del nostro costrutto interiore. Lucia De Cicco


sabato 25 gennaio 2014

Pillole di fede Francesco M.T. Tarantino, poeta e scrittore spirituale, un credente passato dalla Fede cattolica a quella protestante

La poesia della denuncia sociale di Lucia De Cicco

Francesco M. T. Tarantino, poeta e scrittore spirituale, un credente che da tempo non è più appartenente alla Fede cattolica, ma alla religiosità protestante. Un percorso che non nasce per caso, ma per conoscenza diretta di una spiritualità che apprende dal suo vivere per sette anni in Germania, dove la componente protestante della religione è molto forte. Ha già prodotto cinque testi che hanno come tema la fede; uno di questi che risale al 2012 è Noli me tangere, con prefazione di Roberto Leonetti, la frase attribuita a Gesù Cristo nel momento della sua Resurrezione, quando la Maddalena gli si avvicina per toccarlo nello stupore di vedere il suo Signore, vivo davanti a lei. Studente di teologia, Francesco Tarantino, ci racconta il suo percorso di ricerca di Cristo, mettendo il tutto in versi e in rima. Un’intervista che cade proprio nella Settimana dell’ecumenismo dal 18 al 25 gennaio e di preghiera per l’unità dei cristiani: un appuntamento che si rinnova dal Concilio Vaticano II a oggi con la dichiarazione Nostra aetate e il decreto Unitatis redintegrazio, che invita a cogliere maggiormente ciò che ci unisce, piuttosto che ciò che ci divide e ci spinge a vivere il nostro comune destino. Presso quale scuola sta procedendo il suo percorso di studio teologico? Facoltà Valdese di teologia, che si trova nella città di Roma, dove per accedere è sufficiente il diploma, anche se io ho una laurea in filosofia, un corso che viene riconosciuto dall’Università La Sapienza. Differisce lo studio nell’orientamento che è luterano e non cattolico; sono tante le confessioni, dalla battista alla evangelista, alla valdese: io, per usare un’espressione di un professore, mi definisco un aspirante cristiano. Perché sulle orme di San Paolo cerchiamo, noi aspiranti cristiani, di imitare Cristo “Imitate me, dice San Paolo, come io imito Cristo”. Una ricerca che possa portare a essere dei cristiani autentici e cercare di eliminare quelle sovrastrutture teologiche che non servono. Noli me Tangere: un titolo che, mi pare di scorgere nei versi, attraversa tutto il suo contenuto, in questo dialogare con le persone pur non toccandole direttamente... Sono poesie che ripercorrono autenticamente ciò che mi succede, anche se ovviamente c’è sempre una sorta di astrazione nel verso. Dopo venti anni dalla morte di mia moglie; il nome Francesco M T (quell’MT) con regolare domanda legalmente l’ho assunto dopo la sua dipartita e sono le iniziali del suo nome Maria Teresa. Sposando il suo nome nel testo dedico una poesia proprio a lei: Voglio essere con te un tutt’uno davvero/impastarmi di nuovo con le tue ossa/ Confondermi in questo ultimo mistero/ Precipitare nel tuo amore oltre questa fossa (...). Ho sposato il tuo nome per un mio bisogno/Per amalgamarmi con te avvolto in un telo. Il libro poetico ripercorre una spiritualità accesa fino a citare anche personaggi biblici e con cui il poeta dialoga, come Melchisedek... È una figura che è equiparata all’immagine di Cristo, che è Re di pace e di giustizia e che non si sa da dove proviene e non ha genealogia, profeta di tempi futuri e controversi. Qui, diviene figura del futuro di altra immagine di sacerdote massimo, che appunto sarà Cristo: Di te è scritto che sei per sempre sacerdote/che oltrepassi il tempo e ogni dinastia/Ma verrà un altro che col sangue sulle gote/Ci porterà una nuova ed eterna amnistia...

Ha prodotto cinque testi che hanno come tema la fede e la ricerca della stessa

Uno di questi è “Noli me tangere”, la frase attribuita a Gesù quando la Maddalena gli si avvicinò dopo la Resurrezione

Poi la poesia dedicata ad Alex Zanotelli... uomo di fede ma con un carisma in più quello di non vivere come la stessa poesia recita tra papi e cardinali è il Signore che invece si accompagna con i poveri e nello smarrimento dei relitti umani dell’Africa... Ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente e vedere queste scene di vero Smarrimento, titolo anche del componimento poetico, che sono sconvolgenti nella terra d’Africa: Ogni tanto parla e grida un tuo profeta/E rinnova la tua vita tra gli oppressi/Scende in mezzo a loro come una cometa/E rischiara tutti i dubbi dei perplessi (...) Perdonaci Signore per i nostri occhi chiusi/ Per le coscienze false e le nostre comodità/Per il pane che buttiamo e per gli abusi/ della terra dell’acqua e della povertà. È forte il richiamo al Creato in questo testo come in un altro, che è in ristampa dedicato agli alberi recisi nel cimitero di Mormanno, (Cs). Ventinove alberi, che erano stati protetti anche da un decreto ministeriale del 1964, perché alberi di lungo tempo. Tuttavia, il sindaco ignorando l’esistenza di questo decreto, che vincolava la tutela di questa macchia di verde, li fa recidere. Scrissi di getto queste poesie come se fosse il dolore dell’albero stesso a parlare delle sue competenze e caratteristiche a servizio anche degli uccelli e dell’ombra nel cimitero descrivendo i suoi quattro lati. Vinsi un premio per la protesta civile, in occasione del “Premio Farina” a Roseto Capospulico, sezione “Poesia civile”; un altro mi fu conferito a Roma, “Terzo Millennio”, primo classificato. E il libro è stato portato nel maggio dello scorso anno a Torino al Salone internazionale del libro. Un piccolo libro di ventinove poesie, ma che mi ha dato grande soddisfazione, ora in ristampa. Sono tante le donne cui dedica le poesie... Sono mie cugine che sono state le mie prime lettrici e siamo molto legati nonostante vi sia differenza di età; mi vedono come una figura paterna cui far riferimento in caso di loro crisi. Diversa cosa sono le ragazze del Centro di lettura di Mormanno, che sono un gruppo che approcciandosi alla mia poesia mi coinvolsero nelle loro attività in un determinato percorso. La domanda che attraversa molti dei testi presenta un punto interrogativo capovolto all’inizio della stessa. Perché lo utilizza? Si utilizza moltissimo in Spagna, e lo trovo interessante perché leggendo, a volte, si arriva alla fine del verso senza dare il giusto accento alla domanda. Si è più avvantaggiati nella lettura e per me è diventato un vezzo. Poeta di bugie è una poesia autobiografica? La poesia si rifà in un verso a una canzone del cantautore Fabrizio De Andrè, poiché la poesia si presta sempre a una sorta di alchimia, una lieve costruzione, che nasconde il poeta alla realtà, astraendolo. A volte, c’è anche un elemento di vanità e narcisismo, che attraversa il poeta. Le sue poesie sono tutte in rima in un’epoca in cui ha preso largo uso il verso libro... La rima fa parte della costruzione scolastica, le poesie sono sempre state in rima. Ho dovuto faticare per arrivare al verso libero. Ormai è usata maggiormente la poesia a verso libero, perché non è cosa facile usare la rima. A breve la presentazione di un altro libro in collaborazione col pittore paesaggista e astrattista per caso, Rocco Regina... Vedendo le sue riproduzioni pittoriche ho creato delle poesie secondo il mio punto di vista, ma che non so se corrispondano direttamente a ciò che il pittore voleva significare. Dalle mostre fatte in giro, ne è nato il libro con la postfazione di Dante Maffia, un grande poeta Italiano. Il libro si titola Orizzonti in divenire.

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Il racconto Resta sempre lì, maestoso, con una sorta di baschetto per chioma, pieno di frutti un anno sì e uno no sempre verde e sempre bello a vedersi, lì a Sannicola

Non indurirà mai il sorbo... di Giuseppe Aprile

Non indurirà mai il sorbo di Sannicola. Resta sempre lì, maestoso, con una sorta di baschetto per chioma, pieno di frutti un anno si ed uno no, sempre verde e sempre bello a vedersi. Sembra da sempre un meraviglioso ombrello che la natura ha voluto lì, davanti ai miei occhi meravigliati ad ogni sguardo. Fino a circa quindici anni addietro v’era un altro sorbo più sopra, più dentro il cuore della mia roba. Caricavano di sorbi ogni due anni e caricavano un anno ciascuno. Un anno ne faceva in quantità questo, un anno quello. Ogni anno avevamo grande abbondanza in famiglia; noi che avevamo grande golosità per quel frutto che veniva da lontano. Da quando gli avi di mio padre, forse suo padre, mio nonno Giuseppe, avendolo avuto il eredità nel bel mezzo del terreno mezzo cespuglioso e mezzo ben coltivato ad alberi di frutta, di ulivo e di vigneti. lo hanno curato e reso al servizio di Sannicola, la mia Sannicola che è sempre stato il mio appezzamento di terreno più importante per tutta la mia famiglia. Ora tendo ad invecchiare e a trascurare la mia terra che mai ho avuto la forza e la capacità di tenere ben coltivata e bene in attività produttiva. Gli alberi si avvicinano alla loro vecchiaia, la capanna del nonno resta in mezzo a roveti oramai invincibili, con le poche tegole a coprire un pezzo di essa; quello dentro cui i miei famigliari si sono sempre protetti dalle intemperie piovane. Il sorbo resta sempre più vigoroso, come se avesse energia per durare chissà quanto. Non accenna mai a processi di invecchiamento. Sembra un miracolo della natura che non perde mai. Ricordo quando mio padre, ai suoi piedi, legandolo con la lunga corda della cavezza, lo lasciava intere giornate a brulicare l’erba e consumare la sua abbondanza di aveva prima che riportasse tutti noi a casa con il carrozzino carico di minutaglia per le serate invernali e il resto dell’anno da trascorrere in cucina, accanto al focolare: a fine giornata. Tutte le campagne sono piene di rare piante che eccezionalmente durano a sorpresa senza che si capisca perché. Non finiscono mai di vivere e di fruttificare. Poco frutto sì, ma senza mai fine. Tutti ci siamo posto il problema della durata degli alberi più grandi. Nessuno ha mai saputo da quanto tempo esistessero gli uliveti della zona. E le querce, i peri, i fichi! Si tratta di alberatura meravigliosa che ha rappresentato il meglio dei nostri ricordi e delle nostre golosità. Ogni appezzamento di terreno, ben coltivato dai nostri contadini a favore della famiglia e per le sue comodità annuali, aveva più o meno le stesse alberature. Grandi uliveti per il comodo dell’olio, querceti per la ghianda che consentiva sempre l’allevamento dei maiali, e poi alberi di frutto più delicato e più piacevoli quali i peri che erano di diversi sapori, diversi colori, di diversi gusti che maturavano nelle diverse stagioni, le pesche, le prugne, i fichidindia, le mele, il melograno, l’uva. Questi frutti si alternavano, quasi tutti gli anni, con il grano, il frumento, l’orzo, l’avena, l’erba da fieno. Solitamente si avevano due tipi di terra per la diverse coltivazioni. C’era la terra che non richiedeva acqua in abbondanza e su di essa si coltivavano alberi ad alto fusto e frutti che passavano con il nome di seccagli. Poi c’erano le terre di marina, dove passava l’acquedotto e vi era un servizio permanente di acqua spesso proveniente dal fiume oltre che da pozzi localmente ricavati. Questa terra veniva riservata per la coltivazione degli orti per le verdure, gli ortaggi vari, le minestre, i ceci, i fagioli, le melanzane, pepi e peperoni, pomodori, cetrioli, pollame vario che il più delle volte veniva allevato negli orti vicini alla case. Ogni famiglia si allevava uno o due maiali ed aveva degli alberi grandi, sparsi qua e la, di noci, mandorle. Non mancavano alberi per i frutti da dare agli animali per allevamento famigliare quali il carrubo. Le famiglie di una volta non usavano i soldi. Nella campagna producevano tutto e non si facevano mancare niente nemmeno in materia di abbigliamento, di vestiti, di ogni forma di vestimento. C’erano in abbondanza i sarti, i maestri artigiani, i falegnami, barbieri, cal-

Ogni anno avevamo grande abbondanza in famiglia; noi che avevamo grande golosità per quel frutto che veniva da lontano

zolai, i tessitrici di coperte la telaio, e si era forniti di ogni forma di attività artigianale per costruire il corredo di famiglia e quanto serviva per la comodità dei suo componenti. La natura era tutto. Da essa si ricavava ogni ben di Dio. Dai giochi per ragazzi o per adulti, ai diletti di ogni sorta, alle festività annuali, tutto si preparava e solo raramente ci si recava a l mercato per competere aggiuntive. Ognuno si attrezzava per non avere bisogno di altro per le proprie comodità. I più arditi capifamiglia si organizzavano e tenevano immense comodità per tutto l’anno e per ogni evenienza. Le famiglie più agiate erano quelle che vivevano della propria abbondanza di terra dentro cui nulla tralasciavano per arricchirsi di tutto. E non avevano certamente paura della fatica. Avevano i fisici allenati e predisposti per tutto quanto avrebbero dovuto ricavare dalla fatica umana. Non si stancavano, non avevano bisogno di eccessivo riposo. Non avevano lussi. Si viveva di essenzialità. E nelle ricorrenze si arricchivano di dolciumi di casa nelle varie fasi dell’anno ed in ricorrenza di tante festività. Tutte le festività erano, anzi, caratterizzate da dolciumi artigianali, fatti in casa con metodi che si tramandavano da famiglia in famiglia, da generazione in generazione. Le feste più importanti, nell’arco dell’anno, erano maggiormente caratterizzate da dolciumi abbastanza caratteristici e dalla consumazione di tante golosità che tutti si predisponevano. Una volta era ricca la vita di famiglia e del vicinato, della parentela. E c’era affetto tra i vicini, tra i parenti, cugini, nipoti, nonni, compari e compari, compagni d’infanzia e frequentatori di locali pubblici, di piazza, di posti di gioco, di conversazione. Ognuno di pro-


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Il racconto

con le festività di Carnevale. Ed erano per tutti divertimenti, scialate, maschere, vino, bevande a volontà, serate di divertimento nelle famiglie e tra gli amici o parenti. A proposito della crisi che sta investendo le famiglie italiane in questi tempi che seguono il crollo del lavoro, oramai senza più possibilità di mantenerlo, voglio registrare il dire tra Giorgio e Pietro perché lo trovo utile a chiarire lo stato attuale dei problemi che stanno interessando la società intera. Non v’è alcun dubbio che non si riesce a capire dove stia andando la nostra società che registra crolli i di attività imprenditoriali e lavorative fino al punto che molti non trovano riparo alla definitiva mancanza di lavoro e di denaro.

digava per rapportarsi con gli altri, con i vicini, con coloro che avevano gli stessi gusti e le stesse predilezioni. C’erano le comitive di giovani appassionati del gioco del pallone, degli amanti del ciclismo, delle gare in ogni attività fisica. E per ogni cosa sapevano darsi da fare e fornirsi degli strumenti di gioco e di diletto .Ognuno dava un apporto alle attività comuni tra comitive che si dedicavano alle cose più belle e divertenti nell’arco della giornata. I locali pubblici venivano presi come luoghi dove estrinsecare una propria attività di piacere e di chiacchierata tra amici ed amiche. La fontana dove si andava con le brocche per l’acqua da fornire per la casa, la chiesa dove si trovava l’occasione, oltre che per i doveri sentiti di attività religiosa, per conversazioni, amichevoli scambi di esperienze, confronti tra cose che caratterizzavano il vivere di ognuno, lo scambio di pensieri sui propri famigliari, i propri figli, il proprio vicinato. Molto rilevante era la preparazione del mangiare e della preparazione dei dolci in occasione delle festività tra cui emergevano quelle natalizia e quelle pasquali. Per le attività natalizie i dolciumi di più classici erano i biscottini, le sammartine, i torroni i fichi secchi preparati in diverse maniere (a croce, a schiocche, liberi, bianchi e neri ). Per la Pasqua, invece, si usavano di più i torroni, le cioccolate, il panettone, le torte. Anche nelle antichità emergevano le maggiori o minori disponibilità, nonostante si ricavava al massimo dalla natura. C’erano case con maggiore o con minore abbondanza, Ma tutti avevano l’indispensabile. Particolarmente tutti ammazzavano il maiale che avevano cresciuto nell’arco dell’anno, nel mesi di febbraio, in coincidenza

Il sorbo resta sempre più vigoroso, come se avesse energia per durare chissà quanto Non accenna mai a processi di invecchiamento

Dice Giorgio: Anticamente nelle nostre vite paesane non c’era bisogno del denaro. Si viveva di onestà, di sentimenti meravigliosi che legavano gli esseri umani. Con un piatto di pasta e fagioli si creava la felicità dell’intero parentado. Ed una minestra calda la trovavi in tutte le famiglie. Tutti si beavano per pochissime cose che erano alla portata di tutti. Un sorriso aveva il suo grande peso nel rapporto tra gli esseri umani.. Solo un po’ di buona salute si invocava per stare a passo con i tempi pieni di contentezza e di sorrisi compiacenti. La campagna era una miniera anche quando produceva al minimo. Nella terra si trovava ogni ben di dio e tutti la volevano coltivare per bene. Stare sulla terra era come stare davanti al meglio della vita; per tutto. Non c’era cosa che si potesse desiderare oltre quello che quotidianamente si vedeva e si godeva. Non c’erano desideri reconditi, fantasie inappagabili, voglie di diverse da quanto la giornata offriva nella crudezza della sua esistenza. Ognuno disponeva di quanto desiderava. Gli stessi desideri di ognuno non andavano oltre quello che si vedeva, si percepiva, si trovava in natura. Non vigevano fantasie inappagabili. Si viveva di onestà e basta fino a quando non hanno scoperto il denaro che ha reso tutti nemici. Pietro aggiungeva il suo pensare, condividendo totalmente quanto diceva Giorgio. «È così» infatti, diceva. «Una volta ci si accontentava di poche cose che erano, di fatto, la nostra ricchezza totale. Non volevamo il mare, i monti, la neve, le nuvole, la pioggia ed il vento, La vita la prendevamo così per come veniva e stavamo tutto contenti e felici. Ognuno si costruiva la sua giornata e si accorgeva che tale costruzione non si differenziava da quella del vicino, del fratello, del padre, dell’amico. La vita tra la gente non presentava differenze enormi. Nelle nostre tasche mai entrava grande rumore di monete in ferro. In esse nocciole, fichi secchi, noci, mandorle. Ed il fazzoletto per soffiarsi il naso ogni tanto. Portafogli? E che cosa era? Chi lo aveva? A cosa poteva servirgli quando dei soldi nessuno sentiva nemmeno l’odore? E si viveva felici, sorridenti, sempre contenti e mai turbati. Oggi, finisce Giorgio, si vive di denaro, di televisione, di film di cui non capiamo altro che le porcherie che ci vengono trasmesse e la mente umana è deviata. Questa è la realtà» conclude. Rappresentava una grande cosa un sorbo, una grande quercia, un ulivo caratteristico, un ambiente di diverse piante. E si contavano le proprietà di tanti contadini che della propria campagna, eguale a quella di tanti altri. Era la felicità generale. Non si parlava di ricchezze, mai ai averi particolari. Don Ciccio era quello che aveva un grande nespolo nella propria terra. Peppino Spagnolo aveva un grande frantoio dove quotidianamente, al tempo delle olive, si recavano i campagnoli per portare le olive per la lavorazione e per l’estrazione dell’olio. Era, quel frantoio, il luogo di tutti che andavano, si servivano, passavano del tempo bellissimo e tornavano a casa pieni di affetto, di amicizie, di bei discorsi reciproci. Gaetano Mittica aveva il camion. Tutti si servivano quando dovevano mandare roba a Torino, ai propri amici della capitale piemontese. Mastro Ciccio il barbiere suonava la sua chitarra ed il suo mandolino nei ritagli di tempo. O lavorava o il suo salone era luogo di canti, di balli, di suoni. Gaetano Tedesco in vece era figlio del fabbro e possedeva tutti gli arnesi per piegare il ferro, riaprire una porta dopo il guasto alla chiave, mettere i ferri agli animali: cavalli ed asini. Le botteghe degli artigiani era luoghi di incontro, di chiacchiere, di scambio di idee e di opinioni generali. Per anni ed anni, al centro di ogni discorso, v’erano le poche ma sane cose paesane. La vita era bella e la semplicità stava al centro del mondo.

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